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giovedì 8 gennaio 2009

Fondazione Genoa: tifosi contribuite al museo

La Fondazione Genoa, in un comunicato sul proprio sito http://www.fondazionegenoa.com/, ha lanciato un appello a tutti i tifosi per la realizzazione del museo permanente della società rossoblù.
All'iniziativa si può aderire in due modi. Si può apportare alla Fondazione il materiale storico (come cimeli, filmati, foto, spille, maglie) del Genoa: per informazioni in merito si può scrivere una email a museogenoa@fondazionegenoa.com oppure telefonare allo 010/5536711.
Se invece si desidera contribuire al "Museo di tutti i genoani" si può scrivere a info@fondazionegenoa.com oppure cliccare sul logo "Voglio contribure per il Museo" posto sul sito della Fondazione.
Marco Liguori

sabato 16 agosto 2008

Museo del Napoli: sì dal 78% dei tifosi

Il 78% dei tifosi che ha partecipato al sondaggio "Volete il museo del Napoli?" ha risposto in modo quasi plebiscitario per la sua istituzione.
Adesso si aspetta una risposta dal Napoli e dalle istituzioni.

Volete il museo del Napoli?
Sì (78%)

No (21%)

venerdì 8 agosto 2008

Incredibile: i tifosi non vogliono il museo del Napoli. Ma resta il dubbio sul risultato

Il 51% ha risposto "No" all'iniziativa. Strano, poiché fino a mercoledì scorso c'era l'85% dei votanti a favore

Risultato a sorpresa, ma molto strano, sul sondaggio "Volete il museo del Napoli?" chiuso stamattina. I "No" hanno superato i "Sì", anche se per poco: 51% a 48%, su un campione di 300 votanti.
La cosa strana è che fino a mercoledì scorso i voti a favore dell'eventuale iniziativa culturale avevano una maggioranza schiacciante: 85% contro appena il 15% dei contrari.
Probabilmente ha votato un consistente gruppo di tifosi che con il Napoli non c'entra nulla.
Chiedo dunque ai sostenitori azzurri se vogliono la riapertura del sondaggio: potete lasciare i vostri commenti e il vostro "Sì" oppure "No" sui commenti a questo post.
Marco Liguori

Risultato sondaggio "Volete il museo del Napoli?"
(48%)

No (51%)

venerdì 1 agosto 2008

Un museo per il grande Napoli

Dopo il ritorno in serie A e in Coppa Uefa è giunto il momento di istituire una mostra permanente della storia della più importante squadra del Sud

