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lunedì 17 ottobre 2011

Federsupporter: «La legge sugli stadi non innova nulla rispetto alle norme attuali»

In ripetute occasioni e circostanze Federsupporter si è occupata del disegno di legge sugli stadi. Il 5 ottobre scorso la Commissione Permanente Cultura, Scienza ed Istruzione della Camera ha approvato il testo del suddetto disegno di legge. Ora quest’ultimo passa all’esame ed all’approvazione dell’Aula di Montecitorio.

Sembra, peraltro, che vi sia la possibilità che, riscontrando il testo approvato il 5 ottobre un consenso trasversale tra le forze politiche rappresentate alla Camera, il provvedimento, su proposta del Presidente della stessa Assemblea parlamentare, preceduta da una richiesta unanime dei rappresentanti dei Gruppi nella Commissione o di più dei 4/5 dei componenti la Commissione medesima e con l’assenso del Governo, possa essere nuovamente trasferito alla Commissione Cultura, Scienza ed Istruzione per l’approvazione in sede legislativa, evitandosi così il passaggio in Aula.
Il disegno di legge, una volta approvato dalla Camera, dovrà passare all’esame ed all’approvazione del Senato dove, permanendo un consenso trasversale circa il testo del provvedimento, quest’ultimo potrebbe essere definitivamente approvato con una procedura accelerata analoga a quella in precedenza delineata per la Camera.
In merito ai contenuti del disegno di legge, pur riservandomi una analisi più approfondita e dettagliata dello stesso, in specie una volta conosciutone il testo coordinato con gli emendamenti approvati in Commissione, mi sento, comunque, di poter immediatamente rilevare che in esso è stato espressamente reinserito e previsto il rispetto della normativa urbanistica e dei vincoli idrogeologici e paesaggistici in vigore.
Cosa che dovrebbe considerarsi persino banale ed ovvia, se, viceversa, come pure si è verificato, il disegno di legge non fosse rimasto bloccato per oltre due anni, principalmente a causa del pacchiano tentativo di soggetti estranei al Parlamento, ma, evidentemente, ben introdotti in esso, di strumentalizzare il provvedimento al fine di rendere possibile, mediante lo stesso e con il pretesto di costruire nuovi impianti sportivi, la realizzazione di colossali speculazioni edilizie su aree non consentite.
Peraltro, il disegno di legge, nel testo approvato il 5 ottobre, non sembra offrire particolari e significativi elementi di novità rispetto al quadro normativo già esistente.
Infatti ed a titolo esemplificativo, la Conferenza dei servizi, procedimento che può essere utilizzato per accelerare l’approvazione di progetti relativi alla costruzione di nuovi impianti sportivi, già esiste ed è previsto, così come esistono e sono già previste le condizioni per accedere ai finanziamenti da parte del Credito Sportivo.
Se, poi, i progetti in questione debbono rispettare la normativa urbanistica ed i vincoli idrogeologici e paesaggistici in vigore, effettivamente risulta poco comprensibile o, meglio, fin troppo facilmente intuibile, perché, finora, molte società di calcio, al di là di spesso sbandierati e roboanti propositi, non abbiano presentato nei modi e nelle sedi opportune e competenti i progetti per la realizzazione di nuovi stadi.
Tanto è vero che la Juventus, senza bisogno di alcuna nuova legge ad hoc, ha realizzato un nuovo, moderno stadio, con buona pace di tutti coloro i quali hanno sempre sostenuto e continuano pervicacemente a sostenere che senza tale legge non si poteva e non si può fare nulla.
Su che cosa, in realtà, si è sotteso e si possa sottendere alla realizzazione di nuovi stadi richiamo l’attenzione, di chi volesse approfondire l’argomento, sugli interessanti e documentati dossier di Lega Ambiente Lazio.
Sia su quello meno recente intitolato “ Stadi di Roma-Lazio : il derby della speculazione edilizia”, sia su quello di questi giorni intitolato “ La Mandrakata… febbre da cavallo o febbre da cemento ?” : entrambi consultabili sul sito www.legambiente.lazio.it.
Ciò premesso e considerato in linea generale, alcuni soci di Federsuppoorter, sostenitori e piccoli azionisti della SS Lazio spa, hanno chiesto di esprimere alcune valutazioni in ordine a dichiarazioni riportate da organi di informazione (cfr. in particolare La Gazzetta dello Sport del 6 ottobre 2011) che avrebbe rilasciato il dr. Claudio Lotito in merito al provvedimento in oggetto.
Non può meravigliare alla luce del testo del disegno di legge approvato il 5 ottobre che l’attuale azionista di maggioranza e Presidente del Consiglio di gestione della SS Lazio spa, dr. Claudio Lotito, si sia espresso molto freddamente nei confronti del suddetto disegno di legge, definendolo riduttivamente come un parere di scarsa rilevanza, né desta meraviglia che egli si sia aspramente rivolto nei confronti del Sottosegretario ai Beni ed alle Attività Culturali, Francesco Giro, il quale aveva ipotizzato che la AS Roma spa possa realizzare un suo nuovo stadio entro il 2013 e, comunque, in tempi relativamente brevi.
Certo sarebbe alquanto sorprendente e difficilmente spiegabile per i tifosi e per i piccoli azionisti della Lazio che la nuova proprietà e gestione della AS Roma riuscisse a realizzare in pochi anni ciò che il sunnominato maggiore azionista e presidente del Consiglio di gestione della Lazio, dal 2004 ad oggi non è riuscito a realizzare e che, a quanto pare, non sembrerebbe più molto interessato a realizzare, tenuto conto del fatto che nell’ultimo bilancio della SS Lazio al 30.06.2011 si legge che non vi sono né piani industriali approvati nè in fase di implementazione.

Avvocato Massimo Rossetti – Responsabile dell’Area Giuridico- Legale Federsupporter

giovedì 1 settembre 2011

La querelle Lazio-Coni: querele, revoche e conflitti d'interesse

La querelle Lazio-Coni sembra non avere fine. Federsupporter si era già occupata della vicenda con mie note del 10 e 20 maggio scorsi., consultabili sul sito www.federsupporter.it. Ora, alla luce di notizie di stampa ( vedasi Il Corriere della Sera del 28 agosto ed Il Messaggero del 29 agosto scorsi), nostri soci, piccoli azionisti e sostenitori della Lazio, ci hanno nuovamente sollecitato ad esprimere un parere in merito alle suddette notizie. Ciò premesso, preciso quanto segue.

1- Eventuale revoca del dr. Claudio Lotito da consigliere della FIGC.

In ordine a questa ipotesi, v’è da dire che, in effetti, le vigenti norme regolamentari del CONI e della FIGC prevedono l’incompatibilità tra chi ricopre cariche federali ed abbia in corso controversie giudiziarie sia con il CONI sia con la FIGC stessi. Tale situazione di incompatibilità, a mio avviso, non solo non deve sussistere al momento dell’elezione alla carica di consigliere federale, ma deve permanere per tutta la durata della carica stessa.

Peraltro, è notorio che, tra la SS Lazio spa ed il CONI, è in atto un contenzioso giudiziario circa il mancato pagamento di corrispettivi per l’utilizzo dello Stadio Olimpico. Si potrebbe porre il dubbio se, ai fini dell’applicabilità della suddetta normativa che prevede l’incompatibilità, il contenzioso giudiziario debba sussistere tra la persona fisica che ricopre la carica federale ed il CONI.

Se così fosse, la normativa sarebbe, nel caso specifico, inapplicabile, in quanto il contenzioso non è tra il dr. Lotito, persona fisica, ed il CONI, bensì tra quest’ultimo e la SS Lazio spa. Occorre, però, rimarcare che, sotto molteplici profili, sia la normativa CONI sia quella federale, immedesimano l’operato delle società, in quanto persone giuridiche, con l’operato dei loro legali rappresentanti, in quanto persone fisiche. Ne discende che, ai fini dell’applicabilità delle norme in materia di incompatibilità, a causa dell’esistenza di controversie giudiziarie, la distinzione tra società ( persona giuridica) e chi legalmente la rappresenta( persona fisica) potrebbe non essere rilevante.

2- Rapporti di e con un tesserato inibito.

Come è noto, attualmente e fino al 15 settembre prossimo, il dr. Lotito è sottoposto alla sanzione disciplinare dell’inibizione che gli consente di svolgere per tale periodo solo attività amministrativa nell’ambito della Società dallo stesso presieduta. Gli è inibita, pertanto, sempre per tale periodo, qualsiasi attività sia quale consigliere federale sia quale consigliere della Lega di Serie A. Se, dunque, risultasse che egli avesse effettivamente svolto tali attività e che altri tesserati avessero effettivamente svolto con lui tali attività, vi sarebbero pochi dubbi, a mio parere, che sarebbero entrambi perseguibili dinanzi agli organi della Giustizia Sportiva. In questo caso, la SS Lazio spa risponderebbe di responsabilità diretta, poiché, per il Codice di Giustizia Sportiva della FIGC, le società rispondono direttamente dell’operato di chi le rappresenta. Il rischio che, sempre in questo caso, correrebbe la SS Lazio sarebbe quello che và dal subire una ammonizione fino alla penalizzazione di uno o più punti in classifica.

3- Posizione del dr.Beretta, nella qualità di Presidente della Lega di Serie A .

Il Presidente della Lega di Serie A, dr. Beretta, si trova, a mio avviso e non da ora, in una situazione di conflitto di interessi, essendo dipendente di Unicredit, secondo maggiore azionista, con il 40% del capitale sociale, della controllante la AS Roma spa e, in virtù di patti parasociali, sostanziale cogestitrice della stessa Società.

E’ ben vero che il dr. Beretta è dimissionario dalla carica ed è, altresì, vero che , fino al momento in cui sarà stato nominato un nuovo Presidente, egli svolge il ruolo e le funzioni presidenziali ( così detta “prorogatio”). E,’ tuttavia, altrettanto vero che, a causa della rilevata esistenza di una oggettiva situazione di conflitto di interessi, sarebbe preferibile, anche dal punto di vista deontologico, che il ruolo e le funzioni predette fossero svolte, sempre in attesa della nomina del nuovo Presidente, dal Vice presidente vicario, carica anch’essa in attesa di nomina, e, quindi, nell’attesa, dal consigliere più anziano della Lega di Serie A .

4- La querela della SS Lazio spa nei confronti di esponenti del CONI.

Risulta ( vedasi, in particolare, Il Messaggero del 29 agosto scorso), alla luce di dichiarazioni attribuite all’Avv. Gentile, legale della SS Lazio spa e del dr. Lotito , riportate tra virgolette, che sarebbe stata presentata una querela nei confronti di taluni esponenti del CONI per il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone. Tale reato ( art. 393 CP) è ascrivibile a chi si fa arbitrariamente ragione da sé medesimo usando violenza o minaccia alle persone : esso è perseguibile a querela di parte e prevede la pena della reclusione fino ad un anno. L’elemento oggettivo del reato è rappresentato dalla minaccia alla persona ; vale a dire dalla prospettazione alla persona medesima, che può essere, non solo fisica, ma anche giuridica, di un male ingiusto e futuro il cui verificarsi dipende dalla volontà del minacciante.

