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giovedì 21 febbraio 2008

Fiduciare e Lussemburgo/4

Liberomercato 3 novembre 2007 (pagina 9)

I signori del pallone

Cinque squadre di B col proprietario ombra

Vicenza, Brescia, Piacenza, Bologna e Frosinone sono controllate da fiduciarie violando le norme Figc

Marco Liguori

Dopo la serie A (si veda Liberomercato del 26 ottobre scorso) sono stati visionati gli assetti proprietari delle 22 società del campionato di B. Secondo le ultime visure disponibili in Camera di Commercio due di esse, Vicenza e Brescia, sono controllate da fiduciarie, mentre il Frosinone lo è per il 16,6%. Invece il Piacenza è al 100% di una società olandese, la Mill Hill Investments. Nell’azionariato di uno dei due azionisti di minoranza del Bologna, la 28 Investimenti, vi sono due fiduciarie. Il terzo azionista del Treviso si nasconde dietro la fiduciaria Cofid Italia. Le aziende estere e le fiduciarie sono lecite per la legge ordinaria: sono però in conflitto con l’articolo 16 bis delle norme della Figc sul controllo societario. Secondo il testo, l’eventuale violazione "costituisce illecito" e comporta "l’applicazione delle sanzioni" del Codice di Giustizia Sportiva.
Il viaggio nei misteri del campionato cadetto inizia da Vicenza. La società presieduta da Sergio Cassingena è stata controllata al 94,69% dalla Otto srl, interamente posseduta dalla Finalfa. Quest’ultima (presidente Cassingena), ha come azionisti due fiduciarie: la veneziana Pannorica all’85% e la Fiduciaria Vicentina al 15%. La Otto è stata fusa per incorporazione nella Finalfa alla fine del 2006. Ci si sposta di 120 km e si giunge a Brescia, dove le visure camerali riportano che la squadra locale è controllata al 94,94% dalla Brescia Service srl. L’amministratore unico Luigi Corioni ne possiede il restante 5,06%. La catena di controllo riserva anche in questo caso un mistero: la Brescia Service è al 100% della Sportinvest, il cui controllo è pariteticamente ripartito tra la Nazionale Fiduciaria e la Solofid. Entrambe hanno sede nella "Leonessa d’Italia": la prima è la fiduciaria di Banca Valori (Gruppo Banco Popolare), mentre la Solofid è della Banca Lombarda e Piemontese (Ubi Banca).
E da Brescia si imbocca l’autostrada per arrivare a Piacenza. Visure alla mano, la squadra biancorossa emiliana è presieduta da Fabrizio Garilli, e, oltre al presidente, ha un altro elemento in comune con la Camuzzi: è posseduta al 100% da una società olandese, la Mill Hill Investments con sede a Rotterdam. E da Piacenza si attraversa mezza Italia per arrivare a Frosinone. L’intero capitale sociale della squadra ciociara, il cui amministratore unico è Maurizio Stirpe, è in mano alla Together Fc srl: il presidente è Arnaldo Zeppieri. Questa è controllata a sua volta pariteticamente dal Gruppo Zeppieri Costruzioni e da Bs Servizi. In questa sono presenti due componenti della famiglia Stirpe, Curzio e Patrizia, che hanno il 33,3% del capitale, mentre altri due, Benito e Maurizio, ne sono presidente e amministratore delegato. Il restante 33,3% è di proprietà di un socio nascosto dietro il velo della Cordusio Fiduciaria (Unicredit-Capitalia).
Da Frosinone si torna al Nord. Il Bologna è controllato al 50% dall’azionista di maggioranza Motor City in liquidazione. Gli altri due azionisti al 25% sono la Cogei Costruzioni e la 28 Investimenti. La Motor City è posseduta al 100% dalla Finalca, di cui è socio di riferimento il presidente rossoblù Alfredo Cazzola. Invece, la Cogei è al 93,89% di Renzo Menarini, consigliere del Bologna. Invece 28 Investimenti, presieduta da Mario Bandiera, ha due soci misteriosi dietro Sirefid (98,97%), fiduciaria di Intesa-Sanpaolo, e Fiduciaria VonWiller (1,03%). La 28 Investimenti ha comprato il 10 ottobre scorso dalla sua controllata lussemburghese 31 Invest il 26,19% della Les Copains Holding, il cui azionista di riferimento è Mario Bandiera. Insieme a Cogei (25%) e Motor City (50%) Les Copains ha il 25% di Aktiva, che dovrà costruire il nuovo stadio di Bologna.

