Ricerca personalizzata

mercoledì 20 aprile 2011

Federsupporter e Codacons: intervenga la Consob sulla cessione della Roma

Federsupporter e Codacons chiedono alla Consob un intervento urgente in merito alla cessione della maggioranza delle azioni della AS Roma spa a tutela degli investitori e del mercato.

Federsupporter e Codacons hanno inviato oggi alla Consob una formale richiesta di intervento urgente della Commissione in merito alla cessione della maggioranza delle azioni della AS Roma spa a tutela degli investitori e del mercato. In particolare, nella lettera, che si trova pubblicata sul sito www.federsupporter.it e www.codacons.it,viene messo in evidenza che i piccoli azionisti della AS Roma, i quali detengono complessivamente circa il 33 % del capitale sociale, sono stati tenuti all’oscuro delle regole e delle modalità di svolgimento del negoziato che ha portato all’odierna cessione: regole e modalità che, invece, avrebbero dovuto essere comunicate ai suddetti piccoli azionisti.

Tale omissione non ha consentito e non consente ai richiamati piccoli azionisti di poter verificare se il negoziato si sia effettivamente svolto secondo le regole e le modalità prestabilite e, soprattutto, non consente di verificare se l’offerta che ha portato all’aggiudicazione del pacchetto di maggioranza azionario della AS Roma alla così detta “ cordata americana” sia, in realtà, quella migliore.

Ciò anche alla luce del fatto che il prezzo di cessione del suddetto pacchetto, pari a € 0,67, risulta inferiore di oltre il 40% rispetto al valore delle azioni ,€ 1,16, registrato poco prima della data della cessione stessa.

Inoltre, si chiede alla Consob di accertare se sussistano o possano sussistere eventuali situazioni di conflitto di interesse tra i soggetti negoziatori e gli attuali soggetti cessionari delle azioni di maggioranza.

giovedì 14 aprile 2011

Banda Bagaj: «Perché solo in Italia esistono certi divieti negli stadi?»

Riceviamo dall'Inter Club Banda Bagaj e pubblichiamo


Il responsabile del Ccic se non sbagliamo è anche il responsabile di una sorta di rappresentanti dei vari club di tifosi d’italia (quindi, inter club, juve club, Napoli club…). Ci permettiamo di far lui notare (come avete visto ieri in tv e come si vede oggi nella foto della gazzetta dello sport allegata) come in germania (ma come in ogni angolo del mondo. Noi BB li abbiamo fatti entrare ad abu dhabi) vengano giustamente considerati strumenti di tifo e non armi contundenti (se uno vuole menare fa molti più danni con calci, pugni e testate) la mezza dozzina di tamburi e l’impianto audio.

Chiediamo cortesemente al sig. Sala di farlo presente con una certa determinazione la dove si decide cosa può e cosa non può entrare allo stadio. Un paio di settimane fa ad un ragazzo è stato proibito l’ingresso al Meazza solo perché aveva il portafogli legato con una piccolissima catenella ai propri pantaloni.

Solo l’intervento del responsabile della digos ha riportato un minimo normalità e costui è chiaramente entrato con il suo portafogli. Ma di questi episodi in italia siamo pieni. E poi ci si chiede come mai gli stadi son vuoti.

Un’ultima cosa da far presente, in questo caso solo ed esclusivamente al dott. Sala in qualità di responsabile del centro coordinamento Inter club, è l’organizzazione di una squadra che per la prima volta accede alle semifinali di champions…

…leggete le ultime 7 righe dell’articolo allegato e dite voi se sia possibile che lo shalke 04 abbia un’organizzazione simile, quando invece la squadra campione di tutto ha l’organizzazione che purtroppo tutti noi conosciamo. Per chi non vede allegato l’articolo dice: “…invece qualche minuto dopo la chiusura del match, l’altoparlante ha annunciato l’organizzazione del viaggio per Manchester”.

E’ vero che le possibilità di andare in semifinale erano tante ma noi un’organizzazione simile ce la sogniamo (c’è ancora gente a malpensa che attende il proprio charter x la finale di madrid J).

All’inter ci danno info su organizzazione trasferte e biglietti solo dopo che i tifosi ormai sono andati a male a causa di assenza di informazioni.

