Michel Platini è nato a Joeuf in Francia il 21 giugno del 1955. E' stato un leader in campo e un personaggio mai banale fuori; insofferente e gigione con i giornalisti, brillante e istrionico nei rapporti con i colleghi.La sua carriera da calciatore lo ha portato ad ottenere i massimi successi, sia con le maglie dei clubs coni quali ha giocato (Nancy, St. Etienne, soprattutto Juventus, la squadra con la quale ha vinto tutto), sia con la Nazionale francese, da lui trascinata alla conquista del primo titolo continentale, nella manifestazione più dominata da un singolo che la storia del calcio ricordi.Persona di spiccata intelligenza e indiscutibile carisma, comprese che ritirarsi ancora competitivo avrebbe lasciato un'immagine indelebile della sua grandezza.Appena ritiratosi, pur non avendo mai avuto particolari velleità da allenatore, Platini rispose alla chiamata della Federazione francese per gestire il delicato momento dei "bleus" rimasti orfani del suo stesso ciclo vincente. Ma il suo futuro era dietro una scrivania, e l'organizzazione del Mondiale francese del 1998 passò attraverso la sua supervisione. Fu un grande successo, completato dal trionfo della Nazionale di casa, e Michel, in tribuna in abito elegante, ma con la maglia della nazionale al posto della camicia ("obbligando" politici e autorità a seguirne l'esempio,presidente Chirac compreso), uscì da quell'esperienza da trionfatore. La brillante ascesa di Platini lo portò alla vicepresidenza della FIFA (dal 2002), mentre nel gennaio 2007 pose termine al "regno" dello svedese Lennart Johansson (che durava dal 1990), rilevandone la presidenza UEFA.Platini, che da anni si batte per restituire al calcio europeo la prevalenza dell'aspetto sportivo su quello meramente commerciale, pur non sottovalutando gli aspetti riguardanti l'enorme business che vi gira attorno, è ora l'incubo di tanti presidenti. Quelli dai bilanci "allegri". Il momento del calcio europeo, con un impoverimento generale (escludendo qualche eccezione, seppur eclatante) e interi sistemi a rischio fallimento, necessita di un cambio di rotta immediato.In esclusiva per Ju29ro.com, Michel Platini ci spiega come la UEFA guiderà il cambiamento.
cronache dalla casta del calcio con varie ed eventuali
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la balle dans la confusion - the football in confusion - топка в неловко положение
den ball in verwirrung - la pelota en la confusión - a bola em confusão - der bal in verwarring
την μπάλα στη σύγχυση - мяч в путанице - 혼란에 공 - 混乱のボール - 球在混亂
sabato 13 giugno 2009
Platini: «Più controlli sui bilanci»
Michel Platini è nato a Joeuf in Francia il 21 giugno del 1955. E' stato un leader in campo e un personaggio mai banale fuori; insofferente e gigione con i giornalisti, brillante e istrionico nei rapporti con i colleghi.La sua carriera da calciatore lo ha portato ad ottenere i massimi successi, sia con le maglie dei clubs coni quali ha giocato (Nancy, St. Etienne, soprattutto Juventus, la squadra con la quale ha vinto tutto), sia con la Nazionale francese, da lui trascinata alla conquista del primo titolo continentale, nella manifestazione più dominata da un singolo che la storia del calcio ricordi.Persona di spiccata intelligenza e indiscutibile carisma, comprese che ritirarsi ancora competitivo avrebbe lasciato un'immagine indelebile della sua grandezza.Appena ritiratosi, pur non avendo mai avuto particolari velleità da allenatore, Platini rispose alla chiamata della Federazione francese per gestire il delicato momento dei "bleus" rimasti orfani del suo stesso ciclo vincente. Ma il suo futuro era dietro una scrivania, e l'organizzazione del Mondiale francese del 1998 passò attraverso la sua supervisione. Fu un grande successo, completato dal trionfo della Nazionale di casa, e Michel, in tribuna in abito elegante, ma con la maglia della nazionale al posto della camicia ("obbligando" politici e autorità a seguirne l'esempio,presidente Chirac compreso), uscì da quell'esperienza da trionfatore. La brillante ascesa di Platini lo portò alla vicepresidenza della FIFA (dal 2002), mentre nel gennaio 2007 pose termine al "regno" dello svedese Lennart Johansson (che durava dal 1990), rilevandone la presidenza UEFA.Platini, che da anni si batte per restituire al calcio europeo la prevalenza dell'aspetto sportivo su quello meramente commerciale, pur non sottovalutando gli aspetti riguardanti l'enorme business che vi gira attorno, è ora l'incubo di tanti presidenti. Quelli dai bilanci "allegri". Il momento del calcio europeo, con un impoverimento generale (escludendo qualche eccezione, seppur eclatante) e interi sistemi a rischio fallimento, necessita di un cambio di rotta immediato.In esclusiva per Ju29ro.com, Michel Platini ci spiega come la UEFA guiderà il cambiamento.
lunedì 4 maggio 2009
Una terapia d'urto in 10 punti per la Juventus
Riceviamo e pubblichiamo da Ju29Ro
Lo Ju29roTeam ritiene che per la Juventus non ci sia molto tempo da perdere. E' necessaria una correzione di rotta. Per salvare il salvabile e per ripartire da quello che ancora è rimasto di spendibile in Corso Galileo Ferraris. Ecco dunque l'importanza di individuare 10 punti fermi da cui partire per la rinascita del club e della sua leggenda.
