Riceviamo e pubblichiamo questo interessante articolo scritto da alcuni utenti del sito http://www.ju29ro.com/index.php
Apparentemente la storia della vendita dei diritti tv per le società di serie A da qui al 2010 è già scritta e a lieto fine: per le prossime due stagioni si procede con le vendite individuali e poi, dal 2010-11, prenderà il via la vendita collettiva; nell'ultima assemblea di Lega del 17 luglio è stato scelto anche l'operatore che farà da advisor e così Matarrese ha potuto annunciare che tutto è a posto e che, appunto, il lieto fine è già scritto.
Si dà il caso, però, che nel frattempo il sottosegretario Grimi è pubblicamente intervenuto sulla necessità di rivisitare la questione dei diritti tv per tutti gli sport, tenuto conto della normativa europea in tema di libera concorrenza e con l'avvertenza che in nome di quella normativa Sky ha fatto ricorso; si dà il caso, cioè, che il nuovo governo possa avere in merito idee molto diverse dal precedente. Forse, allora, è meglio essere un po' cauti e così, fedeli al detto del caro vecchio Trap del "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco", cerchiamo con questo articolo di offrire spunti di ragionamento su quanto autorevolmente detto (o non detto) negli ultimi tempi per capire che tipo di storia è stata scritta, da chi e perchè; di capire, insomma, se il gatto è nel sacco oppure no; si tratta di spunti a più mani e all'apparenza non collegati uno all'altro ma forse, ragionandoci sopra, il collegamento ognuno, a modo suo, potrebbe trovarlo.
L'ODORE DEI SOLDI - Presentata come una grande "battaglia ideologica" quella della vendita dei diritti tv è, prima ancora, una "guerra per soldi", quei soldi che consentono al baraccone del calcio di continuare con i suoi spettacoli e recite. Prendiamo ad esempio la situazione attuale di Juve e Toro per accennare qualche cifra: nel bilancio dell'anno solare 2007 il Torino ha realizzato ricavi complessivi per 47,5 milioni, di questi ben 25,2 milioni sono relativi ai diritti tv che contano, quindi, per il 53% del totale; quanto alla Juve, secondo una recente dichiarazione del responsabile marketing, Fassone, nell'ultimo anno della gestione Giraudo-Moggi su un fatturato totale di 256 milioni ben 140 provenivano dalla vendita dei diritti tv; complessivamente per la serie A può stimarsi che 700-800 milioni di ricavi provengono dagli acquisti degli operatori televisivi. Di fronte a queste cifre è evidente che l'annuncio e la futura messa in atto della vendita collettiva ha generato miraggi e incubi: per Cairo e il Torino, per esempio, il miraggio di incassare una ventina di milioni in più e poter azzerare i debiti (o comprare un grande centravanti?); per Cobolli Gigli l'incubo di un ammanco capace di far sballare, non sia mai, la quadratura finanziaria del piano strategico; in sintesi per tutte le società, di fronte al prennuncio di una legge che vuole riequilibrare la ripartizione dei ricavi totali, il richiamo dei soldi o la puzza di bruciato, a seconda dei casi.
BALDASSARRE, MURDOCH E COBOLLI GIGLI - L’odore dei soldi, tradotto in azioni, ha portato ad uno scenario in cui ognuno sembra aver occupato una posizione, più o meno pubblicamente, ed in attesa di ulteriori sviluppi.Sky ha presentato ricorso alla UE contro la legge Melandri, forse non troppo convinto dalla vendita collettiva dei diritti tv, sostenendo che la legge lede il diritto alla concorrenza, delle emittenti ma anche dei club di calcio. Reazione immediata quella di Galliani che subito tiene a precisare che il ricorso “è il primo in ordine cronologico e altri ne seguiranno davanti ad altri organi giurisdizionali”. Il cambio dello scenario politico e il timore che Infront non sia così indipendente ha forse spinto Rupert Murdoch a compiere un passo ufficiale. Stesso timore forse anche della Juventus che, con Cobolli Gigli, ha presentanto una lettera inviata a 42 presidenti di A e B e a Matarrese per bloccare le procedure considerate contrarie alla legge. Nella stessa Cobolli specifica che "Qualora la Lega proseguisse nel non aderire alla legge e alle procedure da essa dettate mi vedrei costretto ad agire in ogni contesto e nelle forme più opportune anche al fine di evitare rischi patrimoniali e personali". Già in precedenza il professor Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale, su richiesta della stessa Juventus, aveva aperto un nuovo scenario ed in un parere professionale evidenzia così il suo pensiero “Il provvedimento parte dal principio opposto a quello della nostra Costituzione e dei trattati dell'Unione europea: tutto è soggetto a regolazione pubblica. Lo Stato interviene sulla libertà di concorrenza tra le società di calcio e indebolisce le società più forti economicamente della serie A, a vantaggio dei piccoli club”.Da cosa nasce questo timore? Forse dal fatto che Bogarelli, socio fondatore di Media Partners e ora presidente di Infront Italia, siede nel consiglio di amministrazione di Milan Channel srl, la società che gestisce l'omonimo canale satellitare dedicato alla squadra. Il gruppo Media Partners collaborò al lancio della tv milanista che adesso va in onda su Sky. Andrea Locatelli, il vice di Bogarelli, ha invece cominciato la sua carriera da manager lavorando per otto anni alla Fininvest, proprio nel campo degli eventi sportivi. Forse, dietro la riserva sulla legge da parte di Crimi (tesoriere di Forza Italia e intimo di Berlusconi ) - “Va approfondito l'argomento, valuteremo e vedremo come intervenire a beneficio di tutti gli sport" - potrebbe nascondersi Adriano Galliani (anche Fulvio Bianchi nella sua rubrica Spy calcio evidenziava il sospetto) che, nell’interesse del Milan, vorrebbe mantenere lo status quo.La stessa Ue vuole vederci chiaro: dalla direzione per la concorrenza di Bruxelles è arrivato un questionario per i club italiani. Che sono obbligati a rispondere sul mercato dei diritti tv, se pensano che sia sufficientemente aperto e se Sky debba avere meno vincoli. In molti hanno risposto che non accettano che sia lo Stato italiano ad imporre loro le regole del gioco e come devono dividersi la "torta". "Siamo società private".
