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giovedì 7 maggio 2009

Arrestato il presidente della Pro Patria

È stato arrestato da militari della compagnia della Guardia di finanza di Busto Arsizio Giuseppe Zoppo, presidente della società calcistica Pro Patria, che milita in prima divisione, subentrato nella gestione della società dal luglio 2008. L'accusa è di bancarotta fraudolenta. Le indagini delle Fiamme gialle bustesi erano iniziate qualche mese fa, su delega della locale procura della Repubblica, nell'imminenza del fallimento della Pro Patria, in seguito alle proteste dei giocatori della squadra per il mancato pagamento delle loro retribuzioni, nonchè debiti contratti dalla società calcistica, rimasti insoluti. Approfondimenti investigativi, effettuati tramite acquisizioni ed analisi documentali, nonchè accertamenti finanziari ed assunzioni di testimonianze da parte di persone informate sui fatti, hanno consentito di delineare un quadro preciso delle «anomalie gestionali», che avevano condotto la società sportiva allo stato di insolvenza, realizzate nel corso dell'ultimo trimestre del 2008. Da quanto si è appresso, sarebbero state rilevate, in particolare, plurime condotte fraudolente, addebitabili al presidente Zoppo, commesse attraverso sottrazioni di denaro e risorse finanziarie dalle casse sociali, effettuate senza valide giustificazioni, riguardanti, tra l'altro, i proventi derivanti dagli abbonamenti e dagli incassi delle gare casalinghe, nonchè somme pagate dagli sponsor.
Secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza, il presidente Zoppo si sarebbe anche appropriato indebitamente di somme incassate dalla società, per conferimenti relativi all'acquisizione di quote del capitale, prelevate senza valide ragioni dal conto corrente dove erano state depositate ovvero di somme percepite direttamente, per lo stesso motivo, e trattenute in parte consistente, versando solo il residuo nelle casse sociali. Inoltre di fondi da vari conti correnti societari, tramite distrazioni ripetute nel tempo per finalità esclusivamente personali, di denaro contante o di assegni circolari tratti direttamente a proprio vantaggio ovvero intestati a società ad egli stesso riconducibili. In questo contesto sarebbe emerso anche che Zoppo era riuscito ad ottenere, da una banca locale, un'apertura di credito in conto corrente per un importo di 450.000 euro, mediante la garanzia di titoli, ottenuta raggirando una persona (sua ex collaboratrice) inconsapevole della finalità della manovra. Su quel conto, si erano accumulati, successivamente, debiti insoluti per un importo pressochè pari al fido ottenuto. Per ritardare la scoperta dello stato di dissesto al quale veniva gradualmente avviata la società calcistica, ed ottenere ancora credito dalle banche, aveva emesso due fatture relative ad operazioni inesistenti, ammontanti, complessivamente, a 840.000 euro, simulando, così, l'esistenza di correlati crediti. L'importo totale delle distrazioni di fondi accertato è pari a 330.000 euro. Sono state accertate, infine, violazioni tributarie, in capo alla società sportiva, connesse ad omessi versamenti di ritenute fiscali per un importo di 177.000 euro, e omessi versamenti di Iva per 165.000 euro.
Fonte: Ansa

venerdì 3 aprile 2009

Della Valle: i calciatori potrebbero tagliare ingaggi del 50%

«Il mondo del calcio dovrebbe ridimensionarsi per rispetto dell'attuale situazione economica. Dovrebbero iniziare a farlo i giocatori riducendosi l'ingaggio del 50%: guadagnano talmente tanto che sono convinto che se giocassero per la metà sarebbero lo stesso felici». Lo ha detto Diego Della Valle a margine della sua partecipazione al Precetto Pasquale officiato oggi a Firenze dall'arcivescovo, monsignor Giuseppe Betori a cui il patron della Fiorentina ha partecipato insieme a tutte le squadre della società viola. «È arrivato il momento di lanciare un segnale forte e i dirigenti devono insistere - ha continuato Della Valle -. Il calcio non è un mondo di marziani, allo stadio ci vanno tanti ragazzi che lavorano e faticano ad arrivare alla fine del mese. Anche per questo bisogna darsi una ridimensionata per rispetto dell'attuale situazione economica e per far sentire che anche questo ambiente è vicino a chi sta peggio».
Fonte: Ansa

lunedì 23 marzo 2009

De Laurentiis: «C'era il gol, ma occorreva la moviola in campo»

«Ci sono tutti i presupposti perché si crei un ottimo rapporto tra squadra e tecnico. E il fallimento c'è quando si portano i libri in tribunale, non quando si fallisce l'accesso alla Coppa Uefa». Dopo il pareggio a reti inviolate di ieri sera con il Milan, il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, si dice soddisfatto dell'apporto del nuovo tecnico Donadoni e pronto a non drammatizzare una eventuale esclusione dall'Europa. Tornando allo 0-0 del posticipo di ieri del San Paolo, il patron dei partenopei ammette che il gol annullato ad Hamsik era regolare, senza pero' aprire un nuovo fronte di polemiche con la classe arbitrale. «Il gol c'era, era valido -le parole di De Laurentiis all'entrata dell'Hilton Rome Airport per l'Assemblea elettiva della Figc - ma solo con la moviola in campo sarebbe stato possibile accertarlo. Non facciamo degli arbitri gli unici capri espiatori, dobbiamo convivere con gli errori umani. Sono cose che non capitano solo a noi: queste sono le regole e dobbiamo accettarle». E, sull'aggressione di ieri sera ad Adriano Galliani: "Sono dispiaciuto moltissimo. E' stato un segno di inciviltà. Ieri sera solo cinquanta tifosi non sono stati all'altezza».
Fonte: Agi

venerdì 20 marzo 2009

Hellas Verona: morto l'ex presidente Arvedi d'Emilei

E' morto Pietro Arvedi d'Emilei, ex presidente del Verona Hellas. Arvedi d'Emiliei, 77 anni, è deceduto nelle prime ore di stamani all'Ospedale di Borgo Trento, dove era ricoverato in Terapia Intensiva in seguito alle gravi ferite riportate in un incidente stradale sull'Autobrennero il 20 dicembre, a Mantova, mentre rientrava dalla trasferta del Verona a Cesena. L'anziano patron del Verona dopo due giorni era stato trasferito dall'ospedale ''Carlo Poma'' di Mantova al nosocomio veronese. Il giorno prima dell'incidente Arvedi aveva siglato l'impegno a vendere la società gialloblù, che poi ha portato alla cessione del Verona Hellas a Giovanni Martinelli.
Fonte: Ansa

mercoledì 18 febbraio 2009

Buon compleanno presidente Preziosi

Oggi mercoledì 18 febbraio il Presidente del Genoa Enrico Preziosi compie 61 anni. Ne dà notizia il sito della società rossoblù, sottolineando che per l'occasione è stato realizzato uno spot dalla Direzione comunicazione e marketing del Genoa, con la collaborazione di Tano Press, visibile su www.genoalive.tv. In esso, denominato "Buon compleanno presidente" si ripercorrono le immagini "a mo' di cartolina" attraverso una carrellata fotografica dei suoi sei anni di presidenza.
Per vedere lo spot cliccare qui

lunedì 5 gennaio 2009

Hellas Verona: chiesto sostituto Arvedi per vendita società

Nuovo passo nella cessione del Verona Hellas. Il commercialista Giampaolo Fogliardi e l'avvocato Luca Giacopuzzi, incaricati da Pietro Arvedi (nella foto) di definire la vendita della società di calcio scaligera a Giovanni Martinelli, dopo la lettera d'intenti sottoscritta il 20 dicembre scorso (il giorno prima dell'incidente di cui è rimasto vittima Arvedi), oggi hanno rappresentato al Tribunale di Verona, la necessità, non differibile, di nominare un soggetto che rappresenti il conte Arvedi nel compimento delle operazioni per perfezionare la cessione della società. In un comunicato i professionisti spiegano che «si provvederà a riferire le ulteriori attività che verranno intraprese a tutela del conte Pietro Arvedi e in esecuzione degli impegni dallo stesso assunti, con l'auspicio che il tutto possa avere rapida definizione, anche allo scopo di dare continuità alla società Hellas Verona, stante la cessazione dall'incarico, per i già noti motivi di salute, di Nardino Previdi». Previdi infatti si è dimesso da amministratore unico della società gialloblù. Le condizioni di Arvedi, rimasto gravemente ferito in un tamponamento sull'Autostrada del Brennero lo scorso 21 dicembre, sono in lieve miglioramento . Il bollettino diffuso oggi dal direttore del Reparto terapia neurochirurgica dell'ospedale di Borgo Trento, Francesco Procaccio, spiega che Arvedi è cosciente e più partecipe. Il 79enne patron della squadra gialloblù ha respirato per un breve periodo senza il supporto del ventilatore. Il dottor Procaccio sottolinea che la capacità di movimento agli arti rimane molto modesta e limitata per ora alle mani. «Le condizioni generali - conclude il bollettino medico - sono relativamente stabili ma sempre molto delicate sia per le patologie preesistenti che per l'insorgenza di possibili complicanze dopo due settimane di terapia intensiva».
Fonte: Ansa

martedì 23 dicembre 2008

De Laurentiis: «Non esiste un caso Lavezzi»

Il presidente ha definito l'obiettivo del Napoli: «Credo che, in maniera seria, noi potremo dedicarci alla conquista di un posto tranquillo e assicurato per la Uefa»
Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis minimizza sulle voci che vorrebbero Ezequiel Lavezzi insoddisfatto del suo attuale ingaggio. «Non c`è un caso Lavezzi - ha spiegato a Sky - non capisco per quale motivo i media si ostinino a dire che c`è un caso Lavezzi. Lavezzi ha firmato un contratto fino al 2013. Quindi, questo contratto esiste, ma leggo sulla stampa delle cose false, che contesto. Quindi, mi limito a dire che con Lavezzi, ma anche con tutti gli altri giocatori, ci sono dei contratti quinquennali che saranno rispettati». De Laurentiis fissa gli obiettivi e le ambizioni del Napoli: «Credo che, in maniera seria, noi potremo dedicarci alla conquista di un posto tranquillo e assicurato per la Uefa. Per una Uefa che, questa volta, non ci veda soltanto ospiti momentanei ma protagonisti di un torneo internazionale, dove miglioreremo le nostre capacità di poter verificare quanto possiamo essere competitivi e forti durante il campionato nazionale e, in parallelo, durante delle competizioni europee. E se arriva la Champions League, è un passaggio obbligato al quale non si può rinunciare, anche perché da lì, vado direttamente in Coppa Uefa». 
A gennaio si riapre il mercato ma per il presidente degli azzurri si tratta di un mercato «che potrebbe realizzarsi in maniera prospettica, non per l'immediato, ma per il prossimo anno».
Fonte: Apcom
Nella foto, tratta da www.sscnapoli.it, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis

martedì 9 dicembre 2008

La Consob non "lumeggia": così ha perso al Tar

Riceviamo e pubblichiamo dall'avvocato Massimo Rossetti del Comitato piccoli azionisti Lazio


