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domenica 9 marzo 2008

Scatta l'ora bianconera

Liberomercato 19 ottobre 2007

Il giallo degli orologi nel bilancio della Juve

Marco Liguori
Ci risiamo. Dopo i celebri Rolex d’oro della Roma, alla Juventus spuntano gli orologi da 2.500 euro ciascuno. Ne dà notizia la relazione preparata dal collegio sindacale in risposta alla denuncia presentata, secondo l’articolo 2408 del Codice Civile, dall’azionista Marco Bava nell’assemblea del 26 ottobre 2006 in cui è stato approvato il bilancio chiuso al precedente 30 giugno. Questo è l’esercizio che in cui sedevano ancora nel cda bianconero, fino al mese di maggio, l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, nonché direttore generale, Luciano Moggi. Bava nella sua denuncia aveva chiesto ai tre sindaci juventini di indagare "sulle spese di rappresentanza ed in particolare su quante di queste vanno ricondotte a Moggi e Giraudo, per verificare se queste siano servite per occultare spese ad personam". Liberomercato è in grado di anticipare le risposte del collegio sindacale, che saranno consegnate in un documento all’assemblea degli azionisti il 26 ottobre prossimo in cui sarà approvato il bilancio 2006/2007. I sindaci hanno esaminato il dossier delle spese di rappresentanza e omaggio che nel bilancio al 30 giugno 2006 ammontavano a 2,9 milioni. Il collegio ha evidenziato che "il 48% di dette spese (1,4 milioni) riguarda omaggi vari di cui 538mila euro materiale Nike, 422mila euro omaggi di valore unitario inferiore a 25,82 euro, 229mila conguaglio biglietti e abbonamenti". Ma c’è una voce molto particolare del dettaglio, riguardante "143mila euro ad orologi del costo medio unitario di 2.500 euro circa". I sindaci non danno indicazioni su chi possano essere i beneficiari dei 57 orologi, non specificando se fossero da polso, da tavolo o da muro. Il collegio sindacale, per questi regali e le restanti spese, afferma che "non è verificabile una significativa destinazione 'ad personam' delle stesse". "Voglio sapere chi sono gli omaggiati – ha spiegato Marco Bava a Liberomercato – di orologi di valore unitario così elevato. Alla prossima assemblea ripresenterò un’ulteriore denuncia ai sindaci". Sia per gli orologi che per l’operazione di vendita (avvenuta il 30 giugno 2005, ultimo giorno del bilancio bianconero) della sede sociale della Juventus alla Virgiliocinque, da questa poi affittata alla società bianconera, i sindaci ritengono "che non siano emersi fatti censurabili". Il collegio afferma che "il corrispettivo del trasferimento, pari a 15 milioni, è stato versato contestualmente all’atto pubblico, mediante assegni circolari" e fruttò, secondo il bilancio 2004/05 juventino, una plusvalenza di 8,9 milioni. Nella risposta si legge anche che il canone annuo del contratto di locazione (durata 12 anni) è pari "a 1,185 milioni di euro all’anno, salvo che per i primi due anni di durata del contratto per i quali il corrispettivo è, rispettivamente, di 1,0 e 1,1 milioni di euro". Anche questo non ha soddisfatto Bava che ritiene "economicamente censurabile cedere un immobile per 15 milioni ed esserne obbligato a pagare l’affitto per 12 anni. Di fatto è un leasing back, senza la proprietà finale dell’immobile".

