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mercoledì 22 ottobre 2008

Il calcio in borsa? Un affare in perdita per i tifosi-azionisti

Dall’anno di quotazione i titoli Lazio hanno perso quasi il 100% del proprio valore, quelli della Roma l’85% mentre quelli della Juventus “appena” il 73%. Le società soffrono di mancanza di patrimonializzazione: soprattutto dell’assenza di un patrimonio immobiliare

E’ tempo di assemblee di approvazione dei bilanci per le tre società di calcio quotate in borsa. Aprirà le danze il 27 ottobre la Lazio: in mancanza del numero legale si andrà il 26 novembre in seconda convocazione. Seguirà il 28 ottobre l’assise della Juventus, mentre quella della Roma è prevista per il 29 ottobre: è stata prevista l’eventuale seconda convocazione, per il prossimo 11 novembre.
Tirando le somme, il pallone a Piazza Affari è un affare in totale perdita. Ciò lo si può evincere con un semplice ragionamento. Si può ipotizzare che i possessori di titoli delle tre squadre presenti a Piazza Affari, Juventus, Lazio e Roma, siano “cassettisti”, ossia piccoli azionisti fedeli che custodiscono gelosamente i propri titoli. Quindi, ciascuno di loro li detiene dal collocamento sul listino: e qui arrivano le dolenti note. I sostenitori della società di Claudio Lotito hanno subito la perdita maggiore del proprio capitale iniziale per azione (5900 lire, pari a circa 3,05 euro) tra tutte dalla data di avvio delle contrattazioni, ossia dall’8 maggio 1998, sino a oggi (prezzo 0,38 euro): - 99,86%. Nella disastrosa variazione percentuale sono stati inclusi i quattro aumenti di capitale e il raggruppamento azionario succedutisi in dieci anni, a cui i tifosi biancocelesti hanno sicuramente aderito.
Se la sponda laziale del Tevere piange, i sostenitori di quella giallorossa non ridono. La Roma fu quotata a Piazza Affari il 23 maggio del 2000 al prezzo di 5,50 euro. Sino ad oggi, gli azionisti-tifosi si sono visti erodere l’85% del valore iniziale: un titolo vale 0,6325 euro. Sicuramente anche essi, come i loro cugini biancocelesti, hanno aderito all’aumento di capitale del luglio 2004, che prevedeva sette azioni ogni due possedute.
E arriviamo alla Juventus, i cui azionisti hanno perduto “soltanto” il 73% dal valore di 3,7 euro della quotazione avvenuta il 20 dicembre 2001 (prezzo odierno: 0,7920 euro). Essi avranno sicuramente aderito all’aumento di capitale da 104,8 milioni del maggio 2007. I tifosi detentori dei titoli sono completamente insoddisfatti dell’andamento borsistico e della gestione del nuovo cda: sui forum si vuole chiedere le loro dimissioni in assemblea, che si preannuncia al calor bianco. Ma c’è chi ha lautamente guadagnato dall’operazione di collocamento, oltre naturalmente all'Ifil azionista di maggioranza della squadra di corso Galileo Ferraris. Fu un affare per l’ex amministratore delegato Antonio Giraudo, che aveva comprato 1.600.000 azioni nel novembre 2001 al prezzo di 0,21 euro per rivenderle tutte il mese dopo al prezzo di collocamento, con una plusvalenza immediata di circa 5,58 milioni di euro. Il mese successivo ne aveva comprate 4.380.100: ma le aveva acquistate al prezzo del diritto di opzione a lui riservato, sempre a 0,21 euro, spendendo poco meno di 920mila euro. Analoga facilitazione era stata riservata agli altri due membri del consiglio di amministrazione con deleghe operative, l’allora vicepresidente Roberto Bettega e l’ex consigliere e direttore generale Luciano Moggi. Entrambi avevano ottenuto ed esercitato tra il luglio e il dicembre 2002 il diritto di acquistare 347.525 azioni a 0,21 euro ognuna: ciascuno dei due dirigenti aveva speso 72.980,25 euro. Cifra più che sopportabile visto che Bettega aveva percepito nel 2002/03 1,404 milioni lordi, mentre Moggi 2,429 milioni (sempre lordi).
Ma quali sono i motivi della debacle che si sono ritrovati i tifosi in portafoglio? Sicuramente dal fatto che sinora queste società non possiedono altri beni se non i diritti alle prestazioni (comunemente detti “cartellini”) dei propri giocatori. Mancano del tutto gli immobili per dare un valore più cospicuo al proprio patrimonio e una maggiore appetibilità in borsa. A ciò bisogna aggiungere i problemi debitori di Roma e Lazio, in modo particolare quelli tributari. La Juve ha solo in parte realizzato i suoi progetti resi noti nel prospetto di quotazione. Entro i prossimi mesi partiranno i lavori per la trasformazione dello Stadio Delle Alpi con annesso centro commerciale. Bisogna ricordare che l’impianto fu ceduto per 99 anni in diritto di superficie dal Comune di Torino alla società bianconera per 25 milioni. Ripartendo questo valore sui 54mila metri quadrati circa di superficie interessata alla trasformazione edilizia, il prezzo scende alla modica cifra di 4,68 euro. Invece, la Vecchia Signora ha ceduto la Campi di Vinovo, titolare dei terreni tra le città di Vinovo e Nichelino su cui sorgerà il parco commerciale “Mondo Juve” (la cui realizzazione era indicata nel prospeto di quotazione), alla Costruzioni Generali Gilardi tramite l’esercizio di opzione di acquisto da parte di quest’ultima. Madama ha anche venduto alla sua ex controllata il ramo d’azienda avente a oggetto i contratti e le attività dello stesso centro commerciale. L’operazione, stando a quanto dichiarato nel bilancio 2007/2008 dovrebbe avere un effetto finanziario positivo per 23,5 milioni in sei esercizi: ossia circa quattro milioni per ciascuno. Una plusvalenza (ossia una componente straordinaria) che servirà essenzialmente a mitigare le perdite finali: quella al 30 giugno scorso era di 20,8 milioni.
Considerati gli scarsi risultati per i piccoli azionisti delle squadre quotate, vale la pena di ricordare la frase pronunciata alcuni anni fa dal principe dei tributaristi italiani, Victor Uckmar, in passato presidente della Covisoc: «Da tempo ho proposto che sulle azioni delle società di calcio occorrerebbe stampigliare la scritta questi titoli sono sconsigliati alle vedove, ai pensionati e agli orfani».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