LA LEGGE E L'INGANNO - Per arrivare ad una più equa ripartizione dei diritti tv il Parlamento, con la Legge Delega 106/2007 e il Decreto Legislativo 9/2008, ha sostanzialmente fissato tre paletti: 1) una parte prevalente del ricavato doveva essere divisa in parti uguali tra tutte le società; 2) la parte rimanente doveva tener conto dei risultati sportivi e del numero di tifosi, cioè del bacino d'utenza; 3) la quota relativa ai risultati sportivi non poteva essere inferiore a quella del bacino d'utenza, demandando alla Lega di individuare i criteri analitici di calcolo per i punti 2) e 3). Facendo lo slalom tra questi paletti le società di serie A si sono divise in tre "partiti": le grandi a cercare di "limitare i danni", le piccole per le quali si trattava comunque di "grazia ricevuta", le medie, quelle cioè che grazie ai nuovi soldi (soldi veri e non finte plusvalenze) speravano e sperano tuttora, se non di diventare grandi, quantomeno di aggiustare per davvero il bilancio. Il partito più battagliero è stato proprio quello delle medie (con Zamparini capo-popolo) che proponeva il seguente criterio: 45-50% per la quota da suddividere in parti uguali tra tutte, 25-30% in base ai tifosi e 25-30% in base alla classifica dell'ultimo campionato. Ne ha dato conto la stampa (Corriere dello Sport del 25/10/07) aggiungendo che la proposta era formulata congiuntamente da Cagliari, Torino, Parma, Udinese, Genoa, Palermo, Livorno e Sampdoria e specificando che, fatti i dovuti calcoli, si otteneva che Milan e Inter ci avrebbero rimesso circa 20 milioni e la Juve circa 7 .Poteva essere una conclusione alla Robin Hood, nel senso che per dare ai più "poveri" si prendevano i soldi dai più "ricchi" e segnatamente dalle due milanesi che, per quello che scrivono i giornali, hanno due presidenti col portafoglio gonfio e che, per amore del calcio, alla fine dell'anno chiedono "quanto ci devo mettere di mio?" e lo mettono (così, almeno, ce la raccontano); ma è andata diversamente. C'è stato, dopo quella riunione capitanata da Cellino e Zamparini, un Consiglio straordinario di Lega (30 ottobre) poco reclamizzato (c'è traccia solo nelle polemiche di Zamparini) ma che ha comunque approvato dei metodi di calcolo diversi, che sono quelli ripresi dall'art. 26 del decreto legislativo e cioè:1) il 40% sara' suddiviso in parti uguali 2) il 30% sara' assegnato per i risultati sportivi e però il 10% per quelli conseguiti dal 1946-47, il 15% per quelli conseguiti negli ultimi cinque anni e il 5% per quelli dell'ultimo anno 3) il 30% in base al bacino d'utenza ma anche qui con un distinguo: il 25% in base a indagini campionarie che la Lega stabilirà come fare e il 5% in base al numero di abitanti della città dove ha sede la squadra.Si dice spesso "fatta la legge, trovato l'inganno" ma in questo caso bisogna stare attenti che l'inganno potrebbe esserci stato prima della legge, in quel Consiglio straordinario di Lega, in quel cambiare le carte in tavola rispetto alla ipotesi in cui le due milanesi erano le più penalizzate; torneremo sull'argomento più avanti per fornire dati più precisi, per il momento vale la pena sottolinerare col pennarello rosso che nei meriti sportivi gli scudetti vinti negli ultimi cinque anni valgono di più (15%) rispetto a quelli vinti dal 1946-47 (10%). Perchè col pennarello rosso? Perchè, visto che si parla della stagione 2010-11 (quando la legge dovrebbe entrare in vigore), gli ultimi cinque anni cominciano dal campionato 2005-06, cioe' l'anno di calciopoli, quello dello scudetto a tavolino e della juve retrocessa. Se è inganno, è veramente atroce.
