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giovedì 22 aprile 2010

Fabio Turrà: «I divieti di trasferta sono un danno per i veri tifosi»

Il noto esperto di diritto sportivo spiega a "il pallone in confusione" l’inadeguatezza e l’ingiustizia dello stop imposto ai sostenitori delle squadre

La mancata fermezza da parte del Viminale e della giustizia sportiva nell’affrontare gli incidenti accaduti dopo il derby di Roma ha creato sconcerto nell’opinione pubblica e in molte tifoserie. Tra esse quella napoletana e genoana punite entrambe ingiustamente. I sostenitori azzurri furono puniti con il divieto di trasferta per tutto il campionato a causa dei danneggiamenti al treno Napoli-Roma dell’agosto 2008 (rivelatisi non veritieri). Invece quella genoana è stata colpita recentemente dal divieto di trasferta a Parma dopo gli incidenti del derby con la Sampdoria. "il pallone in confusione" ha intervistato l’avvocato Fabio Turrà, noto esperto di diritto sportivo, su queste ultime scottanti vicende.
Avvocato lei ha in carico alcune cause di tifosi del Napoli contro la Figc: a che punto sono?
«Sto procedendo a passo spedito, per quanto la burocrazia me lo possa consentire, con i processi nei confronti della Figc e del Coni per il risarcimento dei danni agli abbonati delle curve dello stadio San Paolo di Napoli, cui fu impedito di assistere a tre incontri nella passata stagione, per un assurdo ed ancora incomprensibile addebito di responsabilità oggettiva al Calcio Napoli, a seguito del primo incontro di campionato del campionato 2008-2009».
Può dirci qualche ulteriore particolare?
«Più di questo non posso dire, perché per personale scelta strategica processuale non voglio dare una particolare rilevanza mediatica agli sviluppi delle procedure in corso, ma sono moderatamente ottimista».
Dopo gli incidenti accaduti prima del derby di Genova il Viminale stabilì il divieto di trasferta per i tifosi genoani a Parma: non le sembra un altro caso di ingiustizia?
«Mi sembra che vietare le trasferte alla totalità dei tifosi di una squadra, in modo indiscriminato, sia eccessivamente punitivo in quanto bisognerebbe prestare maggiore attenzione all’identificazione degli autori di fatti di violenza, riservando eventuali misure coercitive solo a questi ultimi».
Cosa pensa delle ultime decisioni prese dal giudice sportivo per gli incidenti in Lazio-Roma?
«Le ultime decisioni da Giampaolo Tosel, in relazione ai gravissimi incidenti avvenuti domenica sera allo stadio Olimpico per il derby della Capitale, sono difficilmente comprensibili, se rapportate ai provvedimenti presi dallo stesso giudice per i fatti avvenuti un anno e mezzo fa (fine agosto 2008) nello stesso stadio di Roma. Voglio precisare che la gravità degli incidenti avvenuti domenica scorsa tra alcuni tifosi (anche se ho difficoltà a definirli così, per me sono semplicemente dei teppisti), che tutti i telespettatori hanno potuto riscontrare in diretta televisiva, con delle immagini raccapriccianti di scontri ripetuti e prolungati, non è neanche minimamente paragonabile a quella molto minore dei fatti dell’agosto 2008».
I media nazionali non sembrano aver dato rilievo a questi fatti gravissimi…
«Mi meraviglia anche il fatto che domenica scorsa sono trapelate, a mala pena, solo le notizie che inevitabilmente dovevano essere comunicate: tre persone accoltellate, di cui uno molto grave con ferite alla gola, una signora con due bambini che ha fatto appena in tempo a fuggire ed a mettere in salvo i suoi figli, perché la sua auto è stata data alle fiamme, un vero e proprio bollettino di guerra, insomma».
Invece l’anno scorso accadde il contrario, si ricorda?
«Non vorrei ripetermi, ma gli episodi verificatisi l’anno scorso - invece - ai quali fu dato un risalto di prima pagina dai giornali e da prima notizia nei telegiornali (tra l’altro utilizzando filmati di repertorio non riferiti ai fatti stessi) furono molto meno gravi e le indagini della magistratura penale riguardanti i presunti danneggiamenti al treno Napoli-Roma hanno portato all’archiviazione. Per quei fatti dell'agosto 2008 il Calcio Napoli ricevette la squalifica dello stadio San Paolo per ben quattro giornate, poi ridotte a tre con conseguenti danni economici per la società e per i tifosi delle curve. Per i fatti gravissimi di domenica scorsa non è stato preso alcun provvedimento di squalifica dello stadio Olimpico di Roma e nessuna restrizione per le trasferte dei tifosi giallorossi e biancocelesti!».
Sembra quindi che siamo davanti all’ennesimo caso di ingiustizia caratterizzata dal criterio "due pesi e due misure"?
«Gli atteggiamenti vittimistici non sono utili ed io non ne sono favorevole, ma questa volta mi conforta il fatto che la disparità di trattamento stabilita dal giudice sportivo, gravemente punitiva a carico del Calcio Napoli (e dei suoi tifosi), rispetto a quella blanda attuata nei confronti della Roma e della Lazio, sia stata evidenziata da persone sicuramente più autorevoli di me, quali il Dr. Bruno D’Urso Presidente dei Gip di Napoli ed ex Giudice Sportivo e Procuratore Federale, dal Dr. Guido Trombetti, Rettore dell’Università di Napoli, nonché da alcuni parlamentari che finalmente stanno facendo sentire la propria voce anche in luoghi deputati ad altro, ma che probabilmente hanno una influenza anche in ambito calcistico».
Si potrà un giorno eliminare nel diritto sportivo il principio ingiusto della responsabilità oggettiva?
«Vorrei sottolineare che l’annoso e dibattuto "muro" rappresentato dalla responsabilità oggettiva delle società di calcio, sul quale ho intenzione di organizzare degli incontri di studio dedicati agli addetti del settore giuridico-sportivo, mal vista dalla quasi totalità dei presidenti e particolarmente avversata dal Presidente Aurelio De Laurentiis, comincia a sgretolarsi: lo stesso Ministro dell’Interno Roberto Maroni ha affermato nella riunione dell’Osservatorio di ieri che "non bisogna sparare nel mucchio punendo le intere tifoserie" e per questo lo stadio di Roma non è stato squalificato. Possiamo sperare che diventerà un principio valido per tutti?».
Marco Liguori
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE

mercoledì 23 dicembre 2009

L’"abbaglio" di Bergonzi sul laser ha penalizzato il Napoli

Riceviamo in esclusiva per "il pallone in confusione" questo interessante commento da parte dell’avvocato Fabio Turrà di Napoli sul mancato accertamento dell’arbitro e dei suoi assistenti in merito all’impossibile utilizzo diurno da parte del pubblico partenopeo di apparecchiature laser durante la gara degli azzurri contro il Chievo

