Ricerca personalizzata
Visualizzazione post con etichetta la legge nello stadio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta la legge nello stadio. Mostra tutti i post

giovedì 22 aprile 2010

Fabio Turrà: «I divieti di trasferta sono un danno per i veri tifosi»

Il noto esperto di diritto sportivo spiega a "il pallone in confusione" l’inadeguatezza e l’ingiustizia dello stop imposto ai sostenitori delle squadre

La mancata fermezza da parte del Viminale e della giustizia sportiva nell’affrontare gli incidenti accaduti dopo il derby di Roma ha creato sconcerto nell’opinione pubblica e in molte tifoserie. Tra esse quella napoletana e genoana punite entrambe ingiustamente. I sostenitori azzurri furono puniti con il divieto di trasferta per tutto il campionato a causa dei danneggiamenti al treno Napoli-Roma dell’agosto 2008 (rivelatisi non veritieri). Invece quella genoana è stata colpita recentemente dal divieto di trasferta a Parma dopo gli incidenti del derby con la Sampdoria. "il pallone in confusione" ha intervistato l’avvocato Fabio Turrà, noto esperto di diritto sportivo, su queste ultime scottanti vicende.
Avvocato lei ha in carico alcune cause di tifosi del Napoli contro la Figc: a che punto sono?
«Sto procedendo a passo spedito, per quanto la burocrazia me lo possa consentire, con i processi nei confronti della Figc e del Coni per il risarcimento dei danni agli abbonati delle curve dello stadio San Paolo di Napoli, cui fu impedito di assistere a tre incontri nella passata stagione, per un assurdo ed ancora incomprensibile addebito di responsabilità oggettiva al Calcio Napoli, a seguito del primo incontro di campionato del campionato 2008-2009».
Può dirci qualche ulteriore particolare?
«Più di questo non posso dire, perché per personale scelta strategica processuale non voglio dare una particolare rilevanza mediatica agli sviluppi delle procedure in corso, ma sono moderatamente ottimista».
Dopo gli incidenti accaduti prima del derby di Genova il Viminale stabilì il divieto di trasferta per i tifosi genoani a Parma: non le sembra un altro caso di ingiustizia?
«Mi sembra che vietare le trasferte alla totalità dei tifosi di una squadra, in modo indiscriminato, sia eccessivamente punitivo in quanto bisognerebbe prestare maggiore attenzione all’identificazione degli autori di fatti di violenza, riservando eventuali misure coercitive solo a questi ultimi».
Cosa pensa delle ultime decisioni prese dal giudice sportivo per gli incidenti in Lazio-Roma?
«Le ultime decisioni da Giampaolo Tosel, in relazione ai gravissimi incidenti avvenuti domenica sera allo stadio Olimpico per il derby della Capitale, sono difficilmente comprensibili, se rapportate ai provvedimenti presi dallo stesso giudice per i fatti avvenuti un anno e mezzo fa (fine agosto 2008) nello stesso stadio di Roma. Voglio precisare che la gravità degli incidenti avvenuti domenica scorsa tra alcuni tifosi (anche se ho difficoltà a definirli così, per me sono semplicemente dei teppisti), che tutti i telespettatori hanno potuto riscontrare in diretta televisiva, con delle immagini raccapriccianti di scontri ripetuti e prolungati, non è neanche minimamente paragonabile a quella molto minore dei fatti dell’agosto 2008».
I media nazionali non sembrano aver dato rilievo a questi fatti gravissimi…
«Mi meraviglia anche il fatto che domenica scorsa sono trapelate, a mala pena, solo le notizie che inevitabilmente dovevano essere comunicate: tre persone accoltellate, di cui uno molto grave con ferite alla gola, una signora con due bambini che ha fatto appena in tempo a fuggire ed a mettere in salvo i suoi figli, perché la sua auto è stata data alle fiamme, un vero e proprio bollettino di guerra, insomma».
Invece l’anno scorso accadde il contrario, si ricorda?
«Non vorrei ripetermi, ma gli episodi verificatisi l’anno scorso - invece - ai quali fu dato un risalto di prima pagina dai giornali e da prima notizia nei telegiornali (tra l’altro utilizzando filmati di repertorio non riferiti ai fatti stessi) furono molto meno gravi e le indagini della magistratura penale riguardanti i presunti danneggiamenti al treno Napoli-Roma hanno portato all’archiviazione. Per quei fatti dell'agosto 2008 il Calcio Napoli ricevette la squalifica dello stadio San Paolo per ben quattro giornate, poi ridotte a tre con conseguenti danni economici per la società e per i tifosi delle curve. Per i fatti gravissimi di domenica scorsa non è stato preso alcun provvedimento di squalifica dello stadio Olimpico di Roma e nessuna restrizione per le trasferte dei tifosi giallorossi e biancocelesti!».
Sembra quindi che siamo davanti all’ennesimo caso di ingiustizia caratterizzata dal criterio "due pesi e due misure"?
«Gli atteggiamenti vittimistici non sono utili ed io non ne sono favorevole, ma questa volta mi conforta il fatto che la disparità di trattamento stabilita dal giudice sportivo, gravemente punitiva a carico del Calcio Napoli (e dei suoi tifosi), rispetto a quella blanda attuata nei confronti della Roma e della Lazio, sia stata evidenziata da persone sicuramente più autorevoli di me, quali il Dr. Bruno D’Urso Presidente dei Gip di Napoli ed ex Giudice Sportivo e Procuratore Federale, dal Dr. Guido Trombetti, Rettore dell’Università di Napoli, nonché da alcuni parlamentari che finalmente stanno facendo sentire la propria voce anche in luoghi deputati ad altro, ma che probabilmente hanno una influenza anche in ambito calcistico».
Si potrà un giorno eliminare nel diritto sportivo il principio ingiusto della responsabilità oggettiva?
«Vorrei sottolineare che l’annoso e dibattuto "muro" rappresentato dalla responsabilità oggettiva delle società di calcio, sul quale ho intenzione di organizzare degli incontri di studio dedicati agli addetti del settore giuridico-sportivo, mal vista dalla quasi totalità dei presidenti e particolarmente avversata dal Presidente Aurelio De Laurentiis, comincia a sgretolarsi: lo stesso Ministro dell’Interno Roberto Maroni ha affermato nella riunione dell’Osservatorio di ieri che "non bisogna sparare nel mucchio punendo le intere tifoserie" e per questo lo stadio di Roma non è stato squalificato. Possiamo sperare che diventerà un principio valido per tutti?».
Marco Liguori
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE

sabato 5 dicembre 2009

Care società di calcio, il silenzio stampa imposto è antigiuridico

Immaginate una grande azienda italiana che imponga il divieto di parlare agli organi di informazione ai propri dipendenti. Sicuramente il giorno dopo aver deciso questo provvedimento limitativo di una libertà civile fondamentale la suddetta azienda si ritroverà il proprio personale in sciopero. Invece nel calcio, dove i giocatori sono anch’essi lavoratori subordinati, ciò non accade. Eppure «il silenzio stampa imposto dalle squadre di calcio è antigiuridico e anticostituzionale» come spiega a "il pallone in confusione" l’avvocato Massimo Rossetti: un concetto che ha di recente esposto in un recente convegno "I bilanci delle società quotate" organizzato da Federprofessional e Criteria Ricerche. Secondo la legge 91 del 1981 i calciatori sono infatti lavoratori dipendenti e sono tenuti al dovere di obbedienza verso la propria società di appartenenza. «Tuttavia riguardo a questo ambito – afferma Rossetti – non può esservi certamente incluso quello del cosidetto silenzio stampa: una prassi sempre più diffusa e frequente nell’ambito calcistico».
Scendendo in dettaglio, prosegue il legale, «il divieto di rilasciare dichiarazioni agli organi di informazione oltre a non rientrare tra le istruzioni tecniche e tra le prescrizioni per il conseguimento degli scopi agonistici , si pone in stridente ed insanabile contrasto con norme imperative ed inderogabili di legge». Anzi, l’avvocato specifica che il silenzio stampa «confligge con norme di rango costituzionale».
Ma quali sono le norme interessate? «Innanzitutto, si pone in contrasto – risponde Rossetti – con l’articolo 1 della legge 300 del 1970, meglio conosciuta come "statuto dei lavoratori". In quanto subordinati, i calciatori hanno diritto nei luoghi in cui prestano la loro opera e, a maggior ragione, al di fuori di tali luoghi di manifestare liberamente il loro pensiero». Ma c’è di più. Il divieto di parlare davanti ai microfoni e ai taccuini dei giornalisti «si pone in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione – prosegue Rossetti – secondo cui tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con le parole, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
L’unico limite per il giocatore, come per qualsiasi altro lavoratore dipendente, è rappresentato dall’esprimere le proprie opinione nel rispetto della dignità del datore di lavoro. «Ciò significa – sottolinea Rossetti – che il calciatore può essere sanzionato per motivi disciplinari ex post, ossia solo dopo aver espresso opinione critiche non veritiere e lesive del decoro e della dignità della propria squadra, ma non può essere mai, almeno legittimamente e lecitamente, impedito ex ante di esprimersi». Dunque non può essere stabilito un preventivo divieto di parlare con la stampa.
Il silenzio stampa ha anche un’altra conseguenza. «Oltre che palesemente antigiuridico, il divieto di parlare ai giornalisti – conclude Rossetti – appare anche in contrasto con gli interessi della società. Infatti, a mio parere, per un’impresa di carattere sportivo ogni interruzione di canali comunicativi ne lede oggettivamente l’immagine ed il prestigio, facendo supporre l’esistenza di disfunzioni e patologie organizzative e gestionali».
Marco Liguori
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE

giovedì 7 maggio 2009

Arrestato il presidente della Pro Patria

È stato arrestato da militari della compagnia della Guardia di finanza di Busto Arsizio Giuseppe Zoppo, presidente della società calcistica Pro Patria, che milita in prima divisione, subentrato nella gestione della società dal luglio 2008. L'accusa è di bancarotta fraudolenta. Le indagini delle Fiamme gialle bustesi erano iniziate qualche mese fa, su delega della locale procura della Repubblica, nell'imminenza del fallimento della Pro Patria, in seguito alle proteste dei giocatori della squadra per il mancato pagamento delle loro retribuzioni, nonchè debiti contratti dalla società calcistica, rimasti insoluti. Approfondimenti investigativi, effettuati tramite acquisizioni ed analisi documentali, nonchè accertamenti finanziari ed assunzioni di testimonianze da parte di persone informate sui fatti, hanno consentito di delineare un quadro preciso delle «anomalie gestionali», che avevano condotto la società sportiva allo stato di insolvenza, realizzate nel corso dell'ultimo trimestre del 2008. Da quanto si è appresso, sarebbero state rilevate, in particolare, plurime condotte fraudolente, addebitabili al presidente Zoppo, commesse attraverso sottrazioni di denaro e risorse finanziarie dalle casse sociali, effettuate senza valide giustificazioni, riguardanti, tra l'altro, i proventi derivanti dagli abbonamenti e dagli incassi delle gare casalinghe, nonchè somme pagate dagli sponsor.
Secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza, il presidente Zoppo si sarebbe anche appropriato indebitamente di somme incassate dalla società, per conferimenti relativi all'acquisizione di quote del capitale, prelevate senza valide ragioni dal conto corrente dove erano state depositate ovvero di somme percepite direttamente, per lo stesso motivo, e trattenute in parte consistente, versando solo il residuo nelle casse sociali. Inoltre di fondi da vari conti correnti societari, tramite distrazioni ripetute nel tempo per finalità esclusivamente personali, di denaro contante o di assegni circolari tratti direttamente a proprio vantaggio ovvero intestati a società ad egli stesso riconducibili. In questo contesto sarebbe emerso anche che Zoppo era riuscito ad ottenere, da una banca locale, un'apertura di credito in conto corrente per un importo di 450.000 euro, mediante la garanzia di titoli, ottenuta raggirando una persona (sua ex collaboratrice) inconsapevole della finalità della manovra. Su quel conto, si erano accumulati, successivamente, debiti insoluti per un importo pressochè pari al fido ottenuto. Per ritardare la scoperta dello stato di dissesto al quale veniva gradualmente avviata la società calcistica, ed ottenere ancora credito dalle banche, aveva emesso due fatture relative ad operazioni inesistenti, ammontanti, complessivamente, a 840.000 euro, simulando, così, l'esistenza di correlati crediti. L'importo totale delle distrazioni di fondi accertato è pari a 330.000 euro. Sono state accertate, infine, violazioni tributarie, in capo alla società sportiva, connesse ad omessi versamenti di ritenute fiscali per un importo di 177.000 euro, e omessi versamenti di Iva per 165.000 euro.
Fonte: Ansa

venerdì 12 dicembre 2008

Al via le cause per il risarcimento degli abbonati del Napoli contro Figc e Coni

L’avvocato Fabio Turrà ha spiegato in esclusiva a “il pallone in confusione” che ha notificato stamattina gli atti di citazione per conto di alcuni tifosi azzurri colpiti ingiustamente dalla chiusura delle curve del San Paolo decisa dalla giustizia sportiva

E’ iniziata la “partita” degli abbonati delle curve contro Figc e Coni. Stamattina l’avvocato Fabio Turrà, legale di alcuni sostenitori azzurri, ha consegnato agli ufficiali giudiziari gli atti di citazione in cui si chiede il risarcimento dei danni a causa della sentenza del giudice sportivo Giampaolo Tosel che aveva imposto la chiusura dei settori popolari dello stadio San Paolo fino al 31 ottobre in seguito ai fatti avvenuti nello stadio Olimpico in occasione di Roma-Napoli del 31 agosto scorso, poi ridotta fino alla gara con la Juventus. Le prime udienze si svolgeranno tra fine febbraio e i primi di marzo 2009 presso le aule del Giudice di pace di Napoli. Il legale ha chiesto una cifra complessiva per ciascun assistito di 735,53 euro: in essa sono compresi il danno patrimoniale emergente e quello non patrimoniale stimato in 700 euro per non aver potuto assistere a tre partite. Alcuni abbonati avevano già presentato lo scorso settembre, tramite sempre l’avvocato Turrà, il ricorso in qualità di terzi non appartenenti all’ordinamento sportivo davanti alla Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni. Ricorso che neppure fu ammesso. «Avevo fatto la promessa ai miei amici tifosi che avrei fatto tutto il possibile – spiega l’avvocato Turrà a “il pallone in confusione” – per ottenere un giusto risarcimento contro l'ingiustizia perpetrata contro di loro. A me stesso avevo fatto la promessa che proprio entro la fine dell'anno sarebbero partite le prime richieste di risarcimento».
Le cause si basano su una serie di motivazioni giuridiche. Il legale degli abbonati spiega innanzitutto che il primo riguarda il fatto che «la sentenza del giudice sportivo è stata sproporzionata, ingiusta e discriminatoria poiché ha colpito anche persone che non avevano alcuna responsabilità con i fatti accaduti all’interno dello stadio Olimpico. Al riguardo ho richiamato l’articolo 2043 del Codice civile riguardante appunto il procurato danno ingiusto verso i miei assistiti». Inoltre, la sentenza di Tosel è stata attaccata per incostituzionalità in base agli articoli 3 e 13 della nostra Costituzione. A ciò si aggiunge l’articolo 111 «per il provvedimento della Camera di Conciliazione a cui non è stata data una motivazione adeguata» aggiunge l’avvocato Turrà. Inoltre «il giudice sportivo ha applicato soltanto in parte il comma 3 dell’articolo 4 del Codice di giustizia sportiva – prosegue il legale – poiché avrebbe dovuto anche essere sanzionata la Roma per non aver controllato l’introduzione di petardi e fumogeni all’interno dell’impianto». Infine, sottolinea Turrà, «esistevano una serie di circostanze esimenti e attenuanti ampiamente provate che non sono state prese in considerazione dagli organi della giustizia sportiva».
E’ possibile ancora presentare altre richieste di risarcimento danni contro Coni e Figc. Gli abbonati delle curve possono contattare lo studio Turrà all’email fabio_turra@libero.it oppure al numero di telefono 0817347273.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Vedi anche Sintesi tv di Napoli-Lecce 3-0 (da You Tube) e "Porompompero" e il Napoli trionfò sul Lecce 4 a 0

martedì 25 novembre 2008

“Rivogliamo i nostri striscioni”: la protesta dei tifosi della Sampdoria

Riceviamo e pubblichiamo dal sito internet dell’emittente napoletana Canale 9

Alla luce delle vicende che, dal 31 agosto in poi, hanno caratterizzato la gestione delle questioni "stadi" e "tifoserie", per quanto riguarda Napoli ma non solo (vedi corteo tenuto ieri a Genova dai supporters Sampdoriani sulla querelle connessa al divieto d'esposizione degli striscioni, notizia riportata nel post odierno http://www.9online.it/sport/2008/11/24/rivogliamo-i-nostri-striscioni-la-protesta-dei-tifosi-della-samp/), riteniamo utile per tutto il movimento che le nostre precedenti campagne d'opinione debbano valicare i confini regionali per approdare ad una discussione più approfondita e globale che soltanto l'insieme degli amanti del calcio tutti può sviluppare al fine di portare all'ottenimento di risultati concreti.
Far evolvere "massa critica" a livello nazionale sul tema è un obiettivo indispendabile da raggiungere, al fine di evitare che un domani ci sia sempre una "Napoli colerosa e sfaccendata" da stigmatizzare a seconda di casi e convenienze del Palazzo.
Cogliamo l'occasione anche per ringraziarti per il tuo fondamentale ed appassionato contributo concessoci ad ogni nostra segnalazione, ma in particolare per la correttezza da te dimostrata.
Cordiali saluti,
Valerio De Rosa,
Redazione 9online.it


Tratto da http://www.9online.it/sport/2008/11/24/rivogliamo-i-nostri-striscioni-la-protesta-dei-tifosi-della-samp/
Il problema dell’autorizzazione richiesta per esporre gli striscioni allo stadio sta diventando sempre più pressante. La tifoseria della Sampdoria ormai da tempo si sta battendo contro questa norma e anche Angelo Palombo è intervenuto sul tema, esprimendo la propria solidarietà ai tifosi, sottolineando come non siano certamente gli striscioni il problema principale degli stadi italiani.
E tutte le componenti della tifoseria sampdoriana hanno partecipato al corteo “Rivogliamo i nostri striscioni”, organizzato dai gruppi della Gradinata Sud. Il raduno era fissato alle 12 nei giardini davanti alla stazione di Genova Brignole. Da lì i sostenitori si sono mossi in direzione del Ferraris, accompagnati da cori e appunto da tutti gli striscioni dei gruppi e dei club che sono soggetti alla richiesta d’autorizzazione per essere esposti allo stadio. Una regola alla quale la tifoseria blucerchiata si rifiuta di sottostare.
Secondo fonti della polizia Municipale, le persone che hanno partecipato alla manifestazione erano «circa 300», ma hanno creato pesanti ripercussioni al traffico nel centro; intorno alle 12.30, il passaggio del corte ha costretto i vigili ha chiudere in entrambi i sensi di marcia il tunnel che collega la zona di Brignole con quella di Borgo Incrociati.
La Federazione dei Club Blucerchiati, con un comunicato, ha fatto sapere: «Parteciperemo compatti, con gli striscioni dei nostri Clubs. Rivendichiamo il diritto di esporli all’interno degli stadi e riteniamo ingiusta la “richiesta di autorizzazione all’esposizione”, atteso che quella della libertà di espressione è un diritto costituzionalmente garantito. La Federazione dei Clubs Blucerchiati, nata nel 1966, è stata la prima Associazione di tifosi organizzati nata in Italia ed ha sempre avuto nel suo Dna la sana passione sportiva e l’orgoglio di portare, negli stadi italiani ed esteri, gli striscioni sampdoriani».
Fonte: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/