LA PROPRIETA': John Elkann e la sua corte stiano lontani dalla Juventus. Ripristinare gli accordi che furono stipulati, purtroppo solo verbalmente, nel 1994 tra Umberto e Gianni Agnelli. La Juventus venga supervisionata e gestita dal ramo umbertiano della Famiglia. Si prenda in considerazione l'ingresso di un socio "industriale", che possa portare risorse finanziarie fresche da destinare agli investimenti sulla gestione sportiva allo scopo di ritornare velocemente a primeggiare in Italia e in Europa, con il conseguente miglioramento della percezione del brand verso sponsor e tifosi.
LA SOCIETA': Cambiare gran parte del Consiglio di Amministrazione. Portare il CdA da otto a nove (o a sette) elementi, di cui almeno due esperti di calcio e almeno uno espressione degli azionisti di minoranza. Sostituire Cobolli&Gigli, Secco, Fassone, Gattino. Ultima chance per Blanc, ma solo come Amministratore Delegato. Pensi alle carte e allo stadio e stia al suo posto, cioè dietro la scrivania. Assumere un Direttore Generale ESPERTO, che sia anch’esso membro del CdA, e che si occupi di mostrare denti e muscoli all'ambiente esterno e interno all'occorrenza. Una persona non arrogante, ma con le palle. In tutti i sensi.
I BILANCI: Appoggiare Platini e la sua battaglia contro il doping amministrativo. Richiedere a gran voce che le valutazioni di merito per le iscrizioni alle competizioni, nazionali ed internazionali, vengano fatte anche con criteri che pongano sotto la lente eventuali episodi di finanza creativa. Creare un dibattito intorno alla necessità che le squadre di calcio non debbano spendere più di quanto incassano, anche se le perdite fossero sostenute, in ultima analisi, da ricchi babbei.
LO STAFF TECNICO: Assumere un tecnico vincente che abbandoni il low profile e i camaleonti solidi di Ranieri. Accertarsi che il suo staff sia all'altezza di una squadra come la Juventus. Cacciare Castagnini e ricomporre un network di osservatori che non siano scarti del Piacenza. Se dovesse rimanere, Secco si dia da fare per imparare a fare il Direttore Sportivo. Qualcuno lo avvisi che per parlare con Moggi non c'è solo il telefono.
LA COMUNICAZIONE: Assumere urgentemente un Responsabile della Comunicazione che sappia cosa significa comunicare. Riunire TUTTI i tesserati e IMPORRE il divieto di pronunciare frasi che ricordino la circostanza che "solo due anni fa eravamo in B". Istruire i dirigenti, attuali e futuri, sul fatto che alla Juventus si può ridere solo in vacanza e dopo aver vinto qualcosa. Ridurre al minimo le interviste sia degli atleti che dei dirigenti. Parlare meno e concentrarsi di più. Evitare assolutamente di mostrarsi in atteggiamenti subalterni verso squadre di pari o inferiore rango. Cancellare la parola ESPIAZIONE, sostituirla con ORGOGLIO. Abolire la distribuzione allo stadio della Gazzetta dello Sport prima delle partite casalinghe. Querelare immediatamente i giornalisti o chiunque pronunci falsità o concetti lesivi della reputazione della Juventus e dei suoi tifosi.
IL MERCATO: Evitare le trattative estenuanti, riportate da tutti i giornali. Riservatezza sugli obiettivi. Tenere a distanza i giornalisti sull'argomento. Comprare campioni affermati, oppure giovani di grandissimo potenziale. Stare lontani da atleti convalescenti oppure logori. E, nei limiti del possibile, anche dai parametri zero. In pratica prendere un Direttore Generale che sappia di calcio e lasciarlo lavorare tranquillo.
I CALCIATORI: Punire pesantemente i giocatori che vìolino il segreto dello spogliatoio, o che si rendano protagonisti di episodi di intolleranza nei confronti del tecnico o dei dirigenti. Chiarire ex-ante che TUTTI possono essere sostituiti e che un gesto di stizza significa farsi 5 giornate in tribuna. Imporre ai giocatori più contegno nell'imminenza delle partite e soprattutto nei rapporti con tesserati di altre squadre. Chi ostenta risate e scherzi dopo una sconfitta va punito: non è lo smile il problema, ma lo diventa se si ride quando c'è da piangere. Evitare tassativamente che i tesserati vadano in trasmissioni televisive di intrattenimento durante tutta la stagione ufficiale. Multe, pesantissime, per chi parla troppo e si allena poco. Forte multa per i tesserati che si fanno espellere per proteste o atti irriguardosi nei confronti dell'arbitro, fino ad arrivare alla risoluzione del contratto nei casi di recidiva plurima.
GLI ARBITRI: Pretendere l'applicazione imparziale dei principi base del regolamento del gioco del Calcio. Non aver paura di alzare la voce per sostenere gli interessi della squadra e indirettamente degli azionisti. In casi estremi, minacciare il ricorso alla magistratura ordinaria.
LA MEMORIA: Ripristinare la memoria storica degli anni dal 1994 al 2006. Riabilitare mediaticamente i signori Moggi, Giraudo e Bettega. Attrezzarsi psicologicamente e amministrativamente a richiedere la restituzione dei due scudetti sottratti con un procedimento anticostituzionale nel 2006. Togliere i due asterischi dalla bacheca del Sito Ufficiale. Rimuovere dalla sala trofei la Coppa Zaccone e fonderla, facendone attaccapanni per il nuovo stadio.