Roma 21 novembre 2008

LA CONSOB, SECONDO IL TAR,
NON “LUMEGGIA” E COSI’
I PICCOLI AZIONISTI DELLA LAZIO RESTANO AL BUIO

I PRECEDENTI
A far tempo dall’ottobre 2005 venivano diffuse, al punto che non era certo esagerato parlare di una vera e propria vox populi, plurime dichiarazioni e plurimi interventi anche pubblici, ampiamente riportati e vieppiù enfatizzati dai mass media, sia a livello locale sia a livello nazionale, circa l'esistenza di un patto parasociale occulto tra gli azionisti rilevanti della SS Lazio Spa, dr. Claudio Lotito e Arch. Roberto Mezzaroma, per l'esercizio di una influenza dominante sulla Società.
A detta del Sig. Giorgio Chinaglia,allora dichiaratosi rappresentante di un peraltro, rimasto sinora ignoto, soggetto asseritamene dallo stesso sig.Chinaglia pronto a rilevare il pacchetto azionario di controllo della SS Lazio SPA, il conseguimento di tale controllo sarebbe stato impedito dalla fattuale esistenza del succitato patto.
Con numerose e motivate sollecitazioni scritte (fra tutte, basti ricordare le note del 22, 24 novembre, 5 dicembre 2005, 23 gennaio, 9 e 10 febbraio 2006 dello scrivente socio Massimo Rossetti e le note e relativi allegati 28 novembre 2005 e 27 gennaio 2006 del socio Alfredo Parisi), la Consob, alla luce di quanto precede, veniva reiteratamente richiamata a valutare la necessità e l'urgenza di procedere al formale accertamento dell'esistenza del patto in parola, essendo indifferibile interesse del mercato che fosse dissipata ogni incertezza circa i reali assetti proprietari della SS Lazio spa , anche tenuto conto dei più ampi e penetranti doveri-poteri attribuiti alla Commissione dall' entrata in vigore della normativa sugli abusi di mercato.
L'accertamento dell' eventuale esistenza di un patto parasociale occulto per l'esercizio di una influenza dominante sulla SS Lazio spa costituiva il presupposto di operatività dell'obbligo solidale tra tutti i pattisti di promuovere un'Opa totalitaria ai sensi dell'art.106, primo comma, del decreto legislativo n. 58/1998 (Testo Unico in materia di intermediazione finanziaria;TUF).
Tale obbligo, ove sussistente, secondo la giurisprudenza di merito e di legittimità, fra tutte, vedasi la sentenza 9 giugno 2005 del Tribunale di Milano, Società Promofinan contro Società Fondiaria-Sai, avrebbe avuto tutti i connotati” di un vero e proprio obbligo giuridico, discendente dalla legge, la cui tutela è specificamente rafforzata da sanzioni penali e amministrative" e, pertanto, " la risarcibilità del danno subito dagli azionisti in conseguenza di eventuali inadempienze da parte dell' organo amministrativo preposto alla vigilanza, violando i loro interessi legittimi a ottenere adeguata tutela in via amministrativa e preventiva" rappresentava una tutela parallela affiancantesi a quelle amministrativa e penale, fermo restando che la Consob "ha la precipua funzione di tutelare tutti gli azionisti dai pregiudizi che potrebbero ipoteticamente subire a seguito del trasferimento del controllo oltre la soglia del 30 per cento in capo ad alcuno/i, consentendo che anche ad essi possa essere attribuito il cd premio di maggioranza".
Con lettera raccomandata A.R., anticipata via fax l’8/3/2006, 18 piccoli azionisti della Lazio, tra i quali lo scrivente, chiedevano alla Consob di procedere all'accertamento dell'eventuale esistenza di un patto parasociale occulto tra gli azionisti rilevanti della SS Lazio SPA per l'esercizio di una influenza dominante sulla Società, ovvero, in subordine elo in alternativa, di comunicare ufficialmente al mercato l'eventuale, ritenuta mancanza di presupposti e di elementi giustificanti tale accertamento e, ancora, di procedere all'accertamento di eventuali manipolazioni di mercato non consentite sul titolo Lazio.

Con comunicazione del 23/5/2006 al suddetto gruppo di piccoli azionisti la Commissione confermava di aver avviato e che era in corso l’istruttoria per l’accertamento dell’eventuale esistenza del patto. Nel frattempo il Dr. Lotito e l’Arch. Mezzaroma venivano rinviati a giudizio dinanzi al Tribunale di Milano, seconda Sezione Penale, per i reati di manipolazione del mercato (art. 185 del D.LVO 24.2.1998, N. 58, Testo Unico in materia di intermediazione finanziaria) e di ostacolo alle funzione di vigilanza della Consob (art. 170 bis stesso T.U.).
Il processo, cominciato il 22 gennaio 2008 e in corso, riguarda l’acquisto effettuato dall’Arch. Mezzaroma di un pacchetto azionario della Lazio pari al 14,61% risalente alla primavera del 2005 (il valore dell’acquisto fu di 4 milioni di Euro pari a 0,39 Euro per azione). Il Dr. Lotito, come è noto, nel luglio 2004 aveva rilevato il 26% della Lazio mediante una ricapitalizzazione di Lazio Events Srl al prezzo di un euro per azione, di cui 0,60 centesimi di valore nominale e 0,40 centesimi di sovrapprezzo, per un totale di più di 18 milioni di Euro.
La tesi accusatoria sostiene che, in realtà, l’operazione di acquisto effettuata dall’Arch. Mezzaroma sarebbe stata non già frutto di un patto parasociale occulto con il dr. Lotito, bensì un’operazione fittizia, essendo lo stesso Arch. Mezzaroma un mero prestanome del Dr. Lotito, onde permettere a questo ultimo di aggirare l’obbligo di Opa totalitaria, poi successivamente avvenuta; Opa che, se effettuata all’epoca (primavera 2005), avrebbe comportato un sensibile aumento del prezzo di offerta rispetto a quello poi verificatosi (0,70 centesimi per azione anziché 0,40 centesimi: sicché, nell’un caso, l’importo per l’acquisizione della totalità delle azioni sarebbe stato di circa 27/29 milioni di euro, rispetto a circa 15 milioni di euro, nell’altro caso).
L’esito dell’Opa successivamente presentata, con inizio il 27/12/2006 e termine il 31/1/2007, dal Dr. Lotito ha portato l’offerente a controllare poco più del 60% dell’intero pacchetto azionario della Lazio. Proprio in questi giorni il controllo, a seguito di ulteriori acquisizioni,è salito a circa il 65%.
E’ da notare che la Consob non si è costituita parte civile nel suddetto processo così come previsto dall’art. 187-undecies,II comma,del TUF per la riparazione dei danni cagionati dal reato all’integrità del mercato e non ha dato alcun seguito alle reiterate,formali richieste dello scrivente di esercitare nel procedimento i diritti e le facoltà attribuiti alla Commissione, ai sensi di quanto previsto dal citato art. 187-undecies,I comma, quale ente rappresentativo degli interessi lesi dal reato: nella specie gli interessi dei piccoli azionisti .
Infine, in esito alla propria attività di accertamento, la Consob, con delibera n. 16326 del 30/1/2008, accertava l’avvenuta stipulazione di un patto parasociale, rilevante ai sensi dell’art. 122, comma 5, lettera c), del TUF, avente a oggetto l’acquisto concertato di azioni della SS Lazio Spa, stipulato tra il dr. Lotito e l’Arch. Mezzaroma, quantomeno il 30/6/2005, proseguito fino al 31/10/2006, con superamento alla data del 30/6/2005 della soglia rilevante richiamata (30%) ai sensi dell’art. 106, comma 1, del TUF. Pertanto, non essendo stati adempiuti gli obblighi di cui all’art. 122 del TUF e non essendo stata promossa l’offerta pubblica di acquisto (OPA) entro il termine di 30 giorni dal superamento della soglia rilevante, erano applicabili le disposizioni di cui agli artt. 122 e 110 del TUF: in particolare il divieto di esercizio del diritto di voto relativo alla intera partecipazione posseduta anche indirettamente dal dr. Lotito, tramite Lazio Events Srl, e dall’Arch. Mezzaroma. Ciò a decorrere dal 6/7/2005 e fino alla data di alienazione della partecipazione eccedente il 30% del capitale sociale della Lazio, pari a n. 9.806.603 azioni corrispondenti a circa il 14,48%, già detenuto di concerto dal dr. Lotito e dall’Arch. Mezzaroma, anche indirettamente a seguito dell’acquisto effettuato da quest’ultimo il 30/6/2005.

LA SENTENZA N. 8835, SEZIONE Ia, PRONUNCIATA IL 9/7/2008 E DEPOSITATA IN CANCELLERIA L’8/10/2008, DEL TAR DEL LAZIO
Su ricorso presentato dal dr. Claudio Lotito, da Lazio Events Srl e dall’Arch. Roberto Mezzaroma per l’annullamento della deliberazione n. 16326 del 30/1/2008 della Consob, il Tar del Lazio, Sezione 1a, con sentenza n. 8835 pronunciata il 9/7/2008, depositata in cancelleria l’8/10/2008 e trasmessa in pari data alla Consob, ha accolto il ricorso stesso e, per l’effetto, ha annullato il provvedimento impugnato.

NOTE DI COMMENTO ALLA SENTENZA
Dopo una ricostruzione dei fatti e una disamina sui poteri della Consob nel caso di specie, riepilogati i motivi del ricorso, infine, in quattro pagine (da pag. 14 a pag. 18), il Tar spiega i motivi di accoglimento del ricorso medesimo.
Tali motivi consistono sinteticamente nel fatto che, secondo il Tribunale, l’assunto della Consob secondo il quale l’acquisizione e il controllo di un pacchetto azionario del 14,61% avrebbe potuto comunque indebolire la posizione del dr. Lotito è affetto da “astrattezza” e “ipoteticità”. “Né appare conferente”, prosegue il Tar”, in questa prospettiva, il richiamo effettuato dalla Consob all’art. 2400, 2° comma, cod.civ., che nel modello tradizionale (c.d. monistico) subordina la revoca dei sindaci all’approvazione dell’autorità giudiziaria, dal momento che qui sono in questione non tanto le garanzie di stabilità dell’organo di controllo, quanto le possibilità dell’azionista di minoranza di incidere sul governo della società”.
“Che si tratti di un’impostazione non adeguatamente commisurata al concreto atteggiarsi del caso di specie appare inoltre confermato dalla valutazione riservata dall’Organo di vigilanza al rilievo degli istanti circa l’avvenuta nomina, in epoca antecedente alle operazioni sottoposte a scrutinio, dei componenti del consiglio di sorveglianza”.
“Ed infatti, a differenza di quanto opinato dalla Consob (v. punto 3, lett. K, cit.), non si vede come il possesso della quota in considerazione avrebbe potuto consentire la nomina di rappresentanti delle minoranze nell’organo di sorveglianza della Lazio, dal momento che questo collegio era stato già rinnovato nel 2004.”
“In conclusione, non risulta adeguatamente illustrata la funzione parasociale delle operazioni poste in essere dalle parti, non risultando congruamente lumeggiata l’incidenza di una partecipazione pari al 14,61% nella vita dell’emittente, specie in considerazione del possesso, in capo all’azionista di riferimento, di una quota azionaria pari circa al doppio di quell’ammontare.”
“Ne segue che il provvedimento in esame non apparendo assistito da una sufficiente motivazione in merito alla “natura parasociale del patto”, è illegittimo e deve essere pertanto annullato”.
Le sopra riportate motivazioni, pur nel rispetto dovuto alla sentenza, non possono non suscitare, a mio avviso, molteplici e notevoli perplessità.
La fondatezza delle accuse di “astrattezza” e “ipoteticità” rivolte dal Tar alla deliberazione della Consob la lascio volentieri valutare ad altri, alla luce di tutti gli elementi di fatto e di diritto, peraltro non smentiti dal Tribunale, che la Commissione, nelle oltre 30 pagine che compongono il proprio atto, ha ampiamente, minuziosamente e rigorosamente illustrato e che, quindi, mi limito a trascrivere qui di seguito.
“1) come si evince dalle dichiarazioni rese dal Dott. [...omissis...], a partire dal febbraio 2005 e sino al successivo 30 giugno, il Dott. Lotito manifestò la ferma intenzione di acquistare le azioni della Lazio detenute da Capitalia, e condusse in tale periodo, tramite il [...omissis...] un’articolata trattativa volta a realizzare tale acquisto;
2) nella riunione tenutasi nel febbraio-marzo 2005 con esponenti del Gruppo Capitalia si discusse della proposta del Dott. Lotito di definire un accordo cumulativo avente ad oggetto l’acquisto della partecipazione della Lazio ed una transazione relativa al credito vantato dalla Banca di Roma nei confronti della Lazio;
3) in seguito al suddetto incontro, l’amministratore delegato di Capitalia, [...omissis...], “autorizzò le trattative da intraprendere con Lotito però solo alle condizioni che i rapporti fossero intrattenuti esclusivamente tramite un intermediario qualificato, che il prezzo di cessione non fosse inferiore al prezzo di carico e che il prezzo di cessione del credito non fosse inferiore al valore nominale. Qualche giorno dopo comunicai a Lotito tali decisioni, Lotito ne prese atto e non ne fu assolutamente soddisfatto”. Di tale orientamento di Capitalia, che precludeva una transazione sui crediti, il Dott. Lotito era a conoscenza sin dal marzo 2005;

4) tuttativa, come risulta dalla documentazione acquisita, le trattative continuarono con gli esponenti di Capitalia e riguardarono solo l’acquisto della partecipazione della Lazio (in merito si rinvia al successivo punto B).

Da tali dichiarazioni emergono fatti (quali la richiesta operata dal Dott. Lotito al [...omissis...] di coadiuvare con la propria opera professionale l’Arch. Mezzaroma nell’acquisto delle azioni e la messa a disposizione da parte dello stesso Lotito dei fondi con i quali sarebbe stato materialmente operato tale acquisto) che attestano la cooperazione fra i due nell’acquisto delle azioni della Lazio, evidentemente sulla base di un accordo. L’esistenza dell’accordo emerge in tal caso come un fatto noto più che come il risultato di una presunzione, ovvero, come minimo, costituisce l’ipotesi maggiormente plausibile sulla base dei fatti noti.

