Ricerca personalizzata

martedì 25 marzo 2008

Per copia conforme

Ovvero come appropriarsi del lavoro altrui e vivere felici...

Domenica 23 marzo ho letto sulla rassegna stampa del Comune di Torinohttp://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/main.aspx?CodCli=2&cliente=COMUNE%20TORINO&CodiceLogin=2 
un articolo, siglato M. S., del quotidiano Tuttosport intitolato "La Juve tratta per evitare una disputa-stadio al Tar". E' una copia evidente del mio articolo pubblicato il giorno prima "Lo stadio della Juventus rischia lo stop del Tar". In esso sono riportate a firma dell'articolista una serie di dichiarazioni rilasciate in esclusiva a me e al mio quotidiano Liberomercato dal sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari, a proposito del tentativo di accordo tra la sua amministrazione e la Juventus. Addirittura c'è l'indicazione della distanza tra il centro commerciale dello stadio delle Alpi e quello di Venaria (90 metri) che avevo scritto nel mio pezzo. Un vero esempio di "giornalismo" che non ha avuto neanche il coraggio di firmare per esteso: complimenti!!! Non si capisce cosa costava citare Liberomercato: forse avevano timore che citare costa...
Questo fenomeno degli "amanuensi" è una piaga che si sta ripetendo troppo spesso: l'Ordine di giornalisti dovrebbe debellarla definitivamente. Come si può leggere in questo blog alla voce "avviso a quelli che copiano i miei articoli senza citare", già nello scorso ottobre un mio articolo sugli orologi di Moggi fu copiato da diversi quotidiani come "Il Sole 24 Ore", La Stampa" e la "Gazzetta dello Sport". Episodio censurato dal mio direttore Oscar Giannino.
In attesa di eventuali decisioni in merito da parte dell'editore di Liberomercato, pubblico in questo post l'articolo di Tuttosport e il mio in modo da chiarire meglio ai lettori cosa voglia dire copiare il lavoro altrui.

Tuttosport 23 marzo 2008
Il club vende la sua quota di Semana
La Juve tratta per evitare una disputa-stadio al Tar
TORINO Prima di avviare la costruzione del nuovo Delle Alpi la Juventus spera di risolvere i contenziosi amministrativi che gravano sull'area attorno all'impianto. E' di qualche anno fa, infatti, il ricorso del Comune di Venaria, centro limitrofo a Torino e confinante con lo stadio, per impedire l'attivazione dei due centri commerciali che dovrebbero sorgere nell'area della Continassa, a 90 metri da un altro ipermercato situato nel territorio di Venaria. Lo stesso comune ha poi impugnato l'approvazione della variente al Pec (Piano esecutivo convenzionato) legata al Delle Alpi. Entrambe le controversie sono state trasferite al Tar. In attesa del pronunciamento del Tribunale Amministrativo, i cui tempi sono decisamente lunghi, la Juventus sta cercando di trovare un accordo con il Comune di Venaria. Il club di Corso Galileo Ferraris sarebbe disposto a accollarsi i costi indotti, come quelli della raccolta rifiuti, pagandoli di fatto sia al Comune di Torino sia a quello di Venaria.
DISMISSIONE Dopo aver ceduto a ottobre la Campi di Vinovo, il 4 marzo il club bianconero ha perfezionato la vendita della sua quota (il 30 per cento del capitale sociale) della Semana, società i gestione e manutenzione di impianti e immobili, quali lo Stadio delle Alpi, l'Olimpico, il centro sportivo di Vinovo, il Golf Club del parco La Mandria (di cui è presidente Allegra Agnelli, vedova di Umberto). La Juventus ha incassato 100mila euro, con una plusvalenza di 70mila, dalla Ese, già detentrice del 70 per cento della Semana, e in mano alle due fiduciarie (Nomenfid e Simonfid) della famiglia Grande Stevens. Con queste dismissioni la Juventus non ha più compartecipazioni in altre società: la volontà del club è quella di concentrarsi solo sull'aspetto sportivo e sullo stadio.