Nella fattispecie, il reato sarebbe stato commesso per avere il CONI, per il tramite di suoi esponenti, diffidato la SS Lazio ad adempiere il pagamento di corrispettivi pregressi, scaduti e non pagati, per l’utilizzo dello Stadio Olimpico, insieme con l’avvertimento che, in caso di persistente inadempimento, il CONI avrebbe rifiutato per il futuro la propria obbligazione: cioè quella di consentire l’utilizzo del predetto stadio. Così ricostruite, sia pur sommariamente e schematicamente, le circostanze di fatto, la querela in discorso non può non suscitare perplessità.

L’art.51 CP prevede, infatti, la non punibilità per l’esercizio di un diritto e mi sembra che , nel caso in questione, sia abbastanza difficile negare che il CONI, nel richiedere il pagamento di consistenti crediti pregressi, scaduti e non pagati, con l’avvertenza che, persistendo la morosità, non avrebbe adempiuto la propria obbligazione rappresentata dal consentire l’utilizzo dello Stadio Olimpico, abbia esercitato un proprio diritto.

A questo proposito, l’art.1454 C.C. riconosce alla parte adempiente la possibilità di intimare per iscritto alla parte inadempiente di adempiere in un congruo termine e l’art. 1460 CC riconosce, inoltre, alla parte adempiente di un contratto a prestazioni corrispettive, il diritto di rifiutarsi di adempiere la sua obbligazione se l’altra parte non adempie (principio secondo cui inadimplenti non est adimplendum). Non solo, ma la minaccia, che costituisce l’elemento oggettivo del reato in questione,in ipotesi rinvenibile nell’avvertimento che, perdurando la morosità, non si sarebbe consentito l’utilizzo dell’impianto sportivo, deve, come si è detto, consistere in un male ingiusto e, comunque, nella prospettazione di una azione giudiziaria per fini estranei a quelli per far valere diritti che, con tale azione, si intende far valere. Elemento oggettivo del reato che mi pare arduo possa essere riscontrato nell’agire del CONI: a meno di non volere ammettere che la prospettazione del mancato adempimento del proprio obbligo, a fronte dell’inadempimento dell’altra parte, sia configurabile come “ male ingiusto” e/o che l’azione giudiziaria prospettata a motivo di tale inadempimento possa essere estranea al fine perseguito,cioè quello di ottenere il soddisfacimento del proprio credito.

Per completezza di esame, osservo che la querela per un reato inesistente e che il querelante avrebbe dovuto sapere, in base all’ordinaria diligenza e prudenza , essere inesistente, può esporre il querelante stesso ad una denuncia o a un procedimento anche d’ufficio per il reato di calunnia ( art.368CP), punito con la reclusione da due a sei anni, nonché, in subordine, ad una controquerela per diffamazione ( art. 595 CP), punibile con la reclusione fino ad un anno. Ma, a prescindere da come finiranno le vicende giudiziarie, civili e penali di cui trattasi, è fuor di dubbio che l’appesantirsi e l’aggravarsi del contenzioso tra Lazio e CONI non giovano, soprattutto alla prima ed al suo Presidente, anche tenuto conto del fatto che tali appesantimento e aggravamento potrebbero corroborare i presupposti per la declaratoria di una sua incompatibilità con la carica di consigliere federale.

Al riguardo, riporto di seguito testualmente il Comunicato stampa della CONI Servizi spa emesso nella tarda serata del 30 agosto 2011:

Avendo appreso dalle dichiarazioni – non smentite – dettagliatamente rilasciate dall’Avvocato della S.S. Lazio Spa circa la denuncia nei confronti dell’Amministratore Delegato e di un Direttore, la Coni Servizi SpA fa presente quanto segue:

- a causa dei comportamenti della Società S.S. Lazio Spa da tempo sono stati interrotti i rapporti istituzionali con la stessa per tutto ciò che riguarda gli accordi per la stagione sportiva in corso;

- l’intera vicenda è stata quindi totalmente rimessa nelle mani degli avvocati di fiducia della CONI Servizi Spa (avv.ti Condemi Morabito, Ranieri e Valori) i quali, nel proseguire le azioni intraprese, stanno inoltre procedendo presso le diverse sedi competenti nei riguardi
dei soggetti responsabili con le azioni legali ritenute più opportune a tutela dell’immagine e delle funzioni delle Istituzioni Sportive e delle persone che le rappresentano. Di ogni attività viene costantemente informata la Federazione Italiana Giuoco Calcio;

- in merito ai fatti specifici che sarebbero – secondo le dichiarazioni dell’Avvocato della S.S. Lazio Spa – riportati nella denuncia, si ribadisce la piena legittimità degli atti compiuti e l’irrilevanza di quanto viene impropriamente rappresentato, con la riserva di valutarne gli esiti ed esercitare ogni forma di tutela, anche a garanzia dell’operato dei propri rappresentanti.

- L’Amministratore Delegato ha, altresì, dato mandato al Prof. Franco Coppi per la tutela personale rispetto all’ipotesi di un’accusa di reato palesemente non vera. “

Ritengo doveroso precisare che le presenti note sono state redatte nella giornata del 30 agosto 2011, prima e ad insaputa del Comunicato Stampa sopra riportato.

Per concludere, è chiaro, altresì, che l’esito delle suddette vicende giudiziarie e l’eventuale adozione di provvedimenti in ambito sportivo, sia a carico della Società, sia a carico del suo attuale Presidente, non potranno non essere attentamente valutati, a tutela dei piccoli azionisti, sotto il profilo di eventuali violazioni di legge consistenti nell’inosservanza dei principi di corretta amministrazione e/o sotto il profilo di eventuali violazioni di norme statutarie della Società. Quanto sopra avuto riguardo, in particolare, all’art. 3 del vigente Statuto della SS Lazio spa, secondo cui l’oggetto sociale, cioè l’attività calcistica, deve essere esercitato, tra l’altro “ con l’osservanza delle norme direttive della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e dei suoi organi” .

Avv. Massimo Rossetti

Responsabile area legale Federsupporter

martedì 23 novembre 2010

Lazio: tutta l'assemblea minuto per minuto

Riportiamo il riassunto di Federsupporter dell'assise straordinaria biancoceleste tenutasi il 18 novembre scorso

Come previsto, il 18 corrente, presso la sede sociale in Formello (Roma), si è tenuta l’Assemblea Straordinaria della Lazio avente ad oggetto proposte di modifiche statutarie. L’Assemblea è stata presieduta dall’attuale Presidente del Consiglio di Gestione, azionista di controllo e di comando, dr. Claudio Lotito, con la presenza dell’altro membro del suddetto Consiglio e con la presenza del Consiglio di Sorveglianza, nonché con la partecipazione dell’Avv. Gianmichele Gentile, oltre al notaio incaricato di redigere il verbale assembleare. Alla riunione hanno preso parte, oltre all’azionista di controllo e di comando,altri sei azionisti, tra i quali gli scriventi, nella doppia qualità di piccoli azionisti e di rappresentanti di Federsupporter.

I lavori si sono svolti mediante esposizione, articolo per articolo, da parte del dr. Lotito, delle modifiche statutarie proposte e con messa in votazione, sempre articolo per articolo, delle suddette modifiche.

Per la gran parte le modifiche stesse riguardavano l’adeguamento dello statuto a norme di legge nel frattempo intervenute e, quindi, esse non potevano che ricevere l’approvazione dell’assemblea.

Tuttavia, su alcune specifiche proposte, prima della loro messa in votazione, gli scriventi hanno ritenuto di dover intervenire.

Più precisamente, in merito alla modifica proposta all’art. 3, volta a specificare che, tra le attività societarie va ricompresa la commercializzazione di beni, oggetti e prodotti recanti il marchio ed i segni distintivi della Lazio, nonché lo svolgimento di attività editoriali anche nel settore radiofonico e televisivo, gli scriventi hanno obiettato che, essendo stata costituita dalla Lazio una società ( Lazio Marketing & Communication ) dalla stessa Lazio totalmente controllata con la finalità di svolgere, per l’appunto, attività di commercializzazione e di comunicazione,sembrava più opportuno che le attività in questione fossero svolte, non dalla controllante, bensì dalla controllata.

A fronte di questa obiezione il dr. Lotito ha chiarito e precisato che, in realtà, le suddette attività saranno svolte dalla controllata e che la modifica statutaria proposta ha solamente lo scopo di esplicitare che le attività in questione non esulano, comunque, anche dai fini della Società controllante.

Con questo chiarimento la proposta è stata unanimemente approvata .

In merito alla proposta di cui all’art. 6, secondo cui il Consiglio di Gestione, anche su richiesta di soci rappresentanti almeno l’1,25% del capitale sociale, può richiedere all’intermediario, con oneri a proprio carico, i dati identificativi degli azionisti che non abbiano espressamente vietato la loro comunicazione, unitamente al numero delle azioni registrate sui conti ad essi intestati, gli scriventi hanno chiesto chiarimenti e precisazioni.

A seguito di tale richiesta, sia il dr. Lotito sia l’avv. Gentile, hanno specificato che la modifica proposta deve intendersi come meramente attuativa di quanto previsto dall’art. 83- duodecies del T.U.F ( Testo Unico in materia di Intermediazione Fiananziaria), introdotto dall’art. 2 del decr.lgs. 27/01/2010, n. 27 di attuazione della Direttiva Comunitaria 2007/36 concernente l’esercizio di alcuni diritti degli azionisti di società quotate.

In particolare, l’art. 83- duodecies richiamato consente l’identificazione degli azionisti e la conoscenza del numero di azioni da essi possedute con la finalità principale di facilitare il coordinamento tra i soci stessi per poter esercitare i diritti che richiedono una partecipazione qualificata ( per esempio : convocazione di assemblea su richiesta dei soci, esercizio dell’azione di responsabilità su iniziativa dei soci medesimi, etc.).

In risposta alla richiesta degli scriventi, il dr. Lotito e l’avv. Gentile hanno confermato che la modifica statutaria proposta intende, per l’appunto, così come prevede la normativa a cui la proposta stessa vuole conformarsi, rendere più agevole la possibilità per i soci di far valere propri diritti.