Fiduciare e Lussemburgo/3

LiberoMercato 26/10/2007

C’è anche il caso Empoli

Un pezzo di serie A controllato dai "fantasmi"

Trust e società lussemburghesi nascondono la proprietà di Cagliari, Napoli, Genoa e Udinese

Marco Liguori

Chi sono i veri padroni di Cagliari, Napoli, Genoa e Udinese? Secondo gli ultimi elenchi soci disponibili in Camera di Commercio, la catena di controllo delle prime due conduce a due fiduciarie, Meliortrust (gruppo Meliorbanca) per la squadra sarda presieduta da Massimo Cellino, e Romafides (portata di recente in dote da Capitalia a Unicredito) per quella partenopea del presidente Aurelio De Laurentiis. Genoa e Udinese sono controllate da due società lussemburghesi: rispettivamente Moeblerry e Gesapar. Per questi quattro club di serie A non è dato sapere chi siano i proprietari: il velo innalzato dalle fiduciarie e dalle società di diritto estero è lecito per la legge ordinaria, ma è in conflitto con l’articolo 16 bis delle Norme organizzative della Figc. Esso impone: "non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale". Il suo spirito è di evitare che un "grande fratello" controlli più squadre e manovri i campionati.
Visure alla mano, il Cagliari è posseduto al 70% dalla Edilstudio. Essa è controllata al 100% da Meliortrust ed è stata fusa per incorporazione nel 2005 in un’altra azienda di Milano, la Eleonora Immobiliare: anche quest’ultima è interamente posseduta dalla fiduciaria di Meliorbanca.
Il Napoli è invece detenuto al 100% d Filmauro. Le visure camerali riportano che la società ha un capitale di appena 500mila euro e vi è precisato che "il 22/12/2005 è stato deliberato un aumento a pagamento scindibile sino all’importo di euro 5 milioni da sottoscriversi per tranche e da effettuarsi entro il termine del 31/12/2007". Alla scadenza la misura del capitale risulterà quella "effettivamente sottoscritta dai soci stessi alla data del 27/10/2006". A sua volta, la società cinematografica è controllata al 90% da Romafides, mentre il 10% è in mano a Jacqueline Baudit, moglie di De Laurentiis. Quest’ultimo è consigliere di amministrazione e procuratore di Filmauro.
Il Genoa è posseduto al 99,89% dalla Enrico Preziosi srl, che è interamente di proprietà della lussemburghese Moeblerry sa. Secondo le ultime notizie disponibili sul Journal Officiel del granducato, la società è controllata al 99% dalla Finsev sa. In Lussemburgo ha sede anche la Gesapar, che ha l’98,35% dell’Udinese: il presidente della società friulana, Pozzo, ne possiede solo l’1,66%. Il Journal Officiel riporta che la società lussemburghese è stata fondata da due società con sede a Panama, la Global Services Overseas e la International Business Services.
L’ultimo caso misteriosi in A, non attinente però a un partecipazione di controllo, riguarda l’Empoli, "public company" con i suoi 227 azionisti: il 51% è nelle mani del presidente Fabrizio Corsi. Il secondo azionista è la Finprogetti con il 5%: l’azionista di riferimento di quest’ultima ha nascosto il suo 83% dietro Centro Fiduciario, fiduciaria di Banca Carige, mentre Corsi ha il restante 17%. Visto che la quota di Finprogetti non è di controllo, è un enigma il motivo che ha spinto il suo controllante a celarsi dietro una fiduciaria. Sempre nell’Empoli c’è un socio in liquidazione, le Officine Meccaniche e Metallurgiche Moscardini, settimo azionista con il 2,5%. La società è controllata al 100% dalla Gipra, posseduta a sua volta da una società in fallimento, la F.lli Poletto Officine Meccaniche.

