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mercoledì 30 aprile 2008

Derby di bilancio

Liberomercato 30 aprile 2008 pagine 1-12
Inter batte Milan in perdite e costi di gestione

Il rosso del club nerazzurro arriva a 206 milioni, mentre il Diavolo si ferma a quota 31,98

Marco Liguori
Inter batte Milan per perdite di esercizio: 206,83 milioni di euro a 31,98 milioni. E’ questo uno degli aspetti economici del derby decisivo di domenica prossima: sia per la conquista dello scudetto per i nerazzurri, sia per la rincorsa al quarto posto per i rossoneri che significherebbe l’accesso al turno preliminare della ricca Champions League. Liberomercato ha esaminato gli ultimi bilanci civilistici: quello della società presieduta e controllata da Massimo Moratti coincide con la stagione calcistica (1° luglio 2006-30 giugno 2007), mentre quello del club presieduto (ancora per poco, a causa della legge sul conflitto d’interessi) da Silvio Berlusconi coincide con l’anno solare 2007 poiché ha aderito al regime fiscale del consolidato nazionale con la controllante Fininvest.
Stato patrimoniale. Emerge il forte squilibrio tra debiti e crediti dell’Inter, pari a 348,46 milioni. La società nerazzurra presenta al 30 giugno scorso un patrimonio netto negativo di 70,2 milioni. Ma non ci sono problemi, grazie alle consistenti disponibilità finanziarie di Moratti. Nella nota integrativa si legge che il socio di riferimento ha provveduto, dopo la chiusura di esercizio, "ad effettuare versamenti a completamento dell’aumento di capitale sociale già deliberato dall’assemblea dei soci del 22 giugno 2007 per l’importo complessivo di euro 70.670.903". Nel documento si sottolinea che "è in corso di attuazione un ulteriore versamento di 35 milioni" a copertura di ulteriori perdite. Tra gli 80,8 milioni di altre passività vi sono 36,7 milioni riferiti "a una cessione pro soluto ad un primario istituto di credito di parte dei corrispettivi derivanti dal contratto di cessione" di diritti tv per la stagione 2007/08. Soldi già spesi per la gestione assieme a 24,88 milioni di risconti passivi.
Nonostante lo squilibrio debiti-crediti di 234,83 milioni, anche il Milan non ha problemi grazie alla robusta copertura Fininvest. La sua controllante ha contribuito a irrobustire il patrimonio netto con la rinuncia "di parte di un finanziamento fruttifero" trasformato "in versamento in conto capitale" per 10,86 milioni. Inoltre, la Fininvest ha effettuato un altro versamento per 14,14 milioni. Il revisore Deloitte & Touche ha evidenziato che nello scorso gennaio è stato effettuato un altro versamento di 25 milioni. Dal rosso di bilancio è arrivato un beneficio per la controllante: il Milan le ha trasferito 18,34 milioni per "nell’ambito dell’accordo sull’esercizio dell’opzione per il regime fiscale del consolidato nazionale".
Controversie fiscali. Il Milan spiega che "è stata completamente azzerata" la voce "altri fondi per rischi e oneri" per effetto della riclassifica per 3,06 milioni del fondo tra i debiti tributari "a seguito della definizione dell’assoggettabilità a tassazione di componenti positive di reddito relative alla stagione 2001/2002". Per il debito residuo "è stata concordata con l’amministrazione finanziaria la rateizzazione fino all’anno 2010". La pace col fisco, riguardante l’Irap, ha comportato 1,48 milioni inclusi nella voce "oneri tributari esercizi precedenti".
Sulle plusvalenze calciatori l’Inter, spiega in nota integrativa, "ha ricevuto un avviso di accertamento a tali plusvalenze per l’esercizio chiuso al 30 giugno 2002. Inoltre nel mese di luglio 2007 è stato notificato analogo accertamento sull’esercizio chiuso al 30 giugno 2003. L’Agenzia delle entrate ha accertato complessivamente maggiore Irap per euro 5,3 milioni più interessi e sanzioni per euro 2 milioni". La società ha presentato ricorso.
Ricavi e costi. I nerazzurri perdono il confronto sul valore della produzione, incassando 221,21 milioni contro i 257 milioni dei cugini. Ma li superano sui costi: 409,22 milioni contro 285,64 milioni. Riguardo al fatturato dell’Inter i diritti tv sono pari a 91,5 milioni, mentre le sponsorizzazioni 29,6 milioni. Il Milan ha suddiviso i proventi tv tra quelli da Sky, Mediaset e da squadre ospitanti (107,36 milioni), da quelli per partecipazione competizioni Uefa e Fifa (48,3 milioni).
Tra i costi dell’Inter ha pesato l’ultima quota di ammortamento, pari a 111,79 milioni, degli oneri del "salvacalcio". I compensi calciatori hanno raggiunto i 117,23 milioni (+10,75%), mentre i premi rendimento sono pari a 21,66 milioni (+54,55%). I contratti dei giocatori sono costati al Milan 124,91 milioni (+12,51%): la quota variabile per i risultati sportivi è di 13,77 milioni (+47,44%). I consiglieri di amministrazione rossoneri hanno ricevuto un compenso globale di 3,05 milioni contro i 750mila euro dei nerazzurri.