Nell’euforia generale per la vittoria sul Chievo Verona, per il decimo risultato utile, per le imminenti festività di fine anno, è passata in sordina la multa di 15.000,00 euro inflitta al Napoli dal Giudice Sportivo per il riferito utilizzo di apparecchiature laser da parte del pubblico di fede azzurra. Occorre precisare, però, l’abnorme anomalia procedurale con la quale si è giunti all’applicazione di tale sanzione. E’ ben noto che, negli ultimi tempi, durante gli incontri di calcio serali (cosiddetti posticipi), qualche buontempone – per non appellarlo con epiteti deteriori – ha iniziato a puntare tali raggi luminosi sui calciatori (in particolare sui portieri) per distrarli dall’azione di gioco e, a volte, per fargli commettere clamorosi errori (vedi anche l’errore dal dischetto dello juventino Diego). Premessa la grande difficoltà, da parte degli stewards e delle forze dell’ordine, di individuare ai varchi di accesso dello stadio i possessori di tali apparecchiature miniaturizzate (della grandezza di una penna, per intenderci), il che già rende odiosa e difficilmente sopportabile per questi casi la contestata norma sulla responsabilità oggettiva delle società di calcio, sarebbe auspicabile che il deprecabile utilizzo dei laser venisse accertato dagli addetti alla conduzione della gara (arbitri, guardalinee e quarto uomo), o dagli altri organi ufficiali presenti sul terreno di gioco (addetti della Procura FIGC e/o Commissari di Lega). Orbene, la grande anomalia cui facevo cenno innanzi consiste nel fatto che domenica pomeriggio, non appena il portiere del Chievo, Sorrentino, si è lamentato con Bergonzi per il fatto di essere accecato dalla luce a suo dire proveniente da raggi laser, l’arbitro – senza preventivamente accertare la veridicità di quanto riferito da tale giocatore – ha invitato gli addetti del Napoli a esortare il pubblico, con un annuncio a mezzo altoparlanti, a non utilizzare le apparecchiature laser. Voglio precisare che, per deformazione professionale, osservo più i particolari "tecnici" che le azioni di gioco e, poiché ero presente allo stadio, ho avuto modo di constatare, come potrà essere riscontrato in qualunque momento da chiunque, riguardando la registrazione della partita, che nessuno dei responsabili di cui sopra ha provveduto ad accertare l’effettivo utilizzo dei laser da parte del pubblico. E’ doveroso, a questo punto, ammettere che effettivamente il portiere del Chievo era accecato dalla luce, ma si trattava semplicemente di quella del sole che alle 15,34 circa si avviava basso al tramonto (guarda caso la gara, iniziata alle ore 15,00 è stata sospesa proprio al 34° minuto), visto che domenica a Napoli splendeva proprio dal lato opposto a quello in cui si trovava Sorrentino durante il primo tempo.
Inoltre, cosa non trascurabile, è impossibile puntare i raggi laser verso un obiettivo nelle ore diurne (come si pretenderebbe nel caso in esame), in quanto non si riesce ad indirizzarli e orientarli aiutandosi con la luce proiettata: ciò, a maggior ragione se il target è posto a centinaia di metri di distanza, ovvero da una curva alla porta sita dal lato opposto dello stadio.
Credo, infine, alla buona fede del Giudice Tosel, che sicuramente si è basato sul referto arbitrale di Bergonzi, ma per i prossimi incontri sarebbe auspicabile, ripeto, un più accurato e soprattutto immediato riscontro "sul campo" alle semplici lamentele da parte dei calciatori, anche per evitare che possano essere inflitte sanzioni più pesanti al Napoli, con grave ingiustizia per la possibile applicazione della "recidiva specifica" prevista dal codice di giustizia sportiva.
Fabio Turrà
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE

giovedì 15 gennaio 2009

Plusvalenze: deferiti ex dirigenti Parma Stefano Tanzi e Luca Baraldi

Il procuratore Palazzi ha archiviato la posizione del Parma per prescrizione

Il Procuratore Federale Stefano Palazzi ha deferito alla Commissione Disciplinare Nazionale Stefano Tanzi (nella foto) e Luca Baraldi. La notizia è stata pubblicata poco fa sul sito della Figc. Il rampollo dell'ex patron della Parmalat Calisto all’epoca dei fatti era presidente del Consiglio di Amministrazione del Parma ed è stato deferito «per aver sottoscritto alcuni contratti attinenti a diritti alle prestazioni sportive di alcuni calciatori, con abnorme e strumentale valutazione dei diritti stessi».
Invece Baraldi, all’epoca dei fatti amministratore delegato del Parma, è stato deferito «per la violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza per aver contabilizzato nel bilancio chiuso al 30 giugno 2003 plusvalenze fittizie derivanti dalla stipula di contratti attinenti a diritti alle prestazioni di calciatori con corrispettivi di gran lunga superiori a quelli realmente attribuibili ai diritti medesimi». Palazzi ha invece archiviato la posizione del Parma per intervenuta prescrizione.
Marco Liguori

giovedì 4 dicembre 2008

Bolelli: "Io paragonato a Moggi? Adisco vie legali"

Ieri l'ultimo affondo della Federtennis su Simone Bolelli apparso sul sito della federazione - che ha definito la richieste fatte dall'atleta al suo circolo di non tesserarlo per il 2009 come "un tentativo di sottrarsi alla giustizia sportiva, sul modello di quanto già fatto da Moggi in Calciopoli" - oggi immediata la replica del tennista bolognese e la conferma di adire le vie legali per l'intera vicenda. "L'infelice paragone con "Calciopoli" - afferma in una nota l'avv. Paolo Nicodemo, legale del tennista - e con la strategia difensiva adottata dal Sig. Moggi, pubblicato sul sito federale, è del tutto inappropriato, in quanto Simone Bolelli non può avere alcun interesse a "sottrarsi" ad un'eventuale squalifica, poiché è già stato pesantemente sanzionato dalla delibera del Consiglio Federale, con una "scomunica" senza precedenti adottata all'indomani dell'incontro di Coppa Davis Italia-Lettonia". Bolelli e il suo allenatore Claudio Pistolesi intendono ribadire che "l’unico scopo della loro rinuncia al tesseramento Fit consiste nella volontà di non intrattenere più alcun rapporto con l'attuale dirigenza federale, in conseguenza dei pesantissimi attacchi personali subiti nell'ultimo periodo".
Fonte: Ansa
Leggi anche Statuto Figc: Moggi non può più tesserarsi
Corte federale respinge ricorso Moggi per squalifica Calciopoli

martedì 2 dicembre 2008

Statuto Figc: Moggi non può più tesserarsi

Secondo la “costituzione” federale vigente, è vietata l’affiliazione di chiunque si sia sottratto con le dimissioni a un procedimento disciplinare instaurato o a una sanzione della giustizia sportiva. L’ex dg e consigliere di amministrazione con poteri esecutivi della Juve non può quindi rientrare nel mondo del calcio