I video della manifestazione di Genova dei tifosi della Sampdoria




venerdì 21 novembre 2008

Lorenzo Contucci, il difensore della curva

Riceviamo ancora da Virgilio Motta e pubblichiamo

Intervista:
Il difensore della curva
A colloquio con Lorenzo Contucci, avvocato penalista, esperto della
normativa applicata al mondo degli ultras


di Tommaso Della Longa per il mensile "La Voce del Ribelle"
Avvocato penalista, romano e romanista, Lorenzo Contucci è sicuramente uno dei massimi esperti della normativa applicata alla questione ultras. E grazie al suo lavoro quotidiano, può avere un punto di vista molto chiaro sulle falle del sistema, su cosa andrebbe cambiato e su quello che succede nelle curve italiane e nelle aule di tribunale. Proprio per questo abbiamo
voluto intervistarlo, spaziando dalla situazione legislativa odierna, alla farsa mediatica di Roma-Napoli o alle foto “taroccate” di Bulgaria-Italia.
D. Qual è la situazione odierna della legislazione italiana contro il mondo ultras?
R. È una legislazione definita di prevenzione, ma che in realtà è di repressione. Lo strumento utilizzato è il famoso D.a.spo. (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive, ovvero la “diffida” ndr) la cui durata è oggi passata da uno a cinque anni. Nel 90% dei casi ha l’obbligo
di presentazione alla P.G. L’anomalia è che viene applicato direttamente dal Questore, mentre altre misure di prevenzione di una certa gravità vengono proposte dal Questore e applicate da un giudice. Nel nostro caso l’intervento del giudice - spesso sommario e senza garanzie difensive - esiste solo per l’obbligo di presentazione, ma non per il divieto in sé stesso. In Inghilterra non è così: la polizia propone, il giudice decide. Senza contare che il D.as.po.
si basa il più delle volte su una semplice denuncia che altrettanto spesso finisce in un’archiviazione o in un’assoluzione, naturalmente a provvedimento scontato. Da vero e proprio stato di polizia, invece, è quella parte della legge Amato che consente di diffidare anche senza che vi sia una denuncia: il paradosso è che un soggetto denunciato può sperare nella revoca del d.a.spo. - perché ad esempio viene poi assolto nel procedimento penale – mentre un soggetto non denunciato, ma diffidato non può fare proprio nulla perché non potrà mai ottenere un’archiviazione o un’assoluzione.
D. A cosa ha portato la politica dei divieti e della disgregazione dei gruppi organizzati?
R. Ha portato alla pressoché totale perdita di colori negli stadi e una conseguente perdita di fascino delle partite stesse. I giornali per presentare il derby di Roma continuano a tirare fuori foto di archivio e dimenticano che tutto quel colore che c’era è oggi reato. In più si sono create delle frange anarchiche nel senso non politico del termine, assai pericolose perché premeditano gli scontri.
D. Quando è iniziato il “pugno di ferro” in Italia contro le curve?
R. Poiché la polizia è il braccio operativo del ministero dell’Interno, e quindi del governo, da quando lo Stato ha deciso che alcuni episodi di violenza non potevano più essere tollerati, anche in quanto amplificati dai media e recepiti in tal modo dall’opinione pubblica, con conseguenti riflessi sui governi stessi. Dietro lo slogan del “riportiamo le famiglie
allo stadio”, ampiamente fallito come possiamo vedere con i nostri stadi vuoti, si è semplicemente favorito ulteriormente il mondo delle pay per view, primo canale di introiti per le squadre di calcio, almeno in serie A.
D. Che cos’è esattamente il D.as.po.? È un provvedimento anticostituzionale?
R. È l’ordine con il quale il questore vieta a un soggetto ritenuto pericoloso di andare allo stadio, per un periodo che può andare da uno a cinque anni. Ha quasi sempre abbinato l’obbligo di presentazione alla P.G. per le partite, in casa e in trasferta, della squadra del cuore. La Corte
Costituzionale è più volte intervenuta e il fatto che la legge venga continuamente modificata sull’onda emotiva di fatti di cronaca non potrà impedire che ci si torni di nuovo. Allo stato la Corte Costituzionale ha offerto spunti interpretativi della legge dicendo come i giudici dovevano interpretarla perché non fosse dichiarata incostituzionale. C’è anche da dire che le prime pronunce sono del 1996, quando questi provvedimenti erano annuali e quindi comprimevano in modo limitato la libertà personale. Ora che sono quinquennali è auspicabile un nuovo intervento della Corte, per garantire un diritto di difesa pieno.
D. Come ci si difende da un D.as.po.?
R. È assai difficile. Quando vi è l’obbligo di presentazione, si hanno 48 ore di tempo per difendersi davanti al giudice che lo deve convalidare, ma non vi è una udienza. Si può depositare una memoria difensiva. I tempi assai ristretti spesso vanificano tale possibilità ed è quasi impossibile portare prove a discarico. Dopo la convalida da parte del Gip, si hanno
solo 15 giorni di tempo per andare in Cassazione e solo con un avvocato cassazionista. Contro il divieto di andare allo stadio, invece, si può ricorrere al prefetto, cosa quasi sempre inutile perché gerarchicamente è il superiore del questore, ovvero andare al T.a.r.. Il problema sono le
spese legali da sostenere e il fatto che - basandosi il D.as.po. su una denuncia - per aspettare di avere ragione bisogna attendere che parallelamente il procedimento penale faccia il suo corso, con i tempi biblici che sappiamo.
D. Quali sono le strutture dello stato che dovrebbero controllare i tifosi?
Da chi sono composte? Sono efficaci?

