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venerdì 10 giugno 2011

Le dieci proposte de La Voce.info contro le gare truccate

C’è una certa aria di rassegnazione fra le autorità sportive e non solo. Come se le caratteristiche nuove, e in un certo senso più internazionali, dell’ultimo scandalo delle partite di calcio truccate al fine di favorire gli scommettitori rendessero vana qualsiasi contromisura. L’appello lanciato da Coni e Federcalcio al governo perché collabori al contrasto del fenomeno lascia una sensazione di impotenza. Eppure qualcosa si può fare. Dall’interno, soprattutto, non solo dall’esterno del mondo del calcio. Ecco dieci proposte, articolate in varie aree di intervento regolamentare, che potrebbero immediatamente essere sperimentate.

DIPARTIMENTO ANTIFRODI SPORTIVE

Istituzione, per iniziativa di presidenza del Consiglio, ministero degli Interni, ministero della Giustizia, ministero dell’Economia, Coni e Federcalcio, di un Dipartimento antifrodi sportive, composto da magistrati, reparti specializzati di forze dell’ordine (la task force proposta da Maroni da sola non basta), dirigenti sportivi, rappresentanti dei Monopoli e delle agenzie di scommesse autorizzate, nonché da rappresentati dei consumatori (tifosi di calcio e scommettitori). Il Dipartimento potrebbe essere finanziato dagli stessi concessionari, che oggi sfruttano i marchi dei club e le competizioni sportive gratuitamente, destinandovi una quota percentuale fissa dei ricavi generati dalle scommesse, sulla falsariga di quanto previsto dalla legislazione francese.

MODELLI DI ORGANIZZAZIONE SOCIETARIA EX DECRETO 231

Rendere immediatamente obbligatorio per tutte le società calcistiche professionistiche l’adozione di modelli di organizzazione, gestione e controllo che facilitino la prevenzione di atti contrari ai principi di lealtà, correttezza e probità sportiva, secondo le direttive del decreto legislativo n. 231 dell’8 giugno 2001. Si tratta di una disposizione inserita nello Statuto della Federcalcio riformato dai commissari straordinari dopo l’esplosione dello scandalo di Calciopoli. L’articolo 7 dice che i modelli societari “devono prevedere: a) misure idonee a garantire lo svolgimento dell’attività sportiva nel rispetto della legge e dell’ordinamento sportivo, nonché a rilevare tempestivamente situazioni di rischio; b) l’adozione di un codice etico, di specifiche procedure per le fasi decisionali sia di tipo amministrativo che di tipo tecnico-sportivo, nonché di adeguati meccanismi di controllo; c) l’adozione di un incisivo sistema disciplinare interno idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello; d) la nomina di un organismo di garanzia, composto da persone di massima indipendenza e professionalità e dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo, incaricato di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli e di curare il loro aggiornamento”. A quattro anni dalla sua approvazione, la disposizione statutaria rimane lettera morta, perché il Consiglio federale Figc non ha approvato i regolamenti di applicazione, neppure quello interno. L’ha fatto finora soltanto la Lega di serie B, che però ha dato tempo ai club di adeguarvisi entro il prossimo 31 dicembre. Finora soltanto le società quotate hanno dovuto mettersi obbligatoriamente in regola con il 231. Un simile modello organizzativo, oltre ad aumentare le possibilità di controllo sul comportamento dei tesserati, verrebbe considerato, come accaduto alla Juventus nei lodi arbitrali post Calciopoli, circostanza attenuante nell’applicazione della responsabilità oggettiva.

ORGANI DI CONTROLLO INDIPENDENTI

Istituzione nel calcio italiano di un sistema di organi di controllo, realmente efficaci e indipendenti. La Covisoc, la Commissione di vigilanza sui conti delle società, è l’unico strumento di controllo non completamente in house, per l’indicazione di due membri su cinque riservata al Coni. Poteri di nomina esterni sono poi previsti per alcuni organi di giustizia sportiva. Per il resto vale il fai da te. Addirittura, la regolarità delle operazioni di calcio mercato è vagliata dalla Lega, e cioè dall’associazione dei club interessati. Non esiste un’autentica Autorità indipendente, in grado di vigilare e di individuare le criticità del sistema. Non c’è niente di simile alla Football Regulatory Auhority inglese, composta in parte da rappresentanti del calcio professionistico e dilettantistico e in parte da membri esterni, e della quale si sta studiando, su pressante richiesta del Parlamento, una modifica della sua composizione in senso ancora più indipendente.