Gli ulteriori indizi chiaramente e precisamente indicati nella nota Consob del 28 settembre 2007 depongono anch’essi per l’esistenza di un accordo per l’acquisto delle azioni fra il Dott. Lotito e l’Arch. Mezzaroma ed appaiono, dunque, univoci e concordanti fra loro e con quanto derivante dalle suddette dichiarazioni.

Ai già ricordati elementi della cooperazione prestata dal Dott. Lotito all’Arch. Mezzaroma tramite l’intervento di [...omissis...] e la prestazione dei fondi si aggiunge una serie di elementi perfettamente coerenti con l’ipotesi del patto per l’acquisto e cioè:

i) l’intenzione del Dott. Lotito di rilevare l’intera partecipazione di Capitalia; ii) la consapevolezza che tale acquisto avrebbe generato un obbligo di OPA e le perplessità manifestate in merito; iii) la riconferma della volontà di acquistare la partecipazione della Lazio anche tramite l’individuazione di soggetti che avrebbero potuto acquistare per suo conto; iv) le anomalie presenti nell’operazione immobiliare posta a giustificazione della dazione di euro 4 milioni; v) l’acquiescenza inizialmente palesata e, quindi, effettivamente posta in essere dall’Arch. Mezzaroma rispetto alla gestione Lotito; vi) la successiva rivendita delle azioni dallo stesso Mezzaroma al Lotito in concomitanza con lo scioglimento dei rispettivi obblighi nascenti dall’operazione immobiliare.

3) Conseguentemente, per quanto sopra esposto, non appaiono condivisibili le obiezioni contenute nelle note pervenute dai soggetti interessati all’impianto di fondo e alla logica argomentativa della nota Consob che risponde, in via generale, ai principi posti dalla legge e dalla giurisprudenza in relazione alle modalità di accertamento da parte dell’Autorità di fatti non noti al mercato e, con riferimento al caso concreto, a canoni di ragionevolezza e coerenza della ricostruzione operata.

Tutto ciò premesso, si esaminano nel merito le deduzioni relative ai singoli passaggi della ricostruzione compiuta.

4.3 Esame delle deduzioni relative ai singoli elementi probatori dell’esistenza del patto

Per comodità espositiva si esaminano di seguito (nel presente paragrafo e nel paragrafo 4.4) le deduzioni presentate, nell’ordine in cui sono state sintetizzate ed elencate nel precedente paragrafo 4.1. Nell’esposizione si terrà conto, sia della sintesi delle due note di deduzioni, operata nel paragrafo 4.1, sia del loro contenuto più di dettaglio esposto nei paragrafi 3.1. e 3.2.

A) Risultano infondate le deduzioni sintetizzate nel punto A del precedente paragrafo 4.1, in quanto dalla ricostruzione dello svolgimento delle trattative risulta chiaramente che:

1) il Dott. [...omissis...] ha dichiarato che, viste le continue proroghe richieste a Capitalia per finalizzare la cessione della partecipazione azionaria, al fine “di rassicurare Capitalia sulle capacità finanziarie del Lotito, qualora fosse stato lui a portare avanti l’OPA”, lo stesso aprì, nel mese di maggio 2005, alcuni conti correnti presso Banca di Roma intestati a società del proprio gruppo sui quali furono trasferite disponibilità pari a circa euro 4 milioni (somma sostanzialmente equivalente a quella successivamente pagata per l’acquisto della partecipazione);

2) la funzionalità tra tale operazione bancaria e l’acquisto della partecipazione azionaria, ossia la sua natura di deposito cauzionale, la si desume anche dalla ricostruzione dei fatti resa da esponenti di Capitalia, in base alla quale nel mese di maggio, al Dott. [...omissis...] fu richiesto da Capitalia, “quale garanzia per la banca, di depositare il controvalore pattuito per la cessione del 14,6% presso Banca di Roma”;

3) si rappresenta che, in contrasto con quanto affermato dal Dott. Lotito nelle proprie deduzioni, lo stesso ha dichiarato alla Procura sul punto che “I primi di giugno sono stati accesi 3 conti correnti su Banca di Roma a nome delle società […omissis...] sui quali sono stati fatti confluire 4 mln di euro. Tali somme erano state depositate per dimostrare a Capitalia che avevo comunque la possibilità di acquistare il restante pacchetto azionario del 14% circa. Non c’era alcun vincolo sull’utilizzo.” Tale affermazione costituisce anche prova del fatto che le trattative tra il Dott. Lotito e Capitalia, iniziate nei primi mesi del 2005, continuarono fino a giugno senza avere ad oggetto la transazione del credito, ma solo l’acquisto della partecipazione nella Lazio.

Per quanto, invece, riguarda la spiegazione fornita dal Dott. Lotito dei rapporti intercorsi tra il Dott. [...omissis...] ed esponenti del Gruppo Capitalia emerge chiaramente dalle evidenze acquisite che tale rapporto aveva quale oggetto l’acquisto delle azioni della Lazio; ciò, oltre che da quanto sopra rappresentato, si evince dalle dichiarazioni rese dal Dott. [...omissis...] di Capitalia, il quale afferma che - a seguito della decisione dell’amministratore delegato di Capitalia di autorizzare le trattative con il Dott. Lotito per la cessione della partecipazione nella Lazio, solo a condizione che i rapporti fossero intrattenuti tramite un intermediario qualificato - il Dott. Lotito comunicò il nome di [...omissis...] “ come colui che avrebbe intermediato l’intera operazione di acquisto ”.

Appaiono quindi non convincenti, le argomentazioni addotte al riguardo dal Dott. Lotito, in base alle quali il rapporto [...omissis...] /Capitalia aveva la finalità di “veicolare” le sue società “verso altre eventuali fonti di finanziamento ”; ciò in quanto appare difficilmente ipotizzabile che un dirigente di un gruppo bancario come Unicredit potesse assumere l’incarico di procacciare, per conto di un cliente, nuove fonti di finanziamento da altri istituti concorrenti.

B) In merito alle deduzioni sintetizzate al punto B del precedente paragrafo 4.1,si rileva che dalla documentazione a disposizione della Consob risulta che:

1) nella riunione che si tenne alla fine di febbraio- primi di marzo del 2005 con esponenti di Capitalia e della Banca di Roma il Dott. Lotito manifestò da subito un vivo interesse per l’acquisto dell’intero pacchetto detenuto da Capitalia e già in tale occasione emerse il problema dell’obbligo di promuovere un’offerta pubblica di acquisto;

2) nell’aprile 2005 il Dott. [...omissis...] ribadì al Dott. Lotito la sussistenza di obblighi di OPA nel caso in cui egli avesse operato un acquisto tale da superare la soglia del 30%; il Dott. Lotito “nel dubbio di come comportarsi”, diede mandato al [...omissis...] di procedere “ ad un primo acquisto”, incrementando la propria partecipazione fino a raggiungere la percentuale del 29,868%, in modo da non superare la soglia del 30%;

3) anche dopo il suddetto acquisto avvenuto il 1° aprile 2005 il Dott. Lotito mantenne ferma l’intenzione di acquistare per sé o far acquistare ad altri la residua partecipazione detenuta da Capitalia; risulta, secondo quanto dichiarato dal Dott. [...omissis...], che quest’ultimo il19 maggio 2005 organizzò un incontro presso UBM con il Dott. Lotito e altri suoi colleghi per analizzare costi (circa 15 milioni di euro), tempi e modalità dell’OPA; il Dott. Lotito mostrò perplessità ad acquistare in prima persona la partecipazione in questione; tali dubbi derivavano, secondo il Dott. [...omissis...], non dalla mancanza di interesse all’acquisto, ma dalla volontà di non procedere immediatamente, alla promozione di un’OPA obbligatoria per questioni di “ immagine nei confronti della schiera di tifosi antagonisti, stante la situazione di conflitto con la tifoseria laziale più estrema, che avrebbe potuto tacciarlo, in via strumentale, di atteggiamento speculativo nei confronti dei piccoli risparmiatori”;

4) egli proseguì, infatti, la ricerca con i propri consulenti di soluzioni che prevedessero il coinvolgimento di soggetti terzi a lui graditi; in particolare, venne prospettata la stipula di un contratto preliminare di acquisto per il tramite di una società fiduciaria e l’acquisto da parte di potenziali investitori interessati alla suddetta partecipazione.

Dalla suddetta ricostruzione emerge, altresì, l’irrilevanza delle argomentazioni dell’Arch. Mezzaroma, secondo cui la circostanza (desumibile dalle evidenze istruttorie) che il Dott. Lotito avesse predisposto il piano finanziario per l’OPA sulla Lazio testimonierebbe che egli non abbia mai cercato di evitare di incorrere in tale obbligo. Appare, infatti, evidente che la circostanza che lo stesso Lotito avesse studiato la fattibilità di un’OPA obbligatoria sulla Lazio non comprova in alcun modo la scelta di effettuare concretamente tale operazione, mentre, come detto, le risultanze acquisite hanno evidenziato forti perplessità in merito al lancio dell’offerta.

C) Nelle deduzioni presentate il Dott. Lotito ha negato di aver avvisato il Dott. [...omissis...] la sera del 29 giugno 2005 delle intenzioni dell’Arch. Mezzaroma di acquistare le azioni della Lazio; tale affermazione appare in aperto contrasto con le dichiarazioni rese dal Dott. [...omissis...] alla Procura della Repubblica di Milano, secondo il quale “la sera del 29.6.2005 il Lotito mi ha telefonato rappresentandomi il fatto che il giorno seguente avrebbe effettuato un bonifico di 4.000.000 di euro a favore di Mezzaroma Roberto. Non mi specificò il motivo né io lo chiesi, ma mi comunicò in quella sede che il Mezzaroma aveva manifestato l’intenzione di procedere all’acquisto del pacchetto di azioni Lazio possedute da Capitalia[...] in detta circostanza, mi disse anche che sarei stato chiamato da Roberto Mezzaroma [...], in quanto lo stesso, sempre il giorno seguente, avrebbe acquistato il pacchetto residuale detenuto da Capitalia utilizzando la somma che gli sarebbe stata bonificata dal Lotito, e che sempre Mezzaroma mi avrebbe anche dato indicazioni sulla banca che avrebbe concluso l’operazione con Capitalia”.

Con riferimento all’argomentazione in base alla quale, secondo il Dott. Lotito, non vi era alcun motivo di avvisare il Dott. [...omissis...] dell’intenzione dell’Arch. Mezzaroma di acquistare le azioni della Lazio, visto che questi avrebbe utilizzato un’altra banca di sua fiducia, si fa riferimento alle dichiarazioni rese alla Procura dallo stesso [...omissis...] secondo il quale il Dott. Lotito nella medesima conversazione telefonica del 29 giugno 2005 lo avvisò che sarebbe stato contattato dall’Arch. Mezzaroma l’indomani, pregandolo di collaborare al buon esito dell’acquisto, tanto che il Dott. [...omissis...] considerò la richiesta del Dott. Lotito come “una continuazione naturale dell’interessamento del sottoscritto all’acquisto del pacchetto azionario” e ritenne “ corretto assistere il Mezzaroma su richiesta del Lotito al quale [...] premeva fare una cortesia anche se la questione non [...] interessava come banca”.

Sempre secondo quanto dichiarato dal Dott. [...omissis...] , l’Arch. Mezzaroma lo contattò il 30 giugno 2005 per acquisire le indicazioni tecniche per l’acquisto delle azioni e richiedergli un ausilio nel gestire i rapporti con Capitalia. Risulta, pertanto, che il Dott. [...omissis...] prestò un’attività di coordinamento e gestione dell’intera operazione di acquisto della partecipazione di Capitalia da parte dell’Arch. Mezzaroma, pur se non spiegabile attraverso alcun rapporto professionale o di fiducia con quest’ultimo, ma come atto di cortesia al Dott. Lotito.

D) Con riferimento al contenuto delle deduzioni del Dott. Lotito circa i rapporti con [...omissis...], dagli atti in possesso della Consob:
1) risulta documentalmente provato che vi fu nel marzo del 2005 una proposta [...omissis...] volta ad acquisire la partecipazione allora detenuta da Capitalia nella Lazio (17% circa);
1) risulta, altresì, che la proposta [...omissis...] fosse stata concordata con il Dott. Lotito;
2) risulta dalle dichiarazioni dello stesso [...omissis...] che quando egli richiese al Dott. Lotito una rappresentanza negli organi gestori proporzionata all’eventuale partecipazione successiva all’acquisizione (che sarebbe stata pari a circa il 18% del capitale sociale) “il [Dott. Lotito], avendo vagliato la concretezza della [..] proposta, si sia sottratto al fine di non costituire in seno alla SS Lazio il C.d.A. rappresentativo dell’intero capitale sociale” .