R. Presso le questure vi sono le squadre tifoserie della D.i.g.o.s., che ben conoscono le realtà del tifo organizzato. Di certo con la disgregazione dei gruppi operata dall’operazione repressiva il loro compito si è fatto più difficile per la mancanza di referenti. Poi abbiamo l’osservatorio
nazionale sulle manifestazioni sportive, che ho sempre definito - insieme con il Casm (Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive ndr) - organismi inutili e da stato di polizia che contribuiscono a distruggere il tifoso da stadio e non solo i tifosi violenti. Il criterio con cui operano è analogo al concetto del buttare via il bambino con l’acqua sporca.
D. Esiste un modo per arrivare al dialogo tra i tifosi e lo stato?
R. La parola “tifosi” comprende più realtà. Per me il tifoso deve fare il tifoso e lo Stato deve fare lo Stato. Essere tifoso non dovrebbe essere una professione e quindi non ho necessità di dialogare con nessuno: vado allo stadio e mi vedo la partita.
D. Le curve sono ancora oggi il più grande movimento giovanile?
R. In parte sì. Quando lo Stato se ne è reso conto ha deciso di ammaestrarle e chi non si fa ammaestrare viene soppresso.
D. Pensi che gli ultras facciano paura per la capacità ancora oggi di aggregare?
R. Assolutamente sì. Chi ci governa non ha capito - e se lo ha capito lo ha fatto tardi - che le politiche attuate hanno radicalizzato alcune frange.
D. Quanto ha influenzato il Legislatore l’onda emotiva della morte di Raciti?
R. Moltissimo. Ancorché quella situazione sia dipesa, anche - e sottolineo anche - da una non corretta gestione dell’ordine pubblico (mi riferisco alla decisione folle di far arrivare i tifosi del Palermo a partita iniziata e non molto tempo prima), era assolutamente ovvio che un fatto
così grave influenzasse il Legislatore. È anche giusto che sia così, sebbene i veri correttivi da apportare non fossero certamente quelli poi adottati populisticamente. In quella occasione per lo meno il fatto era storicamente avvenuto e di assoluta gravità. Tuttavia il Legislatore si muove spesso prescindendo da una reale emergenza, ma sulla mera percezione di essa da parte
dell’opinione pubblica.
D. Ci puoi raccontare com’è stato montato ad arte dai media il caso Roma-Napoli?
R. Tutto è partito da una notizia falsa nata da un comunicato di Trenitalia, recepito dai media nazionali – tv, quotidiani cartacei e on line - come devastazione e sopruso. Televisivamente, sono state mostrate - sapientemente tagliate e montate - fotografie di un paio di vetri rotti
mostrati da tutte le angolazioni e i napoletani che correvano alla stazione Termini sono stati presentati come facinorosi che creavano disordini, sottacendo che stavano semplicemente correndo verso i pullman perché era già finito il primo tempo. Basta andare su Youtube per verificare come il loro comportamento sia stato senz’altro folkloristico e agitato, ma certamente non violento. Eppure è passata la notizia di stazioni e treni devastati. Per fortuna su quel treno c’erano due giornalisti austriaci che, allibiti, hanno raccontato come nulla di quello che era stato detto sui media fosse vero. Solo pochi giornalisti illuminati – come nel caso del servizio d’inchiesta di Rai News 24 - hanno dato notizia della bufala mediatica. Ovviamente dopo che il giudice sportivo aveva chiuso entrambe le curva del San Paolo e che il Ministro Maroni aveva proibito ai tifosi del Napoli tutte le trasferte, proprio nell’occasione in cui - sono parole di un giudice - avevano fatto tutto il possibile per evitare problemi. Una
disorganizzazione totale dell’evento è stata attribuita, con la solita complicità dei media, ai tifosi per coprire le responsabilità di chi gestisce l’ordine pubblico, con tanto di servizi segreti al suo interno. In un Paese che ancora non ha fatto chiarezza su Ustica, Bologna e tante
stragi impunite non mi stupisco più di nulla e sono sempre più motivato nel non votare più.
D. Cosa è successo veramente quel giorno a Roma?
R. Ho già risposto. Mi limito ad aggiungere che uno dei più seri quotidiani italiani, il Corriere della Sera, per ben due volte ha inserito delle fotografie con la didascalia “i tifosi del Napoli durante gli scontri di Roma” riferite a episodi di diversi anni fa. Mi è bastato navigare per
cinque minuti su internet per mostrare la falsità della rappresentazione. Questo comportamento non è solo deontologicamente scorretto. È ben di più, visto che influenza l’opinione pubblica e, di conseguenza, il Legislatore.
D. Sappiamo che hai difeso alcuni ultras napoletani e che sei stato criticato da alcuni quotidiani. Cosa ne pensi?
R. Ho già detto cosa penso di alcuni giornalisti che lavorano per alcuni quotidiani. Si spacciano per democratici quando uno stato totalitario rappresenterebbe, per loro, il luogo naturale di espressione. Il tifoso delinque lanciando un sasso o in molti altri modi, il giornalista delinque
dicendo menzogne basate su fatti falsi. Questo, per il sottoscritto è un comportamento criminale assai più grave del ragazzino che lancia un sasso, se non altro perché i quotidiani sono sovvenzionati anche dallo Stato: il ragazzino che lancia un sasso no.
D. E della questione Bulgaria-Italia cosa ne pensi? Anche lì gli scontri e i famigerati saluti romani sono stati una montatura. Erano tutti da parte bulgara....
R. Sono rimasto allibito. Non si tratta di essere di una idea politica o di un’altra. Si tratta di distinguere il falso dal vero. La quasi totalità dei giornali, approfittando dell’identità dei colori nazionali, hanno spacciato i tifosi bulgari pieni di svastiche per quelli italiani, che certo di
sinistra non erano ma che hanno tenuto comportamenti assai meno esibizionistici. Poiché l’onda emotiva del momento è la questione fascismo/antifascismo, il meccanismo tritatutto dell’informazione di regime ha, in modo criminale, trattato la notizia. Mi ripeto: un giudice delinque se si vende una sentenza, un avvocato se tradisce il proprio cliente e un giornalista se dice falsità.
D. Esiste un’informazione libera e corretta in Italia?
R. Solo su internet e da parte di pochi giornalisti coraggiosi, per i quali ho la massima stima. Purtroppo temo non faranno carriera, per lo meno in Italia. Se i giornali sono il cane da guardia della democrazia - come ha scritto la Corte di Cassazione - internet è il leone da guardia della
democrazia stessa. È per questo che ci sono progetti di legge per limitarne la capacità di espressione.

Se andare allo stadio è più difficile che uscire a cena con Obama

Riceviamo e pubblichiamo da Virgilio Motta questo servizio di Tommaso Della Longa pubblicato sull'ultimo numero del mensile "La Voce del Ribelle" diretto da Massimo Fini.
Motta ha espresso nella sua email la sua esasperazione per i divieti imposti dal ministero dell'Interno, in particolare anche quelli stabiliti dal Prefetto di Milano per Inter-Napoli: «Vi giuro che sono al limite. Ora non vale più neanche l'abbonamento x acquistare i 2 biglietti». E aggiunge: «Ormai è più facile ottenere udienza dal Papa o uscire a cena con Obama piuttosto che entrare allo stadio»

Ultras e Stato di polizia

Oggi la repressione tocca le tifoserie e crea un precedente.
Chi saranno i prossimi a essere criminalizzati?


Servizio di Tommaso Della Longa
In Italia certe parole diventano puntualmente il simbolo paradigmatico di interi fenomeni. Si dice “il movimento” e si pensa subito agli studenti in lotta. Si usa l’aggettivo “estrema” vicino alla parola sinistra o destra, e il pensiero va subito a fazioni border-line che si muovono a metà strada fra il sistema democratico e l’eversione. Si parla del terrorismo internazionale e, in linea con l’equazione tanto cara a George W. Bush, se ne fa un tutt’uno con la religione islamica come se tutti i seguaci di Maometto fossero aspiranti uomini bomba. E poi, nel Belpaese angosciato dalla poca sicurezza e dalle mille emergenze quotidiane raccontate dai media, c’è una parola che adombra un pericolo costante: ultrà o ultras e subito la mente viene portata a teppismo, furti, devastazioni, guerriglia urbana. È proprio da qui, dall’accezione della parola “tifoso” in Italia, che bisogna partire per capire il motivo dell’interesse per il mondo delle
curve.
Sgombriamo subito il campo da un equivoco: gli ultras non sono una categoria, e ultras non è un’etichetta che si può affibbiare tout court a chiunque entri dentro un impianto sportivo per sostenere la propria squadra. Gli ultras non sono assimilabili a categorie sociali come quelle
degli operai, degli studenti, degli ingegneri o chissà cos’altro. Il tifoso, l’ultras, l’ultrà è solo uno qualsiasi di noi che mostra un attaccamento estremo, radicale alla propria squadra, alla propria città, ai proprio colori. E ovviamente tutto questo non significa che si tratti di una persona necessariamente violenta e pericolosa. L’ultras è il nostro vicino di casa, è l’operaio, l’avvocato, il giornalista, lo studente, il disoccupato, il papà, l’autista. Per dirla con un luogo comune, è l’uomo della porta accanto.
Allora, evidentemente, c’è qualcosa che non va. Se ultras lo può essere anche un libero professionista, l’accezione corrente è sbagliata. Forse, o probabilmente, è sbagliata in mala fede. E più avanti ne scopriremo anche il motivo. Di fatto, però, agli occhi della classica casalinga di Voghera avere una passione per la propria squadra appare un demerito. E quando
magari scopre che il “bravo ragazzo” che conosce da anni è un tifoso radicale, cambi immediatamente la sua valutazione. Non è più così “bravo”. È una specie di delinquente a piede libero, che chissà cosa combina o cosa potrebbe combinare. Non lo ripete, sempre, anche la televisione?
Ecco fatto: il tam tam mediatico ha funzionato, il lavaggio del cervello è andato  a segno. Proprio perché il mondo delle curve è stato dipinto come un luogo infernale popolato da reietti della società, l’ultras si ritrova a calamitare su di sé tutto il peggio, prestandosi inconsapevolmente a una strumentalizzazione continua. Che, come vedremo meglio più avanti, ha diverse manifestazioni e differenti scopi, di maggiore o minore portata, a breve o a lungo termine.
All’inizio della scala c’è la manipolazione spicciola, quella che è stata ben definita, anche in altri ambiti, “arma di distrazione di massa”. Per esempio: l’uso del tifo organizzato per non soffermarsi su altro, come nel caso della farsa mediatica dei tifosi napoletani in trasferta a Roma per la prima giornata di campionato, coi disordini gonfiati ad arte per monopolizzare l’attenzione e mettere in ombra l’avvio (si fa per dire, visto l’immediato rinvio per irregolarità procedurali) del processo per l’omicidio di Gabriele Sandri da parte dell’agente di polizia Luigi
Spaccarotella.
A un livello ben più alto c’è invece l’utilizzo degli ultras come pretesto per assumer provvedimenti di carattere generale, che investono o si preparano a investire l’intera società. Il processo mediatico e la condanna morale degli ultras che divengono, per dirla in termini giuridici, il “precedente” su cui basare leggi liberticide, anti-costituzionali e, addirittura, contro il senso comune. Una sorta di laboratorio in cui si cominciano a sperimentare le dinamiche autoritarie del Grande Fratello, giustificando in nome dell’ordine pubblico lo Stato di polizia e il controllo su tutto e tutti. Un esperimento che, essendo fatto innanzitutto sulla pelle della “peggio gioventù”, non alza polveroni e lascia mano libera, permettendo operazioni sotterranee che in seguito, però, potranno andare a colpire qualunque altro segmento della società.

Le leggi speciali che diventano la normalità
Ogni volta che si sente parlare di “leggi speciali”, soprattutto qui in Italia, bisognerebbe subito diffidare. Un provvedimento speciale, infatti, dovrebbe non solo essere legato a eventi particolari e di estrema gravità, ma restare comunque una misura eccezionale e temporanea, che viene abrogata non appena si è usciti dalla fase di massimo pericolo. Ma non è così. Un
esempio su tutti? Le leggi speciali approvate durante gli anni di piombo. Trenta anni dopo sono ancora vive e vegete. E soprattutto attivissime. Eppure, fortunatamente, per le strade della nostra nazione non ci si spara più per ragioni politiche. Non ci sono più attentati e agguati reciproci.
Ancora oggi, però, esistono divisioni della polizia politica che hanno sostanzialmente mano libera nel colpire chiunque non abbia posizioni moderate. Ci sono leggi che colpiscono esclusivamente le idee o i simboli. Ci sono, ancora, normative che danno carta bianca allo Stato nel controllare il cittadino.