domenica 27 aprile 2008

L'occasione bulgara

Liberomercato 26 aprile 2008 pagina 9

Rendimenti fino al 7% per chi acquista immobili a Sofia

Marco Liguori
Il settore immobiliare in Bulgaria cresce a ritmi vertiginosi. Secondo un recente studio dell’ufficio "Informazioni e consulenza specialistica" del Consolato della Bulgaria a Napoli, i prezzi medi (calcolati su dati del principale portale del mattone bulgaro www.imoti.net) delle compravendite di appartamenti sono esplosi con un incremento del 40% nel periodo giugno 2007- marzo 2008. Anche gli affitti hanno subito un considerevole apprezzamento nello stesso arco di tempo, pari al 20%.
Il punto di forza del mercato residenziale è costituito dai rendimenti annuali. Ad esempio, secondo le valutazioni del report del Consolato, un immobile residenziale a Sofia, sulla base dei prezzi medi più alti, pari a circa 1114 euro al metro quadro, può rendere attorno al 5,5%. Questa analoga stima percentuale riguarda anche gli appartamenti con la valutazione di affitto media mensile massima di 5,13 euro/mq. In alcune zone prestigiose della capitale, come quelle del centro, e per gli immobili di lusso i livelli del rendimento annuale dell’investimento arrivano anche a punte del 7% ed oltre.
Il mercato è ancora sostenuto dalla forte domanda internazionale. «L’immobiliare è uno dei settori dell’economia bulgara – spiega a Liberomercato il console Gennaro Famiglietti – di maggior afflusso di investimenti esteri negli ultimi anni. Nel 2007 il settore ha attratto investimenti diretti per un ammontare di 1,681 miliardi di euro sul totale degli investimenti esteri nel paese di 5,7 miliardi, che lo posiziona nuovamente nei primi posti nella graduatoria dei settori di maggior interesse per gli investitori».
Secondo il report del Consolato, per quest’anno è prevista una stabilità dei prezzi sui livelli del precedente. Tuttavia è previsto un aumento per alcuni tipi di immobili, come quelli ubicati nei centri delle principali città e per gli immobili di prestigio, che sono molto ricercati dalle rappresentanze di aziende estere. Nella capitale sono considerati molto interessanti i tre quartieri semicentrali Lozenetz, Iztok e Ivan Vazov dove ha origine Vitosha Boulevard, la strada più elegante di Sofia con i suoi negozi e ristoranti. In essi le possibilità di effettuare nuove costruzioni sono ormai rare: di conseguenza, è molto probabile che le nuove offerte saranno ridotte e presenteranno prezzi più elevati.
Il segmento uffici nel 2007 ha registrato ancora un consistente trend di crescita ed è stato caratterizzato da un’alta domanda di spazi e un’offerta non sufficiente. Secondo le previsioni questo squilibrio del mercato sarà superato dopo la metà del 2009 quando saranno pronti molti nuovi spazi ad uso uffici, attualmente in fase di costruzione o in fase di progettazione. Le stime della società immobiliare Forton indicano che attualmente in Bulgaria sono in fase di costruzione uffici per una superficie totale di 754mila mq, mentre ne sono in fase di progettazione per complessivi 707mila mq. Riguardo ai prezzi il Consolato cita il report annuale del mercato internazionale di Cushman&Wakefield. A fine 2007 gli affitti medi di spazi classe A (con ubicazione centrale, elevato comfort ed efficienti collegamenti con mezzi pubblici) nella capitale sono stati in media di 15-18 euro/mq. al mese: fino ad arrivare a un livello massimo di 26-30 euro/mq nel centro di Sofia. Gli affitti della classe B, invece, sono stati a 9-14 euro/mq. Riguardo alle altre città bulgare, gli affitti più cari per uffici di classe A sono stati registrati nelle città di Varna e Burgas sul Mar Nero, rispettivamente di 10-12 euro/mq. al mese e di 12-14 euro/mq. Considerati questi livelli di prezzo, il rendimento annuale per il 2007 di un investimento in uffici a Sofia è stato pari al 7,5%: per il 2008 è stato stimato un leggero calo attorno al 7% circa. Per chi desidera informazioni: Consolato di Bulgaria, via Chiatamone 63 Napoli (tel. 081 2452234).