Liberomercato 22 marzo 2008

Ostacoli al piano bianconero

Lo stadio della Juventus
rischia lo stop del Tar


Ricorso del comune di Venaria Reale contro l’impianto:
non si può realizzare, a 90 metri c’è un centro commerciale


Marco Liguori
Lo Stadio delle Alpi torna sotto i riflettori. Nell’ultima semestrale della Juventus si legge infatti che la società ha venduto il 4 marzo scorso per 100mila euro (con plusvalenza di 70mila) la propria quota del 30% nella Semana, società di “guardiania e conservazione” dell’impianto torinese, alla Ese, già detentrice del 70%. Inoltre, il progetto dello Stadio delle Alpi da 105 milioni annunciato martedì scorso dalla Juventus (su cui ha il diritto di superficie) è a rischio. Secondo quanto ricostruito da Liberomercato è tuttora pendente un contenzioso amministrativo presso il Tar Piemonte iniziato nel maggio del 2006 dal Comune di Venaria Reale, il cui confine territoriale è prospiciente all’impianto sito nella periferia a nord di Torino. Stando al prospetto dell’aumento di capitale del maggio 2007 della società bianconera quotata a Piazza Affari, la città della celebre reggia ha promosso un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro la Juve, la Regione Piemonte (che stando alla voce “sponsor” del sito internet del club della Famiglia Agnelli è un suo “official supplier”), la Provincia e il Comune di Torino (“commercial partner” della Juve) “per ottenere l’annullamento, previa sospensione, dei provvedimenti del 22 dicembre 2005 con i quali la conferenza dei servizi aveva accolto la richiesta di autorizzazione per l’attivazione di un centro commerciale classico e di un centro commerciale sequenziale e delle relative autorizzazioni commerciali rilasciate dal Comune di Torino”. Il Comune di Venaria, guidato dal centrosinistra, ha anche promosso un secondo ricorso con cui “ha impugnato – si legge sempre nel prospetto – con istanza di sospensione, la deliberazione n.132 dell’11 aprile 2006 di approvazione della variante al piano esecutivo convenzionato relativo a “Ambito 4.23 Stadio Delle Alpi”. La Juventus si è opposta e ha ottenuto il trasferimento di entrambi al Tar.
Il tutto nasce principalmente dal fatto che ad appena 90 metri dallo stadio, nel territorio venariese, c’è un centro commerciale. “Nel momento in cui verranno accolte le nostre richieste – ha spiegato a Liberomercato il sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari – l’amministrazione comunale ritirerà il ricorso pendente”. Da alcuni mesi è in corso una trattativa tra il Comune di Venaria, la società bianconera e gli altri enti per dirimere la questione. “La Juventus propone di coprire i costi indotti – prosegue il sindaco – che ora cadono sulla comunità venariese come quelli della raccolta rifiuti e della pulizia strade, pagando di fatto la tariffa igiene ambientale per Venaria e Torino”. Con il comune del sindaco Sergio Chiamparino “abbiamo cercato di realizzare un testo di accordo che risolva le problematiche edilizie, urbanistiche, ambientali, di viabilità e di trasporto pubblico” spiega Pollari.
Tornando alla Semana, gli azionisti della sua controllante Ese si trincerano dietro Nomenfid e Simonfid, le due fiduciarie della famiglia Grande Stevens. Secondo la semestrale bianconera, Semana ha anche la “conduzione dello Stadio Olimpico di Torino” (di proprietà comunale) dove gioca la Juve con il Torino, la gestione del centro allenamento di Vinovo e del Golf Royal Park parco La Mandria. Secondo l’ultima visura della Camera di Commercio, presidente di quest’ultimo è Allegra Caracciolo di Castagneto, moglie del defunto Umberto Agnelli, mentre il figlio Andrea Agnelli è consigliere delegato: ne è consigliere Romy Gai, ex direttore marketing juventino. Chi sono gli azionisti di questa srl senza scopo di lucro con interessi immobiliari? Non è dato conoscerli: si celano dietro la fiduciaria torinese Crf, proprietaria del 99,99%.

sabato 22 marzo 2008

Guerre di confine per Delle Alpi

Liberomercato 22 marzo 2008

Ostacoli al piano bianconero

Lo stadio della Juventus
rischia lo stop del Tar


Ricorso del comune di Venaria Reale contro l’impianto:
non si può realizzare, a 90 metri c’è un centro commerciale


