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sabato 23 febbraio 2008

il ciuccio in agonia

Il manifesto 15/04/2003

Conti e paradisi fiscali, la tragica farsa del ciuccio

Un'inchiesta in due puntate sui guai finanziari che rischiano di far sparire il club azzurro dal calcio che conta

MARCO LIGUORI
SALVATORE NAPOLITANO

Quello del Napoli è un triste declino che avanza inesorabilmente su due piani non separabili: quello delle manovre sotterranee per il controllo della società e quello di una gestione ormai da un anno costantemente ai limiti del ricorso al tribunale fallimentare. E' una farsa tragica che si gioca sulla passione dei tifosi, quarti per totale in Italia, ma è il calcio d'oggi: il bacino d'utenza non basta più senza la guida di un gruppo dalle spalle forti e protette, economicamente e politicamente. La vicenda partenopea è una matassa inestricabile, che si estende tra paradisi fiscali come Lussemburgo e San Marino, e che lambisce il Mediocredito Centrale: la banca d'affari del gruppo Capitalia, il cui presidente è il numero uno della Federcalcio, Franco Carraro. Il garbuglio è reso ancor più complicato da una rete di società le cui partecipazioni s'intrecciano. Senza tacere della fitta trama che ancora lega il proprietario storico, Corrado Ferlaino, abituato da sempre a scomparse e a repentine apparizioni, quello uscito da meno di un anno, Giorgio Corbelli, la cui presenza aleggia ancora, e l'ultimo, Salvatore Naldi, destinato a diventare ben presto il penultimo. La società è controllata al 99,93% da una finanziaria lussemburghese, la Napoli Calcio Sa, che a sua volta faceva capo a un'altra società del Granducato, la Sportinvest Sa: quest'ultima, posseduta da Corbelli, ricevette il finanziamento, non ancora restituito, da Mediocredito Centrale per acquistare il Napoli e ha ceduto la propria quota a Naldi, che deve 30,3 milioni di euro a Corbelli. I conti degli azzurri risentono della debolezza economica e finanziaria dei suoi ultimi presidenti. Come se non bastasse, il rosso è stato accentuato dalla retrocessione in serie B: meglio sarebbe il fallimento con annessa ripartenza dalla C2 che prolungare l'agonia. Il bilancio è chiaro: l'esercizio al 30 giugno 2002 si è chiuso con una perdita di 28,86 milioni, che aveva reso addirittura negativo per 2,17 milioni il patrimonio netto. La ricapitalizzazione decisa dall'assemblea straordinaria del 15 luglio ha soltanto fatto sì che la Covisoc potesse dare il via libera all'iscrizione al campionato per una sorta di buona volontà mostrata dalla nuova presidenza, e non certo per il rispetto dei parametri richiesti. E poi il numero due della Federcalcio, Giancarlo Abete, non avrebbe potuto fare un torto così grande ad uno dei suoi associati: Abete è infatti il presidente della Federturismo, alla quale Naldi appartiene essendo imprenditore del settore. Dell'aumento del 15 luglio la parte restante è stata versata venerdì 4 aprile, quando l'assemblea dei soci ne ha dovuto varare subito un altro nel tentativo di rimediare alle nuove perdite accumulate nell'attuale stagione. In effetti, il confronto tra i ricavi è inequivocabile: tra il 2000-2001, anno di A, ed il 2001-2002, anno di B, gli introiti sono crollati da 54,97 a 21,18 milioni. La differenza sta quasi tutta nei minori incassi per la cessione dei diritti televisivi criptati: in A Stream pagò 30,7 milioni, in B appena 5,7. Ma i costi sono scesi molto meno, da 81,17 a 70,89 milioni. Anche il Napoli, come tutti, ha fatto leva sulle plusvalenze: 17,72 milioni, serviti soltanto a diminuire il rosso. Peccato che nel bilancio sia riportato solo l'ammontare di tale voce e non a quali calciatori si riferisca: plusvalenze fittizie? Anche la situazione finanziaria è da brividi, con uno squilibrio tra debiti e crediti di 57,73 milioni. Il Collegio sindacale ha dovuto ricordare agli amministratori di "porre particolare attenzione al raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario, in quanto le passività a breve non coprono le attività a breve". Tra le stranezze ereditate dalla gestione Corbelli, il Napoli è azionista del San Marino Calcio: una società di C2, nata nel 2000, con un capitale sociale di 49.500 euro, diminuito a 45.346 euro nel 2002. Per acquisirne il 33% il Napoli ha sborsato addirittura 1,29 milioni. E la Finarte, controllata da Corbelli, ne è diventata lo sponsor. Visti gli innumerevoli guai, una sola speranza s'impone ai tifosi azzurri: "Adda passà a' nuttata"!
(1-continua)


il manifesto 17/04/2003

Il ciuccio e tre personaggi in cerca di soldi

Corbelli, Naldi e Ferlaino: gli strani legami d'affari della triade che sta affossando il Napoli