mercoledì 23 aprile 2008

Match Comuni-Federcalcio sull'Ici

Liberomercato 23 aprile 2008 (pag. 1-11)

Esenzione sì, esenzione no
Ici non pagata: contenziosi Federcalcio-Comuni

Marco Liguori
L’Ici è la vera "croce e delizia" dei contribuenti italiani. Ne sa qualcosa anche la Figc o meglio la sua controllata al 100% Federcalcio srl che ha 10 contenziosi per questo tributo. La notizia è nel bilancio al 30 giugno 2007 della società che, secondo le recenti visure della Camera di Commercio, ha come oggetto sociale "l’acquisto e la gestione di immobili destinati o da destinare alla pratica del gioco del calcio". Essa può anche prestare attività per "l’assunzione e la gestione di attività volte allo sfruttamento commerciale e di iniziative promo-pubblicitarie ed editoriali comunque connesse con il giuoco del calcio". Le visure riportano che il cda è in carica fino al 30 giugno prossimo. Tra i nomi di spicco si segnala il numero uno della Figc, Giancarlo Abete, che ne è il presidente: è consigliere l’ex vicepresidente federale, Innocenzo Mazzini, squalificato nel processo sportivo 2006 per cinque anni con proposta di radiazione e indagato dalla magistratura ordinaria.
Le controversie sull’Ici di Federcalcio srl con i Comuni di Roma, Ancona, Cagliari, Foggia e Bologna sono richiamate nella relazione della società di revisione Fiscontrol. Nella Capitale "sono stati riuniti e accolti i ricorsi concernenti – evidenzia il revisore – i quattro avvisi di accertamento relativi agli immobili di via Po e via Allegri relativi agli anni 1999-2002". La Figc, contattata da Liberomercato, ha spiegato che "è stato accolto il nostro ricorso dalla Commissione tributaria provinciale che ha riconosciuto il diritto all’esenzione Ici, affermando che appare indubbio che il patrimonio immobiliare di Federcalcio srl sia destinato in via esclusiva alla realizzazione degli scopi statutari e istituzionali della Figc". Il Comune di Roma è ricorso alla Commissione Tributaria Regionale. "Nello scorso novembre – prosegue la Figc – essa ha dato invece ragione al Comune, ritenendo Federcalcio srl una società di natura commerciale giuridicamente distinta dalla Figc: stiamo preparando il ricorso in Cassazione". Nella nota integrativa, Federcalcio srl ha evidenziato l’accantonamento di "euro 398.635" per questo contenzioso: la Figc ha spiegato che è "pari al valore dell’accertamento comprensivo di sanzioni e interessi".
Nel bilancio si legge anche che sono stati accantonati "euro 139.912" per l’"accantonamento prudenziale effettuato in relazione agli accertamenti già notificati dal Comune di Ancona in materia di Ici relativi all’immobile di proprietà ubicati in Ancona". Fiscontrol ha sottolineato che vi sono 5 pendenze nel capoluogo marchigiano. Per il contenzioso 1998-2001 "è stato presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale che aveva accolto l’appello proposto dal Comune". Per quello 2002 è stata confermata in appello la "sentenza di primo grado favorevole alla società" e "pende ricorso in Cassazione del Comune di Ancona". Inoltre "sono pendenti innanzi alla Commissione Tributaria Regionale su appello della società" i procedimenti del 2003, 2004 e 2005: pende "innanzi alla Commissione Tributaria Provinciale il ricorso" per il 2006. L’ultima controversia con il Comune di Ancona concerne "la riscossione in via provvisoria dell’Ici relativa ad alcuni dei predetti contenziosi": in primo grado ha vinto Federcalcio. Invece a Cagliari pende "l’appello di parte per l’anno 2000" in Commissione Tributaria Regionale contro la sentenza di primo grado sfavorevole alla società e il ricorso per il 2001. Invece, a Foggia sono stati impugnati gli accertamenti del 2001 e 2002, mentre a Bologna Federcalcio si è opposta per quelli del 2002, 2003 e 2004.

sabato 19 aprile 2008

Aeromobili decaduti

Liberomercato 19 aprile 2008

Piove sul bagnato
Decreti ingiuntivi per 14 milioni
Compagnia a rischio pignoramento