Marco Liguori
Lo Stadio delle Alpi torna sotto i riflettori. Nell’ultima semestrale della Juventus si legge infatti che la società ha venduto il 4 marzo scorso per 100mila euro (con plusvalenza di 70mila) la propria quota del 30% nella Semana, società di “guardiania e conservazione” dell’impianto torinese, alla Ese, già detentrice del 70%. Inoltre, il progetto dello Stadio delle Alpi da 105 milioni annunciato martedì scorso dalla Juventus (su cui ha il diritto di superficie) è a rischio. Secondo quanto ricostruito da Liberomercato è tuttora pendente un contenzioso amministrativo presso il Tar Piemonte iniziato nel maggio del 2006 dal Comune di Venaria Reale, il cui confine territoriale è prospiciente all’impianto sito nella periferia a nord di Torino. Stando al prospetto dell’aumento di capitale del maggio 2007 della società bianconera quotata a Piazza Affari, la città della celebre reggia ha promosso un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro la Juve, la Regione Piemonte (che stando alla voce “sponsor” del sito internet del club della Famiglia Agnelli è un suo “official supplier”), la Provincia e il Comune di Torino (“commercial partner” della Juve) “per ottenere l’annullamento, previa sospensione, dei provvedimenti del 22 dicembre 2005 con i quali la conferenza dei servizi aveva accolto la richiesta di autorizzazione per l’attivazione di un centro commerciale classico e di un centro commerciale sequenziale e delle relative autorizzazioni commerciali rilasciate dal Comune di Torino”. Il Comune di Venaria, guidato dal centrosinistra, ha anche promosso un secondo ricorso con cui “ha impugnato – si legge sempre nel prospetto – con istanza di sospensione, la deliberazione n.132 dell’11 aprile 2006 di approvazione della variante al piano esecutivo convenzionato relativo a “Ambito 4.23 Stadio Delle Alpi”. La Juventus si è opposta e ha ottenuto il trasferimento di entrambi al Tar.
Il tutto nasce principalmente dal fatto che ad appena 90 metri dallo stadio, nel territorio venariese, c’è un centro commerciale. “Nel momento in cui verranno accolte le nostre richieste – ha spiegato a Liberomercato il sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari – l’amministrazione comunale ritirerà il ricorso pendente”. Da alcuni mesi è in corso una trattativa tra il Comune di Venaria, la società bianconera e gli altri enti per dirimere la questione. “La Juventus propone di coprire i costi indotti – prosegue il sindaco – che ora cadono sulla comunità venariese come quelli della raccolta rifiuti e della pulizia strade, pagando di fatto la tariffa igiene ambientale per Venaria e Torino”. Con il comune del sindaco Sergio Chiamparino “abbiamo cercato di realizzare un testo di accordo che risolva le problematiche edilizie, urbanistiche, ambientali, di viabilità e di trasporto pubblico” spiega Pollari.
Tornando alla Semana, gli azionisti della sua controllante Ese si trincerano dietro Nomenfid e Simonfid, le due fiduciarie della famiglia Grande Stevens. Secondo la semestrale bianconera, Semana ha anche la “conduzione dello Stadio Olimpico di Torino” (di proprietà comunale) dove gioca la Juve con il Torino, la gestione del centro allenamento di Vinovo e del Golf Royal Park parco La Mandria. Secondo l’ultima visura della Camera di Commercio, presidente di quest’ultimo è Allegra Caracciolo di Castagneto, moglie del defunto Umberto Agnelli, mentre il figlio Andrea Agnelli è consigliere delegato: ne è consigliere Romy Gai, ex direttore marketing juventino. Chi sono gli azionisti di questa srl senza scopo di lucro con interessi immobiliari? Non è dato conoscerli: si celano dietro la fiduciaria torinese Crf, proprietaria del 99,99%.

Fisco in comode rate

Liberomercato 22 marzo 2008

Calcio e tasse

La Roma triplica la rateizzazione con il Fisco: in aumento di 7,5 milioni il debito Irap