martedì 21 ottobre 2008

De Laurentiis: «Il San Paolo e Reja non si toccano»

Intervista del presidente azzurro a "Napolimagazine.com": «Il Napoli deve ancora crescere e deve fare tanta strada. Dobbiamo ottimizzare i nostri valori. Il vero Napoli non lo avete ancora visto nel bene e nel male»

"Bisogna parlare anche della città di Napoli. Ha ragione Berlusconi, che ha detto la pura verità: Napoli è una città viva e vivace. Tutti quanti la vorrebbero morta ed invece ha un'energia incredibile. Ora si deve creare un network per far esplodere la forza di questa città". Lo ha detto a "Napoli Magazine" il presidente dei partenopei Aurelio De Laurentiis dopo essere intervenuto all'Assemblea degli Industriali di Napoli a Città della Scienza. Poi parla di calcio: "Il Napoli? Quando faccio una scelta, la faccio credendoci. Dedicandomi ad una cosa con tutte le mie forze, e difficile che poi fallisca. Io lavoro con amore e perseveranza. Se si lavora con serietà, e si ama il proprio il lavoro, i risultati prima o poi arrivano. Se non si lavora con convinzione e meglio abbandonare. Non ho parlato di Luciano Moggi, ma di Calciopoli. E evidente che, quando sono arrivato nel calcio quattro anni fa, c'e stato un putiferio. Non conoscevo l'ambiente. Voler dimenticare ciò che e successo quattro anni fa lo trovo ridicolo. E come una donna di strada che si vergogna del proprio mestiere. Da quell'esperienza lì, bisogna ripartire. Nella vita non si devono ripetere gli errori del passato. La mia era stata solo una battuta che voleva riqualificare la valenza dello sport. Non volevo offendere nessuno. Io credo nei valori dello sport ed ho voluto sottolinearlo. Quando noi riusciamo ad unire sport e impresa si fa qualcosa di importante per i giovani. Il segreto di questo Napoli è lavorare a testa bassa. Non a caso abbiamo tenuto a lungo il silenzio stampa". "Ho ammirato Pierpaolo Marino quando ha parlato di formazione operaia - continua De Laurentiis - perche si lavorava senza riflettori puntati addosso. Sport sul campo ed impresa fuori dal campo: così nasce un successo. Napoli già grande? Il Napoli deve ancora crescere e deve fare tanta strada. Dobbiamo ottimizzare i nostri valori. Il vero Napoli non lo avete ancora visto nel bene e nel male. Possono verificarsi degli incidenti, che non devono però far gridare al dramma. E anche vero che non ci vuole eccessiva euforia se ci sono i risultati. Il Napoli bisogna accompagnarlo con grande affetto. I ragazzi ce la stanno mettendo tutta per guadagnarsi l'affetto dei tifosi. La Champions? Non ci penso. In questo momento sono concentrato sul prossimo impegno con la Lazio, sarà una partita tosta. Troveremo una Lazio delusa, che vorrà riscattarsi e dimostrare di essere una grande squadra. Poi incontreremo la Reggina e nel mese di novembre troveremo due grandi protagoniste come Inter e Milan. Per questo dobbiamo essere concentrati".
"Conosco Berlusconi da tantissimo tempo - continua il presidente -: non ci ho pensato proprio di parlargli da esponente di una squadra di calcio ad esponente di un'altra squadra di calcio. Gli ho parlato di cinema. Lui invece mi ha parlato di calcio, quando mi ha salutato. Mi ha detto: bello, bravo ed interessante quel Lavezzi. Questo non significa niente però, perché Berlusconi è un gentiluomo. Non fa mai degli affondi pirateschi". "Un nuovo stadio a Napoli? Non è possibile. Sarebbe come togliere il Vesuvio dalla posizione in cui si trova - continua il presidente del Napoli -. Per me il boato del San Paolo è un segnale per tutta la città. E' un segnale che scomparirebbe se spostassimo altrove lo stadio. Ho controllato ed intorno alla città non ci sono spazi migliori di Fuorigrotta, per questo dovremmo andare a posizionare lo stadio a molti km di distanza dalla città. Questo andrebbe a scontentare i tifosi e, dato che non voglio fare nulla che non sia in sintonia con i napoletani, per il momento lo stadio e il San Paolo. Ora cercheremo di promuovere delle modifiche dell'impianto, per renderlo migliore". E ancora. I complimenti di Lippi a Reja? "Lo ringrazio. Io però mi sono rotto le scatole su questo discorso che fanno alcuni su Reja. Ricordate tutti la sconfitta nella finale play off in C1 contro l'Avellino. Tornai all'Albergo Vesuvio con Pierpaolo Marino molto mortificato di questo insuccesso, perche Marino in quel momento aveva messo in discussione la sua carriera all'Udinese per venire a Napoli e forse pensava che De Laurentiis si sarebbe rotto le scatole ed avrebbe dato un calcio a tutti e se ne sarebbe andato. La prima cosa che dissi, invece, fu: fatemi venire Reja, che non voleva assolutamente riprendere le redini della squadra perche era mortificatissimo per quella sconfitta. A Reja dissi: tu continui, faremo un altro anno di serie C, e da quell'istante siamo ripartiti da quella conferenza stampa al Vesuvio. Ho voluto precisarlo perche ogni tanto si mette in dubbio Reja e si scrive che l'amore c'è soltanto tra De Laurentiis e Marino e non tra De Laurentiis e Reja. Io ho confermato Reja un secondo dopo la sconfitta nella finale play off con l'Avellino, questa è la realtà dei fatti. Il mio rapporto con Reja e di stima ed affetto totale; Reja fa parte ormai, anche lui, della mia famiglia. Punto e basta".
Fonte: Agi/Italpress