L’argomentazione del Dott. Lotito secondo cui, quanto sopra sarebbe smentito dal fatto che [...omissis...] in qualità di socio della Lazio dal luglio 2004, con una partecipazione non rilevante, inferiore al 2% del capitale sociale non avesse richiesto di acquisire un “incarico gestionale o di controllo” nella società, non esclude che quando gli fu prospettata dallo stesso Dott. Lotito la possibilità di acquistare la partecipazione di Capitalia (all’epoca pari al 17% circa), questi abbia preteso una rappresentanza negli organi gestori della Lazio.

Per completezza si rappresentano gli ulteriori elementi acquisiti dalla Procura della Repubblica di Milano sulla vicenda ed in particolare: i) il Dott. [...omissis...] di Capitalia ha fornito alla stessa Procura copia di una lettera inviatagli il 15 marzo 2005 [...omissis...] nella quale lo stesso manifestava la volontà di acquistare l’intero pacchetto azionario detenuto da Capitalia nella Lazio a prezzi correnti di mercato; ii) [...omissis...] ha dichiarato alla Procura che il contenuto di tale lettera gli era stato dettato telefonicamente dal Dott. Lotito; nonché iii) lo stesso Dott. [...omissis...] ha riferito che la trasmissione della stessa era da “collegarsi con quanto anticipatomi telefonicamente da Lotito qualche giorno prima. In particolare ricordo che, a seguito dell’incontro in cui prospettai a Lotito che se avesse acquistato personalmente la partecipazione sarebbe incorso nell’obbligo del lancio dell’OPA, lui mi rappresentò che aveva avuto contatti con un soggetto interessato che mi avrebbe fatto pervenire un’offerta di acquisto senza comunque farmi alcun nome. Non ho mai pensato che la proposta di […omissis...] fosse autonoma rispetto a quella di Lotito. Tale proposta in ogni caso non è stata presa in considerazione in quanto non volevamo trattare direttamente con l’acquirente ma con un intermediario”.

In merito all’inesistenza di un rapporto “di fiducia” tra il Dott. Lotito e l’Arch. Roberto Mezzaroma (asseritamente evidenziato dai rapporti conflittuali tra i fratelli Mezzaroma) che avrebbe precluso la conclusione di un patto parasociale tra i predetti soggetti, si deve osservare che, a prescindere dall’esistenza di un vero e proprio rapporto fiduciario (che, tra l’altro, appare irrilevante ai fini della presente verifica) l’esistenza quantomeno di rapporti di affari tra lo stesso Lotito e Mezzaroma e, dunque, della circostanza che non sussisteva tra i due un rapporto conflittuale tale da escludere qualsiasi tipo di accordo, è testimoniata dai seguenti fatti:

• il Dott. Lotito (tramite la Linda S.r.l.) e [...omissis...] (che agiva per conto dell’Arch. Mezzaroma) hanno posto in essere nel periodo di riferimento la compravendita delle partecipazioni CEIM e ROIM che è stata oggetto di trattative e rinegoziazioni che non sono mai sfociate in un contenzioso legale;
• Mezzaroma nelle proprie dichiarazioni ha sempre affermato di condividere le scelte gestionali operate dal Dott. Lotito con riferimento alla Lazio e le prospettate iniziative di sviluppo edilizio (costruzione del nuovo stadio);
• lo stesso Mezzaroma ha dichiarato alla Consob nel marzo 2006 che “ al momento sono in corso accordi con il dott. Lotito in campo imprenditoriale che comunque esulano dalla gestione della Lazio”.


Con riferimento alla contestazione circa l’utilizzo da parte della Consob di indizi privi del requisito della “ precisione, univocità e concordanza voluti dalla legge”, vanno fatte alcune precisazioni.

1) In primo luogo, è inevitabile per rispettare le finalità istituzionali, nonché pacificamente ammesso da costante giurisprudenza, sia amministrativa, sia del giudice ordinario in materia di sanzioni amministrative che la Consob nella propria attività di vigilanza e sanzionatoria debba talvolta provvedere all’accertamento di fatti non dichiarati da soggetti operanti sul mercato ma che ad essa risultino esistenti. Tale operazione va fondata sugli elementi raccolti grazie all’attività conoscitiva svolta e sulla loro valutazione logica e ragionevole che può essere compiuta anche facendo ricorso a presunzioni.

La valutazione, anche tramite presunzioni, degli elementi va effettuata nel rispetto di principi di ragionevolezza e di logica ricostruttiva, nonché di attenzione a dati di esperienza e di uso appropriato di conoscenze tecniche, che sono tipiche di ogni accertamento amministrativo ed, in gran parte, comuni al c.d. diritto punitivo. La valutazione deve, poi, essere tale da rendere l’operazione compiuta dall’Autorità comprensibile e scrutinabile dai soggetti interessati.
In questo contesto, ogni fonte da cui provengano elementi utili, comprese le testimonianze di soggetti ascoltati direttamente dalla Consob e dall’Autorità Giudiziaria, può essere utilizzata, purché gli elementi così ricavati vengano valutati secondo i principi sopra indicati (non sono, dunque, applicabili fra l’altro, come chiarito, ad esempio, dai decreti della Corte d’Appello di Torino del 5/3/2003 sulla vicenda SAI/Fondiaria,“i limiti previsti dal codice civile alla prova testimoniale e per presunzioni semplici”).
Inoltre, l’esistenza di taluni elementi non perfettamente in linea con la ricostruzione operata dall’Autorità non è di per sé idonea ad inficiarne la correttezza di fondo nella misura in cui tali elementi attengano ad aspetti di dettaglio o comunque non siano in contrasto con le finalità perseguite dalle parti così come ricostruite dall’Autorità (così da ultimo TAR Lazio con sentenza n. 7374/2006, su ricorso di Money Bonds, e Corte di Appello di Roma con decreto n. 50519/2007, su ricorso di Coppola, entrambi in relazione alla vicenda Antonveneta).
2) Nel caso in esame la valutazione compiuta dalla Consob trova un primo consistente fondamento nelle dichiarazioni rese dal Dott. [...omissis...] . Si tratta di un soggetto che nessuna particolare convenienza sostanziale o processuale poteva derivare dal contenuto delle proprie dichiarazioni e che, dunque, presenta un elevato tasso di credibilità. Inoltre, le sue dichiarazioni sono precise e circostanziate e non presentano alcun elemento di illogicità o incongruenza con dati di esperienza.”
In base a tutto quanto precede risulta evidente e incontrovertibile che la volontà e l’interesse del Dr. Lotito a che quel pacchetto azionario della Lazio di circa il 15% non finisse in mani, per così dire, “ostili” e, comunque, “non amiche” e che, fino a quel momento, lo stesso Dr. Lotito non fosse intenzionato a rilevare direttamente detto pacchetto per non dover lanciare un’OPA totalitaria a tutti gli altri azionisti, non solo è suffragato da numerosi indizi gravi, precisi e concordanti, ma addirittura da prove documentali e testimoniali acquisite in un processo penale e, per quanto riguarda le testimonianze, rese da persone assolutamente attendibili.
Basterebbe già solo questa, peraltro elementare, constatazione per concludere nel senso che il patto parasociale tra il Dr. Lotito e l’Arch. Mezzaroma per mettere, diciamo così, “sotto controllo” e “in sicurezza” quel pacchetto azionario di circa il 15%, senza che, perciò, il medesimo Dr. Lotito fosse costretto a lanciare un’OPA totalitaria, non era e non è affatto né “astratto” né “ipotetico”.
Né è verosimile e ragionevole che un imprenditore avveduto e attento ai propri interessi, quale il dr. Lotito, si preoccupasse invano e senza validi motivi, pur detenendo già una partecipazione pari a circa il 30%, che le azioni di cui sopra rimanessero sotto il suo controllo e, in ogni caso, non finissero in mani “sbagliate”.
Che, poi, il dr. Lotito non si preoccupasse invano e senza motivi la Consob lo ha dimostrato, con rigore, con scrupolo e con minuziosità.
Al riguardo, valga il vero di ciò da quanto vado a trascrivere, di seguito, del provvedimento impugnato.

“4.4. Esame delle deduzioni relative alla natura parasociale del patto
J) La censura contenuta nelle deduzioni del Dott. Lotito riassunta nel punto J del precedente paragrafo 4.1. è volta a contestare la circostanza che un patto occulto tra il Dott. Lotito e l’arch. Mezzaroma avente ad oggetto l’acquisto da parte di quest’ultimo della partecipazione posta in vendita da Capitalia avrebbe potuto avere la finalità di evitare che tale partecipazione fosse acquistata da un terzo “ostile” alla gestione Lotito. Tale deduzione muove dall’assunto che, al momento in cui Capitalia pose in vendita la partecipazione del 14,6% circa non vi era né avrebbe potuto esservi un soggetto estraneo a Lotito interessato all’acquisto di dette azioni e ciò sulla base di una serie di ragioni riassumibili nella circostanza che: i) la società verteva in difficoltà economica e non vi erano prospettive immediate di uscita dalla “ situazione fallimentare” e ii) conseguentemente nessun imprenditore dopo l’aumento di capitale del luglio 2004 manifestò l’intenzione di investire nella Lazio, né avanzò manifestazioni di interesse allorché Capitalia si determinò a vendere ai blocchi la propria partecipazione. A fronte di ciò, deve osservarsi, in primo luogo, che sono ricompresi nell’ambito degli accordi rilevanti ex art. 122 del TUF quelli che, perseguendo le finalità e gli effetti prescritti nella norma, abbiano una portata anche solo preventiva rispetto ad azioni che possano minacciare la stabilità del controllo; in altre parole, ai fini dell’accertamento di un patto parasociale non dichiarato, non è necessario provare l’esistenza di una minaccia concreta agli assetti azionari della società quotata, ma è sufficiente verificare l’idoneità effettiva dell’accordo a preservarli nel caso in cui una tale minaccia si palesasse. Nel caso di specie, gli accertamenti effettuati hanno evidenziato l’esistenza di un accordo tra il Dott. Lotito e l’Arch. Mezzaroma finalizzato all’acquisto ed al mantenimento in capo a quest’ultimo, per un certo lasso di tempo, del 14,61% circa del capitale della Lazio. Un tale accordo ha avuto quale effetto oggettivo la sottrazione dal mercato della partecipazione posta in vendita da Capitalia, che, in mancanza dell’acquisto di Mezzaroma, avrebbe potuto essere, oltre che ceduta a terzi, riversata sul mercato, ovvero mantenuta da Capitalia e gestita con modalità differenti e, quindi con una maggiore partecipazione alla vita societaria.