Marco Liguori
Piove sul bagnato per Alitalia. In attesa del probabile prestito ponte e degli eventuali "cavalieri bianchi" disposti ad acquistarla, si scopre una sgradita sorpresa. Nell’ultimo comunicato stampa mensile del 28 marzo scorso relativo alla posizione finanziaria netta al 29 febbraio, imposto dalla Consob sin dall’agosto 2004, si legge che sono stati notificati alla compagnia aerea ben 11 decreti ingiuntivi. Stando alla nota, essi riguardano «debiti di natura commerciale» per complessivi 13,6 milioni di euro. Contro di essi sono state presentate le opposizioni in tribunale e risultano tuttora pendenti. Nel caso in cui alcuni di questi decreti fossero resi esecutivi dal giudice, i creditori proseguiranno nell’iter fino alla presentazione dell’istanza di fallimento. Occorrerà quindi trovare in fretta una soluzione. Invece, non vi sono situazioni di scaduto o di irregolarità di pagamenti per «debiti di natura finanziaria, tributaria e previdenziale».
Alitalia non ha riportato i nomi dei creditori che hanno fatto ricorso alla procedura giudiziaria. Nel documento è specificato che sono stati presentati due decreti ingiuntivi «da un vettore, per presunte differenze tariffarie per circa sei milioni di euro». Seguono altri due decreti presentati «da un fornitore di filmati da trasmettere a bordo degli aeromobili per 1,2 milioni di euro». Più lieve la richiesta di «un fornitore di servizi informatici» pari a 812mila euro. A ciò si aggiunge una richiesta di 288mila euro da parte del «fallimento di una filiale italiana di una compagnia aerea». Nel quaderno delle doglianze di somme richieste giudizialmente ad Alitalia c’è anche «un fornitore di prestazioni manutentive, per 492mila euro». Più elevati sono i due successivi importi contenuti nel comunicato. Il primo riguarda 3,2 milioni richiesti «dalla amministrazione straordinaria di una società che rivendica il pagamento di presunti debiti per vendita di biglietteria aerea». L’altro riguarda la cifra di circa un milione di euro reclamata "da una società fornitrice di carburante". Di gran lunga inferiori le richieste di un gestore aeroportuale (375mila euro) per «parziale mancato pagamento delle tariffe di handling» e di quattro fornitori (188mila euro).
Nel documento di Alitalia si sottolinea che «l’indebitamento bancario esistente è pressoché per intero assistito da garanzie reali» ossia ipoteche su aerei. Esso è anche supportato «da garanzie personali», costituite in prevalenza da «garanzie rilasciate da agenzie per il credito all’esportazione».

giovedì 17 aprile 2008

Chi vince con Berlusconi

di Stefano Olivari
da http://www.settimanasportiva.it/index/it/news.show/Chi+vince+con+Berlusconi.html?sku=1699