Il Napoli è stato fondato il 1° agosto 1926 sotto l’egida del grande presidente Giorgio Ascarelli: ha compiuto 82 anni. Si chiamava Associazione Calcio Napoli: assunse l’attuale denominazione (Società Sportiva Calcio Napoli) nel 1964. Esattamente due anni fa ricorreva l’ottantesimo compleanno. Probabilmente a causa della militanza in serie inferiori (la squadra era fresca di promozione dalla C1 alla B) dovute alle tristi vicende del fallimento, avvenuto il 31 luglio 2004, nessuno pensò di festeggiare quell’evento particolare. Solo il presidente Aurelio De Laurentiis, che ha ricostituito la società dopo il dissesto sotto il nome di Napoli Soccer, pensò di onorare la ricorrenza riacquistando i trofei e l’antica denominazione di Ssc Napoli. Adesso la situazione è cambiata: la società azzurra è tornata trionfalmente sia in serie A, sia nelle competizioni europee, con la recente qualificazione al secondo turno preliminare di Coppa Uefa. E con un bilancio sano, ribadito dai più che positivi conti dei primi sei mesi del 2007/2008. E’ quindi giunto il momento di pensare a creare un museo sulla sua lunga e gloriosa storia, sulla falsariga di quelli celebri del Barcellona e del Manchester United. E anche dei tre attualmente esistenti in Italia: il museo sito nello stadio San Siro a Milano, quello a Grugliasco del Torino fondato e gestito dall’Associazione memoria storica granata, e la mostra “Football - L’età dei pionieri 1898-1908” organizzata dalla Fondazione Genoa, proprietaria di una quota dell’omonima società, la cui tifoseria è gemellata con quella azzurra. Essa rappresenta il primo nucleo del museo permanente della prima società di calcio nata in Italia nel 1893, che sarà inaugurato nel prossimo autunno.
Chi scrive ha visitato la mostra a Genova. In essa vi sono una serie di sale tematiche che illustrano la storia della città ligure tra la fine del ‘800 e quella del ‘900 assieme a quelle del Genoa. Il tutto corredato da antiche maglie da calcio, come la prima divisa genoana bianco-azzurra a strisce verticali, coppe, fotografie d’epoca e testimonianze filmate. Tra queste, il ricordo in una trasmissione Rai degli anni ’60 di Edoardo Pasteur (parente del chimico e biologo francese Luigi), vincitore del primo campionato italiano del 1898, che spiega che le righe del campo erano tracciate prima della gara e le porte non avevano le reti. Si può prendere spunto da questa formula: la storia di Napoli e della sua squadra sono un corpo unico. E come per il Genoa, anche la società azzurra ha un legame con il porto e l’Inghilterra. Infatti, la prima squadra che nacque nel golfo a cavallo tra il 1904 e il 1905 si chiamava Naples (il nome inglese di Napoli). Tra i suoi “papà”, riporta il sito della Ssc Napoli, oltre all’italiano Enrico Lambruschini, c’era anche un inglese, William Poths, impiegato della Cunard Line, compagnia marittima commerciale britannica che aveva gli uffici al porto. Nel 1921 ci fu la fusione con l’Internazionale, che diede vita prima all’Internaples: cinque anni dopo si trasformerà in Ac Napoli.
Sono tre i problemi per questa iniziativa. Il primo riguarda la sua costituzione giuridica: potrebbe istituita una Fondazione culturale, sul modello di quella genoana, con l’eventuale partecipazione del Comune “padrone di casa” dello stadio San Paolo. A ciò va aggiunta la scelta della sede. Trovare uno spazio abbastanza ampio per raccogliere foto, coppe, maglie e antichi cimeli probabilmente non sarà semplice: forse potrebbero essere utilizzati i locali sotterranei dello stadio “Arturo Collana” al Vomero, che fu negli anni ’50 il secondo campo di gioco della società azzurra dopo il “Vesuvio” al Rione Luzzatti, prima dell’attuale San Paolo, nato nel 1959 come “Stadio del Sole”. Il terzo problema è la ricerca storica e iconografica: occorrerà un lavoro il più possibile accurato che riguardi non solo il Napoli, ma anche la città. Occorrerà ritrovare e recuperare cimeli gloriosi, come quelli dell’«era Maradona»: una maglia col numero 10 del divino Diego della stagione 1987-88 con lo scudetto e il cerchietto della coppa Italia è esposta al museo di San Siro a Milano, il cui materiale è di proprietà del direttore Onorato Arisi. Il museo potrebbe costituire la riscoperta delle radici culturali dell’orgoglio calcistico e culturale napoletano. Ma sarebbe anche un’ottima occasione di business, necessario nell’era attuale del calcio a scopo di lucro: al termine del percorso di visita potrebbe essere inserita la vendita del merchandising. Per dare un’idea dell’importanza mostrata all’estero nei confronti dei musei calcistici, basterà riportare un dato italiano: quello di Milano tocca i 100mila visitatori annui, di cui circa 90 mila stranieri. In maggioranza sono olandesi, inglesi e giapponesi a riprova dell’attenzione dei visitatori stranieri verso queste strutture, già presenti in diversi paesi europei. Il museo azzurro potrebbe quindi offrire un’altra possibilità per il turismo del capoluogo campano.
Adesso la parola passa alla società, al Comune e soprattutto ai tifosi. Sono proprio loro che dovrebbero esprimere la loro opinione sull’eventuale istituzione del museo sulla gloriosa storia del Napoli, per cui impazziscono e soffrono durante ogni partita.
Marco Liguori
Il pallone in confusione http://marcoliguori.blogspot.com
(Riproduzione riservata, consentita soltanto con la citazione della fonte)
Partecipate al sondaggio “Volete il museo del Napoli?” collocato sulla sinistra