Catene di comando
Le tre fiduciarie nella rete misteriosa della galassia Juve
Anche nella Juve sono presenti 3 fiduciarie: Nomenfid, Simonfid e Sofegi. Fanno capo alla famiglia Grande Stevens e custodiscono 2 segreti: gli azionisti di controllo della Ese, che possiede al 70% la Semana (manutenzione di impianti sportivi), mentre il restante 30% è in mano alla società bianconera. E la catena di controllo della Banca del Piemonte, che ha partecipato al consorzio di garanzia del recente aumento di capitale della Juve, terminate con Nomenfid e Simonfid. La Ese è controllata al 90% dalla Simonfid, mentre la Nomenfid scherma il possessore del rimanente 10%. A sua volta Simonfid ha come azionista di maggioranza la Sofegi. In questa vi sono Franzo Grande Stevens (10%) e i suoi figli Riccardo (60%) e Cristina (30%).
Anche in Nomenfid i due azionisti principali sono Riccardo (52%) e Cristina (18%). Quote del 3% per esponenti di fiducia degli Agnelli: Angelo Benessia (ex cda Fiat9, Cesare Ferrero (sindaco Fiat), Giorgio Giorgi (presidente collegio sindacale Juve), e Lionello Jona Celesia (sindaco Ifi). Questi è anche presidente della Banca del Piemonte, controllata al 77% da Finconfienza, detentrice anche di circa il 19% in azioni privilegiate. A sua volta Finconfienza è posseduta da Simonfid, che nasconde il possessore del 99,99%. Forse potrebbe esserci un nesso tra gli azionisti misteriosi della Ese e della Banca del Piemonte: ma il puzzle delle fiduciarie lo rende irriconoscibile.

Fiduciare e Lussemburgo/2

La Voce della Campania – giugno 2006

Nel mondo delle misteriose fiduciarie

Calcio top secret

Marco Liguori

Fiduciarie nel calcio, che passione! I misteri dell’italica pedata non si esauriscono alle sole intercettazioni, riguardanti numerosi personaggi del pallone nostrano, come Luciano Moggi, Franco Carraro e i “figli di papà” della società di procuratori Gea World. Infatti, i padroni di alcuni club hanno trovato un modo perfettamente lecito di aggirare la disposizione prevista dall’articolo 16 bis delle Norme organizzative federali (Noif), la quale prevede che “non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale”. La norma è molto restrittiva, al punto da chiarire che “un soggetto ha una posizione di controllo di una società o associazione sportiva quando allo stesso, ai suoi parenti o affini entro il quarto grado sono riconducibili, anche indirettamente, la maggioranza dei voti di organi decisionali ovvero un’influenza dominante in ragione di partecipazioni particolarmente qualificate o di particolari vincoli contrattuali”. Lo spirito di questo articolo delle Noif è molto chiaro: impedire a un “grande fratello” di controllare, direttamente oppure indirettamente, la gran parte delle società di calcio. Ma i signori del pallone hanno trovato l’”uovo di colombo”, ossia utilizzare una società fiduciaria che scherma il proprietario o i proprietari di un club. A ciò si aggiunge anche l’uso di società estere, soprattutto del Lussemburgo. Il Commissario Guido Rossi, incaricato di riscrivere le regole della Figc, dovrebbe anche provvedere alla riforma dell’articolo 16 bis, aggirato con il sistema “fiduciario”.