Marco Liguori
La Roma ha triplicato le rateizzazioni con il fisco. Nel comunicato dell’ultima semestrale consolidata è evidenziato che il 14 febbraio scorso «è stata ottenuta la dilazione di pagamento, in 46 rate mensili, con decorrenza dal 31 marzo 2008 di imposte dirette iscritte a ruolo, per 7,7 milioni di euro». Questa cifra riguarda il «debito Iva sorto nei primi mesi del 2004, oltre ai relativi interessi, che risultava accantonato nei debiti tributari in esercizi precedenti». Ciò si aggiunge alla dilazione di pagamento di imposte iscritte a ruolo per 1,3 milioni in 56 rate mensili del settembre 2006, di cui sono state versate 14 rate, e un’altra di 54 mensilità con decorrenza 30 giugno scorso per 2,8 milioni (finora pagate sei rate) relativa a sanzioni e interessi su debiti Iva sorti nel 2004 e 2005. La società rende noto che nel primo semestre sono state versate imposte e ritenute per 33,1 milioni.
Dopo i primi sei mesi, le somme dovute al fisco dalla “magica” quotata in Borsa toccano i 22,1 milioni: lo scaduto è pari a 8,1 milioni. A fine gennaio ammontano a 22,3 milioni, in aumento dai 15,1 milioni del 2006/07. Spiccano 7,9 milioni per Irap, in aumento di 7,5 milioni nel semestre «dovuto alla riclassificazione del fondo rischi – si legge nel comunicato – del debito di 4,9 milioni di euro, a seguito della notifica di una cartella esattoriale, avvenuta nel mese di gennaio». Il pregresso tributario è una delle voci che compongono i 164,5 milioni di passività correnti (124,6 milioni a fine giugno e nel precedente primo semestre) che, sovrastando i 49,5 milioni di attività correnti, hanno portato il capitale corrente netto al valore negativo di 115 milioni. Tale valore è nettamente superiore a –79,7 del 2006/07 e a –33,8 milioni al 31 dicembre 2006. Nelle passività si segnalano debiti commerciali per 40,1 milioni, di cui 20,7 milioni verso società di calcio per acquisto calciatori. Vi sono 90,1 milioni per altre passività: 11,8 milioni dovuti al personale (11,3 ai tesserati) e 62,3 milioni di risconti passivi.

Battaglia impari contro il calcio a scopo di lucro

Liberomercato 22 marzo 2008

A rischio liquidazione

Corsa contro il tempo
per salvare lo Spezia


Marco Liguori
“Lo Spezia siamo noi”. Il grido dei tifosi dello Spezia Calcio 1906, militante in serie B, è diventato il nome di un comitato per raccogliere fondi per la società ligure in gravi difficoltà economiche. Ad esso hanno anche aderito due romani doc: l’allenatore giallorosso Luciano Spalletti e l’attore Carlo Verdone. Stando al sito della società spezzina finora sono stati raccolti 300mila euro. Anche il sindaco Massimo Federici sta cercando di coinvolgere le aziende locali. Un progetto che si scontra contro la condizione essenziale dell’era del calcio a scopo di lucro: per sopravvivere, ogni club deve avere un grande gruppo industriale alle spalle. E’ anche una impari lotta contro il tempo: sempre secondo il sito dello Spezia, il prossimo 28 marzo si terrà a Milano l’assemblea dei soci, che esaminerà i conti semestrali con il neopresidente Cristina Cappelluti. Le ultime visure della Camera di Commercio riportano che gli azionisti degli “aquilotti” sono tre: le Gestioni sportive e immobiliari dell’ex numero uno Giuseppe Ruggieri al 70%, l’imprenditore Andrea Ermelli al 20% e l’Inter di Massimo Moratti al 10%.
Stando alla semestrale, messa on line dallo Spezia senza nota integrativa, la perdita è di 3,7 milioni di euro, circa la metà (6,25 milioni) di quella complessiva del 2006/07. Essa ha portato il patrimonio netto al valore negativo di 3,2 milioni (-2,9 milioni a fine giugno scorso). Secondo il Codice Civile il capitale deve essere quindi ridotto e riportato al minimo legale: se ciò non accadesse, si aprirebbero le porte della messa in liquidazione. Ma anche se si effettuassero gli adempimenti di legge, lo Spezia deve evitare assolutamente la retrocessione in C1: significherebbe perdere gli introiti da diritti tv criptati e da sponsorizzazioni, riaprendo così la crisi.
Al 31 dicembre si registrano 10,3 milioni di debiti (11,1 nel 2006/07), che hanno sovrastato i 2,72 milioni di crediti (2,91 milioni) per 7,3 milioni (8,2). Nelle passività spiccano 1,74 milioni di arretrati con il fisco (precedenti 1,77 milioni), 1,97 milioni con le banche (2,25 milioni), 1,77 milioni (2,35 milioni) con enti settore specifico e risconti passivi (anticipi ricavi futuri) per 1,33 milioni. Passando al conto economico, lo squilibrio costi-ricavi ha raggiunto i 3,41 milioni: nel primo anno tra i cadetti era stato di 6,15 milioni. Nel valore della produzione spicca la cifra molto ridotta dei diritti tv per 12.500 euro, a fronte dei precedenti 1,74 milioni. Ridotte le plusvalenze da cessione calciatori, appena 541mila euro. Nei costi dominano quelli del personale con 3,93 milioni, pari al 53% della cifra totale di 7,5 milioni. Secondo il bilancio depositato in camera di commercio, l’anno precedente avevano toccato i 7,93 milioni, quasi tutti per i tesserati.