Genoa: Perelli messo subito fuori rosa

Il Genoa ha messo subito fuori rosa il giovane attaccante Matteo Perelli, risultato positivo a un metabolita della cannabis al test antidoping fatto dopo la gara con il Napoli, nel corso della quale il giocatore era andato in panchina. ''Il Genoa Cfc - si legge in un comunicato della società rossoblù - nell'apprendere la notizia che il giovane tesserato Matteo Perelli, classe 1989, acquisito nello scorso mese di agosto, sia risultato positivo per un metabolita della cannabis al test antidoping effettuato al termine di un incontro, pur ricordando che il giudizio è provvisorio e che il tesserato ha diritto ai test di controanalisi, comunica la decisione di allontanare lo stesso, con effetto immediato, dalla rosa della societa'''. Il Genoa ha anche fatto sapere che nell'ambito del proprio Settore Giovanile effettua test medici di idoneità, ma anche ''di inserimento per il rispetto delle regole e dei valori sportivi e chiede ai singoli di rispettare un Codice di Comportamento Etico che comprenda il pieno rispetto di tali valori e regole di correttezza, lealtà e probità comportamentale, sia in ambito sportivo che nella vita privata''.
La positività di Perelli è stata cosi' commentata da Fabrizio Preziosi, direttore generale del Genoa: ''Nonostante la considerazione che si potrebbe semplicisticamente affermare che il gesto di Perelli sia attribuibile a una leggerezza giovanile, le nostre regole interne, ci impongono scelte ferme e necessarie''. ''I ragazzi tesserati per la nostra Società così come di tutto l'ambiente del calcio professionistico - ha aggiunto Preziosi - devono rendersi conto dello stato di grande privilegio e fortuna di cui godono e parallelamente delle responsabilità che gli derivano dall'essere esemplari nella vita sportiva e privata. Essere rispettosi di tali comportamenti, per il Genoa, è una condizione imprescindibile''.
Fonte: Ansa

De Laurentiis: «Calciopoli non si dimentica»

''Io non ho parlato di Luciano Moggi ma di Calciopoli che è un fatto evidente e che ho incontrato quando sono arrivato nel mondo del calcio quattro anni fa quando poi si è scatenato il putiferio che sapete''. Lo ha detto il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, a margine dell'assemblea degli industriali partenopei, rispondendo alle domande dei giornalisti che gli hanno chiesto di replicare alle affermazioni dell'ex dg bianconero che aveva parlato di ''parole inopportune'' rispetto alle dichiarazioni del numero uno del club partenopeo. ''Credere di poter dimenticare quello che abbiamo vissuto sotto gli occhi di tutti a me sembra ridicolo - ha ripreso il produttore cinematografico - è come una donna di strada che si vergogna di aver fatto quel mestiere. Noi, dobbiamo usare quella esperienza per non ripetere gli errori del passato. La mia battuta voleva solo rivisitare la valenza dello sport e mi dispiace che qualcuno se ne sia risentito perche' non intendevo offendere nessuno. Io voglio solo mirare ai veri valori dello sport che sono estremamente educativi e formativi. Quindi quando noi riusciamo a coniugare sport ed impresa tutto questo diventa doppiamente educativo''.
Fonte Ansa

Analogie e dimenticanze sulle cifre del Napoli Basket

Dedicato a chi utilizza le fonti, ma non le cita

