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lunedì 27 luglio 2009

Ecco luci e ombre della revisione del Tas su Mannini e Possanzini

L’avvocato Fabio Turrà spiega in esclusiva a "il pallone in confusione" il contenuto delle 21 pagine dell’ultima sentenza che ha sancito l’assoluzione dei due calciatori

Mannini e Possanzini sono stati assolti. Ha avuto così termine oggi davanti al Tribunale Arbitrale per lo Sport la lunga telenovela della squalifica dei due atleti iniziata un anno e mezzo fa, quando militavano insieme nel Brescia, a causa della loro inadempienza nel presentarsi in ritardo ai medici del Coni per il controllo antidoping: entrambi erano “puliti” da qualsiasi sostanza proibita. L’organismo giudicante di Losanna ha messo la parola fine smentendo però anche se stesso per le diverse decisioni precedenti: è questo il succo delle 21 pagine della sentenza, esaminate in esclusiva per “Il pallone in confusione” dall’avvocato napoletano Fabio Turrà.

Avvocato Turrà, qual è la sua opinione sulla sentenza del Tas sul caso Mannini/Possanzini?
«Devo esprimere le mie perplessità sulla "revisione" della sentenza n.2008/A/1557 emessa dal Tas. Nella mia precedente intervista a “il pallone in confusione” (clicca qui per leggerla) dissi che la sentenza, seppur ingiusta visto che Mannini e il suo ex compagno di squadra Possanzini erano completamente innocenti, in quanto "puliti" al test antidoping, era "giuridicamente ineccepibile". Purtroppo non si può dire altrettanto di quella che ne ha disposto la revisione.
Perché?
«Per cominciare, la richiesta di revisione avrebbe potuto essere esaminata dalla Corte internazionale solo quando le parti soccombenti in causa, in questo caso la Figc e il Coni, oltre ai due giocatori, avessero potuto contribuire con elementi nuovi di cui non potevano essere a conoscenza in epoca precedente all'emissione della sentenza da riesaminare o di cui non potevano oggettivamente dare prova in quell’epoca».
Può spiegare le criticità?
«La prima si può rinvenire nel fatto che nello statuto e nei regolamenti del Tas non è codificata in alcun modo la possibilità di riapertura di un processo per "revisione". Dunque la sentenza odierna, oltre a destare scalpore, è destinata, come dicono gli esperti del diritto, a fare "giurisprudenza": in altre parole, essa potrà essere invocata, in futuro, come rilevante precedente giudiziario per la riapertura di casi ormai chiusi con sentenze definitive. Chi pratica le aule dei Tribunali (a tutti i livelli, non solo quelli sportivi) sa quanto difficile sia riaprire un caso ormai chiuso con sentenza inappellabile: ebbene la Figc, in questo caso, ci è riuscita».
Sembra di capire che è un “pasticcio” giuridico…
«Proprio così, anche se si esamina la seconda criticità. Essa si deve rinvenire nel fatto che la Wada (NDR: l’agenzia internazionale antidoping) che, ricordiamo, aveva fatto appello al Tas perchè riteneva troppo blanda la sanzione di 15 giorni di sospensione dall'attività agonistica, inflitta ai due giocatori del Brescia dal Giudice di Ultima Istanza del Coni, chiedendo la condanna con una squalifica di due anni - poi dimezzata dal Tas, abbia di buon grado accettato di riaprire un caso chiuso a suo favore. Nella pratica forense, una tale disponibilità non la si rinviene praticamente mai, ed è facile immaginarne i motivi».
Ma come potrebbe essere successo tutto ciò?
«Stavolta la Wada, a distanza di pochissimo tempo dall'emissione della sentenza del Tas, non ha frapposto ostacoli, ovvero si è dimostrata disponibile ad un nuovo giudizio sugli stessi fatti: questa è la prova evidente che qualcosa deve essersi mosso, a livello internazionale, per "convincere" la Wada ad accettare la riapertura del processo. E' probabile, infatti, che la nostra Federazione, attraverso i suoi componenti più rappresentativi, abbia sollecitato i vertici europei e mondiali del calcio, per fare pressione sulla Wada e rendere possibile così la riapertura del caso».
E quindi Mannini e Possanzini sono stati assolti: esistono a suo parere altri punti oscuri?
«Per giungere a tanto sono state molte le anomalie processuali, come ad esempio citare testimoni la cui individuazione era possibile anche nel primo processo. A mio avviso, questa è la terza criticità ed è stata commessa dalle parti tutte e anche dalla Corte internazionale stessa che ne ha ammesso l’audizione, portando alla revisione della sentenza n.1557/2008 del Tas, di fatto rendendola inefficace e ridando validità a quella del Giudice di ultima istanza del Coni di squalifica per soli 15 giorni, peraltro già scontata dai due calciatori».
Per concludere, quali sono le conseguenze della “revisione”?
«Se da un canto ha reso possibile eliminare la palese ingiustizia derivante dall’allora squalifica inflitta, ha reso, almeno apparentemente, meno stringenti i dettami della normativa mondiale anti-doping e meno credibile l'operato del Tas che nella sentenza odierna arriva - impiegando ben 21 pagine - a smentire se stesso».
Marco Liguori
Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte

Per leggere la precedente intervista all'avvocato Turrà sul caso Mannini-Possanzini cliccare qui

martedì 3 febbraio 2009

Mannini-Possanzini: pieno sostegno della Fifa a Figc

Il presidente Blatter si impegna affinché la Wada possa accettare di sottoporre al Tas un'istanza di revisione del processo ai due calciatori

