Ricerca personalizzata

lunedì 4 agosto 2008

Il Vllaznia Scutari si presenta al Napoli

La squadra albanese, che incontrerà gli azzurri il 14 e 28 agosto, ha tre nazionali: la punta Sinani è il vicecapocannoniere dello scorso campionato

Il Klubi Sportiv Vllaznia è la squadra di Scutari (in lingua albanese Shkodër) fondata nel 1919 con il nome di KS Bashkimi Scutari, milita nella Kategoria Superiore (la serie A albanese). Vanta un palmarès nazionale di tutto rispetto: nove scudetti (l’ultimo nel 2001), due supercoppe (1998 e 2001) e sei coppe d’Albania. L’ultima di esse è stata conquistata nella stagione appena trascorsa, dopo un’attesa di ben 21 anni, e ha permesso alla squadra rossoblù di partecipare alla Coppa Uefa e di incontrare il Napoli al secondo turno preliminare, dopo aver eliminato il Koper (Capodistria in italiano) vincendo 2-1 in Slovenia e pareggiando 0-0 in casa. Il Vllaznia, giunto al settimo posto nell’ultimo campionato 2007/08, gioca nello stadio “Loro Boriçi” di 16mila spettatori: il nome deriva da un suo celebre calciatore degli anni ’40 e ’50, che ha militato anche nella Lazio dal 1941 al 1943, anni in cui l’Albania era occupata dagli italiani.

Come gioca
Il prossimo avversario del Napoli è una squadra praticamente autarchica. Su una rosa di 24 calciatori, soltanto quattro sono stranieri: l’anno scorso erano due. Tre sono arrivati nella campagna acquisti estiva. Essi sono il difensore croato Marko Basic (prelevato dal Zrinjski Mostar), il centrocampista del Kosovo (regione autonoma della Serbia) Illir Nallbani (dall’Elbasani), e l’attaccante ceco Miroslav Kousal (dal Kladno). L’ultimo calciatore non albanese è il centrocampista Delain Sasa (ex Bayer Leverkusen), proveniente dalla Repubblica democratica del Congo.
L’allenatore è il cinquantunenne Agim Canaj che ha un figlio d’arte, Lorik, che gioca nella squadra francese del Marsiglia. La squadra è schierata solitamente con un 4-4-2 che agisce molto bene in contropiede, ispirati da Amarildo Belisha, giocatore dai “piedi buoni” che sa lanciare gli attaccanti con passaggi smarcanti a centrocampo. Non a caso i due gol segnati dall’attaccante Xhevair Sukhaj contro il Koper sono nati da azioni di rimessa.
A proposito della stella della nazionale Under 21 albanese, Tuttonapoli.net ha dato la notizia “bomba” della sua cessione al Gençlerbirligi, militante nella massima divisione della Turchia, avvenuta proprio il giorno del sorteggio Uefa. Al momento, non si conosce la cifra con cui Sukhaj, inseguito peraltro da alcune squadre europee, sia stato venduto: probabilmente sarà consistente, visto che il Vllaznia, come del resto la maggior parte delle società albanesi, non naviga nell’oro. In due stagioni al Vllaznia, Sukhaj ha disputato 59 partite tra campionato e coppa nazionale, realizzando 18 reti. Per sostituirlo, Canaj potrà utilizzare Vioresin Sinani, che è titolare nella nazionale albanese: nella scorsa stagione è stato il secondo miglior cannoniere del campionato con 12 gol, con un solo gol in meno del vincitore Pero Pejic della Dinamo Tirana, la “Juventus” d’Albania. Al suo fianco in attacco potrebbe esserci il nuovo promettente acquisto dal Flamurtari Vlore, Nevian Cani.
Anche a motivi economici dovrebbe essere ricondotta il recente passaggio del forte difensore di fascia destra Admir Teli all’Alki Larnaca di Cipro. Nel reparto difensivo si segnala il centrale ventottenne Elvin Beqiri, che oltre a giocare in nazionale possiede una consistente esperienza internazionale: ha giocato a lungo in Ucraina, nell’Arsenal Kiev, nel Metalurg Donetsk, e in Israele nel Maccabi Tel Aviv. Nella nazionale under 21 milita il portiere titolare Olsi Bishani.
Canaj a volte muta la manovra con un 4-4-1-1, con Albert Kaçi oppure proprio con Belisha a sostegno dell’unica punta. In questo caso, risultano insidiosi i cross dalle fasce dei due cursori di centrocampo Safet Osja e Gilman Lika. Ad ogni modo, il Napoli dovrà temere soprattutto nella partita d’andata del 14 agosto a Scutari la buona tenuta fisica del Vllaznia, che potrebbe mettere in difficoltà gli azzurri. Da non trascurare l’età media degli albanesi, che si aggira sui 26 anni.