"il pallone in confusione" ringrazia le testate internet che hanno ripreso l’articolo sui conti in rosso del Napoli Basket, pubblicato lo scorso giovedì 9 ottobre alle ore 17.26. Esse sono: http://www.tuttonapoli.net/, http://www.liquida.it/, http://www.wikio.it/, http://www.azzurroservice.net/, http://www.basketnaples.com/. Si ringraziano anche i forum dei tifosi dal Napoli Basket http://www.basketime.it/ e quello dei sostenitori dell’Olimpia Milano http://www.forumolimpia.it/ Tutti i siti hanno ripreso il pezzo nello stesso giorno della sua uscita. Un sentito ringraziamento anche a Radio Marte (http://www.radiomarte.it/), che ha ospitato proprio nel tardo pomeriggio di giovedì 9 ottobre in collegamento telefonico il direttore di questa piccola, ma molto seguita e apprezzata testata quotidiana registrata al Tribunale di Milano.
Ma un ringraziamento particolare va a un nostro lettore affezionato di Napoli, che ci ha segnalato le analogie riscontrate in un articolo pubblicato sabato 11 ottobre, ossia due giorni dopo la messa in rete del testo su "il pallone in confusione", sul quotidiano "Cronache di Napoli" intitolato "Napoli, un crack da 4 milioni di euro" e firmato da Marcello Altamura. In esso abbiamo notato che esistono ben 9 similitudini riguardanti cifre, il cui arrotondamento alla virgola è pressoché identico a quello del nostro articolo; come ad esempio i 5,33 milioni di debiti complessivi, e in percentuali di incremento, come il 112% dei debiti tributari. Inoltre, si nota che è stato citato il bilancio 2007 del Napoli, ma non la Camera di Commercio presso cui è depositato e consultabile: essa è la fonte principale presso cui reperire un documento pubblico come il rendiconto contabile societario. Il tutto è contenuto in un articolo che, casualmente, è stato pubblicato neppure due giorni dopo: come si ricordava all’inizio, il nostro testo è stato messo in rete alle 17.26.
Probabilmente c’è stata una telepatia mentale tra noi e l’estensore dell’articolo del quotidiano napoletano. O forse egli è stato colto un attacco di amnesia che gli ha impedito di citare le fonti e ha dimenticato l’uscita dell’articolo sullo stesso argomento avvenuta nemmeno due giorni prima. Ma forse, come nella "lectura Dantis" (ossia nell’esegesi della Divina Commedia) esistono più tipi di interpretazione della stessa materia. E sempre probabilmente, egli ha voluto fare come il grande poeta partenopeo Giovan Battista Marino che si vantava di saper leggere le opere altrui "con il rampino", sapendo cogliere il meglio.
Sono ancora lusingato per la segnalazione del lettore: una testimonianza, tra le tante che pervengono a "il pallone in confusione", dell’ottimo rapporto esistente tra questa piccola testata e il suo pubblico. Testata che è registrata al Tribunale di Milano con il numero 541: non è dunque un semplice blog e tutti gli articoli in esso contenuti vanno doverosamente citati con l’indicazione della nostra testata. Non a caso, questo dovere è stato richiamato nella homepage e alla fine di tutti i testi.
Ad uso dei lettori si pone una lettura sinottica dell’articolo de "il pallone in confusione" e quello di "Cronache di Napoli" e ne potranno trarne le proprie conseguenze. Abbiamo indicato con in parentesi le nove parti in cui vi sono le analogie.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)