INTER E ROMA: IL SILENZIO E' D'ORO - L'approvazione della nuova legge non ha suscitato un gran dibattito. A livello politico è sembrato che la cosa si faceva perchè andava fatta: non per passione, insomma, ma semmai per soldi, nella speranza di trovarne complessivamente di più per una boccata d'ossigeno all'ansimante baraccone del calcio. Anche tra le società calcistiche, come su giornali e trasmissioni tv, non ci sono stati scontri o processi alla Biscardi, semmai schermaglie dialettiche, spesso solo di facciata e, comunque, con il presidente Matarrese sempre pronto a richiamare l'esigenza di restare compatti, di continuare ad essere una "famiglia". Pur in questa atmosfera ovattata, però, finisce per far rumore il prolungato silenzio di Inter e Roma; rileggendo sui forum la documentazione delle discussioni sui diritti tv si rintracciano interventi di Zamparini e di Garrone, di Lotito e di Cellino, si rintraccia persino la protesta (tardiva) di Cobolli Gigli, ci sono le dichiarazioni imbarazzate di Galliani che non si capisce mai se parla come rappresentante del Milan o di Mediaset, ma nessun gionalista è riuscito a "intercettare" sull'argomento nè Moratti nè la Sensi, tantomeno per dichiarazioni sconvenienti oppure non "politicamente corrette".A metterci della malizia viene in mente calciopoli: nelle intercettazioni di calciopoli, infatti, ci son finiti in tanti: non solo Moggi, anche dirigenti di grandi società, ma non quelli dell'Inter e della Roma; mettiamo comunque da parte la malizia e andiamo ai fatti anche perchè i fatti contano più delle parole e qualche volta spiegano anche i silenzi. Due fatti sembrano parlare chiaro: 1) aver considerato la popolazione delle città per calcolare una quota (5%) da dare alle società per il bacino d'utenza 2) aver stabilito che la classifica dei campionati dal 2005-06 al 2009-010 vale per distribuire il 15% dei ricavi complessivi.Quanto agli abitanti delle città dove le squadre hanno la sede il conto è presto fatto: quelli di Torino sono circa 860.000, quelli di Milano 1.250.000 e quelli di Roma 2.550.000; è come se nella gara per prendersi i soldi dei diritti tv alla Juve fosse assegnata a tavolino la sconfitta con l'Inter per 3 a 2 e con la Roma per 3 a 1, alla faccia dei tifosi e di chi tifa Juve in particolare. Quanto ai cinque campionati che saranno presi in considerazione per ripartire circa 110 milioni (il 15% di 750 milioni) due sono da svolgere e quindi diciamo che sono nelle mani di Abete e Matarrese, di Collina e di Palazzi ma degli altri tre la storia è già scritta (salvo sorprese clamorose) e indica per Inter e Roma un "grande avvenire dietro le spalle", visto che, prima a tavolino poi con la Juve in B e infine giocando tutte e tre nello stesso campionato, l'Inter è stata classificata sempre prima e la Roma subito dietro.I fatti allora, senza tema di smentita, dicono che Roma e Inter hanno già messo le mani su una fetta della torta dei diritti tv senza che, almeno pubblicamente, qualcuno abbia fatto alcuna rimostranza; altri milioni, dopo quelli (tanti) che erano arrivati grazie al loro "assordante" silenzio nelle intercettazioni di calciopoli. Niente da dire: un silenzio tutto d'oro.
Tratto da
http://www.ju29ro.com/news/30-news/567-vendita-diritti-tv-di-tutto-di-piu.html
cronache dalla casta del calcio con varie ed eventuali
quotidiano telematico
la balle dans la confusion - the football in confusion - топка в неловко положение
den ball in verwirrung - la pelota en la confusión - a bola em confusão - der bal in verwarring
την μπάλα στη σύγχυση - мяч в путанице - 혼란에 공 - 混乱のボール - 球在混亂
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mercoledì 27 agosto 2008
Calciomercato - domani arriva Jodlowic a Napoli
Il difensore polacco si sottoporrà alle visite mediche. Intanto gli abbonamenti hanno raggiunto quota 20mila
Marino ha comunicato la conclusione della campagna abbonamenti, arrivata quasi a quota 20.000. I tifosi potranno acquistare le tessere fino a martedi' 9 settembre.
Marco Liguori
Coppa Uefa : turno a rischio per Manchester City, Aek e Rosenborg
Inglesi, greci e norvegesi dovranno ribaltare domani le inaspettate sconfitte dell'andata. Incerta la sfida Hajduk-Deportivo La Coruna. Nessun problema per il Napoli che farà passerella con il Vllaznia
Dopo questi due verdetti, il secondo turno preliminare del trofeo continentale deciderà domani le 32 squadre in totale che passeranno al primo turno. Quest’ultimo si disputerà con partite di andata e ritorno il 18 settembre e il 2 ottobre. Poi dal 23 ottobre scatterà la fase a gironi.
Sono diverse le squadre di rango a rischio eliminazione in questa tornata. Spicca in primis l’Aek Atene che ha perso in casa con l’Omonia Nicosia: dovrà assolutamente vincere in terra cipriota per ribaltare lo 0-1 dell’andata. Tra i greci mancherà il brasiliano Rivaldo: il fantasista, che ha indossato le maglie di Milan, Barcellona e Olympiakos, chiuderà la carriera in Uzbekistan. Ha firmato un contratto da ben 10 milioni di euro per due anni con il club locale del Bunyodkor.
E a proposito di Cipro, l’Apoel potrebbe fare lo sgambetto alla Stella Rossa: la mitica formazione serba ha pareggiato fuori casa, ma la sorpresa è dietro l’angolo. Impresa impossibile per il Grasshoppers, dopo il tennistico 6-0 incassato dai polacchi del Lech Poznań. Ma il risultato che ha lasciato di stucco è stata la sconfitta casalinga per 1-0 subita dallo strafavorito Manchester City ad opera dei semisconosciuti danesi del Midtjylland. Per gli inglesi però ci sono altre cattive notizie: dovranno ancora fare a meno del loro attaccante più forte, Valerj Bojinov, per un brutto infortunio al tendine di Achille. Restando sempre in Danimarca, ci sono buone possibilità per il Djurgården superi il turno a spese del quotato Rosenborg. Se riuscisse nell’impresa, le formazioni del paese nordico potrebbero fare un fantastico poker: il Copenaghen non dovrebbe avere problemi dopo il 3-1 rifilato al Lillestrøm.
Nessun problema per il Napoli, che domani sera allo stadio San Paolo dovrebbe fare passerella contro i deboli albanesi del Vllaznia, forte del 3-0 realizzato a Scutari. Molto probabilmente Reja sceglierà di far giocare le seconde linee, come Grava e Dalla Bona: bisognerà vedere se schiererà Lavezzi reduce dall’oro olimpico con la sua Argentina a Pechino. Incerta la sfida di Spalato tra l’Hajduk e gli spagnoli del Deportivo La Coruna, dopo lo 0-0 dell’andata con grande equilibrio tecnico-tattico tra le due squadre: si potrebbe anche prospettare una conclusione ai tempi supplementari e agli eventuali rigori. Da decifrare anche la doppia sfida Bulgaria-Israele: le due formazioni balcaniche del Litex e del Cherno More Varna hanno pareggiato all’andata rispettivamente con il Kiryat Shmona e il Netanya.