«La Fifa garantirà alla Figc pieno sostegno, perché la Wada possa accettare di sottoporre al Tribunale arbitrale dello sport (Tas) un'istanza di revisione del procedimento che riguarda i calciatori Mannini e Possanzini». E' questa l'assicurazione fornita dal presidente Joseph Blatter, che ha riposto stamattina alla lettera inviatagli ieri dal presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete. Sulla base dei documenti che la Figc ha messo subito a disposizione, la Fifa ritiene che le testimonianze mancanti e ulteriori elementi di giudizio da sottoporre al Tas potrebbero portare a una diversa valutazione del caso. Il Dipartimento legale della Fifa, e gli uffici della Figc, già in contatto venerdì scorso, continueranno a collaborare per decidere insieme i prossimi passaggi giuridici e le prossime iniziative, con l'obiettivo di trovare una soluzione circoscritta all'ambito della giurisdizione sportiva. I calciatori Daniele Mannini e Davide Possanzini sono stati squalificati per un anno dal Tas dopo essersi presentati in ritardo ad un test antidoping, al termine della partita Brescia-Chievo del dicembre 2007. La Federcalcio aveva assolto i due giocatori, il Tribunale nazionale antidoping del Coni li aveva condannati a 15 giorni di squalifica (già scontati): la Wada, Agenzia mondiale antidoping, aveva però fatto ricorso. 
Fonte: Ansa

giovedì 29 gennaio 2009

"Il pallone in confusione" aderisce a "Forza Daniele"

L'iniziativa, lanciata da Napolisoccer.net, per dare sostegno a Mannini contro l'ingiusta squalifica inflittagli dal Tas

"Il pallone in confusione" aderisce e appoggia la campagna lanciata da Napolisoccer.net sul link
http://www.napolisoccer.net/5634/forza-daniele/ a sostegno di Daniele Mannini contro l'assurda e ingiusta sentenza inflitta oggi dal Tas di Losanna.
Invitiamo i nostri lettori a inviare una mail all'indirizzo sottostante allo sfortunato giocatore del Napoli. La redazione di Napolisoccer la recapiterà all'interessato nei tempi e nei modi più opportuni.
Forza Daniele!!!!!!
Email: forzadanielemannini@libero.it

Mannini e Possanzini, Gattuso e Totti: giustizia diseguale per tutti

Avete presente gli infortuni del sabato pomeriggio, le famose contratturine, oppure quel crack sentito proprio tirando l'ultimo rigore prima della doccia? Peccato per quel forfait della vigilia, ci sarà sotto un caso? Magari una discussione con l'allenatore sulla posizione in campo...Si tratta in molti casi di doping, o più spesso di droga assunta per piacere-vizio, rilevato da un controllo medico interno e come tale da far sfuggire ai controlli. Con un tasso di disidratazione normale basta smettere di sniffare coca, per fare un esempio caro a molti calciatori (anche padri di famiglia con foto posata sul settimanale complice), al giovedì per risultare puliti la domenica. Per questo siamo restii a crocifiggere quei pochi che pagano per tutti, anche se proprio questa sarebbe la logica della crocifissione.
Premessa per dire che ci dispiace che le carriere e le vite di Daniele Mannini e Davide Possanzini vengano rovinate da questa sentenza del Tas: un anno di squalifica per essersi presentati in ritardo a un test antidoping dopo la partita del Brescia (dove all'epoca giocavano entrambi, adesso Mannini è al Napoli) con il Chievo del dicembre 2007. Possiamo dirlo? Ci sembra di notare uno strano accanimento, lo diciamo da non tifosi di Mannini, Possanzini, del Napoli o del Brescia. La Figc aveva assolto infatti i due, per un comportamento sicuramente grave (in teoria, perché in pratica i due erano nello spogliatoio con il resto della squadra) ma non diverso da quello di tanti campioni graziati in circostanze analoghe, poi il Coni a cui gli atti erano stati trasmessi aveva chiuso la vicenda con un buffetto (15 giorni di squalifica). A questo punto la Wada, cioé l'agenzia mondiale antidoping, ha fatto ricorso, chiedendo due anni di squalifica, ed adesso è arrivata la decisiona di Losanna. Comunque la si veda, l'equiparazione di un'ingenuità (magari anche dolosa, mettiamo per ipotesi che Mannini e Possanzini siano davvero 'cattivi') a quella del reato vero e proprio, cioè quello di essersi dopati.
Non vogliamo essere innocentisti a prescindere, pur vedendo il caos che regna nelle zone intorno agli spogliatoi dopo le partite, ma solo dire che il caso di Mannini e Possanzini ricorda solo vagamente quello di Rino Gattuso (rifiutò un prelievo di sangue dopo un Roma-Milan, che comunque non era obbligatorio, con spiegazioni per tifosi di bocca buona: 'Il mio doping è il peperoncino') ed invece moltissimo quello di Francesco Totti: un ritardo di circa un quarto d'ora nel presentarsi al test antidoping obbligatorio (quello sulle urine, insomma) dopo Roma-Torino del maggio 2007 giustificato in maniera risibile (''Mi faceva male la caviglia''). La cosa curiosa è che nell'occasione non è che ci fu un giudizio morbido, ma non ci fu proprio giudizio. La procura antidoping della Figc nemmeno segnalò la cosa al Coni e nell'ottobre dello stesso anno la Corte di Giustizia (sempre Figc) archiviò tutto, cioè niente. Il circuito Coni-Wada-Tas-Eccetera in quell'occasione non si attivò.
di Stefano Olivari
Tratto da Indiscreto
per gentile concessione dell'autore ed editore
stefano@indiscreto.it
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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