Che cosa cambierà nel micromondo calcistico con la vittoria elettorale di Berlusconi? Domanda non epocale, come quasi tutte le nostre, ma comunque di un certo interesse per chi come noi di calcio vive. Per Abete cambia pochissimo: uomo di centro, navigatore nella politica senza mai sembrare maneggione, con il suo non decisionismo (da Donadoni a Collina, in un anno di presidenza non ha mai fatto una scelta davvero sua) si è guadagnato l'indifferenza del futuro presidente del Consiglio, che continua non del tutto a torto a considerarlo il vice di Carraro. Un calcio veltroniano avrebbe ovviamente spostato la centralità del potere verso la federazione, ma di sicuro non si può dire che Abete abbia perso. Campane a morto invece per Antonio Matarrese, che con la storia del miliardo ha provato a svincolarsi dall'abbraccio della B facendo quello che pensa in grande dopo una vita passata a comporre contrasti fra ras di paese. Niente da fare: se la A saluterà la compagnia prima della fatidica data del 2010, quella di tutte le scadenze, commissioner della nuova lega 'leghista' sarà al 110 per 100 Adriano Galliani. Nell'arco di due anni far crescere un dirigente da Milan non dovrebbe essere difficile: il gruppo è pieno di ottimi manager per la gestione finanziaria, a cui affiancare un uomo di sport (l'amico Natali, piuttosto che Costacurta o un direttore sportivo di provincia) per il mercato. E poi di strapagare bolliti dalla Spagna con la straordinaria consulenza di Bronzetti (è l'unico ad avere il numero di Barcellona e Real Madrid?) dovrebbero essere più o meno capaci tutti. Un Berlusconi presidente del Consiglio non potrà esserlo anche del Milan, ma nella sostanza cambierà poco: carica vacante, a meno che non scocchi l'ora del non più piccolo Luigi. Vince Collina, che Berlusconi e Galliani hanno sempre rispettato tanto da non volersi esporre quando c'è stato da reclamare per qualche torto arbitrale subito dal Milan: alla classifica alla moviola ci ha pensato la Gazzetta (solo che quando la faceva Maurizio Mosca nel leggendario Appello del Martedì non veniva preso sul serio), ben prima della svolta simil free press. Perde Moratti, non solo per le simpatie politico-salottiere per la sinistra (in realtà più della moglie che sue), ma anche perché a un presidente del Consiglio pur non vincendo nel calcio rimangono tanti altri tavoli su cui giocare. I guadagni nella raffinazione del petrolio si giocano sui millesimi di euro, una tassettina in più o in meno cambia il destino di una dinastia industriale in un paese in crisi di approvigionamento energetico: diciamo che il Fraizzoli che dopo la telefonata di Andreotti straccia il contratto di Falcao è un paragone che ci può stare. Pareggia la Juventus, che ci ostiniamo per abitudine infantile a collegare al mondo Fiat: dall'abolizione del bollo a mille incentivi per l'auto, annunciati dalla benevolenza verso Silvio del gruppo mediatico Montezemolo, non sarà di sicuro obbligata a fare del pauperismo. E gli Elkann a Berlusconi non sono certo antipatici. Un pareggio con tendenza alla sconfitta, perché il reale progetto politico di Montezemolo puntava al pareggio elettorale per poi proporre uno pseudo-governo dei tecnici: probabile adesso che invecchi (del resto ha già 60 anni) fra Raikkonen e Massa, in quella barzelletta pompata artificialmente dai media che si chiama Formula Uno. Perde la Roma, con la famiglia Sensi ed il suo giocatore simbolo schierati per Veltroni-Rutelli ed ingiustamente presi di mira per questo, come se le strumentalizzazioni politiche fossero esclusiva di una parte: che il gruppo sia di fatto ostaggio di Unicredit è un elemento che gioca a favore della vendita del magnate di turno, al quale ovviamente non basteranno i soldi ma dovrà trovare anche consenso. Se è vero, come è vero, che i mezzi flop con Manchester United (in modo ostile) e Inter (in modo più discreto) non sono stati dimenticati, una squadra ed una città di notorietà mondiale non dovrebbero dispiacere a Murdoch, eterno finto nemico del Berlusca. Questa la politica, mentre per quanto riguarda i soldi già adesso si puà dire che la legge Melandri sarà spazzata via, più probabilmente per via giudiziaria che parlamentare: gli arieti Sky, De Laurentiis e Zamparini provvederanno a sfondare questo cigolante portone ed a tornare entro il solito 2010 alla soggettività dei diritti tivù. Per il resto nessuno scenario sconvolto: Sky per il satellite, Mediaset e La7 per il digitale terrestre, continueranno a dare il grosso, mentre il piccolo, cioé il chiaro, quasi certamente tornerà ad una Rai costretta a sobbarcarsi, con la scusa del servizio pubblico, anche una serie B che fra qualche anno non dovremmo vedere più (almeno nella sua forma attuale). Insomma, ha vinto Berlusconi ma in generale tutto il calcio di vertice ci guadagnerà. Dimenticavamo: il collaboratore principe del Berlusconi politico è stato e sarà Gianni Letta, questo significa la ricomparsa calcistica in terra italiana di Franco Carraro, attualmente all'esecutivo Uefa. Non riusciamo ad immaginare in quale ruolo, avendoli già ricoperti tutti e più di una volta: da una poltrona di sottogoverno in su, tutto è possibile.