DIRITTI TV: PIÙ VALORE ALLA CLASSIFICA

Rivedere, sulla base di quanto previsto dall’articolo 25 della legge Melandri, il meccanismo di distribuzione della quota del 30 per cento delle risorse assicurate dalla cessione collettiva dei diritti televisivi relativa ai risultati sportivi. Attualmente è determinata per il 10 per cento sulla base dei risultati conseguiti dalla stagione 1946-47 ad oggi, per il 15 per cento sulla base dei risultati delle ultime cinque stagioni sportive e per il 5 per cento sulla base del risultato conseguito nell’ultima stagione. Calcolando invece l’intera quota del 30 per cento sulla base della sola classifica dell’ultimo campionato disputato, si verrebbero a determinare possibilità di ricavo supplementari consistenti (nell’ordine di qualche milione di euro) anche piazzandosi al nono anziché al decimo posto, ad esempio. Un incentivo di questa portata di sicuro aumenterebbe la vigilanza dei club sul comportamento dei giocatori anche nelle partite della parte finale del campionato, quelle più esposte alla possibilità di frode.

RIFORMA DEI CAMPIONATI

In Italia i club calcistici professionisti sono ufficialmente 132, diventati nell’ultima stagione 127 per la mancata sostituzione di squadre che non hanno ottenuto l’iscrizione ai campionati di competenza. In Inghilterra i club prof sono 92, in Germania 56, in Spagna 42 e in Francia 40. Nel Nord America (Usa più Canada) il totale delle società professionistiche che danno vita ai campionati di football, baseball, basket e hockey è di 122. I calciatori professionisti tesserati per la Federcalcio italiana nella stagione 2009-2010 erano 3.517, 1.608 dei quali impegnati in serie A o serie B. Tra serie A e serie B i sono 42 club, e dunque una media di oltre 38 giocatori per squadra (superfluo ricordare che a calcio si gioca in 11). Èevidente che si tratti di un sistema insostenibile, come testimoniato anche dalla analisi della situazione economico-finanziaria delle società professionistiche appena pubblicata da Arel, PricewaterhouseCoopers e Figc in ReportCalcio 2011. In Lega Pro, ma anche in serie B e in serie A, vi sono società che pagano gli stipendi con ritardo o non li pagano affatto. Una situazione che favorisce le cattive tentazioni dei giocatori più “deboli”, oltre che di quelli a fine carriera. L’orientamento di Federcalcio è quello di proseguire nella politica della non sostituzione dei club professionistici falliti. Ma si tratta di una misura timida e inadeguata.Ènecessaria una riforma dei campionati immediata, che porti subito a una consistente riduzione dell’area professionistica.

SANZIONI PIÙ SEVERE

Ferma restando la difficoltà di far rispettare ai tesserati il divieto di scommettere sulle partite di calcio, va previsto un inasprimento delle sanzioni a carico dei trasgressori. Le vicende di questi giorni pongono inoltre in evidenza il diffuso clima di omertà che pervade il mondo del calcio. Dalle intercettazioni emergono anche numerosi tentativi di corruzione non andati a buon fine e tuttavia mai i personaggi che hanno respinto le offerte di combine si sono rivolti alla giustizia sportiva per segnalare l’accaduto. Anche le sanzioni per “omessa denuncia” vanno perciò rese più afflittive. E almeno su questo sembra che Coni e Federcalcio si stiano muovendo tempestivamente.