I TIFOSI: I tifosi non abbiano paura di contestare. Non accontentarsi di una JUVINESE. Pretendere la VERA JUVENTUS. Non dimenticare mai quello che è successo nel 2006. Informarsi su quello che è accaduto, su quello che sta accadendo e su quello che accadrà. Pretendere il merchandising con il numero 29. Evitare anche il solo contatto fisico con la Gazzetta dello Sport. Testa alta e risposta pronta. SEMPRE.
Ju29Ro redazione@ju29ro.it
sabato 6 dicembre 2008
Processo Gea: la parola alla difesa
il pallone in confusione
mercoledì 5 novembre 2008
Chi deve vergognarsi per i debiti del calcio
La riaffermata intenzione dell'Uefa di eliminare gradualmente la vergogna dei debiti nel calcio ha avuto recentemente sulla stampa nazionale un'eco davvero singolare: ci sono stati tanti articoli sul calcio inglese che, secondo l'audace titolo della Gazzetta dello Sport (del 9/10 a pag.19), sarebbe addirittura "nel baratro" e nessuno sul calcio italiano, nonostante i debiti di Inter e Roma per centinaia di milioni siano prepotentemente balzati all'onore della cronaca (vedi indagine sulla vicenda Saras e il conto col piano di rientro presentato da Unicredit alla famiglia Sensi con scadenza dicembre 2008). Il fatto è che il Presidente della Football Association in una conferenza stampa ha dato ragione all'Uefa, parlando di bilanci non trasparenti e di debiti fuori controllo mentre in Italia l'anatema di Platini ("Vergogna, vince chi bara") non ha apparentemente intaccato nè la flemma di Abete nè la spavalderia di Matarrese e così di conferenze stampa sull'argomento non s'è vista neppure l'ombra.
D'altra parte la reticenza, per non dire l'omertà, del nostro "sistema calcio" non sorprende perché se i bilanci di quasi tutte le società sono traballanti, con debiti "nascosti" nella controllante, o nelle controllate, ed anche falsi (in termini di ordinamento sportivo) le colpe sono diffuse e in tanti dovrebbero vergognarsi: non solo i registi finanziari che firmano i bilanci creativi ma in primo luogo la stampa che, da tempo, ha tradito la sua funzione di informazione e denuncia (mentre insabbia e disinforma) e, subito dopo, gli organismi FIGC di controllo e sanzionatori che, visti i risultati, si può ben dire che sono controllati e non controllano, è non sanzionano per non essere sanzionati.
Cominciamo dalla stampa e riprendiamo proprio l'articolo della Gazzetta secondo il quale il calcio inglese sarebbe nel baratro. E' noto che quasi tutte le società inglesi sono proprietarie degli impianti e quindi hanno sì fatto dei debiti ma si sono patrimonializzate; il Manchester United, per fare l'esempio più significativo, ha sì piu' di 700 milioni di debiti ma, grazie anche al suo stadio, chiude ogni anno il bilancio in attivo e può pagare gli interessi sul debito e le rate di mutuo. La serie A inglese attraversa da anni una fase molto positiva (altro che baratro) con incassi ai botteghini e dai diritti tv sempre in crescita, tant'è che ha attirato l'attenzione prima di finanzieri, magari d'assalto ma con idee chiare sul business del calcio, e più recentemente di sceicchi e petrodollari.
Nel nostro carrozzone, ma questo la Gazzetta non lo dice, è tutto il contrario perché stadi e patrimonio delle società stanno a zero, ai botteghini e per i diritti tv ci sono segni di crisi; l'Inter in due anni ha realizzato perdite per 350 milioni e a Roma la famiglia Sensi deve rientrare di 150 milioni con Unicredit oppure vendere la societ. Mentre oltre-Manica i debiti fanno parte del gioco, in Italia servono solo a gonfiare un pallone che rischia di scoppiare secondo l'allarme che molti esperti hanno suonato da tempo. Ecco perché la scarsa attenzione della nostra stampa tradizionale all'argomento bilanci è una colpa ed anche grave; semmai la Gazzetta, in risposta all'Uefa, avrebbe dovuto sollecitare una conferenza di Abete sui problemi di bilancio delle nostre società, altro che presentare su un quarto di pagina, come ha fatto, una tabella su "Tutti i debiti della Premier", compresi quelli del Wigan e del Hull City.
E non c'è da vergognarsi solo per la scarsa attenzione, perché quando poi un editorialista di grido come Mario Sconcerti affronta l'argomento, può succedere anche di peggio; succede per esempio che sul Corriere della Sera è stato possibile raccogliere in un mese queste due perle: dapprima (con l'editoriale "I miliardi degli emiri falsano le gerarchie ma non sono una novità") l'osservazione che i debiti elevati delle grandi società ci sono sempre stati e che il professionismo l'ha inventato Edoardo Agnelli (cioe' il bisnonno di John Elkann) e prevedeva gia' all'epoca un "indebitamento costante, quasi esponenziale"; e poi quando, volendo argomentare su "Cobolli sbaglia. Anche Moratti ha un progetto", ha scritto che "non e vero che l'Inter e' piena di debiti", aggiungendo che sì, la squadra perde tantissimo ma "le perdite sono continuamente ripianate". Ecco, sarebbe da chiedere a Sconcerti se del ripianamento s'è fatto un'idea da solo, leggendo e interpretando i bilanci dell'Inter, oppure s'è fidato della Gazzetta. Nel dubbio ci limitiamo solo a ricordare (avendo come fonte le ricerche del nostro sito sui bilanci e il Sole 24 Ore) che per coprire il buco di 350 milioni del biennio 2006-07 l'Inter per un parte ha deliberato aumenti di capitale e per la parte rimanente (tra i 150 e i 200 milioni) s'è affidata alla fantasia dei suoi registi finanziari che hanno inventato le finte plusvalenze relative alla compra-vendita del marchio e alla rivalutazione patrimoniale dell'intera società. Un finto ripianamento insomma , roba da retrocessione in termini di giustizia sportiva, che può durare fino a quando c'è speranza che la banca aumenti il fido e gli utilizzi; se poi in quella banca il presidente Moratti siede anche nel Comitato Esecutivo allora uno malizioso può pensare che si tratta di una speranza ben riposta.
