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lunedì 7 giugno 2010

Il Milan aumenta i ricavi nel 2009 e ringrazia Kakà, Rai e Mediaset

Gli introiti sono lievitati di 89 milioni sul 2008: nel bilancio però non c’è traccia della suddivisione degli introiti derivanti da una transazione con la tv di Stato e con la società del gruppo Fininvest. I costi superano le entrate di 35,6 milioni e sono lievitati dai 287,1 del 2007 a 317,6 milioni. In particolare, gli stipendi dei calciatori presentano un trend in forte ascesa: dai 124,9 milioni del 2007, ai 148,6 del 2008, fino ai 148,9 milioni del 2009

Il bilancio chiuso al 31 dicembre scorso dal Milan si è chiuso con una perdita a livello di gruppo pari a 9,8 milioni di euro (66,8 nel 2008), mentre il “rosso” civilistico (riguardante la sola squadra di calcio) è ammontato a 18,9 milioni (76,9 milioni nel 2008). Il miglioramento del risultato negativo è avvenuto a causa del consistente rafforzamento dei ricavi: a livello di gruppo 327,6 milioni contro i precedenti 237,9, a livello civilistico 307,7 milioni rispetto ai 218,7 milioni del 2008. Ciò è dovuto a tre voci: plusvalenze calciatori, ricavi da Champions League e componenti non ricorrenti dovuti agli accordi di transazione con Mediaset e Rai. Lo spiega nelle relazioni sulle gestioni il vicepresidente vicario e amministratore delegato Adriano Galliani: il «valore della produzione include le plusvalenze derivanti dalla cessione dei diritti alle prestazioni dei giocatori ammontanti a euro 74 milioni per il 2009 e a euro 20,5 milioni per il 2008». La parte del leone nella prima voce spetta a Kakà, la cui plusvalenza per la cessione al Real Madrid ammontata a 62,7 milioni, seguito da Gourcuff venduto al Bordeaux con plusvalenza di 11,2 milioni.

Riguardo agli accordi con Mediaset e Rai, Galliani spiega in maggior dettaglio a pagina 106 del documento contabile che ammontano a «euro 20,3 milioni per i proventi non ricorrenti relativi alle transazioni con il gruppo Rai e con la società Rti spa (Gruppo Mediaset) per la titolarità dell’archivio delle immagini delle partite casalinghe di Ac Milan relative a specifiche stagioni sportive (cd. “Library Milan”) e per lo sfruttamento nel tempo di tale archivio». Sembra davvero strana la formula adottata con una società facente parte dello stesso gruppo finanziario, ossia la Fininvest: non si capisce quale sia la necessità di sottoscrivere un accordo transattivo. L’unica spiegazione può essere questa: una sorta di “par condicio” con la Rai. Nel bilancio del Milan non c’è traccia della suddivisione tra la parte degli introiti derivante dalla tv di Stato e quella proveniente dalla società del gruppo Mediaset. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che la società di via Turati non ha obblighi di maggior trasparenza, cosa invece dovuta per le aziende quotate in Borsa. Quanto ai maggiori proventi da partecipazione alle competizioni Uefa, si segnalano i proventi da diritti tv della Champions League pari a 20,4 milioni (7,4 milioni nel 2008). Pressoché invariati i ricavi complessivi per i diritti tv (Sky e Mediaset) pari a 107,2 milioni. Risultano incrementati da 5,3 a 6,5 milioni i ricavi derivanti dall’attività di merchandising e licencing del Gruppo Milan. Tutto ciò fa comprendere che il Milan è una società sempre più dipendente da tv, Champions League e plusvalenze calciatori: nella composizione dei ricavi il merchandising occupa appena il 10% contro il 40% dei proventi televisivi, il 23% delle plusvalenze e il 18% delle coppe internazionali. Ancora più bassi gli introiti da sponsor, pari al 9%. Tuttavia, grazie alla potenza del suo azionista di riferimento, non sarà un problema neppure la prossima ripartizione collettiva dei diritti televisivi prevista dalla legge Melandri-Gentiloni, il cui meccanismo è riportato sinteticamente nella relazione sulla gestione, che dovrebbe portare un decremento di questo introito nelle casse del club rossonero e in quello delle altre grandi del calcio nostrano in favore delle piccole.