Ha ragione il presidente della Figc, Giancarlo Abete, di aver voluto « ribadire il principio che nessuno può sottrarsi all'accertamento delle proprie responsabilità nei confronti della giustizia sportiva». La decisione, emanata lunedì scorso dal Consiglio Federale, di aver voluto dare un’interpretazione autentica riguardo ad alcune disposizioni normative ha costituito un segnale forte dopo i dubbi sorti con la sentenza di accoglimento di un ricorso di Luciano Moggi da parte della Corte Federale. L’ex direttore generale e consigliere di amministrazione con poteri esecutivi della Juventus era stato accusato di aver costituito un sistema di comunicazioni telefoniche riservate tramite alcune sim svizzere in prossimità dei sorteggi arbitrali e delle partite. Egli aveva ottenuto la cancellazione della sanzione a 14 mesi di inibizione, poiché i giudici avevano accolto la sua tesi che, essendosi dimesso dal maggio 2006, non era più giudicabile. In seguito, aveva presentato ricorso contro l’inibizione di cinque anni con proposta di radiazione impartita alla fine del processo per Calciopoli dell’estate di due anni fa.
La sentenza delle Sim svizzere aveva creato incertezze: ma il Consiglio federale le ha eliminate attraverso il chiarimento delle disposizioni degli articoli 36 punto 7 delle Noif e 19 del Codice di giustizia sportiva. E giustamente Abete ha voluto sottolineare che «non c'è alcuna modifica, abbiamo voluto solo riconfermare la ratio di una norma già emanata per fare chiarezza»: ovviamente non riguarda solo Moggi, ma qualunque tesserato che si trovasse nella stessa situazione. La spiegazione delle affermazioni del presidente si basa sul dettato dello Statuto federale. L’articolo 16 prevede infatti al punto 3 che «è vietato il tesseramento di chiunque si sia sottratto volontariamente con dimissioni o mancato rinnovo del tesseramento a un procedimento disciplinare instaurato o a una sanzione irrogata nei suoi confronti». La linea difensiva di Moggi sostiene appunto di non essere più tesserato e quindi non più giudicabile: con le dimissioni scatta quindi automaticamente la previsione statutaria. Qualora il procedimento fosse stato eventualmente instaurato dopo le dimissioni, si applicherebbe comunque la seconda parte relativa al sottrarsi alla sanzione. Da notare che la norma statutaria è molto drastica, poiché prevede il divieto assoluto di un nuovo tesseramento: quindi l’ex dirigente bianconero non può più far parte del mondo del calcio, neppure se al termine della squalifica non fosse stabilita la radiazione proprio perché con le dimissioni si è sottratto alla sanzione. Anche lo scorso marzo il Tar del Lazio, nelle motivazioni della sentenza che hanno sancito la legittimità dell’inibizione di cinque anni per Calciopoli, ha sottolineato che Moggi doveva essere giudicato dalla giustizia sportiva perché le sue dimissioni da affiliato Figc sono avvenute a scandalo già scoppiato e a inchiesta sportiva in corso. Inoltre, il tribunale amministrativo aveva specificato che l'attività di Moggi si era svolta completamente all'interno del calcio italiano: quindi, sotto l’ordinamento della Federcalcio. L’ex dirigente può ancora ricorrere al Consiglio di Stato contro questa sentenza.
In base a ciò, il Consiglio federale ha voluto ribadire la punibilità di chi si sottrae ai procedimenti oppure alle sanzioni decise dai giudici sportivi, tramite la riformulazione dell’articolo 36 comma 7 delle Noif e del numero 19 del Codice di giustizia sportiva. La prima disposizione prevedeva che «non possono essere nuovamente tesserati coloro che abbiano rinunziato ad un precedente tesseramento in pendenza di procedimento disciplinare a loro carico». La bozza approvata lunedì scorso rafforza il concetto, rispettando quanto affermato nello Statuto, stabilendo che «è vietato il tesseramento di chiunque si sia sottratto volontariamente, con dimissioni o mancato rinnovo del tesseramento, ad un procedimento instaurato o ad una sanzione irrogata nei suoi confronti».
Invece, l’articolo 19 del Cgs finora stabiliva che «i dirigenti, i tesserati delle società, i soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali o di ogni altra disposizione loro applicabile, sono punibili» con una o più tipi di sanzioni «commisurate alla natura e alla gravità dei fatti commessi». La bozza federale l’ha riformulata così: «Per i fatti commessi in costanza di tesseramento, i dirigenti, i tesserati delle società, i soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali o di altra disposizione loro applicabile, anche se non più tesserati, sono punibili, ferma restando l’applicazione degli articoli 16, comma 3, dello Statuto e 36, comma 7 delle Noif, con una o più delle seguenti sanzioni, commisurate alla natura ed alla gravità dei fatti commessi». Con questi chiarimenti è pienamente rispettato lo spirito e il dettato dello Statuto federale.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto: Luciano Moggi. (tratta da http://barzainter.blogspot.com/2007_01_01_archive.html)

giovedì 20 novembre 2008

«Giustizia sportiva forte con i deboli e debole con i forti»

Samuele Ciambriello, giornalista sportivo e professore universitario, punta l’indice contro le esigue ammende comminate da Tosel ad Atalanta, Lazio e Roma dopo le violenze di domenica scorsa. E sottolinea il clima pesante in alcuni stadi della Penisola, quando gioca il Napoli


«La giustizia sportiva è debole con i forti e forte con i deboli. Eliminiamo il razzismo dagli stadi». Ad affermarlo a “il pallone in confusione” è Samuele Ciambriello, giornalista sportivo, docente ordinario di teoria e pratica della comunicazione all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli ed esponente politico del Pd. Ciambriello sottolinea anche il clima pesante respirato in diversi stadi della Penisola quando gioca il Napoli: lo ha provato sulla propria pelle quando si reca in trasferta per l’emittente napoletana Canale 9 assieme al collega Carlo Alvino.

Il giudice sportivo ha sanzionato con sanzioni lievi le intemperanze dei tifosi di Atalanta, Lazio e Roma. Non le sembra un’ingiustizia?
«La giustizia sportiva si sta mostrando sempre più forte con i deboli e debole con i forti. Oramai è chiaro che sta adoperando due pesi e due misure. I mille euro di ammenda all’Atalanta sono davvero più che esigui: potrebbero darli a una sezione Caritas, sarebbe meglio. Ma c’è anche un silenzio complice e connivente da parte dei media».
A cosa si riferisce?
«Se fossero stati feriti numerosi poliziotti in eventuali scontri allo stadio di Napoli con la tifoseria azzurra la Rai e in particolare Mediaset avrebbero fatto vedere le immagini per settimane. Invece, in altri casi non hanno evidenziato sufficientemente i fatti violenti».
Lei è opinionista a Canale 9 nel programma condotto da Carlo Alvino durante le partite del Napoli: ha mai temuto per la sua incolumità fisica quando va in trasferta?
«Spesso ci è accaduto di essere bersaglio di lanci di oggetti, di essere insultati e di ricevere sputi dai tifosi avversari. Ciò è avvenuto in stadi di serie C e di serie B: ma ricordo molto bene che anche l’anno scorso in serie A sia io che Carlo abbiamo vissuto momenti di forte tensione. Posso ammettere lo sfottò, ma la minaccia, l’ingiuria o addirittura la chiusura di un collegamento sono fatti inammissibili».
C’è forse un risveglio dell’antico sentimento antimeridionale?
«Premetto che anche a Napoli esistono persone violente che usano la manifestazione sportiva domenicale per sfogare i propri istinti bestiali e mettersi in mostra. Purtroppo devo sottolineare che c’è in giro un sentimento di odio molto diffuso: si vede che gli stadi sono punti di aggregazione di persone che esprimono il loro essere antimeridionali e antinapoletani. Tutto questo non è un fatto goliardico, è un fatto molto preoccupante».
Lei è un esponente politico del Pd: ha intenzione di preparare con alcuni colleghi di partito delle iniziative in merito a queste vicende?
«Se c’è un argomento bipartisan nella politica, questo è proprio il calcio. I club juventini, milanisti, napoletani coinvolgono anche esponenti di partito. Ritengo però che i politici debbano occuparsi sempre meno di pallone».
Si riferisce anche alle decisoni di Maroni contro la tifoseria napoletana?
«Il ministro dell’Interno ha vietato le trasferte ai tifosi napoletani. Ma perché non è intervenuto anche nei confronti delle tifoserie dell’Atalanta, della Roma e della Lazio dopo i fatti di domenica scorsa? E perché non ha preso provvedimenti punitivi anche nei confronti di altre che si sono macchiate di atti violenti e di teppismo? Tutto questo mi sembra ingiusto».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Nella foto, tratta da http://www.ottopagine.it/, Samuele Ciambriello