Con l’occasione, sia consentito esprimere agli scriventi il rammarico per il fatto che l’iniziativa portata avanti da Federsupporter di favorire l’unione dei piccoli azionisti proprio allo scopo di permettere l’esercitabilità e la migliore tutela dei loro diritti , non sia stata, almeno finora, colta nella sua reale importanza e nella sua assoluta conformità a principi generali, fatti ormai propri sia dall’ordinamento comunitario sia dall’ordinamento nazionale

A questo proposito, è veramente sorprendente e spiacevole che, nel momento in cui, dal 14 settembre ad oggi, si è assistito e si assiste ad una quotidiana movimentazione dell’assetto del flottante ( circa il 33 % ) con scambi di milioni di azioni, non si sia riusciti, o non si sia voluto ,coagulare un numero di soci rappresentanti almeno quell’1,25 % del capitale sociale che avrebbe consentito di eleggere, come si dirà in seguito, una rappresentanza dei piccoli azionisti nel Consiglio di Sorveglianza della Lazio e che consentirebbe ora di poter identificare tutti i soci della stessa Lazio nonché di conoscere il numero delle azioni da essi possedute. Corredata dai chiarimenti e dalle precisazioni sopra riportate, la proposta di modifica all’art. 6 è stata unanimemente approvata.

In merito alle proposte di modifica di cui all’art. 24 queste riguardano sia la non revocabilità (“inamovibilità”) dei consiglieri di sorveglianza se non per giusta causa, sia la riduzione da due ad uno dei componenti effettivi del suddetto Consiglio eleggibili da parte dei soci di minoranza. Quanto alla prima proposta di modifica, è opportuno rilevare che, in ordine ad essa, la Consob aveva richiesto l’8 novembre u.s., come risulta dal comunicato stampa della Società pubblicato sul sito della medesima il 15 corrente, di illustrare meglio la proposta stessa ( si rimarca che la Relazione del Consiglio di Gestione, pubblicata sul sito della Lazio, relativa all’interezza delle modifiche statutarie proposte, si componeva di n. 6 righe ). In attuazione di quanto richiesto dalla Consob, il Consiglio di Sorveglianza, con propria nota del 15 corrente, prendeva atto, così come evidenziato dalla stessa Consob, che, essendo la Lazio retta dal sistema dualistico di governo societario, per cui il Consiglio di Sorveglianza, e non l’Assemblea, nomina i componenti del Consiglio di Gestione, la revocabilità solo per giusta causa dei membri del predetto Consiglio di Sorveglianza comportava una pari irrevocabilità dei membri del Consiglio di Gestione. In questo modo si rendevano, di fatto, inamovibili sia i primi sia i secondi, pur in presenza di eventuali mutamenti dell’assetto azionario. Tuttavia, pur preso atto di ciò, il Consiglio di Sorveglianza, nel richiamare l’attuale incontendibilità della Lazio e l’espressa volontà del suo attuale azionista di maggioranza di non cedere le proprie azioni, affermava di ritenere che i suddetti, eventuali mutamenti possano essere considerati una giusta causa e che, pertanto, l’effetto di inamovibilità evidenziato non si potrebbe, comunque, produrre. Alla luce delle delucidazioni fornite dal Consiglio di Sorveglianza, la proposta di modifica è stata unanimemente approvata.

Quanto alla seconda proposta, vale a dire la riduzione da due ad uno dei membri effettivi del suddetto Consiglio eleggibili dalla minoranza, gli scriventi, pur tenuto conto del fatto che la normativa di legge sopravvenuta ha disposto che alla minoranza spetti un posto negli organi interni di controllo delle società quotate ( sindaci nelle società gestite con il sistema tradizionale e consiglieri di sorveglianza nelle società gestite con il sistema dualistico ), tuttavia, hanno obiettato che tale norma non vieta che i rappresentanti della minoranza in detti organi ( Consiglio di Sorveglianza per la Lazio ) possa essere superiore a quella minima garantita dalla legge.

Peraltro, lo scrivente Massimo Rossetti, in un suo documento del 20 settembre u.s. ( cfr www.federsupporter.it) aveva rilevato ( nessun altro fino a quel momento lo aveva fatto ) una singolare contraddizione tra il fatto che, all’art. 24, III comma, dello Statuto si stabiliva che alla minoranza era riservata l’elezione di due membri effettivi del Consiglio di Sorveglianza ed il fatto che, al successivo comma XII dello stesso art. 24, si diceva che tutti meno uno i membri effettivi del suddetto Consiglio erano tratti dalla lista di maggioranza. E’ evidente, quindi, che la modifica statutaria proposta, oltreché conformarsi alla disposizione di legge nel frattempo sopravvenuta, ha lo scopo di sanare la rilevata contraddizione. Ciò , in sede di replica alle obiezioni degli scriventi, non è stato negato dal dr. Lotito, il quale, pur dovendo ammettere che la norma di legge di cui sopra non impedisce di riconoscere alla minoranza una rappresentanza superiore all’unità nel Consiglio di Sorveglianza, ha però obiettato, a propria volta, che, essendo tutte le proposte di modifica ispirate al principio di stretta conformazione al dettato legislativo, sarebbe risultato inopportuno discostarsene solo per questa parte, ferma restando la dichiarata assenza di qualsiasi intenzione di voler comprimere la possibilità per i soci di minoranza di eleggere propri rappresentanti nel predetto Consiglio.

Gli scriventi, preso atto delle delucidazioni fornite dal dr. Lotito e pur rimarcando, a loro avviso, l’antiesteticità della modifica proposta, hanno comunque ritenuto di non esprimere voto contrario all’approvazione della stessa, sia perché ininfluente sia, soprattutto, in considerazione del fatto che, sino ad oggi, i soci di minoranza non hanno mai dimostrato nei fatti alcun interesse a far valere i loro diritti e, nella fattispecie, nei giorni scorsi a far eleggere due propri rappresentanti nel Consiglio di Sorveglianza. Pertanto, la proposta di modifica in questione è stata unanimemente approvata.

Altre proposte di modifiche statutarie che, peraltro, comportano un pedissequo adeguamento a norme di legge, sono state del pari unanimemente approvate, senza richiedere, almeno ad avviso degli scriventi, particolari chiarimenti e precisazioni e che,quindi, non rendono necessari specifici commenti.

Come notazione finale, gli scriventi non possono non rammaricarsi del fatto che una puntuale, specifica ed esaustiva informativa su alcune delle più rilevanti modifiche statutarie proposte non sia stata spontaneamente fornita dal Consiglio di Gestione e dal Consiglio di Sorveglianza, in sede di Relazione Illustrativa delle modifiche stesse all’atto della convocazione dell’Assemblea Straordinaria, bensì solo su espressa richiesta della Consob.

Richiesta intervenuta l’8 corrente e che ha ricevuto risposta solo il 15 novembre : cioè a dire formalmente solo tre giorni prima e sostanzialmente solo due giorni prima la data dell’Assemblea stessa. Cosa che agli scriventi non sembra francamente in linea con i criteri e le finalità che ispirano la Direttiva Comunitaria 2007/36 ed il provvedimento legislativo di suo recepimento nell’ordinamento nazionale. Quanto sopra sotto il profilo del diritto dei soci di disporre di tempo sufficiente per esaminare le determinazioni sottoposte avanti all’Assemblea e della possibilità di porre domande in relazione agli argomenti trattati, soprattutto avuto riguardo a soci sforniti della necessaria professionalità per avere piena cognizione di causa di tali argomenti, in specie, come nel caso in questione, aventi una elevata complessità tecnica. Circostanza che, certamente, avrebbe legittimato gli scriventi a chiedere ed ottenere il rinvio dell’Assemblea per carenza di tutti gli elementi in grado di porre i soci, anche quelli sforniti della professionalità di cui sopra, nella condizione di assumere consapevoli determinazioni. Soltanto per un gesto di buona volontà gli scriventi hanno deciso di soprassedere dal sollevare l’eccezione di cui trattasi.

Alfredo Parisi e Massimo Rossetti

giovedì 11 marzo 2010

Caccia al tesoro della Lazio

Il Corriere dello Sport di ieri ha denunciato l’esistenza di una indagine della Procura Federale sui bilanci della Lazio (di cui la Lazio ha però dichiarato di non essere a conoscenza) in relazione alle commissioni apparentemente riconosciute a due società di intermediazione, la Van Dijk BV, olandese, e la Pluriel Limited, inglese, rispettivamente legate agli acquisti di Cruz (2,15 milioni di euro) e Zarate (14,95 milioni di euro).

Ci siamo domandati dove possono essere registrati questi compensi nel bilancio della Lazio ed allora abbiamo avviato una specie di caccia al tesoro. Naturalmente, in presenza soltanto di notizie giornalistiche e senza aver avuto accesso ad alcun documento, quelle che seguono sono solo ipotesi di scuola ricercando possibili risposte alle domande di tutti i lettori. Ecco i risultati della …. caccia al tesoro.

Il compenso di euro 2,15 milioni di euro legato all’acquisto di Cruz è registrato nel bilancio della Lazio al 30 settembre 2009 nella voce “Diritti pluriennali prestazioni calciatori” e viene ammortizzato sulla durata del rapporto contrattuale con il giocatore che è fino al 30 giugno 2011. Analogo trattamento si trova nel bilancio al 31 dicembre 2009 (vedi commento nella sezione “Studi, ricerche e approfondimenti” sul sito www.laziofamily.it). Vediamo la logica di questo trattamento: se il costo di euro 2,15 milioni è un costo accessorio all’acquisto del cartellino di Cruz (come potrebbe essere nel caso di un compenso per una mediazione per il trasferimento di un calciatore) è giusto classificarlo come ha fatto la Lazio.