L'attualità ci travolge, ma vale la pena soffermarsi sulla rivelazione di Johan Cruijff relativa al gran rifiuto di partecipare con l'Olanda al Mondiale 1978. Non per motivi calcistici, come abbiamo sempre pensato (il passaggio dal Barcellona ai Los Angeles Aztecs, avvenuto proprio in quell'anno, era un'ammissione di declino), o per motivi politici nel senso di boicottaggio di una manifestazione-vetrina per la giunta militare argentina, come lui stesso aveva spiegato in diverse interviste, o addirittura per constrasti a livello di sponsor (Cruijff era Puma, l'Olanda Adidas: famoso l'episodio delle due righe che fece inferocire Horst Dassler). Ma per un episodio, rivelato martedì scorso a Radio Catalunya, che aveva coinvolto la sua famiglia: un tentativo di rapimento avvenuto nel 1977 a Barcellona, durante il quale Cruijff e la moglie Danny (figlia del supreprocuratore Cor Coster) avrebbero avuto puntata alla testa una pistola e visto i tre figli in pericolo. Tentativo con una dinamica non chiara (anche ascoltando la versione originale, lo spagnolo di Cruijff è comprensibilissimo: http://www.catradio.cat/reproductor/audio.htm?ID=241651), soprattutto per quanto riguarda il suo fallimento, ma dal seguito spiegato meglio: mesi di vita blindata, con scorta di polizia e guardie del corpo, fino alla rinuncia al Mondiale ed alla fuga in America. Un episodio che getta una luce diversa sul fine carriera del Profeta del Gol (quasi due ore di emozionante film, con la voce di Sandro Ciotti: consigliamo a chiunque il dvd) e che spiega anche perchè, dopo avere giocato nelle qualificazioni, Cruijff abbia lasciato sul più bello. Facile l'analogia con il caso del rapimento di Quini (attaccante della nazionale spagnola e del Barcellona), tenuto in ostaggio per quasi un mese nel 1981, con la pista politica presto rivelatasi una bufala. Di sicuro aumenta il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere e non è stato: nemmeno il suo ennesimo ritorno all'Ajax come futuro dirigente-burattinaio di un Van Basten allenatore, ritorno peraltro ancora non definito (mentre scriviamo sembra più no che sì), vale il trofeo più importante.

A volte avere tutta la squadra dalla propria parte è per un allenatore controproducente, specie nei club con un padre-padrone o nelle federazioni gestite secondo gli umori del momento. Così Uli Stielike è stato congedato dalla Costa d'Avorio alla scadenza del contratto: il presidente federale Jacques Anouma non è che abbia sottomano nomi migliori (l'unico di fama internazionale è Jean Tigana, storico avversario di Stielike in una delle partite più belle di tutti i tempi: ovviamente a Spagna 1982, quel Germania Ovest-Francia che ha folgorato una generazione) dal punto di vista tecnico, ma non gli ha perdonato di avere abbandonato la nazionale nelle mani del suo secondo Gerard Gili, che peraltro l'aveva condotta fino alla semifinale poi persa contro l'Egitto degli animali sacrificati. Di sicuro c'è bisogno del grosso nome, dopo Henry Michel, che era arrivato alla finale di Coppa d'Africa nel 2006 e alla fase finale del Mondiale, e appunto Stielike. Credibile Tigana, non inflazionato come altri bolsi giramondo ma forse poco umile per calarsi nella parte del c.t africano senza arie da colonizzatore. Se il Trap avesse aspettato qualche mese adesso avrebbe avuto in mano una squadra perfetta per il suo ultimo hurrah. Altro che l'Eire...Tornando a Stielike, l'ex libero di Gladbach, Real e Xamax (nel crepuscolo svizzero giocò anche qualche partita da rifinitore) l'ha presa malissimo. Al di là del fatto che il mese di assenza fosse dovuto al ricovero per un trapianto del figlio Michael, poi purtroppo morto, Stielike godeva del rispetto assoluto dei giocatori e con loro stava già impostando i piani per Sudafrica 2010. Peccato.
L'allenatore tedesco continua comunque a piacere, anche nei paesi che di sicuro non hanno mai potuto vedere 'L'allenatore Wulff', memorabile serie tv ambientata nella Bundesliga trasmessa dalla tivù svizzera dei tempi che furono e che faremmo di tutto per rivedere. Uno di quelli che avrà il compito più difficile sarà di sicuro Reinhold Fanz, da poco entrato in carica come c.t. di Cuba, la cui unica partecipazione ad una fase finale risale a Francia 1938: vittoria negli ottavi con la Romania, prima di essere arrotati nei quarti dalla Svezia di Wetterstroem e Keller. Il curriculum del 54enne Fanz non è oviamente scintillante: ha guidato l'Hannover in tempi per l'Hannover grigi ed in tempi più recenti il Karlsruher nella Bundesliga 2, senza lasciare grossi segni. L'obiettivo è quello di tutti: per raggiungerlo con una squadra dal valore misterioso ma capace di guizzi (eroica la sconfitta per 2 a 1 contro il Messico nella Gold Cup 2007) a giugno dovrà superare le doppie sfide con Antigua & Barbuda (è una squadra sola). Impresa possibile, per accedere ad un girone a quattro, dove bisognerà classificarsi secondi per andare nel girone per così dire finale della CONCACAF, quello a sei. Abbiamo letto un'intervista di Fanz sul sito della FIFA, in cui l'allenatore nativo di Mannheim parla di stage in Austria e cose del genere, però non bisogna dimenticare i recenti fatti di Tampa (Florida), quando sette giocatori della nazionale olimpica hanno salutato tutti. Ma niente è più come una volta, nemmeno la famiglia Castro.