I precedenti in Europa
Il Vllaznia ha partecipato 11 volte alle coppe europee: una in Coppa Coppe, tre in Champions League, quattro in Coppa Uefa (compresa l’attuale partecipazione), e due in Intertoto. Non ha mai incontrato una formazione italiana.
La prima partecipazione alle coppe fu nella stagione 1978/79 in Coppa dei Campioni: la squadra albanese sconfisse 2-0 in casa l’Austria Vienna (che arrivò in semifinale), ma al ritorno fu eliminata con un sonoro 4-1. Il Vllaznia ha ottenuto la qualificazione al secondo turno solo tre volte, oltre a quella di quest’anno. La prima fu nella stagione 2001/2002 della Champions League: dopo aver eliminato gli islandesi del Kr Reykjavik (1-0, 1-2) fu sconfitta dalla formazione turca del Galatasaray (1-4, 0-2). La qualificazione al secondo turno avvenne nelle edizioni 2004 e 2007 dell’Intertoto: nella prima superò gli israeliani dell’Hapoel Beer Sheva (1-2, 3-0) per poi essere sbattuta fuori dai croati dello Slaven Belupo (1-0, 0-2). L’anno scorso il Vlaznia eliminò a sorpresa (1-0, 1-2) lo Zagabria, una delle formazioni più titolate della Croazia: disastrosa l’esclusione contro i turchi del Trabzonspor (0-4, 0-6).
La vincente tra Napoli e Vllaznia disputerà il primo turno della Coppa Uefa: andata 18 settembre, ritorno 2 ottobre. La competizione è una vera gara di resistenza: i vincitori parteciperanno alla successiva fase a gironi.

Dove si trova Scutari
La cittadina è situata nella zona nord-ovest del “paese delle aquile” (traduzione letterale italiana del nome albanese “Squiperia” della nazione illirica) non lontano dal confine con il Montenegro. Per i tifosi napoletani che desiderassero recarsi, l’ideale sarebbe soggiornarvi qualche giorno prima della partita: oltre agli eventuali voli charter organizzati verso la capitale Tirana con trasferimento in autobus, c’è anche il passaggio in traghetto da Brindisi al porto albanese di Valona con auto al seguito. Quest'ultimo è il collegamento via mare più vicino: ce ne sono altri anche da Bari e Ancona. 
Scutari sorge sulle sponde dell’omonimo lago, il più grande dei Balcani con i suoi 370 chilometri quadrati, e nelle vicinanze dei fiumi Kir, Drin e Buna. Presenta un paesaggio molto bello e caratteristico, denso di boschi, con attorno i monti Cukal (1.722 metri), Maranaj (1.576 metri). La cittadina, che conta complessivamente oltre 82mila abitanti, sorge ai piedi della rocca fortificata fondata dai veneziani nel XV secolo che possiede ancora testimonianze d’epoca, nonostante la successiva occupazione dei turchi che la tennero fino al 1913.
Finora non è stata ancora prevista una diretta della partita dalle tv d’Albania. Nel caso in cui Vllaznia-Napoli fosse trasmessa in chiaro, i tifosi napoletani in vacanza nel Salento, e in particolare sulla costa che si affaccia sull’Adriatico, avrebbero un grande vantaggio. I canali televisivi albanesi si ricevono quasi perfettamente nella zona compresa tra San Cataldo, Otranto e Santa Maria di Leuca.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto con la citazione della fonte. Partecipate al sondaggio posto sulla colonna a sinistra “Volete il museo del Napoli?”)

