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mercoledì 19 novembre 2008

Sei recidivo? La giustizia sportiva chiude un occhio

"il pallone in confusione" ha pescato in fallo ancora una volta Gianpaolo Tosel che non ha sanzionato in modo più severo Atalanta, Roma e Lazio, le cui tifoserie si sono rese responsabili di analoghe violazioni già sanzionate in precedenza


Permettete una parola? La recidiva, pur essendo contemplata nel codice di giustizia sportivo, non è spesso applicata dal giudice sportivo Gianpaolo Tosel. La riflessione, la seconda in 15 giorni, è d’obbligo, visto che già una settimana fa abbiamo trattato della "dimenticanza" riguardo al Milan. Stavolta riguarda due casi: l’Atalanta e il duo Roma-Lazio. Premessa fondamentale: occorre innanzitutto capire il senso della parola "recidiva". Secondo il vocabolario Zingarelli significa: «Nuovo reato di chi ha subito precedente condanna o per colpa analoga (recidiva specifica) o per una d’altro genere (recidiva generica)».
E veniamo al primo caso, l’Atalanta: prima, durante e dopo la partita contro il Napoli di domenica scorsa è successo di tutto. Immaginiamo pure che i giornalisti napoletani, nonostante le chiare ed evidenti testimonianze esposte in modo particolare da quelli di Canale 9 di Radio Marte e de Il Mattino, si siano inventati le giaculatorie offensive del pubblico nerazzurro contro la squadra azzurra, la città e i suoi abitanti (incluso lo striscione di "benvenuto" a Reja e ai suoi uomini sabato scorso esposto durante l’allenamento a Osio Sotto), gli sputi e gli oggetti lanciati in sala stampa, i cori a fine partita contro di essi e i loro colleghi "nordisti" (cliccare qui per vedere il video). Rimuoviamo quindi tutto ciò e restiamo a quanto affermano i comunicati della Lega calcio sulle decisioni di Tosel. Riguardo alla società bergamasca, il numero 127 del 18 novembre recita testualmente: «Nel corso della gara Atalanta-Napoli sostenitori della Soc. Atalanta, nel proprio settore, accendevano un fumogeno e facevano esplodere un petardo». In merito, il giudice sportivo ha deciso «di non adottare provvedimenti sanzionatori». Inoltre, Tosel ha sanzionato con un ammenda di 1000 euro la «Soc. Atalanta per avere suoi sostenitori, al 30° del secondo tempo, intonato un coro ingiurioso nei confronti degli Ufficiali di gara». Facciamo scorrere all’indietro la moviola della giustizia sportiva e troviamo che la squadra nerazzurra è stata già sanzionata quattro volte per lancio di fumogeni e petardi, di cui uno il 27 ottobre contro i tifosi del Milan ospiti nello stadio "Atleti Azzurri d’Italia". Inoltre, nella stessa partita contro la squadra rossonera fu «al 28° del primo tempo intonato un coro ingiurioso nei confronti del Direttore di gara». Questi fatti costituiscono recidiva specifica prevista all’articolo 21 del codice di giustizia sportiva. Il quale recita: «Salvo che la materia non sia diversamente regolata, alle società, nonché ai dirigenti, ai tesserati delle società, ai soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che abbiano subito una sanzione per fatti costituenti violazione dei regolamenti federali e che ricevano altra sanzione per fatti della stessa natura nella medesima stagione sportiva, è applicato un aumento della pena determinato secondo la gravità del fatto e la reiterazione delle infrazioni». Quindi, questa norma non prevede sconti e attenuanti: nel caso dell’Atalanta, la società avrebbe dovuto subire una sanzione più severa. Tosel, nel comunicato dell’8 settembre scorso, aveva stabilito la chiusura delle curve del San Paolo poiché «i tifosi napoletani, o sedicenti tali, procedevano ad un intenso lancio di oggetti vari (bottigliette, monete e così via), di bengala accesi e di petardi contro gli addetti alla sicurezza della società ospitante e nel settore occupato dalla tifoseria avversaria». Due pesi e due misure.