La grande leva della paura
Entrati nel Terzo Millennio, per giustificare il controllo globale ci siamo trovati davanti a una vera e propria campagna mediatica mirata a instillare nei cittadini la paura, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Paura del terrorismo. Paura delle epidemie e delle nuove malattie. Paura del vicino di casa. Paura di camminare per la strada. Come è stato possibile tutto ciò? Semplice: continui richiami in televisione ad assassinii, a morti improvvise, a stupri, a rapine. Tutti modi per inculcare nella testa di ogni bravo cittadino l’idea, e il bisogno, di maggiore sicurezza, da ottenere a qualsiasi costo. Più controllo, più ordine. Nelle nostre strade, oggi, vediamo le mimetiche verdi dell’esercito. Ma forse è quello che non vediamo, la parte più preoccupante. E qui si torna ai famigerati ultras.
Come abbiamo già detto, i provvedimenti speciali hanno come incubatore preferito il mondo delle curve, quel mondo che difficilmente qualche politico o qualche istituzione pubblica difenderà mai. Ogni governo che è rimasto per più di qualche mese a Palazzo Chigi ha colpito il mondo del tifo. La prima operazione è stata la destrutturazione: colpire il tifo organizzato, gli esponenti dei gruppi, quelli che ogni settimana mettevano in piedi una macchina organizzativa fatta di riunioni, appuntamenti, coreografie, stadio. In pratica, si è incominciato a criminalizzare quelli che stavano dietro uno striscione specifico, che si prestava alla strumentalizzazione. Ecco le diffide, ecco le perquisizioni preventive. Siccome domani tu potresti fare chissà che cosa, io intanto stanotte vengo a casa tua, ti metto a soqquadro l’abitazione e ti faccio capire che è meglio stare attento. Oppure, io polizia ho una lista di nomi di persone che sono andate in trasferta in un certo posto, qualcuno ha creato problemi, e allora cosa faccio? Io Stato “diffido” tutti. La diffida, ovvero il Daspo, acronimo di “divieto di accedere a manifestazioni sportive”, esiste dal 1989.
Di cosa sia, di come venga usato, e del suo stesso fondato sospetto di incostituzionalità, parliamo diffusamente nell’intervista che segue, con l’avvocato Lorenzo Contucci. Basti dire, qui, che la diffida è un’arma con cui è stato colpito senza remore o distinzioni il mondo degli stadi. Uno strumento messo in mano alle questure e lasciato al loro libero arbitrio.
Le questure hanno carta bianca nel colpire chiunque. E se domani lo stesso provvedimento, la stessa logica fosse spostata nel campo delle manifestazioni politiche o sindacali?
Per non parlare poi dell’introduzione del famigerato “arresto in flagranza differita”: un controsenso in termini, visto che già la parola stessa di flagranza significa che qualcuno è stato colto con le mani nel sacco. L’aggiunta della “differita” è solo un modo, molto contestato dagli stessi giuristi, per colpire gli stadi, con la traduzione immediata in carcere, e chissà domani chi altro.
Ma non è finita qui. Dopo la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, sull’onda mediatica dello sdegno costruito a tavolino per gli scontri tra catanesi e palermitani, abbiamo assistito a un inasprimento delle misure contro gli ultras. Vietate la maggior parte delle trasferte.
Vietati gli striscioni non ignifughi (!?). Vietata la vendita dei biglietti se non dietro presentazione di un documento. Chiusura dei settori ospiti (creando una pericolosa vicinanza nei settori “normali” tra tifosi di fede opposta).

“Si comincia a stabilire chi può entrare negli stadi. Domani lo si potrà fare coi concerti. E poi coi raduni di ogni altro tipo”
Praticamente si è sancito il principio che una minoranza di facinorosi può decidere per tutta l’Italia e che, forse, conviene avere un po’ di violenza da mettere in prima pagina per tenere buoni gli italiani e indurli a sollecitare maggiore sicurezza. Ci sarebbe da chiedersi se tutto questo ragionamento possa essere applicato all’esterno. L’equazione sarebbe semplice. Visto che davanti alle discoteche ci sono le risse o in autostrada ci sono gli ubriachi che fanno gli incidenti, perché non introdurre le autostrade e le discoteche “a porte chiuse”? Oggi, in ogni
stadio italiano, per esporre uno striscione c’è bisogno del via libera della procura tramite un fax mandato almeno due giorni prima della partita.
Oggi, non possono più entrare i materiali preparati per le coreografie. Oggi, gli stadi italiani stanno diventando sempre più grigi e silenziosi. Il controllo e la repressione senza distinzioni stanno distruggendo dalle fondamenta il tifo organizzato, con due gravi conseguenze: la scomparsa dei gruppi strutturati, favorendo così gruppetti di cani sciolti incontrollabili, e l’allontanamento dagli stadi di famiglie e bambini. Se per andare allo stadio con mio figlio devo subire una trafila da controlli anti-terrorismo, finisce che lascio perdere.
E anche le ultime notizie che ci arrivano sono tutt’altro che confortanti. Dopo i fatti di Bulgaria-Italia (e ci sarebbe da chiedersi quali “fatti”, visto che la maggior parte delle foto che sono arrivate da noi erano di tifosi bulgari e non di italiani, come detto dai media e dagli
imbarazzatissimi politici), il presidente della Figc Giancarlo Abete ha fatto sapere che non ci sarebbero più stati biglietti per le partite dell’Italia all’estero. Ma come? Se pure fosse confermata la versione ufficiale, bastano 144 (il numero dei biglietti venduti a Sofia) facinorosi
per togliere a tutta l’Italia la possibilità di seguire i nostri azzurri?
Poi, la perla finale che avevamo anticipato sul numero scorso: la carta del tifoso. A cosa serve? È un sistema, spiegano dal Viminale, per “fidelizzare sempre più i tifosi ai loro club e, nello stesso tempo, per emarginare le frange più violente del tifo. Una specie di telepass che consente
l’ingresso agevolato negli stadi”. Peccato che non dicano a chiare lettere cosa si nasconde dietro a tutto questo. Per avere la “tessera” io normale cittadino devo fare richiesta alla società che, però, deve chiedere il permesso alla questura del luogo. A decidere chi sono i buoni e chi sono i
cattivi, dunque, non sono le società sportive. È la polizia. E se io sono già nella sua lista nera del Viminale, come faccio a uscirne?
Si comincia così. Si comincia a stabilire chi può entrare e chi non può entrare negli stadi. Domani lo si potrà fare coi concerti. E poi coi raduni di ogni altro tipo. E poi con gli spostamenti individuali. Vuoi andare da qualche parte? Chiedilo alla questura. Senti, preventivamente, se è d’accordo oppure no. O se è meglio che tu te ne resti a casa, in nome dei
supremi interessi dell’ordine pubblico.

Quando l’aggregazione giovanile fa paura
I giovani, si sa, fanno sempre paura a ogni sistema di potere. Ragazzi erano quelli di Budapest che nel ’56 hanno sfidato l’Urss, come studenti erano quelli che nel ’68 hanno combattuto per la libertà di Praga. Il movimento del ’68, le lotte del ’77, gli universitari degli ’80, i figli del riflusso e poi successivamente della caduta del Muro di Berlino del 1989. Per non parlare poi delle avanguardie culturali e di pensiero, come nel lampante caso del Futurismo e dell'impresa di Fiume o in quello della rivoluzione cubana capeggiata da Fidel Castro e Ernesto “Che” Guevara. Anche oggi dai giovani (molte volte anche ultras) partono le rivolte: a Budapest contro il premier liberal-liberista Ferenc Gyurcsány, a Belfast contro l’occupante britannico, a Parigi nelle banlieue, a Gaza contro i carri armati israeliani. Il minimo comun denominatore di tutti questi avvenimenti è la gioventù dei partecipanti alla rivolta, alla lotta, alla guerra, alla guerriglia, alla rivoluzione.
Ci sono state alcune generazioni che hanno combattuto per qualcosa in cui credevano. Generazioni che sono cresciute forti, sane e mentalmente libere. Comunque sia, con lo sguardo rivolto al futuro, con la faccia rivolta all’insù. Storicamente, invece, le generazioni di mezzo sono sempre state quelle frustrate, che non avevano nulla per cui lottare. Magari cresciute
nella pace e nella prosperità, ma di contro vissute nella luce, indiretta, dei racconti dei fratelli maggiori. Generazioni senza un punto cardine su cui costruire la propria vita. Basti pensare ai tanti dopoguerra, ai post-rivoluzionari, a quelli che sono nati in una situazione totalmente
“normalizzata”. Rabbia, frustrazione e soprattutto poca consapevolezza del futuro, con la scomparsa di una visione libera e d’insieme.