Piantina della zona di Scutari (Shkodër)



Visualizzazione ingrandita della mappa

venerdì 1 agosto 2008

Un museo per il grande Napoli

Dopo il ritorno in serie A e in Coppa Uefa è giunto il momento di istituire una mostra permanente della storia della più importante squadra del Sud

Il Napoli è stato fondato il 1° agosto 1926 sotto l’egida del grande presidente Giorgio Ascarelli: ha compiuto 82 anni. Si chiamava Associazione Calcio Napoli: assunse l’attuale denominazione (Società Sportiva Calcio Napoli) nel 1964. Esattamente due anni fa ricorreva l’ottantesimo compleanno. Probabilmente a causa della militanza in serie inferiori (la squadra era fresca di promozione dalla C1 alla B) dovute alle tristi vicende del fallimento, avvenuto il 31 luglio 2004, nessuno pensò di festeggiare quell’evento particolare. Solo il presidente Aurelio De Laurentiis, che ha ricostituito la società dopo il dissesto sotto il nome di Napoli Soccer, pensò di onorare la ricorrenza riacquistando i trofei e l’antica denominazione di Ssc Napoli. Adesso la situazione è cambiata: la società azzurra è tornata trionfalmente sia in serie A, sia nelle competizioni europee, con la recente qualificazione al secondo turno preliminare di Coppa Uefa. E con un bilancio sano, ribadito dai più che positivi conti dei primi sei mesi del 2007/2008. E’ quindi giunto il momento di pensare a creare un museo sulla sua lunga e gloriosa storia, sulla falsariga di quelli celebri del Barcellona e del Manchester United. E anche dei tre attualmente esistenti in Italia: il museo sito nello stadio San Siro a Milano, quello a Grugliasco del Torino fondato e gestito dall’Associazione memoria storica granata, e la mostra “Football - L’età dei pionieri 1898-1908” organizzata dalla Fondazione Genoa, proprietaria di una quota dell’omonima società, la cui tifoseria è gemellata con quella azzurra. Essa rappresenta il primo nucleo del museo permanente della prima società di calcio nata in Italia nel 1893, che sarà inaugurato nel prossimo autunno.
Chi scrive ha visitato la mostra a Genova. In essa vi sono una serie di sale tematiche che illustrano la storia della città ligure tra la fine del ‘800 e quella del ‘900 assieme a quelle del Genoa. Il tutto corredato da antiche maglie da calcio, come la prima divisa genoana bianco-azzurra a strisce verticali, coppe, fotografie d’epoca e testimonianze filmate. Tra queste, il ricordo in una trasmissione Rai degli anni ’60 di Edoardo Pasteur (parente del chimico e biologo francese Luigi), vincitore del primo campionato italiano del 1898, che spiega che le righe del campo erano tracciate prima della gara e le porte non avevano le reti. Si può prendere spunto da questa formula: la storia di Napoli e della sua squadra sono un corpo unico. E come per il Genoa, anche la società azzurra ha un legame con il porto e l’Inghilterra. Infatti, la prima squadra