mercoledì 20 febbraio 2008

Tavaroli canta sul sistema calcio

Indiscreto http://www.indiscreto.it/ 21/12/2006

Tutto Moggi in un cd

di Marco Liguori

Giuliano Tavaroli ha vuotato il sacco sul sistema Moggi. L’11 ottobre scorso l’ex responsabile della security del gruppo Telecom Italia ha dichiarato a verbale, davanti ai Pubblici ministeri di Milano che indagano sui dossier illegali, nuove circostanze che fanno comprendere come già quattro anni fa i vertici dell’Inter fossero perfettamente a conoscenza della "rete" di rapporti di potere dell’ex direttore generale della Juventus. "Alla fine del 2002 dopo essere stato contattato dalla segreteria di Massimo Moratti – ha raccontato Tavaroli nella sua deposizione davanti ai Pm – incontrai Moratti e Facchetti presso la sede della Saras. Facchetti rappresentò a me e a Moratti di essere stato avvicinato da un arbitro della delegazione di Bergamo che in più incontri aveva rappresentato un sistema di condizionamento delle partite di calcio facente capo a Moggi ed avente come perno l’arbitro Massimo De Santis". Tavaroli ha subito precisato che "Facchetti non fece il nome dell’arbitro che lo aveva avvicinato anche se successivamente emerse che si trattava di Nucini". L’ex capo della sicurezza Telecom ha riferito nei verbali altre dichiarazioni del defunto presidente dell’Inter. Quest’ultimo ha raccontato a Tavaroli che il "misterioso" arbitro, cioè Danilo Nucini, era stato avvicinato da De Sanctis nel corso del raduno di Sportilia. In quella occasione De Sanctis gli aveva fatto presente che vi era un modo per avanzare nella graduatoria degli arbitri e che chi aveva contatti con Facchetti arbitrava prevalentemente in serie B.
Tavaroli ha proseguito nella sua esposizione davanti ai magistrati, riferendo altri dettagli che sarebbero stati dichiarati da Nucini a Facchetti. De Sanctis avrebbe spiegato allo stesso Nucini che se avesse voluto dirigere incontri in serie A, che comportavano rimborsi più consistenti, doveva seguire i suoi suggerimenti. "De Sanctis gli aveva altresì raccontato – ha sottolineato Tavaroli – di aver migliorato la sua posizione economica e di aver acquistato una bella casa a Roma e un’auto di lusso". Stando sempre alle parole dell’ex capo della security Telecom, l’arbitro bergamasco aveva confidato a Facchetti di aver accettato il consiglio di De Sanctis. E qui il racconto di Tavaroli si arricchisce di un episodio degno di una spy-story di John Le Carrè. Infatti, dopo alcuni giorni Nucini fu prelevato da un’automobile dopo aver lasciato il cellulare nella sua vettura. "Dopo un lungo giro in città fatto per disorientarlo – ha proseguito Tavaroli nel suo racconto – arrivò in un albergo di Torino dove incontrò Luciano Moggi che gli chiese la disponibilità a favorire la Juventus penalizzando le squadre avversarie nelle partite giocate prima di affrontare la Juve. L’arbitro accettò e ricevette da Moggi un cellulare sicuro e diversi numeri dove poteva essere chiamato".
Tavaroli ha aggiunto altri particolari alla sua ricostruzione e riferisce che "Facchetti mi disse che l’arbitro gli aveva raccontato i fatti in cambio di un favore da parte dell’Inter, un posto nella società nerazzurra, aggiungendo che era disposto a denunciare". L’ex presidente nerazzurro si mise d’accordo con Nucini per un nuovo incontro. E qui l’ex dirigente del colosso della telefonia arricchisce la sua versione dei fatti con altri dettagli da romanzo giallo. "Facchetti mi disse di aver registrato su un cd – ha sottolineato Tavaroli – i suoi colloqui con l’arbitro Nucini e mi chiese di fare delle verifiche su De Sanctis. Concordammo di dare l’incarico a Cipriani (anch’egli arrestato per la vicenda delle intercettazioni). Chiesi ad Adamo Bove (ex funzionario di polizia passato a Telecom e morto a suicida a Napoli) di verificare i numeri dati da Moggi all’arbitro per vedere se fossero riconducibili a personaggi del mondo del calcio. Bove confermò. Cipriani redasse un report: "Operazione ladroni"". Tavaroli ha poi raccontato di aver dato un consiglio all’ex numero uno dell’Inter. "Io proposi a Facchetti due opzioni: presentarsi in Procura o collaborare come confidente delle forze dell’ordine senza esporsi subito. Facchetti preferì la seconda opzione. Ne parlai con il maggiore Chittaro comandante del nucleo informativo dei Carabinieri di Milano. Di fatto Facchetti non diede seguito a tale sua disponibilità". Tavaroli ha concluso la sua deposizione davanti ai Pm spiegando che Facchetti presentò un esposto in Procura il cui contenuto non fu poi confermato da Nucini. Questi fatti sono ormai diventati cronaca da tempo. I magistrati hanno chiesto a Tavaroli come mai il report su "Operazione ladroni" fu pagato con 50mila euro a Cipriani. Tavaroli ha risposto che "non so se il report che mi esibite è quello con tutta l’attività".
Alla luce anche delle dichiarazioni rilasciate al settimanale L’Espresso da Massimo Moratti, ritornato da pochi mesi alla guida dell’Inter dopo l’interregno di Giacinto Facchetti durato dal gennaio 2004 sino all’ottobre di quest’anno, si devono fare alcune considerazioni e domande. "A un certo punto – ha detto Moratti nell’intervista a L’Espresso – mi ero rassegnato. Capivo che, ad andare bene, con quel sistema lì saremmo sempre arrivati secondi. E allora ho pensato seriamente di mollare". Il presidente dell'Inter, ha poi confessato di essere andato molto vicino a cedere il club nerazzurro. "Attorno ad aprile di quest’anno – ha raccontato Moratti – non ce la facevo più a vedere quello che succedeva nell'indifferenza generale. Non speravo che sarebbe venuta fuori la verità, almeno in tempi brevi. Ero davvero stufo". Dall’insieme di queste dichiarazioni sembrerebbe che il patron dell’Inter abbia confermato ciò che ha detto Tavaroli negli interrogatori: Moratti sapeva del sistema Moggi, visto che nella famosa riunione del 2002 negli uffici della Saras era presente con Facchetti e Tavaroli. Ma allora, se sapeva del maneggi di Moggi, perché non ha presentato un esposto alla giustizia sportiva? Però, nel caso in cui ne fosse stato a conoscenza e non lo avesse denunciato, avrebbe violato l'articolo 6 comma 7 del codice di giustizia sportiva, quello che riguarda il dovere di denunciare l’illecito sportivo. C’è da aggiungere che, considerati i fatti lontani nel tempo, potrebbe già essere scattata la prescrizione. Quindi, forse a questa domanda non ci sarà più risposta. Altro quesito: perché l’arbitro Nucini non ha voluto più confermare ciò che aveva dichiarato a Facchetti? Paura, rimorso, dovuti magari a un "avvertimento" di qualcuno, o chissà quale altro motivo recondito? E, ultima domanda, ma non per questo non meno importante: che fine ha fatto il cd su cui Facchetti ha inciso le dichiarazioni di Nucini? Visto che l’ex gloria della Nazionale e della società nerazzurra era al vertice dell’Inter si suppone che ne avesse custodita una o più copie. Sono domande a cui forse solo i magistrati della Procura di Milano, se ne ravvedessero l’opportunità per le loro indagini sulle intercettazioni abusive, potrebbero dare un’esauriente risposta.