Ed ora passiamo al compenso legato all’acquisto di Zarate. Il costo di acquisto di Zarate è rilevato nei bilanci al 30 giugno, al 30 settembre e al 31 dicembre 2009 della Lazio per euro 20,2 milioni, ammortizzato su cinque anni di contratto. E’ sempre stato detto che si trattava del prezzo pagato per la risoluzione del contratto del giocatore con l’Al Sadd. Se la Lazio ha riconosciuto alla Pluriel una commissione per il trasferimento alla Lazio del giocatore e ipotizzando un trattamento contabile come quello seguito per Cruz, l’importo riconosciuto di 14,95 milioni di euro dovrebbe essere parte del maggior importo di euro 20,2 milioni; sarebbe ancora più difficile spiegare in tal caso l’entità della commissione (14,95 milioni su un costo totale di 20,2 milioni).
Altra spiegazione potrebbe essere questa: la Lazio ha utilizzato la Pluriel per canalizzare parte dei fondi necessari all’acquisto di Zarate; in questo caso non si tratterebbe di una commissione, ma di un servizio reso dalla Pluriel (anche se indubbiamente un compenso dovrebbe essere stato riconosciuto alla Pluriel per questa attività). E’ una pura ipotesi dato che sulle modalità di acquisto di Zarate zone oscure ci sono sempre state (ricordiamo quanto scritto da Lazio Family sul proprio sito all’epoca).
L’articolo del Corriere dello Sport dice anche che il compenso di euro 14,95 milioni di euro è pagabile in 5 anni. Se si tratta di un compenso per l’intermediazione all’acquisto del calciatore pagabile in tale arco di tempo avrebbe dovuto essere comunque capitalizzato assieme all’importo di euro 20,2 milioni di euro (o essere ricompreso in questa cifra, come sopra detto).
Se si tratta di un compenso professionale che, per qualche ragione a noi non nota, possa essere imputato al conto economico della società anno per anno nel corso del citato quinquennio, sarebbe inserito nella voce di costo denominata “Costi specifici tecnici”, nella quale sono classificati i compensi ai procuratori sportivi. Vale appena la pena di precisare che questa voce si è incrementata considerevolmente negli anni: era 1,3 milioni nel bilancio al 30 giugno 2007, è salita a 2,7 milioni nel 2008 e a 4,4 milioni nel 2009; nei sei mesi dal primo luglio al 31 dicembre 2009 è stata addirittura di euro 3,4 milioni. Un quinto di euro 14,95 milioni, cioè circa 3 milioni potrebbe essere compreso nella voce di cui qui si tratta (anche se sfugge al momento una valida ragione per rilevare questo costo anno per anno).
Infine, se dovesse trattarsi di un “ulteriore compenso per il giocatore” (ipotesi fatta dal Corriere), il che potrebbe spiegare la diluizione su cinque anni, si potrebbe essere in presenza addirittura di pagamenti in nero, con evasione di contributi previdenziali e di imposte; ma questa ipotesi non vogliamo neppure prenderla in considerazione perché sarebbe la negazione dei principi di moralizzazione che Lotito ha sempre dichiarato essere alla base di tutti i suoi comportamenti!
Paolo Lenzi - Lazio Family
Per gentile concessione dell'autore
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE

lunedì 1 marzo 2010

Lotito e il "sistema" calcio

Quarta e ultima puntata dell'inchiesta di Federsupporter sulle "Verità nascoste della Lazio"

Il dr. Lotito sottolinea che " siede" nel Comitato di Presidenza Federale e che riceve " la solidarietà di alcuni" dei suoi colleghi, cioè fa parte, in una posizione apicale, di quel "sistema protetto"(da CHI e per CHI n.d.r.?) che "agli altri" (a CHI n.d.r.?) non interessa cambiare " e in cui sempre "gli altri stanno zitti perché sono tutti collusi (con CHI e per QUALI MOTIVI o SCOPI n.d.r.?) "
Non dice,però che egli,intanto può "sedere"in quel consesso e far parte di quel "sistema",in quanto l’attuale art.22 bis delle NOIF ( Norme Organizzative Interne Federali) non contempla espressamente e specificamente le condanne, anche non definitive, per i reati di aggiotaggio manipolativo ed informativo, quali cause di sospensione cautelare, in attesa del giudizio definitivo, da cariche federali.
I reati societari e finanziari contemplati dal citato art. 22 bis risalgono, in effetti, al Codice Civile del 1942, non essendo stati sorprendentemente effettuati dalla FIGC, nel frattempo, gli opportuni -necessari- adeguamenti all’evolversi della nuova disciplina del diritto societario , in particolare a quanto previsto per le società quotate dal T.U.F. ( Testo Unico in materia di intermediazione Finanziaria).
Il dr. Lotito, infatti, con sentenza n. 2949 del 3 marzo/15 luglio 2009, del Tribunale di Milano,Sez. II penale, è stato condannato a due anni di reclusione, a € 65.000 di multa, nonché all’interdizione dai pubblici uffici e dagli uffici direttivi di persone giuridiche per la durata di un anno, per i reati ,per l’appunto,di aggiotaggio manipolativo ed informativo del mercato finanziario per aver violato ,nel giugno 2005, l’obbligo di OPA(Offerta Pubblica di Acquisto) agli altri azionisti, avendo occultato, a quella data, il superamento della soglia del 30 % di controllo del capitale sociale, superamento che comporta l’obbligo della suddetta OPA, mediante l’interposizione fittizia di altra persona ( Arch. Roberto Mezzaroma) nell’acquisto di un pacchetto azionario (circa il 14,61 % ) della Lazio.
Va sottolineato, per assoluta correttezza e completezza di informazione, che, come detto, trattasi di sentenza di primo grado, quindi non definitiva e che, secondo l’art. 27, 2° comma, della Costituzione, nessuno può essere considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Ma, indipendentemente da quanto deciso e che verrà definitivamente deciso in sede penale, il dr. Lotito non dice , e quasi nessun altro, stranamente, dice, che il Consiglio di Stato, Sez. VI, con sentenza dell’1/17 dicembre 2009, ha sancito, in via definitiva ,in sede amministrativa giurisdizionale, che, quantomeno il 30 giugno 2005, tra lo stesso Lotito ,anche per il tramite di Lazio Events srl, ed il sunnominato Mezzaroma, è stato stipulato un patto parasociale occulto per l’acquisto concertato di azioni della SS Lazio spa "diretto proprio ad aggirare l’obbligo di promuovere l’OPA, che sarebbe scattata a seguito dell’acquisto diretto da parte di Lotito e che prevedeva appunto l’acquisto delle azioni da parte di Mezzaroma nell’ambito di una complessa operazione in cui la somma per l’acquisto proveniva dal Lotito, anche se formalmente imputata al contratto preliminare di compravendita di quote di altra società".
Recita, altresì, la richiamata sentenza che il patto parasociale occulto ha consentito al dr. Lotito di "programmare in un tempo diverso e soprattutto ad un prezzo diverso – € 0,40 per azione nel dicembre 2006 a fronte di € 0,74,29 per azione se l’offerta fosse stata correttamente promossa nel giugno 2005)" l’Opa.
La qualcosa ha comportato un danno, in termini di lucro cessante ( perdita di occasione di guadagno) per i possessori di azioni della Lazio nel giugno 2005, valutabile complessivamente in oltre circa € 10 mln, senza contare gli interessi legali ed il risarcimento per l’eventuale maggior danno da svalutazione monetaria ( altro che i costi delle penne e delle matite della FIGC che, come sembra, al dr. Lotito stanno particolarmente a cuore !)
A questi eventi giudiziari vanno aggiunti : la condanna, in sede di giustizia sportiva, ad un periodo di interdizione dalla carica per violazione dell’obbligo di probità sportiva; l’esclusione della Lazio dalla competizione UEFA; la condanna della stessa ad una penalizzazione di punti in classifica.
Il tutto a seguito delle note vicende comunemente conosciute sotto il nome di "Calciopoli".
Violazioni, non soltanto rilevanti nell’ambito sportivo ma rilevanti anche sotto il profilo del rispetto dei doveri e degli obblighi incombenti agli amministratori della Società e delle conseguenti responsabilità, tenuto conto che l’art. 3 del vigente Statuto della Lazio prevede, tra l’altro, che le attività di cui all’oggetto sociale devono essere esercitate " con l’osservanza delle norme direttive della Federazione Italiana Gioco Calcio e dei suoi organi ",vale a dire con l’osservanza delle norme di quel "sistema" che l’azionista di riferimento e Presidente del Consiglio di Gestione della Società ritiene " che non funziona", che Lui " combatte", che " è al collasso" ed in cui " la gente si mette d’accordo (con CHI e per CHE COSA n.d.r.)".
Un quadro che, complessivamente considerato, non avalla, ad avviso degli scriventi, la missione di "bonifica del sistema" che il dr. Lotito si autoattribuisce nelle interviste e che "agli altri ( a CHI n.d.r.?) non interessa cambiare".
Conclusioni
Ma, in conclusione, crediamo e speriamo che lo stesso dr.Lotito, tra "quelli che mistificano, che non sanno, che non studiano, che non conoscono, che sono obsoleti", "che sono collusi", "che fanno sciacallaggio elettorale" voglia perdonare anche i poveri estensori di queste note che, d’altro canto, non sono sicuramente annoverabili tra coloro ai quali sono state tagliate "agevolazioni", "biglietti gratuiti" e che, invece, hanno, forse, avuto ed hanno il torto di aver sempre pagato,per lungo tempo, biglietti ed abbonamenti, di non aver mai ricevuto "agevolazioni" di sorta e, da ultimo, ma non per importanza, di aver investito nella Lazio, non certo per fini speculativi, bensì per Amore, somme non irrilevanti e non insignificanti, almeno per i sottoscritti, così come hanno fatto tanti altri che, sempre per Amore, hanno affrontato sacrifici e che, fosse solo per questo, meriterebbero, almeno, un po’ di Rispetto e di Verità.
Alfredo Parisi
Massimo Rossetti
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venerdì 26 febbraio 2010

Gli investimenti della Lazio e il risanamento societario

Terza puntata dell'inchiesta di Federsupporter sulla reale situazione economico-finanziaria della Lazio