che nacque nel golfo a cavallo tra il 1904 e il 1905 si chiamava Naples (il nome inglese di Napoli). Tra i suoi “papà”, riporta il sito della Ssc Napoli, oltre all’italiano Enrico Lambruschini, c’era anche un inglese, William Poths, impiegato della Cunard Line, compagnia marittima commerciale britannica che aveva gli uffici al porto. Nel 1921 ci fu la fusione con l’Internazionale, che diede vita prima all’Internaples: cinque anni dopo si trasformerà in Ac Napoli.
Sono tre i problemi per questa iniziativa. Il primo riguarda la sua costituzione giuridica: potrebbe istituita una Fondazione culturale, sul modello di quella genoana, con l’eventuale partecipazione del Comune “padrone di casa” dello stadio San Paolo. A ciò va aggiunta la scelta della sede. Trovare uno spazio abbastanza ampio per raccogliere foto, coppe, maglie e antichi cimeli probabilmente non sarà semplice: forse potrebbero essere utilizzati i locali sotterranei dello stadio “Arturo Collana” al Vomero, che fu negli anni ’50 il secondo campo di gioco della società azzurra dopo il “Vesuvio” al Rione Luzzatti, prima dell’attuale San Paolo, nato nel 1959 come “Stadio del Sole”. Il terzo problema è la ricerca storica e iconografica: occorrerà un lavoro il più possibile accurato che riguardi non solo il Napoli, ma anche la città. Occorrerà ritrovare e recuperare cimeli gloriosi, come quelli dell’«era Maradona»: una maglia col numero 10 del divino Diego della stagione 1987-88 con lo scudetto e il cerchietto della coppa Italia è esposta al museo di San Siro a Milano, il cui materiale è di proprietà del direttore Onorato Arisi. Il museo potrebbe costituire la riscoperta delle radici culturali dell’orgoglio calcistico e culturale napoletano. Ma sarebbe anche un’ottima occasione di business, necessario nell’era attuale del calcio a scopo di lucro: al termine del percorso di visita potrebbe essere inserita la vendita del merchandising. Per dare un’idea dell’importanza mostrata all’estero nei confronti dei musei calcistici, basterà riportare un dato italiano: quello di Milano tocca i 100mila visitatori annui, di cui circa 90 mila stranieri. In maggioranza sono olandesi, inglesi e giapponesi a riprova dell’attenzione dei visitatori stranieri verso queste strutture, già presenti in diversi paesi europei. Il museo azzurro potrebbe quindi offrire un’altra possibilità per il turismo del capoluogo campano.
Adesso la parola passa alla società, al Comune e soprattutto ai tifosi. Sono proprio loro che dovrebbero esprimere la loro opinione sull’eventuale istituzione del museo sulla gloriosa storia del Napoli, per cui impazziscono e soffrono durante ogni partita.
Marco Liguori
Il pallone in confusione http://marcoliguori.blogspot.com
(Riproduzione riservata, consentita soltanto con la citazione della fonte)
Partecipate al sondaggio “Volete il museo del Napoli?” collocato sulla sinistra