Quanto,poi, al richiamo dei tempi andati lo capirebbe anche il "casalingo di Voghera" che è una giustificazione finta (come la compravendita del marchio), perchè dai tempi del senatore Agnelli il contesto normativo è cambiato, anzi, dopo la sentenza Bosman è stato rivoluzionato e con la legge 586/96 (non a caso detta proprio legge Bosman) si è dovuto correre ai ripari pensando proprio ai bilanci e ai debiti, ridisegnando il sistema dei controlli.
Era tanto importante quella legge che è ancora possibile trovare in rete la traccia di una riunione del Consiglio Nazionale del Coni del 23 marzo 2004 (per conferma Sconcerti potrebbe sentire Petrucci) con la quale si stabiliva che le società di calcio dovevano presentare alla FIGC, a cadenza trimestrale, "stato patrimoniale e conto economico con budget che garantisca equilibrio finanziario a consuntivo dell'esercizio".
L'equilibrio finanziario, in particolare, imponeva e impone che i debiti siano un sottomultiplo del fatturato; dato che dopo la sentenza Bosman le società di calcio si ritrovavano con il patrimonio azzerato, l'ordinamento sportivo si era giustamente preoccupato dei debiti, quelli che ai tempi del senatore Agnelli, assicura Sconcerti, crescevano in modo esponenziale (ma le società, all'epoca, possedevano il cartellino dei calciatori).
E siamo così arrivati ai controlli e alle sanzioni dove l'elenco di chi deve vergognarsi è lungo, perchè tutti sono d'accordo sul fatto che i bilanci delle società di calcio non sono "sani", e neppure "corretti", come imporrebbe la normativa, perchè tutti sanno che ci sono degli illeciti e che sono tollerati (vedi l'articolo del prof. Boeri su Repubblica del 3 settembre) ma, quando si prova a ragionare sulle responsabilità, scatta il gioco al rimpiattino: si comincia dalle responsabilità dei presidenti che non sono più i "ricchi scemi" di una volta, si lamentano sì delle perdite ma si tengono stretta la società, anzi, ci portano pure i figli o le figlie (con stipendi che arrivano anche ad un milione di euro all'anno; chiamali scemi!) e ad ogni campionato provano a spendere di più (senza, però, mettere mano al portafoglio).
Si passa alla Covisoc che controlla i bilanci, guarda sì la compra-vendita del marchio da padre in figlio ma "non può vedere" che è finta e fa aumentare i debiti (anche se può vederlo pure uno studente di prima ragioneria ripetente); si rimanda alla Figc (la "Confindustria" dei presidenti di calcio che non sono più ricchi e scemi) dove nessuno chiede rigore o denuncia irregolarità (sarebbe una specie di suicidio quasi collettivo); si finisce col contesto normativo e la specificità dello sport, che nessuno sa bene cos'è (e, infatti. tutti la chiamano in causa).
Dopo l'uscita, con tante polemiche, del prof. Uckmar dalla Covisoc, su queste benedette responsabiltà ci fu un lungo dibattito, che si può rintracciare in rete per ragionarci sopra. Leggendo il dibattito si scoprono due passaggi fondamentali: il primo in una paginata della Gazzetta dello Sport del 15 maggio 2002 (quando era ancora formato lenzuolo e non si limitava solo a "tutto il rosa della vita") e l'altro nell'audizione al Senato del prof. Uckmar del 23 aprile 2004.
Nell'articolo della Gazzetta c'è Carraro che, da politico consumato, chiama in causa il sentimento popolare (vi dice niente?); i bilanci irregolari sarebbero illeciti sportivi ma, si chiede Carraro (all'epoca presidente della Figc e contemporaneamente presidente anche del Mediocredito Centrale della Banca di Roma di Geronzi) "pensate che i tifosi italiani sarebbero in grado di accettare una penalizzazione dei propri club?". Tradotto dal politichese di Carraro e riferito ai nostri giorni sembra quasi che Abete e Matarrese possano avere questo dubbio: se mandiamo l'Inter in B per tutti gli illeciti sportivi che ha fatto, e continua a fare con i bilanci, siamo sicuri che poi i suoi ultras non buttino giù i motorini dalle gradinate di San Siro?
Nell'audizione al Senato, invece, il passaggio fondamentale è quello per cui la situazione dei controlli si sarebbe "ingarbugliata" quando il contesto normativo che doveva tener conto della specificità dello sport è stato riformulato, passando dalla legge 91/1981 alla 586/1996; quella del 1981 prevedeva che la Covisoc dovesse autorizzare le operazioni di carattere straordinario e potesse sindacare sui debiti bloccandoli; con quella del 1996 sono aumentati i controlli, ogni tre mesi le società devono documentare che la gestione è sana e corretta, devono anche indicare come rispettano il budget di inizio stagione (sembra incredibile ma è proprio cosi, c'è scritto nelle Norme Organizzative Interne Federali) ma di sindacare non se ne parla più e la Covisoc dovrebbe, invece, segnalare alla Procura Federale e questa deferire.