Viva l'Europa!

Liberomercato 22 marzo 2008

Spicca la super cessione di Tavano

Plusvalenze e qualificazione Uefa
spingono gli utili dell’Empoli


Marco Liguori
Il piccolo Empoli deve gran parte del suo risultato positivo di bilancio alla gestione calciatori. Infatti, nella stagione 2006/07, culminata con la prima storica qualificazione in Coppa Uefa, la società toscana ha ottenuto un utile di poco più di un milione di euro, in netto aumento rispetto ai 25.500 euro dell’esercizio precedente, che ha contribuito il rafforzamento del patrimonio netto a oltre 11 milioni. I risultati raggiunti hanno consentito agli amministratori di aumentarsi lo stipendio: il monte emolumenti è passato dai 15mila del 2005/06 a oltre 36mila euro. La società ha ottenuto laute entrate dai calciatori: a cominciare dalle ricche plusvalenze per 10,3 milioni (+19,2%) che hanno irrobustito i ricavi (31,42 milioni, +4,2%) superando i costi (28,28 milioni, -8,9%) di 3,14 milioni. Se la società presieduta da Fabrizio Corsi avesse seguito i criteri del Codice Civile, che iscrivono le plusvalenze calciatori tra le componenti straordinarie, i ricavi sarebbero ammontati a 18,99 milioni e i costi avrebbero superato i ricavi di 9,3 milioni. La più consistente è stata quella della cessione dell’attaccante Francesco Tavano alla squadra spagnola del Valencia per 8,9 milioni: il prezzo stabilito era di 9 milioni. La seconda plusvalenza più importante riguarda la vendita dell’attaccante Mirko Gasparetto al Genoa: 613mila euro su un milione. A ciò si devono aggiungere i 464mila euro per Paolo Zanetti all’Ascoli e i 275mila del passaggio del difensore brasiliano Carlos Rincon all’Inter. Al contrario, si notano minusvalenze da cessioni di atleti per appena 69mila euro. Oltre a ciò, nei “proventi e oneri finanziari” si notano 995mila euro per comproprietà giocatori, consentendo a questa voce di essere in attivo per 1,01 milioni. Dopo la chiusura dell’esercizio sono stati ceduti Sergio Almiron alla Juventus per 9 milioni e Francesco Lodi al Frosinone in comproprietà per 1,4 milioni.
Tra gli altri ricavi si segnalano l’aumento di sponsorizzazioni (+42,5%), proventi telefonici per diffusione di immagini e notizie (+69,2%) e diritti tv (+44%). In calo invece i ricavi da gare da 3,21 a 2,12 milioni. Tra i costi spicca il +13,5% di quelli del personale, che hanno superato i 10,2 milioni: boom da 341mila a 1,17 milioni per i salari degli altri dipendenti, mentre quelli dei tesserati sono passati da 7,54 a 7,87 milioni. In discesa da 4,2 a 3,4 milioni gli ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali: 2,5 milioni quelle dei diritti pluriennali calciatori.
Infine, lo stato patrimoniale presenta una sorpresa positiva: i crediti (14,07 milioni, +1,3%) hanno superato i debiti (6,97 milioni, -49,55%) di 7,11 milioni.