GIOVEDÌ 9 OTTOBRE 2008
Esclusivo/I conti 2007 del Napoli Basket: rosso di 4,16 milioni

Le vittorie del 2006 sono costate care alla società: la perdita si era incrementata del 60% sul 2006(1), ma il presidente Maione l’aveva ripianata. Sui conti hanno pesato i 5,33 milioni di debiti(2) più che raddoppiati: tra essi spiccano 606mila euro dovuti al fisco(4) e 580mila verso enti previdenziali(6)

Domenica prossima il campionato di serie A di pallacanestro partirà senza il Napoli Basket, protagonista indiscussa degli ultimi anni. La società versava in grave difficoltà economica: risultato negativo di esercizio per 4,16 milioni di euro con debiti a 5,33 milioni(2). E’ questa la fotografia, scattata dall’analisi compiuta da "il pallone in confusione", dell’ultimo bilancio 2006/07(3) disponibile in Camera di Commercio della società posseduta (tramite la Meda Invest che ne esercita la direzione e il coordinamento) e presieduta da Mario Maione, di recente esclusa dal massimo campionato per una serie di inadempienze. Esauriti i gradi della giustizia sportiva, al Napoli non resta che il ricorso al Tar per provare le proprie ragioni ed essere riammesso.
L’analisi è svolta sulle sole cifre: non entra quindi nel merito delle disposizioni dei regolamenti Fip sull’ammissione ai campionati, che cambiano ogni anno. Il risultato finale in rosso della stagione in cui la squadra azzurra ha partecipato all’Eurolega è stato superiore di circa il 60% su quello registrato al 30 giugno 2006 (2,6 milioni)(1). La società, stando alla relazione del collegio sindacale, si è quindi trovata nelle "condizioni di cui all’art. 2482 ter" del codice civile, ossia con la perdita di un terzo del capitale diminuito al disotto del minimo legale. Il patrimonio netto (ossia i mezzi propri) era infatti negativo per oltre 319mila euro. Esso è stato ripianato nell’assemblea del 29 ottobre di un anno fa. Nel verbale dell’assise sociale si legge che il risultato negativo è stato coperto "mediante l’utilizzo totale dell’apposito fondo copertura perdite ammontante, al 30 06 2007 ad euro 3.591.050 e, per la differenza pari ad euro 569.222, mediante l’utilizzo parziale del versamenti effettuati successivamente al 30 06 2007". Nella relazione sulla gestione il consiglio di amministrazione evidenziava che dopo il 30 giugno 2007 "sono stati effettuati dai soci versamenti in conto copertura perdite per un totale di euro 601.830". Dunque la Meda Invest di Maione ha provveduto sicuramente nei mesi successivi alla chiusura del bilancio a sostenere il Napoli Basket. Forse questi mezzi non sono bastati purtroppo a reggere la dissanguante competizione con i big del canestro italiano e continentale: un aspetto che fa rassomigliare sempre più il basket al calcio, dove solo chi ha un gruppo alle spalle capace di investire in continuazione cifre esorbitanti può permettersi di gareggiare senza problemi ad alti livelli. Insomma, una preoccupante "selezione darwiniana", che genererà altre esclusioni eccellenti: già negli anni scorsi ne furono vittime due club gloriosi, la Virtus Bologna e la Scavolini Vittoria Pesaro.