Forse abbiamo qualcosa da imparare…

Sperando di essere stati anche questa volta educati e civili vi salutiamo calorosamente.

Inter club Banda Bagaj

(NB: la foto della pagina della Gazzetta dello Sport ci è stata spedita da Banda Bagaj. Cliccare sopra col mouse per leggere)

venerdì 8 aprile 2011

Federsupporter: la tessera del tifoso, questa sconosciuta...ancora

Prendiamo spunto da due episodi segnalati da alcuni tifosi e riportati dalla stampa per sottolineare le difficoltà e le incongruenze nel quale si dibatte tuttora quello strumento ibrido di marketing in cui sono state forzate la filosofia e le tematiche della lotta alla violenza negli impianti sportivi. Le carenze organizzative, tecniche, comunicazionali e di trasparenza che caratterizzano la filiera della tessera del tifoso, da più parti sollevate, ed in particolare da Codacons e da Federsupporter, hanno trovato puntuale conferma nel provvedimento ( n.b. non un semplice parere) del 12 gennaio u.s. dell’Autorità Garante della Privacy che ha imposto alle società sportive “ di migliorare l’informativa da dare ai tifosi….mettendo in evidenza i dati che possono essere trattati solo su base volontaria e con consenso ad hoc…” Ma soprattutto “ i tifosi dovranno essere informati sulle caratteristiche dei trattamenti effettuati tramite la tecnologia rfid” “. A tutt’oggi non risulta alcuna risposta da parte delle richiamate società, tanto che Codacons ha ritenuto opportuno sollecitare nuovamente ‘ Autorità Garante. Questa premessa si rende necessaria per commentare, brevemente, non solo le richiamate segnalazioni dei tifosi ma, soprattutto, la replica del Ministero dell’Interno. La domanda: “ Che fine ha fatto la tessera del tifoso? Ad agosto dello scorso anno ho sottoscritto la tessera del tifoso contestualmente all’abbonamento per la stagione calcistica 2010/2011, mancano poche giornate alla fine del campionato e la tessera del tifoso non mi è stata recapitata… E nelle stesse condizioni mie si trovano tantissimi altri tifosi….. che fanno le poste ? – in Il Messaggero.it del 28.03.2011”

Dal Corriere del Mezzogiorno del 30.03.2011 :” Un lettore de Il Napolista ha scritto al sito inviando la risposta che il Ministero dell’Interno gli ha dato dopo le sue ripetute proteste per il fatto di non riuscire a trovare la tessera del tifoso negli uffici postali partenopei “ pubblicato su Pianetagenoa1893.net, dal sito” il napolista.it.”

E la risposta ministeriale è significativa in quanto richiama la responsabilità, prima, delle società sportive e, poi, dei soggetti collocatori della tessera, responsabilità per la cui evasione non è prevista alcuna penalizzazione ma solo il disprezzo per il “ cliente”. “Spiacenti degli inconvenienti e ritardi da li patiti, si comunica che già da tempo è in atto il monitoraggio delle problematiche connesse alla reperibilità e rilascio delle tessere del tifoso. In particolare per quanto riguarda il Napoli Calcio, gli organi sportivi competenti hanno qui riferito che detta società ha effettivamente disabilitato al rilascio alcuni uffici postali dislocati sul territorio italiano a causa di loro problemi tecnici e che altri sono sprovvisti materialmente delle tessere… Le confermiamo peraltro che per vedere assicurato il suo diritto a seguire la squadra del cuore in trasferta, prendendo posto, volendo, nel settore degli ospiti degli stadi ed anche in presenza di limitazioni, Lei potrà richiedere il rilascio della Tessera del Tifoso, previa autorizzazione al trattamento dei suoi dati personali nel rispetto della normativa sulla privacy, a qualsiasi Società di calcio iscritta ai campionati di Serie A, B o Lega Pro, vedendo assicurate così tutte le facilitazioni di base previste dal Programma”. Risposta che , come evidenzia il sito stesso “…ha sorpreso il tifoso che però ha riconosciuto al Ministero quella correttezza e celerità che non ha mai trovato nella società….”. Su questa replica ministeriale, peraltro, devono evidenziarsi due aspetti .