mercoledì 30 luglio 2008

I tre musei del calcio italiano piacciono più a inglesi e giapponesi che a noi

A Milano, Genova e Torino
Musei del calcio di club, luoghi dove pallone e cultura si incontrano. Per ora in Italia esistono solo tre strutture: all’estero (come in Spagna e Inghilterra) sono molto più numerose. Il primo ad essere stato fondato nel 1996 è stato quello di Milano, ubicato nello stadio di San Siro dedicato a Milan e Inter. Vi sono anche “reliquie” storiche, come la maglia di Maradona del 1987-88 del Napoli con lo scudetto e il cerchietto della coppa Italia. L’altro museo è quello dedicato al Torino, sito a Grugliasco vicino al capoluogo, aperto in maggio. L’ultima è la mostra “Football l’età dei pionieri 1898-1908” inaugurata a Genova il 18 giugno: è il primo nucleo del futuro museo del Genoa. Invece, altri grandi squadre contattate da Libero (Fiorentina, Juventus, Lazio, Napoli, Roma e Sampdoria) al momento non hanno progetti per la costruzione di una struttura apposita. Nel 2009 il Bologna preparerà solo la mostra per il centenario.
Il museo di San Siro è costituito da materiale «che proviene al 99% dalla mia collezione privata» spiega il direttore Onorato Arisi, ex commercialista con il pallino del pallone. «Ho siglato un accordo con il Consorzio San Siro 2000 posseduto al 50% da Inter e Milan – prosegue Arisi – per i locali che ospitano il museo, dove c’è solo il 10% di tutti i miei cimeli». In esso c’è la storia delle due squadre milanesi, con una sala di testimonianze dei grandi club europei, come Manchester United e Real Madrid. Il museo tocca circa 100mila visitatori annui: «circa 90 mila sono stranieri, in maggioranza olandesi, inglesi e giapponesi» afferma Arisi. In inverno la struttura ospita al venerdì le scuole della Lombardia e di altre regioni in visita.
Il museo del Torino è stato fondato e gestito dall’Associazione memoria storica granata. «E’ stato progettato e allestito – spiega il presidente Domenico Beccaria – dal direttore Giampaolo Muliari: lo abbiamo realizzato con le nostre forze, senza aiuto del Torino Football club. L’iniziativa deriva dal precedente museo del Grande Torino inaugurato nel 2002 a Superga, dove precipitò l’aereo con la squadra, comprendente il periodo 1939-1949». Il 4 maggio 2007 scadeva il contratto di locazione con i Servi di Maria e la Artis Opera. «In febbraio abbiamo firmato un accordo decennale – prosegue Beccaria – con il Comune di Grugliasco per trasferire il museo a Villa Claretta Assandri: ha cambiato nome in “Museo del Grande Torino e della leggenda granata” con reperti dalla fondazione a oggi».
E da Torino si passa a Genova, dove la Fondazione Genoa (azionista della squadra) ha curato la mostra dei tempi eroici del football. La prima sala è dedicata alle foto del capoluogo ligure a cavallo tra l’800 e il ‘900. Si passa in quella dedicata alla fondazione del Genoa Cricket and Football club, la più antica squadra italiana: si può sfogliare la riproduzione virtuale del primo bilancio del 1893, chiuso con un utile di 92,75 lire. Nelle successive sono collocate le maglie genoane (la prima era a strisce bianche e celesti, poi rossoblù) e quelle di Pro Vercelli, Milan e Juventus. Vi è raccontata anche la storia di Santamaria e Sardi, due calciatori dell’Andrea Doria (l’antenata della Samp), squalificati per aver accettato denaro per il passaggio al Grifone.
Marco Liguori
Tratto dal quotidiano Libero 30 luglio 2008
(Riproduzione riservata, ammessa solo dietro citazione della fonte)

mercoledì 23 luglio 2008

Intertoto: Napoli-Panionios in pay per view su Sky Calcio

Sarà possibile acquistare il match a 10 euro

Il match Intertoto decisivo per la qualificazione al secondo turno preliminare Uefa tra Napoli e Panionos sarà trasmesso in diretta da Sky Calcio. La partita, valida per il terzo turno della competizione europea, andrà in onda sabato prossimo alle ore 20.45 in pay per view su Sky Calcio 1 (canale 251): il prepartita dalle ore 20.30. 
E' possibile acquistare la gara al costo di 10 euro: il codice di acquisto è 912912. La telecronaca di è affidata a Gianluca Di Marzio con il commento tecnico di Antonio Di Gennaro. A bordo campo ci sarà Massimo Ugolini.
Ma. Lig.

Ferretto (An): evitiamo tagli con recupero debiti società calcistiche

Secondo il consigliere della Regione Lombardia, la somma di 754 milioni va data alle forze di polizia. L'esponente politico concorde con le tesi del professor Uckmar: il fisco deve rivalersi sui campioni del pallone