INCENTIVI SPORTIVI A CHI SVENTA FRODI

Accanto a un sistema repressivo più efficace, va studiata anche una legislazione sportiva “premiale” per chi collabora a sventare tentativi di illecito. Qui non si tratta tanto di “pentiti”, che pure andrebbero incoraggiati con sconti di pena sportiva se collaborano allo svolgimento delle indagini in casi come quelli di questi giorni, quanto di tesserati coinvolti in sede di allestimento della frode e tempestivi nella segnalazione alle autorità competenti. Si potrebbe studiare una forma di responsabilità oggettiva alla rovescia, e cioè garantire bonus magari in punti in classifica alle squadre delle società cui il tesserato denunziante appartiene. Il contrario cioè della penalizzazione in classifica.

ESTENSIONE DI PLAYOFF E PLAYOUT

Sviluppare e allargare il meccanismo dei playoff e dei playout per determinare promozioni e retrocessioni, in modo da limitare il numero delle posizioni in classifica sostanzialmente ininfluenti e quindi tali da predisporre i giocatori a farsi trarre in tentazione. Bisognerebbe applicare il sistema anche alla serie A – magari non solo per decidere chi scende in serie B, ma anche chi acquisisce il diritto di partecipare alle competizioni europee – e comunque allargare il numero delle squadre coinvolte, studiando meccanismi di maggiore tutela nel confronto diretto per le squadre che conquistano più punti nella stagione: si può prevedere ad esempio la necessità di prevalere con più gol di scarto nel doppio confronto. La spettacolarità dell’evento playoff e playout costituirebbe oltre a tutto per i club un’opportunità di generare ulteriori ricavi.

“ABOLIRE” I PAREGGI IN SERIE B E LEGA PRO

Il pareggio che fa comodo a entrambe le squadre è uno dei terreni più fertili concimati da scommettitori e malandrini. Si avverte la necessità di depotenziarlo ulteriormente, soprattutto nelle serie minori, meno sensibili nel corso degli anni alla rivoluzione dei tre punti per le vittorie. Si potrebbe sperimentare la sua “abolizione” in serie B e in Lega Pro, stabilendo che al termine di ogni partita conclusasi in parità scatti un meccanismo in grado di assegnare il successo a una delle due squadre (calci di rigore, shootout o altro). Naturalmente a chi vince dopo il 90ºverrebbero attribuiti due punti e a chi perde uno. In questo modo si costringerebbero gli operatori a introdurre nuove categorie di puntate che disarticolino un po’ il sistema che si è creato negli ultimi anni (pensare di limitare le modalità di raccolta e le tipologie delle scommesse è anacronistico). Una rivoluzione ancora più coraggiosa, per disincentivare gli accordi sul numero dei gol segnati (le famose scommesse sull’over), potrebbe addirittura portare a una riforma dei punteggi tale da premiare le vittorie con due o più gol di scarto.

RESPONSABILIZZARE IL QUARTO UOMO

Un’altra criticità emersa dalle vicende degli ultimi giorni è l’incapacità dell’organizzazione calcistica di fare tesoro delle segnalazioni di anomalie provenienti dai Monopoli, sulla base delle indicazioni delle agenzie di scommesse. Troppi sono stati i casi, nell’ultima stagione sportiva, di partite sulle quali erano state bloccate le giocate perché troppo orientate su risultati e punteggi specifici e che poi regolarmente si sono concluse con quei risultati o quei punteggi. La presenza degli organismi di garanzia interna previsti dai modelli organizzativi ex decreto 231 consentirebbe una loro immediata mobilitazione in caso di allarme. Anche gli organi della giustizia sportiva andrebbero sollecitati a una maggiore iniziativa preventiva, con tanto di convocazione pre-partita di dirigenti e giocatori delle squadre coinvolte. Insomma, deve scattare un apparato di controllo che tenga accesi tutti i fari possibili e immaginabili sulla gara sospetta. Ma anche durante la partita occorre un monitoraggio continuo. Storicamente verificata l’inadeguatezza degli ispettori dell’ufficio indagini di Federcalcio, si tratta di coinvolgere la squadra arbitrale, che deve essere in grado di capire se in campo sta succedendo qualcosa di strano e intervenire in tempo reale. Forse, più che l’arbitro, troppo attento a vigilare sui singoli episodi di gioco, può essere il quarto uomo a bordo campo ad avere una maggiore visione d’insieme. Con particolare attenzione a quanto avviene nei minuti finali, spesso condizionati, come si è capito in questi giorni, anche dalle cosiddette giocate live.