L’attuale Presidente del Consiglio di gestione della Lazio, riconosce che la Società si "autofinanzia" , vale a dire che vive esclusivamente delle proprie risorse e non anche di investimenti del proprio azionista di riferimento. Poi, però, in altra parte dell’intervista, immemore di quanto detto prima, perentoriamente intima: «Scriva: Zarate,oltre venti milioni in contanti. Matuzalem idem in contanti. Ho speso quasi 60 milioni,nessuna rata. Io». Non «IO ho speso 60 milioni", Egregio Dott. Lotito, bensì "LA LAZIO ha" speso 60 milioni».
Così come , sempre " la Lazio" ha complessivamente speso centinaia di migliaia di euro per non dire milioni, per risarcimento di danni a calciatori, per stipendi pagati a calciatori che non vengono utilizzati, per spese legali. A ciò aggiungasi che,come già rilevato, sempre alla Lazio ed ai suoi azionisti la gestione del caso Pandev, da sola, è costata, in termini di mancato guadagno, una cifra come 14-15 milioni di euro: cioè un importo, pari ,da solo, a circa la metà degli utili vantati e del monte ingaggi dei calciatori!
Il dr. Lotito sostiene,anche,di aver «preso una società che aveva 1.070 miliardi di debiti».
Ebbene, dalla situazione patrimoniale ed economica della Lazio al 31.03.2004 (situazione patrimoniale ed economica predisposta per l’Assemblea del successivo luglio 2004, nel rispetto dei Regolamenti Consob), poco prima, quindi, della data in cui il dr. Lotito sarebbe diventato l’azionista di riferimento della stessa Lazio, risulta che i debiti della società erano pari a € 379,7 mln (circa lire 735 miliardi) , di cui € 132,4 mln per debiti fiscali e previdenziali, € 71 mln per debiti verso società del settore e con un patrimonio netto negativo € 39,9 mln. Peraltro, i debiti attribuibili alla gestione del dr.Sergio Cragnotti, precedente alle gestioni, poi succedutesi, ( Longo-Baraldi), risultano, secondo il bilancio chiuso al 30.06.2003 (la gestione Cragnotti, per la verità e precisione, era cessata il 2 gennaio 2003 e quindi il bilancio al 30.06.2003 comprendeva le risultanze di circa sei mesi di gestione diversa) ammontavano a circa € 430,9 mln :di cui € 118,8 mln per debiti fiscali e previdenziali,€ 116 mln per debiti verso società calcistiche per acquisizione calciatori,con un patrimonio netto negativo di € 49,6 mln.
E’, peraltro, opportuno ricordare che nell’agosto 2003 vi fu un aumento di capitale della Lazio per € 110 mln , garantito da un consorzio bancario guidato da Capitalia e sottoscritto dagli azionisti all’epoca esistenti, che fu utilizzato, come evidenziato nella Relazione di gestione del richiamato bilancio ( cfr.pag.23) per :
- il pagamento di contributi ed imposte per e 19,30 mln
- debiti verso la Lega Calcio per € 11,16 mln
- pagamento di debiti verso società calcistiche per € 11,71 mln
- stipendi a calciatori per € 8,03 mln
- transazioni con procuratori e fornitori per € 10,94
- per pagamenti a società calcistiche per € 2,11 mln.
Nel gennaio 2004 fu deliberato un nuovo aumento di capitale per € 120 mln, questa volta non assistito dalla garanzia di alcun consorzio bancario, conclusosi nel luglio 2004, in sede di collocamento della seconda tranche del suddetto aumento, con la sottoscrizione da parte del dr. Lotito, per il tramite di Lazio Events srl ( società creata ad hoc), di azioni della Società per una percentuale pari a circa il 26,97 % del capitale sociale.
Tutti i dati sin qui riportati sono tratti da bilanci, da documenti societari approvati e depositati e di pubblica consultazione.
Tuttavia, nella sua intervista, delicati apprezzamenti, quali: «meteore velenose» che «han portato al fallimento e alla perdita di credibilità del sistema» e «a un calcio drogato» sembrano dedicate esclusivamente al dr. Cragnotti ed alla sua gestione, lasciando nell’oblio le gestioni successive, dal 3 gennaio 2003 e fino al 30 giugno 2004.
Nessuna spiegazione viene, però, data del fatto che ,una volta diventato l’azionista di riferimento e Presidente del Consiglio di gestione della Lazio, egli non abbia promosso alcuna azione di responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori, pur invitato, sia in assemblea che per iscritto a farlo, anche questa volta invano (lettera dell’avv. M. Rossetti, quale azionista).
In particolare, il dr.Lotito non spiega perché non abbia agito nei confronti dei suddetti amministratori per mancato versamento all’Erario delle ritenute fiscali effettuate sui compensi ai calciatori. Mancato versamento che ha generato un debito di circa € 150 mln, a parte il fatto che tale mancato versamento sarebbe stato rilevabile e rilevante anche sul piano penale per l’ipotesi di appropriazione indebita.
Perché, in sostanza, il dr. Lotito, invece di inutilmente recriminare a parole verso le precedenti amministrazioni, anzi,verso una in particolare, non ha utilmente esercitato, a tutela della società e dei suoi azionisti, quelle azioni che avrebbe potuto –dovuto- esercitare, così come pure egli era stato invitato formalmente a fare?
D’altra parte, quando il dr. Lotito, nella sua intervista, quanto alla rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate del suddetto debito erariale della Lazio, sostiene di essere «stato il primo degli ultimi e l’ultimo dei primi» fa una affermazione inesatta.
Omette, infatti, di dire che, in realtà, il procedimento per la rateizzazione in parola fu avviato e promosso dalla precedente gestione (Baraldi) ed omette di precisare che esso si è concluso non con una transazione, che avrebbe dovuto comportare una consistente falcidia delle somme dovute al fisco, bensì, per l’appunto, con una mera dilazione di quanto dovuto in capitale, interessi e sanzioni, fino al saldo finale.
Peraltro, il suddetto debito si sarebbe potuto estinguere se, all’epoca, il dr. Lotito avesse messo a disposizione della Lazio la necessaria liquidità, grazie al condono fiscale ( utilizzato, per esempio, dalla AS Roma spa) mediante il versamento di una somma pari a circa la metà del debito stesso .
(Fine 3a puntata: continua……)
Alfredo Parisi e Massimo Rossetti
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lunedì 22 febbraio 2010

S.S.Lazio spa: le verità nascoste (1a puntata)

Da oggi pubblichiamo un'inchiesta in quattro puntate sulla situazione reale della Lazio condotta da Federsupporter

Con grande evidenza su "IL GIORNALE" del 13 febbraio, , alle pagine 1 e 19, e su "IL TEMPO" del 20 febbraio,alle pagine 32 e 33, sono stati pubblicati :
a) un articolo a firma di Tony Damascelli che reca un’ampia intervista all’attuale azionista di riferimento e Presidente del Consiglio di Gestione della SS Lazio spa, dr.Claudio Lotito;
b) il resoconto di un forum con una ampia intervista allo stesso dr. Lotito.
L’ articolo e l’intervista sub a) sono titolati : "Lotito: vi racconto cosa succede alla Lazio" e " Vi racconto la mia verità sulla Lazio",mentre le dichiarazioni a Il Tempo recano il titolo " Voglio moralizzare il sistema" (in prima pagina), "Mi contestano ma tutti mi imitano" ( alle pagine 32 e 33).
Il secondo titolo dell’intervista a "Il Giornale" sembra il più appropriato ai contenuti dell’intervista stessa e, più in generale, a tutte le dichiarazioni rese, in quanto, dalla lettura di queste ultime, si ricava che , in effetti, si tratta proprio e solo della "sua"verità: cioè quella del dr.Lotito.
I fatti, e non le opinioni, dimostrano, però,che ci sono (sarebbero) ben altre "verità" sulla Lazio che lo stesso dr.Lotito non racconta, così come la gran parte dei più importanti mass media, sia a livello nazionale sia a livello locale, omette di raccontare.
Riteniamo, dunque, opportuno raccontare alcuni fatti, non raccontati, seguendo il modello espositivo dei romanzi d’appendice: vale a dire, per singoli capitoli e per puntate successive.
Ciò sia per favorire la lettura o l’ascolto di ogni specifico capitolo e puntata, sia per accrescere la suspence nel lettore o nell’ascoltatore.

Il sistema di governo societario
La SS Lazio spa è l’unica fra le Società calcistiche quotate in borsa ( le altre sono, come noto, Juventus e Roma ) ad aver adottato ed a mantenere il sistema di governo societario così detto "dualistico" che svuota di diritti e poteri l’assemblea dei soci e che rende,in pratica, gli azionisti di minoranza,che nella Lazio rappresentano, pur sempre, oggi circa il 33 % del capitale sociale,degli "invisibili".
Vale a dire dei soggetti privi di qualsiasi, effettivo, non solo potere di partecipazione alla vita societaria, ma persino di qualsiasi conoscenza di tale vita.
Se, peraltro, l’adozione del suddetto sistema"dualistico" poteva giustificarsi allorché l’azionariato della Lazio risultava frammentato, il mantenimento di tale sistema non trova più alcuna oggettiva e valida giustificazione, dal momento in cui il dr.Lotito, quale azionista, direttamente ed indirettamente, di riferimento ( dichiara di detenere oltre il 67 % del capitale sociale) e che gestisce la Società ( è da sempre il Presidente del Consiglio di Gestione), è l’azionista,non solo, per l’appunto, di riferimento, ma anche di comando della Lazio, non soggetto,dunque, ad alcuna "mediazione" o "compromesso" e che può fare, e fa, esattamente tutto ciò che vuole.
Pertanto, l’unico, plausibile motivo per cui si continua a mantenere il sistema di governo societario così detto "dualistico" non può che essere quello di totale ed assoluto straniamento degli azionisti di minoranza dalla vita societaria, realizzandosi così un modello di gestione che, nel gergo tecnico, suole definirsi di " dittatura della maggioranza"o, se si preferisce, di " dominio tirannico" della Società. Il che, evidentemente, corrisponde a "quel senso spiccato di proprietà" di cui parla il dr. Lotito ed al fatto che, sempre secondo il dr.Lotito, una società per azioni quotata in borsa e che produce e vende spettacolo sportivo non farebbe parte di un "sistema produttivo", rimanendo del tutto ignoto ed imperscrutabile a quale mai altro "sistema" dovrebbe appartenere.
di Massimo Rossetti e Alfredo Parisi
(in neretto e in corsivo le dichiarazioni del dr.Lotito rilasciate a "Il Giornale" del 13 febbraio 2010 e a "Il Tempo del 20 febbraio)
(1a puntata, continua……)

lunedì 8 febbraio 2010

Consiglio di Stato: il patto occulto Lotito-Mezzaroma costa oltre 10 milioni ai piccoli azionisti della Lazio

Il patto parasociale occulto sulla Lazio c’è stato, eccome, e ha creato danni ai piccoli azionisti quantificabili a oltre 10 milioni di euro. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato nella sua sentenza del dicembre scorso, mettendo la parola fine alla controversia amministrativa sulla vicenda avviata nel gennaio 2008 da una deliberazione della Consob. «Resta in piedi l’aspetto penalistico – spiega a “il pallone in confusione” l’avvocato Massimo Rossetti legale di Fedesupporter – dinanzi al tribunale di Milano che ha condannato in primo grado il presidente della Lazio Claudio Lotito e l’architetto Roberto Mezzaroma per i reati di aggiotaggio manipolativo ed informativo del mercato finanziario relativamente ai medesimi fatti oggetti del procedimento amministrativo». I giudici della seconda sezione penale hanno inflitto al numero uno biancoceleste due anni di reclusione e 65mila euro di multa, mentre Mezzaroma a un anno e otto mesi e a 55mila euro di multa con interdizione per entrambi dai pubblici uffici e dagli uffici direttivi di persone giuridiche con l’ulteriore incapacità di contrattare con la Pubblica amministrazione per un anno. Entrambi appelleranno la sentenza.