Il primo : è stata capovolta la logica della tanto sbandierata fidelizzazione che consente al tifoso possessore della tessera della SUA squadra di accedere a qualsiasi impianto sportivo. Ora si invita , nell’inerzia della società sulla quale dovrebbe pesare l’obbligo di consegnare la tessera, il tifoso a sottoscrivere una tessera qualsiasi per poter assistere alle gare della SUA squadra.

Invero “Le linee guida per gli addetti ai lavori approvate dal gruppo di lavoro tecnico” del luglio 2010 prevedono che “… possono richiedere ed ottenere la tessera del tifoso tutti i supporter che ne facciano richiesta ad una qualsiasi società sportiva . I più appassionati potranno avere anche Tessere del Tifoso di differenti squadre.” Ma sembra del tutto evidente che la passione è un sentimento “ monopolistico”, ad una sola direzione, verso qualcosa o qualcuno e non ammette devianze. Ciò è ancora più vero per la PROPRIA squadra per la quale la fedeltà è “certificata” dalla tessera- abbonamento.

Tale passione, del resto, è enfatizzata dalla stessa Lega Italiana Calcio quando afferma che “ la tessera del tifoso è il futuro per tutte le società di calcio che traggono ogni domenica energia dal cuore pulsante dei tifosi “ e che “ è un segno di riconoscimento, una dichiarazione di fedeltà alla propria squadra

Il secondo aspetto è ancora più rilevante, in quanto riguarda un inciso solo apparentemente formale quando il Ministero invita il tifoso a richiedere la tessera “… nel rispetto della normativa sulla privacy….”. Come noto, infatti, il provvedimento dell’Autorità Garante sopra richiamato, che avrebbe dovuto costituire un obbligo per i soggetti cui è stato diretto : Coni, Figc, società sportive e soprattutto Ministero dell’Interno, non ha sinora avuto alcun seguito, in quella sorta di limbo in cui sembra vivere il mondo sportivo, al di fuori di regole e di rispetto, prima ancora che per le Istituzioni, per chi consente loro ancora di esistere : i tifosi- clienti.

Alfredo Parisi - Presidente Federsupporter

giovedì 7 aprile 2011

Ancora una volta la Consob ascolta Federsupporter

E’ con molta soddisfazione che Federsupporter comunica di aver ricevuto, in data 7 corrente, dalla Consob riscontro alle richieste di chiarimenti formulate in merito all’andamento anomalo del titolo Lazio spa nel periodo settembre/ottobre 2010.
Una occasione questa per ribadire come, quando si percorre con coerenza una strada, anche la più difficile e faticosa, ma nel pieno rispetto delle regole e dei ruoli Istituzionali, la voce dei “pigmei” possa trovare ancora ascolto.
Nella richiamata lettera, la Consob comunica che “..le circostanze segnalate sono allo stato oggetto di valutazione….” e che “ .. al termine delle relative indagini potranno essere comunicate le risultanze e le iniziative assunte…”, ovviamente qualora queste non siano coperte da segreto d’ufficio.
Quanto sopra dimostra, ancora una volta, l’opportunità di associarsi a Federsupporter per ottenere la migliore tutela degli interessi e dei diritti dei sostenitori sportivi, qualunque sia la veste in cui si propongano: clienti, consumatori, abbonati, sportivi, piccoli azionisti.

venerdì 25 marzo 2011

Napoli, radiografia di una storia di successo

“Il pallone in confusione” ha analizzato in dettaglio il bilancio 2009/10 della società azzurra: i 111 milioni di ricavi hanno coperto i 107 milioni di costi e consentito il rafforzamento della rosa. Incremento record del 118% per merchandising e licensing grazie al consistente apporto dei tifosi