Gianfranco Teotino - lavoce.info

lunedì 1 dicembre 2008

Crimi: tempi prematuri per la Covisoc europea

''Siamo d'accordo sui principi ispiratori alla base di un organismo di controllo sovranazionale sui club, ma bisogna valutarne l'applicabilità. Finché non si uniformano i sistemi fiscali, mi pare prematuro. E' emersa la questione tributaria che dovrà essere affrontata». Sono le parole di Rocco Crimi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport, che intervenendo a "La politica nel pallone" su GR Parlamento si sofferma su uno degli argomenti toccati la scorsa settimana a Biarritz, dove i rappresentanti dei paesi dell'UE si sono confrontati con i vertici dello sport e del calcio internazionale. «Quando si parla di creare un meccanismo internazionale, che dovrà anche valutare i bilanci delle società, non c'è dubbio che sia avvantaggiato chi paga tasse più basse», dice Crimi. «Bisogna garantire equilibrio tra chi ha una pressione fiscale del 25% e chi, come i club in Italia e in Germania, ne ha una nettamente superiore. Ho evidenziato questo argomento nella riunione di Biarritz, la situazione va affrontata nel modo giusto e nei tempi giusti. Anche la tempistica è fondamentale», conclude.
«Avere società sportive con i bilanci sani è un principio che bisogna sempre perseguire, ma creare oggi un meccanismo sovranazionale, un po' sul modello Covisoc, che comunque in Italia funziona abbastanza bene perché ha terzietà e indipendenza e ha dato dei risultati, sarebbe prematuro -ha aggiunto Crimi-. Prima bisogna uniformare le condizioni fiscali nei vari paesi. Non si possono ipotizzare regimi fiscali differenti in Germania, Inghilterra Spagna. Bisogna avere una uniformità dei bilanci e quindi maggiore competitività dei vari club. Ci sono poi squadre che hanno stadi di proprietà e che hanno delle agevolazioni. Dobbiamo scegliere i tempi corretti e avviare un percorso».
Fonte: Adnkronos