Tornando alla decisione del Consiglio di Stato, esso ha stabilito che, quantomeno il 30 giugno 2005, tra Lotito, anche tramite Lazio Events srl (la sua società che detiene il controllo della Lazio) e Mezzaroma è stato stipulato un patto parasociale occulto per l’acquisto concertato del 14,61% del capitale della Lazio. Tutto ciò, secondo si legge nella sentenza, è stato «diretto proprio ad aggirare l’obbligo di promuovere l’Opa (NDR: Offerta pubblica di acquisto) che sarebbe scattata a seguito dell’acquisto diretto da parte di Lotito e che prevedeva appunto l’acquisto delle azioni da parte di Mezzaroma nell’ambito di una complessa operazione in cui la somma per l’acquisto veniva dal Lotito anche se formalmente imputata al collegato contratto preliminare di compravendita di quote di altre società». L’avvocato Rossetti precisa che sono «quote delle società immobiliari Ce.Im e RO.Im che Mezzaroma aveva intenzione da tempo di vendere, trattandosi di partecipazioni di minoranza soggette, peraltro, a diritto di prelazione a favore di terzi». Sempre secondo i supremi giudici amministrativi, «il patto ha infatti precluso che la partecipazione di Capitalia (NDR: pari al 14,61%) circolasse sul mercato ed ha fatto sì che la stessa venisse acquistata da un soggetto non ostile al dr. Lotito». Da ciò si deduce «che erano nel vero e nel giusto gli esponenti dell’Associazione “Irriducibili” – spiega Rossetti – che nell’autunno 2005 obiettavano pubblicamente nell’autunno 2005 di non potersi procedere all’acquisizione del controllo della Lazio mediante Opa ostile, proprio per l’esistenza del patto parasociale. In seguito sono stati ristretti in carcere e agli arresti domiciliari per oltre due anni e attualmente processati per il reato di tentata estorsione nei confronti di Lotito». Riguardo alla difesa dei due protagonisti della vicenda, i giudici evidenzino che «le risultanze acquisite appaiono in aperto contrasto con le dichiarazioni rilasciate dal dott. Lotito e dall’Arch. Mezzaroma, secondo cui questi (sebbene legati da rapporti di parentela) non sarebbero entrati reciprocamente in contatto in relazione all’operazione di acquisto della suddetta partecipazione, avrebbero ignorato le reciproche intenzioni in merito alla stessa e avrebbero appreso dai giornali l’avvenuta conclusione dell’intera operazione».

Il Consiglio di Stato ha sottolineato nella sentenza la conseguenza dell’operazione patto occulto sulla Lazio non comunicato alla Consob. L’accordo segreto ha consentito a Lotito di «programmare in un tempo diverso e soprattutto – scrivono i supremi giudici amministrativi – a un prezzo diverso (0,40 per azione nel dicembre 2006 a fronte di 0,7429 euro per azione se l’offerta fosse stata correttamente promossa nel giugno del 2005)». Secondo l’avvocato Rossetti ciò «significa che il danno cagionato in termini di lucro cessante, ossia perdita di occasione di guadagno, per i possessori di azioni della Lazio nel giugno 2005 si può quantificare complessivamente ad oltre 10 milioni di euro, senza contare gli interessi legali e il risarcimento per l’eventuale maggior danno da svalutazione monetaria». Secondo il legale «gli azionisti potrebbero chiedere ed ottenere il risarcimento in sede civilistica, magari opportunamente consorziandosi tra loro tramite l’adesione a Federsupporter che li può rappresentare e tutelare».

Marco Liguori

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martedì 19 gennaio 2010

L’addio di Pandev e Ledesma costa 35,7 milioni alla Lazio

A tanto ammonta il danno stimato dai piccoli azionisti che sono pronti a preparare azioni legali contro la società per accertare le eventuali responsabilità del presidente Lotito e degli altri componenti del Consiglio di gestione

Piccoli azionisti Lazio sul piede di guerra contro il presidente e azionista di maggioranza Claudio Lotito. Dopo aver visto perdere Pandev attraverso la decisione del Collegio arbitrale Figc, che ha svincolato il giocatore acquisito a parametro zero dall’Inter, ora i soci minoritari temono la risoluzione analoga anche per Ledesma. Infatti, c’è il rischio concreto che il prossimo 26 gennaio il Collegio stabilisca lo “stato libero” del centrocampista argentino. In una sua recente nota, di cui “il pallone in confusione” ne è venuta in possesso in esclusiva, l’avvocato Massimo Rossetti quantifica la perdita. «E’ evidente l’impatto gravoso del lodo Pandev – scrive il legale – nonché di altro e analogo lodo (vedi caso Ledesma)». E a quanto ammonta il danno patrimoniale? «Consiste sia nel danno emergente (valore residuale di Pandev a bilancio al 30 giugno 2009 del calciatore 1.000.000 di euro circa; per Ledesma tale valore ammonta a circa euro 1.700.000) sia soprattutto nel lucro cessante consistente nel mancato introito alla società del prezzo di cessione del calciatore o dei calciatori ad altra(e) società». Rossetti specifica che «per stessa ammissione del presidente della Lazio, la quotazione di mercato di Pandev era stata valutata in euro 18.000.000 e di Ledesma in 15.000.000». Il totale così stimato ammonta a 35,7 milioni. Le cifre non comprendono «ulteriori importi a carico della società per risarcimento danni all’uno e all’altro dei sunnominati giocatori».

Anche nel caso in cui Ledesma rinunciasse all’arbitrato si potrebbe creare un danno per la società biancoceleste. «E’ opportuno osservare per quanto riguarda Ledesma – sottolinea l’avvocato – che pur ammesso che il calciatore dia il proprio assenso alla cessione del suo contratto nel mese di gennaio corrente anno a titolo oneroso ad altra società, rinunciando al procedimento arbitrale, tuttavia anche in questa ipotesi trattandosi quasi certamente di una “svendita”, considerata la situazione venutasi a creare, si determinerebbe in ogni caso un danno notevole per la Lazio e per i suoi azionisti». Nel caso in cui, prosegue l’avvocato, «trovasse definitiva conferma che i danni in parola siano stati causati da comportamenti illegittimi di chi amministra la società, l’amministratore o gli amministratori ne dovrebbe/dovrebbero rispondere sia alla società sia ai suoi azionisti». Il potere-dovere di controllo sostanziale sulla corretta amministrazione della Lazio, che ha scelto il sistema dualistico invece di quello tradizionale con il consiglio di amministrazione, spetta al Consiglio di sorveglianza. Proprio all’organismo di vigilanza lo scorso 28 settembre l’avvocato Rossetti e l’azionista Alfredo Parisi avevano spedito una raccomandata formulando «espressa e formale riserva di ogni diritto e azione, nella qualità di azionisti, nel caso in cui si fossero verificati i danni in questione a causa di atti e/o fatti addebitabili alla gestione societaria». Al Consiglio di sorveglianza compete di promuovere l’esercizio dell’azione di responsabilità nei confronti dei componenti del Comitato di gestione «ove si verifichino danni per effetto di una non corretta amministrazione» spiega Rossetti. L’azione di responsabilità può anche essere promossa dall’assemblea dei soci, convocata dai detentori di almeno il 2,5% del capitale sociale, poiché la Lazio è quotata a Piazza Affari. «L’azione, se deliberata con il voto favorevole di almeno 1/5, cioè il 20% del capitale sociale, comporta la revoca dall’ufficio degli amministratori contro i quali l’azione è proposta». La denuncia al Consiglio di sorveglianza di fatti censurabili può essere fatta da ciascun socio.

Da questo quadro emerge chiaramente, conclude Rossetti, «per gli azionisti di minoranza di una società quotata come la Lazio, per di più retta dal sistema dualistico che svuota, di fatto, di diritti e di poteri l’assemblea dei soci, l’esigenza di associarsi tra loro, aderendo alla costituenda Associazione Federsupporter che possa così rappresentare e tutelare al meglio i loro diritti e interessi».

Marco Liguori

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Nella foto, tratta da laziohellas.gr, Christian Ledesma

Per contattare Federsupporter: Alfredo Parisi alfredoparisi@virgilio.it

giovedì 24 dicembre 2009

Pandev: grave danno patrimoniale – ecco chi può contestarlo

Riceviamo e pubblichiamo da Paolo Lenzi Presidente di Lazio Family
Non v’è dubbio che la risoluzione del contratto tra Pandev e la Lazio decisa dal Collegio Arbitrale costituisce un danno patrimoniale per la società bianco-celeste. Il valore del giocatore nel bilancio al 30 giugno 2009 è indicato ad 1 milione di euro (euro 999.989, per la precisione); questo valore è il risultato del costo di acquisizione di euro 4.000.500 nel 2006, dedotte le quote annuali di ammortamento. Con la risoluzione del contratto, la Lazio perde questo valore; inoltre, la società romana è stata condannata a pagare un indennizzo al giocatore di 160.000 euro, oltre al rimborso delle spese legali. Come dire che la Lazio ha perso 1.200.000 euro per effetto della sentenza del Collegio Arbitrale. In realtà il danno è ancora superiore se si considera che il Presidente Lotito aveva valutato in estate 18 milioni di euro il cartellino del giocatore e che si era parlato di offerte (non confermate) per circa 12 milioni di euro. Alle cifre del Presidente, la cessione del giocatore avrebbe fruttato una plusvalenza di 17 milioni di euro che è invece andata in fumo. Per valutare l’entità di questo danno basta ricordare che l’utile della Lazio nel bilancio al 30 giugno 2009 è stato di euro 1.336.576; quindi l’effetto della decisione del Collegio Arbitrale costa alla Lazio quasi quanto l’utile dello scorso esercizio, mentre la mancata plusvalenza è pari a quasi 13 volte l’utile dell’anno!
Ce ne sarebbe già abbastanza per ritenere che il comportamento del Presidente del Consiglio di Gestione, sig.
Claudio Lotito, abbia prodotto un danno rilevante alla società Lazio.
Va però ricordato che altri danni economici alla Lazio sono derivati molte volte da precedenti decisioni unilaterali e da comportamenti di Lotito. Vogliamo ricordare i giocatori tenuti fuori squadra ai quali è stato comunque pagato (in genere a seguito di decisioni della giustizia sportiva) lo stipendio senza fruire delle loro prestazioni, da Negro, a Dino Baggio, a Sereni, a Mutarelli (altro giocatore svincolatosi a seguito di sentenza sportiva con un costo per la Lazio di circa 1 milione di euro, tra valore contabile e indennizzo), per arrivare ai più recenti casi di Pandev, Ledesma, Firmani, Stendardo (gli ultimi due recentemente reintegrati in squadra), Manfredini, Bonetto, ecc.
Se si accertasse che il comportamento del Presidente ha determinato un danno alla Lazio, che, non dimentichiamolo, è una società quotata in Borsa, vari enti sono autorizzati ad avviare un’azione di responsabilità contro di lui.
Il Consiglio di Sorveglianza dovrebbe promuovere tale azione ai sensi della lettera d) del primo comma dell’art. 2409-terdecies del Codice Civile che recita: “Il Consiglio di Sorveglianza promuove l’esercizio dell’azione di responsabilità nei confronti dei componenti del Consiglio di Gestione”. Tale deliberazione va assunta dalla maggioranza dei componenti del Consiglio di Sorveglianza, cioè da 3 su 5; se tale maggioranza raggiunge i due terzi del Consiglio di Sorveglianza (cioè 4 componenti su 5) scatta la revoca dall’ufficio del Consigliere di Gestione contro cui è proposta l’azione di responsabilità e la sua immediata sostituzione.
L’azione di responsabilità può anche essere esercitata dai soci, cioè dai cosiddetti piccoli azionisti, che rappresentino almeno un quarantesimo, cioè il 2,5%, del capitale sociale come stabilito dagli articoli 2409-decies e 2393-bis del Codice Civile.
Infine, l’azione di responsabilità contro i consiglieri di gestione può anche essere proposta dalla società attraverso una delibera dell’assemblea degli azionisti, che, però, nell’attuale struttura societaria della Lazio, è quasi impossibile da realizzare.
Va ricordato che l’azione di responsabilità può essere proposta mentre il consigliere è in carica e fino a cinque anni dopo la cessazione dalla carica.
Paolo Lenzi
Presidente di Lazio Family
Pubblicato su Il Corriere dello Sport del 24.12.09