Anche se non costituiscono fonte di preoccupzione, a causa del costante apporto di “mamma” Fininvest, i costi dell’Ac Milan spa sono lievitati in modo esponenziale dal 2007 al 2009. Tre anni fa, ammontavano a 287,1 milioni, nel 2008 erano 307,5 mentre l’anno scorso sono lievitati a 317,6. La spiegazione la fornisce sempre Galliani nella relazione sulla gestione: «Tale incremento si riferisce in particolare per 3,8 milioni alla voce salari e stipendi tesserati principalmente a seguito di premi erogati a fronte delle prestazione sportive; per 4,1 milioni alla voce “costi per servizi”». Insomma, è l’effetto di un circolo vizioso: se aumentano i ricavi attraverso risultati sportivi soddisfacenti, si incrementano anche i costi dovuti ai premi dovuti alle stelle rossonere Ronaldinho, Pato e compagnia. Tuttavia, scendendo nel dettaglio delle ultime tre stagioni si nota che anche il costo degli stipendi per i calciatori presenta un trend in forte ascesa: dai 124,9 milioni del 2007, ai 148,6 del 2008, fino ai 148,9 milioni del 2009. Insomma, se si hanno giocatori di grido bisogna pagarli profumatamente, ma i ricavi non riescono a compensare i costi: l’anno scorso lo squilibrio riguardante l’Ac Milan spa ha raggiunto i 9,9 milioni. Chissà se alla società posseduta dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ascolteranno le parole pronunciate ieri dal ministro della Semplificazione amministrativa Roberto Calderoli: «Le società di calcio ridimensionino gli ingaggi dei calciatori». Ciò però contrasta con il desiderio dei tifosi rossoneri che vogliono che la società investa molto, acquisendo fuoriclasse per rafforzare la squadra e puntare a nuove vittorie.

Il bilancio civilistico del Milan presentava alla fine dell’anno scorso un forte squilibrio finanziario: debiti per 463,1 milioni (di cui 163,7 milioni con le banche) contro 157 milioni di crediti. Il patrimonio netto, ossia i mezzi propri, è positivo per 26,9 milioni: a livello di gruppo è negativo per 71,9 milioni, ma ciò non comporta interventi di ricapitalizzazione. Tutto questo non rappresenta fonte di preoccupazione per una società coperta dalle robuste spalle del suo azionista al 99,92973%. Innanzitutto il club rossonero è coperto dal rischio di liquidità poiché «gode di un adeguato ammontare di linee di credito committed – spiega Galliani nelle relazioni sulla gestione – a fronte di lettere di “patronage” della controllante Fininvest spa per ammontare di euro 390,0 milioni». L’anno scorso l’importo garantito dalla holding della famiglia Berlusconi presso le banche era leggermente inferiore: 329,9 milioni. In più la Fininvest ha versato in conto capitale 18,5 milioni per sostenere il proprio “figlio”: inoltre, nello scorso gennaio «a richiesta della società (NDR il Milan) ha provveduto a convertire – si legge nella relazione sulla gestione - parte di un finanziamento oneroso per 1,7 milioni in versamento in conto capitale e/o copertura perdite». In virtù dell’adesione alla normativa sul consolidato fiscale, il Milan ha trasferito alla capogruppo una «remunerazione dei vantaggi fiscali» sotto forma «di perdite fiscali», si legge nella nota integrativa, pari a 16,6 milioni. Insomma, competere con una realtà così è praticamente impossibile per gran parte delle squadre del nostro campionato (o meglio della nuova Lega di Serie A) che sono costrette a fare i salti mortali per far quadrare i conti. Lo strapotere rossonero è evidenziato anche da altre due voci. La prima riguarda debiti verso società di factoring per 103,7 milioni «per anticipazioni di crediti futuri – si legge ancora nella nota integrativa – in riferimento a contratti di natura commerciale». A ciò si aggiungono 22,7 milioni di risconti passivi per «fatturazione anticipata dei diritti televisivi – spiega il documento di bilancio rossonero – per la trasmissione a pagamento delle partite casalinghe di campionato della stagione 2009/10, di alcuni contratti commerciali, alle quote della campagna abbonamenti campionato – edizione 2009/2010 incassate al 31 dicembre 2009 di competenza del periodo 1 gennaio 2010 – 30 giugno 2010». In totale 126,4 milioni già anticipati e riscossi. Dulcis in fundo, Galliani spiega nella relazione sulla gestione di aver sottoscritto «nuovi contratti commerciali che decorreranno dalla stagione sportiva 2010/2011 del complessivo valore di minimi garantiti di euro 32,7 milioni per ogni stagione sportiva e con ultima scadenza nel 2017».