Romafides for ever
Il Napoli Soccer, presieduto da Aurelio De Laurentiis e fresco neopromosso in serie B, è controllato quasi interamente dalla Filmauro. A sua volta, secondo le ultime visure disponibili in Camera di Commercio, la società cinematografica è posseduta al 90% da Romafides, fiduciaria del gruppo bancario Capitalia: il 10% è in mano alla moglie di De Laurentiis, Jacqueline Baudit. Dunque, non è dato sapere se il presidente azzurro sia proprietario oppure no della Filmauro. Sempre nelle visure, si nota che De Laurentiis non ricopre alcun incarico nel consiglio di amministrazione della Filmauro: ne è solo procuratore, nominato l’8 novembre 1989. Riguardo a Romafides c’è da ricordare che ha mascherato il socio occulto della General Athletic, che controlla la Gea World assieme alla Football Management, sino all’autunno del 2003. Secondo un’interpellanza parlamentare, presentata al governo Berlusconi il 13 novembre 2002 da due senatori della Lega Nord, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Tirelli, la fiduciaria avrebbe nascosto Luigi Carraro, figlio di Franco Carraro presidente dimissionario della Figc.
E dalla vincitrice del girone B della serie C1, passiamo alla vincitrice del girone A, lo Spezia Calcio 1906. Il presidente del club ligure è Giuseppe Ruggieri, amministratore unico della Italcantieri, gruppo edile che in passato è stato anche posseduto da Silvio Berlusconi. La catena di controllo dell’altra neopromossa in serie B è lunga. L’Italcantieri comprò dall’Inter ai primi di luglio 2005 il 60% della società ligure, al valore di 3,3 milioni: il pacchetto fu girato alla sua controllata Gestioni Sportive e Immobiliari di Reggio Emilia, di cui Ruggieri ne è l’amministratore unico. L’Inter è rimasta ancora azionista dello Spezia con il 38,67% del capitale. A sua volta, l’Italcantieri è posseduta al 95,6% dalla Matutia Holding, società di Pavia. anche qui, Ruggieri compare come amministratore unico. A sua volta, la Matutia ha due principali azionisti: la controllante Ruggieri Immobiliare srl al 65% e la Mava Immobiliare al 32,5%, entrambe con sede a Reggio Emilia. Giuseppe Ruggieri è il procuratore speciale della prima. In ambedue le società, il loro azionista di controllo al 99% si nasconde dietro la Fiduciaria Emiliana, anch’essa con sede a Reggio Emilia: una familiare di Ruggeri, Anna Ruggieri, ne possiede l’1% di entrambe. Alla fine della piramide societaria, dunque, non è dato sapere chi sia il vero proprietario dello Spezia.

I pacchetti di Corioni
Luigi Corioni è amministratore unico del Brescia Calcio, militante in serie B. Comunemente lo si indica anche come proprietario. Tuttavia, secondo le visure camerali, è proprietario solo del 5,06% della società lombarda: il restante 94,93% è della Brescia Service. Quest’ultima è interamente controllata dalla Sportinvest: nell’ottobre 2005 il pacchetto di maggioranza del Brescia era passato dalla Sportinvest alla Brescia Service. Lo stesso Corioni aveva ceduto nel giugno 2005 un pacchetto di 4mila azioni della Brescia Service alla Sportinvest: anche due altri due soci avevano ceduto le loro quote a questa società. La Sportinvest è posseduta pariteticamente da due fiduciarie: la Nazionale Fiduciaria, della lodigiana Banca Popolare Italiana, e la Solofid, della bresciana Banca Lombarda.

Meliorcagliari
Massimo Cellino è presidente del Cagliari Calcio. Visure alla mano, quest’ultima è a sua volta posseduta al 99,98% dalla Edilstudio, che come la sua controllata, sembra sia stata trasferita a Milano, per ottenere dei finanziamenti. Nell’agosto 2005 la Edilstudio è stata fusa per incorporazione nella Eleonora Immobiliare, anch’essa con sede nel capoluogo lombardo. L’unico azionista della Eleonora Immobiliare è, manco a farlo apposta, la fiduciaria del gruppo Meliorbanca, la Meliortrust. Oltre alla banca milanese con il 43,95%, c’è anche Giampiero Tasco, ex presidente del contropatto Bnl degli “immobiliaristi” Stefano Ricucci e Francesco Gaetano Caltagirone, nonché uomo di fiducia di quest’ultimo, con il 28,02%.

Da Udine al Granducato
Infine, dopo le fiduciarie si approda in Lussemburgo, via Udine. Le visure camerali riportano che primo socio dell’Udinese è la Gesapar sa, che ha sede nel granducato, con il 98,34%: Giampaolo Pozzo ne possiede le restanti briciole. Stando al Journal Officiel lussemburghese, la Gesapar è stata costituita nel luglio del 1998 da due soci fifty-fifty aventi sede a Panama: la Global Services Overseas inc. e la International Business Services inc. Ma chi c’è dietro queste due società? Il mistero è più fitto che mai.