“Lo Stato reprime, comprime le spinte giovanili, pretende di normalizzare tutte le situazioni anomale.”
Dalla fine degli anni ’50 (e forse anche da prima) ai giorni nostri, esiste un solo movimento di aggregazione giovanile che ha continuato a vivere, a passarsi il testimone, ad avere nuovi capi e a poter contare su migliaia di presenze. Il mondo ultras. Ogni domenica, dal calcio all’hockey su
ghiaccio, le gradinate di stadi e palazzetti dello sport vengono riempite da giovani. Ragazzi con i propri eccessi, ma fedeli alla propria tribù. Con i propri riti, le proprie battaglie, fatte di feriti e prigionieri, il proprio codice d’onore, fatto di regole non scritte. Certo, sono tribù che si affrontano a viso aperto e senza troppi problemi. Gruppi che canalizzano la propria rabbia, simulando una guerra che non c’è più, una rivoluzione ormai tramontata da decenni. Ma quello che più importa è che sono ragazzi che vivono di passione, attaccamento alla bandiera, amicizia, fedeltà. Giornate passate a pensare slogan e produrre coreografie (quando si potevano fare). Piani per colorare la propria seconda casa, la curva. Serate passate a ridere e scherzare con tanto di “reduci” che raccontano le battaglie del passato, del presente e del futuro. Certo, qualcuno inorridirà davanti ad affermazioni di questo tipo, ma soprattutto oggi, nella società basata sul consumismo e la lobotomizzazione televisiva dei cervelli, chi ha il germe della ribellione sta dalla parte giusta. Il problema, semmai, sarebbe incanalare sulla strada corretta e con qualche eccesso in meno forze così importanti.
Lo Stato non può che aver paura di tutto questo. E allora – invece di infondere nei più giovani la fiducia nelle Istituzioni, invece di mostrare loro la buona amministrazione della res publica, invece di far capire che alla fine le forze di polizia possono essere veramente amiche del cittadino – lo Stato reprime, comprime le spinte giovanili, pretende di normalizzare tutte le situazioni anomale. Quando non fa di peggio, ovviamente: come cercare di insabbiare l’uccisione senza motivo di un ragazzo che viaggia dentro una macchina in autostrada, omettendo di punire per direttissima il colpevole solo perché porta la divisa. Come si può chiedere a un ragazzo di avere fiducia nel sistema?
L’impressione è che, anche nel caso del popolo delle curve, si tenti solamente di destrutturare da cima a fondo l’aggregazione giovanile che potrebbe portare più consapevolezza e, quindi, più problemi. Meglio generazioni di ragazzi che si istupidiscono davanti a chat, social network,
spot televisivi, magari accompagnando il tutto con un po’ di droga. Saranno sicuramente più innocui, più facili da manipolare, da neutralizzare, da asservire alla logica di chi detiene il potere. Saranno i cittadini ideali di questo Stato per niente ideale.

mercoledì 24 settembre 2008

Respinto dal Tar Lazio il ricorso degli avvocati Cincotti e Manzo

Lo ha dichiarato a "il pallone in confusione" lo stesso Cincotti. Le curve dello stadio San Paolo resteranno chiuse sia stasera nella partita contro il Palermo, sia in occasione dell'incontro con la Juve

«Il Tar ha respinto il nostro ricorso d'urgenza». Lo ha dichiarato poco fa telefonicamente a "il pallone in confusione" l'avvocato Carlo Cincotti, che con il suo collega che assieme a Giampiero Manzo ha presentato, per conto di alcuni abbonati, l'istanza di sospensiva con urgenza al Tribunale amministrativo del Lazio contro la chiusura delle curve del San Paolo, stabilita dalla giustizia sportiva. Quindi la sanzione resta confermata sia per la partita contro il Palermo di stasera, sia per quella contro la Juventus del 19 ottobre prossimo. A questo punto occorre sperare nell'udienza dell'arbitrato davanti al Coni, dove saranno presenti il Napoli e la Figc, per ottenere lo "sconto" della riapertura dei settori per la sfida con la Vecchia Signora.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

lunedì 22 settembre 2008

Asca: TAR LAZIO CONFERMA CHIUSURA CURVE SAN PAOLO NAPOLI (2)

ASCA (SPR) - 22/09/2008 - 19.18.00
CALCIO: TAR LAZIO CONFERMA CHIUSURA CURVE SAN PAOLO NAPOLI (2)
ZCZC ASC0202 1 SPR 0 R03 / +TLK XX ! 1 X CALCIO: TAR LAZIO CONFERMA CHIUSURA CURVE SAN PAOLO NAPOLI (2) = (ASCA) - Roma, 22 set - ''Il Tar ha respinto il nostro ricorso d'urgenza nel merito poiche' ha spiegato che non ci sono gli estremi'', ha spiegato a 'Il pallone in confusione' l'avvocato Carlo Cincotti, che assieme a Giampiero Manzo ha presentato, per conto di alcuni abbonati, l'istanza di sospensiva con urgenza al Tribunale amministrativo del Lazio contro la chiusura delle curve del San Paolo, stabilita dalla giustizia sportiva. ''Il magistrato non ha voluto scendere nel merito - ha continuato il legale - pero' proprio mercoledi' prossimo arriva la sfida tra Napoli in casa col Palermo e sara' molto difficile che si possa giungere alla riapertura delle curve, qualora il Tar lo sentenziasse. Questo perche' la trattazione del nostro ricorso in udienza dovrebbe avvenire presumibilmente attorno alle 13: la partita inizia alle 20.30 e quindi e' impossibile che gli abbonati possano accedere ai propri posti''. Il legale ha concluso tenendo accesa un'ultima speranza: ''Resta soltanto l'apertura dei settori in occasione della partita con la Juventus, sperando sempre che il tribunale accolga le nostre ragioni''. red/sam/alf 221917 SET 08 NNNN

Avvocato Cincotti: «Se mercoledì il Tar accogliesse il ricorso, curve aperte solo con la Juve»

Parla il legale a "il pallone in confusione". Dopo che il presidente del Tar Lazio ha respinto con decreto monocratico il ricorso d'urgenza per cancellare la chiusura dei settori del San Paolo, il tribunale si riunirà dopodomani collegialmente. Ma l'eventuale apertura non potrà essere operativa per la concomitante parita Napoli-Palermo

«Il Tar ha respinto il nostro ricorso d'urgenza nel merito poiché ha spiegato che non ci sono gli estremi». Lo ha spiegato in esclusiva a "il pallone in confusione" l'avvocato Carlo Cincotti, che assieme a Giampiero Manzo ha presentato, per conto di alcuni abbonati, l'istanza di sospensiva con urgenza al Tribunale amministrativo del Lazio contro la chiusura delle curve del San Paolo, stabilita dalla giustizia sportiva. Il presidente Italo Riggio ha emesso un decreto in cui si evidenzia che «non sussistono i presupposti per l'intervento presidenziale, derogatorio della collegialita». Nel provvedimento è stata fissata l'udienza per dopodomani, in cui il Tar deciderà in modo collegiale sul ricorso, in cui si sottolinea che la chiusura delle curve è una sanzione sproporzionata che penalizza fortemente gli abbonati delle curve A e B. «Il magistrato non ha voluto scendere nel merito - prosegue l'avvocato Cincotti - però proprio mercoledì prossimo arriva la sfida tra Napoli in casa col Palermo e sarà molto difficile che si possa giungere alla riapertura delle curve, qualora il Tar lo sentenziasse. Questo perché la trattazione del nostro ricorso in udienza dovrebbe avvenire presumibilmente attorno alle 13: la partita inizia alle 20.30 e quindi è impossibile che gli abbonati possano accedere ai propri posti». Il legale conclude tenendo accesa un'ultima speranza: «Resta soltanto l'apertura dei settori in occasione della partita con la Juventus, sperando sempre che il tribunale accolga le nostre ragioni». 
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

giovedì 18 settembre 2008

Sospensione curve chiuse San Paolo: il Tar Lazio potrebbe decidere già domani

Lo spiegano in esclusiva a "il pallone in confusione" gli avvocati Carlo Cincotti e Giampiero Manzo che hanno depositato il ricorso contro le sentenze dell'inibizione delle curve dello stadio del Napoli. La celerità del provvedimento cautelare è dovuta al fatto che anche la Figc ha presentato una propria istanza

«Già domani il presidente del Tar del Lazio potrebbe emettere il decreto di sospensione cautelare del provvedimento della chiusura delle curve del San Paolo del Giudice sportivo e della Corte di giustizia federale». Così spiegano in esclusiva a “il pallone in confusione” gli avvocati Carlo Cincotti e Giampiero Manzo, che hanno presentato il ricorso presso il Tribunale amministrativo del Lazio. Oggi la Figc ha presentato il suo controricorso: da ciò deriva il fatto che sin da domani potrebbe essere emessa la sospensione cautelare riguardo alle sanzioni decise da Tosel e dai giudici di appello federali.
I due legali hanno emesso un comunicato stampa riguardo al deposito della loro istanza al Tar. Il testo spiega: «Gli avvocati Carlo Cincotti e Giampiero Manzo tifosi e abbonati al settore curva b dello stadio San Paolo, comunicano che è stato depositato presso il Tar Lazio il ricorso per ottenere l’annullamento del provvedimento di chiusura delle curve A e B dello stadio San Paolo. In breve tempo, e comunque prima della partita Napoli-Palermo, il presidente del Tar Lazio deciderà l’adozione o meno del provvedimento cautelare che, di fatto, potrebbe riaprire le curve dello stadio San Paolo».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Camera arbitrale: nessuna conciliazione tra Napoli e Figc

E' fallito il tentativo di conciliazione alla Camera arbitrale del Coni tra il Napoli e la Federcalcio, a proposito della chiusura al pubblico delle curve dello stadio San Paolo fino al 20 ottobre.
''La Figc ha detto no alla proposta di sospensiva condizionata'' alla chiusura delle Curve del San Paolo di Napoli in vista degli incontri con la Juve e con il Palermo. Cosi' l'avvocato Mattia Grassani, rappresentante del club partenopeo presso la Camera di conciliazione del Coni, ha spiegato il mancato accordo tra Napoli e Federcalcio sul ricorso della societa'. Il Napoli si era appellato all'organismo conciliatorio contro la chiusura delle curve del San Paolo fino al 20 ottobre, decisa a seguito degli incidenti provocati dai suoi tifosi nella domenica di Roma-Napoli. ''L'accettazione della sospensiva condizionata - spiega Grassani - avrebbe dato al pubblico di Napoli la possibilita' di responsabilizzarsi offrendogli una sorta di ultima chance. Il Napoli stesso si sarebbe assunto in prima persona la responsabilita' dell'ordine pubblico. Ora l'ultima possibilita' di aprire le curve per Napoli-Juve resta l'arbitrato a cui faremo istanza immediatamente''. (ANSA)