La sussistenza di un tale effetto oggettivo di sottrazione dal mercato di una determinata partecipazione azionaria, considerato congiuntamente all’entità di tale partecipazione (in merito ai poteri connessi alla detenzione della partecipazione in questione si rinvia ai seguenti punti K e L), nonché alla possibilità per i paciscenti di determinare a loro piacimento il momento in cui promuovere l’OPA obbligatoria sul capitale della Lazio, determina una valutazione in termini di parasocialità dell’accordo, senza che sia necessario a questi fini la prova dell’esistenza di un soggetto determinato ad effettuare una scalata “ostile” della società. Del resto, l’assunzione secondo cui in mancanza dell’acquisto da parte dell’Arch. Mezzaroma nessun soggetto si sarebbe proposto per l’acquisto della partecipazione detenuta da Capitalia, si risolve in una petizione di principio, nella misura in cui incide sugli scenari del tutto imprevedibili che si sarebbero potuti determinare in detta circostanza. In ogni caso, anche gli argomenti addotti a sostegno dell’impossibilità dell’acquisto della partecipazione da parte di un terzo appaiono quanto meno discutibili in quanto:

• con riferimento al fatto che nessun soggetto abbia avanzato a Capitalia una proposta di acquisto a partire dal marzo 2005, occorre ribadire che in quel periodo era in pieno svolgimento la trattativa tra Capitalia e Lotito, tramite il Dott. [...omissis...], la quale era giunta ad uno stadio avanzato testimoniato, sia dall’acquisto da parte del Dott. Lotito, il 1° aprile 2005, della partecipazione pari a circa il 2,89%, sia dal deposito effettuato dal medesimo della somma di euro 4 milioni su un conto Capitalia; pertanto soluzioni alternative di cessione avrebbero potuto essere intraprese da Capitalia con maggiore intensità, solo una volta che non avesse avuto esito la trattativa con Lotito;
• l’affermazione secondo cui la situazione finanziaria della Lazio avrebbe scoraggiato qualsiasi compratore, appare non coerente con quanto lo stesso Lotito afferma nelle sue deduzioni allorché evidenzia che il proprio intervento nel capitale sociale nel luglio 2004 ha permesso alla Lazio “l’inizio di una ripresa di gestione sana e corretta, a fronte della dissolutezza degli anni precedenti. I primi risultati si sono avuti nel marzo 2005, allorché il Tribunale di Tivoli ha respinto la dichiarazione di fallimento della società dando fiducia al nuovo management, e nel maggio successivo, allorché l’Agenzia delle Entrate ha sottoscritto l’accordo con la società per la rateizzazione del debito fiscale di 150 milioni di euro [...] ”. Inoltre i dati economico - patrimoniali pubblicati in tale periodo (tra i quali si segnala la relazione trimestrale al 31 marzo 2005) evidenziavano un netto miglioramento della situazione gestionale e patrimoniale della società rispetto all’esercizio precedente e non si configurava assolutamente una “situazione fallimentare”; in particolare, già al 31 marzo 2005 non vi erano più gli elementi per configurare la fattispecie di cui all’art. 2446 c.c. e la Lazio presentava, dopo vari esercizi, per la prima volta un margine operativo lordo positivo. E’ evidente, quindi, come l’aver rimesso in bonis la società proprio nel periodo marzo-maggio 2005 avrebbe potuto costituire un incentivo per un eventuale compratore;
• l’iniziativa [...omissis...], nel marzo 2005, per quanto almeno originariamente concordata con il Dott. Lotito, dimostra d’altra parte che vi era la reale disponibilità di soggetti ad effettuare un rilevante investimento nella Lazio, acquistando l’intera partecipazione detenuta da Capitalia e che costituisse naturale conseguenza di una tale disponibilità la richiesta, rivolta al principale azionista, di “contare” nella gestione.
K) Strettamente collegate a quanto sopra affermato sono le considerazioni relative alle deduzioni sintetizzate nel punto K) del precedente paragrafo 4.1, in base alle quali sia l’Arch. Mezzaroma che il Dott. Lotito hanno affermato l’irrilevanza, con riferimento agli assetti di potere interni alla Lazio dell’acquisto operato da Mezzaroma in quanto:
i. gli organi amministrativi della società erano stati eletti nel 2004 e sarebbero durati in carica sino al 2007 e, conseguentemente, vista anche l’adozione del sistema dualistico l’assemblea era svuotata da ogni potere;
ii. il cronico assenteismo assembleare dei soci, ivi inclusa Capitalia, diversi da quelli che nel luglio 2004 avevano operato il salvataggio della società, avrebbe comunque comportato che, se anche la partecipazione di Capitalia fosse stata acquistata da soggetti diversi dall’Arch. Mezzaroma, questi sarebbero comunque rimasti “inerti” dal punto di vista della partecipazione in assemblea.
Tali deduzioni appaiono infondate per tre ordini di ragioni.
In primo luogo esse non pongono in discussione quanto evidenziato nella nota Consob del 28 settembre 2007 circa la rilevanza sul piano dei diritti sociali della detenzione della partecipazione pari a circa il 14,61% del capitale della Lazio. Ed in particolare, in estrema sintesi:
1. la vicinanza di tale partecipazione alla soglia necessaria per bloccare le delibere dell’assemblea straordinaria, tenuto conto del livello di partecipazione alle ultime assemblee della Lazio;
2. l’esercizio di svariati diritti sociali, quali la convocazione dell’assemblea su richiesta delle minoranze, l’azione sociale di responsabilità, la denuncia al consiglio di sorveglianza di fatti censurabili, la denuncia al tribunale;
3. la possibilità di nominare rappresentanti delle minoranze nel consiglio di sorveglianza.
In secondo luogo, non appaiono significative le osservazioni fondate sulle particolarità del sistema dualistico adottato dalla Lazio.
Infatti, è possibile anche in caso di adozione del sistema dualistico la revoca, in corso di mandato, tanto del consiglio di sorveglianza quanto del consiglio di gestione da esso eletto, salvo (come previsto nel sistema tradizionale) il risarcimento del danno.
In effetti, le differenze tra sistema “tradizionale” e sistema dualistico, pur comportando una riduzione dei compiti dell’assemblea, non mutano la possibilità per i soci di incidere in qualunque momento, tramite la revoca, sulla stabilità di organi nominati dall’assemblea; in particolare il regime di revoca dei componenti del consiglio di sorveglianza (che elegge il consiglio di gestione) è il medesimo applicabile alla revoca dei componenti del consiglio di amministrazione, non essendo ad essi applicabile l’art. 2400, secondo comma, c.c., che disciplina in modo particolarmente rigido (approvazione del Tribunale) la revoca dei sindaci.
Conseguentemente, il modello adottato non influisce in alcun modo sulla concreta possibilità per chi acquisisca il 14,61% circa di contribuire in qualsiasi momento alla revoca rispettivamente degli amministratori o del consiglio di sorveglianza che elegge gli amministratori.
In terzo luogo, non si vede poi il motivo per cui la politica di assenteismo adottata da Capitalia in relazione alla propria partecipazione nella Lazio avrebbe dovuto necessariamente essere fatta propria dall’acquirente di tale partecipazione.
Appare evidente, dunque, come le osservazioni relative al modello dualistico e al funzionamento dell’assemblea non siano in grado di escludere la portata di stabilizzazione e quindi di cristallizzazione degli assetti proprietari dell’accordo tra il Dott. Lotito e l’Arch. Mezzaroma.”
Aggiungo che la detenzione della partecipazione pari a circa il 14,61% avrebbe assunto rilevanza anche ai fini di poter deliberare, in caso di OPA ostile, atti ed operazioni per contrastare l’OPA stessa: deliberazione che, ai sensi dell’art. 104 del TUF, è consentita solo con il voto favorevole di tanti soci che rappresentano almeno il 30% del capitale.
Inoltre, la tesi dei ricorrenti, fatta propria dal TAR, secondo cui, essendo stati gli Organi amministrativi della Società eletti nel 2004 e, quindi, rimanendo in carica fino al 2007, il controllo di circa il 14,61% delle azioni sarebbe risultato ininfluente per permettere la nomina di rappresentanti delle minoranze nel Consiglio di sorveglianza e, più in generale, per incidere nella vita della Società, non solo è smentita dal fatto che, come rilevato dalla CONSOB, è possibile, anche in corso di mandato, incidere da parte di soci di minoranza sulla nomina dei componenti di detto Consiglio e, conseguentemente, sulla revoca dei componenti del Consiglio di gestione, ma soprattutto appare priva di logica in quanto evidentemente frutto di una visione assolutamente statica della vita societaria.
Come può, infatti, il Tar escludere a priori che, dopo il 2007, la partecipazione azionaria di circa il 14,61% non avrebbe potuto incidere sulla nomina dei rappresentanti delle minoranze negli Organi amministrativi della Lazio e, pertanto, più in generale, sulla vita societaria?
Oppure bisogna dare per scontato che il dr. Lotito sapesse già nel giugno 2005 che il 31/10/2006 egli avrebbe acquistato dall’Arch. Mezzaroma la partecipazione di circa il 14,61%, così superando a quest’ultima data la soglia del 30% e che, perciò, egli, all’epoca del giugno 2005, fosse stato in grado di poter escludere,con assoluta e totale certezza che,mai, anche dopo il 2007, un controllo “ostile” o “non amico” di quelle azioni gli avrebbe potuto,comunque,creare qualche”fastidio” ?
O,forse,non è più congruo,logico e verosimile pensare che ,non essendo il dr.Lotito,almeno fino a prova contraria, un mago,bensì come detto,un avveduto imprenditore molto attento ai propri interessi,nel giugno 2005 si sia voluto cautelare dal fatto che quel 14,61% non finisse,comunque, in mani “ostili”o”non amiche”,a prescindere da quello che,poi,sarebbe,in effetti, avvenuto nell’ottobre 2006 allorché egli acquistò le azioni in questione dall’Arch. Mezzaroma ?
E si può essere sicuri del fatto che il dr. Lotito,senza le indagini già allora in corso della Consob e dell’Autorità giudiziaria,il 31.10.2006 avrebbe egualmente acquistato le azioni dell’arch. Mezz’aroma ?
E,infine,secondo il principio del cui prodest è oggettivamente più conveniente ottenere e mantenere il controllo di una società con meno del 30 % delle azioni oppure con una quota superiore ma dovendo,in questo caso,con un’OPA obbligatoria,pagare a tutti gli altri azionisti il cosiddetto premio di maggioranza ?
A questo punto mi chiedo e chiedo come si possa essere d’accordo con il TAR quando afferma che :” In conclusione,non risulta adeguatamente illustrata la funzione parasociale delle operazioni poste in essere dalle parti,non risultando congruamente lumeggiata l’incidenza di una partecipazione pari al 14,61% nella vita dell’emittente,in specie in considerazione del possesso in capo all’’azionista di riferimento,di una quota azionaria pari a circa il doppio di quell’ammontare”.
Appare,dunque, sempre più chiaro che,in realtà,il TAR non ha vagliato,come avrebbe dovuto,il provvedimento della Consob sul piano della legittimità,bensì sul piano del merito.
Il Tribunale cioè ha,in pratica,sostituito al convincimento della Commissione un proprio, diverso, convincimento,effettuando,in altre parole, per rimanere in ambito calcistico, una “invasione di campo”.
La Giurisprudenza, anche recente, del Consiglio di Stato e dello stesso TAR del Lazio ha,infatti,sancito che il giudice amministrativo non può sostituirsi all’autorità di vigilanza e controllo, nel nostro caso la Consob, nelle scelte compiute da questa,dovendosi limitare a verificare che esse siano immuni da vizi di travisamento dei fatti, da vizi logici,da vizi di violazione di legge.
Vizi che,francamente, mi pare difficile possano rilevarsi dalle motivazioni del TAR di annullamento del provvedimento Consob allorché si parla di “inadeguatezza illustrativa” e di “ insufficiente motivazione” della natura e della funzione parasociale del patto Lotito - Mezzaroma.
Di un patto cioè di cui non si nega l’esistenza ed in ordine alla natura e funzione parasociali,peraltro, ampiamente,rigorosamente e minuziosamente illustrate,motivate
e”lumeggiate” dalla Consob,non si desume dalla sentenza del TAR il rilievo di alcun errore di diritto,di alcun travisamento dei fatti e di alcuna illogicità.
Sotto quest’ultimo profilo,vale la pena di sottolineare che,secondo un recente insegnamento della Corte di Cassazione ( Sez. I civile 1/08/2007,n.16993),non occorre che tra il fatto ignoto desumibile da quello noto e quest’ultimo sussista un legame di assoluta ed esclusiva necessità causale,essendo sufficiente che il fatto ignoto da provare sia desumibile dal fatto noto come conseguenza ragionevolmente possibile: vale a dire che il rapporto di dipendenza logica tra il fatto noto e quello ignoto vada accertato alla stregua di canoni di probabilità,con riferimento ad una connessione solo possibile e verosimile di accadimenti,la cui sequenza e ricorrenza possano,in ipotesi,verificarsi secondo regole di esperienza.
Laddove tutte le ipotesi formulate dalla Consob circa possibili”negatività” che avrebbero potuto verificarsi nei confronti del dr. Lotito,ove la partecipazione azionaria di circa il 14,61% non fosse transitata nel giugno2005 in mani “amiche” o comunque “non nemiche”,sembra rispondere in pieno al requisito della sussistenza di un legame causale,come connessione possibile, ragionevole e verosimile di accadimenti sequenziali e ricorrenti secondo regole d’esperienza.