E veniamo alla coppia Roma-Lazio. In questo caso il giudice sportivo ha sanzionato la società giallorossa con 25mila euro e quella biancoceleste con 15mila per aver fatto esplodere una serie di petardi e acceso alcuni fumogeni. In più, si legge nel comunicato del 18 novembre scorso, i sostenitori di entrambe le società hanno «forzato il cordone degli stewards, ingaggiavano una violenta colluttazione, sedata dal pronto intervento delle Forze dell’Ordine, senza conseguenze lesive per alcuno». Anche in questo caso bisogna sottolineare che l’uso di bengala, fumogeni e petardi è stato ripetuto diverse volte da entrambe le tifoserie della Capitale: la Lazio è stata sanzionata tre volte, mentre la Roma due. Ma anche in questo caso l’articolo 21 sulla recidiva non è scattato, analogamente al caso del Milan. E come una settimana fa ripetiamo il nostro appello: qualcuno ci dia spiegazioni per favore, ne va del credito della giustizia sportiva.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto (tratta da http://www.triestecittadellascienza.it/): il giudice sportivo Gianpaolo Tosel
Clicca su http://marcoliguori.blogspot.com/2008/11/il-forum-dei-tifosi-la-giustizia.html per dire la tua opinione sulla giustizia sportiva

martedì 4 novembre 2008

Esclusivo/L’errore di Tosel favorisce il Milan

"il pallone in confusione" ha rilevato che il giudice sportivo non ha applicato l’articolo 21 del codice di giustizia sportiva, riguardante il comportamento scorretto recidivo dei sostenitori rossoneri che hanno urlato cori razziali contro i napoletani, sia durante la gara col Siena sia in quella contro il Napoli

Permettete una parola? Il giudice sportivo, Gianpaolo Tosel, ha commesso un altro errore dopo quello rilevato due mesi fa in occasione di Roma-Napoli. Stavolta lo sbaglio riguarda la mancata applicazione della recidiva, prevista all’articolo 21 del Codice di giustizia sportiva, al Milan. E in cosa consiste questo comportamento reiterato illecito dal punto di vista sportivo della società rossonera? Esso non è stato rilevato da Tosel nei comunicati 111 e 117 e riguarda i cori razzisti dei suoi sostenitori nei confronti di Napoli e dei napoletani, cantati allo stadio Meazza come una giaculatoria demenziale sia al 44° minuto del primo tempo della partita di mercoledì scorso col Siena, sia al 2° minuto della gara di domenica scorsa contro gli azzurri. Anzi, per meglio dire, nel testo si parla di «un coro costituente espressione di discriminazione territoriale» nei «confronti della tifoseria avversaria». Questo comportamento è previsto e sanzionato al numero 3 dell’articolo 11 del Codice di giustizia sportiva.
Dov’è l’errore del giudice sportivo? Consiste nel fatto che il coro razzista è stato urlato per due volte consecutive in altrettante gare di campionato, a quattro giorni di distanza l’una dall’altra: siamo dunque in presenza di un comportamento illecito ripetuto, ossia recidivo. Anzi, Tosel ha sanzionato il Milan per la partita col Siena con un’ammenda di 5mila euro, riconoscendo le circostanza attenuanti ex articolo 13. E per quello cantato nella partita col Napoli? L’importo della sanzione è stata addirittura dimezzata rispetto alla precedente, sempre col riconoscimento delle stesse attenuanti. Tosel si è dimenticato però di applicare ai milanisti l’articolo 21 comma 1, riguardante appunto la recidiva. Ecco cosa prevede il testo: «Salvo che la materia non sia diversamente regolata, alle società, nonché ai dirigenti, ai tesserati delle società, ai soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che abbiano subito una sanzione per fatti costituenti violazione dei regolamenti federali e che ricevano altra sanzione per fatti della stessa natura nella medesima stagione sportiva, è applicato un aumento della pena determinato secondo la gravità del fatto e la reiterazione delle infrazioni». Quindi il Milan doveva subire una punizione più grave: invece, è stato premiato rispetto alla partita con il Siena con la diminuzione da 5mila a 2500 euro della sanzione. «Tosel ha sbagliato – ha spiegato a “il pallone in confusione” l’avvocato Fabio Turrà – poiché non ha tenuto conto della recidiva prevista dall’articolo 21. Anzi, in questo caso la recidiva è specifica ed è molto più grave di una fattispecie generica».
Insomma, il Napoli e i napoletani non solo hanno perso la partita contro il Milan (il cui risultato, si badi bene, è comunque indiscutibile e inopinabile) ma sono rimasti vittime dell’ennesima ingiustizia. Ultima osservazione. Cosa vuol dire la frase che attenua le responsabilità del Milan: «avere la Società concretamente operato con le forze dell'ordine a fini preventivi»? Cosa ha usato contro i suoi tifosi che urlavano i cori incivili contro il Napoli e i napoletani: ha usato il napalm o i lanciafiamme? O più semplicemente ha fatto arrestare o segnalare alcuni di loro? Basta, come ha scritto Tosel, che la società del gruppo Fininvest abbia rivolto «a mezzo display, reiterati inviti al fine di dissuadere il pubblico da tale deprecabile comportamento»? E se non avesse avuto il tabellone luminoso, sarebbe bastato l’avviso con gli altoparlanti? Sembra un modo molto “pilatesco” di ottenere un’attenuante. In più, il giudice sportivo sottolinea «che non è stata rilevata, come riferito dai collaboratori della Procura Federale, una chiara manifestazione di dissenso da parte di altri sostenitori ex art. 13, n. 1, lett. a) CGS». Insomma, il resto del pubblico presente allo stadio Meazza non ha contestato i cori barbari. Qualcuno ci dia spiegazioni per favore: ne va del credito della giustizia sportiva.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Nella foto, tratta da http://www.calcioblog.it, tifosi del Milan