«Oj vita, oj vita mia, oj core ‘e chistu core». Il Napoli è giunto al suo quarto anno con un bilancio in utile. Al 30 giugno 2010 l’attivo è stato pari a 343mila euro risultato che consente alla società di Aurelio De Laurentiis di avere un patrimonio netto positivo per 25,1 milioni: l’ultimo esercizio a cui ha partecipato, sia pure soltanto per tre mesi, l’ex direttore generale Pierpaolo Marino. Numeri che consentono di sostenere con tranquillità i costi e l’indebitamento per la campagna di rafforzamento del parco calciatori. Punto di forza della società azzurra sono i 111 milioni di euro di ricavi (+2% sul 2008/09) che consentono di sostenere i 107 milioni di euro di costi incrementatisi di circa 20 milioni: la differenza è positiva per 3,2 milioni. E’ questa la fotografia dell’equilibrio economico che permette la politica di rafforzamento della rosa calciatori caratterizzata da 44,1 milioni di ammortamenti e che riesce ad assorbire l’aumento pari al 25,19% degli stipendi. Non solo: il buon stato della gestione caratteristica consente per l’ennesimo anno l’assenza di indebitamento bancario. «L’incremento dei costi della produzione registrato è fisiologico – si legge nella relazione sulla gestione – sostenibile e legato ad una precisa scelta strategica di investimento della società». Non solo: la situazione consente ulteriori investimenti futuri, considerato anche che la squadra ha percorso un cammino lusinghiero in Europa League nei primi sei mesi dell’esercizio attuale che valgono ulteriori entrate. E a proposito di competizioni europee, occorre una premessa: gli introiti mancanti da esse pesano per il 2,3% sul totale complessivo dei ricavi. Ma passiamo ad esaminare le cifre in dettaglio.

QUANTO CONTA L’AMORE DEI TIFOSI

E’ nota la passione dei napoletani per seguire la propria squadra del cuore allo stadio San Paolo, dotato di 60.240 posti a sedere. Quanto vale? Ben 15,7 milioni tra biglietti venduti (9,8 milioni) e abbonamenti (5,9 milioni). Vanno aggiunti 1,3 milioni per la percentuale sugli incassi per le gare fuori casa, per un totale complessivo di 17,2 milioni. Ma non c’è soltanto lo stadio. Citando una celebre canzone di Peppino di Capri, il Napoli è «’na malatia» e i suoi tifosi “jesceno pazzi” per i prodotti su cui sono impressi i marchi azzurri. Sciarpe, maglie, cappelli, caffettiere, pupazzetti e tanti altri oggetti sono ambitissimi e rientrano nelle voci di bilancio merchandising e licensing (in cui rientrano le aziende che hanno diritto allo sfruttamento dei marchi) che hanno conseguito un vero e proprio boom. Per la prima voce il Napoli ha incassato 432mila euro (+185%): ben più elevato l’introito per il licensing pari a 3,7 milioni (+120%). Assieme ai 438mila euro per “altri proventi commerciali” l’incasso totale è di 4,6 milioni (+118%).

DIRITTI TV E RADIO

Nonostante il calo del 5%, i diritti tv restano una componente molto importante dei ricavi azzurri con 48,2 milioni che pesa per il 49% sul totale dei ricavi. La cifra è composta da 41,6 milioni di diritti casalinghi e da 6,6 milioni derivanti da squadre ospitanti. La suddivisione è l’ultima svolta con il vecchio sistema: dalla stagione in corso sarà svolta con il sistema centralizzato previsto dalla legge Melandri/Gentiloni. La relazione sulla gestione spiega che la diminuzione è dovuta «in particolare dalla mancata partecipazione della squadra alle competizioni internazionali». Invariati i proventi radiofonici a 430mila euro.

SPONSOR E SFRUTTAMENTO D’IMMAGINE

Lo sfruttamento dei diritti d’immagine sta diventando anno per anno uno dei “cavalli di battaglia” del Napoli. La cifra introitata è di 7,4 milioni con un incremento pari al 18%. In aumento anche le sponsorizzazioni (+1,4%) che hanno raggiunto il totale di 20,9 milioni: spiccano i 3,6 milioni degli sponsor istituzionali che hanno fruttato un aumento di 480mila euro in più.

PROVENTI LEGA SERIE A E GESTIONE CALCIATORI

Il sesto posto conquistato dal Napoli lo scorso campionato è valso, oltre alla qualificazione in Europa League, anche 2,7 milioni in contributi erogati dalla Lega di Serie A con un incremento monstre del 296%. Invece la gestione netta del parco calciatori ha ottenuto un risultato positivo per 7,78 milioni. Si segnala la plusvalenza complessiva, pari a 6,6 milioni, per le cessioni di Daniele Mannini alla Sampdoria (4,9 milioni) e Matteo Contini al Saragozza (1,7).