All’origine delle difficoltà c’è innanzitutto un forte squilibrio tra i debiti (aumentati del 113% rispetto ai precedenti 2,5 milioni) e i crediti (ammontanti a 2,68 milioni) pari a oltre 2,65 milioni. Nello stato passivo emerge l’enorme incremento del 112% dei debiti tributari(5) (pari a 606mila euro(4)) in gran parte costituiti da ritenute alla fonte. Nella nota integrativa, la società spiega di aver prudenzialmente approntato un fondo rischi per 680mila euro "quale accantonamento per mancati e insufficienti versamenti di imposte, ritenute alla fonte e contributi". Si nota inoltre l’esplosione delle somme dovute verso le banche, attestatesi a 2,06 milioni contro i precedenti 248mila euro: esse comprendevano 363mila euro per scoperti di conto corrente e debiti per mutui di 1,7 milioni. Quest’ultima somma, contratta con la Banca Popolare di Ancona, è stata estinta in anticipo dal socio Maifin – Gruppo industriale Maione. Invece risultavano in calo del 26,15% i debiti verso gli istituti di previdenza (580mila euro)(6), che sono stati oggetto del contendere davanti alla giustizia sportiva sino alla Camera di conciliazione e arbitrato del Coni. L’Enpals era il maggiore creditore con 519mila euro.
Passando ai crediti, è evidenziata la cifra di 1,9 milioni "per fatture emesse". Probabilmente questa somma potrebbe essere la principale componente degli 1,83 milioni sostenuti, si legge nella nota integrativa, per le "migliorie su beni in fitto apportate al fine di adeguare il palazzetto dello sport alle norme dell’Eurolega"(9). E che probabilmente dovevano essere restituiti alla società dal Comune di Napoli. Quest’ultimo era debitore verso il Napoli Basket di 48mila euro "per rivalsa spese palazzotto" e altri 52mila euro "per contributi". Molto consistenti le disponibilità liquide, costituite in prevalenza da depositi bancari e postali per 1,27 milioni.
Il conto economico presenta ricavi per 3,76 milioni(8) e costi per 7,7 milioni: lo squilibrio è di 3,94 milioni. Nel valore della produzione (+25%) spiccano 651mila euro per abbonamenti e 278mila per vendita biglietti. Consistente l’introito da sponsorizzazioni, pari a 1,87 milioni: i ricavi Lega ed Eurolega sono ammontati ad appena 416mila euro. Curiosamente manca una voce esplicita riguardo alle entrate dai diritti televisivi criptati, ossia dalle riprese delle partite casalinghe effettuate da Sky.
Riguardo ai costi spiccano i 4,9 milioni pagati al personale, in aumento del 98%(7) e pari al 64% del totale complessivo delle uscite: un aumento vertiginoso probabilmente dovuto al raggiungimento dell’obiettivo della qualificazione in Eurolega, alla seminale dei play off scudetto, e alla conquista della Coppa Italia. Vittorie costate molto ai conti societari. Hanno inciso sull’11% del totale dei costi la pur ragguardevole cifra di 831mila euro in commissioni versate agli agenti sportivi. I fitti e locazioni varie, in cui sono probabilmente inclusi anche quelli del Palabarbuto, hanno raggiunto i 369mila euro: le spese per la gestione del palazzetto sono state pari a 81mila euro.
Marco Liguori
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CRONACHE DI NAPOLI
SABATO 11 OTTOBRE 2008
Nel bilancio 2007 del sodalizio azzurro 5,33 milioni di debiti(2), più di un quinto con fisco ed enti previdenziali

Napoli, un crac da 4 milioni di euro

Perdite incrementate del 60% rispetto al 2006(1): pesano gli ingaggi "pesanti" di squadra e staff