sabato 20 settembre 2008

Da Quaresima a Quaresma

Riceviamo e pubblichiamo

Furino 1945 su http://www.ju29ro.com/

martedì 16 settembre 2008 18:39
Tanti giornali dell'1 settembre, forse tutti, hanno riportato la notizia che l'Inter aveva finalmente comprato Quaresma (con la trivela inclusa nel prezzo) mentre pochi, probabilmente solo uno, hanno "strisciato" un'altra notizia, che riprendiamo dal Messaggero del 31 agosto, e cioè che Moratti è stato costretto a far deliberare con urgenza un versamento di 30 milioni, per mettere una pezza al bilancio dell'Inter, non in linea con i parametri Covisoc e regolarizzare così l'iscrizione al campionato 2008-09. Proviamo allora a sostituirci alla Gazzetta dello Sport nel tentativo di far capire ai lettori il perchè di tale versamento, proviamo cioè a rispondere agli interrogativi che per le gazzette (e i gazzettari) sembrano tabù:l'iscrizione dell'Inter non era regolare? Ma allora Moratti se aveva i parametri (Covisoc) sballati come ha fatto a comprare Quaresma?Diciamo subito che tra luglio e agosto, mentre i giornali sportivi "distraggono" i lettori e li fanno sognare annunciando acquisti a sensazione di là da venire, la FIGC ha l'obbligo di effettuare severi controlli per garantire che i bilanci delle società siano in buona salute, ispirati a principi di sana e corretta gestione e rispettino determinati parametri quanto a debiti finanziari e patrimonio; tutto questo in nome della sacralità dello sport che ha impegnato fior di giuristi per fissarne il contesto normativo, da ultimo con la legge 586/96, con l'obiettivo di tenere insieme socialià e business, la Borsa e la vita sportiva.
L'organismo federale a cui è demandato questa specie di esame di ammissione è la Covisoc e le materie d'esame sono fissate dalle Norme Organizzative Interne Federali agli artt. 77-90 ter. In teoria si trattta di un esame assai diffcile perchè, a detta degli esperti, i bilanci delle società di calcio sono malandati, anzi malsani, ed anche pericoloso perchè il Codice di Giustizia Sportiva (art. 8, comma 4) prevede sanzioni pesantissime per chi cerca di fare il furbo per aggirare gli ostacoli fissati dalle NOIF. Solo in teoria, però, perchè poi in pratica succede che tutte le società, sorprendentemente, superano l'esame magari, aggiungiamo noi, con qualche raccomandazione. Succede anche di peggio perchè fino a qualche anno fa (diciamo prima di calciopoli, quando la Juve in Lega era rappresentata dal dr. Giraudo) a questi esami il pubblico era ammesso, nel senso che c'erano dei comunicati mandati ai giornali, che informavano i lettori (magari dalle pagine interne, quelle dove al bar difficilmente si arriva bevendo di fretta un caffe') mentre dopo calciopoli sembra quasi che la questione dei controlli Covisoc, peraltro fondamentale per la regolarità del campionato e per la spesso, ma non sempre, invocata sacralità dello sport, sia stata ridimensionata ad "affare di famiglia" (la "famiglia" dei presidenti tanto cara a Matarrese), come se l'operatività della Covisoc si svolgesse a porte chiuse, come gli allenamenti di Mourinho, e le sue decisioni dovessero restare misteriose, come le plusvalenze degli ultimi bilanci dell'Inter.
Già, i bilanci dell'Inter; anche loro sono pieni di finte (plusvalenze) e di giochi di prestigio come gli scatti di Quaresma; ne ha scritto il Sole 24 Ore, le abbiamo illustrate sul nostro sito, per esempio con l'articolo "Quanto vale Moratti in mutande", fiduciosi che la Covisoc e la Procura Federale verificassero se non ci fossero gli estremi dell'illecito quale richiamato nell'art. 8, comma 4, del Codice di Giustizia Sportiva. Sarà per queste irregolarità che la Covisoc ha richiesto all'Inter di versare con urgenza 30 milioni come ha scritto il Messaggero? No, quella è roba da deferimento, sarebbe roba da retrocessione e perdita dello scudetto; è invece molto probabile che quel versamento servisse a mettere una pezza per il famoso rispetto dei parametri. Il fatto è che entro luglio le società devono inviare alla Covisoc i primi dati di bilancio relativi alla stagione da poco conclusa e il budget di quella appena iniziata; evidentemente da quei dati, questa è la nostra ipotesi, la Covisoc non avrà potuto