COSTI: STIPENDI E AMMORTAMENTI

Due sono le voci di costo più importanti in un bilancio di una società di calcio: stipendi e ammortamento dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori (cosiddetti “cartellini”). Questi ultimi hanno raggiunto i 40,4 milioni (+45%): anche questo incremento è dovuto al potenziamento della rosa. I salari dei tesserati (calciatori e allenatori) si sono attestati a 35,1 milioni (+25%) Il dato è così scomposto: il monte stipendi dei calciatori è di 29 milioni con 985mila euro per la quota variabile legata ai risultati sportivi. Gli allenatori hanno introitato 4,2 milioni con 569mila euro per gli obiettivi raggiunti. Nonostante l’incremento, per dirla con Totò, sono quisquilie e pinzillacchere rispetto all’ammontare versato dalle tre big del nostro campionato. L’Inter ha pagato in totale 222 milioni (146 milioni per i calciatori, 25,1 milioni per i tecnici più 51 milioni per premi rendimento), mentre i cugini del Milan nel bilancio chiuso al 31/12/2009 164,1 milioni (149 milioni per compensi calciatori, 7,2 milioni per gli allenatori più 4,3 milioni per la quota in base ai risultati conseguiti e 3,6 milioni per compensi istruttori e tecnici). Meno spendacciona è la Juventus che ha versato 114,2 milioni in stipendi più premi variabili per 1,1 milioni e altri compensi per 4,5 milioni.

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE

Nella foto tratta da www.casertace.it la curva B dello stadio San Paolo

Per chi volesse approfondire, cliccare qui per leggere il bilancio 2009 del Milan

venerdì 11 febbraio 2011

La cessione della partecipazione azionaria di controllo della A.S. Roma spa . Le regole del giuoco. Cessione o partnership?

Le vicende relative alla cessione in oggetto sono, in questi giorni, di grande attualità ed interesse. Notizie o, per meglio dire, più spesso, voci, a volte le più disparate e contraddittorie, si sono inseguite in rapida successione e, per tale motivo, Federsupporter e Codacons hanno formalmente chiesto il 3 corrente ( vedasi su www.Federsupporter.it) un intervento urgente della Consob, affinchè si fosse fatta chiarezza ed i risparmiatori ed il mercato fossero stati messi nella condizione di disporre di informazioni certe, tempestive ed esaurienti.

Ciò premesso, vale la pena di soffermarsi su taluni aspetti della cessione di cui trattasi, finora, a quanto consta, non specificamente ed adeguatamente esaminati. Più precisamente, il riferimento è alle modalità con le quali la cessione è stata finora portata avanti e, a quel che sembra, finalizzata. E’ stato pubblicamente dichiarato, sin dall’inizio, dai soggetti incaricati della cessione che quest’ultima si sarebbe svolta secondo una procedura che sostanzialmente ricalca quella che va sotto la denominazione di “gara a licitazione privata “ .

Procedura che solitamente viene utilizzata dalla Pubblica Amministrazione, nei casi di urgenza oppure quando un precedente esperimento d’asta sia stato negativo, allorchè, in particolare, si verta in materia di aggiudicazione di lavori a ditte specializzate.

La procedura consiste, in estrema sintesi, nell’invito a determinati soggetti a fare offerte, scegliendo tra le stesse, quella, alla fine, ritenuta migliore. Si tratta, quindi, in effetti, di una vera e propria gara tra possibili offerenti: gara che, usualmente, qualora vi siano più offerte vincolanti, si conclude con una ulteriore gara ristretta al massimo rialzo tra le migliori di tali offerte.

A questo proposito, alcune notizie e/o voci riportate da organi di informazione, hanno parlato di offerte “ inammissibili” o “ irricevibili”. Laddove, se così fosse ed a parte il fatto che non è dato di sapere su quali basi le proposte in questione sarebbero state ritenute “ inammissibili” o “ irricevibili”, le proposte stesse dovrebbero considerarsi come neppure mai esistite. Come ogni gara, le regole della medesima devono- dovrebbero- essere preventivamente stabilite, comunicate ai partecipanti alla gara e rese note al pubblico. In altre parole e volendo rifarsi ad un ambito calcistico, le regole per disputare le partite sono stabilite e conosciute prima del loro inizio e perchè la partita sia regolare esse vanno rispettate; regole che, di certo, non possono essere cambiate durante lo svolgimento del gioco.

