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giovedì 4 settembre 2008

Permettete una parola? – Scuole e teatri non sono adatti a raccogliere le firme del Daspo

Permettete una parola? Oggi pomeriggio il ministro della Difesa e reggente di An, Ignazio La Russa, ha annunciato alcuni provvedimenti contro la violenza negli stadi nel disegno di legge sulla sicurezza attualmente all'esame del Senato. Lo ha fatto in una conferenza stampa convocata per ribadire «la stima del suo partito verso le forze dell'ordine». Premettiamo che abbiamo il massimo rispetto per gli agenti di Pubblica sicurezza, i Carabinieri e tutti i corpi di polizia giudiziaria: molti di essi rischiano l’incolumità fisica, se non spesso anche la vita, nello svolgimento del proprio dovere per poche migliaia di euro al mese.
I primi sono certamente condivisibili e più che appropriati dopo gli incidenti di domenica scorsa a Roma e a Napoli. Si introduce la tolleranza zero nei confronti dei violenti durante le manifestazioni sportive tramite l’inserimento di nuove norme, tra cui la firma obbligatoria per i tifosi colpiti da Daspo (divieto di assistere a manifestazioni sportive, ossia divieto di acceso allo stadio).
E’ molto importante l’annuncio del ministro della volontà del suo schieramento politico di «reintrodurre il reato di oltraggio a pubblico ufficiale», con l’inasprimento delle pene per il reato di danneggiamento su cui «attualmente c’è l’arresto solo se avviene durante la partita e dentro lo stadio» ha spiegato La Russa. L’intenzione dell’esecutivo è di «estenderlo anche alle vicinanze dello stadio e a tutta la durata del trasporto verso la manifestazione sportiva». Perfetto.
Inoltre An vuole introdurre la firma obbligatoria per i tifosi colpiti da Daspo, il divieto di accedere alle manifestazioni sportive. Anche questo è un concreto passo in avanti. Adesso però viene il bello. Secondo La Russa si potrebbe anche concedere ai prefetti la possibilità di ricorrere a luoghi alternativi alle caserme per la firma dei tifosi colpiti dal provvedimento, come «ad esempio anche scuole e teatri». Ciò vuol dire che alla domenica si dovranno tenere aperte anche i plessi scolastici, già oberati di problemi propri, per ospitare poliziotti e carabinieri che devono registrare che gli ultras non siano allo stadio. Non ha pensato il ministro che, nel caso in cui una scuola fosse adibita a questo compito e non essendo una caserma con sistemi di sorveglianza, potrebbe essere oggetto di un attacco da parte dei tifosi organizzati e armati, come le cronache degli ultimi giorni ci hanno mostrato? Se questi "paramilitari" armati di mazze, bastoni, catene, coltelli, tirapugni e petardi riescono ad assaltare uno stadio o una stazione ferroviaria, figuriamoci se hanno scrupolo nell’assaltare una povera scuola indifesa. Come potrebbero colpire anche i teatri, edifici ancor meno adatti a questo compito. Nei templi della commedia e della tragedia ci saranno forse persone in divisa. E dove saranno alloggiati questi ultime? Forse sui palcoscenici? Meglio lasciare tutto così com’è, con le forme da raccogliere nelle caserme.
Altra considerazione. Per costringere un tifoso con il Daspo, bisogna sottoporlo al fermo di polizia o arrestarlo. Se non è colto in fragranza di reato, è ben difficile acciuffarlo: il famoso biglietto nominativo ha fatto acqua da tutte le parti. I bagarini continuano a vendere i tagliandi fuori gli stadi: chi acquista i biglietti da loro entra comunque. Le cronache sono piene di gente entrata allo stadio con nomi fasulli e illustri come Giovanna D’Arco, Napoleone Bonaparte, Giulio Cesare. Questa importante riforma, introdotta con il Decreto Pisanu, avrebbe potuto funzionare in un solo modo: con l’introduzione obbligatoria della carta d’identità elettronica, da passare ai tornelli dei varchi degli impianti assieme al biglietto nominativo elettronico. In questo modo si è certi (o almeno quasi) dell’identità di chi entra: ovviamente, i dati sensibili introdotti nel sistema elettronico dovrebbero essere obbligatoriamente eliminati dopo qualche settimana dall’evento sportivo, in modo da non creare problemi di privacy.
Inoltre il ministro suggerisce anche di impiegare gli ultras in lavori socialmente utili nelle ore prima della partita, dandogli eventualmente la possibilità di guardare la squadra del cuore in televisione. Insomma, per dirla con il sommo poeta Dante, con un provvedimento "a miracol mostrare" i terribili tifosi organizzati come branchi di lupi si trasformerebbero in docili singoli agnellini. E se guardando la partita, si esagitassero comunque e sfasciassero, ad esempio, un centro sociale per anziani, chi pagherebbe dopo? Occorre prima che queste persone siano sottoposte a misura cautelare, per ribadire il concetto che chi sbaglia paga: principio base della "tolleranza zero" sbandierata dall'attuale governo in nome della plurinominata "sicurezza". Soltanto dopo si può ideare un percorso riabilitativo con il lavoro.
Marco Liguori
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