venerdì 6 novembre 2009

Lotito dà i numeri

Nell’intervista a L’Espresso intitolata “Platone nel pallone” riportata sul nostro sito nella Sezione News in data 5 novembre 2009, il Presidente Lotito cita numeri della sua gestione. Tra l'altro, afferma che il “budget si è chiuso con 26 milioni di utili”. Come sanno tutti coloro che si occupano di bilanci e di contabilità, il “budget” è uno strumento di previsione, mentre il documento consuntivo è il “bilancio”; evidentemente il giornalista ha trascritto male il pensiero del Presidente, lui voleva certamente parlare di bilancio. Ma anche il numero citato è errato. Infatti, esaminando il bilancio della Lazio SpA (il bilancio della società quotata in borsa) al 30 giugno 2009 si nota che l’utile è stato di euro 1.336.576 e, esaminando il bilancio consolidato (cioè quello che cumula il bilancio della Lazio SpA e della controllata che gestisce le attività commerciali, cioè la Lazio Marketing & Communication SpA), l’utile è stato di euro 12.050.984. Da dove uscirà mai l’importo di euro 26 milioni menzionato nell’intervista?
Paolo Lenzi
Tratto da http://www.laziofamily.com gentilmente concesso dall'autore

martedì 6 ottobre 2009

Sky anticipa 20 milioni e la Lazio acquista Zarate

Riceviamo e pubblichiamo da Paolo Lenzi, presidente di Lazio Family
Da una attenta lettura del progetto di bilancio della Lazio chiuso al 30 giugno 2009, redatto dal Consiglio di gestione (formato da Claudio Lotito e Marco Moschini), ora all’esame del Consiglio di Sorveglianza (costituito da Corrado Caruso, Presidente, Alberto Incollingo, Vice Presidente, Fabio Bassan, Vincenzo Sanguigni e Massimo Silvano, consiglieri) e della società di revisione (Deloitte & Touche SpA), si apprendono cose interessanti. La prima che portiamo all’attenzione dei nostri lettori riguarda l’acquisto di Zàrate. Il giocatore risulta acquistato il 4 giugno 2009 per euro 20.200.000 e, a differenza di quanto accade per gli altri acquisti, nel documento non viene indicata la società di provenienza, evidentemente perché il cartellino del giocatore è stato acquistato dopo che questi si era svincolato dalla squadra dell’Al Saad.
Nel bilancio è indicato che il giocatore ha 26 anni mentre a noi risulta che Maurito è nato il 18 marzo 1987 e, quindi, di anni ne ha 22. Si evidenzia anche che il giocatore (definito “un nuovo talento”) ha firmato un contratto di 5 anni con scadenza 30 giugno 2014.
Ci si è a lungo domandati con quali modalità era stato effettuato l’acquisto di Zàrate. Mettendo insieme le varie parti del bilancio e correlando le informazioni esposte nelle varie parti del documento si scopre che la Lazio si è approvvigionata di un importo pari al costo di Zàrate facendosi fare una anticipazione dalla società controllata Lazio Marketing & Communication, la quale, a sua volta, ha ottenuto un anticipo sul contratto Sky di 20 milioni di euro, probabilmente attraverso una operazione di factoring. Ecco finalmente svelata la fonte a cui si è rivolta la Lazio per ottenere il “cash” per pagare il cartellino di Maurito.
Paolo Lenzi
Lazio Family
Nella foto, tratta da blogcalciatori.com, Mauro Zarate

giovedì 1 ottobre 2009

Piccoli Azionisti Lazio: «Pandev da giudicare, ma non davanti al Collegio arbitrale»

Il presidente e il legale del Comitato scrivono al Consiglio di sorveglianza della società biancoceleste, rilevando che un’eventuale vertenza con l’attaccante macedone andrebbe affrontata davanti al magistrato del lavoro e non al Collegio Arbitrale della Lega calcio. Ciò per evitare pesanti conseguenze economiche negative

Il Comitato piccoli azionisti della Lazio, attraverso l’avvocato Massimo Rossetti e il presidente Alfredo Parisi, scrive al Consiglio di sorveglianza della società di Claudio Lotito per avere chiarimenti riguardo la delicata posizione di Goran Pandev. In una raccomandata spedita il 28 settembre scorso, entrambi rilevano che «il calciatore Pandev avrebbe inoltrato o starebbe per inoltrare ricorso al Collegio Arbitrale della Lega calcio onde richiedere e ottenere la risoluzione immediata del contratto di lavoro con la Lazio, senza alcun corrispettivo per la società e, anzi, con richiesta di risarcimento di danni». La rivalsa dell’attaccante macedone potrebbe essere seguita, proseguono i due rappresentanti del Comitato, «a breve anche da altro o altri giocatori sotto contratto con la Lazio per gli stessi o analoghi motivi». Ciò potrebbe comportare che «la SS Lazio e i suoi azionisti possano incorrere in pesanti conseguenze negative» soprattutto sotto l’aspetto economico.
I membri del comitato sottolineano anche che il presidente Lotito ha contestato, attraverso «plurime e reiterate dichiarazioni pubbliche», a Pandev la violazione dell’obbligo di fedeltà imposta dal Codice civile al lavoratore dipendente. «Per la precisione – scrivono Rossetti e Parisi – il sunnominato presidente ha testualmente parlato di "prove documentali e testimoniali"». Entrambi ritengono che «la società debba portare la questione in sede di giustizia ordinaria, dinanzi al competente magistrato del lavoro» effettuando prima il tentativo obbligatorio di conciliazione. La strada del rito del lavoro non è preclusa dalla clausola compromissoria «poiché tale prescrizione vale solo per le vertenze sull’applicazione di regole sportive e non anche, come nel caso di specie, su diritti soggettivi concernenti il rapporto di lavoro subordinato». Parisi e Rossetti mettono in guardia Lotito dalla "cabala" sfavorevole. Infatti, essi aggiungono che i precedenti della Lazio presso il Collegio arbitrale sportivo in vertenze contro suoi ex giocatori non sono favorevoli: «vedasi da ultimo il caso Mutarelli» ricordano. Ciò è spiegabile «con il fatto che l’attenzione e la sensibilità del predetto Collegio – affermano Rossetti e Parisi – sono naturalmente concentrate su aspetti in prevalenza sportivi più che su aspetti strettamente tecnico-giuridici».
I rappresentanti dei Piccoli azionisti concludono la loro lettera al Comitato di sorveglianza formulando la «riserva di ogni diritto e azioni nella deprecata ipotesi in cui la SS Lazio spa e, conseguentemente, i suoi azionisti dovessero subire negative e pesanti conseguenze a seguito di eventuali condanne a risoluzioni di rapporto con calciatori senza diritto a indennizzi per la Società e/o a risarcimenti economici a favore di tali calciatori». Questo nel caso in cui le condanne siano «derivanti da atti e/o fatti addebitati alla gestione societaria che, per legge, deve essere conforme a trasparenza e correttezza e a sani e prudenti comportamenti».
Marco Liguori
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: "il pallone in confusione"

martedì 21 aprile 2009

La Consob multa per 530mila euro Lotito per il patto occulto sulla Lazio

La Consob ha deliberato una sanzione di complessivi 530.000 euro al patron della SS Lazio Claudio Lotito e di 330.000 euro all'imprenditore Roberto Mezzaroma colpevoli, secondo la Commissione, di aver siglato nel giugno 2005 un patto parasociale occulto sulle azioni della società calcistica. La decisione della Commissione si rifà così alla delibera emessa nel giugno 2008 (pendente al Consiglio di Stato dopo l'annullamento da parte del Tar) che aveva bloccato i diritti di voto avendo accertato, a partire almeno dal 30 giugno 2005, la «stipulazione di un patto parasociale stipulato tra Claudio Lotito e Roberto Mezzaroma, sull'acquisto di concerto di azioni ordinarie della SS Lazio, pari a circa il 14,61% del capitale della società». La Commissione ha così inflitto a Lotito una sanzione di 250.000 euro per la mancata comunicazione del patto, di 80.000 euro per il mancato conseguente lancio dell'opa e di 200.000 euro per aver esercitato i diritti di voto in quattro occasioni (circostanza non contestata a Mezzaroma).
Fonte: Ansa

mercoledì 25 marzo 2009

Piccoli azionisti alla Figc: «Lotito, condannato a Milano, è decaduto dalla carica di presidente della Lazio»

Esclusiva de "Il pallone in confusione": il Comitato dei tifosi detentori di azioni chiede alla Federazione di applicare l'articolo 22 bis delle Noif che prevede «la decadenza dalla carica di dirigenti di società condannati, ancorché con sentenza non definitiva, a pena che comporti l’interdizione dai pubblici uffici e dall’esercizio di uffici direttivi di persone giuridiche». Intanto, la Consob impugna davanti al Consiglio di Stato la sentenza del Tar che aveva annullato l'esistenza del patto parasociale tra Lotito e Mezzaroma