L'inclusione di Alex Del Piero nell'album Panini di Euro 2008 ha acceso il dibattito sulla possibile ma non certo probabile convocazione di Donadoni, però di sicuro non è una novità che la Panini sia costretta a scommettere su certi personaggi: problemi di stampa e distribuzione, senza contare il marketing (non si può uscire troppo a ridosso della manifestazione), sia nell'era artigianale dei fratelli edicolanti modenesi sia in questa della multinazionale. Da fedelissimi delle collezioni dei grandi eventi, senza più amici con cui fare scambi (per Germania 2006 ci siamo piegati alla richiesta delle mancanti alla casa madre, cosa mai fatta nei trentadue anni precedenti) potremmo citare a memoria le scommesse perse sulla nazionale azzurra nelle grandi manifestazioni: fra le collezioni più sfortunate senz'altro quelle di Usa 1994, (figurine di Panucci, Eranio, Mancini e...Silenzi!) e Francia 1998 (cinque presenti-assenti: Peruzzi, Ferrara, Ravanelli, Casiraghi, Zola), ma ogni anno ha le sue curiosità: su tutte la coppia del gol Pruzzo-Bettega del 1982. Al di là delle scelte della Panini, se parliamo di continuità e non di colpi di classe Del Piero sta giocando come non faceva dal 1998 e Donadoni non avrebbe umanamente niente in contrario alla sua convocazione. Dipenderà fondamentalmente, come ha già scritto Paolo Ziliani, dalla volontà o meno di aggiungere un difensore (Chiellini) o un attaccante alla rosa. La sua storia, già luminosa (World Soccer, l'unica rivista a cui siamo abbonati, lo ha messo al sessantesimo posto nella classifica dei campioni del ventesimo secolo: prima di lui, fra gli italiani, solo Baggio, Baresi, Maldini, Meazza, Paolo Rossi e Zoff), non è comunque ancora finita: non occorre l'effetto Connors per rendersene conto.
stefano@indiscreto.it (appuntamento a giovedì 24 aprile 2008)

mercoledì 16 aprile 2008

Unicredit sempre più presente nel calcio

Liberomercato 16 aprile 2008 pagina 10

Intreccio club-istituti

I doppi incarichi degli sceriffi del calcio italiano

Cesare Bisoni, numero uno Covisoc, è anche
vicepresidente di Unicredit Private Banking

Marco Liguori
Qual è il legame che unisce l’Unicredit alla Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche? In apparenza nessuno: invece un nesso c’è e riguarda il presidente della Covisoc, Cesare Bisoni, riconfermato nell’ottobre 2007 dal consiglio federale Figc dopo la sua prima nomina risalente al 20 novembre 2003. Egli è anche presidente della Commissione di primo grado delle licenze Uefa: sono un requisito obbligatorio per le squadre di serie A, oltre ai piazzamenti in campionato determinati dai regolamenti vigenti, per la partecipazione alla Champions League e alla Coppa Uefa. Stando alle visure della Camera di Commercio, egli è il vicepresidente e membro del comitato esecutivo di Unicredit Private Banking dal 20 aprile 2006 fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2008: quest’ultima, secondo il bilancio 2007 del gruppo bancario guidato da Alessandro Profumo, possiede interamente la Cordusio Fiduciaria. Nelle sue stanze ovattate sono custoditi alcuni misteri dell’italica pedata, come l’azionista di riferimento (al 98%) della Reggina Service, proprietaria del marchio della Reggina Calcio. Quest’ultima possiede anche 2,6 milioni di obbligazioni Unicredit, acquistate nel 2006. Cordusio Fiduciaria detiene il 33,3% della Bs Servizi, una delle due società in cima alla catena di controllo del Frosinone. Inoltre, nella relazione sulla gestione sul bilancio di Unicredit si legge che «entro la fine del primo semestre 2008» nella fiduciaria milanese sarà fusa per incorporazione Romafides. Nella fiduciaria romana è schermato il possessore del 90% della Filmauro, che controlla a sua volta integralmente il Napoli. La visura camerale di Unicredit Private Banking spiega che il consiglio di amministrazione «può delegare al comitato esecutivo poteri propri e attribuzioni ed in particolare ogni potere in materia di concessione di crediti, con facoltà di ulteriore subdelega».
In qualità di presidente della Covisoc, oltre a esercitare secondo l’art.36 dello Statuto Figc «funzioni di controllo sull’equilibrio economico finanziario e sul rispetto dei principi della corretta gestione delle società di calcio professionistiche», Bisoni ha l’obbligo di denunciare eventuali illeciti sportivi. Il dovere è imposto dall’articolo 7 del Codice di giustizia sportiva. Stando alla norma, egli dovrebbe riferire alla Procura federale Figc su comportamenti scorretti di tesserati, anche se soltanto tentati. Ad esempio dovrebbe farlo se dietro il velo, perfettamente lecito per la legge ordinaria, della Cordusio Fiduciaria si nascondesse l’ipotetico trasgressore dell’articolo 16 delle Norme organizzative interne federali, in cui si stabilisce che «non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale». Questa la sanzione prevista per le società nel Codice di giustizia sportiva per la violazione di questa disposizione: almeno due punti di penalizzazione e l’ammenda da 10mila a 50mila euro.
Le visure della Camera di Commercio riportano l’esistenza di intrecci bancari anche per tre membri della Covisoc e della Commissione I grado licenze Uefa. Marco Cardia, figlio del presidente Consob, è anche consigliere di amministrazione della Cassa di Risparmio della provincia di Viterbo che fa parte del gruppo Intesa Sanpaolo: è anche socio al 98% e procuratore della società immobiliare Emmeci Consult. Bruno Rossignoli è presidente della Intesa Sec Npl, società di cartolarizzazione crediti posseduta al 60% da Intesa Sanpaolo e al 40% dall’olandese Stichting Viridis. Domenico De Leo è sindaco di Unicredit Banca: inoltre ricopre anche l’incarico di consigliere della Lbo Italia Investimenti, società finanziaria controllata al 100% da Europe Capital Partners V. Quest’ultima, secondo il Journal Officiel del Lussemburgo, è posseduta dalla Europe Capital Partners V Lp con sede ad Hamilton, capitale delle Bermuda.