Si tenga, altresì, presente che, sotto un profilo più strettamente tecnico -giuridico, anche da atti unilaterali nascono obbligazioni giuridiche. Se un soggetto assume su di sè la titolarità e la responsabilità di vendere un bene a terzi e promette pubblicamente di farlo secondo determinate modalità e regole, tale promessa diventa vincolante per il promittente. La promessa deve considerarsi vincolante sia nei confronti dei potenziali ed effettivi offerenti sia nei confronti di tutti i proprietari del bene, nella fattispecie, gli azionisti della Società, titolari e portatori di diritti ed interessi a che la gara si svolga secondo le modalità e le regole promesse. Si tenga ancora conto del fatto che qualsiasi offerente, risultato non aggiudicatario del bene in vendita, potrebbe agire in sede giudiziaria per il risarcimento dei danni subiti ( quella che in gergo si chiama violazione del diritto di chanche ) a causa dell’eventuale, mancato rispetto delle modalità e delle regole stabilite per lo svolgimento e la definizione della gara. Aggiungasi che un altro delicato aspetto su cui vale la pena soffermarsi è quello dell’eventuale presenza di situazioni di conflitto di interesse nello svolgimento della competizione. L’eventuale presenza, diretta o indiretta, di rapporti di affari e commerciali, già esistenti o nascenti dalla gestione e definizione della trattativa, tra soggetti preposti alla vendita e soggetti offerenti potrebbe, infatti, qualora non comunicata, configurare l’ipotesi di violazione dell’art. 2629 bis C.C. per omessa comunicazione di conflitto di interessi. Eventuale omissione rilevante anche sul piano penale, essendo prevista una sanzione consistente nella reclusione da uno a tre anni, se dalla violazione sono derivati danni alla società o a terzi. Destinatari dell’obbligo sono gli amministratori di società quotate e /o di enti sottoposti a vigilanza, come, per esempio, le banche. Il precetto consiste nell’obbligo di dare notizia agli amministratori ed al collegio sindacale di ogni interesse che, per conto proprio o di terzi, si abbia in una determinata operazione della società e/o dell’ente vigilato, precisandone la natura, i termini, l’origine e la portata. Laddove per natura si intendono le caratteristiche intrinseche dell’interesse, per termine una descrizione qualitativa dell’interesse, per origine la provenienza dell’interesse stesso, per portata la dimensione quantitativa e temporale di quest’ultimo.

Per danno a terzi deve intendersi qualsiasi pregiudizio patrimoniale nei confronti di chiunque i cui interessi siano coinvolti nell’operazione e, certamente, nella fattispecie, in questa categoria rientrerebbero tutti gli azionisti che non avessero partecipato all’operazione stessa. Come si può, dunque, constatare, la cessione in discorso va riguardata, non solo, come evidenziato nella citata lettera del 3 febbraio c.a., sotto l’aspetto della prevenzione ed eventuale repressione di abusi di mercato (manipolazione operativa e/o informativa del mercato), ma anche sotto altri aspetti, non meno importanti, come quelli qui trattati. Siccome, poi, la cessione in oggetto riguarda il 67% circa del capitale sociale, vale a dire le azioni quotate sul mercato telematico azionario, e ove fosse vero che la Banca rimanesse per circa il 40 % nella compagine azionaria della Società o di una nuova società (Newco, nuova società ) controllante la Società medesima ed ove fosse ancora vero che la stessa Banca finanziasse l’OPA obbligatoria successiva alla cessione, ebbene, in tali ipotesi, più appropriatamente si dovrebbe parlare, anziché di una dismissione vera e propria, di una sostanziale partnership tra il cessionario e la Banca medesima. La qual cosa potrebbe essere avvalorata dall’eventuale stipulazione tra il cessionario e la Banca predetti di patti parasociali quali, a titolo esemplificativo: un patto di sindacato di blocco che ponga limiti e condizioni al trasferimento delle azioni ; un patto di sindacato di voto avente ad oggetto l’esercizio del voto in assemblea; un patto che impegni a deliberare a scadenze prestabilite aumenti di capitale ed a parteciparvi. Peraltro, ove esistenti, tali patti si dovranno conoscere, poiché la legge impone, per le società quotate, e per quelle che le controllano, l’obbligo di comunicazione di essi alla Consob, la loro pubblicazione, per estratto, sulla stampa quotidiana e il loro deposito presso il Registro delle Imprese del luogo ove la Società ha la sede legale. In particolare, potrà essere interessante, ai fini di una più complessiva e compiuta valutazione dell’operazione, conoscere se la Banca avrà assunto oppure no l’obbligo di deliberare futuri aumenti di capitale, d’altronde già previsti come necessari, nonché l’obbligo di parteciparvi.