La Consob ha risposto al "Comitato Piccoli azionisti Lazio": è stato depositato nei termini di legge il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che aveva annullato sull’esistenza del patto parasociale occulto tra Claudio Lotito e Roberto Mezzaroma. Questa è la riposta dell'ufficio legale della Commissione inviata dal Comitato a "il pallone in confusione": «Si fa riferimento alla nota del 13/03/2009 con la quale sono state richieste informazioni in merito "alla notizia di stampa relativa all’impugnazione da parte della Consob della sentenza del Tar del "Lazio n.8835/2008. Al riguardo si precisa che l’appello in oggetto è stato notificato alle controparti e depositato al "Consiglio di Stato nei termini previsti dalla legge». La vicenda era stata raccontata da questo quotidiano (cliccare qui ) e ripresa dall'agenzia di stampa Apcom. E' un passo semplice, ma molto importante da parte dei Commissari, che tutela anche le pretese dei piccoli azionisti che avevano richiesto più volte di avere notizie sull'impugnazione.
Il Comitato ha sollevato anche altre due questioni, riferite ancora a "il pallone in confusione". Il 13 marzo scorso l'avvocato Massimo Rossetti, legale dei piccoli azionisti, ha scritto assieme al membro Alfredo Parisi alla Figc evidenziando che «la seconda Sezione Penale del Tribunale di Milano ha condannato l’attuale Presidente della SS Lazio spa , dr. Claudio Lotito,per aggiotaggio manipolativo ed informativo e per ostacolo all’attività di vigilanza della Consob». La condanna prevede due anni di reclusione, in una multa di € 65.000 e nell’interdizione per un anno dai pubblici uffici e dagli uffici direttivi di persone giuridiche. Nella lettera i due sollecitano un tempestivo pronunciamento della Figc riguardo «sull’esatta e corretta interpretazione ed applicazione dell’art. 22 bis delle Noif della Federazione stessa con riferimento alla predetta sentenza». In pratica, si richiede l'eventuale decadenza di Lotito dalla sua carica di presidente. Questo perché, secondo Rossetti e Parisi «tale articolo disponga la decadenza dalla carica di dirigenti di società condannati, ancorché con sentenza non definitiva, a pena che comporti l’interdizione dai pubblici uffici e dall’esercizio di uffici direttivi di persone giuridiche». I due aggiungono un altro particolare importante. «Vi è l’obbligo al comma 6 per i condannati anche in via non definitiva - si legge nella lettera alla Figc - di immediata comunicazione alla Lega o al Comitato competente della condanna che comporti tutte le incompatibilità di cui al comma 1: quindi anche di quella conseguente all’irrogazione di pena interdittiva non definitiva, a prescindere dalla appartenenza del delitto commesso alla tipologia elencata». Dunque, anche al presidente Giancarlo Abete, i piccoli azionisti chiedono, come già fatto alla Consob: «Se ci sei, batti un colpo».
Marco Liguori
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martedì 9 dicembre 2008

Apcom- Lazio calcio/ Piccoli azionisti: Consob se ci sei batti un colpo

APBS (CRO) - 09/12/2008 - 19.01.00
Lazio calcio/ Piccoli azionisti: Consob se ci sei batti un colpo 
ZCZC0648/APC 20081209_00648 4 cro gn00 Lazio calcio/ Piccoli azionisti: Consob se ci sei batti un colpo Al processo l'ultima arringa. Sentenza il 14 gennaio Milano, 9 dic. (Apcom) - "Cara Consob se ci sei batti un colpo". Lo afferma il Comitato piccoli azionisti della Lazio, che ha spiegato a "Il pallone in confusione", quotidiano telmatico, che la Consob avrebbe dovuto impugnare la sentenza della prima sezione del Tar del Lazio riguardante il patto parasociale occulto tra Claudio Lotito e Roberto Mezzaroma. Il Tribunale amministrativo del Lazio aveva annullato il 9 luglio scorso la deliberazione della Commissione di vigilanza, accogliendo così il ricorso del presidente e azionista di riferimento della società di calcio quotata a Piazza Affari e di Mezzaroma. In una nota, il Comitato ha rilevato che la decisione dell'organismo giudiziario amministrativo presieduto da Pasquale De Lise è stata notificata l'8 ottobre scorso alla Consob: quest'ultima aveva 60 giorni di tempo per impugnarla davanti al Consiglio di Stato. Ciò significa che oggi scadono i termini: ma dall'organismo di vigilanza sulla Borsa finora non c'è stata alcuna comunicazione al riguardo. Un silenzio che non lascia presagire nulla di buono, dicono i piccoli azionisti. "Nei prossimi giorni spediremo alla Commissione - ha spiegato Massimo Rossetti, avvocato del Comitato - una lettera raccomandata per sapere se intendono far conoscere al mercato la loro decisione, se vogliono presentare il ricorso oppure no". Se il presidente Lamberto Cardia e i suoi colleghi commissari proseguissero nel loro mutismo "sarebbe stata vanificata un'istruttoria durata circa ben due anni - prosegue Rossetti - suffragata, non solo da plurimi elementi indiziari, ma da prove, documentali e testimoniali, vere e proprie e, almeno a mio giudizio, caratterizzata da rigore, scrupolo, minuziosità ed esaustività estreme e, in particolare dalla massima attenzione e rispetto verso tutte le considerazioni ed argomentazioni difensive sottoposte alla Commissione da parte degli indagati". Il silenzio è giudicato dai piccoli azionisti ancor più inquietante, se si pensa che lo scorso 20 novembre al Tribunale di Milano Laura Pedìo, pm nel processo a Lotito e Mezzaroma per l'aggiotaggio sui titoli della società biancoceleste, aveva stigmatizzato l'atteggiamento tenuto dalla Consob nella vicenda. Il magistrato aveva rilevato la mancata costituzione parte civile della Consob definendo "contraddittorio" il comportamento dell'organo di vigilanza "che aveva prospettato l'esistenza di un patto parasociale, ma poi non era andato fino in fondo". Oggi intanto al processo a Claudio Lotito, presidente della Lazio e a Roberto Mezzaroma c'è stata l'ultima arringa della difesa che ha chiesto l'assoluzione. I giudici hanno rinviato per le repliche al 14 gennaio quando ci sarà anche la sentenza. Frk 09-DIC-08 19:00 NNNN

Lazio: il silenzio della Consob sul ricorso contro il Tar

La Commissione avrebbe dovuto decidere entro oggi se impugnare la sentenza del tribunale amministrativo che ha cancellato la sua decisione sull’esistenza del patto parasociale occulto tra Lotito e Mezzaroma: ma finora non ci sono notizie in merito. Il Comitato piccoli azionisti, sentito da “il pallone in confusione”, intende a breve chiedere spiegazioni ufficiali agli “sceriffi” del mercato

«Cara Consob se ci sei batti un colpo». Lo afferma il Comitato piccoli azionisti della Lazio, che ha spiegato a “il pallone in confusione” che la Consob avrebbe dovuto impugnare la sentenza della prima sezione del Tar del Lazio riguardante il patto parasociale occulto tra Claudio Lotito e Roberto Mezzaroma. Il Tribunale amministrativo del Lazio aveva annullato il 9 luglio scorso la deliberazione della Commissione di vigilanza, accogliendo così il ricorso del presidente e azionista di riferimento della società di calcio quotata a Piazza Affari e di Mezzaroma. In una nota, il Comitato ha rilevato che la decisione dell’organismo giudiziario amministrativo presieduto da Pasquale De Lise (che ricopre anche presso la Figc la carica di presidente della Commissione di garanzia della giustizia sportiva e si autosospese dalla carica di presidente della Corte Federale durante il processo di Calciopoli del 2006) è stata notificata l’8 ottobre scorso alla Consob: quest’ultima aveva 60 giorni di tempo per impugnarla davanti al Consiglio di Stato. Ciò significa che oggi scadono i termini: ma dagli “sceriffi” della Borsa finora non c’è stata alcuna comunicazione al riguardo. Un silenzio che non lascia presagire nulla di buono per i piccoli azionisti. «Nei prossimi giorni spediremo alla Commissione – ha spiegato a “il pallone in confusione” Massimo Rossetti, avvocato del Comitato – una lettera raccomandata per sapere se intendono far conoscere al mercato la loro decisione, se vogliono presentare il ricorso oppure no». Se il presidente Lamberto Cardia e i suoi colleghi commissari proseguissero nel loro mutismo «sarebbe stata vanificata un’istruttoria durata circa ben due anni – prosegue Rossetti – suffragata, non solo da plurimi elementi indiziari, ma da prove, documentali e testimoniali, vere e proprie e, almeno a mio giudizio, caratterizzata da rigore, scrupolo, minuziosità ed esaustività estreme e, in particolare dalla massima attenzione e rispetto verso tutte le considerazioni ed argomentazioni difensive sottoposte alla Commissione da parte degli indagati». Il silenzio è ancor più inquietante, se si pensa che lo scorso 20 novembre al Tribunale di Milano Laura Pedìo, pubblico ministero nel processo a Lotito e Mezzaroma per l’aggiotaggio sui titoli della società biancoceleste, aveva stigmatizzato l’atteggiamento tenuto dalla Consob nella vicenda. Secondo quanto riportato dall’agenzia Apcom, il magistrato titolare dell’accusa aveva rilevato la mancata costituzione parte civile della Consob definendo «contraddittorio» il comportamento dell'organo di vigilanza «che aveva prospettato l'esistenza di un patto parasociale, ma poi non era andato fino in fondo».
Nella nota, i piccoli azionisti sottolineano la parte della sentenza in cui il Tar ha bocciato la decisione della Consob. Secondo il provvedimento «non risulta adeguatamente illustrata la funzione parasociale delle operazioni poste in essere dalle parti, non risultando congruamente lumeggiata l’incidenza di una partecipazione pari al 14,61% nella vita dell’emittente» ossia della Lazio. Ma cosa significa in pratica il riconoscimento del patto parasociale per i piccoli azionisti? Lo ha spiegato il Pm Pedìo nella sua requisitoria: Lotito avrebbe acquisito il pacchetto di azioni della Lazio attraverso l'interposizione fittizia di Mezzaroma, imprenditore e zio di sua moglie. Il presidente avrebbe dovuto lanciare un'offerta pubblica di acquisto ma non lo fece perché, sempre secondo il Pm, avrebbe pagato le azioni il 93 per cento in più, cioè 0,71 centesimi di euro invece di 0,39.
Riguardo ancora alla sentenza del Tar, il legale dei piccoli azionisti della Lazio sottolinea l’aspetto della minor tutela verso chi investe in azioni di società di calcio.
«Sembra quasi che il risparmiatore-investitore-tifoso sia un po’ meno”serio” e “ rispettabile” – conclude Rossetti – del risparmiatore-investitore “normale” e che una società di calcio quotata sia un po’ meno “seria” e “rispettabile” di una qualsiasi altra società.
Laddove,invece,sempre a mio parere, proprio perché certe scelte non sono state originate da valutazioni puramente economiche, individualistiche ed egoistiche, bensì motivate esclusivamente o prevalentemente da ragioni affettive, proprio per questo, sarebbero, forse, meritevoli di maggiore o,comunque,non minore considerazione e tutela. Ho visto personalmente diversi tifosi privarsi delle vacanze, vendere il motorino, prelevare i piccoli risparmi guadagnati con tanti sacrifici per sottoscrivere azioni della Lazio allo scopo di salvarla da un baratro che sembrava ormai imminente».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Nella foto, tratta da http://images-srv.leonardo.it/progettiweb/stefanocarina/blog/lotito4.jpg, il presidente della Lazio Claudio Lotito
Cliccare qui per leggere la lettera spedita a "il pallone in confusione" dal Comitato piccoli azionisti Lazio
Cliccare qui per leggere la lettera spedita dal Comitato piccoli azionisti Lazio il 10 dicembre 2008 alla Consob per sapere se impugnerà la sentenza del Tar
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

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