fare a meno di rilevare che l'Inter era sotto di 30 milioni quanto a parametro di patrimonializzazione e di qui la richiesta di versamento (ricordiamo che era stato il Sole 24 Ore a segnalare che le riserve patrimoniali inventate da Moratti nel 2007 potevano coprire future perdite ma solo sulla carta, proprio perchè finte). Questi versamenti, a dire il vero, per l'Inter ricorrono frequentemente (una-due volte all'anno), come se Moratti fosse alla continua rincorsa del rispetto dei parametri, come se l'Inter dovesse sempre regolarizzare la sua "abusiva" partecipazione al campionato e non ci riuscisse mai; una specie di rincorsa senza meta, anzi, forse senza traguardo a meno di provvedimenti o leggi "salvacalcio" (anche perchè questa rincorsa non riguarda solo l'Inter ma un po' quasi tutte le società; diciamo che la situazione di Moratti al riguardo è un po' "speciale", come il suo nuovo allenatore).
Di fronte all'ansimante arrancare del baraccone del calcio, Inter in testa, alla vana ricerca della regolarizzazione dei bilanci abbiamo altre volte sottolineato il rischio che il baraccone stesso possa saltare per aria per effetto dei gran debiti frattanto accumulati e, proprio per scongiurare questo rischio, il nostro sito ha pubblicato una "Lettera aperta al Presidente della Covisoc", illustrando dati e sottoponendo interrogativi. A quanto pare gli ispettori della Covisoc non hanno fatto una piega (o forse una piccola piccola, visti i 30 milioni richiesti all'Inter) ma sugli interrogativi di quella lettera un po' di chiarezza l'ha fatta, involontariamente, il prof. Tito Boeri quando, su Repubblica del 3 settembre, trattando l'arrivo nel calcio di sceicchi e petrodollari ha scritto che nei bilanci del settore ci sono "illeciti tollerati" e che i manager più importanti sanno il limite oltre il quale scattano le sanzioni. Forse nelle intenzioni dell'autore questo doveva essere un complimento ai "maghi della finanza" che agiscono nelle società di calcio, di sicuro è una grave accusa agli organi preposti ai controlli e alle sanzioni nella Figc; nello specifico del ragionamento che stiamo portando avanti è come se il prof. Boeri riconoscesse dei meriti, per dire, a Paolillo e Ghelfi che firmano i bilanci dell'Inter e della holding di controllo (e quindi hanno il copyright delle finte plusvalenze degli ultimi anni) ma, contemporaneamente, muovesse una grave accusa alla Covisoc e al dr. Palazzi perchè la giustizia sportiva, per prassi consolidata prepotentemente ribadita nell'estate 2006, non può essere "tollerante", neppure nei casi in cui quella ordinaria lo è, anzi, deve essere anche molto spedita, pure a costo di non poter garantire i diritti del "giusto processo" previsti dalla Costituzione (così hanno scritto in qualche recente sentenza gli organi di giustizia sportiva; e questo è stato l'assunto sul quale nell'estate 2006 è stato costruito il mostro giuridico di calciopoli).
C'è un recente esempio di illecito "tollerato" che sicuramente non è sfuggito al prof. Boeri (anzi, secondo noi potrebbe averlo ispirato) ed è relativo proprio all'Inter, indagata dal pm Nocerino a Milano per aver falsificato i bilanci 2003-04 e 2004-05 con finte plusvalenze al fine di aggirare la normativa Covisoc. E' importante ricordare che la richiesta di rinvio a giudizio del pm non è stata accolta dal Gup di Milano ma, su quella stessa ipotesi d'accusa, l'Inter tre mesi fa ha "patteggiato" davanti al procuratore federale Palazzi, ammettendone in qualche modo la fondatezza per i profili normativi della giustizia sportiva. Con una conseguenza davvero paradossale: difendendo Moratti davanti al Gup di Milano gli avvocati dell'Inter hanno sostanzialmente sostenuto che il presidente "mecenate" avrebbe messo sicuramente altri soldi nella società, bastava che la Covisoc glieli avesse chiesti; ma intanto, aggiungiamo noi, la Covisoc continuava a non "poterli chiedere" (oppure a chiederne pochi, come è successo adesso) perchè "ingannata" dai bilanci falsificati dalle finte plusvalenze. Per il prof. Boeri si tratterebbe di un illecito tollerato dalla giustizia ordinaria ma a noi sembra, semmai, uno spunto tratto dal copione di Zelig e, comunque, per la giustizia sportiva poteva