Possibili sviluppi
La sentenza del TAR è stata trasmessa alla CONSOB l’8.10.2008.La Commissione pertanto avrà sessanta giorni per eventualmente impugnare detta decisione dinanzi al Consiglio di Stato.
Penso, d’altronde, che tale impugnazione , più che opportuna, si renda necessaria, non potendo sfuggire alla Consob l’incidenza fortemente negativa della sentenza stessa sull’immagine, sul prestigio e sul ruolo stesso della Commissione.
E’ stata ,infatti,vanificata un’istruttoria durata circa ben due anni suffragata,non solo da plurimi elementi indiziari,ma da prove,documentali e testimoniali,vere e proprie e,almeno a mio avviso,caratterizzata da rigore,scrupolo,minuziosità ed esaustività estreme e,in particolare,da massima attenzione e rispetto verso tutte le considerazioni ed argomentazioni difensive sottoposte alla Commissione da parte degli indagati.
Quel che è peggio è che la sentenza in discorso,se confermata,creerebbe un precedente che non potrebbe non mettere seriamente in discussione il ruolo stesso della Consob nel perseguire efficacemente eventuali,future violazioni delle norme di legge in materia di patti parasociali e di OPA obbligatoria; e ciò,paradossalmente,proprio nel momento in cui l’odierna gravissima crisi dei mercati finanziari richiede- richiederebbe- in capo all’Autorità di Vigilanza e controllo un ampliamento di poteri ed un rafforzamento dell’efficacia repressiva e,ancor più, deterrente degli interventi dell’Autorità medesima a tutela dei piccoli risparmiatori ed investitori.

Note a margine di carattere generale
Mi sia permesso,infine,non da – modesto - giurista ,ma da cittadino-tifoso di calcio,esprimere qualche nota a margine di carattere generale.
Non credo che, qualora le stesse vicende che ci occupano avessero riguardato, anziché una società calcistica quotata, una qualsiasi altra società quotata e vi fossero stati coinvolti i diritti e gli interessi di piccoli azionisti non tifosi,l’esito della valutazione del TAR del Lazio sarebbe stato lo stesso .
Ritengo che,sul piano metagiuridico, abbia potuto avere una non trascurabile influenza il pregiudizio negativo,molto frutto di snobismo socio-culturale,che grava sul mondo del calcio, in generale, ed in particolare sui suoi tifosi.
Quasi che questi ultimi,poiché tali, siano da considerare,in fondo, quali cittadini un po’ meno uguali degli altri e meritevoli di una sorta di tutela affievolita nelle manifestazioni della loro vita in specie in quelle attinenti o,comunque,collegabili all’ambito calcistico.
Insomma, a mio parere, sembra quasi che il risparmiatore-investitore - tifoso sia un po’ meno”serio” e “ rispettabile” del risparmiatore-investitore “normale” e che una società di calcio quotata sia un po' meno “seria” e “rispettabile” di una qualsiasi altra società.
Laddove,invece,sempre a mio parere,proprio perché certe scelte non sono state originate da valutazioni puramente economiche, individualistiche ed egoistiche, bensì motivate,esclusivamente o prevalentemente, da ragioni affettive (chi scrive ha visto con i propri occhi persone privarsi delle vacanze,vendere il motorino,prelevare piccoli risparmi di una vita per sottoscrivere azioni della Lazio allo scopo di salvarla da un baratro che sembrava ormai imminente), ebbene,proprio per questo, sarebbero, forse, meritevoli di maggiore o,comunque,non minore considerazione e tutela.
Avv. Massimo Rossetti (e mail paola.tiracorrendo@federmanager.it)

giovedì 20 novembre 2008

Processo Lotito: Pm critica Consob perché non è parte civile

Secondo il magistrato Laura Pedìo il comportamento della commissione di vigilanza è «contraddittorio» poiché «aveva prospettato l'esistenza di un patto parasociale, ma poi non era andato fino in fondo»

Il pm Laura Pedìo chiede che il presidente della Lazio Calcio Claudio Lotito e l'imprenditore Roberto Mezzaroma siano condannati rispettivamente a 20 e a 16 mesi (20 mila euro di multa a entrambi) per l'aggiotaggio sui titoli azionari della società biancazzurra avvenuto nel 2005. Ma la rappresentante d'accusa verso la fine della sua requisitoria rileva la mancata costituzione parte civile della Consob definendo «contraddittorio» il comportamento dell'organo di vigilanza «che aveva prospettato l'esistenza di un patto parasociale, ma poi non era andato fino in fondo». «I patti parasociali hanno delle conseguenze penali» aggiungeva il pm ricordando: «La magistratura è indipendente anche dagli organi di vigilanza». Pedìo ai giudici della seconda sezione penale ha chiesto di affermare un principio di diritto importante al fine di penalizzare le condotte fradudolente. «Lo faccio a tutela del mercato e della trasparenza e anche dei piccoli azionisti il cui esposto ha reso possibile la celebrazione di questo processo. Le regole vanno rispettate da tutti, a cominciare dagli imprenditori che si presentano come salvifici». Secondo l'accusa, Claudio Lotito avrebbe acquisito il pacchetto di azioni della Lazio attraverso l'interposizione fittizia di Roberto Mezzaroma, imprenditore e zio di sua moglie. Lotito avrebbe dovuto lanciare un'offerta pubblico di acquisto ma non lo fece perchè, sempre secondo il pm, avrebbe pagato le azioni il 93 per cento in più, cioè 0,71 centesimi di euro invece di 0,39.
«In questa storia non ci sono santi, nè eroi ma imprenditori mossi esclusivamente da interessi economici» dice il pm ricordando che Capitalia aveva in quel momento assoluto bisogno di sbarazzarsi dei titoli della Lazio Calcio. La Lazio aveva gravitato nell'area della Cirio attraverso le società di Sergio Cragnotti e la rappresentante dell'accusa ha ricordato che il presidente della Banca di Roma all'epoca dei fatti Cesare Geronzi risulta indagato per il crac Cirio. A carico dei due imputati per il pm «ci sono indizi univoci, precisi e concordanti». La differenza tra le richieste di pena per i due sta nel fatto che «fu Lotito a preparare, studiare e strutturare l'operazione». Per Andrea Uslenghi, legale di Lotito, «l'opa non era obbligatoria, l'idoneità della condotta per alterare il valore del titolo in modo sensibile deve essere concreta». L'avvocato, che ha chiesto l'assoluzione per Lotito, rileva inoltre una contraddizione nella requisitoria del pm: «Come fa a fidarsi della Consob quando fissa il prezzo delle azioni per poi censurare le scelte processuali dello stesso organismo di vigilanza?». Il processo riprenderà il prossimo 9 dicembre con la difesa di Mezzaroma. Il pm replicherà il 14 gennaio quando ci sarà la sentenza.
Fonte: Apcom

martedì 18 novembre 2008

Il Pm: «condannate Lotito per aggiotaggio»

Il titolare dell'accusa, Laura Pedio, ha chiesto un anno e otto mesi per il presidente della Lazio.  La vicenda, in discussione al Tribunale di Milano, riguarda l'acquisto delle azioni della squadra effettuato da Roberto Mezzaroma, per il quale il magistrato ha chiesto un anno e quattro mesi, per evitare che il numero uno biancoceleste lanciasse un'offerta pubblica di acquisto obbligatoria

Il pm di Milano Laura Pedio ha chiesto la condanna a 1 anno e 8 mesi per Claudio Lotito, presidente della società calcistica Lazio, accusato di aggiotaggio insieme all'imprenditore Roberto Mezzaroma per il quale l'accusa ha chiesto 1 anno e 4 mesi. Entrambi dovranno versare, in caso di condanna, 20mila euro. Una richiesta quella avanzata dal pm perché Mezzaroma avrebbe acquistato azioni della Lazio per conto di Lotito per evitare che il presidente della Lazio fosse costretto a lanciare un'Opa obbligatoria. «Nella sostanza Lotito è sempre stato titolare di quelle azioni» e per il pm tale scambio ha prodotto una «condotta artificiosa che crea sul mercato una falsa apparenza». L'acquisto crea secondo l'accusa «un'azione ingannatrice: un'apparenza di titolarità, un accordo interpositorio che di fatto occulta il vero titolare delle azioni». Se nel giugno 2006 Lotito avesse direttamente acquistato le azioni da Capitalia sforava il 30% e aveva l'obbligo di lanciare l'Opa, è la teoria del pm. Il presidente della Lazio ha creato così un'operazione price sensitive per un titolo quotato, spiega in Aula il pm. Per la Pedio quello che Lotito e Mezzaroma creano è un inganno al mercato. «Lotito era perfettamente consapevole che avrebbe dovuto lanciare l'Opa. Non è pensabile che Mezzaroma non abbia cercato, prima dell'acquisto dei titoli Lazio, un contatto col marito di sua nipote».
Mezzaroma prima dell'inizio della requisitoria ha sostenuto davanti ai giudici la sua indipendenza. Ha fatto delle dichiarazioni spontanee e ha spiegato la sua scelta di comprare titoli della società Lazio «per lanciare sul mercato la propria immagine di imprenditore». Mezzaroma sostiene di aver fatto quell'acquisto «autonomamente. Né Lotito né terzi hanno influenzato la mia decisione'' ha concluso prima di tornare a sedersi tra i banchi. Per il pm, però, «c'è una coincidenza di date» e un passaggio di denaro chiaro, secondo l'accusa, tra Lotito e l'imprenditore romano.
Per l'accusa ci sarebbero le prove che Mezzaroma acquista «solo formalmente le azioni Lazio. Il centro di interesse è Lotito le cui dichiarazioni non sono credibili perché nega l'evidenza, nega di avere timore di un'Opa ostile ma afferma di non avere i soldi per fare un'Opa». Se per la Consob esiste un accordo parasociale l'accusa parla di «un'interposizione pura e semplice» tra il presidente della Lazio e lo zio di sua moglie. Per il pm «l'organo di vigilanza ha un atteggiamento contraddittorio: prospetta un patto parasociale senza arrivare alle estreme conseguenze e denuncia Lotito per violazione dell'obbligo di vendere la quota». Un atteggiamento che non frena la magistratura. Per Lotito e Mezzaroma la condotta è fraudolenta secondo l'accusa perché «creano confusione e inganno sul mercato. Il mercato ha delle regole e devono essere rispettate da tutti quelli che operano sul mercato, anche da chi si è presentato come imprenditore salvitico». Per l'accusa «non ci sono né santi né eroi in questo processo ma solo imprenditori che perseguono interessi economici» ma i ruoli dei due imputati «non sono paragonabili: Mezzaroma è in una posizione diversa. L'operazione è strutturata e gestita da Lotito che aveva l'obbligo di rilevare la quota Capitalia nella società Lazio».
Fonte: Adnkronos
Ultim'ora: la sentenza è attesa per il 14 gennaio

venerdì 31 ottobre 2008

Lega Calcio: solo 5 presenti, voto ponderato rinviato

La "diserzione" in massa di molte società, soprattutto di serie B, al Consiglio odierno ha fatto mancare il numero legale. Sono saltate anche le discussioni sulla situazione stadi e sulla certificazione del pagamento degli stipendi da parte dei club nel trimestre da aprile a giugno

Il voto ponderato può aspettare. La riunione del Consiglio di Lega Calcio è saltata per mancanza di numero legale: «Sono infastidito, chiedo più serietà dai nostri colleghi. Oggi eravamo in cinque, quindi si è fatto poco» ha spiegato sconsolato il presidente del Parma Tommaso Ghirardi: erano presenti anche il presidente della Lazio Claudio Lotito e l'amministratore delegato dell'Inter Ernesto Paolillo. Lo ha ribadito anche l'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani: «Mancava il numero legale, vista l'assenza di parecchi consiglieri, quindi non abbiamo preso nessuna decisione». C'era da aspettarselo: sicuramente c'è stata una "diserzione" in massa da parte dei club di serie B (a eccezione del Parma, appunto), visto che la posta in gioco principale riguardava il peso più consistente da dare al voto delle società di serie A. Figuriamoci se, dopo la battaglia sulla mutualità terminata con l'accettazione obtorto collo di una cifra di circa 90 milioni, i presidenti della serie cadetta avrebbero accettato di diminuire il peso politico dell'esercizio della propria volontà.

Proprio stamattina Galliani aveva tuonato: «Tutta le serie A chiede il voto ponderato: è assurdo che una categoria che mantiene un'altra abbia meno peso quando si vota. Credo sia facilmente intuibile». Anche il presidente della Juventus Giovanni Cobolli Gigli è sulla stessa lunghezza d'onda: «Se è uno strumento per rinforzare il rapporto fra serie A e B, e per rimanere un'unica Lega, il voto ponderato potrebbe essere una buona idea». Ma il "filibustering" (ossia l'ostruzionismo parlamentare: pratica nata negli Stati Uniti) assembleare della serie B ha messo fuori gioco le intenzioni dei club della massima serie. C'è da dire che, considerata anche la volontà di alcune società di scindersi in Lega e Lega B, questo atteggiamento proseguirà ancora: con la conseguenza che il governo del calcio ne soffrirà moltissimo. Non a caso, nella mancata riunione di oggi sono saltati altri due temi: la situazione degli stadi, «con particolare riferimento alla quota percentuale di partecipazione sugli incassi dovuta nei casi di restrizioni alla vendita dei biglietti». Anche questa questione sollevata era stata da Galliani: ieri il dirigente rossonero aveva affermato che i provvedimenti di ordine pubblico per l'incontro di domenica sera allo stadio Meazza, Milan-Napoli, causeranno un mancato incasso di circa un milione di euro. Il Consiglio avrebbe dovuto anche discutere riguardo alla certificazione del pagamento degli stipendi da parte dei club nel trimestre da aprile a giugno. Ma con tutti questi temi importanti in ballo, era proprio necessario mettere altra benzina sul fuoco con il voto ponderato?

