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lunedì 19 gennaio 2009

La storia del Genoa attraverso le figurine

Mercoledì 21 gennaio sarà presentato a Genova il quarto volume dei Quaderni della Fondazione del giornalista di fede rossoblù Gessi Adamoli

Mercoledì prossimo 21 gennaio alle ore 18.00 presso la sede della Fondazione Genoa, in salita Dinegro 7 a Genova, sarà presentato il nuovo libro di Gessi Adamoli "Le mie figurine rossoblu", quarto volume della collana "I Quaderni della Fondazione". Oltre all'autore interverranno anche il giornalista genovese Giampiero Timossi, firma de La Gazzetta dello Sport e diversi genoani di ieri e di oggi; darà il benvenuto il reggente della Fondazione Genoa Prof. Andrea D'Angelo.
«Ricordi di trent’anni di giornalismo. Appunti sparsi nella memoria, seguendo il filo delle emozioni e non necessariamente quello cronologico». Le mie figurine rossoblù. Quarant’anni di Genoa vissuti in prima persona, più di cinquecento giocatori del Genoa conosciuti grazie alla professione, ma soprattutto alla fede rossoblù, un incredibile tuffo nel passato.
Gessi Adamoli, giornalista del «Lavoro» prima, di «Repubblica» ora, notoriamente grande cuore Grifone, lo ha scritto con la passione del bambino, «grandissimo collezionista di figurine dei calciatori», ma anche con la curiosità del giornalista in attività. Alcune ore di piacevole leggera lettura, aneddoti e personaggi che nel bene e nel male, dalla fine degli anni Sessanta ad oggi, hanno fatto la storia della più antica società d’Italia.
Il cuore del libro (edito da De Ferrari insieme alla Fondazione Genoa 1893 e disponibile nelle librerie al prezzo di 16 euro), è costituito da dieci accurati profili che, alternando la voce dell’autore a quella del protagonista di turno, ne evocano le gesta calcistiche ma anche le storie di vita avendo come linea guida la malinconia per un calcio che non c’è più.
Di quando le ripartenze si chiamavano contropiedi, delle lacrime di Ramon Turone dovendo trasferirsi controvoglia al Milan, del Professor Scoglio che insistette fino all’ultimo chiedendo l’arrivo di Signorini; un calcio in cui chiacchierate libere e a cuore aperto tra allenatori, calciatori e giornalisti, senza filtri di uffici e addetti stampa, erano occasione di instaurare rapporti, talvolta anche amicizie, magari davanti ad una tavola imbandita. Si va dal genuino trio di bomber Speggiorin-Cini-Capogna, che nella Serie C ’70-71 portarono alla risalita del Grifone in cadetteria, a Roberto Pruzzo, O’Rey di Crocefieschi col suo magico colpo di testa, dal mitico “Picchia Gorin” e i suoi epici duelli con Alviero Chiorri nei derby degli anni ‘70/’80 a Custer Garbarini, genoano che indossò assai controvoglia la maglia blucerchiata (poi però rientrato nella famiglia rossoblù), dall’eleganza del libero Claudio Onofri al piemontese e juventino Gian Piero Gasperini passando per l’umiltà del riservato campano Vincenzo Torrente e le sue quasi 450 partite in rossoblu.
L’appendice dell’alfabeto rossoblù è personalizzata con i nomi dei personaggi trattati e parte con Aguilera, una delle figure più amate, per chiudere con Zeytulaev, meteora dall’Uzbekistan.
Gioie e dolori di una storia lunghissima ma con ancora molti capitoli da scrivere.
Clicca qui per visitare il sito della Fondazione Genoa

venerdì 9 gennaio 2009

De Andrè e il Genoa, un amore poco conosciuto

"Il pallone in confusione" scopre un aspetto del grande poeta e cantautore non noto a chi non è di Genova e dintorni: la passione per i colori rossoblù. Domenica prossima ricorreranno i 10 anni dalla sua scomparsa