giovedì 20 marzo 2008

Ritorna il Caso Unità - terza puntata

EDITORIA: 'PANORAMÀ, GIAN GAETANO CASO INTERESSATO A 'L'UNITA

= Roma, 20 mar. - (Adnkronos) - L'imprenditore campano Gian Gaetano Caso sarebbe interessato a comprare 'L'Unita», secondo quanto riporta 'Panoramà nel numero di domani in edicola. Caso è il patron della Hopit Spa, 50 milioni di euro di capitale dichiarato, «ma -scrive il settimale- nel 2006 ha chiuso il bilancio con meno di mezzo milione in attivo». Il settimanale diretto da Maurizio Belpietro riferisce, inoltre, altri particolari sull'imprenditore campano: «Nel 2002 Caso, allora patron della Globo News, giornale romano free press, ha chiamato i carabinieri per cacciare dalla redazione i distributori del quotidiano, un gruppo di extracomunitari in attesa da mesi del giusto compenso. I giornalisti che avevano osato manifestare solidarietà sono stati licenziati in blocco. Messi alla porta nel 2007, con un cartello appeso alla porta della redazione, anche i redattori di 'Diecì, quotidiano sportivo free press». (Pol/Pn/Adnkronos) 20-MAR-08 17:38 NNN

Il Tar boccia Moggi: fu vero illecito

Paolo Ziliani spiega come i giudici amministrativi del Lazio hanno smontato l'ipotesi del complotto e delle macchinazioni sostenute dall'consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, nonché direttore generale, della Juventus.

http://www.paoloziliani.it/news.asp?id=404

Giovedì, 20 Marzo 2008
Ma come! Sono due anni che Moggi, affacciato ora ad una ora ad un'altra delle rilucenti e rutilanti tribune mediatiche che fanno a gara per ospitarlo, ci urla in faccia – un giorno sì e l'altro pure - che lui è una povera vittima innocente, l'agnello sacrificale di un'invenzione chiamata Calciopoli; sono due anni che Big Luciano racconta in giro che non c'è traccia, nella condanna che la giustizia sportiva gli ha inflitto, di sospetto alcuno di “illecito sportivo”; sono due anni che il grande vecchio della pedata italica sparge a piene mani accuse di macchinazioni ordite ai suoi danni dai Grandi Cattivi dell'Inter, della Telecom, dei Palazzi del calcio e della politica e via straparlando; sono due anni che vediamo l'ex dirigente fortissimamente voluto alla Juventus da Umberto Agnelli scrivere editoriali per Libero, tenere lezioni alle università, presenziare a convegni politici, fare lingua in bocca con Mastella, Casini e compagnia cantante; sono due anni che mezza Italia gli si stringe attorno, gli apre le porte, si scappella e stende tappeti rossi al suo passaggio; e dopo tanto dibattersi e tanto sfinimento che cosa succede? Succede che il Tar del Lazio, l'organo che Moggi ha indicato, da sempre, come suo rifugio e sicura àncora di salvezza, respinge in toto il suo ricorso amministrativo contro i 5 anni di squalifica inflittigli dalla giustizia sportiva e motivi la decisione tracciando di lui, e della Juventus che per 12 anni Moggi guidò in compagnia di Giraudo e Bettega, un quadro che definire fosco, desolante e avvilente è dire poco.

Come sempre in questi casi, giornali e tivù abituati e sparare titoli a 9 colonne e a imbandire trasmissione non stop se solo a Moggi viene il ghiribizzo di dire amenità tipo: “Non solo io, ma tutti telefonavano a Bergamo & Pairetto”, dedicano oggi ben poco spazio alle motivazioni con cui il Tar del Lazio, nelle 33 pagine ricche, profonde e articolate della sua sentenza, rimette alla gogna Moggi, i suoi metodi e la sua Juventus di 12 anni di malaffare. E però, prima che qualcuno arrivi a beatificarlo in vita – come noto, le entrature di Big Luciano in Vaticano sono a prova di bomba - è forse il caso di sottolineare alcuni passi della sentenza del tribunale romano (Italo Riggio presidente del collegio giudicante, Giulia Ferrari relatrice).