In effetti se una società di serie C2 paga le tasse con due gioni di ritardo scattano il deferimento e nell'arco di qualche mese anche le penalità (è successo ancora recentemente) mentre per i bilanci di alcune note società di serie A si arriva a parlare di illeciti tollerati ma di segnalazioni e deferimenti non si parla mai.
I riferimenti a Carraro e Uckmar sono datati 2002-2004. Sono passati solo pochi anni ma è come se fosse passato un secolo perchè, nel frattempo, nell'estate 2006 si è messo in piede il processo di calciopoli nel quale sono stati di nuovo chiamati in causa la specificità dello sport e il "sentimento popolare" ma non per tollerare un illecito che c'era (come si sta facendo per i bilanci sin dai tempi di Carraro), bensì per punire un illecito che non era previsto dalla normativa; il tutto sotto la regia a carattere straordinario di un professionista, il professor Guido Rossi, ex-consigliere dell'Inter e futuro consulente degli eredi di casa Agnelli. Un'offesa all'intelligenza di quanti sono ancora liberi di pensare con la propia testa, una conferma che le scusanti che vengono invocate per non doversi mettere in regola con i bilanci sono logore foglie di fico che non possono più nascondere le vergogne nè, tantomeno, camuffare gli svergognati. Che sono tanti: i "culi di pietra" che hanno occupato e occupano le poltrone di prima fila delle istituzioni sportive, la pletora di professionisti (giuristi di lungo corso, sopratutto) che si prestano a firmare sentenze sensa senso, i politicanti che a tempo perso si occupano anche di sport e poi quelli che nelle istituzioni sportive occupano, scodinzolando, le poltrone di seconda e terza fila e sbavano per scalare qualche posto.
Chi si deve vergognare, Azionisti e Presidenti oppure chi dovrebbe informare e non informa?
Ettore Italo Di Pietramala
(il testo originale è reperibile anche qui)
martedì 28 ottobre 2008
Blanc: «Grazie alla Champions, pareggio bilancio non è lontano»
«In questa stagione potremo anche contare su circa 15-17 milioni da Champions. E allora l'obiettivo del pareggio non è lontano». L'amministratore delegato della Juventus Jean Claude Blanc ha voluto così riportare un po' di ottimismo in assemblea, dopo la raffica di interventi e di critiche sollevate dai piccoli azionisti. Sportivamente, il dirigente francese ha però ammesso: «Ad oggi però i risultati danno più ragione a voi che a noi».
Secondo Blanc i risultati sportivi (risalita in A e terzo posto) «sono in linea con il progetto». Riguardo ai risultati economici ha tenuto a sottolineare che «è vero che c'è una perdita di 20 milioni, ma ad esso contribuisce la svalutazione di Andrade per quasi 7 milioni. E nel 2007-2008 non c'erano i ricavi da Champions».
Blanc ha poi spiegato la sua "ricetta" per la gestione societaria. Innanzitutto occorre «migliorare la parte sportiva». Sarà doveroso «contenere i costi dei calciatori» e «dare spazio ai giovani». Riguardo alle uscite, l'amministratore delegato ha sottolineato che occorrerà «grande attenzione ai costi che non sono parte del core business». Per incrementari i ricavi sarà necessario «lo sviluppo delle politiche di marketing per beneficiare del brand Juve ci dovrebbero portare ad un pareggio. Cosa che non è stata fatta in passato, quando il risultato operativo, senza considerare proventi straordinari da calciomercato o altre operazioni, era decisamente più negativo di adesso».
Blanc ha voluto rispondere anche riguardo alle critiche sulle operazioni Tiago e Almiron. Entrambe «sono state fatte nel 2007 ed erano state condivise da Bettega». I redattori di http://www.ju29ro.com/ sottolineano che l'ex vicepresidente ha scosso la testa: un segno di dissenso alle affermazioni del manager francese. «La scelta dei due giocatori - ha affermato Blanc - è stata condivisa prima con Didier poi con Ranieri», ossia prima con Deschamps, l'allenatore del ritorno in serie A, e poi con l'attuale tecnico. I redattori di Ju29ro ricordano però che «è noto, invece, che Didier in una intervista ha detto chiaro e tondo che non li voleva».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Gli azionisti Juve: "Come mai il cda non ha neppure un’azione?"
«Come mai gli amministratori – e, in particolare, quelli operativi – non posseggono neanche una azione della Nuova Juventus 2006 FC? Forse perché neanche loro hanno fiducia nel proprio operato?». Il commercialista Vittorio Salvadori di Wiesenhoff, conosciuto su http://www.ju29ro.com/ come "Il Mago di Ios" si è così rivolto al presidente Giovanni Cobolli Gigli e all’amministratore delegato Jean-Claude Blanc. In pratica, nel suo intervento l’azionista-tifoso bianconero ha raccolto la notizia pubblicata giovedì scorso da "il pallone in confusione" (ripresa da Tuttomercatoweb e Fc Italia.com) riguardante il fatto che, stando ai bilanci 2006/07 e 2007/08, nessun membro del cda possedeva una sola azione della Juve. Soltanto un membro del collegio sindacale, Paolo Piccatti, ne possiede 540. Lo ha ricordato nel suo contributo assembleare Salvatore Cozzolino, conosciuto come "Dominiobianconero" sul web. «Vorrei porre il benvenuto al Dott. Paolo Piccatti – ha spiegato Cozzolino – nuovo componente del Collegio Sindacale. E voglio farlo perchè il Dott. Piccatti è uno di noi. E’ un piccolo azionista, possiede 540 azioni della Juventus. Mi auguro che oltre ad essere piccolo azionista sia anche lui rancoroso come molti di noi. Sottolineare il fatto che il Dott. Piccatti è un piccolo azionista serve però a evidenziare invece che nessuno dei componenti dell’attuale CDA possiede uno straccio di azioni Juventus. Evidentemente non credono al famoso "progetto" che spesso viene tirato in ballo quando si tratta di giustificare qualche battuta d’arresto della squadra». Ci si attende, al termine degli interventi di altri azionisti, la replica al riguardo di Cobolli e Blanc.