Marco Liguori

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mercoledì 29 ottobre 2008

Rinvio a giudizio per il presidente del Messina

Pietro Franza, presidente del Messina Calcio, e Jose' Villari, presidente della societa' Eta Beta, sono stati rinviati a giudizio per emissione di fatture per operazioni inesistenti. Lo ha deciso il gup del Tribunale di Messina Maria Teresa Arena nell'ambito di una vecchia inchiesta, avviata nel 2005 dal sostituto procuratore Vito Di Giorgio, sui bilanci della societa' di calcio messinese. Dalle indagini sarebbe emerso che Franza avrebbe emesso fatture per 180mila euro a favore della societa' Eta Beta, per operazioni mai avvenute. La prima udienza si terra' il 2 febbraio prossimo davanti ai giudici della seconda sezione del Tribunale di Messina.
Fonte: Asca

martedì 28 ottobre 2008

Cobolli:«I compensi del presidente e dell'ad inferiori al passato»

Secondo il presidente juventino i compensi «sono il 60% di quelli spettanti ai dirigenti precedenti». Riguardo al "paracadute" per licenziamento senza giusta causa, ha precisato che è un «rimborso»

«I compensi fissi di presidente e amministratore delegato/direttore generale sono il 60% di quelle spettanti ai dirigenti precedenti. Ed anche il totale (fisso e variabile) è inferiore rispetto al passato». La precisazione è giunta dal numero uno bianconero, Giovanni Cobolli Gigli, che ha replicato alle critiche sui compensi percepiti dal consiglio di amministrazione.
Quanto al "paracadute" per il licenziamento immotivato, il presidente ha precisato che «se venisse allontanato prima della scadenza senza giusta causa, ha diritto a 450mila euro di rimborso». Invece, l'amministratore delegato Blanc «si sobbarca la maggior parte del lavoro e ha diritto quindi ad una maggiore indennità» pari a tre milioni.
Marco Liguori
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Assemblea Juve: Cobolli annuncia accordo sponsorizzazione col Trentino

La provincia autonoma risulta official partner sul sito della società bianconera. Dopo la Regione Piemonte e il Comune di Torino si allarga così la schiera di enti pubblici che sostengono la squadra posseduta dall'Ifil

Il presidente Cobolli Gigli ha annunciato nel suo intervento introduttivo che, nell'ambito di nuovi accordi commerciali, hanno firmato un accordo di sponsorizzazione con il Trentino. Quest'ultima compare sul sito della Juventus come official partner. Si allarga così la schiera di enti pubblici che sostengono a vario titolo la società bianconera, quotata a Piazza Affari e posseduta al 60% dall'Ifil. Sempre sul sito è indicato che la Regione Piemonte è official supplier (al pari di Atahotels e Costa Crociere), mentre il comune di Torino è commercial partner (al pari della Gazzetta dello Sport, Editori Perlafinanza). Sarebbe interessante sapere cosa comporta, in base agli accordi commerciali, l'utilizzo di risorse pubbliche per un'azienda privata com'è appunto la squadra bianconera.
Sono circa 70 gli azionisti presenti su 150 accreditati per i lavori dell'assise sociale, iniziati puntualmente alle 10.30 presso i saloni dell'Archivio storico della Fiat a Torino. Il presidente ha ricordato l'incidente stradale in cui la scorsa settimana sono morti due tifosi che si stavano recando allo stadio Delle Alpi per assistere alla partita contro il Real Madrid per il girone eliminatorio di Champions League. Cobolli ha dichiarato di voler ospitare il club svizzero di cui facevano parte i tifosi deceduti in una delle prossime partite.
Da segnale che attorno alle 11,20 è arrivato l'ex vicepresidente Roberto Bettega: molto probabilmente possiede ancora un pacchetto di azioni della Vecchia Signora.
Marco Liguori
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lunedì 27 ottobre 2008

Calciopoli/Pm: scegliersi arbitri è come aggiustare sentenze

Giuseppe Narducci, titolare dell'accusa con Filippo Beatrice, ha anche evidenziato che «Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo...»

Scegliersi gli arbitri, attraverso pressioni sui designatori e intervenendo sulle griglie, è come aggiustare sentenze. Il pm di Napoli Giuseppe Narducci, al processo con rito abbreviato nei confronti di 11 imputati di calciopoli, nel corso della requisitoria ha fatto un accostamento tra i condizionamenti sull'esito delle partite di calcio e gli interventi illeciti sui processi. «Sarebbe come se un presidente del tribunale stabilisse la composizione dei collegi insieme con gli imputati e come se gli imputati chiedessero e ottenessero di avere quei determinati magistrati che li devono giudicare», ha spiegato Narducci. «E sarebbe come se prima, durante e dopo la camera di consiglio - ha aggiunto il pm proseguendo la similitudine - attraverso schede riservate arrivassero anche telefonate di sollecitazione: ciò produrrebbe sentenze aggiustate o combinate». E tutto questo «si chiamerebbe associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari». Narducci, che con il pm Filippo Beatrice svolgerà la requisitoria almeno per altre due udienze, si è soffermato poi sulla questione della mancanza di prove su «una corruzione in senso proprio» di arbitri, assistenti e designatori, attraverso elargizione di denaro o di «ville o automobili». «Ma vi è la prova granitica - ha sottolineato il magistrato - di come far parte di questo gruppo di potere fa grande differenza in termini di carriera, di aspettativa per il futuro e di retribuzione. Se si era non sgraditi, o meglio graditi, si arbitravano più partite, e più partite di cartello, c'era la possibilità di arbitrare incontri internazionali». Ovvero 174si guadagna prestigio, considerazione, potere e anche denaro».
«Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo...». Così il pm Giuseppe Narducci liquida la tesi secondo la quale, nell'ambito dei contatti illeciti tra dirigenti, designatori e arbitri emersi dall'inchiesta Calciopoli, ci si troverebbe in fondo di fronte a «sollecitazioni da parte di tutti nei confronti di tutti». Una tesi che è stata sostenuta da alcuni imputati del processo e con la quale, a parere degli inquirenti, si intenderebbe soltanto ridimensionare il ruolo e le responsabilità di quanti sono rimasti coinvolti nella vicenda giudiziaria. A confutare tale versione, più volte proposta anche in commenti e interviste, è stato il pm Narducci nel corso della requisitoria in apertura della prima udienza, davanti al gup Eduardo De Gregorio, del processo nei confronti di 11 imputati che hanno chiesto il rito abbreviato. Una requisitoria che richiederà a Narducci e al pm Filippo Beatrice, almeno altre due udienze a cominciare dal 12 dicembre prossimo. Per il pm napoletano, sono «balle smentite dai fatti» le tesi sull'esistenza di un sistema generalizzato in cui erano tutti a parlare con tutti. Nelle migliaia di intercettazioni, ha sottolineato il magistrato, «ci sono solo quelle persone (gli attuali imputati, ndr), perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio». «I cellulari - ha aggiunto - erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzino o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle». E ciò vale anche per le schede ''occulte'', cioè le schede sim segrete che Moggi aveva fornito a arbitri e designatori. «Schede del signor Moratti e del signor Sensi non ce ne sono, ci sono invece quelle schede di cui abbiamo parlato», ha affermato Narducci.
Fonte: Ansa

giovedì 23 ottobre 2008

I membri del cda non hanno azioni della Vecchia Signora

Nel bilancio 2008 è evidenziato che i consiglieri di amministrazione bianconeri, compresi il presidente Cobolli Gigli e l’amministratore delegato Blanc che beneficiano di un “paracadute” di 3,45 milioni in caso di ingiusto licenziamento, non posseggono titoli della Juventus. Un segnale poco confortante per il mercato: negli Stati Uniti i manager possiedono sempre cospicui pacchetti delle proprie aziende quotate

I componenti del consiglio di amministrazione non possiedono alcuna azione della Juventus. Questa inaspettata e incredibile notizia è riportata nel paragrafo delle “partecipazioni detenute dagli organi di amministrazione e controllo e dirigenti con responsabilità strategiche” riportato nel progetto di bilancio chiuso al 30 giugno 2008 con un risultato fortemente negativo di 20,8 milioni di euro. Nel testo si legge che «nessun amministratore, sindaco o altro soggetto di cui all’articolo 79 di cui sopra detiene o ha detenuto nel corso dell’esercizio azioni della Juventus e/o azioni della ex società controllata Campi di Vinovo spa». Soltanto un membro del collegio sindacale, Paolo Piccatti, possiede 540 azioni che, al prezzo di riferimento di 0,792 euro registrato ieri, ammontano in totale alla più che esigua cifra di 427,68 euro.
Negli Stati Uniti, patria del capitalismo sempre additata come fulgido e perenne esempio del libero mercato, i manager delle società quotate in borsa possiedono singolarmente sempre un certo cospicuo quantitativo di titoli. Ciò rappresenta un chiaro segnale al mercato di credere nell’azienda da loro amministrata. Invece, gli otto membri del cda della Juventus, presente a Piazza Affari dal dicembre 2001, non sembrano molto convinti nel «progetto»: così l’ha definita di recente la Juve dal presidente Giovanni Cobolli Gigli. O almeno per ora: forse in futuro potrebbero ripensarci e acquistare titoli bianconeri. C’è da dire però che anche nel bilancio chiuso al 30 giugno 2007 nessuno componente dei vertici, neanche i sindaci, possedeva azioni della squadra di Casa Agnelli. Il documento contabile precisa che «la società non ha in essere piani di stock option» per gli amministratori, ossia opzioni che concedono il diritto di acquistare azioni di una società ad un determinato prezzo d'esercizio.
Tutto ciò potrebbe costituire argomento di discussione nella prossima assemblea. I piccoli azionisti (che esprimono da tempo il loro dissenso su www.j1897.com, www.ju29ro.com e www.giulemanidallajuve.com) potrebbero chiedere spiegazioni al riguardo, soprattutto per quanto riguarda le due cariche esecutive, ossia il presidente Cobolli Gigli e dall’amministratore delegato e direttore generale Jean Claude Blanc. Anche perché entrambi percepiscono un “paracadute” complessivo di 3,45 milioni: in caso di licenziamento senza giusta causa il numero uno bianconero percepirà una somma di 450mila euro. Invece per il manager francese la clausola vale anche «in caso di dimissioni» date «con giusta causa» con «il riconoscimento di un’indennità forfettaria pari» a 3 milioni. I tifosi potrebbero chiedere lumi anche alla luce dei cospicui compensi complessivi da loro percepiti: 2,24 milioni per Blanc, 707mila euro per Cobolli. Riguardo agli altri consiglieri, risulta maggiormente retribuito Gian Paolo Montali, ex allenatore della Nazionale di pallavolo, con 27mila euro: 15mila come emolumenti per la carica, 12mila per prestazioni di consulenza. Seguono Riccardo Montanaro con 23mila, Camillo Venesio con 20mila, Marzio Saà con 18mila. Carlo Barel di Sant’Albano e Aldo Mazzia hanno rispettivamente ricevuto 18mila e 10mila euro: nel bilancio è specificato che per entrambi «l’emolumento è versato direttamente alla società Ifil Investments spa».
Riguardo ai vertici delle altre due società quotate sul listino di Milano, si riscontra che alla Lazio vige una situazione abbastanza simile a quella della Vecchia Signora. Nel progetto di bilancio 2007/08 si legge che ad eccezione del presidente Lotito (possessore indirettamente di 41,5 milioni di azioni) nessuno dei consiglieri di gestione e di sorveglianza possiede un solo titolo della squadra biancoceleste: il solo ex consigliere Giovanni Gilardoni ne aveva 20.646 fino al 20/10/2007, data di cessazione dalla sua carica. Invece alla Roma almeno quattro sui dieci membri del consiglio di amministrazione sono detentori di cospicui pacchetti azionari. Nel progetto di bilancio al 30 giugno scorso emerge che il presidente e amministratore delegato Franco Sensi (deceduto nello scorso agosto) possedeva indirettamente tramite società controllate 156.939 titoli e altri 220.515 come «possesso indiretto di piena proprietà per il tramite del coniuge in società controllate». L’amministratore delegato Rosella Sensi aveva 15.025.300 azioni: anch’essa per «possesso indiretto di piena proprietà per il tramite di società controllate». Altre 15.024.552 sono di Silvia Sensi, detenute con la stessa motivazione della sorella. Invece, il consigliere Renato Bernardini ne ha tra le sue mani soltanto 2.320.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
E a proposito di acquisti di azioni da parte degli amministratori delle società quotate, inseriamo questo lancio Ansa
UNICREDIT: SERGIO ERMOTTI COMPRA AZIONI PER 2 MLN EURO +RPT+ RIPETIZIONE CON TESTO CORRETTO ALLA TERZA RIGA (ANSA) - MILANO, 23 OTT - Il titolo Unicredit scivola oggi sotto la soglia dei 2 euro e Sergio Ermotti, responsabile dell'area Corporate Investment Banking e Private Banking (rpt. dell'area Corporate Investment Banking e Private Banking) oltre che vice Ceo, compra 1 milione di azioni per un controvalore di 1,975 milioni di euro. E' quanto si legge nelle comunicazioni obbligatorie sull'internal dealing. Già nei giorni scorsi Profumo e altri manager, fra cui lo stesso Ermotti, avevano acquistato azioni sul mercato. (ANSA). DOA 23-OTT-08 17:11 NNN

martedì 21 ottobre 2008

De Laurentiis: «Il San Paolo e Reja non si toccano»