mercoledì 19 novembre 2008

Esclusivo/Le immagini degli scontri in Roma-Lazio (da You tube)

"il pallone in confusione" ha trovato due eloquenti filmati dei disordini avvenuti domenica scorsa durante il derby della Capitale. Nel secondo ci sono tafferugli e lancio di petardi e bengala di cui non vi è traccia nel comunicato di ieri del Giudice sportivo


"il pallone in confusione" ha trovato su You tube i filmati degli scontri e dei disordini avvenuti domenica scorsa allo stadio Olimpico in occasione di Roma-Lazio. Il primo riguarda gli scontri avvenuti nella tribuna Tevere: si notano i bengala e i petardi lanciati contro alcuni tifosi e gli steward, oltre alla carica di altri sostenitori (forse laziali) contro i romanisti con lancio di oggetti (tra cui una bandiera). «Se stanno 'a ammazzà» commenta la voce dell'operatore. Probabilmente è quella a cui fa riferimento il comunicato ufficiale n.127 di ieri della Lega Calcio con le decisioni del Giudice sportivo.
Nel secondo filmato, si nota chiaramente il lancio di petardi e bengala fuori alla curva Nord, nei pressi del parcheggio delle moto, mentre le impazzano le sirene delle auto e dei cellulari della Polizia. La scena è deprimente, avvolta dal fumo dei fuochi d'artificio e i rumori assordanti. «E' un macello» dice l'operatore, che aggiunge: «hanno fatto un agguato proprio». «I laziali stanno de là» afferma un altro con voce sconsolata. All'improvviso, si vedono i poliziotti in assetto antisommossa correre verso un punto del piazzale antistante la curva, coperti alle spalle dai cellullari e sommersi dai petardi lanciati dai tifosi. «Ahò, guarda che botte» prosegue l'operatore. Di quest'ultimo episodio non c'è menzione nelle decisioni di Gianpaolo Tosel, che avrebbe dovuto sanzionare per responsabilità oggettivo la Roma e la Lazio. Infatti, l'articolo 4 comma 4 del Codice di giustizia sportiva prevede che «le società sono responsabili dell'ordine e della sicurezza prima, durante e dopo lo svolgimento della gara, sia all’interno del proprio impianto sportivo, sia nelle aree esterne immediatamente adiacenti. La mancata richiesta della forza pubblica comporta, in ogni caso, un aggravamento delle sanzioni».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Clicca su http://marcoliguori.blogspot.com/2008/11/il-forum-dei-tifosi-la-giustizia.html per dire la tua opinione sulla giustizia sportiva

Roma-Lazio 16 novembre 2008: scontri in tribuna Tevere


Roma-Lazio 16 novembre 2008: scontri fuori alla curva Nord

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Sei recidivo? La giustizia sportiva chiude un occhio

"il pallone in confusione" ha pescato in fallo ancora una volta Gianpaolo Tosel che non ha sanzionato in modo più severo Atalanta, Roma e Lazio, le cui tifoserie si sono rese responsabili di analoghe violazioni già sanzionate in precedenza


Permettete una parola? La recidiva, pur essendo contemplata nel codice di giustizia sportivo, non è spesso applicata dal giudice sportivo Gianpaolo Tosel. La riflessione, la seconda in 15 giorni, è d’obbligo, visto che già una settimana fa abbiamo trattato della "dimenticanza" riguardo al Milan. Stavolta riguarda due casi: l’Atalanta e il duo Roma-Lazio. Premessa fondamentale: occorre innanzitutto capire il senso della parola "recidiva". Secondo il vocabolario Zingarelli significa: «Nuovo reato di chi ha subito precedente condanna o per colpa analoga (recidiva specifica) o per una d’altro genere (recidiva generica)».
E veniamo al primo caso, l’Atalanta: prima, durante e dopo la partita contro il Napoli di domenica scorsa è successo di tutto. Immaginiamo pure che i giornalisti napoletani, nonostante le chiare ed evidenti testimonianze esposte in modo particolare da quelli di Canale 9 di Radio Marte e de Il Mattino, si siano inventati le giaculatorie offensive del pubblico nerazzurro contro la squadra azzurra, la città e i suoi abitanti (incluso lo striscione di "benvenuto" a Reja e ai suoi uomini sabato scorso esposto durante l’allenamento a Osio Sotto), gli sputi e gli oggetti lanciati in sala stampa, i cori a fine partita contro di essi e i loro colleghi "nordisti" (cliccare qui per vedere il video). Rimuoviamo quindi tutto ciò e restiamo a quanto affermano i comunicati della Lega calcio sulle decisioni di Tosel. Riguardo alla società bergamasca, il numero 127 del 18 novembre recita testualmente: «Nel corso della gara Atalanta-Napoli sostenitori della Soc. Atalanta, nel proprio settore, accendevano un fumogeno e facevano esplodere un petardo». In merito, il giudice sportivo ha deciso «di non adottare provvedimenti sanzionatori». Inoltre, Tosel ha sanzionato con un ammenda di 1000 euro la «Soc. Atalanta per avere suoi sostenitori, al 30° del secondo tempo, intonato un coro ingiurioso nei confronti degli Ufficiali di gara». Facciamo scorrere all’indietro la moviola della giustizia sportiva e troviamo che la squadra nerazzurra è stata già sanzionata quattro volte per lancio di fumogeni e petardi, di cui uno il 27 ottobre contro i tifosi del Milan ospiti nello stadio "Atleti Azzurri d’Italia". Inoltre, nella stessa partita contro la squadra rossonera fu «al 28° del primo tempo intonato un coro ingiurioso nei confronti del Direttore di gara». Questi fatti costituiscono recidiva specifica prevista all’articolo 21 del codice di giustizia sportiva. Il quale recita: «Salvo che la materia non sia diversamente regolata, alle società, nonché ai dirigenti, ai tesserati delle società, ai soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che abbiano subito una sanzione per fatti costituenti violazione dei regolamenti federali e che ricevano altra sanzione per fatti della stessa natura nella medesima stagione sportiva, è applicato un aumento della pena determinato secondo la gravità del fatto e la reiterazione delle infrazioni». Quindi, questa norma non prevede sconti e attenuanti: nel caso dell’Atalanta, la società avrebbe dovuto subire una sanzione più severa. Tosel, nel comunicato dell’8 settembre scorso, aveva stabilito la chiusura delle curve del San Paolo poiché «i tifosi napoletani, o sedicenti tali, procedevano ad un intenso lancio di oggetti vari (bottigliette, monete e così via), di bengala accesi e di petardi contro gli addetti alla sicurezza della società ospitante e nel settore occupato dalla tifoseria avversaria». Due pesi e due misure.