Infine, la grave crisi tra Georgia e Russia ha avuto il suo riflesso anche sul torneo. L’Uefa ha infatti deciso di far disputare in gara unica il turno tra il Wit e gli austriaci dell’Austria Vienna. Questo perché i georgiani non sono stati in grado di individuare una sede sicura per la partita di andata nel loro paese. Ancora una volta la politica lascia il suo segno profondo nel calcio.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile solo dietro la citazione della fonte)
Queen of the South - Nordsjælland 1-2 1-2
SK Liepājas - Metalurgs Vaslui 0-2 28/08
Vojvodina - H. Tel-Aviv 0-0 28/08
Honka - Viking 0-0 28/08
WIT - Austria Wien (a) 28/08
Legia - Moskva 1-2 28/08
Haka - Brøndby 0-4 28/08
Stoccarda - Győr 2-1 28/08
Litex - Kiryat Shmona FC 0-0 28/08
Sūduva - Salzburg 1-4 28/08
Djurgården - Rosenborg 2-1 28/08
Apoel - Stella Rossa Bel. 2-2 28/08
Stabæk - Rennes 2-1 28/08
Elfsborg - St Patrick's 2-2 28/08
Young Boys - Debrecen 4-1 28/08
Aris - Slaven 1-0 28/08
AA Gent - Kalmar 2-1 28/08
Copenaghen - Lillestrøm 3-1 28/08
Liberec - Žilina 1-2 28/08
Dnipro - Bellinzona 3-2 28/08
FH - Aston Villa 1-4 28/08
M. Netanya - Cherno More 1-1 28/08
Zürich - Sturm 1-1 28/08
Aek Atene - Omonia 0-1 28/08
Široki Brijeg - Beşiktaş 1-2 28/08
Vllaznia - Napoli 0-3 28/08
Man. City - Midtjylland 0-1 28/08
Braga - Zrinjski 1-0 28/08
IB Ljubljana - Hertha 0-2 28/08
Lech Poznań - Grasshoppers 6-0 28/08
Deportivo La Cor.- Hajduk 0-0 28/08
(a) Partita annullata
Nessun problema per il Napoli, che domani sera allo stadio San Paolo dovrebbe fare passerella contro i deboli albanesi del Vllaznia, forte del 3-0 realizzato a Scutari. Molto probabilmente Reja sceglierà di far giocare le seconde linee, come Grava e Dalla Bona: bisognerà vedere se schiererà Lavezzi reduce dall’oro olimpico con la sua Argentina a Pechino. Incerta la sfida di Spalato tra l’Hajduk e gli spagnoli del Deportivo La Coruna, dopo lo 0-0 dell’andata con grande equilibrio tecnico-tattico tra le due squadre: si potrebbe anche prospettare una conclusione ai tempi supplementari e agli eventuali rigori. Da decifrare anche la doppia sfida Bulgaria-Israele: le due formazioni balcaniche del Litex e del Cherno More Varna hanno pareggiato all’andata rispettivamente con il Kiryat Shmona e il Netanya.
Infine, la grave crisi tra Georgia e Russia ha avuto il suo riflesso anche sul torneo. L’Uefa ha infatti deciso di far disputare in gara unica il turno tra il Wit e gli austriaci dell’Austria Vienna. Questo perché i georgiani non sono stati in grado di individuare una sede sicura per la partita di andata nel loro paese. Ancora una volta la politica lascia il suo segno profondo nel calcio.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile solo dietro la citazione della fonte)
andata ritorno
Borac - Lokomotiv Sofia 1-0 1-1Queen of the South - Nordsjælland 1-2 1-2
SK Liepājas - Metalurgs Vaslui 0-2 28/08
Vojvodina - H. Tel-Aviv 0-0 28/08
Honka - Viking 0-0 28/08
WIT - Austria Wien (a) 28/08
Legia - Moskva 1-2 28/08
Haka - Brøndby 0-4 28/08
Stoccarda - Győr 2-1 28/08
Litex - Kiryat Shmona FC 0-0 28/08
Sūduva - Salzburg 1-4 28/08
Djurgården - Rosenborg 2-1 28/08
Apoel - Stella Rossa Bel. 2-2 28/08
Stabæk - Rennes 2-1 28/08
Elfsborg - St Patrick's 2-2 28/08
Young Boys - Debrecen 4-1 28/08
Aris - Slaven 1-0 28/08
AA Gent - Kalmar 2-1 28/08
Copenaghen - Lillestrøm 3-1 28/08
Liberec - Žilina 1-2 28/08
Dnipro - Bellinzona 3-2 28/08
FH - Aston Villa 1-4 28/08
M. Netanya - Cherno More 1-1 28/08
Zürich - Sturm 1-1 28/08
Aek Atene - Omonia 0-1 28/08
Široki Brijeg - Beşiktaş 1-2 28/08
Vllaznia - Napoli 0-3 28/08
Man. City - Midtjylland 0-1 28/08
Braga - Zrinjski 1-0 28/08
IB Ljubljana - Hertha 0-2 28/08
Lech Poznań - Grasshoppers 6-0 28/08
Deportivo La Cor.- Hajduk 0-0 28/08
(a) Partita annullata
Non desiderare la roba e i giocatori d’altri
I dieci comandamenti nel calcio - 10
Come può un uomo timorato da Dio e sostenuto dal petrolio, che manda soldi agli ospedali di Gino Strada, realizza campi di calcio per i bambini in Africa e in Brasile, aiuta il centro di recupero di San Patrignano, aderisce ad Amnesty International, appoggia il cardinale Martini nel conforto agli extracomunitari, piange per il cuore malato di un calciatore (Kanu), ne elegge a familiare acquisito un altro (Recoba) e definisce “figlio mio” il terzo (Ronaldo), come può quest’uomo che vuole bene a tutti e ha preso l’Inter perché “bisogna aiutare chi soffre e chi soffre più dei tifosi interisti?”, come può, dopo avere osservato nove comandamenti, cadere sul decimo che gli imporrebbe di non desiderare la roba d’altri? Massimo Moratti ha questa frenesia intima e una tentazione perenne, portatore di un peccato irrinunciabile, che lo spinge a prendersi i calciatori d’altri. Porta via calciatori che sono ancora nella culla. Prende Roberto Carlos a 22 anni dalla culla del Palmeiras, Kanu a 20 anni