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE

sabato 30 maggio 2009

Potere rossonero, gestione no problem











Secondo il bilancio 2008 del Milan, le lettere di "patronage" del gruppo Fininvest emesse a garanzia per la propria controllata consentono di ottenere dalle banche linee di credito commited per 329,9 milioni

Tenete presente molto bene questa percentuale e questa cifra riguardanti il Milan: 99,92973% e 329,9 milioni di euro. Entrambe sono strettamente e indissolubilmente legate tra loro. La prima rappresenta il controllo pressoché totale della Fininvest sulla società rossonera: il collegio sindacale nella sua relazione evidenzia che «esercita l’attività di direzione e coordinamento nei suoi confronti». La seconda è illustrata nella relazione sulla gestione all’ultimo bilancio chiuso al 31 dicembre 2008, nella parte dedicata ai rischi di liquidità: «la società gode di un adeguato ammontare di linee di credito committed, a fronte di lettere di “patronage” della controllante Fininvest spa per un ammontare di euro 329,9 milioni». E’ spiegata tutta qui la strapotenza del Milan: la holding della famiglia Berlusconi garantisce presso le banche per la sua controllata calcistica per reperire i fondi necessari per far fronte agli impegni, attraverso linee di credito da rimborsare non prima di una data prestabilita. Per capire meglio la portata del “patronage” occorre tradurre la cifra nel vecchio conio: ammonta a 638,8 miliardi di lire. Una cifra enorme che lascia comprendere le spalle larghe che coprono il Milan: competere con una realtà così, è praticamente impossibile per gran parte delle squadre del nostro campionato, che sono costrette a fare i salti mortali per far quadrare i conti. Per meglio dire, per le società appartenenti alla nuova Lega di serie A, nata da poche settimane, destinata ad essere dominata ancor di più della vecchia Lega Calcio (che comprendeva anche la serie B), oltre che dal Milan berlusconiano, anche dall’Inter di Massimo Moratti e dalla Juventus di Casa Agnelli.

I 329,9 milioni coprono dunque le esigenze della società rossonera. Non creano problemi i 76,99 milioni di euro di perdita del Milan spa e i 66,84 milioni a livello consolidato, in netto aumento rispettivamente dai precedenti passivi di 32 e 31,72 milioni. Ci ha pensato “mamma” Fininvest a coprire le perdite con una serie di versamenti in conto capitale. Il “figlioletto” Milan ha bisogno di denaro? E’ presto fatto. Nella relazione sulla gestione si legge infatti che «nel corso del mese di febbraio 2009 l’azionista di maggioranza Fininvest spa, a richiesta della società (ossia del Milan NDR), ha provveduto a concedere un finanziamento oneroso dell’importo di euro 15,0 milioni». Non sono dunque un problema neppure i 110,8 milioni di debiti dell’Ac Milan spa verso le banche e neanche avere dalle società di factoring circa 114 milioni «per anticipazioni di crediti futuri in riferimento a contratti di natura commerciale» come si legge nella nota integrativa. E a proposito di sistema bancario, “no problem” neppure per le fideiussioni emesse per la sontuosa campagna acquisti della scorsa estate: 10,5 milioni per Ronaldinho e 4,5 milioni per Zambrotta. La strapotenza dell’appartenenza alla galassia berlusconiana si nota anche in una voce dei ricavi. Nelle entrate da diritti tv, ammontate a oltre 109 milioni dai precedenti 102, si nota l’incremento di oltre 10 milioni di euro di quelli versati dai contratti con Rti (società del gruppo Mediaset, ossia Fininvest) cui è stata affidata anche la trasmissione del trofeo “Luigi Berlusconi” che fino all’esercizio precedente era a cura di Sky ed è dunque ritornato in famiglia. La stessa Rti ha esercitato nel gennaio 2008 «il diritto di opzione del contratto di licenza del febbraio 2006 relativo ai diritti di ripresa e trasmissione delle partite interne di campionato per la stagione 2009/10». Figuriamoci se non l’avesse fatto: sarebbe stato un evento più unico che raro all’interno del gruppo Fininvest che, ricordiamo, ha sede a Roma, in largo del Nazareno, e non a Segrate come comunemente si pensa.