E veniamo alla coppia Roma-Lazio. In questo caso il giudice sportivo ha sanzionato la società giallorossa con 25mila euro e quella biancoceleste con 15mila per aver fatto esplodere una serie di petardi e acceso alcuni fumogeni. In più, si legge nel comunicato del 18 novembre scorso, i sostenitori di entrambe le società hanno «forzato il cordone degli stewards, ingaggiavano una violenta colluttazione, sedata dal pronto intervento delle Forze dell’Ordine, senza conseguenze lesive per alcuno». Anche in questo caso bisogna sottolineare che l’uso di bengala, fumogeni e petardi è stato ripetuto diverse volte da entrambe le tifoserie della Capitale: la Lazio è stata sanzionata tre volte, mentre la Roma due. Ma anche in questo caso l’articolo 21 sulla recidiva non è scattato, analogamente al caso del Milan. E come una settimana fa ripetiamo il nostro appello: qualcuno ci dia spiegazioni per favore, ne va del credito della giustizia sportiva.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto (tratta da http://www.triestecittadellascienza.it/): il giudice sportivo Gianpaolo Tosel
Clicca su http://marcoliguori.blogspot.com/2008/11/il-forum-dei-tifosi-la-giustizia.html per dire la tua opinione sulla giustizia sportiva

martedì 4 novembre 2008

Esclusivo/L’errore di Tosel favorisce il Milan

"il pallone in confusione" ha rilevato che il giudice sportivo non ha applicato l’articolo 21 del codice di giustizia sportiva, riguardante il comportamento scorretto recidivo dei sostenitori rossoneri che hanno urlato cori razziali contro i napoletani, sia durante la gara col Siena sia in quella contro il Napoli

Permettete una parola? Il giudice sportivo, Gianpaolo Tosel, ha commesso un altro errore dopo quello rilevato due mesi fa in occasione di Roma-Napoli. Stavolta lo sbaglio riguarda la mancata applicazione della recidiva, prevista all’articolo 21 del Codice di giustizia sportiva, al Milan. E in cosa consiste questo comportamento reiterato illecito dal punto di vista sportivo della società rossonera? Esso non è stato rilevato da Tosel nei comunicati 111 e 117 e riguarda i cori razzisti dei suoi sostenitori nei confronti di Napoli e dei napoletani, cantati allo stadio Meazza come una giaculatoria demenziale sia al 44° minuto del primo tempo della partita di mercoledì scorso col Siena, sia al 2° minuto della gara di domenica scorsa contro gli azzurri. Anzi, per meglio dire, nel testo si parla di «un coro costituente espressione di discriminazione territoriale» nei «confronti della tifoseria avversaria». Questo comportamento è previsto e sanzionato al numero 3 dell’articolo 11 del Codice di giustizia sportiva.
Dov’è l’errore del giudice sportivo? Consiste nel fatto che il coro razzista è stato urlato per due volte consecutive in altrettante gare di campionato, a quattro giorni di distanza l’una dall’altra: siamo dunque in presenza di un comportamento illecito ripetuto, ossia recidivo. Anzi, Tosel ha sanzionato il Milan per la partita col Siena con un’ammenda di 5mila euro, riconoscendo le circostanza attenuanti ex articolo 13. E per quello cantato nella partita col Napoli? L’importo della sanzione è stata addirittura dimezzata rispetto alla precedente, sempre col riconoscimento delle stesse attenuanti. Tosel si è dimenticato però di applicare ai milanisti l’articolo 21 comma 1, riguardante appunto la recidiva. Ecco cosa prevede il testo: «Salvo che la materia non sia diversamente regolata, alle società, nonché ai dirigenti, ai tesserati delle società, ai soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che abbiano subito una sanzione per fatti costituenti violazione dei regolamenti federali e che ricevano altra sanzione per fatti della stessa natura nella medesima stagione sportiva, è applicato un aumento della pena determinato secondo la gravità del fatto e la reiterazione delle infrazioni». Quindi il Milan doveva subire una punizione più grave: invece, è stato premiato rispetto alla partita con il Siena con la diminuzione da 5mila a 2500 euro della sanzione. «Tosel ha sbagliato – ha spiegato a “il pallone in confusione” l’avvocato Fabio Turrà – poiché non ha tenuto conto della recidiva prevista dall’articolo 21. Anzi, in questo caso la recidiva è specifica ed è molto più grave di una fattispecie generica».
Insomma, il Napoli e i napoletani non solo hanno perso la partita contro il Milan (il cui risultato, si badi bene, è comunque indiscutibile e inopinabile) ma sono rimasti vittime dell’ennesima ingiustizia. Ultima osservazione. Cosa vuol dire la frase che attenua le responsabilità del Milan: «avere la Società concretamente operato con le forze dell'ordine a fini preventivi»? Cosa ha usato contro i suoi tifosi che urlavano i cori incivili contro il Napoli e i napoletani: ha usato il napalm o i lanciafiamme? O più semplicemente ha fatto arrestare o segnalare alcuni di loro? Basta, come ha scritto Tosel, che la società del gruppo Fininvest abbia rivolto «a mezzo display, reiterati inviti al fine di dissuadere il pubblico da tale deprecabile comportamento»? E se non avesse avuto il tabellone luminoso, sarebbe bastato l’avviso con gli altoparlanti? Sembra un modo molto “pilatesco” di ottenere un’attenuante. In più, il giudice sportivo sottolinea «che non è stata rilevata, come riferito dai collaboratori della Procura Federale, una chiara manifestazione di dissenso da parte di altri sostenitori ex art. 13, n. 1, lett. a) CGS». Insomma, il resto del pubblico presente allo stadio Meazza non ha contestato i cori barbari. Qualcuno ci dia spiegazioni per favore: ne va del credito della giustizia sportiva.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Nella foto, tratta da http://www.calcioblog.it, tifosi del Milan

giovedì 25 settembre 2008

De Laurentiis: la responsabilità oggettiva va eliminata

«E' un principio che esiste dal 1933 e che ha fatto il suo tempo» ha dichiarato il presidente del Napoli

Finalmente Aurelio De Laurentiis si pronuncia contro la responsabilità. Stamattina, prima di entrare all'assemblea della Lega Calcio a Milano, ha definito come obsoleto questo principio della giustizia sportiva: esso prescinde dalle reali responsabilità delle società. E' chiaro il riferimento del presidente del Napoli per la sanzione della chiusura delle curve dello stadio San Paolo decisa dopo gli incidenti avvenuti in occasione di Roma-Napoli. «Non ci si può nascondere dietro il dito della responsabilità oggettiva, un principio che esiste dal 1933 e che ha fatto il suo tempo», ha dichiarato De Laurentiis al suo arrivo negli uffici della Lega in via Rosellini. 
De Laurentiis ha spiegato che «a scuola una volta c'era quell'antipatica situazione in cui una persona scriveva i nomi dei buoni e dei cattivi sulla lavagna. Coloro che adesso stanno facendo la stessa cosa nel calcio devono smetterla, essere piu' moderni e lasciare lavorare in pace le societa». «Sono successe delle cose, ma non con i tifosi bensì con persone che non hanno nulla a che fare con il tifo», ha proseguito De Laurentiis riferendosi agli incidenti della stazione Termini.
Il numero uno azzurro non ha lasciato cadere l'ipotesi di agitatori infiltrati con le sciarpe del Napoli: «Io posso andare sul luogo di un delitto e lasciare elementi di identificabilità per fuorviare. Ora basta sediamoci attorno a un tavolo e ognuno si prenda le proprie responsabilità: facciamo in modo che gli incidenti non accadano, e se accadono non gestiamoli con regole vecchie di oltre sessant'anni».