mercoledì 30 luglio 2008

I tre musei del calcio italiano piacciono più a inglesi e giapponesi che a noi

A Milano, Genova e Torino
Musei del calcio di club, luoghi dove pallone e cultura si incontrano. Per ora in Italia esistono solo tre strutture: all’estero (come in Spagna e Inghilterra) sono molto più numerose. Il primo ad essere stato fondato nel 1996 è stato quello di Milano, ubicato nello stadio di San Siro dedicato a Milan e Inter. Vi sono anche “reliquie” storiche, come la maglia di Maradona del 1987-88 del Napoli con lo scudetto e il cerchietto della coppa Italia. L’altro museo è quello dedicato al Torino, sito a Grugliasco vicino al capoluogo, aperto in maggio. L’ultima è la mostra “Football l’età dei pionieri 1898-1908” inaugurata a Genova il 18 giugno: è il primo nucleo del futuro museo del Genoa. Invece, altri grandi squadre contattate da Libero (Fiorentina, Juventus, Lazio, Napoli, Roma e Sampdoria) al momento non hanno progetti per la costruzione di una struttura apposita. Nel 2009 il Bologna preparerà solo la mostra per il centenario.
Il museo di San Siro è costituito da materiale «che proviene al 99% dalla mia collezione privata» spiega il direttore Onorato Arisi, ex commercialista con il pallino del pallone. «Ho siglato un accordo con il Consorzio San Siro 2000 posseduto al 50% da Inter e Milan – prosegue Arisi – per i locali che ospitano il museo, dove c’è solo il 10% di tutti i miei cimeli». In esso c’è la storia delle due squadre milanesi, con una sala di testimonianze dei grandi club europei, come Manchester United e Real Madrid. Il museo tocca circa 100mila visitatori annui: «circa 90 mila sono stranieri, in maggioranza olandesi, inglesi e giapponesi» afferma Arisi. In inverno la struttura ospita al venerdì le scuole della Lombardia e di altre regioni in visita.
Il museo del Torino è stato fondato e gestito dall’Associazione memoria storica granata. «E’ stato progettato e allestito – spiega il presidente Domenico Beccaria – dal direttore Giampaolo Muliari: lo abbiamo realizzato con le nostre forze, senza aiuto del Torino Football club. L’iniziativa deriva dal precedente museo del Grande Torino inaugurato nel 2002 a Superga, dove precipitò l’aereo con la squadra, comprendente il periodo 1939-1949». Il 4 maggio 2007 scadeva il contratto di locazione con i Servi di Maria e la Artis Opera. «In febbraio abbiamo firmato un accordo decennale – prosegue Beccaria – con il Comune di Grugliasco per trasferire il museo a Villa Claretta Assandri: ha cambiato nome in “Museo del Grande Torino e della leggenda granata” con reperti dalla fondazione a oggi».
E da Torino si passa a Genova, dove la Fondazione Genoa (azionista della squadra) ha curato la mostra dei tempi eroici del football. La prima sala è dedicata alle foto del capoluogo ligure a cavallo tra l’800 e il ‘900. Si passa in quella dedicata alla fondazione del Genoa Cricket and Football club, la più antica squadra italiana: si può sfogliare la riproduzione virtuale del primo bilancio del 1893, chiuso con un utile di 92,75 lire. Nelle successive sono collocate le maglie genoane (la prima era a strisce bianche e celesti, poi rossoblù) e quelle di Pro Vercelli, Milan e Juventus. Vi è raccontata anche la storia di Santamaria e Sardi, due calciatori dell’Andrea Doria (l’antenata della Samp), squalificati per aver accettato denaro per il passaggio al Grifone.
Marco Liguori
Tratto dal quotidiano Libero 30 luglio 2008
(Riproduzione riservata, ammessa solo dietro citazione della fonte)
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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