Ma c’è di più: il rosso di bilancio crea anche una perdita tributaria. Essa, ai sensi della normativa vigente sul consolidato fiscale, crea un beneficio pari a circa il 33% sull’Ires della capogruppo. Stando alla nota integrativa al bilancio 2008 il Milan, consolidato fiscalmente all’interno del gruppo Fininvest, ha prodotto la voce “remunerazione per vantaggi fiscali trasferiti”. Stando al documento, ciò «rappresenta il provento connesso ai vantaggi fiscali trasferiti alla consolidante Fininvest spa, sotto forma di perdite fiscali». Tale vantaggio ammonta a 23,35 milioni: un sostanzioso “aiutino”, autorizzato dalla legge e dunque perfettamente lecito, ancor più cospicuo rispetto ai 13,54 milioni dell’anno precedente.

Di conseguenza, data la potenza del gruppo a cui appartiene il Milan non costituisce una difficoltà anche la riduzione dei ricavi da 257,8 a 218,7 milioni. La differenza con i costi, pari a 307,5 milioni (287,1 milioni nel 2007), è passata a 88,8 milioni dai precedenti 29,29. E non sarà un problema neppure la nuova ripartizione collettiva dei diritti televisivi prevista dalla legge Melandri-Gentiloni, il cui meccanismo è riportato sinteticamente nella relazione sulla gestione, che dovrebbe portare un decremento di questo introito nelle casse del club rossonero e in quello delle altre grandi del calcio nostrano in favore delle piccole. Sempre che non si voglia cambiare questa norma e riportare tutto come prima, con la contrattazione dei diritti tv svolta da ogni singola società con ciascun operatore. Su essa pende il ricorso presentato da Sky nel marzo 2008 presso il Commissario dell’Ue alla concorrenza, Neelie Kroes. Il vicepresidente vicario del Milan, Adriano Galliani, lo commentò così all’Ansa: «secondo noi è il primo in ordine cronologico e altri ne seguiranno anche davanti ad altri organi giurisdizionali». E il proprietario del Milan, Silvio Berlusconi, dichiarò lunedì 10 marzo su Antenna 3, al programma “Lunedì di rigore” condotto da Fabio Ravezzani che «è chiaro che incombe in Italia la possibilità di vedere ridotte le disponibilità delle grandi squadre e quindi ridotte le loro possibilità di competere con i grandi club europei». Il futuro presidente del Consiglio concluse così: «Immagino che bisognerà intervenire in una direzione diversa da quella che è stata ipotizzata dal governo della sinistra». Forse si sta attendendo l’esito del ricorso di Sky per fare la prima mossa.

Marco Liguori

Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte

giovedì 26 marzo 2009

Nuovo regolamento in Lega Calcio: nulla di fatto

Si è conclusa con un nulla di fatto la riunione del Consiglio di Lega che avrebbe dovuto approvare il nuovo regolamento da proporre alla assemblea generale del 31 marzo, manovra preliminare per dare il via alle elezioni del nuovo governo del calcio. Ma più che affrontare le questioni tecniche del regolamento, i dirigenti della serie A e della serie B hanno tentato di trovare un accordo: «La serie B pone delle questioni, è il solito do ut des: prende spunto da questa situazione per chiedere qualcosa. Ma credo che troveranno una sistemazione», aveva anticipato il presidente del Palermo Maurizio Zamparini lasciando prima degli altri la lunga riunione del Consiglio di Lega alla quale è seguita una riunione informale della serie A. Ipotesi che si è poco dopo rilevata errata: nessun accordo. Ora, se non verrà nel frattempo convocata un'altra riunione del Consiglio, si potrebbe portare la decisione direttamente in assemblea generale che è l'appuntamento già convocato. Tuttavia, secondo Adriano Galliani «il commissariamento è un'ipotesi remota. Se il 31 marzo non eleggeremo nessuno vuol dire che non avremo rappresentanza in Federazione, ma non significa che il giorno dopo arrivi un commissario». Rispetto alle obiezioni avanzate dalla serie B e alle possibilità di superarle positivamente, l'amministratore delegato del Milan ha commentato in milanese: «L'è dura».
Fonte: Ansa

giovedì 19 marzo 2009

Gattuso:«Sono d'accordo alla riduzione del mio ingaggio»