Una Juve targata Grande Stevens
Marco Liguori
Ci sono tre fiduciarie anche nella galassia Juventus: il loro uso però non riguarda l’assetto proprietario bianconero. Il club della famiglia Agnelli stipulò nel luglio 2003 con il Comune di Torino l'atto con il quale è stato costituito il diritto di superficie per 99 anni sullo stadio Delle Alpi e sulle aree adiacenti, per appena 25 milioni di euro complessivi, ad appena 4,68 euro annui al metro quadro. La Juve bianconera ha avuto il diritto di edificare su un'area di 54mila metri quadrati un centro commerciale, una multisala cinematografica e la sede. Di conseguenza, è stata costituita la Semana, società che ha ottenuto l’appalto per la gestione e manutenzione dell’impianto torinese: il 30% è in mano alla Juve, mentre il restante 70% è di proprietà della Ese-European service engineering, costituita nel 2002. Stando alle visure camerali, l’azionariato di questa società è un autentico mistero: il 90% è detenuto dalla Nomen fiduciaria e il restante 10% dalla Simon Fiduciaria. Entrambe velano i veri proprietari delle quote. A sua volta la Nomenfid è controllata al 76,72% da un’altra fiduciaria, la Sofegi. In questa c’è una sorpresa: il 60% è di Riccardo Grande Stevens, mentre il 90% è in mano a Cristina Grande Stevens. Entrambi sono figli dell’ex presidente bianconero Franzo Grande Stevens, che a sua volta ne possiede il 10%. I due rampolli figli dell’“avvocato dell’avvocato” sono anche rispettivamente primo e secondo azionista della Nomenfid: Riccardo ne detiene il 52%, mentre Cristina il 18%. Particolare curioso: Nomenfid, Simonfid e Sofegi hanno sede a Torino in via del Carmine 10, a pochi passi dallo studio del padre, collocato al numero 2 della stessa strada. La Sofegi cistodisce anche quote della Giovanni Agneli & c., la cassaforte della “real casa” torinese. Presidente e amministratore delegato della Semana è Alessandro Gilardi, amministratore delegato della Gilardi Costruzioni Generali. Quest’ultima possiede il 27,2% della Campi di Vinovo, sui cui terreni dovrà sorgere il centro commerciale Mondo Juve: la Juventus ne è l’azionista di controllo.

Fiduciare e Lussemburgo/1

il manifesto", 12/03/04

Quando il padrone resta nell'ombra

Le società fiduciarie e estere, soprattutto lussemburghesi, sono l'ultima passione del calcio italiano per nascondere i veri azionisti dei club. Dal Brescia al Bologna, dalla Sampdoria al Napoli, così fan tutte.

Società fiduciarie ed estere, soprattutto lussemburghesi, che passione. A detenere i pacchetti di controllo di più d'una squadra del campionato italiano ci sono azionisti che si nascondono bellamente o che hanno il ponte di comando all'estero. Anche in questo il calcio non si differenzia, e non potrebbe essere altrimenti, dal resto delle imprese italiane. Occorre comunque sottolineare che tali possibilità sono previste dalla legge ordinaria. Spulciando tra le visure ci si imbatte in gustose amenità, che restano peraltro senza risposta. Le fiduciarie, si sa, servono giusto a tenersi nell'ombra. Con un bel calcio alla trasparenza. Anche perché esiste una regola della federazione, che sancisce essere «tassativamente vietato» il controllo di più d'una squadra nella stessa serie: è il dettato dell'articolo 16-bis delle Noif. Ma come fa la Federazione a sapere chi detiene il controllo se c'è chi si maschera dietro fiduciarie e società estere? La risposta la fornisce il comma 7-bis dell'articolo 15 delle Noif, che dà la facoltà alla Figc di «chiedere la comunicazione dei documenti atti a identificare le persone fisiche» che detengono le azioni: in parole povere, è un controllo che spetta alla Co.vi.soc., la nota commissione che vigila, o almeno dovrebbe, sui conti delle società. Sarà stato esercitato? Non è dato saperlo. C'è di più: la violazione del divieto «tassativo» comporta delle sanzioni risibili. Non poteva essere altrimenti visto l'andazzo delle regole nel mondo del calcio. A carico delle società è prevista un'ammenda non inferiore a 10.000 euro (nemmeno 20 milioni di vecchie lire), mentre gli azionisti, aventi partecipazioni plurime, incorrono nella sanzione di cui all'articolo 14, comma 1 lettera e del Codice di Giustizia Sportiva per un periodo non inferiore a un anno: l'inibizione temporanea a svolgere ogni attività in seno alla Figc, a ricoprire cariche federali ed a rappresentare le società nell'ambito sportivo.