Girando per la rete, in cerca di notizie sul Genoa, ci siamo imbattuti sul sito http://www.druidi.it/ che riporta una notizia non troppo nota per chi non è di Genova e dintorni. Fabrizio De Andrè era un tifoso rossoblù: lo confessiamo, non lo avremmo mai pensato. Forse perché lo credevamo poeta e cantante, cui le cose di calcio non interessavano. E invece no: anche il pallone era per lui una storia da raccontare, una gioia da vivere e condividere, nata (com'è accaduto a tanti) dalla passione che aveva suo padre.
Su http://www.druidi.it/ c'è un link che riporta alla prefazione di un libro di alcuni anni fa, "Quelli che il Grifone" di Fabrizio Calzia - Frilli Editori, curata da Gessi Adamoli e Marco Peschiera. Quest'ultimo racconta come nacque l'amore tra il grande Faber e i colori rossoblù: ne riportiamo di seguito il testo. E' il nostro contributo al ricordo di questo immenso artista: domenica saranno trascorsi 10 anni dalla sua scomparsa. Per ironia della sorte, Peschiera narra che Fabrizio andò con suo padre a vedere al "Luigi Ferraris" nel 1947 Genoa-Torino: è la partita del prossimo turno di campionato.
Ci viene in mente un suo disco capolavoro del 1968, "Tutti morimmo a stento", ispirato alla poetica del francese François Villon, vissuto nel 1400, che esprime la sua visione sarcastica con cui guarda la vita e tifa per gli individui perdenti. Ma vengono in mente anche altri suoi celebri versi. Ci perdoni Fabrizio, ma vogliamo parafrasare un verso di sua canzone "Quello che non ho" riferendola a coloro i quali desiderano con bramosia l'attaccante della sua squadra, il "principe" Diego Milito.
Quello che non ho è Milito avanti
per segnare più in fretta e tenervi più distanti
Marco Liguori
Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte

Tratto da http://www.frillieditori.com/books/prefagrifone.htm
Fabrizio De André raccontava di essersi innamorato del Genoa a sette anni, un pomeriggio del 1947 quando suo padre Giuseppe lo portò a Marassi a vedere il Grande Torino di cui era acceso tifoso. Una partita senza storia: i Mazzola, i Gabetto, i Grezar, i Loik a mostrare meraviglie e i Grifoni frastornati e rassegnati. Un gol all’inizio del primo tempo, un altro alla ripresa, il terzo alla mezzora. Con De André padre ad applaudire felice. Ma all’ottantacinquesimo il Genoa si scuote dal suo torpore: tre a uno e tutti all’assalto, un calcio di rigore ed ecco il tre a due, un altro fiero arrembaggio e la folla comincia a sperare, nell’ultimo minuto si libra sul campo il gran sabba della volontà e in extremis soltanto un palo salva il Toro dalla clamorosa rimonta. Il Genoa perde quella partita ma in cinque minuti conquista un tifoso per la vita.
Fabrizio restò per sempre dalla parte dei vinti di tutto il mondo: ma nelle sue poesie in musica gli sconfitti e gli esclusi – puttane e indiani perseguitati, malfattori e spiriti ribelli – trovano sempre la rivincita morale sul bigotto e il moralista, sul potente e sui suoi servi corrotti.
Lo stato d’animo del genoano è quello degli spiriti ribelli di De André: lasciamoli godere, tutti gli altri, delle loro vittorie. E osserviamoli con comprensione le volte che la sorte gli diventa avversa. Ridano pure o piangano pure intorno alle piccole vicende di un pallone che rotola. Noi li guardiamo dall’alto e con distacco perché potranno vincere una partita o venticinque o mille ma hanno perso il campionato più importante: loro, il destino li ha condannati a vivere senza nemmeno immaginare che cosa significa essere genoani.
È questo ancestrale, filosofico istinto di superiorità a fare del genoano un esemplare unico: il genoano è l’unico seguace del calcio dotato della capacità di ridere e scherzare su se stesso. Diciamoci la verità: in quale parte del globo terracqueo si potrebbe riuscire a trovare un’intera generazione di tifosi in grado di sciorinare, a trent’anni di distanza e senza un fiato di pausa, la formazione di un campionato di serie c? La ricordiamo a chi non c’era: Lonardi; Rossetti, Ferrari; Derlin, Benini; Turone; Perotti, Maselli, Cini, Bittolo, Speggiorin. Rileggere e mandare a memoria: è la preghiera laica del genoano vero.
Marco Peschiera
Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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