da quella dell’Ajax, Ronaldo a 21 dalla culla del Barcellona, Frey a 18 anni dalla culla del Cannes, Mutu a 20 dalla culla della Dinamo Bucarest, l’irlandese Robbie Keane ventenne dalla culla inglese del Wolverhampton, Farinos a 22 anni dalla culla del Valencia, Kallon a 16 anni dalla culla della Sierra Leone, Adriano a 19 dalla culla del Flamengo. E’ Erode nelle culle calcistiche.Alcuni bambini li prende e li butta. Butta via Roberto Carlos dopo un anno. Frey lo fa svezzare a Verona e a Parma e poi lo butta in Arno. Disconosce Mutu e se lo ritrova alla Fiorentina. Non riesce ad affezionarsi a Robbie Keane e lo rimanda in Inghilterra. Disperde Kallon a Lugano.Non desiderare la roba d’altri. Moratti la desidera molto. Al Manchester strappa Ince da sei anni legato al club inglese. Si appropria di Djorkaeff sottraendolo a una vita tutta francese (14 anni). Pirlo è bresciano e lo porta via al Brescia. Peruzzi otto anni alla Juve e Moratti lo afferra per l’Inter, un anno e lo regala alla Lazio. Trascina via dalla Turchia il musulmano Hakan Sukur per soffiarlo alla Juve e all’esistenza turca del giocatore, otto anni al Galatasaray. Rapisce Toldo alla Fiorentina infrangendo la sua fedeltà viola (otto anni).Moratti non perdona. Non solo desidera la roba d’altri, ma la prende. Fa razzie nei gerontocomi, pur di prendere. Prende Roby Baggio a 31 anni, più un capriccio che altro. Sottrae Blanc, 34 anni, agli ozi di Marsiglia. Arraffa Batistuta a 33 anni, roba fiorentina e poi romana, per fargli giocare appena dodici partite. Si accaparra Ballotta a 36 anni e Cruz a trenta.Vecchi e bambini: li desidera e li prende, a chiunque. Il diavolo tentatore è Berlusconi che per un certo tempo prende tutti senza avere bisogno di desiderare. Prese Rui Costa (80 miliardi) che era roba del Parma dopo l’accordo del club emiliano con la Fiorentina. Prese Zaccheroni che era roba dell’Inter. Prese Ancelotti giocando un altro scherzo al Parma. Moratti vuol mettersi alla pari. Ma dal Milan prende solo Helveg. E al Milan regala Ganz, Taribo West che pure aveva proclamato: “Dio mi ha detto che devo giocare nell’Inter”, Simic che all’Inter resta tre anni e al Milan sei, Pirlo che ancora fa girare la squadra rossonera e nei due anni all’Inter giravano altre cose, Seedorf tre anni nerazzurri e poi consegnato al Milan come una scarpa vecchia del Suriname, Brocchi e Christian Vieri che era costato 90 miliardi, aveva segnato più di cento gol nell’Inter ma ormai aveva 32 anni.Quanta roba della Juve ha desiderato Moratti? Ha desiderato di prenderle Capello e Moggi, ma le ha preso solo Lippi per un campionato e una partita, poi però Ibrahimovic (spiazzando il Milan) e Vieira godendo molto.Ha desiderato dal primo momento Roberto Mancini quando il “Mancio” giocava ancora nella Samp per prenderselo dieci anni dopo portandolo via dalla panchina della casa della Lazio. Sempre guardando in casa d’altri, ha desiderato e si prese il 30 per cento dello Spezia sei anni fa.Non ha più bisogno di desiderare la roba d’altri il presidente che viola il decimo comandamento. Ha preso tutto in dodici anni, compresi ventidue terzini sinistri e dodici allenatori. L’Inter era di Pellegrini. La prese a Pellegrini perché la desiderava molto. Neanche la maga Clara Romano di Potenza Picena, che consultava spesso prima delle partite, lo ha fermato. Mai.Altri hanno desiderato e preso la roba d’altri.Gianluigi Lentini, torinese di Carmagnola, era cresciuto nel Torino, era l’idolo della Curva Maratona, era il Toro col capello lungo, la vita sregolata e il gioco devastante, come era stato solo al tempo di Meroni. Se ne invaghì Berlusconi. Il Cavaliere desiderò fortemente quella roba d’altri, roba Toro. Sfoderò sessanta miliardi in rivoli sparsi e s’infilò in un processo per avere disobbedito al decimo comandamento. Roberto Baggio era per Firenze il David in maglia viola, era Michelangelo che faceva parlare il pallone come non riuscì al grande uomo rinascimentale di far parlare Mosè, era Benvenuto Cellini che cesellava le partite, più bello del campanile di Giotto, più avvincente di una terzina dell’Alighieri. Questo per dirvi che cos’era Baggio nei cinque anni a Firenze. Diceva: “Resterò qui per sempre, lo scriverò sui muri”. Berlusconi lo desiderò moltissimo, ma Agnelli, l’Avvocato, gli disse di toglierselo dai desideri, “perché Baggio è nostro”. Successe che quando l’esecrabile conte Pontello promise di vendere la Fiorentina a Mario Cecchi Gori gli impose una condizione: la società sarebbe stata sua a patto che Baggio andasse alla corte di Agnelli. E così anche l’Avvocato, elegante, signore, illuminato e aristocratico, prese la roba d’altri. Perché Baggio era dei fiorentini e quel 18 maggio 1990 a Firenze scoppiò la rivoluzione quando si seppe che Robygol veniva deportato a Torino dove, un giorno, l’Avvocato l’avrebbe chiamato “coniglio bagnato”. Anche