Ringhio: «Ne ho già parlato con Galliani». E riguardo ai compagni: «Non posso certo fare il portavoce, io parlo per me»

«In periodi così io sono favorevole all'eventuale riduzione dell'ingaggio». Rino Gattuso è pronto a fare sacrifici economici per affrontare la crisi. Ieri Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, parlando della crisi economica ha previsto che nel prossimo mercato estivo tutti i club saranno costretti a tirare la cinghia. Il centrocampista rossonero è pronto a dare l'esempio: «Ne ho già parlato con Galliani. Se la società mi chiederà una riduzione io sono pronto», dice Gattuso in una dichiarazione riportata dal sito ufficiale del Milan. A chi gli domanda se il "diavolo" avrebbe potuto battere il Manchester United in Champions League, il giocatore risponde: «Nella partita secca noi possiamo ottenere risultati imprevedibili. Per noi comunque adesso è importantissimo tornare in Champions, un anno di Coppa Uefa è stato pesante».
Fonte: Adnkronos

«Sono favorevole ad un ridimensionamento delle cifre del calcio». Rino Gattuso raccoglie l'appello di Adriano Galliani che ha ieri sottolineato la necessità di un mercato che, per effetto della crisi internazionale, dovrà essere "esangue" nelle cifre, sia quelle da pagare per i cartellini dei nuovi acquisti, sia per quanto riguarda gli ingaggi. E si dice disposto anche ad affrontare eventuali discorsi di riduzione di ingaggi. «Se si parla di crisi, è giusto che ci sediamo e ne parliamo», ha detto Gattuso a margine della presentazione di una iniziativa della sua Onlus per il rifacimento di un impianto sportivo a Corigliano Calabro, la sua città di origine. Gattuso comunque non si è detto preoccupato che la crisi incida particolarmente sul futuro del Milan: «Se la crisi ce l'ha il Milan, ce l'hanno anche le altre società - ha spiegato il centrocampista rossonero - non sarà certo solo il Milan ad esserne penalizzato. Poi dopo sono d'accordo con Galliani quando afferma che la differenza tra noi e altre squadre inglesi è fatta soprattutto dagli stadi moderni e dalle diverse possibilità di trarne ricavi importanti che vanno sui bilanci di fine anno». Ma i calciatori saranno disposti ad accettare la necessità di ridurre le spese del calcio? «Non posso certo fare il portavoce dei miei compagni - ha risposto il centrocampista rossonero - io parlo per me. Sono dieci anni che indosso la maglia del Milan, ho tanta riconoscenza per questa società e se mi viene chiesto qualcosa, sono disposto a sedermi ed a parlarne».
Fonte: Ansa

venerdì 5 dicembre 2008

Galliani:«Nessun crac in serie A, rischi contrazione pesante»

L'azienda calcio è in crisi rischia di fallire. Lo ha denunciato anche ieri sera in un'intervista a Sky Sport24 il presidente della Lega Pro Mario Macalli. Per Adriano Galliani però non c'è alcun pericolo, almeno per il calcio di serie A. "La A non rischia il crac - spiega l'ad del Milan intervistato da La Repubblica - Però una pesante contrazione, quella sì. E questo perché il calcio italiano non è autosufficiente. E' un sistema in perdita. Con i buchi dei bilanci che vengono risanati dai proprietari, a fondo perduto. In Italia i presidenti hanno le spalle coperte. Il fatturato di una grande squadra è dato per il 65% dai diritti Tv, per il 25% dalle sponsorizzazioni e dal marketing e per il 10% dalla biglietteria. La recessione non porterà un grande calo di abbonamenti a Sky, Mediaset e La7. Non credo che il nostro paese arrivi a questo punto di povertà endemica tale che la gente non potrà più permettersi di comprare la partita a cinque euro. E non credo nemmeno che il problema arriverà dalla biglietteria. Le sponsorizzazioni? Le aziende fanno meno utili e potrebbe accadere domani quello che accade oggi con i giornali e le tv. Grossi tagli di budget". Della Valle ha parlato di imbarazzo a livello morale nel vedere in campo calciatori che guadagnano tanto e gente sugli spalti che non arriva a mille euro al mese. "A livello morale siamo d'accordo - spiega Galliani - Però non posso non considerare che il mondo dello show business funziona così. Bruce Willis prende 30 milioni a film. Una star della canzone 8 milioni a concerto".
Fonte: Agi

lunedì 15 settembre 2008

Galliani a Telelombardia:«Mai pensato di sostituire Ancelotti»