L’avvocato degli abbonati delle curve del San Paolo: non parteciperemo all’arbitrato Coni

Fabio Turrà spiega a “il pallone in confusione” che, per favorire l’accordo tra Napoli e Figc e nell’interesse dei tifosi, non intende sovrapporsi al ricorso principale

L’avvocato degli abbonati delle curve del San Paolo, Fabio Turrà, non si presenterà all’udienza dell’arbitrato del Coni per favorire l’accordo tra il Napoli e la Figc. Il legale, che si è visto oppore il diniego all’ammissione della presentazione dell’istanza per i suoi assistiti in sede di Conciliazione, spiega a “il pallone in confusione” che ha preso questa decisione innanzitutto per un motivo di ordine pratico. «Non presentare una nuova "istanza di ammissione all'intervento di terzi" – afferma Turrà - nel procedimento arbitrale che si terrà in settimana al Coni, malgrado l’art.10 comma 7 del Regolamento di tale organo giudiziario consenta l’intervento di terzi nell’arbitrato, come previsto anche dell’art.5 comma 10 per la procedura di conciliazione».
L’avvocato specifica che «le stesse ragioni, ossia passione e amore per lo sport e per la giustizia, che mi hanno spinto ad impegnarmi affinché venisse annullata o ridotta la sanzione subita dalla S.S.Calcio Napoli in via diretta, ma subita ancora di più dagli incolpevoli tifosi delle curve A e B, mi inducono questa volta a non partecipare all’arbitrato, anche perché la Camera del CONI si è già pronunciata con una decisione poco condivisibile in merito all’art.5 comma 10 del Regolamento». In pratica, il legale, dopo aver ricevuto un primo “no” dai conciliatori, rischierebbe di riceverne un altro anche in sede di arbitrato. L’organismo del Coni molto probabilmente addurrebbe come motivo il fatto che nel concetto di «terzi» di cui parla il regolamento non possono essere inclusi gli abbonati del Napoli. Concetto, a detta dell’avvocato Turrà, molto opinabile.
Il legale prosegue il suo colloquio con “il pallone in confusione” con una iniezione di ottimismo per l’esito del ricorso del Napoli. «Sono sicuro, infatti, che la società Calcio Napoli ha fatto e sta facendo tutto il possibile, anche nell'interesse dei propri sostenitori, per contrastare e/o attenuare la sanzione ingiustamente comminata dagli organi di Giustizia Sportiva. Sono cautamente ottimista per la riapertura “condizionata” delle curve per Napoli-Juventus». Turrà conclude con un’ulteriore motivazione giuridica del suo ritiro davanti all’ultimo grado della giustizia sportiva. «Sono riuscito nel mio intento di far sentire anche il peso, la determinazione e le sacrosante ragioni degli abbonati delle curve – sottolinea il legale – nel giudizio di conciliazione dinanzi alla Camera del Coni. Questo perché se è vero che gli stessi non sono stati ammessi in quell'udienza i giudici hanno letto attentamente ed hanno anche riflettuto sui motivi esposti nell'istanza da me presentata. Ritengo però strategicamente più giusto, in questa fase, evitare inutili sovrapposizioni difensive con il Napoli».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Arbitrato Napoli-Figc per curve chiuse: udienza il 3 ottobre al Coni

In un comunicato stampa, la Camera di conciliazione e arbitrato per lo sport ha reso noto che è stata fissata per venerdì 3 ottobre, alle ore 15, presso gli uffici dello stadio Olimpico a Roma, l'udienza arbitrale relativa per la sanzione delle curve chiuse dello stadio San Paolo imposta dalla giustizia sportiva. Saranno di fronte il Napoli e la Federazione italiana gioco calcio. Il collegio arbitrale sarà composto dal presidente Dario Buzzelli e dagli avvocati Angelo Piazza e Marcello de Luca Tamajo, in qualità di arbitri. 
Come anticipato martedì scorso da "il pallone in confusione" non sarà presente Fabio Turrà, l'avvocato che rappresentava un gruppo di tifosi napoletani. Seguirà a breve la sua intervista.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

mercoledì 24 settembre 2008

Respinto dal Tar Lazio il ricorso degli avvocati Cincotti e Manzo

Lo ha dichiarato a "il pallone in confusione" lo stesso Cincotti. Le curve dello stadio San Paolo resteranno chiuse sia stasera nella partita contro il Palermo, sia in occasione dell'incontro con la Juve

«Il Tar ha respinto il nostro ricorso d'urgenza». Lo ha dichiarato poco fa telefonicamente a "il pallone in confusione" l'avvocato Carlo Cincotti, che con il suo collega che assieme a Giampiero Manzo ha presentato, per conto di alcuni abbonati, l'istanza di sospensiva con urgenza al Tribunale amministrativo del Lazio contro la chiusura delle curve del San Paolo, stabilita dalla giustizia sportiva. Quindi la sanzione resta confermata sia per la partita contro il Palermo di stasera, sia per quella contro la Juventus del 19 ottobre prossimo. A questo punto occorre sperare nell'udienza dell'arbitrato davanti al Coni, dove saranno presenti il Napoli e la Figc, per ottenere lo "sconto" della riapertura dei settori per la sfida con la Vecchia Signora.
Marco Liguori
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lunedì 22 settembre 2008

Avvocato Cincotti: «Se mercoledì il Tar accogliesse il ricorso, curve aperte solo con la Juve»

Parla il legale a "il pallone in confusione". Dopo che il presidente del Tar Lazio ha respinto con decreto monocratico il ricorso d'urgenza per cancellare la chiusura dei settori del San Paolo, il tribunale si riunirà dopodomani collegialmente. Ma l'eventuale apertura non potrà essere operativa per la concomitante parita Napoli-Palermo

