Ho avuto la sventura di dover usufruire del pronto soccorso di alcuni ospedali napoletani per un tappo di cerume alle orecchie. Lunedì 12 agosto sono andato con la mia fidanzata al Secondo Policlinico e mi hanno rinviato al Cardarelli: qui mi è stato detto che non c'era l'otorino e che dovevo rivolgermi al Vecchio Pellegrini. Giunto in quest'ultimo ospedale, mi sono reso conto dello stato in cui versa la sanità campana. I locali del pronto soccorso erano in ristrutturazione e le prestazioni d'urgenza erano svolte in alcuni locali di fortuna al pianterreno: l'accettazione era costituita da due tavoli con due pc in mezzo a un corridoio. Non c'era personale amministrativo: alcune dottoresse svolgevano in modo quasi eroico le funzioni di accettare i pazienti e di assisterli, assieme ad altri colleghi. Mi hanno indirizzato all'ambulatorio dell'otorino al quarto piano: mi ha visitato quasi subito diagnosticandomi il tappo di cerume. Poiché ero in codice bianco, mi ha spiegato non avevo diritto alla risoluzione immediata del mio problema di salute. In seguito, all'accettazione mi consegnano una ricevuta recante la "modica" cifra di 50 euro da pagare solo per la visita: si badi bene, soltanto in posta oppure alla cassa dell'ospedale, poiché altri mezzi di pagamento non sono consentiti. Per togliere il tappo dovevo andare dal medico curante e farmi preparare la prescrizione per l'ambulatorio. Considerati i lunghi tempi ospedalieri, ho cercato un otorino privato: ma sono tutti in vacanza, dovrò aspettare sino a settembre. Morale: meglio non ammalarsi in agosto, o perlomeno, occorre avere una patologia da codice rosso per essere presi in considerazione.
Marco Liguori