1) È una panzana, una colossale balla, ciò che Moggi va ripetendo dal day after della sua condanna (con proposta di radiazione che giace, inevasa, nel cassetto del procuratore Palazzi), e cioè che la squalifica di 5 anni gli è stata inflitta solo per violazione dell'articolo 1, cioè per “slealtà sportiva”. Nella sentenza della Corte Federale ci si occupa anche del ben più grave articolo 6, ossia l'illecito sportivo, e il Tribunale del Lazio lo ricorda e lo ribadisce: “Per illecito sportivo – spiega il Tar – si è inteso qualificare e severamente sanzionare non solo l'avvenuta alterazione, con mezzi fraudolenti, del risultato di una partita, ma a monte e INNANZITUTTO, LA CREAZIONE DI UNA STRUTTURA SAPIENTEMENTE ARTICOLATA E FONDATA SI INTERESSATI RAPPORTI CON I CENTRI DECISIONALI DELLA FEDERAZIONE E DELLA CLASSE ARBITRALE” (il maiuscolo è nostro, n.d.r. ).

2) Quando il Tar parla di “struttura sapientemente articolata”, non fa altro che parlare della famigerata Cupola: che non è una creazione fantastica, una sorta di Sarchiapone del pianeta-calcio, ma il Centro di Inquinamento che ha avvelenato il calcio italiano dal giorno dell'avvento, nella stanza dei bottoni della Juventus, della leggendaria Triade composta da Moggi, Giraudo e Bettega. Funzione della struttura (leggi: Cupola) è stata quella, secondo il Tar, “di ingenerare a suo favore una situazione di sudditanza psicologica da parte sia degli arbitri, condizionandone l'operato a mezzo dello strumento delle designazioni affidate a persone facenti parte della struttura sopra citata, che delle altre società, boicottandole non solo sul piano strettamente competitivo ma anche su quello del mercato e delle acquisizioni”. Il tutto assicurando alla Juventus “la consapevolezza che in caso di bisogno non mancheranno tempestivi interventi idonei a fronteggiare eventuali situazioni di pericolo”.

3) A chiare lettere, il Tar spiega che Moggi aveva gli arbitri a proprio favore grazie al lavoro di vero e proprio lavaggio del cervello portato avanti, sui malcapitati, dai designatori Bergamo e Pairetto: insomma, l'aiuto arbitrale alla Juve non mancava mai. “Questa situazione – continua il Tar – è agevolmente realizzabile con il concorso di un arbitro compiacente e disponibile a non vedere all'occorrenza falli compiuti sul campo da giocatori della società protetta e a intervenire con severità su quelli, esistenti o no, imputati ai giocatori della squadra avversaria”. Il Tribunale fa chiaro riferimento alle “ammonizioni ad orologeria” distribuite scientificamente agli avversari più temuti, o a quelli sotto diffida, alla vigilia delle partite contro la Juventus. “In sostanza – spiega il Tar – l'illecito sportivo si configura come illecito di pericolo, a consumazione anticipata, concretandosi nel compimento, con qualsiasi mezzo, di atti funzionalmente preordinati ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara ovvero ad assicurare un vantaggio che si rifletterà nella classifica”.

4) Quante volte abbiamo sentito Moggi dire: “Hanno intercettato solo me e hanno manipolato strumentalmente il contenuto delle intercettazioni”? Ebbene, per i giudici del tribunale di Roma, “le intercettazioni hanno un inequivoco tenore”, sono “certamente sufficienti a supportare l'intero impianto probatorio” e “l'interpretazione del significato delle intercettazioni coinvolgenti Moggi è adeguatamente e logicamente motivata nelle decisioni degli organi federali”.

5) Il Tar dà torto a Moggi su tutti i fronti. E a proposito del presunto difetto di giurisdizione, il tribunale di Roma spiega che “le sanzioni in questione per la loro natura assumono rilevanza anche al di fuori dell'ordinamento sportivo ove solo si considerino non soltanto i riflessi sul piano economico (il ricorrente potrebbe essere chiamato a rispondere, a titolo risarcitorio, sia alla Juventus, società quotata in Borsa, che ai singoli azionisti), ma anche e soprattutto il giudizio di disvalore che da detta sanzione discende sulla personalità del soggetto in questione in tutti i rapporti sociali”.

Insomma, per farla breve: fermo restando il diritto di considerare Big Luciano, nonostante tutto, la Santa Maria Goretti del calcio italiano, per il Tar del Lazio Moggi e la Cupola sono stati la cancrena del calcio italiano e a buona ragione sono stati smascherati, squalificato (Moggi) e smantellata (la Cupola). Malavitosi che è meglio perdere che trovare.

Paolo Ziliani
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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