e doveva essere un illecito (e basta) che, a questo punto, chiama in causa non solo la correttezza dei controllati ma anche le responsabilità dei controllori (e su questi aspetti qualche Procura della Repubblica prima o poi dovrebbe essere chiamata a pronunciarsi, definendo colpe, doli e ammiccamenti).Stando così le cose e visto che la fantasia dei maghi della finanza sembra non avere limiti vuol dire che il baraccone del calcio continuerà impunemente nella sua finta rincorsa ai bilanci in ordine con i più furbi destinati a stare sempre e comunque nelle prime posizioni? Probabilmente no; di sicuro un personaggio autorevole come il presidente dell'Uefa, Platini, contro i pericoli che derivano da quella fantasia ha preso posizione, facendo capire che gli illeciti di cui stiamo parlando potrebbero in un prossimo futuro non essere più tollerati. Platini ha fatto riferimento, specificatamente, ai debiti di alcune grandi società; al contrario di Matarrese, che straparla di nuovo calcio pulito, il presidente dell'Uefa ha detto che quei debiti non sono più tollerabili, andando subito al cuore di un problema che in Italia è sotto gli occhi di tutti, anche se tanti fanno finta di non vederlo: se i bilanci si reggono su ricavi fittizi derivati solo sulla carta da finte plusvalenze mentre le spese sono vere e sempre crescenti è evidente che la "quadra" sta nell'aumento dei debiti, a meno di non credere alla favola che i ricchi proprietari delle grandi società i soldi li ragalano e ce li mettono nelle squadre di calcio a mo' di benficienza.Platini alle favole ha fatto capire di non credere ed ha dapprima definito quei debiti una "vergogna" (quasi avesse visto il nostro "Moratti in mutande") con l'impegno di eliminarla, tornando successivamente sull'argomento per specificare che è sua intenzione affidare i controlli sui bilanci per le competizioni Uefa ad una apposita commissione di esperti internazionali senza più passare, come adesso, dagli organismi nazionali tipo Covisoc. Avvalorando così la tesi che i controlli attualmente eseguiti in FIGC siano finti e inattendibili, se non peggio, e minano alla radice la regolarità del campionato ("Vince chi bara", ha detto Platini con riferimento al calcio internazionale ma la situazione italiana è ancora peggio). Quasi a significare che quella di Platini non era una voce "dal sen fuggita" ma la posizione ufficiale dell'Uefa, sull'argomento è intervenuto qualche giorno fa il segretario David Taylor, ribadendo che "Controlleremo i bilanci dei club: sarà implementato il meccanismo delle licenze. Ci sarà una indagine"; l'ha fatto in occasione della riunione con gli allenatori a Nyon (se è vero che Mourinho non è un pirla dovrebbe aver drizzato le orecchie...), ne ha dato conto Tuttosport.Se da un lato, quindi , il nostro messaggio al presidente della Covisoc è rimasto lettera morta, dall'altro è come se ci avesse risposto un altro Presidente, sicuramente più autorevole; questo ci fa dire che gli acquisti come quelli di Quaresma (concluso il 31 agosto dopo che il giorno prima si è deliberato un intervento straordinario per 30 milioni, richiesti non si sa bene perchè) potrebbero avere i "campionati contati"; non sarà nel prossimo, sarà magari tra due anni ma i ricchi proprietari delle grandi società potrebbero essere obbligati a mettere mano al portafoglio e non potranno più contare su banche amiche, dove magari siedono nel Comitato Esecutivo.
Sarà impossibile, per Moratti e i suoi consiglieri economici, ripetere quanto è successo con la finta compravendita del marchio: l'Inter ha fatto una plusvalenza immaginaria di 150 milioni e se l'è spesa per davvero per tappare il deficit di bilancio ma i soldi erano quelli di un mutuo di Interbanca; in più chi si è troppo esposto con le banche per rincorrere un pallone, con la smania di arrivare primo, dovrà rientrare dai debiti, cioè potrebbe essere Moratti, stavolta, che deve dare 300 milioni ad Interbanca (e non viceversa).A quel punto potrebbe finire il tempo delle favole e dei comunicati stampa sui presidenti mecenati e sarà dura far sognare i lettori raccontando "tutto il rosa della vita" e nascondendo il resto; a quel punto per parecchie società sarà tempo di Quaresima.