Finalmente si leva una voce dalla politica che nota l'ingente stato debitorio dell'italica pedata. Il consigliere della Regione Lombardia, Silvia Ferretto Clementi, ha spiegato che «sono ben 754 i milioni di euro di debiti accumulati nel quinquennio 2000-2005 dalle società di calcio professionistiche, praticamente quanto dovrebbe essere tagliato alle forze di polizia». Ferretto ha una proposta molto semplice: «Recuperare questi 800 milioni "scarsi" di euro di debiti tributari delle societa' di calcio e destinarli alla sicurezza». L'esponente di An ricorda che «in alcuni casi, le società sono fallite e in altri sono in gravi difficoltà, ma non per questo si può pensare ad un condono. Nel primo caso ci si può affidare agli strumenti giuridici del fallimento e dell'eventuale bancarotta per gli amministratori. Negli altri, dato che in gran parte i tributi evasi sono le trattenute che le societa' calcistiche hanno effettuato sui salari dei calciatori, esiste, per legge, una responsabilita' solidale di questi ultimi». Ma cosa vuol dire ciò, tradotto dal "politichese"? «Significa - afferma la Ferretto Clementi - che ove le società non paghino, il fisco può e deve agire nei confronti dei singoli giocatori, i quali potranno, a loro volta, rivalersi nei confronti delle società inadempienti».
In sostanza, la consigliera regionale di An sottoscrive quello che ha affermato il professore Victor Uckmar in una sua intervista rilasciata lo scorso 12 dicembre a Liberomercato (http://marcoliguori.blogspot.com/2008/02/totti-e-buffon-pagate.html). E lo fa citando la suprema corte. «La Corte di Cassazione lo ha ripetutamente affermato - ha proseguito la Ferretto nel suo comunicato - il debitore principale nei confronti del Fisco è comunque sempre il percettore del reddito e non il sostituto d'imposta. Per questo - prosegue Silvia Ferretto- così come prevede la legge e come accade nel caso dei contribuenti "comuni", ai quali sono pignorati in alcuni casi persino gli strumenti di lavoro, si deve procedere nei confronti dei giocatori. Come stabilito dalla Costituzione i contribuenti sono tutti uguali davanti al Fisco e per questo non si possono usare due pesi e due misure».
Occorre quindi recuperare l'ingente somma del debito fiscale delle società fiscale per impiegarlo per l'operato delle forze di polizia. «E' evidente - conclude Ferretto - che prima di toccare un settore così delicato e già fortemente penalizzato, come dimostrato anche da uno studio dell'UGL secondo il quale il 61% di chi lavora nel settore della sicurezza vive con meno di 1.200 euro al mese e l'81% di loro si è indebitato per acquistare beni di consumo, occorre impegnarsi per recuperare quei debiti mai pagati che permetterebbero di non toccare i fondi per la sicurezza».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile con la citazione della fonte)