La Leonessa Dubbiosa
Ma è davvero Corioni il proprietario del Brescia? Il dubbio sorge immediato: l'ex presidente del Bologna detiene il 5,06% delle «rondinelle», mentre il restante 94,94% è in mano alla Sportinvest. E chi ne sono i soci? Mistero. Si nascondono dietro due fiduciarie: il 50% è custodito dalla Solofid, che fa parte del gruppo Banca Lombarda, sponsor della squadra, l'altro 50% dalla Nazionale Fiduciaria, che appartiene alla galassia di società del finanziere Emilio Gnutti. Per quali motivi Corioni, che non teme di apparire ufficialmente nell'azionariato, dovrebbe poi nascondersi dietro almeno una delle due fiduciarie? In una situazione simile a quella del Brescia c'è la Salernitana. Aniello Aliberti compare ufficialmente come socio del club campano: ma solo di minoranza. Perché la maggioranza, e precisamente il 64,1%, è posseduta dalla fiduciaria Servizio Italia. Il presidente granata emerge invece al termine di una catena: è socio al 35,55% nella Cofin, proprietaria del 98% della Fin Sport, che a sua volta ha in mano il 35,67% della Salernitana. Per Aliberti la domanda è dunque la stessa che per Corioni.

Le regole di Cellino
Il numero uno del Cagliari è stato tra i capi della «rivolta» dell'estate scorsa, invocando il rispetto delle regole contro il ripescaggio di Catania, Genoa, Salernitana e Fiorentina. Ma l'assetto di controllo della squadra sarda è oscuro: il 99,91% è detenuto dalla Edilstudio. E' una società di Cagliari che, visura della Camera di Commercio alla mano, oltre ad avere come oggetto principale la realizzazione di iniziative produttive nell'ambito della Regione Sardegna, specialmente di tipo edilizio, risulta «inattiva». Ed è un punto interrogativo chi sia il propietario della Edilstudio: il pacchetto completo delle azioni è stato infatti dato alla Melior Trust, che è una fiduciaria il cui 10% è in mano alla banca d'affari Meliorbanca.

Viva il Lussemburgo
Il Granducato resta una meta piuttosto ambita anche nel calcio. Tutto consentito dal punto di vista legale, sia ben chiaro. In rigoroso ordine, sia di campionato di appartenenza che alfabetico, troviamo Bologna, Sampdoria, Udinese, Napoli, Ternana e Triestina.All'azionista di maggioranza del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, si arriva dopo un lungo cammino. La società rossoblu è controllata al 90% dalla Bologna Football Club 1909 Holding Spa, a sua volta in mano per il 99,99% alla Victoria srl, posseduta al 100% dalla Lorena srl. Il 70% di quest'ultima è della lussemburghese Financière Gazzoni Frascara. Anche la Sampdoria è sbarcata in forze nel Granducato. Il 99,9% è della Weissberg S.A.: il suo socio di controllo è la Banca Lombarda International S.A.. Particolare curioso: l'amministrazione della Weissberg è in mano ad un altra società lussemburghese, la Manacor S.A..L'Udinese è controllata al 96,43% dalla Gesapar S. A.: l'1,9% è in mano ad un'altra lussemburghese, la Fiveneta S. A., mentre Gianpaolo Pozzo detiene l'1,67%. Scendendo di categoria, spicca il 99,94% del Napoli Calcio S.A., controllante della società partenopea. A Terni la situazione è semplice come a Napoli: il 99,9% è in mano alla Fintad International Holding S.A. Leggermente più complicata la catena di controllo della Triestina, ma la sostanza non cambia: il 99,99% della società giuliana è detenuto dalla San Marco Finance srl, i cui soci sono, con lo 0,31% il presidente Amilcare Berti, e con il 99,69% la lussemburghese Finvalley S.A.