I due azionisti hanno espresso un nutrita raffica di domande su svariati argomenti: dall’ormai eterna e pluriannunciata ristrutturazione dello stadio Delle Alpi, alla cessione della Semana per soli 330 milioni di euro (la società di gestione e manutenzione dell’Olimpico e Delle Alpi), sino al calciomercato definito "miope" da Cozzolino. L’agguerrito bancario ha evidenziato che «la distruzione di valore, il depauperamento finanziario dovuto al calciomercato, come dicevo, è devastante. E ne vediamo le dirette conseguenze già in questo bilancio, dove quasi la metà della perdita è da imputare alla svalutazione definitiva di Andrade, un calciatore purtroppo che invece di avere le ginocchia usurate come gli altri, le aveva addirittura marce. E noi lo abbiamo pagato 10 milioni di euro, oltre al suo lauto ingaggio». Cozzolino ha lanciato una serie di domande riguardo al mancato ricorso al Tar dopo il processo sportivo di Calciopoli. «A Dicembre 2007 infatti, Il Presidente Fifa Blatter ha dichiarato che – prosegue l’azionista – il Sig. Luca Cordero di Montezemolo è stato decisivo per il ritiro del ricorso al Tar; considerato che non mi è parso di leggere nessuna smentita da parte vostra gradirei sapere con quale ruolo e a che titolo il personaggio in questione si è occupato di Juventus nell’estate del 2006?». Cozzolino ha una richiesta precisa: «E visto che il ritiro del ricorso al Tar ha causato un ingente danno economico, vi chiedo se non è il caso di citarlo in giudizio, non ricoprendo il signore in questione alcuna carica ufficiale nel nostro sodalizio?».
Infine Salvadori ha chiesto chiarimenti in merito al "paracadute" per Cobolli Gigli e Blanc in caso di licenziamento senza giusta causa. «Comunque sia, potete per cortesia illustrare più in dettaglio – ha concluso il commercialista – il meccanismo dell’indennità forfetaria prevista per l’Amministratore Delegato e Direttore Generale e dovuta in caso di risoluzione del rapporto da parte della società senza giusta causa ed in caso di dimissioni di Monsieur Blanc con giusta causa? Più precisamente, come si articola questo "paracadute" in considerazione dei due diversi ruoli di Monsieur Blanc? In altri termini, i 3 milioni di euro di indennità si rendono dovuti anche nell’ipotesi in cui, successivamente alla scadenza del suo mandato come amministratore, la società decidesse di risolvere anticipatamente il contratto da direttore generale?».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
"Il pallone in confusione" seguirà l'assemblea Juventus
sabato 20 settembre 2008
Da Quaresima a Quaresma
Furino 1945 su http://www.ju29ro.com/
martedì 16 settembre 2008 18:39
Tanti giornali dell'1 settembre, forse tutti, hanno riportato la notizia che l'Inter aveva finalmente comprato Quaresma (con la trivela inclusa nel prezzo) mentre pochi, probabilmente solo uno, hanno "strisciato" un'altra notizia, che riprendiamo dal Messaggero del 31 agosto, e cioè che Moratti è stato costretto a far deliberare con urgenza un versamento di 30 milioni, per mettere una pezza al bilancio dell'Inter, non in linea con i parametri Covisoc e regolarizzare così l'iscrizione al campionato 2008-09. Proviamo allora a sostituirci alla Gazzetta dello Sport nel tentativo di far capire ai lettori il perchè di tale versamento, proviamo cioè a rispondere agli interrogativi che per le gazzette (e i gazzettari) sembrano tabù:l'iscrizione dell'Inter non era regolare? Ma allora Moratti se aveva i parametri (Covisoc) sballati come ha fatto a comprare Quaresma?Diciamo subito che tra luglio e agosto, mentre i giornali sportivi "distraggono" i lettori e li fanno sognare annunciando acquisti a sensazione di là da venire, la FIGC ha l'obbligo di effettuare severi controlli per garantire che i bilanci delle società siano in buona salute, ispirati a principi di sana e corretta gestione e rispettino determinati parametri quanto a debiti finanziari e patrimonio; tutto questo in nome della sacralità dello sport che ha impegnato fior di giuristi per fissarne il contesto normativo, da ultimo con la legge 586/96, con l'obiettivo di tenere insieme socialià e business, la Borsa e la vita sportiva.