Quanto al fatto che, così come pure riportato da organi di stampa, la AS Roma spa possa uscire dalla Borsa (c.d. delisting) occorre tenere a mente quanto segue. L’uscita dalla Borsa può realizzarsi se tutto il capitale sociale rimane nelle mani di un socio. L’art. 108 del TUF ( Testo Unico in Materia di Intermediazione Finanziaria) stabilisce che colui il quale, a seguito di un’OPA totalitaria, venga a detenere una partecipazione almeno pari al 95 % ha l’obbligo di acquistare i restanti titoli da chi ne faccia richiesta. Sempre l’art. 108 stabilisce che colui il quale venga a detenere una partecipazione superiore al 90 % ha l’obbligo di acquistare i restanti titoli da chi ne faccia richiesta, salvo che non ripristini entro 90 giorni un flottante ( oggi pari a circa il 33 % ) sufficiente ad assicurare il regolare andamento delle negoziazioni. Il successivo art.111 prevede, altresì, per colui il quale venga a detenere, a seguito di un’OPA totalitaria, una partecipazione almeno pari al 95 % del capitale sociale, il diritto di acquistare i titoli residui entro tre mesi dalla scadenza del termine per l’accettazione dell’offerta, ove nel documento di offerta abbia dichiarato l’intenzione di avvalersi di tale diritto. Per concludere, anche alla luce di tutto quanto precede, vieppiù si rafforza l’esigenza che, così come rappresentato e richiesto nella lettera del 3 corrente, soprattutto in una fase particolarmente complessa e delicata dell’operazione, tutti i soggetti interessati, in specie gli organi di informazione, si attengano scrupolosamente alle norme che presiedono alla diffusione di notizie e/o voci riguardanti l’operazione stessa ed influenti sul prezzo del titolo, nonché la necessità che informazioni privilegiate vengano comunicate al pubblico senza indugio da parte della Società quotata e dei soggetti che la controllano, dovendosi intendere per informazioni privilegiate quelle concernenti, direttamente o indirettamente, la suddetta Società che, se rese pubbliche, potrebbero influire in modo sensibile sui prezzi dei titoli della Società stessa. Vi è l’esigenza, infine, che la Consob eserciti sulla diffusione delle notizie e/o voci di cui sopra e sulla comunicazione, senza indugio, delle informazioni predette il più attento, tempestivo e rigoroso controllo e, ove necessario, eserciti un doveroso ed efficace intervento.

Avv.Massimo Rossetti

Responsabile area legale Federsupporter

N.B. L’utilizzazione del presente documento è consentita solo dietro espressa citazione della fonte e dell’Autore

giovedì 3 febbraio 2011

Caso Felipe Melo: anche la Juve rischia una sanzione. La circostanza esimente va provata e non solo dichiarata

Riceviamo e pubblichiamo il commento dell’avvocato Fabio Turrà sulla vicenda sollevata ieri durante la trasmissione “Controcampo”

