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mercoledì 20 febbraio 2008

La Voce della Campania - ottobre 2006

Juve, il trucco dello stadio

La Juventus ha detto addio ai suoi progetti immobiliari. Sarà infatti ceduta la Campi di Vinovo spa, proprietaria dei terreni dove sorgerà il centro commerciale Mondo Juve, e sarà rivisto il progetto per il Delle Alpi. Proprio a proposito dello stadio, alla fine dello scorso settembre il neoamministratore delegato Jean Claude Blanc ha affermato che «il Delle Alpi rimarrà così come è nelle sue linee architettoniche attuali e la capienza scenderà dagli attuali 66-67 mila posti a 50 mila per adeguarlo alle nuove norme di sicurezza del decreto Pisanu e dell’Uefa», ovvero in tempo per gli europei del 2012. Il manager ha spiegato che la bocciatura del progetto dell’ex amministratore delegato Antonio Giraudo (riduzione dello stadio Delle Alpi a 35mila posti e apertura di un centro commerciale, un cinema multisala, un museo e la sede della società bianconera) è stata motivata dagli alti costi pari a 100-150 milioni di euro. Il nuovo progetto ne costerà invece 18. Circa i motivi dell’addio al vecchio progetto, Blanc ha spiegato: «abbiamo messo mano ai conti e ci siamo accorti che erano insostenibili, proibitivi, a maggior ragione ora con la squadra in B». Insomma, solo dopo le dimissioni di Giraudo la dirigenza juventina e l’azionista di riferimento Ifil si sono accorti che il progetto Delle Alpi non era finanziariamente attuabile. E adesso chi lo dice ai risparmiatori, i quali aderirono al collocamento in Piazza Affari, che alla fine dello scorso settembre stanno perdendo oltre il 51 per cento dal valore pagato allora di 3,70 euro? Eppure nel prospetto informativo per la quotazione si evidenziava che i progetti Delle Alpi e Mondo Juve erano strategici e rappresentavano il motivo per cui venivano chiesti soldi al mercato. Infatti, al paragrafo «strategie e programmi futuri» del documento si legge che «la società mira a incrementare e diversificare i propri ricavi e ad ulteriormente accrescere la propria redditività rendendola nel contempo meno sensibile all’andamento dei risultati sportivi». In quello, poi, sulla «diversificazione dei ricavi» sono spiegati agli investitori i due programmi per la ristrutturazione del Delle Alpi e l’iter amministrativo per l’edificazione di Mondo Juve. Il comune di Torino firmò con la Juve nel luglio 2003 la convenzione con cui lo stadio era concesso in diritto di superficie al club bianconero per 99 anni. Il prezzo convenuto fu un regalo: 25 milioni di euro complessivi su 54mila metri quadri di superficie edificabile, pari a 252.525 euro annui, cioè 4,68 euro al metro quadrato. Non male se si pensa che tre anni fa a Torino occupare il suolo pubblico con un banco per la vendita di fiori costava annualmente in media 76,65 euro al metro quadrato. Ma adesso la Juve ha abbandonato il vecchio progetto: si è accontentata di dividere l’Olimpico (nuovo nome del vecchio Comunale) con il Torino, pagando un affitto al Comune di 200mila euro più Iva per le stagioni 2006-2007 e 2007-2008. Considerato che i lavori al Delle Alpi inizieranno nel giugno 2007 e termineranno nel 2010, Blanc spiega che in caso di ritardi si studierà con il Comune la possibilità di riutilizzare l’Olimpico. Ovviamente, la società bianconera continua a pagare le rate per il Delle Alpi: ma gestisce assieme a quella granata la ricca torta della pubblicità dell’impianto di Corso Sebastopoli. La ciliegina sulla torta riguarda il controvalore azionario per la Campi di Vinovo. Stando alla trimestrale al 30 giugno scorso della Juve, il 70% circa della società sarà ceduto alla Costruzioni Generali Gilardi per 37,6 milioni in due tranche. Nel giugno 2003 per il 27,2% della Campi fu stabilito che la CGG pagasse un prezzo analogo (37,3 milioni). Insomma, la società si è svalutata di circa il 57% in tre anni. Piccolo particolare: stando alle visure della camera di commercio, Giraudo è presidente e resterà in carica «fino all’approvazione del bilancio al 30/6/2006». Probabilmente - trapela in ambienti pallonari torinesi - la Juve ha abbandonato i due progetti immobiliari non solo per i costi elevati di realizzazione, entrambi stimati in oltre 250 milioni di euro, ma anche perché la loro manutenzione avrebbe comportato spese molto cospicue. E pazienza se i risparmiatori hanno investito su progetti dai costi esorbitanti: in Borsa, si sa, il rischio è sovrano.

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