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giovedì 17 dicembre 2009

Dalle epurazioni al mercato: Lotito, i conti non tornano

Ho conosciuto personalmente il Presidente Lotito nell’estate del 2004 in coincidenza con il suo ingresso nel capitale della S.S. Lazio. Era il tempo in cui mi occupavo dell’azionariato popolare come Segretario Generale dell’Associazione Lazionista guidata in maniera impareggiabile dal Presidente Gian Chiarion Casoni. Lotito mi apparve subito un uomo molto deciso, accompagnato dai suoi telefonini e da pochissimi collaboratori, convulso nella gestione delle sue giornate tanto da far accumulare per ore persone in attesa di incontro nelle varie sale di Villa San Sebastiano. All’epoca ebbi tre riunioni con lui, sempre assieme a Gian Chiarion Casoni, per concordare le migliori modalità di utilizzo per la Lazio di quel milione e seicento mila euro che Lazionista, grazie all’opera infaticabile di tanti amici, animati solo da buona volontà e da amore per i colori biancocelesti, aveva raccolto nella città di Roma e in giro per la Regione e anche fuori. Gli proponemmo, tra l’altro, di destinare quella somma alla gestione del vivaio utilizzando una formula che proprio in quei mesi era stata introdotta nel Codice Civile e cioè la costituzione di un “patrimonio destinato” in via esclusiva al sostegno e allo sviluppo del vivaio. Avrebbe rappresentato un importante diretto collegamento tra i tifosi-azionisti, la squadra e il suo futuro. La proposta non fu accettata e la somma raccolta diventò comunque patrimonio generale della società. Inutile ricordare a chi sottoscrisse quelle azioni ad un euro di quanto il loro valore si è oggi ridotto.
Nel tempo, l’uomo Lotito si è confermato per quello che mi era sembrato: molto sicuro di sé, determinato, desideroso di decidere sempre da solo. E tutto questo si è riflesso nella sua gestione della Lazio, una società che lui ha preso al funerale, come ama dire, per resuscitarla e che ha ora riportato in uno stato di estrema difficoltà.
Da consulente e uomo d’azienda e di bilanci, voglio provare a dire la mia su quello che poteva essere e non è stato e su quello che mi permetto umilmente di suggerire per un futuro Laziale migliore.

Intanto occorrerebbe che la Lazio avesse una struttura sociale adeguata, con persone ai vari posti chiave ed un Presidente che faccia da motore e da coordinatore. Una società ad alta visibilità e quotata in borsa non può non avere una tale struttura. Il grande imprenditore non è quello che fa tutto da solo ma è quello che si sa circondare di collaboratori validi e capaci nei rispettivi campi di attività. È naturale che una struttura di questo tipo possa costare qualche soldo in più, ma, sicuramente, sarebbero soldi spesi bene.
Una struttura adeguata potrebbe permettere di avere il giusto collegamento con i giocatori e, forse, eviterebbe di dover procedere anno dopo anno a epurazioni (ricordo i vari Negro, Sereni, Baggio, Di Canio, Mutarelli, Zauri, Ballotta, Peruzzi, ecc.). La maggior parte di queste epurazioni è risultata estremamente costosa per la Lazio; si pensi agli stipendi pagati in passato a Negro, a Sereni e a Baggio senza farli giocare, esattamente come sta succedendo ora con Ledesma, Pandev e altri; oppure si pensi alle penali ed alle perdite di valore del cartellino di giocatori come Mutarelli, svincolatosi a seguito di vertenza.
Questi anni di gestione Lotito hanno anche dimostrato l’assenza di un vero progetto di sviluppo societario e della squadra, con frequenti cambiamenti di programma o tardivi interventi riparatori. Si pensi alla mancanza di campagna acquisti nell’anno di partecipazione alla Champions League (2007-2008) che espose la squadra ad una precoce eliminazione con un danno economico rilevante per non aver acquisito l’accesso alle fasi successive; a gennaio 2008 si cercò di riparare con gli acquisti di Rozenhal, di Radu, di Bianchi e di Dabo. Nella campagna acquisti dell’estate scorsa si è puntualmente ripetuto l’errore (forse anche indotto da una sopravalutazione della vittoria di Pechino) e la squadra è andata incontro ad una precoce eliminazione nella Europa League e annaspa in campionato; a gennaio sarà nuovamente necessario fare quelle operazioni di acquisto che non si sono fatte in estate.
Inoltre, nel tempo, tutti i possibili segni di Lazialità sono stati allontanati dalla società e si è creato un distacco sempre più netto dalla tifoseria. E non mi riferisco a quelle individualità che possano essere state colpite dal taglio di benefici e agevolazioni di cui parla spesso Lotito, ma soprattutto alla massa alla quale sono stati sottratti punti di riferimento, obiettivi ed entusiasmo. È di questa massa che il Presidente deve preoccuparsi per far sì che si ricostituisca quella essenziale cinghia di trasmissione tra tifosi, squadra e società.

Dal punto di vista economico, il Presidente Lotito ha ereditato nel 2004 una situazione fortemente compromessa con un indebitamento abnorme ed una squadra da ricostruire. Naturalmente, al momento dell’acquisizione, Lotito già conosceva questa situazione; gli va comunque riconosciuto il grande merito dell’operazione di sistemazione del bilancio. Ma anche in questa attività sono stati fatti molti errori e, a mio giudizio, sprechi di risorse. Mi riferisco alla perdite economiche connesse alla gestione del parco giocatori sopra descritte, ma non solo. La Lazio ha un marchio di valore e, ciò nonostante, da quattro anni non ha uno sponsor sulle maglie né per il campionato, né per la Champions League, né per l’Europa League. A una mia precisa domanda nel corso dell’ultima Assemblea degli Azionisti, Lotito ha dichiarato che non intende svilire il valore del marchio; ciò vuol dire che, siccome non riesce a trovare sponsor disposti a pagare le cifre da lui richieste, preferisce rimanere senza sponsor. Ma questo è sicuramente un danno economico per la società; basti pensare che la Fiorentina incassa dalla Toyota 4,25 milioni di euro l’anno e il Napoli ne incassa 5,2 l’anno da Acqua Lete. Ad essere prudenti si può dire che la Lazio rinuncia annualmente ad almeno 4 milioni di euro per la mancanza di sponsor, che, in 4 campionati, equivalgono a 16 milioni di euro.
Per non parlare del danno patrimoniale derivante dalla situazione di Pandev e Ledesma; i due giocatori sono stati valutati dal Presidente in estate 33 milioni di euro. Ad oggi non sappiamo quale sarà l’esito delle vertenze in corso e non sappiamo se, dalla eventuale cessione dei due giocatori (qualora non si svincolassero a seguito delle vertenze in corso), la Lazio ricaverà un compenso. Mi azzardo a prevedere che possa essere al massimo di qualche milione di euro determinando quindi un altro grosso danno economico alla società.

Nel tempo ho anche conosciuto un’altra caratteristica di Lotito: quella di vedere un nemico, uno che lo attacca, in ogni persona che analizza i suoi comportamenti o non li condivide o, addirittura, si permette di criticarli. Presidente, non me ne voglia, queste note sono solo delle riflessioni serene e costruttive di un innamorato di Lazio che ha un solo obiettivo: il bene e i successi della sua Lazio!
Paolo Lenzi
Corriere dello Sport del 17 dicembre 2009

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