Gabriel Batistuta, l’argentino che stette tre metri e nove anni sopra il cielo di Firenze, e aveva una statua in Curva Fiesole, era più che un granduca. Era l’arcangelo Gabriel del gol, il più amato. Alla Fiorentina s’era legato anche l’anno della serie B, condottiero della riscossa. Non sarebbe mai stato un vecchio per i tifosi viola, neanche a 31 anni quando il presidente romanista Sensi volle, anche lui, desiderare la roba d’altri e lo portò via da Firenze per 70 miliardi.Quanta roba d’altri ha desiderato e preso Luciano Moggi? Quali fantastici intrighi, diaboliche persuasioni e abili stratagemmi in telefonate, opere e dismissioni usò per prendersi Fabio Cannavaro, roba dell’Inter, in cambio del portiere Carini (!) e cuccarsi Ibrahimovic, roba dell’Ajax, giocando di inimitabile astuzia? All’uomo devoto di padre Pio e pellegrino a Lourdes, che governava cento giocatori, tre procuratori, ventuno tra allenatori, direttori sportivi e dirigenti, aveva tredici società amiche e appena diciassette nemici riconosciuti, desiderare la roba d’altri e prendersela era un imprescindibile dovere-potere professionale. Uomo di potere, per lui potere era volere. E di tutti e dieci i comandamenti, più che osservarli, pretendeva che si rispettasse “non nominare il nome mio invano”. Era scoppiata Calciopoli.
Mimmo Carratelli
Tratto dal Guerin Sportivo - 25/8/2008
Come può un uomo timorato da Dio e sostenuto dal petrolio, che manda soldi agli ospedali di Gino Strada, realizza campi di calcio per i bambini in Africa e in Brasile, aiuta il centro di recupero di San Patrignano, aderisce ad Amnesty International, appoggia il cardinale Martini nel conforto agli extracomunitari, piange per il cuore malato di un calciatore (Kanu), ne elegge a familiare acquisito un altro (Recoba) e definisce “figlio mio” il terzo (Ronaldo), come può quest’uomo che vuole bene a tutti e ha preso l’Inter perché “bisogna aiutare chi soffre e chi soffre più dei tifosi interisti?”, come può, dopo avere osservato nove comandamenti, cadere sul decimo che gli imporrebbe di non desiderare la roba d’altri? Massimo Moratti ha questa frenesia intima e una tentazione perenne, portatore di un peccato irrinunciabile, che lo spinge a prendersi i calciatori d’altri. Porta via calciatori che sono ancora nella culla. Prende Roberto Carlos a 22 anni dalla culla del Palmeiras, Kanu a 20 anni da quella dell’Ajax, Ronaldo a 21 dalla culla del Barcellona, Frey a 18 anni dalla culla del Cannes, Mutu a 20 dalla culla della Dinamo Bucarest, l’irlandese Robbie Keane ventenne dalla culla inglese del Wolverhampton, Farinos a 22 anni dalla culla del Valencia, Kallon a 16 anni dalla culla della Sierra Leone, Adriano a 19 dalla culla del Flamengo. E’ Erode nelle culle calcistiche.Alcuni bambini li prende e li butta. Butta via Roberto Carlos dopo un anno. Frey lo fa svezzare a Verona e a Parma e poi lo butta in Arno. Disconosce Mutu e se lo ritrova alla Fiorentina. Non riesce ad affezionarsi a Robbie Keane e lo rimanda in Inghilterra. Disperde Kallon a Lugano.Non desiderare la roba d’altri. Moratti la desidera molto. Al Manchester strappa Ince da sei anni legato al club inglese. Si appropria di Djorkaeff sottraendolo a una vita tutta francese (14 anni). Pirlo è bresciano e lo porta via al Brescia. Peruzzi otto anni alla Juve e Moratti lo afferra per l’Inter, un anno e lo regala alla Lazio. Trascina via dalla Turchia il musulmano Hakan Sukur per soffiarlo alla Juve e all’esistenza turca del giocatore, otto anni al Galatasaray. Rapisce Toldo alla Fiorentina infrangendo la sua fedeltà viola (otto anni).Moratti non perdona. Non solo desidera la roba d’altri, ma la prende. Fa razzie nei gerontocomi, pur di prendere. Prende Roby Baggio a 31 anni, più un capriccio che altro. Sottrae Blanc, 34 anni, agli ozi di Marsiglia. Arraffa Batistuta a 33 anni, roba fiorentina e poi romana, per fargli giocare appena dodici partite. Si accaparra Ballotta a 36 anni e Cruz a trenta.Vecchi e bambini: li desidera e li prende, a chiunque. Il diavolo tentatore è Berlusconi che per un certo tempo prende tutti senza avere bisogno di desiderare. Prese Rui Costa (80 miliardi) che era roba del Parma dopo l’accordo del club emiliano con la Fiorentina. Prese Zaccheroni che era roba dell’Inter. Prese Ancelotti giocando un altro scherzo al Parma. Moratti vuol mettersi alla pari. Ma dal Milan prende solo Helveg. E al Milan regala Ganz, Taribo West che pure aveva proclamato: “Dio mi ha detto che devo giocare nell’Inter”, Simic che all’Inter resta tre anni e al Milan sei, Pirlo che ancora fa girare la squadra rossonera e nei due anni all’Inter giravano altre cose, Seedorf tre anni nerazzurri e poi consegnato al Milan come una scarpa vecchia del Suriname, Brocchi e Christian Vieri che era costato 90 miliardi, aveva segnato più di cento gol nell’Inter ma ormai aveva 32 anni.Quanta roba della Juve