Moggi contro la Corte Federale

La Padania - agosto 2006

Moggi ricorre contro le intercettazioni

"Caf e Corte federale sono tutto meno che imparziali". Appello alla Corte di Giustizia Europea

di Marco Liguori

"Signori giudici del Tar, annullate le sentenze della Corte federale", firmato: gli avvocati di Luciano Moggi. Ieri mattina è stato depositato a Roma, nella cancelleria del Tar del Lazio, il ricorso d’urgenza contro la Figc, il Coni e il ministero dello Sport, preparato dai legali del collegio difensivo dell’ex direttore generale della Juventus. L’organo giudicante ha fissato l’udienza per il 22 agosto: l’eventuale appello al Consiglio di Stato dovrebbe tenersi il 29 agosto. Nelle 45 pagine, di cui La Padania può illustrarne in esclusiva il contenuto, chiede l’annullamento della sanzione dell’inibizione per cinque anni, con proposta di radiazione e l’ammenda di 50mila euro, irrogata dall’organismo di appello della giustizia sportiva. Ma c’è anche un colpo di scena: i legali di Moggi chiedono "il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia delle comunità europee – si legge nel ricorso – dei provvedimenti in base ai quali sono stati affidati i servizi di intercettazione e trascrizione delle conversazioni in cui il ricorrente è coinvolto, al fine di verificarne la compatibilità con le disposizioni del Trattato e del diritto derivato in materia di appalti pubblici di servizi e di aiuti di stato idonei a sfalsare la concorrenza". Tradotto dal "giuristese" significa che Moggi punta ad inficiare, tramite il ricorso alla Corte di Giustizia dell’Ue, il sistema di raccolta e gestione delle intercettazioni telefoniche, che sono servite a montare l’impianto accusatorio nei due gradi del processo sportivo. Gli avvocati dell’ex dg bianconero sostengono che la procedura di acquisizione dei servizi di affidamento a Telecom Italia del progetto "Super Amanda", ossia quello delle intercettazioni, sia contraria alle direttive 92/50 e 2001/78 dell’Ue in materia di appalti di forniture e servizi. Questo perché, si legge nel testo, "non si è proceduto alla scelta del progettista e/o dell’aggiudicatario del sistema di captazione e raccolta delle intercettazioni né secondo il criterio del prezzo più basso, né secondo quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa".
Riguardo all’annullamento della sentenza della Corte federale, i legali contestano un fatto, a loro dire, fondamentale. "Ci accorgiamo con immediatezza che sia la Caf, sia la Corte federale – scrivono gli avvocati – sono tutto meno che terzi e imparziali". Anzi, i difensori di Moggi incalzano le corti, evidenziando che "per quanto è noto, costituiscono veri e propri collegi (pseudo)giudicanti costituiti ad hoc per quello specifico incarico, con buona pace del principio del Giudice naturale, terzo e precostituito". In pratica, ciò vuol dire che gli avvocati mettono in dubbio l’imparzialità dei giudici della Caf, sia di primo grado che quelli dell’appello. Gli avvocati hanno contestato a più riprese il ruolo di "capro espiatorio" di Moggi. Infine, nel ricorso si sottolinea che "Moggi e l’ad Giraudo sono stati condannati per violazione dell’articolo 6, ovvero per atti diretti a condizionare svolgimento o risultato di gare della Juventus. Quali gare? Non pervenuto. Attraverso quale arbitro, se sono stati tutti assolti?".
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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