La favola gialloblù a rischio

Liberomercato 16 aprile 2008 pagina 10

Bilancio in bilico

L’Hellas Verona davanti al bivio
tra fallimento e nuova proprietà

«In mancanza della certezza della ricostituzione ed adeguamento del capitale sociale per sostenere finanziariamente la gestione, si ritiene non esistano i ragionevoli presupposti di continuità aziendale». Questa frase della relazione del collegio sindacale al bilancio 2006/07, redatta lo scorso 18 gennaio dai tre membri da tempo dimissionari e sostituiti dall’assemblea dei soci il 15 febbraio scorso, testimonia lo stato di gravissima difficoltà in cui versa l’Hellas Verona, retrocesso in C1 nella scorsa stagione. La società scaligera, campione d’Italia nel 1984/85, rischia quindi di diventare l’ennesima vittima eccellente dell’era del calcio a scopo di lucro. Il collegio conclude affermando che «non è in grado di esprimere un giudizio sul bilancio di esercizio della vostra società alla data del 30 giugno 2007». Nella relazione è spiegato che il Verona, nonostante l’utile di 1,1 milioni di euro, «in considerazione delle perdite accumulate nei precedenti esercizi, si trova nelle condizioni previste dall’articolo 2446 del Codice Civile, avendo le perdite accumulate raggiunto il limite del terzo del capitale sociale». La situazione è grave nonostante la controllante Arilicense, posseduta dall’amministratore unico Pietro Arvedi d’Emilei, abbia provveduto alla parziale riduzione del passivo pregresso per 2,13 milioni. Arvedi ha percepito un compenso di 42.833 euro: il direttore generale ha ottenuto 41.335 euro.
Lo stato patrimoniale presenta crediti per 10,3 milioni e debiti per 12,4 milioni: tra questi, si segnalano 3,99 milioni dovuti alle banche, di cui 3,4 milioni a Unicredit Banca d’Impresa (+1,9 milioni sul 2006/07). In aumento da 195mila a 464mila le somme dovute al fisco: nella relazione sulla gestione si evidenzia la notifica dall’Agenzia delle Entrate di «avvisi di accertamento e irrogazione sanzioni volte al recupero a tassazione Irap delle plusvalenze da vendita calciatori per gli esercizi al 30 giugno 2002, 2003 e 2004». Il Verona ha incaricato un professionista per «proporre atto di adesione e/o ricorso tributario». Nella relazione si accenna anche al «saldo negativo di euro 0,6 milioni» della «gestione finanziaria vera e propria» dovuta «esclusivamente al ricorso al mercato bancario e all’accantonamento a fronte della perdita insita nel contratto derivato Irs». Quest’ultimo fu sottoscritto con Unicredit ed è stato rinegoziato nel corso di maggio «con l’obiettivo di contenere in via definitiva il rischio delle potenziali passività».
Ma. Lig.
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il pallone in confusione

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