Subito dopo la fine degli incontri serali della 23a giornata di campionato, una notizia lanciata in diretta dalla trasmissione sportiva “Controcampo” ha posto alla ribalta ed all’attenzione del pubblico il tema della presenza dei calciatori professionisti sui social network. Veniva infatti rivelato che sul profilo Facebook del calciatore della Juventus Felipe Melo era apparso lo status (una sorta di pensiero espresso pubblicamente) “Morgati bandido”. Da poco era finito l’incontro Palermo - Juventus, perso da quest’ultima, durante il quale la società torinese - attraverso il suo allenatore Gigi Del Neri - aveva espresso perplessità in ordine alla corretta conduzione da parte dell’arbitro Emidio Morganti; non solo, ma la società bianconera aveva - di fatto - impedito ai propri calciatori ogni contatto con i mass media, imponendo il silenzio stampa, proprio percependo il malcontento dello spogliatoio e prevedendo possibili squalifiche per eventuali dichiarazioni lesive proferite dagli atleti nei confronti dell’arbitro. In tale contesto va inquadrato l’episodio attribuito a Felipe Melo, per il quale la Juventus - con estrema tempestività - ha dichiarato, attraverso il proprio direttore della comunicazione Claudio Albanese, essersi trattato di un attacco informatico ai danni del proprio tesserato.

Volendo analizzare dal punto di vista squisitamente tecnico giuridico quanto accaduto, bisogna preliminarmente evidenziare che il potenziale offensivo di Facebook è molto alto, poiché le opinioni espresse attraverso tale mezzo sono visibili e dirette ad una platea numerosissima, soprattutto se ciò avviene ad opera di un personaggio pubblico come un calciatore di serie A.

Per inciso, occorre ricordare che offendere l’altrui reputazione comunicando con più persone (ovvero proprio ed anche usando Facebook, o altri social network), come testualmente previsto dall’art. 595 del codice penale, costituisce il comportamento previsto e punito per il reato di diffamazione, perseguibile a querela della persona offesa.

Nel nostro caso, vertendo in materia di diritto sportivo, vale la pena chiedersi cosa rischia il calciatore della Juventus: l’art. 5 del Codice di Giustizia Sportiva (Dichiarazioni lesive), prevede al comma 1 che ai soggetti dell’ordinamento federale (quale va considerato il tesserato Felipe Melo) è fatto divieto di esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione di persone, di società o di organismi operanti nell’ambito del CONI, della FIGC…; il comma 4 chiarisce che la dichiarazione è considerata pubblica quando è resa in pubblico ovvero quando per i destinatari, il mezzo o le modalità della comunicazione è destinata ad essere conosciuta o può essere conosciuta da più persone; il comma 5 prevede la comminazione di un’ammenda da € 2.500,00 ad € 50.000,00 oltre ad eventuali sanzioni più gravi, che arrivano anche alla squalifica o addirittura al “daspo” nei casi più gravi.

Resta da chiedersi se anche la Juventus possa rischiare una sanzione: l’art. 5 comma 7 prevede, in proposito, che le società possono essere punite, ai sensi dell’art. 4, con un’ammenda pari a quella applicata all’autore delle dichiarazioni; costituisce, però, circostanza attenuante la pubblica dissociazione dalle dichiarazioni lesive ed, in casi eccezionali, la pubblica dissociazione può costituire esimente.

La dirigenza bianconera ha sostenuto, senza finora dimostrarlo, che il profilo del proprio tesserato sarebbe stato “craccato” ad opera di ignoti. Può tale affermazione (allo stato non ancora provata) costituire “pubblica dissociazione” così come richiesto dalle norme richiamate?

Ma soprattutto appare credibile il fatto che il profilo utente del calciatore sia stato violato proprio in coincidenza con gli avvenimenti del post-partita? Ma soprattutto, come potrebbe egli realmente dimostrare la propria innocenza? La risposta a tale quesito è che ciò potrebbe avvenire solo attraverso una denuncia contro ignoti, a cura del tesserato e/o della società, al fine di dare impulso ad una indagine telematica, da svolgersi a cura della polizia postale. In mancanza, restando le difese del calciatore e della Juve solo affermate, ma di fatto non provate, dovrebbero scattare le sanzioni.

Fabio Turrà

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

Si prega di non intasare le caselle di posta elettronica con spam pubblicitario e di altro tipo (come appelli politici). Questo sito tratta solo di calcio, finanza del calcio e di argomenti affini. Ogni abuso sarà punito.

Le foto presenti su "il pallone in confusione" sono state in gran parte prese da siti Internet: dovrebbero essere di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono segnalarlo a uno dei due indirizzi email sopra indicati