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lunedì 8 febbraio 2010

Consiglio di Stato: il patto occulto Lotito-Mezzaroma costa oltre 10 milioni ai piccoli azionisti della Lazio

Il patto parasociale occulto sulla Lazio c’è stato, eccome, e ha creato danni ai piccoli azionisti quantificabili a oltre 10 milioni di euro. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato nella sua sentenza del dicembre scorso, mettendo la parola fine alla controversia amministrativa sulla vicenda avviata nel gennaio 2008 da una deliberazione della Consob. «Resta in piedi l’aspetto penalistico – spiega a “il pallone in confusione” l’avvocato Massimo Rossetti legale di Fedesupporter – dinanzi al tribunale di Milano che ha condannato in primo grado il presidente della Lazio Claudio Lotito e l’architetto Roberto Mezzaroma per i reati di aggiotaggio manipolativo ed informativo del mercato finanziario relativamente ai medesimi fatti oggetti del procedimento amministrativo». I giudici della seconda sezione penale hanno inflitto al numero uno biancoceleste due anni di reclusione e 65mila euro di multa, mentre Mezzaroma a un anno e otto mesi e a 55mila euro di multa con interdizione per entrambi dai pubblici uffici e dagli uffici direttivi di persone giuridiche con l’ulteriore incapacità di contrattare con la Pubblica amministrazione per un anno. Entrambi appelleranno la sentenza.

Tornando alla decisione del Consiglio di Stato, esso ha stabilito che, quantomeno il 30 giugno 2005, tra Lotito, anche tramite Lazio Events srl (la sua società che detiene il controllo della Lazio) e Mezzaroma è stato stipulato un patto parasociale occulto per l’acquisto concertato del 14,61% del capitale della Lazio. Tutto ciò, secondo si legge nella sentenza, è stato «diretto proprio ad aggirare l’obbligo di promuovere l’Opa (NDR: Offerta pubblica di acquisto) che sarebbe scattata a seguito dell’acquisto diretto da parte di Lotito e che prevedeva appunto l’acquisto delle azioni da parte di Mezzaroma nell’ambito di una complessa operazione in cui la somma per l’acquisto veniva dal Lotito anche se formalmente imputata al collegato contratto preliminare di compravendita di quote di altre società». L’avvocato Rossetti precisa che sono «quote delle società immobiliari Ce.Im e RO.Im che Mezzaroma aveva intenzione da tempo di vendere, trattandosi di partecipazioni di minoranza soggette, peraltro, a diritto di prelazione a favore di terzi». Sempre secondo i supremi giudici amministrativi, «il patto ha infatti precluso che la partecipazione di Capitalia (NDR: pari al 14,61%) circolasse sul mercato ed ha fatto sì che la stessa venisse acquistata da un soggetto non ostile al dr. Lotito». Da ciò si deduce «che erano nel vero e nel giusto gli esponenti dell’Associazione “Irriducibili” – spiega Rossetti – che nell’autunno 2005 obiettavano pubblicamente nell’autunno 2005 di non potersi procedere all’acquisizione del controllo della Lazio mediante Opa ostile, proprio per l’esistenza del patto parasociale. In seguito sono stati ristretti in carcere e agli arresti domiciliari per oltre due anni e attualmente processati per il reato di tentata estorsione nei confronti di Lotito». Riguardo alla difesa dei due protagonisti della vicenda, i giudici evidenzino che «le risultanze acquisite appaiono in aperto contrasto con le dichiarazioni rilasciate dal dott. Lotito e dall’Arch. Mezzaroma, secondo cui questi (sebbene legati da rapporti di parentela) non sarebbero entrati reciprocamente in contatto in relazione all’operazione di acquisto della suddetta partecipazione, avrebbero ignorato le reciproche intenzioni in merito alla stessa e avrebbero appreso dai giornali l’avvenuta conclusione dell’intera operazione».

Il Consiglio di Stato ha sottolineato nella sentenza la conseguenza dell’operazione patto occulto sulla Lazio non comunicato alla Consob. L’accordo segreto ha consentito a Lotito di «programmare in un tempo diverso e soprattutto – scrivono i supremi giudici amministrativi – a un prezzo diverso (0,40 per azione nel dicembre 2006 a fronte di 0,7429 euro per azione se l’offerta fosse stata correttamente promossa nel giugno del 2005)». Secondo l’avvocato Rossetti ciò «significa che il danno cagionato in termini di lucro cessante, ossia perdita di occasione di guadagno, per i possessori di azioni della Lazio nel giugno 2005 si può quantificare complessivamente ad oltre 10 milioni di euro, senza contare gli interessi legali e il risarcimento per l’eventuale maggior danno da svalutazione monetaria». Secondo il legale «gli azionisti potrebbero chiedere ed ottenere il risarcimento in sede civilistica, magari opportunamente consorziandosi tra loro tramite l’adesione a Federsupporter che li può rappresentare e tutelare».

Marco Liguori

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