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giovedì 13 marzo 2008

interrogazione sui debiti fiscali da pagare in 23 anni

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/06/25/9517-cosi_governo_berlusconi.shtml

I CONTI DEL PALLONE

Così il governo Berlusconi
rispose sulla rateizzazione
fiscale concessa alla Lazio


L'Agenzia delle Entrate nel 2005 concesse ai biancocelesti la ripartizione del debito. La cosa ebbe ripercussioni in Parlamento e fu presentata un'interrogazione specifica alla Camera da Sandro Delmastro Delle Vedove esponente di An

Marco Liguori
La vicenda della ripartizione del debito fiscale della Lazio, accordata dall'Agenzia delle Entrate nel 2005, ebbe alcune ripercussioni in Parlamento. Fu presentata un'interrogazione specifica alla Camera nel novembre dello stesso anno da Sandro Delmastro Delle Vedove, esponente di An e ed esponente della maggioranza che sosteneva il governo Berlusconi. Rispose Daniele Molgora, sottosegretario alle finanze del governo Berlusconi. Il deputato di An chiede innanzitutto all'esponente governativo «quale sia stato l'orientamento formulato dall'Avvocatura dello Stato, che ha espresso un parere in data 29 marzo 2005, sull'ipotesi di accordo fra fisco e società sportiva Lazio, sul tema dello stato di insolvenza della parte debitrice e sull'obbligo, in questo caso, di pronunciare da parte del tribunale competente la dichiarazione di fallimento».

Delmastro rincarò la dose sottolineando che «è opinione diffusa che si stiano violando tutte le norme vigenti in tema di diritto fallimentare, atteso che la semplice presa d'atto dello stato d'insolvenza (in questo caso, addirittura, dichiarata dal debitore) genera, non già come atto facoltativo, la necessità della dichiarazione di fallimento». Infine, il deputato chiese quali fossero «le altre società che, negli ultimi cinque anni, hanno avuto la
fortuna di poter godere di una disponibilità del fisco a "spalmare" il debito con un "rientro" in 23 anni». Molgora dichiarò in aula che «l'Agenzia delle entrate ha precisato che la vicenda tributaria in questione riguarda l'accordo transattivo sottoscritto, in via definitiva, in data 20 maggio 2005, tra la società sportiva Lazio e l'Agenzia delle entrate». Il tutto era avvenuto «ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto legge 8 luglio 2002 n.138, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 8 agosto 2002, n.178».

Riguardo all'orientamento dell'Avvocatura dello Stato, il sottosegretario evidenziò che «l'Agenzia delle Entrate ha rappresentato che non risulta agli atti che l'Avvocatura dello Stato abbia espresso un parere in data 29 marzo 2005». Nel testo della risposta, Molgora spiegò che la stessa Agenzia delle Entrate «ha fatto presente che lo stato di insolvenza», secondo quanto previsto dall'allora vigente testo della legge fallimentare del 1942, «costituisce uno dei presupposti soggettivi per il ricorso alla transazione» prevista nella legge dell'agosto 2002 «di cui l'Agenzia delle entrate ha l'obbligo di verificare la sussistenza».

Secondo Molgora l'ente di riscossione tributario aveva osservato che a carico della Lazio pendeva presso il tribunale di Tivoli un procedimento prefallimentare, la cui prima udienza era stata fissata per il 24 marzo 2005. Infine, il sottosegretario dichiarò che «l'Agenzia delle Entrate ha osservato che non risulta che siano state consentite dilazioni di pagamento in un arco di tempo pari a 23 anni, non essendovi in passato disposizioni normative» simili a quella che aveva beneficiato la Lazio.

Delmastro, forte della sua preparazione ed esperienza giuridica, si dichiarò insoddisfatto della risposta. Innanzitutto perché «qualunque sia la normativa contenuta» nella legge fallimentare «ancora in vigore, essa stabilisce non già la facoltatività della dichiarazione di fallimento ma, al contrario, la obbligatorietà della stessa qualora vi sia uno stato d'insolvenza». Secondo l'esponente di An «quest'ultimo risulta in modo esplicito, non tanto per la procedura prefallimentare dinanzi al tribunale di Tivoli», ma proprio per il fatto che la Lazio «ha la necessità, ammesso che poi vi riesca, di pagare il proprio debito nei confronti dell'erario in un arco di tempo di 23 anni». Delmastro ironicamente si rivolge a Molgora sottolineando che «quali aziende manufatturiere del Nord, non sarebbero in grado di pagare in 23 anni i loro debiti». Sempre riguardo alle aziende settentrionali, si assiste «al fallimento di imprese che, pur essendo strutturalmente sane, sono state sottoposte a dichiarazioni di fallimento per 100, 200, 300 milioni». Il deputato di An rimarca il fatto che «queste imprese accumulano debiti non perché pagano stipendi di miliardi di vecchie lire a ragazzi di 25 anni che tirano calci al pallone, ma per colpa di terzi, pagando stipendi abbastanza miseri (o comunque semplicemente contrattuali) ai loro dipendenti: 1000, 1.300 o 1.500 euro».

Dalmastro, piemontese di Biella e acceso tifoso juventino, ricorda che «la squadra altrettanto nobile, anche se mia avversaria, del Torino calcio non ha avuto l'opportunità che invece ha avuto la squadra capitolina della Lazio». E lascia un dubbio finale, che tuttora non è stato ancora risolto. «Mi domando quali possono essere le ragioni di un atto di preferenza esercitato nei confronti di una società calcistica rispetto ad altre (forse ancora più blasonate della Lazio). E mi domando, altresì, quale requisito morale codesta società debba avere nei confronti di tutte quelle imprese, onorevole sottosegretario, che si sono rivolte a chi, come me, esercita una libera professione proprio dichiarando: caro avvocato, sono in tali condizioni e vorrei avere dall'Agenzia delle entrate 23 anni di tempo per ripianare i debiti contratti, tenuto conto che non pago miliardi a chi dà due calci al pallone». Forse una risposta la potrebbe fornire il Commissario alla concorrenza dell'Unione Europea, per valutare se ci possa essere l'ipotesi di un aiuto di Stato nei confronti della Lazio e di tutte quelle imprese che abbiano usufruito della transazione prevista dalla legge dell'agosto 2002.

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