Non solo Granducato
L'Ancona è in mano per il 100% alla Kruger Investiment, il 99,536% del Perugia, dato in pegno a Capitalia, è però di proprietà della Kilpeck Overseas Corporation, la quota di maggioranza del Catania, pari al 74,5%, è della Audette Holdings Corporation. Curiosità finale: la Figc è ancora azionista dell'Atalanta. Beninteso, nulla di rilevante, specialmente nell'italico mondo del pallone in cui i conflitti di interesse hanno ben altra portata: ma proprio per questo cosa ci fanno quelle misere 100 azioni, pari a un valore nominale di 750mila vecchie lire, ancora in mano federale?
Marco Liguori
Salvatore Napolitano

domenica 17 febbraio 2008

fiuduciarie in casa juve

il manifesto 10/4/2004

Intrecci Bianconeri

MARCO LIGUORI E SALVATORE NAPOLITANO

Ottenuto dal Comune di Torino il diritto di superficie sul Delle Alpi, la Juventus ha affidato la gestione dello stadio a una neonata società legata attraverso due fiduciarie ai figli di Franzo Grande Stevens. Da quasi un anno presidente della vecchia signora

Via del Carmine è una lunga strada del centro di Torino, che ha più di un legame con il calcio cittadino. Verso la fine, e precisamente al numero civico 29, vi si trova infatti la sede della società granata, mentre poco dopo averla imboccata da piazza Savoia, al numero 2, c’è lo studio del presidente della Juventus, l’avvocato Franzo Grande Stevens. Proseguendo per circa duecento metri, al numero civico 10, sorge invece un palazzo signorile che fa angolo con via dei Quartieri.
l secondo piano, nello stesso ufficio, ci sono le sedi di due società fiduciarie: la Nomenfid e la Simonfid. In realtà, secondo le visure della Camera di Commercio, in quello stessopalazzo c’è anche la sede di una terza fiduciaria, la Sofegi, che controlla con il 76,72% la Simonfid. Ma al citofono la Sofegi non appare. Tutte e tre hanno un legame particolare con il mondo del calcio, che scopriremo tra poche righe.
E’ utile fare ora un passo all’indietro nel tempo e ricordare cosa è accaduto lo scorso luglio 2003: il giorno 15, il Comune di Torino e la Juventus hanno stipulato l’atto con il quale è stato costituito il diritto di superficie per 99 anni sullo stadio Delle Alpi e sulle aree adiacenti: in cambio della ormai famosa mancia di 25 milioni di euro (la miseria di 4,68 euro annui al metro quadro, quando solo per installare un banco per la vendita di libri usati o di fiori ne occorrono 76,65) la società bianconera ha avuto il diritto di edificare su un’area di 54mila metri quadrati un centro commerciale, una multisala cinematografica, la sede e il proprio museo. L’area complessiva è peraltro di circa 350mila metri quadrati. Dunque, tra le altre cose, la gestione del Delle Alpi è passata dal Comune alle mani bianconere. Occorreva perciò trovare chi se ne occupasse: con la
rapidità che contraddistingue i vertici dirigenziali, il 28 luglio la Juventus ha costituito una nuova società, la Semana, della quale detiene il 30% del capitale. Il restante 70% è in mano alla E.S.E.,
un’azienda, come si legge nel bilancio bianconero, «operante nel settore della gestione degli impianti sportivi». Infine, il 12 agosto la Juventus ha sottoscritto con la Semana un contratto di appalto per la fornitura dei servizi relativi alla gestione del Delle Alpi.
Tutto normale? Non proprio. La professionalità dei dirigenti di corso Galileo Ferraris è continuamente riconosciuta: e allora perché affidare la gestione dello stadio alla E.S.E., che, come risulta dal Registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio di Torino, è