«Nè la proprietà nè tantomeno il sottoscritto hanno mai pensato di sostituire l'allenatore». Adriano Galliani, vicepresidente vicario e amministratore delegato del Milan, in un'intervista a Telelombardia e Antenna3 dopo l'incontro odierno con Carlo Ancelotti, ha voluto seccamente smentire le voci riguardanti l'eventuale esonero del tecnico.
«L'incontro è andato bene - ha proseguito Galliani - non era solo con il nostro allenatore, ma anche con il preparatore atletico Tognaccini e con Jean Pierre Meersseman. Abbiamo parlato di tutto, abbiamo affrontato tutti i problemi per piu' di due ore e la vita continua». Il giornalista di Telelombardia ha domandato se il problema del Milan sia più fisico o psicologico. «Non lo so ha risposto Galliani - non credo sia psicologico. Domani faremo tutta una serie di test, di analisi e continuiamo». Saranno decisive le prossime quattro partite? ''Non c'e' nulla di decisivo, ho sentito adesso altre televisioni che dicevano cose incredibili e false, quindi non esiste. Ne' la proprieta' ne' tanto meno il sottoscritto hanno mai pensato di sostituire l'allenatore''. Bisognerà vedere cosa accadrà nel ciclo di risultati fino al derby con l'Inter.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Oltre 10800 firme per la petizione "Berlusconi vendi il Milan"

Dopo il "raffredamento" dovuto all'acquisto di Ronaldinho, la sconfitta contro il Genoa ha fatto ripartire la petizione rivolta al numero uno rossonero

E' arrivata a 10884 firme la petizione "Berlusconi vendi il Milan" reperibile sul sito http://www.firmiamo.it/berlusconivendiilmilan Il testo è stato inserito il 2 luglio scorso sul sito www.firmiamo.it da un gruppo di tifosi rossoneri. La protesta contro il proprietario del Milan aveva perso di intensità verso la fine di luglio, quando era stato acquistato Ronaldinho dal Barcellona. Ma dopo la disfatta di ieri contro il Genoa e la messa in discussione di Ancelotti sulla panchina rossonera, sembra che abbia ripreso vigore.
Nel testo i promotori spiegano che «chi ama il Milan non può non capire la situazione difficile di questi anni a livello di mercato. Galliani nelle sue interviste manifesta continuamente la mancanza di risorse economiche,la differenza di introiti, di fisco e di cultura calcistica nei confronti di Spagna e Inghilterra e questo ci fa pensare ad un futuro piuttosto che sereno. Oltretutto il nostro presidente non ha più intenzione di investire nella società e da quando è in politica il Milan non è più competitivo economicamente in Europa». I tifosi sottolineano che «questo succede (oltre ai fattori che cita Galliani nelle interviste) per il famoso conflitto di interessi. Un patron di una società non può governare l'Italia per cercare di risollevarla e poi spendere fior fior di euro per la stessa. In effetti questo ragionamento è logico e va bene per tutti, ma non per noi. Non possono essere i milanisti a pagare per risollevare le sorti dell'Italia e degli Italiani». 
Il gruppo di sostenitori rossoneri non risparmiano dalle loro critiche anche la holding berlusconiana. «Oltretutto c'è una politica assurda di Fininvest che è quella di non investire più con forza nel Milan. Tutto questo dovrebbe metterci i brividi, dovrebbe farci riflettere tutti. Siamo grati al presidente per tutto quello che ha fatto per il Milan e per noi tifosi,ma la verità è che negli ultimi anni 2 anni quello che abbiamo vinto è frutto di un miracolo della squadra».
Gli autori della petizione ricordano che «poiché non si vive sempre di miracoli e di fortuna, io chiedo a tutti i tifosi che come me hanno a cuore le sorti del Diavolo: se sono questi i presupposti potrà esserci un futuro degno di questi colori? Fuori gli attributi popolo rossonero, facciamoci sentire in modo serio, per una petizione forte e manifestiamo liberamente le nostre delusioni». Il testo si conclude con un appello accorato: «Firmiamo e cerchiamo di ridare al Milan la dignità che gli spetta. Per il bene di tutti ma specialmente del Milan, caro presidente vendi e restituiscici l'orgoglio di essere milanisti!!!!!»
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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