Conciliazione Coni: ricorso tifosi non ammesso

Non siete soggetti dell'ordinamento sportivo, non potete partecipare all'udienza. Così il presidente vicario della Camera di Conciliazione ha liquidato stamattina i sette tifosi del Napoli che, secondo quanto anticipato ieri da "il pallone in confusione", hanno chiesto di intervenire all'udienza in corso davanti alla Camera di conciliazione del Coni: l'istanza quindi non è stata accolta. 
I sostenitori della società azzurra, rappresentati e difesi dall'avvocato Fabio Turrà, volevano prendere parte come terzi interessati al procedimento di concliazione tra il club partenopeo e la Figc per la riaperture delle curve dello stadio San Paolo. Ma il presidente vicario della Camera, Marcello Foschini, non ha concesso l'autorizzazione ritenendo che all'udineza possano partecipare solo »soggetti che fanno parte dell'ordinamento sportivo». Il Napoli aveva fatto ricorso alla Camera di conciliazione e arbitrato per lo sport del Coni contro la chiusura dei settori dello stadio decretata dal giudice sportivo fino al 31 ottobre, pena poi ridotta fino al 20 dello stesso mese. Ora si attende il giudizio riguardante la società.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

mercoledì 17 settembre 2008

Tifosi Napoli: trovato lo sponsor, inoltrata l’istanza alla Camera di conciliazione

Antonio Giglio, titolare della gelateria “La scimmietta 2” di Afragola, ha versato i 1000 euro per le spese amministrative del Coni. L’avvocato Turrà ha spedito il fax alle 17,30: domani rappresenterà sette abbonati delle curve e sarà in giudizio con il legale del Napoli

Un fax per sperare nella giustizia. Alle 17,30 di oggi l’avvocato Fabio Turrà ha così spedito al Coni l’istanza di partecipazione al giudizio presso la Camera di conciliazione e arbitrato. Quindi domani alle 11,30 ci sarà anche il legale che rappresenterà sette abbonati delle curve A e B, oltre all’avvocato Mattia Grassani per il Napoli: insomma tifosi e società saranno uniti per il riconoscimento del proprio buon diritto di vedere riaperte dei due settori popolari del San Paolo. «Con il fax ho spedito – ha spiegato a “il pallone in confusione” il legale napoletano – anche l’attestato di pagamento di 1000 euro relativo alle spese amministrative per il giudizio». Come anticipato in esclusiva ieri da questo sito, l’avvocato Turrà aveva spiegato che era fondamentale reperire questo importo al fine di poter presentare l’istanza: occorreva uno sponsor, anche perchè i tempi erano molto stretti. Solo grazie all’intervento determinante di Antonio Giglio, titolare della gelateria “La scimmietta 2” ad Afragola, si è potuta reperire la somma necessaria: aveva ascoltato l'appello lanciato dall'avvocato Turrà in mattinata a Radio Marte, nel corso di "Marte sport live". Nel pomeriggio Giglio, grande tifoso della squadra azzurra, ha spedito la copia della ricevuta del bonifico allo studio legale ed è potuta partire l’istanza. 
Le sette persone non sono ultrà, ma semplici membri di famiglie. In queste ore l’avvocato Turrà sta ricevendo altre richieste di altri abbonati per aderire al ricorso: tecnicamente sarà ancora possibile farlo, ma bisogna farlo assolutamente entro stasera. Si può ancora contattare il legale ai numeri 081-7347273 e 339-1992865 oppure all’indirizzo email fabio_turra@libero.it. «Sto cercando adesso l’avvocato Grassani – conclude Turrà – per poter coordinarci in vista dell’udienza di domattina. Sarà molto importante per riuscire a ottenere la riapertura delle curve dell’impianto di Fuorigrotta. Sarebbe un bel regalo per la tifoseria, in vista della partita di domani con il Benfica».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Il Napoli si costituisce parte civile contro sei ultras

Ciò è finalizzato alla richiesta di risarcimento danni per «non meno di cinque milioni di euro». Marino ai tifosi: «Domani non venite allo stadio con i petardi»

Prosegue l'impegno della Società sportiva calcio Napoli contro la violenza negli stadi. La squadra di Aurelio De Laurentiis si è costituita parte civile nel procedimento penale contro sei ultras accusati per disordini accaduti in passato allo stadio stadio San Paolo. La richiesta è stata formalizzata stamattina dal legale della società azzurra, Bruno Botti, durante l'udienza preliminare davanti al giudice dell'udienza preliminare Carlo Alabiso. In essa l'avvocato del Napoli sottolinea che l'azione è finalizzata alla richiesta a titolo di risarcimento dei danni morali e materiali per «non meno di 5 milioni di euro».
Il gup dovrà decidere riguardo alle richieste di rinvio a giudizio presentata dal pubblico ministero Antonio Ardituro nei confronti di sei tifosi azzurri: tra essi vi sono anche capi di gruppi ultras, accusati a vario titolo, di associazione per delinquere, estorsione e esplosione di ordigni allo scopo di suscitare disordini. 
In particolare, al centro delle indagini vi sono due precisi episodi: l'esplosione di bombe carta durante Napoli-Frosinone del 2006 e l'incendio doloso in tribuna stampa accaduto il 27 gennaio 2005. Entrambi questi fatti sono stati interpretati dai magistrati inquirenti come atti intimidatori contro la società allo scopo di ottenere numerosi biglietti omaggio. 
Intanto Pierpaolo Marino ha lanciato un appello per la partita di domani sera di Coppa Uefa contro il Benfica. Il direttore generale ha chiesto ai tifosi di non venire allo stadio con i petardi. «Domani - spiega Marino - i tifosi saranno tantissimi. Il San Paolo sarà stracolmo e per questo chiedo ai napoletani di non portare allo stadio materiale pirotecnico. In campo europeo fumogeni, bengala, petardi e qualsiasi tipo di fuochi artificiali è severamente punito anche se fatto esplodere sugli spalti. Mi appello, quindi, ai nostri splendidi tifosi affinchè domani siano vicini alla squadra con il loro calore ma senza recare con se' alcun materiale pirotecnico, altrimenti corriamo seriamente il rischio di incorrere in sanzioni che provocherebbero ulteriori danni a noi ed ai nostri stessi sostenitori».

martedì 16 settembre 2008

Osservatorio: alto rischio per quattro gare di serie A

Sono Cagliari-Juventus del 21 settembre, Genoa-Roma del 24 settembre, Bologna-Napoli del 28 settembre e Roma-Atalanta del 28 settembre

Ormai non c'è più pace per i tifosi. Oggi l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive ha individuato quattro partite di serie A «ad alto rischio». L'organismo del Viminale ha passato la palla al Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive. Per queste gare il Casms «è invitato a valutare l'opportunità di indicare provvedimenti interdittivi». Ecco l'elenco completo: Cagliari-Juventus del 21 settembre, Genoa-Roma del 24 settembre, Bologna-Napoli del 28 settembre, per la quale è stato già stato deciso da tempo il divieto di trasferta ai tifosi ospiti, Roma-Atalanta del 28 settembre. 
Inoltre, l'Osservatorio ha considerato ad alto rischio, anche alcune gare di serie minori, come Lecco-Novara del 21 settembre, Verona-Padova del 28, Foggia-Juve Stabia del 28 e Barletta-Manfredonia del 28. Sono state anche individuate alcune gare che potrebbero disputarsi con l'accesso agli stadi di entrambe le tifoserie ma con limitazioni sulla vendita dei biglietti da decidersi in sede di Casms. Ecco le partite: Catania-Atalanta del 20 settembre, Milan-Lazio del 21, Juventus-Catania del 24, Inter-Lecce del 24, Lazio-Fiorentina del 24, Sampdoria-Juventus del 27, Modena-Treviso del 27, Palermo-Reggina del 28, Torino-Lazio del 28, Milan-Inter del 28.
L'Osservatorio ha inoltre ribadito la validità dell'attuazione della "tessera del tifoso" per raggiungere l'obiettivo della sicurezza negli stadi.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Abbonati del Napoli in Camera di conciliazione, un ricorso possibile

L'avvocato Fabio Turrà sta preparando l'intervento presso l'organismo del Coni per sostenere le ragioni dei tifosi contro le curve chiuse, la cui udienza si terrà giovedì. Occorre però l'intervento di uno sponsor per coprire le spese amministrative di 1000 euro