venerdì 12 settembre 2008

L’avvocato Cincotti: «Controlli preventivi per evitare l’accesso allo stadio dei violenti»

Il legale napoletano abbonato al Napoli, che ha chiesto al Tar la sospensione della sentenza di Tosel, spiega a “il pallone in confusione” il rimedio per bloccare i tifosi indesiderabili. Se il suo ricorso fosse accolto, le curve del San Paolo potrebbero essere riaperte

«Non è pensabile di demandare la soluzione dei problemi alla parte sana della società. Questa è la tesi di fondo nel mio ricorso presentato giovedì scorso al Tar». Questa è l’opinione dal 46enne avvocato Carlo Cincotti, storico abbonato della curva B del San Paolo, raccolta in questa intervista da “il pallone in confusione”, riguardante il ricorso presentato al Tribunale amministrativo del Lazio contro la Federcalcio per ottenere, si legge nel testo, «l’annullamento previa sospensione della sentenza emessa l’8 settembre 2008 dal giudice sportivo della Figc, Giampaolo Tosel». In essa è stata stabilita la chiusura delle curve dell’impianto di Fuorigrotta, dapprima fino al 31 ottobre e, dopo l’appello in Corte di Giustizia Federale, fino al 20 ottobre. Nel ricorso, presentato assieme a un gruppo di colleghi tifosissimi e abbonati anche loro in curva, il legale evidenzia «il danno grave e irreparabile» derivante per tutti loro dalla sentenza di Tosel, «che li pregiudica nel proprio diritto di vivere quell’emozione già, per così dire, “prenotata” attraverso l’acquisto dell’abbonamento, di assistere a determinate partite della propria squadra del cuore, squadra che seguono da anni con passione, costituendo la passione per la stessa uno dei pochi diversivi al ritmo serrato della loro vita lavorativa». Un’importantissima conseguenza dalla sospensione potrebbe averla anche il Napoli, che vedrebbe sparire la sanzione decisa dalle curve assieme alla riapertura delle curve.

Avvocato come mai ha voluto presentare questo ricorso?
«Mi sembra chiaro che io e i miei colleghi, come la gran parte dei tifosi napoletani perbene, siamo vittime di un provvedimento che ci penalizza fortemente. E’ ingiusto che dobbiamo pagare per i comportamenti di alcuni scalmanati, vietandoci la visione delle partite del Napoli. Che c’entriamo con loro?».
Quindi la giustizia sportiva vi ha accomunati agli esagitati?
«Proprio così. Ma non si può demandare alla parte sana della società di risolvere i problemi dell’ordine pubblico negli stadi».
Ma il biglietto nominativo non avrebbe dovuto selezionare gli accessi negli stadi?
«E’ stato istituito il biglietto nominativo, ma chiunque può lo può acquistare».
Potrebbe sottolineare meglio questo aspetto?
«Mi spiego meglio. La norma impedisce l'ingresso allo stadio esclusivamente a coloro che non hanno un documento di riconoscimento, ma permette a chiunque sia in grado di esibire un documento di acquistare il biglietto a prescindere dalla sua condotta penale».
Quindi i pregiudicati possono entrare: c’è un rimedio?
«All'atto della richiesta del documento e della vendita del titolo nominativo dovrebbe avvenire un controllo per verificare se un soggetto è effettivamente indesiderato. Non si può permettere l'accesso indiscriminato a tutti e poi lamentarsi che succedano episodi esecrabili: la selezione andrebbe fatta in via preventiva».
Ciò è possibile?
«Sì perché lo stadio non è un luogo pubblico accessibile a tutti indiscriminatamente, ma è un impianto sportivo privato di proprietà o gestito da società sportive che hanno lo scopo di lucro. Esse dovrebbero limitare l'accesso a coloro che risultano non graditi, mediante un controllo preventivo all'ingresso all’atto dell’acquisto del biglietto»
Invece adesso ciò non è possibile e ne fanno le spese i tifosi corretti.
«Per ora è così, ma sono proprio stufo di farmi carico dei problemi altrui che la società non intende risolvere. Se non si vuole impedire l'accesso allo stadio ai teppisti con le leggi o regolamenti interni è un affare che non riguarda i soggetti incolpevoli: non devono essere colpiti. E’ il sistema che va cambiato: al riguardo, vorrei fare un altro esempio riguardante un altro settore».
Prego.
«Non bisogna dimenticare che attualmente i napoletani onesti, pur non avendo mai fatto incidenti, pagano la polizza Rc auto più cara perché a Napoli accadono molti sinistri. Il cittadino che non è insolvente paga in modo più salato i mutui perché ci sono molti insoluti. Lo stesso accade allo stadio, dove la persona onesta è accomunata al delinquente».
Insomma, lei vorrebbe fare una “rivoluzione copernicana”?
«No, niente rivoluzioni né stravolgimenti: vorrei solo rispondere del mio operato e delle mie colpe, ma non di quelle altrui. Il cerchio della giustizia non si chiude solo colpendo i colpevoli ma anche tutelando gli innocenti».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