Marcello Altamura
NAPOLI - Alla storia in nero manca solo l'ultimo capitolo, ma è solo una questione di forma. Il finale della storia, per il Napoli Basket di Mario Maione, è già scritto da tempo: dopo l'esclusione dalla A, il club corre veloce verso il fallimento, epilogo scontato di un'estate da brividi per il basket cittadino. Una favola nera e senza lieto fine che parte da lontano, una ferita che si è incacrenita, infettata da mali nuovi e antichi: gli affari del patron e la sua voglia-necessità di comparire sempre e comunque, le spese senza criterio, i contratti reali e quelli ombra. In mezzo, il pasticcio del PalaBarbuto, adeguato all'Eurolega da Maione ma concesso dal Comune in gestione al patron solo per manifestazioni sportive. Un guazzabuglio di errori e sotterfuggi che quest'estate è arrivato fatalmente alla fine.
CONTI IN ROSSO II malessere, però, è antico. Per rendersene conto basta guardare il bilancio 2007 del Napoli Basket(3). A chiusura, i debiti ammontano 5,33 milioni con un negativo di esercizio di 4,16 milioni(2) che rappresenta poi il passivo 'reale' del club di Maione. E il punto è proprio questo: questo fardello, il Napoli Basket se l'è portato sulle spalle anche nella scorsa sciagurata stagione, arrivando a quest'ultime travagliata estate con un passivo di 4 milioni di euro, diventato poi poco più della metà a giugno, quando Maione, per iscrivere la squadra al campionato, ha dovuto metter mano alla tasca.
FISCO II problema, però, è che quel passivo aveva un 'destinatario' preciso: oltre 1 milione, dunque più di un quinto del passivo, era rappresentato da pendenze nei confronti del fisco(4) e degli enti previdenziali(6), rispettivamente 606mila(4) e 580mila euro(6). Pendenze che, a differenza del passivo di esercizio, non sono mai state sanate, portando così alla follia delle false documentazioni Enpals scoperte dalla Comtec e che hanno determinato l'esclusione del Napoli Basket da parte del Consiglio federale. Un 'buco nero' debitorio nei confronti dell'erario cresciuto del 112%(5) rispetto al 2006.
EUROPA All'origine del tracollo finanziario del club azzurro c'è soprattutto la gestione economica della stagione 2006-2007, quella, per esser chiari, dell'Eurolega. Per affrontarla, il club raddoppia del 98% la spesa per gli stipendi al personale(7), quindi squadra ma anche staff dirigenziale. Uno squilibrio di 3,9 milioni di euro che fa incrementare, rispetto al bilancio 2006, del 60% il monte debitorio, che al 30 giugno di quell'anno era di 2,6 milioni(1). E non basta mettere a bilancio 3,76 milioni di ricavi(8), frutto soprattutto di abbonamenti e biglietti venduti. Il club accusa il colpo e non a caso proprio nel 2007 iniziano gli scioperi dei giocatori (qualcuno ricorda i reiterati mal di schiena di Sesay o le bizze di Trepagnier?) e la navicella azzurra imbarca pericolosamente acqua.
PALAZZO II colpo di grazia, però, è dato dalla questione PalaBarbuto. Maione lo adegua di tasca sua all'Eurolega, contranedo un credito di 1,83 milioni di euro con il Comune(9), che in cambio gli dà una gestione "monca" dell'impianto.

Coni: positivo alla cannabis Matteo Perelli del Genoa

La diciannovenne punta rossoblù era stata sottoposta al test antidoping dopo la partita in casa contro il Napoli, in cui era rimasto in panchina

L'Ufficio della Procura Antidoping del Coni ha accertato un caso di positività riguardante l'attaccante Matteo Perelli del Genoa nella gara col Napoli dello scorso 7 ottobre. Lo rende noto lo stesso Comitato Olimpico in un comunicato sul suo sito «Il Laboratorio di Roma ha rilevato - si legge nel testo della nota del Coni - nel primo campione sottoposto ad analisi, la presenza di Metabolita di Tetraidrocannabinolo > 15 ng/ml per Matteo Perelli, tesserato della Federazione Italiana Giuoco Calcio (società Genoa Cricket and Football), al controllo al controllo Coni-Nado in competizione, su richiesta della Figc, del 5 ottobre 2008 a Genova, in occasione della gara Genoa-Napoli, del Campionato di Serie A di calcio».
La dicannovenne punta rossoblù, campione Europeo under 18 con la Nazionale di categoria e considerata un vero talento dagli addetti ai lavori, era rimasta in panchina e non aveva giocato nella parita disputata al "Luigi Ferraris" contro gli azzurri.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
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Studio Fifa: abuso di farmaci in ultimi due Mondiali calcio