Intervista del presidente azzurro a "Napolimagazine.com": «Il Napoli deve ancora crescere e deve fare tanta strada. Dobbiamo ottimizzare i nostri valori. Il vero Napoli non lo avete ancora visto nel bene e nel male»

"Bisogna parlare anche della città di Napoli. Ha ragione Berlusconi, che ha detto la pura verità: Napoli è una città viva e vivace. Tutti quanti la vorrebbero morta ed invece ha un'energia incredibile. Ora si deve creare un network per far esplodere la forza di questa città". Lo ha detto a "Napoli Magazine" il presidente dei partenopei Aurelio De Laurentiis dopo essere intervenuto all'Assemblea degli Industriali di Napoli a Città della Scienza. Poi parla di calcio: "Il Napoli? Quando faccio una scelta, la faccio credendoci. Dedicandomi ad una cosa con tutte le mie forze, e difficile che poi fallisca. Io lavoro con amore e perseveranza. Se si lavora con serietà, e si ama il proprio il lavoro, i risultati prima o poi arrivano. Se non si lavora con convinzione e meglio abbandonare. Non ho parlato di Luciano Moggi, ma di Calciopoli. E evidente che, quando sono arrivato nel calcio quattro anni fa, c'e stato un putiferio. Non conoscevo l'ambiente. Voler dimenticare ciò che e successo quattro anni fa lo trovo ridicolo. E come una donna di strada che si vergogna del proprio mestiere. Da quell'esperienza lì, bisogna ripartire. Nella vita non si devono ripetere gli errori del passato. La mia era stata solo una battuta che voleva riqualificare la valenza dello sport. Non volevo offendere nessuno. Io credo nei valori dello sport ed ho voluto sottolinearlo. Quando noi riusciamo ad unire sport e impresa si fa qualcosa di importante per i giovani. Il segreto di questo Napoli è lavorare a testa bassa. Non a caso abbiamo tenuto a lungo il silenzio stampa". "Ho ammirato Pierpaolo Marino quando ha parlato di formazione operaia - continua De Laurentiis - perche si lavorava senza riflettori puntati addosso. Sport sul campo ed impresa fuori dal campo: così nasce un successo. Napoli già grande? Il Napoli deve ancora crescere e deve fare tanta strada. Dobbiamo ottimizzare i nostri valori. Il vero Napoli non lo avete ancora visto nel bene e nel male. Possono verificarsi degli incidenti, che non devono però far gridare al dramma. E anche vero che non ci vuole eccessiva euforia se ci sono i risultati. Il Napoli bisogna accompagnarlo con grande affetto. I ragazzi ce la stanno mettendo tutta per guadagnarsi l'affetto dei tifosi. La Champions? Non ci penso. In questo momento sono concentrato sul prossimo impegno con la Lazio, sarà una partita tosta. Troveremo una Lazio delusa, che vorrà riscattarsi e dimostrare di essere una grande squadra. Poi incontreremo la Reggina e nel mese di novembre troveremo due grandi protagoniste come Inter e Milan. Per questo dobbiamo essere concentrati".
"Conosco Berlusconi da tantissimo tempo - continua il presidente -: non ci ho pensato proprio di parlargli da esponente di una squadra di calcio ad esponente di un'altra squadra di calcio. Gli ho parlato di cinema. Lui invece mi ha parlato di calcio, quando mi ha salutato. Mi ha detto: bello, bravo ed interessante quel Lavezzi. Questo non significa niente però, perché Berlusconi è un gentiluomo. Non fa mai degli affondi pirateschi". "Un nuovo stadio a Napoli? Non è possibile. Sarebbe come togliere il Vesuvio dalla posizione in cui si trova - continua il presidente del Napoli -. Per me il boato del San Paolo è un segnale per tutta la città. E' un segnale che scomparirebbe se spostassimo altrove lo stadio. Ho controllato ed intorno alla città non ci sono spazi migliori di Fuorigrotta, per questo dovremmo andare a posizionare lo stadio a molti km di distanza dalla città. Questo andrebbe a scontentare i tifosi e, dato che non voglio fare nulla che non sia in sintonia con i napoletani, per il momento lo stadio e il San Paolo. Ora cercheremo di promuovere delle modifiche dell'impianto, per renderlo migliore". E ancora. I complimenti di Lippi a Reja? "Lo ringrazio. Io però mi sono rotto le scatole su questo discorso che fanno alcuni su Reja. Ricordate tutti la sconfitta nella finale play off in C1 contro l'Avellino. Tornai all'Albergo Vesuvio con Pierpaolo Marino molto mortificato di questo insuccesso, perche Marino in quel momento aveva messo in discussione la sua carriera all'Udinese per venire a Napoli e forse pensava che De Laurentiis si sarebbe rotto le scatole ed avrebbe dato un calcio a tutti e se ne sarebbe andato. La prima cosa che dissi, invece, fu: fatemi venire Reja, che non voleva assolutamente riprendere le redini della squadra perche era mortificatissimo per quella sconfitta. A Reja dissi: tu continui, faremo un altro anno di serie C, e da quell'istante siamo ripartiti da quella conferenza stampa al Vesuvio. Ho voluto precisarlo perche ogni tanto si mette in dubbio Reja e si scrive che l'amore c'è soltanto tra De Laurentiis e Marino e non tra De Laurentiis e Reja. Io ho confermato Reja un secondo dopo la sconfitta nella finale play off con l'Avellino, questa è la realtà dei fatti. Il mio rapporto con Reja e di stima ed affetto totale; Reja fa parte ormai, anche lui, della mia famiglia. Punto e basta".
Fonte: Agi/Italpress

De Laurentiis: «Calciopoli non si dimentica»

''Io non ho parlato di Luciano Moggi ma di Calciopoli che è un fatto evidente e che ho incontrato quando sono arrivato nel mondo del calcio quattro anni fa quando poi si è scatenato il putiferio che sapete''. Lo ha detto il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, a margine dell'assemblea degli industriali partenopei, rispondendo alle domande dei giornalisti che gli hanno chiesto di replicare alle affermazioni dell'ex dg bianconero che aveva parlato di ''parole inopportune'' rispetto alle dichiarazioni del numero uno del club partenopeo. ''Credere di poter dimenticare quello che abbiamo vissuto sotto gli occhi di tutti a me sembra ridicolo - ha ripreso il produttore cinematografico - è come una donna di strada che si vergogna di aver fatto quel mestiere. Noi, dobbiamo usare quella esperienza per non ripetere gli errori del passato. La mia battuta voleva solo rivisitare la valenza dello sport e mi dispiace che qualcuno se ne sia risentito perche' non intendevo offendere nessuno. Io voglio solo mirare ai veri valori dello sport che sono estremamente educativi e formativi. Quindi quando noi riusciamo a coniugare sport ed impresa tutto questo diventa doppiamente educativo''.
Fonte Ansa

venerdì 17 ottobre 2008

I soci-tifosi della Juve: via Cobolli Gigli e Blanc

In un documento con quattro punti, presente sul forum j1897.com si chiedono le dimissioni del cda assieme alla vendita del pacchetto di maggioranza da parte dell’Ifil a «favore di un investitore, straniero od italiano che sia slegato e non suddito dalla lobby politico finanziaria tipicamente italiana»

Alla vigilia della partitissima Napoli-Juventus e dell’assemblea dell’approvazione del bilancio 2008 tira aria di contestazione tra la tifoseria bianconera. Lo si può leggere ad esempio sui post del forum www.j1897.com: in modo particolare su quello dedicato all’assise dei soci del prossimo 28 ottobre, che si preannuncia molto intensa e vibrante come una finale di Champions League. In esso vi sono riportati quattro punti chiave. Si chiedono senza mezzi termini le dimissioni per la fine della stagione in modo particolare del presidente Giovanni Cobolli Gigli e dell’amministratore delegato Jean Claude Blanc: ma ovviamente anche di tutto il consiglio di amministrazione. I tifosi-azionisti li ritengono inadeguati all’incarico.
Il secondo punto riguarda la dimostrazione «attraverso dati (investimenti diretti delle proprietà di Juventus, Inter, e Milan negli ultimi 20 anni) e considerazioni inconfutabili – spiegano i tifosi – che l'attuale maggiore azionista di maggioranza non è in grado di supportare attraverso risorse finanziarie ed organizzative la Juventus F.C: investimenti assolutamente esigui rispetto alla concorrenza nazionale ed internazionale». I sostenitori bianconeri ritengono che l’Ifil agisca solo per «strumentalizzazione per fini speculativi». Da ciò deriverebbe, a loro dire, «il mancato delisting della società dalla Borsa, che rappresenta un grandissimo macigno per la competitività della Juventus, quotazione che è un caso unico tra i più grandi club europei che hanno tutti azionariati o investitori a capo, e non holding come Ifil il cui fine è il lucro». Invece, gli estensori del documento sottolineano che «la Juventus deve avere come priorità il conseguimento di risultati sportivi, e non il lucro a favore della holding che ne controlla la maggioranza e dei suoi azionisti».
Il secondo punto è propedeutico al terzo, dove si chiede all’Ifil la cessione del pacchetto di maggioranza. La finanziaria di casa Agnelli lo dovrebbe compiere a «favore di un investitore, straniero od italiano che sia slegato e non suddito dalla lobby politico finanziaria tipicamente italiana, che possa far fronte agli investimenti che una società come la Juve richiede per essere leader per quanto riguardo l'aspetto sportivo a livello nazionale ed internazionale, e che possa finalmente accelerare ed ammodernare con interventi economicamente più sostanziosi, rispetto a progetti vigenti, come la costruzione del nuovo stadio, bloccato per anni dall'attuale proprietà disinteressata». I tifosi della Vecchia signora si auspicano «una proprietà che a differenza dell'attuale azionista di maggioranza non intrattenga rilevanti rapporti d'affari ed industriali con esponenti di vertice delle principali società avversarie, da anteporre al bene della Juve come è stato fin qui fatto».
L’ultima parte del documento chiede «che vengano davvero intraprese tutte le vie legali» per «tutelare tifosi e persone che hanno lavorato tra mille difficoltà» dagli avvenimenti del maggio 2006, ossia di Calciopoli. Secondo i sostenitori, il processo sportivo «ha sostanzialmente scippato» scudetti e giocatori alla squadra bianconera.
Infine nel post si invita a partecipare in massa all’assemblea e a tenere presente le modalità di partecipazione. Il tifoso "Mago di Ios" spiega che «basta anche una sola azione. Occorre andare alla banca presso cui detieni il conto titoli su cui sono depositate le azioni Juve e chiedere il biglietto per la partecipazione all'assemblea (conviene non ridurti proprio all'ultimo perché la banca ci può mettere qualche giorno a rilasciare il biglietto). Sul biglietto per la partecipazione all'assemblea c'è lo spazio per indicare un eventuale delegato. E' sufficiente indicare le informazioni richieste sul delegato direttamente sul biglietto».
Marco Liguori
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il pallone in confusione

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Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
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