«Il Tar ha respinto il nostro ricorso d'urgenza nel merito poiché ha spiegato che non ci sono gli estremi». Lo ha spiegato in esclusiva a "il pallone in confusione" l'avvocato Carlo Cincotti, che assieme a Giampiero Manzo ha presentato, per conto di alcuni abbonati, l'istanza di sospensiva con urgenza al Tribunale amministrativo del Lazio contro la chiusura delle curve del San Paolo, stabilita dalla giustizia sportiva. Il presidente Italo Riggio ha emesso un decreto in cui si evidenzia che «non sussistono i presupposti per l'intervento presidenziale, derogatorio della collegialita». Nel provvedimento è stata fissata l'udienza per dopodomani, in cui il Tar deciderà in modo collegiale sul ricorso, in cui si sottolinea che la chiusura delle curve è una sanzione sproporzionata che penalizza fortemente gli abbonati delle curve A e B. «Il magistrato non ha voluto scendere nel merito - prosegue l'avvocato Cincotti - però proprio mercoledì prossimo arriva la sfida tra Napoli in casa col Palermo e sarà molto difficile che si possa giungere alla riapertura delle curve, qualora il Tar lo sentenziasse. Questo perché la trattazione del nostro ricorso in udienza dovrebbe avvenire presumibilmente attorno alle 13: la partita inizia alle 20.30 e quindi è impossibile che gli abbonati possano accedere ai propri posti». Il legale conclude tenendo accesa un'ultima speranza: «Resta soltanto l'apertura dei settori in occasione della partita con la Juventus, sperando sempre che il tribunale accolga le nostre ragioni». 
Marco Liguori
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sabato 20 settembre 2008

CALCIO: AVV.TURRA', INAMMISSIBILITA' TIFOSI NAPOLI E' UN ERRORE

ASCA (SPR) - 18/09/2008 - 20.16.00CALCIO: AVV.TURRA', INAMMISSIBILITA' TIFOSI NAPOLI E' UN ERRORE
ZCZC ASC0282 1 SPR 0 R03 / +TLK XX ! 1 X CALCIO: AVV.TURRA', INAMMISSIBILITA' TIFOSI NAPOLI E' UN ERRORE = (ASCA) - Roma, 18 set - ''L'inammissibilita' dei tifosi del Napoli e' un errore della Camera di conciliazione''. Lo fa rilevare in esclusiva a ''il pallone in confusione'' l'avvocato Fabio Turra', rappresentante di sette abbonati delle curve A e B, che stamattina si e' visto rifiutare l'accesso al procedimento davanti alla Camera di conciliazione del Coni a Roma. ''Il vice presidente vicario non ci ha ammesso - spiega Turra' - adducendo il fatto che al procedimento possono partecipare solo i soggetti appartenenti all'ordinamento sportivo. Ma tutto cio' non e' previsto all'articolo 5 comma 10 del regolamento della Camera di conciliazione. In esso si parla genericamente soltanto di 'un terzo'. Esso non prevede quindi nel modo piu' assoluto il requisito soggettivo dell'appartenere all'ordinamento sportivo''. Il legale prosegue specificando che ''sto studiando il modo di far partecipare gli abbonati all'arbitrato, che il Napoli ha gia' dichiarato di intentare nei confronti della Figc, mettendo in risalto l'errore che ho appena evidenziato. Leggendo la normativa in questione, si comprende l'errore commesso dai conciliatori del Coni. Infatti, l'articolo 5 comma 10 dispone testualmente che 'un terzo' puo' partecipare al procedimento di conciliazione tra altri iniziato ai sensi del presente Regolamento qualora abbia nella controversia tra altri insorta un interesse individuale e diretto, specificando le ragioni di tale istanza, il fondamento della propria legittimazione e l'interesse che la giustifica e formulando le conclusioni che intende proporre nella conciliazione''. red-rf/rf/rob 182018 SET 08 NNNN

venerdì 19 settembre 2008

Sondaggio - I tifosi vogliono eliminare le curve chiuse del San Paolo

Ben 205 lettori su 287 in sei giorni hanno votato a favore dell'eliminazione del provvedimento della chiusura delle curve del San Paolo, deciso dalla giustizia sportiva. Un'altra testimonianza del senso di ingiustizia presente tra i tifosi. Il ricorso al Tar degli avvocati Cincotti e Manzo, assieme a quello eventuale presso l'arbitrato del Coni dell'avvocato Turrà, potrebbero forse cambiare la situazione

Risultati sondaggio: "La Corte Federale cosa avrebbe dovuto decidere per il Napoli?"

Eliminazione chiusura curve 205 (71%)

Conferma curve chiuse 49 (17%)

Lasciare almeno una curva aperta 33 (11%)

Votanti: 287

Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

giovedì 18 settembre 2008

Turrà: «L'inammissibilità dei tifosi del Napoli è un errore della Camera di conciliazione»

Il legale spiega a "il pallone in confusione" che il regolamento dell'organismo del Coni non esclude la possibilità per gli abbonati del Napoli, "terzi" rispetto all'ordinamento sportivo, di partecipare al procedimento

La parola «terzo» contiene l'ennesimo errore tecnico da parte della giustizia sportiva, dopo quelli commessi da Tosel e dalla Corte di giustizia federale. Lo fa rilevare in esclusiva a "il pallone in confusione" l'avvocato Fabio Turrà, rappresentante di sette abbonati delle curve A e B, che stamattina si è visto rifiutare l'accesso al procedimento davanti alla Camera di conciliazione del Coni a Roma. «Il vice presidente vicario non ci ha ammesso - spiega Turrà - adducendo il fatto che al procedimento possono partecipare solo i soggetti appartenenti all'ordinamento sportivo. Ma tutto ciò non è previsto all'articolo 5 comma 10 del regolamento della Camera di conciliazione. In esso si parla genericamente soltanto di "un terzo". Esso non prevede quindi nel modo più assoluto il requisito soggettivo dell'appartenere all'ordinamento sportivo». Il legale prosegue specificando che «sto studiando il modo di far partecipare gli abbonati all'arbitrato, che il Napoli ha già dichiarato di intentare nei confronti della Figc, mettendo in risalto l'errore che ho appena evidenziato».
Leggendo la normativa in questione, si comprende l'errore commesso dai conciliatori del Coni. Infatti, l'articolo 5 comma 10 dispone testualmente che «un terzo può partecipare al procedimento di conciliazione tra altri iniziato ai sensi del presente Regolamento qualora abbia nella controversia tra altri insorta un interesse individuale e diretto, specificando le ragioni di tale istanza, il fondamento della propria legittimazione e l'interesse che la giustifica e formulando le conclusioni che intende proporre nella conciliazione». 
Gli abbonati del Napoli avevano l'interesse a partecipare al procedimento? «Lo avevano in modo pieno e preciso - risponde  Turrà - e ciò l'ho spiegato in modo dettagliato nell'introduzione della nostra istanza». Non a caso i conciliatori non hanno opposto come motivazione al rifiuto la mancanza di interesse dei tifosi. E tutto questo è l'ennesimo errore della gustizia sportiva: si può solo eventualmente sperare in un ripensamento dell'arbitrato.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Camera arbitrale: nessuna conciliazione tra Napoli e Figc