lunedì 8 settembre 2008

Lo sfogo di De Laurentiis: «Basta, mollo tutto e vado via»

Clamorosa dichiarazione a caldo del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis subito dopo la notizia della chiusura delle curve decisa dal Giudice Sportivo. In diretta dai microfoni dell'emittente napoletana Radio Marte il numero uno azzurro, raggiunto telefonicamente, ha affermato: «Ora basta, a questo punto mollo tutto e vado via». Il Napoli potrebbe comunque ricorrere in appello contro la decisione di Tosel.
Marco Liguori

Le curve del Napoli resteranno chiuse fino al 31 ottobre

Le curve dello stadio San Paolo resteranno chiuse fino al 31 ottobre. La decisione del Giudic sportivo è stata resa nota poco fa in un comunicato della Lega Calcio.
Nello specifico Giampaolo Tosel ha imposto l'obbligo al Napoli di giocare «tutte le gare» con le curve A e B chiuse agli spettatori fino al 31 ottobre prossimo. Alla società azzurra è stata irrogata anche un'ammenda di 10mila euro, come "punizione" per la parte riguardante gli incidenti avvenuti allo stadio Olimpico in occasione di Roma-Napoli. Il giudice ricorda, nella motivazione, che esula dai suoi limiti funzionali «ogni valutazione in merito a fatti altrove verificatisi». La sanzione non riguarda quindi i disordini avvenuti domenica 31 agosto nelle stazioni di Roma Termini e Napoli Cenrale, ma a fatti accaduti allo stadio Olimpico.
Infatti, nelle motivazioni del Giudice sportivo si fa riferimento al «comportamento definito ''intollerabile'' durava ''fino al termine della gara, con conseguenze lesive cosi' sintetizzabili: sette agenti di polizia e tre carabinieri contusi nel corso dell'iniziale "accompagnamento"; due carabinieri e due stewards lievemente feriti dallo scoppio di petardi; alcuni tifosi della Roma ricorsi alle cure del Pronto Soccorso per lesioni cagionate dal lancio di petardi nel settore loro riservato». Il Napoli è stato imputato di questi «atti di violenza» e ne risponde per responsabilità oggettiva. Secondo Tosel la sanzione «deve essere commisurata alla particolare gravità dei fatti addebitati, alla specifica recidività e, per converso, alla concreta e apprezzabile attivita' di collaborazione con le Forze dell'Ordine svolta dalla dirigenza societaria». Il giudice dispone la chiusura «soltanto di quei settori dello stadio partenopeo ove abitualmente si collocano» i sostenitori «protagonisti di intollerabili azioni delinquenziali, che nulla hanno a che vedere nè con la passione sportiva nè con la civile convivenza». Nel comunicato diffuso dalla Lega Calcio si sottolinea che è  ''evidente'' l'''attribuibilita", in via esclusiva, delle violenze commesse a ben noti gruppuscoli di facinorosi, annidati nel mondo del "tifo organizzato"»
La sanzione delle curve chiuse scatta già per la prossima partita Napoli-Fiorentina e poi anche per la quarta (Napoli-Palermo), per la settima (Napoli-Juventus) e per la nona giornata (Napoli-Reggina) di campionato.
Adesso si attende la sanzione del Viminale, che potrebbe anche essere pesante, visto il precedente di quella sportiva.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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