L'organismo federale a cui è demandato questa specie di esame di ammissione è la Covisoc e le materie d'esame sono fissate dalle Norme Organizzative Interne Federali agli artt. 77-90 ter. In teoria si trattta di un esame assai diffcile perchè, a detta degli esperti, i bilanci delle società di calcio sono malandati, anzi malsani, ed anche pericoloso perchè il Codice di Giustizia Sportiva (art. 8, comma 4) prevede sanzioni pesantissime per chi cerca di fare il furbo per aggirare gli ostacoli fissati dalle NOIF. Solo in teoria, però, perchè poi in pratica succede che tutte le società, sorprendentemente, superano l'esame magari, aggiungiamo noi, con qualche raccomandazione. Succede anche di peggio perchè fino a qualche anno fa (diciamo prima di calciopoli, quando la Juve in Lega era rappresentata dal dr. Giraudo) a questi esami il pubblico era ammesso, nel senso che c'erano dei comunicati mandati ai giornali, che informavano i lettori (magari dalle pagine interne, quelle dove al bar difficilmente si arriva bevendo di fretta un caffe') mentre dopo calciopoli sembra quasi che la questione dei controlli Covisoc, peraltro fondamentale per la regolarità del campionato e per la spesso, ma non sempre, invocata sacralità dello sport, sia stata ridimensionata ad "affare di famiglia" (la "famiglia" dei presidenti tanto cara a Matarrese), come se l'operatività della Covisoc si svolgesse a porte chiuse, come gli allenamenti di Mourinho, e le sue decisioni dovessero restare misteriose, come le plusvalenze degli ultimi bilanci dell'Inter.
Già, i bilanci dell'Inter; anche loro sono pieni di finte (plusvalenze) e di giochi di prestigio come gli scatti di Quaresma; ne ha scritto il Sole 24 Ore, le abbiamo illustrate sul nostro sito, per esempio con l'articolo "Quanto vale Moratti in mutande", fiduciosi che la Covisoc e la Procura Federale verificassero se non ci fossero gli estremi dell'illecito quale richiamato nell'art. 8, comma 4, del Codice di Giustizia Sportiva. Sarà per queste irregolarità che la Covisoc ha richiesto all'Inter di versare con urgenza 30 milioni come ha scritto il Messaggero? No, quella è roba da deferimento, sarebbe roba da retrocessione e perdita dello scudetto; è invece molto probabile che quel versamento servisse a mettere una pezza per il famoso rispetto dei parametri. Il fatto è che entro luglio le società devono inviare alla Covisoc i primi dati di bilancio relativi alla stagione da poco conclusa e il budget di quella appena iniziata; evidentemente da quei dati, questa è la nostra ipotesi, la Covisoc non avrà potuto fare a meno di rilevare che l'Inter era sotto di 30 milioni quanto a parametro di patrimonializzazione e di qui la richiesta di versamento (ricordiamo che era stato il Sole 24 Ore a segnalare che le riserve patrimoniali inventate da Moratti nel 2007 potevano coprire future perdite ma solo sulla carta, proprio perchè finte). Questi versamenti, a dire il vero, per l'Inter ricorrono frequentemente (una-due volte all'anno), come se Moratti fosse alla continua rincorsa del rispetto dei parametri, come se l'Inter dovesse sempre regolarizzare la sua "abusiva" partecipazione al campionato e non ci riuscisse mai; una specie di rincorsa senza meta, anzi, forse senza traguardo a meno di provvedimenti o leggi "salvacalcio" (anche perchè questa rincorsa non riguarda solo l'Inter ma un po' quasi tutte le società; diciamo che la situazione di Moratti al riguardo è un po' "speciale", come il suo nuovo allenatore).
Di fronte all'ansimante arrancare del baraccone del calcio, Inter in testa, alla vana ricerca della regolarizzazione dei bilanci abbiamo altre volte sottolineato il rischio che il baraccone stesso possa saltare per aria per effetto dei gran debiti frattanto accumulati e, proprio per scongiurare questo rischio, il nostro sito ha pubblicato una "Lettera aperta al Presidente della Covisoc", illustrando dati e sottoponendo interrogativi. A quanto pare gli ispettori della Covisoc non hanno fatto una piega (o forse una piccola piccola, visti i 30 milioni richiesti all'Inter) ma sugli interrogativi di quella lettera un po' di chiarezza l'ha fatta, involontariamente, il prof. Tito Boeri quando, su Repubblica del 3 settembre, trattando l'arrivo nel calcio di sceicchi e petrodollari ha scritto che nei bilanci del settore ci sono "illeciti tollerati" e che i manager più importanti sanno il limite oltre il quale scattano le sanzioni. Forse nelle intenzioni dell'autore questo doveva essere un complimento ai "maghi della finanza" che agiscono nelle società di calcio, di sicuro è una grave accusa agli organi preposti ai controlli e alle sanzioni nella Figc; nello specifico del ragionamento che stiamo portando avanti è come se il prof. Boeri riconoscesse dei meriti, per dire, a Paolillo e Ghelfi che firmano i bilanci dell'Inter e della holding di controllo (e quindi hanno il copyright delle finte plusvalenze degli ultimi anni) ma, contemporaneamente, muovesse una grave accusa alla Covisoc e al dr. Palazzi perchè la giustizia sportiva, per prassi consolidata prepotentemente ribadita nell'estate 2006, non può essere "tollerante", neppure nei casi in cui quella ordinaria lo è, anzi, deve essere anche molto spedita, pure a costo di non poter garantire i diritti del "giusto processo" previsti dalla Costituzione (così hanno scritto in qualche recente sentenza gli organi di giustizia sportiva; e questo è stato l'assunto sul quale nell'estate 2006 è stato costruito il mostro giuridico di calciopoli).