Il Toro va in perdita? E Cairo diminuisce il capitale sociale

Fonte Affari Italiani 
«Evidenziamo che, in considerazione delle perdite cumulate al 31 dicembre 2007, lo sviluppo e la continuità aziendale dipendono anche dal mantenimento di un adeguato supporto finanziario che è stato assicurato dagli azionisti». Questa osservazione della società di revisione Bdo Scelsi Farina è contenuta nella relazione che accompagna l’ultimo bilancio della squadra granata (coincidente con l’anno solare poiché ha aderito alla normativa sul consolidato fiscale) depositato in Camera di Commercio. Infatti, il Torino ha chiuso il 2007 con una perdita di 3,89 milioni di euro: -3,84 milioni nel 2006. Lo stato debitorio ha superato i crediti per 24,2 milioni. Riguardo ai 38,5 milioni di debiti (+133,6%), si segnalano 20,21 milioni nei confronti di società calcistiche:17,9 milioni sono per il calciomercato, ma garantiti da fidejussioni. Vi sono anche 5,9 milioni costituiti da anticipazioni elargite da Italease Factorit per cessione contratti diritti televisivi: in aumento le somme dovute al fisco da 1,8 a 2,7 milioni. Occorre tenere presente nel raffronto che i primi sei mesi del 2006 il Torino era in Serie B: in giugno la società fu promossa nella massima serie.A causa del “rosso” dell’ultimo esercizio e di quelli cumulati in precedenza, pari a 5,22 milioni, la squadra di Urbano Cairo era nelle condizioni previste dall’articolo 2446 del Codice Civile: il capitale sociale è diminuito di oltre un terzo. Il 28 aprile scorso, stando al verbale di assemblea, i soci lo hanno ridotto «in proporzione alle perdite accertate» da 10 milioni a 883.400 euro. Nella bilancio si sottolinea che «alla data di chiusura dell’esercizio il patrimonio netto non include alcuna riserva utilizzabile per aumenti di capitale sociale, per copertura perdite o per la distribuzione ai soci». Nella stessa seduta è stato provveduto anche al rinnovo del consiglio di amministrazione: sono stati confermati otto membri su nove. Stando alla visura storica camerale, l’amministratore delegato Stefano Antonelli ha presentato le dimissioni il 19 giugno scorso: per il suo incarico da giugno a dicembre ha percepito un compenso di 316mila euro. Gli altri consiglieri e il presidente Cairo hanno ottenuto 2mila euro a testa. L’assemblea ha ridotto l’ammontare dei compensi agli otto amministratori, da 332mila a 9mila. 
Il conto economico presenta il valore della produzione pari a 27,54 milioni (+43,4%) e costi per 51,56 milioni (+ 32%), con uno squilibrio di 4,03 milioni (5,91 nel 2006). Tra i ricavi si segnalano l’aumento degli abbonamenti (+23,14%) e il decremento dei biglietti (-8,26%). Boom per i proventi radiotelevisivi che hanno raggiunto i 25,2 milioni dai precedenti 13,3 milioni. Il Torino ha incassato 2,3 milioni (+13,1%) dalla concessionaria Cairo Pubblicità. La società possiede con la controllata da Cairo Communications (quotata in Borsa) un accordo di concessione per la vendita degli spazi pubblicitari a bordo campo. Esso prevede la retrocessione ai granata dell’85% dei ricavi e una commissione del 2% alla concessionaria per i contratti stipulati direttamente dal Torino: nel 2007 è stata di 127mila euro. Identico al 2006 l’introito per la sponsorizzazione di Cairo Editore:100mila euro. Con Cairo Communication risulta un’uscita di 48mila euro per servizi amministrativi. 
I costi più elevati sono rappresentati, come per tutte le società di calcio, dagli stipendi: l’anno scorso hanno toccato i 27,84 milioni, con un robusto incremento del 29,4%. Circa 23 milioni sono stati destinati al pagamento dei tesserati della prima squadra. Nella nota integrativa è sottolineato che «nel corso dell’esercizio sono stati conclusi con alcuni componenti dello staff tecnico esonerati accordi per la risoluzione consensuale di rapporto di lavoro che hanno gravato sul conto economico dell’esercizio per complessivi euro 2,9 milioni». Probabilmente in questo importo potrebbe anche essere inclusa una cifra per l’allenatore Alberto Zaccheroni, esonerato nel febbraio dell’anno scorso. L’altra voce che grava sui costi del Toro riguarda gli ammortamenti, pari a 7,06 milioni (3,4 nel 2006): 5,9 milioni (2,7 milioni) sono stati accantonati per i diritti alle prestazioni dei calciatori, comunemente indicati come “cartellini”.
Marco Liguori

lunedì 21 luglio 2008

Sampdoria, bilancio in rosso. E scoppia il caso della palazzine della sede sociale...