stata costituita l’8 maggio 2002? Quali esperienze nella gestione degli impianti sportivi poteva vantare per essere scelta per un’operazione così importante? Forse, la società era di nascita
recente, ma i suoi soci avevano maturato esperienze significative. E qui si amplia il mistero. Degli azionisti della E.S.E. si sa soltanto che sono due, ma non se ne conosce l’identità: il 90% del capitale è infatti custodito dalla Simonfid, il restante 10% dalla Nomenfid. La
Juventus se ne sarà domandata il perché? Certo, è una curiosa casualità che due soci distinti affidino le proprie quote a due diverse fiduciarie, la cui sede si trova però nello stesso, identico
ufficio. Non è l’unica gustosa coincidenza: della Simonfid si è già detto che il controllo appartiene ad un’altra fiduciaria, la Sofegi. A sua volta, essa ha tre soci: Franzo, Riccardo e Cristina Grande
Stevens, ovvero padre presidente bianconero e relativi rampolli. E la Nomenfid? E’ controllata dai soli figliuoli: il 52% è di Riccardo, il 18% di Cristina. Ricapitolando, la Juventus ha affidato la gestione dello stadio Delle Alpi a una neonata società, la Semana, il cui controllo è nelle mani della E.S.E., a sua volta nata da poco, i cui azionisti hanno scelto due fiduciarie controllate dalla famiglia
Grande Stevens per farsi custodire le quote. Anche qui, come nel caso della Gea World, ci sono intrecci tra figli e genitori famosi. Saltando da un nodo all’altro, come presidente e amministratore delegato della Semana è stato nominato Alessandro Gilardi. E’ un
cognome che ricorre nelle vicende di casa Juve dal 30 giugno 2003: egli è proprio l’amministratore delegato di quella Costruzioni Generali Gilardi Spa che ha permesso alla società di corso Galileo Ferraris di chiudere con un modesto utile di 2 milioni e 150mila euro
il bilancio dello scorso anno. Tutto grazie all’originale scambio imperniato sulla cessione del 27,2% della Campi di Vinovo Spa, controllata dalla Juventus e proprietaria dei terreni di Vinovo e
Nichelino sui quali sorgerà il progetto cosiddetto Mondo Juve (con i futuri campi di allenamento delle squadre bianconere oltre a una nuova colata di cemento per mettere su un centro commerciale) al prezzo di 37 milioni e 300mila euro, con una plusvalenza di ben 32 milioni e
mezzo di euro. Perché originale? Perché, contestualmente, la Juventus ha concesso alla Gilardi il diritto di rivenderle la stessa quota appena acquistata allo stesso prezzo. Si potrebbe obiettare che se il 27,2% della Campi di Vinovo è stato valutato 37 milioni e 300mila euro
quella cifra sia congrua. Macché: facendo una semplice proporzione, quel prezzo equivale a una valutazione totale della Campi di Vinovo pari a 137 milioni e 132 mila euro. Nell’ultimo bilancio annuale, chiuso al 30 giugno 2003, essa ha ottenuto un utile complessivo pari a
4mila euro. C’è un indicatore rozzo ma efficace per capire se la valutazione è in linea con i fondamentali economici: è il rapporto tra prezzo e utili. Il valore medio storico per le società quotate in Borsa, dunque estremamente significativo, si aggira intorno a 13. Vuol
dire che, a parità di utili conseguiti, l’investimento iniziale viene ripagato in 13 anni. Come si verifica facilmente, nel caso della Campi di Vinovo, il rapporto è pari a 34.283: un imbattibile record mondiale. Peraltro, non c’è nulla di nuovo sotto il sole: pane (nella veste moderna di tanti soldi), amore (sotto forma di intrecci familiari) e fantasia(nelle valutazioni di bilancio). Ma purtroppo non è bello come il film di Luigi Comencini, interpretato da Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida.
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il pallone in confusione

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