C'è un recente esempio di illecito "tollerato" che sicuramente non è sfuggito al prof. Boeri (anzi, secondo noi potrebbe averlo ispirato) ed è relativo proprio all'Inter, indagata dal pm Nocerino a Milano per aver falsificato i bilanci 2003-04 e 2004-05 con finte plusvalenze al fine di aggirare la normativa Covisoc. E' importante ricordare che la richiesta di rinvio a giudizio del pm non è stata accolta dal Gup di Milano ma, su quella stessa ipotesi d'accusa, l'Inter tre mesi fa ha "patteggiato" davanti al procuratore federale Palazzi, ammettendone in qualche modo la fondatezza per i profili normativi della giustizia sportiva. Con una conseguenza davvero paradossale: difendendo Moratti davanti al Gup di Milano gli avvocati dell'Inter hanno sostanzialmente sostenuto che il presidente "mecenate" avrebbe messo sicuramente altri soldi nella società, bastava che la Covisoc glieli avesse chiesti; ma intanto, aggiungiamo noi, la Covisoc continuava a non "poterli chiedere" (oppure a chiederne pochi, come è successo adesso) perchè "ingannata" dai bilanci falsificati dalle finte plusvalenze. Per il prof. Boeri si tratterebbe di un illecito tollerato dalla giustizia ordinaria ma a noi sembra, semmai, uno spunto tratto dal copione di Zelig e, comunque, per la giustizia sportiva poteva e doveva essere un illecito (e basta) che, a questo punto, chiama in causa non solo la correttezza dei controllati ma anche le responsabilità dei controllori (e su questi aspetti qualche Procura della Repubblica prima o poi dovrebbe essere chiamata a pronunciarsi, definendo colpe, doli e ammiccamenti).Stando così le cose e visto che la fantasia dei maghi della finanza sembra non avere limiti vuol dire che il baraccone del calcio continuerà impunemente nella sua finta rincorsa ai bilanci in ordine con i più furbi destinati a stare sempre e comunque nelle prime posizioni? Probabilmente no; di sicuro un personaggio autorevole come il presidente dell'Uefa, Platini, contro i pericoli che derivano da quella fantasia ha preso posizione, facendo capire che gli illeciti di cui stiamo parlando potrebbero in un prossimo futuro non essere più tollerati. Platini ha fatto riferimento, specificatamente, ai debiti di alcune grandi società; al contrario di Matarrese, che straparla di nuovo calcio pulito, il presidente dell'Uefa ha detto che quei debiti non sono più tollerabili, andando subito al cuore di un problema che in Italia è sotto gli occhi di tutti, anche se tanti fanno finta di non vederlo: se i bilanci si reggono su ricavi fittizi derivati solo sulla carta da finte plusvalenze mentre le spese sono vere e sempre crescenti è evidente che la "quadra" sta nell'aumento dei debiti, a meno di non credere alla favola che i ricchi proprietari delle grandi società i soldi li ragalano e ce li mettono nelle squadre di calcio a mo' di benficienza.Platini alle favole ha fatto capire di non credere ed ha dapprima definito quei debiti una "vergogna" (quasi avesse visto il nostro "Moratti in mutande") con l'impegno di eliminarla, tornando successivamente sull'argomento per specificare che è sua intenzione affidare i controlli sui bilanci per le competizioni Uefa ad una apposita commissione di esperti internazionali senza più passare, come adesso, dagli organismi nazionali tipo Covisoc. Avvalorando così la tesi che i controlli attualmente eseguiti in FIGC siano finti e inattendibili, se non peggio, e minano alla radice la regolarità del campionato ("Vince chi bara", ha detto Platini con riferimento al calcio internazionale ma la situazione italiana è ancora peggio). Quasi a significare che quella di Platini non era una voce "dal sen fuggita" ma la posizione ufficiale dell'Uefa, sull'argomento è intervenuto qualche giorno fa il segretario David Taylor, ribadendo che "Controlleremo i bilanci dei club: sarà implementato il meccanismo delle licenze. Ci sarà una indagine"; l'ha fatto in occasione della riunione con gli allenatori a Nyon (se è vero che Mourinho non è un pirla dovrebbe aver drizzato le orecchie...), ne ha dato conto Tuttosport.Se da un lato, quindi , il nostro messaggio al presidente della Covisoc è rimasto lettera morta, dall'altro è come se ci avesse risposto un altro Presidente, sicuramente più autorevole; questo ci fa dire che gli acquisti come quelli di Quaresma (concluso il 31 agosto dopo che il giorno prima si è deliberato un intervento straordinario per 30 milioni, richiesti non si sa bene perchè) potrebbero avere i "campionati contati"; non sarà nel prossimo, sarà magari tra due anni ma i ricchi proprietari delle grandi società potrebbero essere obbligati a mettere mano al portafoglio e non potranno più contare su banche amiche, dove magari siedono nel Comitato Esecutivo.
Sarà impossibile, per Moratti e i suoi consiglieri economici, ripetere quanto è successo con la finta compravendita del marchio: l'Inter ha fatto una plusvalenza immaginaria di 150 milioni e se l'è spesa per davvero per tappare il deficit di bilancio ma i soldi erano quelli di un mutuo di Interbanca; in più chi si è troppo esposto con le banche per rincorrere un pallone, con la smania di arrivare primo, dovrà rientrare dai debiti, cioè potrebbe essere Moratti, stavolta, che deve dare 300 milioni ad Interbanca (e non viceversa).A quel punto potrebbe finire il tempo delle favole e dei comunicati stampa sui presidenti mecenati e sarà dura far sognare i lettori raccontando "tutto il rosa della vita" e nascondendo il resto; a quel punto per parecchie società sarà tempo di Quaresima.
Tratto da
http://www.ju29ro.com/altri-scandali/34-altri-scandali/612-da-quaresima-a-quaresma.html
il pallone in confusione
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