Pubblicato il 21 luglio 2008 su Affari Italiani (http://www.affaritaliani.it/sport/sampdoriabilancio210708.html)

Di Marco Liguori

La Sampdoria ha chiuso in rosso il bilancio al 31 dicembre 2007. La società genovese controllata dalla Sampdoria Holding, a sua volta posseduta dalla San Quirico (controllante della Erg della famiglia Garrone), ha conseguito un "rosso" di 3,3 milioni (utile di 115mila nel 2006). Stando alla relazione sulla gestione della Holding, essa "ha erogato versamenti in conto capitale e copertura perdite alla Uc Sampdoria per euro 3,370mila e pagamenti per quote debito per euro 2,0 milioni". Nel bilancio 2007 della Sampdoria Holding (risultato in perdita per 8,3 milioni), si nota il mutuo contratto per l'acquisto dei locali uso ufficio di Corte Lambruschini a Genova. Essi furono acquistati nel luglio 2003, assieme a un'area edificabile per complessivi 1,68 milioni, e forniscono un reddito alla società: sono stati concessi in locazione alla controllata Uc Sampdoria che paga una somma di 100mila euro annui.
Sull'immobile è stato contratto un mutuo fondiario ventennale di 1,3 milioni, pari al suo valore, con il Banco di San Giorgio (posseduto al 91% da Ubi Banca) ed è stato sottoposto a garanzia ipotecaria. La Sampdoria Holding ha anche ottenuto dall'istituto genovese una linea di credito di 5 milioni: nello scorso gennaio ha avuto dalla Popolare di Sondrio un finanziamento sino a 5 milioni con scadenza al luglio 2012 con rimborso a quote costanti. Ma le visure della Camera di Commercio riportano che tra Sampdoria Holding, Uc Sampdoria e Banco di San Giorgio esiste un legame. Esso è rappresentato da Riccardo Garrone, che è contemporaneamente presidente delle due aziende e del Banco. Secondo la visura storica della banca genovese, risulta iscritta la sua nomina a presidente e membro del comitato esecutivo dal 7 giugno 2000: incarico che gli è stato rinnovato nel 2003, nel 2006 e che ricopre tuttora. Stando sempre alla visura del Banco, Garrone può "concedere fidi a clientela ordinaria, per cassa o di firma, senza garanzie reali fino ad euro 5.000.000, concedere affidamenti, assistiti da garanzia di istituzioni creditizie o da pegno su titoli di stato e/o stanziabili, senza limiti di importo".
La visura specifica che il presidente può "concedere fidi a clientela ordinaria di natura ipotecaria, della durata massima di 30 anni, assistiti da ipoteca di primo grado, fino a euro 5.000.000". Inoltre, egli ha "per i fidi di propria competenza ogni potere relativo ad iscrizioni, trascrizioni e cancellazioni di privilegi ed a qualunque altra formalità presso la conservatoria dei registri immobiliari". Tra la controllata e la controllante blucerchiata c'è anche un altro rapporto: il lease back sui marchi della squadra che dura fino al luglio 2011.
Questi sono stati ceduti nel 2005 alla Selma Bipiemme (gruppo Mediobanca), con diritto di sfruttamento da parte della Holding: l'operazione ha generato una plusvalenza di 6,5 milioni. Nel novembre 2007 è stato ridefinito il canone periodico in 758mila euro: il valore di riscatto dei marchi del Doria è stato incrementato da 250mila a 4,3 milioni oltre Iva. La nota integrativa del bilancio della Holding specifica che le rate 2007 del lease back sono state pagate con il realizzo di 95mila euro delle quote dei fondi Bpm Visconteo e Bpm Monetario. Sui compensi degli amministratori di Sampdoria Holding con "particolari incarichi operativi", la nota integrativa riporta che sono stati "attribuiti e corrisposti per complessivi euro 194.346". Tra essi dovrebbe essere compresa anche la cifra erogata all'amministratore delegato Giuseppe Marotta (dal 30 gennaio semplice consigliere), che per l'analogo incarico nell'Uc Sampdoria ha percepito 458mila euro.
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

Si prega di non intasare le caselle di posta elettronica con spam pubblicitario e di altro tipo (come appelli politici). Questo sito tratta solo di calcio, finanza del calcio e di argomenti affini. Ogni abuso sarà punito.

Le foto presenti su "il pallone in confusione" sono state in gran parte prese da siti Internet: dovrebbero essere di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono segnalarlo a uno dei due indirizzi email sopra indicati