Tratto da
http://www.ju29ro.com/altri-scandali/34-altri-scandali/612-da-quaresima-a-quaresma.html

mercoledì 16 aprile 2008

Unicredit sempre più presente nel calcio

Liberomercato 16 aprile 2008 pagina 10

Intreccio club-istituti

I doppi incarichi degli sceriffi del calcio italiano

Cesare Bisoni, numero uno Covisoc, è anche
vicepresidente di Unicredit Private Banking

Marco Liguori
Qual è il legame che unisce l’Unicredit alla Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche? In apparenza nessuno: invece un nesso c’è e riguarda il presidente della Covisoc, Cesare Bisoni, riconfermato nell’ottobre 2007 dal consiglio federale Figc dopo la sua prima nomina risalente al 20 novembre 2003. Egli è anche presidente della Commissione di primo grado delle licenze Uefa: sono un requisito obbligatorio per le squadre di serie A, oltre ai piazzamenti in campionato determinati dai regolamenti vigenti, per la partecipazione alla Champions League e alla Coppa Uefa. Stando alle visure della Camera di Commercio, egli è il vicepresidente e membro del comitato esecutivo di Unicredit Private Banking dal 20 aprile 2006 fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2008: quest’ultima, secondo il bilancio 2007 del gruppo bancario guidato da Alessandro Profumo, possiede interamente la Cordusio Fiduciaria. Nelle sue stanze ovattate sono custoditi alcuni misteri dell’italica pedata, come l’azionista di riferimento (al 98%) della Reggina Service, proprietaria del marchio della Reggina Calcio. Quest’ultima possiede anche 2,6 milioni di obbligazioni Unicredit, acquistate nel 2006. Cordusio Fiduciaria detiene il 33,3% della Bs Servizi, una delle due società in cima alla catena di controllo del Frosinone. Inoltre, nella relazione sulla gestione sul bilancio di Unicredit si legge che «entro la fine del primo semestre 2008» nella fiduciaria milanese sarà fusa per incorporazione Romafides. Nella fiduciaria romana è schermato il possessore del 90% della Filmauro, che controlla a sua volta integralmente il Napoli. La visura camerale di Unicredit Private Banking spiega che il consiglio di amministrazione «può delegare al comitato esecutivo poteri propri e attribuzioni ed in particolare ogni potere in materia di concessione di crediti, con facoltà di ulteriore subdelega».
In qualità di presidente della Covisoc, oltre a esercitare secondo l’art.36 dello Statuto Figc «funzioni di controllo sull’equilibrio economico finanziario e sul rispetto dei principi della corretta gestione delle società di calcio professionistiche», Bisoni ha l’obbligo di denunciare eventuali illeciti sportivi. Il dovere è imposto dall’articolo 7 del Codice di giustizia sportiva. Stando alla norma, egli dovrebbe riferire alla Procura federale Figc su comportamenti scorretti di tesserati, anche se soltanto tentati. Ad esempio dovrebbe farlo se dietro il velo, perfettamente lecito per la legge ordinaria, della Cordusio Fiduciaria si nascondesse l’ipotetico trasgressore dell’articolo 16 delle Norme organizzative interne federali, in cui si stabilisce che «non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale». Questa la sanzione prevista per le società nel Codice di giustizia sportiva per la violazione di questa disposizione: almeno due punti di penalizzazione e l’ammenda da 10mila a 50mila euro.
Le visure della Camera di Commercio riportano l’esistenza di intrecci bancari anche per tre membri della Covisoc e della Commissione I grado licenze Uefa. Marco Cardia, figlio del presidente Consob, è anche consigliere di amministrazione della Cassa di Risparmio della provincia di Viterbo che fa parte del gruppo Intesa Sanpaolo: è anche socio al 98% e procuratore della società immobiliare Emmeci Consult. Bruno Rossignoli è presidente della Intesa Sec Npl, società di cartolarizzazione crediti posseduta al 60% da Intesa Sanpaolo e al 40% dall’olandese Stichting Viridis. Domenico De Leo è sindaco di Unicredit Banca: inoltre ricopre anche l’incarico di consigliere della Lbo Italia Investimenti, società finanziaria controllata al 100% da Europe Capital Partners V. Quest’ultima, secondo il Journal Officiel del Lussemburgo, è posseduta dalla Europe Capital Partners V Lp con sede ad Hamilton, capitale delle Bermuda.
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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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