Anche gli abbonati del Napoli possono agire assieme alla società presso la Camera di conciliazione e arbitrato dello sport del Coni. L’avvocato Fabio Turrà sta raccogliendo la documentazione necessaria per presentare entro domani l’istanza presso l’organismo della giustizia sportiva. «Ciò può essere compiuto – spiega il legale a “il pallone in confusione” – in forza del comma 10 dell’articolo 5 del regolamento che regola il ricorso alla Camera del Coni. Il procedimento può servire per riconoscere il buon diritto ai numerosissimi abbonati di curva che sono persone perbene e a cui è stato negato l’accesso al proprio posto al San Paolo». L’articolo 5 dispone che «un terzo (ossia gli abbonati ndr) può partecipare al procedimento di conciliazione tra altri iniziato ai sensi del presente Regolamento qualora abbia nella controversia tra altri insorta un interesse individuale e diretto, specificando le ragioni di tale istanza, il fondamento della propria legittimazione e l'interesse che la giustifica e formulando le conclusioni che intende proporre nella conciliazione». Riguardo all’istanza di partecipazione «decide il Presidente della Camera, sentite, ove occorra, le altre parti».
Il ricorso si fonda sulla possibile applicazione dell’articolo 14, comma 5, del Codice di giustizia sportiva, ovvero su due punti precisi. «Sto reperendo la ripresa televisiva dei tifosi napoletani – prosegue Turrà – presenti allo stadio Olimpico che applaudono durante il minuto di raccoglimento per la scomparsa del presidente della Roma, Franco Sensi». L’altro riguarda le immagini in tv dell’appello lanciato dal direttore generale, Pierpaolo Marino, e dal difensore Paolo Cannavaro affinché i tifosi si comportino a Roma in modo corretto, peraltro riportato dalle agenzie di stampa il 27 agosto scorso e pubblicato dai quotidiani il giorno dopo. «Le due circostanze occorre che siano provate perché – spiega Turrà – in questo modo potranno essere applicate le attenuanti e o l’esimente generale previste dall’articolo 13 del codice di giustizia sportiva». Inoltre occorre che il Napoli dimostri di aver già fornito alle forze dell’ordine e alle autorità competenti i tabulati contenenti i nominativi dei propri abbonati, «al fine della loro eventuale identificazione e/o del loro disonoscimento in ordine ai fatti violenti contestati» si legge nel testo dell’intervento alla Camera di Conciliazione.
Il ricorso ha però un suo costo. L’avvocato afferma che «non voglio avere alcun tipo di onorario e sono disposto ad accollarmi le spese della trasferta a Roma. Però occorrono 1000 euro per i diritti amministrativi, la cui copia della ricevuta del pagamento avvenuto deve essere spedita entro il giorno precedente alla data dell’udienza, ossia nella giornata di domani». Considerata l’occasione importante per i tifosi di far valere i propri diritti, basterebbe che 1000 di essi pagassero un euro per far partire il ricorso. Oppure, per un motivo di praticità, occorrerebbe l’intervento di uno sponsor che possa versare la cifra. Il tempo però stringe: giovedì è molto più vicino di quanto si pensi. Si può contattare l’avvocato ai numeri 081-7347273 e 339-1992865 oppure all’indirizzo email fabio_turra@libero.it
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

venerdì 12 settembre 2008

L’avvocato Cincotti: «Controlli preventivi per evitare l’accesso allo stadio dei violenti»

Il legale napoletano abbonato al Napoli, che ha chiesto al Tar la sospensione della sentenza di Tosel, spiega a “il pallone in confusione” il rimedio per bloccare i tifosi indesiderabili. Se il suo ricorso fosse accolto, le curve del San Paolo potrebbero essere riaperte

«Non è pensabile di demandare la soluzione dei problemi alla parte sana della società. Questa è la tesi di fondo nel mio ricorso presentato giovedì scorso al Tar». Questa è l’opinione dal 46enne avvocato Carlo Cincotti, storico abbonato della curva B del San Paolo, raccolta in questa intervista da “il pallone in confusione”, riguardante il ricorso presentato al Tribunale amministrativo del Lazio contro la Federcalcio per ottenere, si legge nel testo, «l’annullamento previa sospensione della sentenza emessa l’8 settembre 2008 dal giudice sportivo della Figc, Giampaolo Tosel». In essa è stata stabilita la chiusura delle curve dell’impianto di Fuorigrotta, dapprima fino al 31 ottobre e, dopo l’appello in Corte di Giustizia Federale, fino al 20 ottobre. Nel ricorso, presentato assieme a un gruppo di colleghi tifosissimi e abbonati anche loro in curva, il legale evidenzia «il danno grave e irreparabile» derivante per tutti loro dalla sentenza di Tosel, «che li pregiudica nel proprio diritto di vivere quell’emozione già, per così dire, “prenotata” attraverso l’acquisto dell’abbonamento, di assistere a determinate partite della propria squadra del cuore, squadra che seguono da anni con passione, costituendo la passione per la stessa uno dei pochi diversivi al ritmo serrato della loro vita lavorativa». Un’importantissima conseguenza dalla sospensione potrebbe averla anche il Napoli, che vedrebbe sparire la sanzione decisa dalle curve assieme alla riapertura delle curve.

Avvocato come mai ha voluto presentare questo ricorso?
«Mi sembra chiaro che io e i miei colleghi, come la gran parte dei tifosi napoletani perbene, siamo vittime di un provvedimento che ci penalizza fortemente. E’ ingiusto che dobbiamo pagare per i comportamenti di alcuni scalmanati, vietandoci la visione delle partite del Napoli. Che c’entriamo con loro?».
Quindi la giustizia sportiva vi ha accomunati agli esagitati?
«Proprio così. Ma non si può demandare alla parte sana della società di risolvere i problemi dell’ordine pubblico negli stadi».
Ma il biglietto nominativo non avrebbe dovuto selezionare gli accessi negli stadi?
«E’ stato istituito il biglietto nominativo, ma chiunque può lo può acquistare».
Potrebbe sottolineare meglio questo aspetto?
«Mi spiego meglio. La norma impedisce l'ingresso allo stadio esclusivamente a coloro che non hanno un documento di riconoscimento, ma permette a chiunque sia in grado di esibire un documento di acquistare il biglietto a prescindere dalla sua condotta penale».
Quindi i pregiudicati possono entrare: c’è un rimedio?
«All'atto della richiesta del documento e della vendita del titolo nominativo dovrebbe avvenire un controllo per verificare se un soggetto è effettivamente indesiderato. Non si può permettere l'accesso indiscriminato a tutti e poi lamentarsi che succedano episodi esecrabili: la selezione andrebbe fatta in via preventiva».
Ciò è possibile?
«Sì perché lo stadio non è un luogo pubblico accessibile a tutti indiscriminatamente, ma è un impianto sportivo privato di proprietà o gestito da società sportive che hanno lo scopo di lucro. Esse dovrebbero limitare l'accesso a coloro che risultano non graditi, mediante un controllo preventivo all'ingresso all’atto dell’acquisto del biglietto»
Invece adesso ciò non è possibile e ne fanno le spese i tifosi corretti.
«Per ora è così, ma sono proprio stufo di farmi carico dei problemi altrui che la società non intende risolvere. Se non si vuole impedire l'accesso allo stadio ai teppisti con le leggi o regolamenti interni è un affare che non riguarda i soggetti incolpevoli: non devono essere colpiti. E’ il sistema che va cambiato: al riguardo, vorrei fare un altro esempio riguardante un altro settore».
Prego.
«Non bisogna dimenticare che attualmente i napoletani onesti, pur non avendo mai fatto incidenti, pagano la polizza Rc auto più cara perché a Napoli accadono molti sinistri. Il cittadino che non è insolvente paga in modo più salato i mutui perché ci sono molti insoluti. Lo stesso accade allo stadio, dove la persona onesta è accomunata al delinquente».
Insomma, lei vorrebbe fare una “rivoluzione copernicana”?
«No, niente rivoluzioni né stravolgimenti: vorrei solo rispondere del mio operato e delle mie colpe, ma non di quelle altrui. Il cerchio della giustizia non si chiude solo colpendo i colpevoli ma anche tutelando gli innocenti».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

giovedì 11 settembre 2008

Anche il Bologna protesta contro il "no" del Casms per la trasferta a Firenze

Anche il Bologna protesta contro la decisione del Casms di vietare la trasferta dei propri sostenitori a Firenze prevista per il 21 settembre prossimo. In una nota ufficiale, la società rossoblù ha espresso «profondo disappunto per il trattamento riservato alla propria tifoseria, che negli ultimi anni ha sempre dato prova di civilta' e correttezza sia nelle partite casalinghe sia in occasione di trasferte che hanno coinvolto un grande numero di sostenitori». Il provvedimento consentirà solo agli abbonati viola di assistere alla partita del 21 settembre. «La società - conclude la nota del Bologna - continuerà a fornire la massima collaborazione alle autorità' preposte, ma si adopererà nelle sedi istituzionali competenti, unitamente alla Fiorentina, al fine di tutelare il diritto dei tifosi a sostenere sportivamente la propria squadra».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Accolto parzialmente ricorso del Napoli: curve chiuse fino al 20 ottobre

I tifosi potranno soltanto vedere Napoli-Reggina. Prosegue il ricorso presentato dall'avvocato Cincotti
Il ricorso del Napoli è stato parzialmente accolto dalla Corte Federale: le curve dello stadio San Paolo saranno chiuse fino al 20 ottobre anzichè fino al 31 come era stato stabilito dal giudice sportivo. Gli spettatori e gli abbonati delle curve potranno quindi vedere soltanto Napoli-Reggina. Dovranno invece saltare la gara più importante della stagione, quella del 19 ottobre contro la Juventus. Il Napoli adesso presenterà sicuramente ricorso alla Camera di conciliazione del Coni.
Resta quindi in piedi il ricorso presentato oggi al Tar dall'avvocato Carlo Cincotti contro la decisione del Giudice sportivo.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

Si prega di non intasare le caselle di posta elettronica con spam pubblicitario e di altro tipo (come appelli politici). Questo sito tratta solo di calcio, finanza del calcio e di argomenti affini. Ogni abuso sarà punito.

Le foto presenti su "il pallone in confusione" sono state in gran parte prese da siti Internet: dovrebbero essere di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono segnalarlo a uno dei due indirizzi email sopra indicati