Secondo i medici della federazione internazionale ci sarebbero sospetti su cocktail di medicinali e sulle connesse ragioni terapeutiche. Tuttavia, si legge nel rapporto, «non c'è assolutamente alcuna prova scientifica» che tale uso porti «un qualche tipo di aumento di prestazioni». Invece alcuni esperti hanno evidenziato i rischi a lungo termine per gli atleti

I giocatori impegnati nelle ultime due edizioni dei Mondiali hanno assunto, in media, un numero di farmaci due volte superiore al limite legale. L'allarme arriva da uno studio del settore medico della Fifa, basato sui rapporti redatti da 2.950 medici delle squadre di 32 Paesi che hanno partecipato ai Mondiali del 2002 e del 2006. Alcuni giocatori sono arrivati ad assumere cocktail di dieci diversi farmaci. Tra le sostanze più diffuse ci sono antidolorifici, come ibuprofene e aspirina, rilassanti muscolari, anestetici via endovenosa, anti-allergenici e integratori alimentari. Nello studio, gli esperti non si esprimono con certezza sui possibili vantaggi fisici che i calciatori avrebbero potuto ottenere dall'enorme utilizzo di farmaci, sottolineando tuttavia che il fenomeno è delicato e va osservato a lungo termine. "E' possibile che abbiano potuto ottenere una sorta di aumento delle performance dai diversi farmaci assunti", ha detto il dottor Gerard Varlotta, un medico sportivo dell'Istituto di medicina riabilitativa di New York, non connesso allo studio della Fifa. I medicinali che figurano nei rapporti delle varie Nazionali sono stati tutti assunti 72 ore prima di ogni partita. Complessivamente, nel giro di due edizioni dei Mondiali, sono stati consumate 10.384 sostanze, per il 57 per cento integratori alimentari e per il 43 veri e propri farmaci. Numeri che, scrivono il responsabile del settore medico della Fifa Jiri Dvorak e i suoi colleghi, "sollevano interrogativi sul fatto che i medicinali siano presi solamente per ragioni terapeutiche". Tuttavia, si legge nel rapporto, "non c'è assolutamente alcuna prova scientifica" che un tale uso di farmaci porti "un qualche tipo di aumento di prestazioni". La preoccupazione della Fifa è che "ci siano eccessive prescrizioni di medicinali da parte dei medici delle squadre per uomini adulti che sono sostanzialmente sani".
Se la Fifa si mantiene prudente, altri esperti hanno più dubbi sulla salubrità dei cocktail di farmaci assunti dai calciatori. "Se riduci le infiammazioni, tecnicamente i tuoi muscoli lavoreranno meglio", ha spiegato ancora il dottor Varlotta. L'uso sistematico di antidolorifici, in sostanza, riduce la percezione del dolore e può aiutare i giocatori a migliorare le proprie prestazioni. Ma non solo: ci potrebbero essere ulteriori effetti da più medicinali assunti contemporaneamente. "Se si pratica sport ad alto livello - ha aggiunto il medico di New York - i muscoli sono stressati e lo è anche il sistema osseo e questo porta invariabilmente a delle infiammazioni. Questi farmaci tengono lontano il dolore e ti permettono di giocare meglio". Ad inizio anno, uno studio negli Stati Uniti ha mostrato che dosi quotidiane di ibuprofene o paracetamolo (due principi attivi contenuti nei più diffusi antidolorifici) contribuiscono ad aumentare la massa muscolare. La Fifa, nel suo rapporto, non ha posto l'accento sui legami tra uso di farmaci e risultati sul campo. "Le conclusioni non ci dicono se questi medici hanno o meno un effetto", ha fatto notare il direttore del reparto di medicina dello sporto al Maimonides Medical Center di New York, che ha messo in guardia sui possibili effetti a lungo termine. Lui, come altri colleghi, ha evidenziato come l'abuso di sostanze come paracetamolo possano causare ulcere, disfunzioni renali o interferire con i processi di ricomposizione ossea. Secondo Sasson, "gli atleti che mischiano e abbinano queste sostanze possono assolutamente essere a rischio".
Fonte: Apcom
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il pallone in confusione

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