E' fallito il tentativo di conciliazione alla Camera arbitrale del Coni tra il Napoli e la Federcalcio, a proposito della chiusura al pubblico delle curve dello stadio San Paolo fino al 20 ottobre.
''La Figc ha detto no alla proposta di sospensiva condizionata'' alla chiusura delle Curve del San Paolo di Napoli in vista degli incontri con la Juve e con il Palermo. Cosi' l'avvocato Mattia Grassani, rappresentante del club partenopeo presso la Camera di conciliazione del Coni, ha spiegato il mancato accordo tra Napoli e Federcalcio sul ricorso della societa'. Il Napoli si era appellato all'organismo conciliatorio contro la chiusura delle curve del San Paolo fino al 20 ottobre, decisa a seguito degli incidenti provocati dai suoi tifosi nella domenica di Roma-Napoli. ''L'accettazione della sospensiva condizionata - spiega Grassani - avrebbe dato al pubblico di Napoli la possibilita' di responsabilizzarsi offrendogli una sorta di ultima chance. Il Napoli stesso si sarebbe assunto in prima persona la responsabilita' dell'ordine pubblico. Ora l'ultima possibilita' di aprire le curve per Napoli-Juve resta l'arbitrato a cui faremo istanza immediatamente''. (ANSA)

mercoledì 17 settembre 2008

Tifosi Napoli: trovato lo sponsor, inoltrata l’istanza alla Camera di conciliazione

Antonio Giglio, titolare della gelateria “La scimmietta 2” di Afragola, ha versato i 1000 euro per le spese amministrative del Coni. L’avvocato Turrà ha spedito il fax alle 17,30: domani rappresenterà sette abbonati delle curve e sarà in giudizio con il legale del Napoli

Un fax per sperare nella giustizia. Alle 17,30 di oggi l’avvocato Fabio Turrà ha così spedito al Coni l’istanza di partecipazione al giudizio presso la Camera di conciliazione e arbitrato. Quindi domani alle 11,30 ci sarà anche il legale che rappresenterà sette abbonati delle curve A e B, oltre all’avvocato Mattia Grassani per il Napoli: insomma tifosi e società saranno uniti per il riconoscimento del proprio buon diritto di vedere riaperte dei due settori popolari del San Paolo. «Con il fax ho spedito – ha spiegato a “il pallone in confusione” il legale napoletano – anche l’attestato di pagamento di 1000 euro relativo alle spese amministrative per il giudizio». Come anticipato in esclusiva ieri da questo sito, l’avvocato Turrà aveva spiegato che era fondamentale reperire questo importo al fine di poter presentare l’istanza: occorreva uno sponsor, anche perchè i tempi erano molto stretti. Solo grazie all’intervento determinante di Antonio Giglio, titolare della gelateria “La scimmietta 2” ad Afragola, si è potuta reperire la somma necessaria: aveva ascoltato l'appello lanciato dall'avvocato Turrà in mattinata a Radio Marte, nel corso di "Marte sport live". Nel pomeriggio Giglio, grande tifoso della squadra azzurra, ha spedito la copia della ricevuta del bonifico allo studio legale ed è potuta partire l’istanza. 
Le sette persone non sono ultrà, ma semplici membri di famiglie. In queste ore l’avvocato Turrà sta ricevendo altre richieste di altri abbonati per aderire al ricorso: tecnicamente sarà ancora possibile farlo, ma bisogna farlo assolutamente entro stasera. Si può ancora contattare il legale ai numeri 081-7347273 e 339-1992865 oppure all’indirizzo email fabio_turra@libero.it. «Sto cercando adesso l’avvocato Grassani – conclude Turrà – per poter coordinarci in vista dell’udienza di domattina. Sarà molto importante per riuscire a ottenere la riapertura delle curve dell’impianto di Fuorigrotta. Sarebbe un bel regalo per la tifoseria, in vista della partita di domani con il Benfica».
Marco Liguori
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martedì 16 settembre 2008

Abbonati del Napoli in Camera di conciliazione, un ricorso possibile

L'avvocato Fabio Turrà sta preparando l'intervento presso l'organismo del Coni per sostenere le ragioni dei tifosi contro le curve chiuse, la cui udienza si terrà giovedì. Occorre però l'intervento di uno sponsor per coprire le spese amministrative di 1000 euro


Anche gli abbonati del Napoli possono agire assieme alla società presso la Camera di conciliazione e arbitrato dello sport del Coni. L’avvocato Fabio Turrà sta raccogliendo la documentazione necessaria per presentare entro domani l’istanza presso l’organismo della giustizia sportiva. «Ciò può essere compiuto – spiega il legale a “il pallone in confusione” – in forza del comma 10 dell’articolo 5 del regolamento che regola il ricorso alla Camera del Coni. Il procedimento può servire per riconoscere il buon diritto ai numerosissimi abbonati di curva che sono persone perbene e a cui è stato negato l’accesso al proprio posto al San Paolo». L’articolo 5 dispone che «un terzo (ossia gli abbonati ndr) può partecipare al procedimento di conciliazione tra altri iniziato ai sensi del presente Regolamento qualora abbia nella controversia tra altri insorta un interesse individuale e diretto, specificando le ragioni di tale istanza, il fondamento della propria legittimazione e l'interesse che la giustifica e formulando le conclusioni che intende proporre nella conciliazione». Riguardo all’istanza di partecipazione «decide il Presidente della Camera, sentite, ove occorra, le altre parti».
Il ricorso si fonda sulla possibile applicazione dell’articolo 14, comma 5, del Codice di giustizia sportiva, ovvero su due punti precisi. «Sto reperendo la ripresa televisiva dei tifosi napoletani – prosegue Turrà – presenti allo stadio Olimpico che applaudono durante il minuto di raccoglimento per la scomparsa del presidente della Roma, Franco Sensi». L’altro riguarda le immagini in tv dell’appello lanciato dal direttore generale, Pierpaolo Marino, e dal difensore Paolo Cannavaro affinché i tifosi si comportino a Roma in modo corretto, peraltro riportato dalle agenzie di stampa il 27 agosto scorso e pubblicato dai quotidiani il giorno dopo. «Le due circostanze occorre che siano provate perché – spiega Turrà – in questo modo potranno essere applicate le attenuanti e o l’esimente generale previste dall’articolo 13 del codice di giustizia sportiva». Inoltre occorre che il Napoli dimostri di aver già fornito alle forze dell’ordine e alle autorità competenti i tabulati contenenti i nominativi dei propri abbonati, «al fine della loro eventuale identificazione e/o del loro disonoscimento in ordine ai fatti violenti contestati» si legge nel testo dell’intervento alla Camera di Conciliazione.
Il ricorso ha però un suo costo. L’avvocato afferma che «non voglio avere alcun tipo di onorario e sono disposto ad accollarmi le spese della trasferta a Roma. Però occorrono 1000 euro per i diritti amministrativi, la cui copia della ricevuta del pagamento avvenuto deve essere spedita entro il giorno precedente alla data dell’udienza, ossia nella giornata di domani». Considerata l’occasione importante per i tifosi di far valere i propri diritti, basterebbe che 1000 di essi pagassero un euro per far partire il ricorso. Oppure, per un motivo di praticità, occorrerebbe l’intervento di uno sponsor che possa versare la cifra. Il tempo però stringe: giovedì è molto più vicino di quanto si pensi. Si può contattare l’avvocato ai numeri 081-7347273 e 339-1992865 oppure all’indirizzo email fabio_turra@libero.it
Marco Liguori
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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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