ha desiderato Moratti? Ha desiderato di prenderle Capello e Moggi, ma le ha preso solo Lippi per un campionato e una partita, poi però Ibrahimovic (spiazzando il Milan) e Vieira godendo molto.Ha desiderato dal primo momento Roberto Mancini quando il “Mancio” giocava ancora nella Samp per prenderselo dieci anni dopo portandolo via dalla panchina della casa della Lazio. Sempre guardando in casa d’altri, ha desiderato e si prese il 30 per cento dello Spezia sei anni fa.Non ha più bisogno di desiderare la roba d’altri il presidente che viola il decimo comandamento. Ha preso tutto in dodici anni, compresi ventidue terzini sinistri e dodici allenatori. L’Inter era di Pellegrini. La prese a Pellegrini perché la desiderava molto. Neanche la maga Clara Romano di Potenza Picena, che consultava spesso prima delle partite, lo ha fermato. Mai.Altri hanno desiderato e preso la roba d’altri.Gianluigi Lentini, torinese di Carmagnola, era cresciuto nel Torino, era l’idolo della Curva Maratona, era il Toro col capello lungo, la vita sregolata e il gioco devastante, come era stato solo al tempo di Meroni. Se ne invaghì Berlusconi. Il Cavaliere desiderò fortemente quella roba d’altri, roba Toro. Sfoderò sessanta miliardi in rivoli sparsi e s’infilò in un processo per avere disobbedito al decimo comandamento. Roberto Baggio era per Firenze il David in maglia viola, era Michelangelo che faceva parlare il pallone come non riuscì al grande uomo rinascimentale di far parlare Mosè, era Benvenuto Cellini che cesellava le partite, più bello del campanile di Giotto, più avvincente di una terzina dell’Alighieri. Questo per dirvi che cos’era Baggio nei cinque anni a Firenze. Diceva: “Resterò qui per sempre, lo scriverò sui muri”. Berlusconi lo desiderò moltissimo, ma Agnelli, l’Avvocato, gli disse di toglierselo dai desideri, “perché Baggio è nostro”. Successe che quando l’esecrabile conte Pontello promise di vendere la Fiorentina a Mario Cecchi Gori gli impose una condizione: la società sarebbe stata sua a patto che Baggio andasse alla corte di Agnelli. E così anche l’Avvocato, elegante, signore, illuminato e aristocratico, prese la roba d’altri. Perché Baggio era dei fiorentini e quel 18 maggio 1990 a Firenze scoppiò la rivoluzione quando si seppe che Robygol veniva deportato a Torino dove, un giorno, l’Avvocato l’avrebbe chiamato “coniglio bagnato”. Anche Gabriel Batistuta, l’argentino che stette tre metri e nove anni sopra il cielo di Firenze, e aveva una statua in Curva Fiesole, era più che un granduca. Era l’arcangelo Gabriel del gol, il più amato. Alla Fiorentina s’era legato anche l’anno della serie B, condottiero della riscossa. Non sarebbe mai stato un vecchio per i tifosi viola, neanche a 31 anni quando il presidente romanista Sensi volle, anche lui, desiderare la roba d’altri e lo portò via da Firenze per 70 miliardi.Quanta roba d’altri ha desiderato e preso Luciano Moggi? Quali fantastici intrighi, diaboliche persuasioni e abili stratagemmi in telefonate, opere e dismissioni usò per prendersi Fabio Cannavaro, roba dell’Inter, in cambio del portiere Carini (!) e cuccarsi Ibrahimovic, roba dell’Ajax, giocando di inimitabile astuzia? All’uomo devoto di padre Pio e pellegrino a Lourdes, che governava cento giocatori, tre procuratori, ventuno tra allenatori, direttori sportivi e dirigenti, aveva tredici società amiche e appena diciassette nemici riconosciuti, desiderare la roba d’altri e prendersela era un imprescindibile dovere-potere professionale. Uomo di potere, per lui potere era volere. E di tutti e dieci i comandamenti, più che osservarli, pretendeva che si rispettasse “non nominare il nome mio invano”. Era scoppiata Calciopoli.
Mimmo Carratelli
Tratto dal Guerin Sportivo - 25/8/2008
martedì 26 agosto 2008
Roma-Napoli: biglietti per i tifosi azzurri in vendita da venerdì presso i cancelli 9 e 11 dello Stadio San Paolo
In riferimento alla decisione assunta dal Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive, relativa alla vendita dei biglietti del Settore Ospiti per la gara Roma-Napoli di domenica 31 agosto, la SSC Napoli rende noto che la vendita dei tagliandi avrà inizio venerdì 29 agosto all'interno dello Stadio San Paolo (Settore Curva B) con ingresso dai cancelli 9 e 11.
Sarà possibile acquistare un solo biglietto e lo stesso non potrà essere ceduto a terzi. All'atto dell'acquisto sarà necessario presentare documento di identità valido più fotocopia dello stesso. Il costo del biglietto è di 28 euro.
Questi gli orari di apertura dei cancelli: venerdì 29 agosto ore 10.00/20.00, sabato 30 agosto ore 10.00/19.00
Comunicato della SSc Napoli (www.sscnapoli.it)
Sarà possibile acquistare un solo biglietto e lo stesso non potrà essere ceduto a terzi. All'atto dell'acquisto sarà necessario presentare documento di identità valido più fotocopia dello stesso. Il costo del biglietto è di 28 euro.