MARCO LIGUORI
SALVATORE NAPOLITANO

Se fosse ancora vivo, a Pirandello basterebbero tre soli personaggi per riscrivere una delle sue commedie più famose: Corrado Ferlaino, l'ingegnere dalle mille astuzie; Giorgio Corbelli, l'imprenditore sceso dal nord e creatosi in tempi rapidi; e Salvatore Naldi, familiarmente detto Totò, ricco di famiglia ma imbarcatosi in un'impresa più grande di lui. Un trio ben distante da quello, Maradona-Careca-Giordano, che fece impazzire tutta Napoli a cavallo tra gli anni `80 e '90. Questi tre se ne dicono di tutti i colori, arricchiscono le parcelle dei rispettivi avvocati, fanno pace, si mandano segnali d'amore, per poi ricominciare daccapo. L'ultimo personaggio in ordine di apparizione è Naldi: egli si è trovato in dono, soprattutto grazie al patrimonio della madre, Adelina Fernandes, alberghi e appartamenti che ne fanno una persona molto ricca, ma inadeguata ad affrontare una sfida costosa come quella di essere il principale azionista di una squadra di calcio ambiziosa. E' stato sconsiderato o mantiene l'altrui gioco? Mistero. Naldi narra di soci forti e di contatti internazionali, ma sono bufale, dalle quali, per giunta, non si produce nemmeno la mozzarella. I suoi vantati rapporti di franchising con la Marriott si esauriscono ad un solo albergo, il Flora di Via Veneto a Roma. E, spulciando tra due delle sue società più importanti, la C.e.r.c. e la Tiberio, si scopre che la prima ha chiuso l'ultimo bilancio con un utile di 1,5 miliardi di vecchie lire, solo sfruttando la cessione di qualche immobile: non solo il calcio, ma tutto il mondo, è plusvalenza. La seconda, che doveva fungere da apripista a Capri, alla fine del 2001 non aveva ancora realizzato una sola lira di fatturato. Non a caso Naldi deve ancora pagare 30,7 milioni di euro per rilevare il restante 60% di azioni del Napoli. Per il momento, Corbelli le custodisce in pegno ed ha avviato un'azione presso il Tribunale di Roma per ottenere il saldo, chiedendo il fallimento della S.a.f., la società che possiede l'Hotel Flora. Dal canto suo, l'imprenditore bresciano è l'uomo che ama il Lussemburgo e San Marino. Basta pensare, solo per fare due nomi, alla Gioca e alla Sportinvest: due sue società che hanno sede nel Granducato. Da quando le sue strade si sono incrociate con quelle del Napoli e del suo storico presidente, Ferlaino, tutte le controllanti sono state trasferite in Lussemburgo. Non solo quella della società azzurra, ma anche altre che si occupano di costruzioni. E' un guazzabuglio dal quale emerge con certezza una sola cosa: tra i tre ci sono ancora molti legami di affari. Come la vicenda del centro sportivo Paradiso di Soccavo, dove si allena la squadra. All'epoca della doppia proprietà Ferlaino-Corbelli, il Napoli riscattò il contratto di leasing relativo alla struttura, per poi cederlo successivamente. Il Centro adesso è in mano ad una società che lo ha affittato alla Diciassettezerosette del gruppo dell'imprenditore bresciano, che a sua volta lo ha riaffittato al Napoli. In altre parole, Corbelli è il padrone di casa di Naldi, che, anche in questo caso, non paga. Ma Ferlaino e Corbelli erano soci anche nella Vasto srl, proprietaria, tra gli altri, di Palazzo D'Avalos, prestigioso e centralissimo edificio di Napoli che doveva diventare un centro commerciale. La Vasto è controllata dalla Trigma srl, che fa a sua volta capo alla lussemburghese Vasto Sa. Ora, scorrendo gli appartenenti ai consigli di amministrazione e ai collegi sindacali di Vasto srl e Trigma srl, si notano, oltre a quello di Ferlaino, i nomi di Massimo Matera e Massimo De Martino, professionisti di fiducia di Naldi. Ma per l'ingegnere, le quote di Naldi sono di fatto ancora in mano a Corbelli. Le cose non sono tanto diverse nella Pal.co spa, nel cui azionariato, oltre alla Roto spa, di cui è presidente Ferlaino, figura al 30% l'Italgrani, coinvolta in un vecchio crac. Anche in questa Massimo Matera è tra i sindaci: ma la società, nata con l'obiettivo di costruire un'intera zona residenziale a Giugliano, comune a nord di Napoli, è stata posta in liquidazione dal gennaio 2002. L'unico modo per recidere il nodo gordiano che unisce ancora il Napoli con la triade è il fallimento. Solo a quel punto la società potrà rinascere, senza più essere soggetta alla infinita commedia tra Corbelli, Ferlaino e Naldi.

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