Questi gli orari di apertura dei cancelli: venerdì 29 agosto ore 10.00/20.00, sabato 30 agosto ore 10.00/19.00
Comunicato della SSc Napoli (www.sscnapoli.it)
Permettete una Parola? - Addio “Tutto il calcio minuto per minuto”
Permettete una parola? Oggi si è consumato in Lega un altro dramma del calcio a scopo di lucro. Con il “niet” unanime dei presidenti all’offerta della Rai (circa 25 milioni) per gli highlights (e ditelo per favore una buona volta in italiano: le azioni salienti!) delle partite di serie A e B. Galliani ha spiegato oggi che è «impossibile scontare il nostro prodotto del 75 per cento. Valeva 75 milioni e ora è valutato 20 milioni. Ci dispiace molto che i campionati di serie A e B partano senza la possibilità di vederli per chi non ha la pay tv, ma ci siamo trovati davanti a offerte che non potevano essere accettate». «Tanto vale investire tutto sul satellite» aveva dichiarato alcuni giorni fa il presidente Antonio Matarrese. Anzi, per essere più precisi la “Confindustria del pallone” ha rifiutato decisamente i 30,6 milioni offerti dalla Rai per le azioni salienti (stavolta è corretto) di serie A e B, Coppa Italia e per la radio. Ma ha detto anche no ai circa 10 milioni messi sul tavolo da Mediaset per l'esclusiva dei gol serali. Quindi se non ci saranno novità prima di venerdì (giorno dell’anticipo di serie B) e sabato prossimo (giorno degli anticipi di A e dell’inizio del torneo cadetto), i tifosi dovranno rinunciare probabilmente alla Domenica sportiva di Mamma Rai e a Controcampo su Mediaset (che fa parte del gruppo Fininvest, a cui è legato anche il Milan di cui Galliani è vicepresidente vicario e amministratore delegato). Ma soprattutto dovranno dire addio a “Tutto il calcio minuto per minuto”, la storica trasmissione radiofonica dell’emittenza di Stato le cui cronache hanno fatto sognare, appassionare, gioire e soffire tanti appassionati dell’italica pedata. Cosa ne penserebbero al riguardo i compianti Sandro Ciotti ed Enrico Ameri della scomparsa della loro trasmissione?
Ma “business are business” dicono in via Rosellini. Voci di corridoio dicono che la Lega voglia cercare di costringere con la decisione di oggi la Rai ad alzare le sue offerte, sino ad arrivare a 40-50 milioni. Vedremo.
Vista l’esiguità delle cifre offerte dalla Rai, ma in misura ancor più bassa anche da Mediaset, si può pensare che il calcio in chiaro (ossia quello gratuito, quindi non quello in abbonamento di Sky) non richiami molto gli spettatori, ma tantomeno gli inserzionisti pubblicitari. Bisogna ricordarsi sempre un aspetto fondamentale dell’era del calcio a scopo di lucro: i tifosi da salotto non sono mai stati clienti. Sono proprio loro il prodotto venduto: proprio come tante belle fette di carne o pacchi di detersivo ben disposti nei frigoriferi e sugli scaffali di un supermercato (o ipermercato, fate voi). Sono dunque i telespettatori ad essere la “merce” degli inserzionisti. I quali sanno benissimo che se molti dei tifosi hanno già visto su Sky (e Mediaset Premium e La 7 sul digitale terrestre) hanno visto le partite in diretta, i filmati delle azioni principali e dei gol è ovvio, per non dire scontato, che difficilmente li guarderanno in chiaro nella fascia oraria tra le 18 e le 23. A meno che non vogliano rischiare una conguntivite cronica per gli occhi stanchi da visione di tanto spettacolo televisivo.
I dirigenti di via Rosellini dovrebbero fare anche un’altra riflessione. Con la crisi economica che ormai attanaglia il nostro Paese, con la crescita immobile come i pali di una porta di calcio, sarebbe meglio venire a più miti pretese. La recessione potrebbe influire sulla sottoscrizione degli abbonamenti al calcio criptato: ma anche sulle aziende inserzioniste, poco propense per ora a investire denaro per propagandare i propri prodotti. Chi scrive ha riportato nel volume “Il pallone nel burrone”, scritto con Salvatore Napolitano, che dal 1980 al 2002 l’incremento dei diritti tv è aumentato del 49.900%. Ma tale cifra stratosferica potrà ancora essere foraggiati da Rai, Mediaset, Sky e co? Ai posteri l’ardua sentenza.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, riproducibile solo dietro citazione della fonte)
Ma “business are business” dicono in via Rosellini. Voci di corridoio dicono che la Lega voglia cercare di costringere con la decisione di oggi la Rai ad alzare le sue offerte, sino ad arrivare a 40-50 milioni. Vedremo.
Vista l’esiguità delle cifre offerte dalla Rai, ma in misura ancor più bassa anche da Mediaset, si può pensare che il calcio in chiaro (ossia quello gratuito, quindi non quello in abbonamento di Sky) non richiami molto gli spettatori, ma tantomeno gli inserzionisti pubblicitari. Bisogna ricordarsi sempre un aspetto fondamentale dell’era del calcio a scopo di lucro: i tifosi da salotto non sono mai stati clienti. Sono proprio loro il prodotto venduto: proprio come tante belle fette di carne o pacchi di detersivo ben disposti nei frigoriferi e sugli scaffali di un supermercato (o ipermercato, fate voi). Sono dunque i telespettatori ad essere la “merce” degli inserzionisti. I quali sanno benissimo che se molti dei tifosi hanno già visto su Sky (e Mediaset Premium e La 7 sul digitale terrestre) hanno visto le partite in diretta, i filmati delle azioni principali e dei gol è ovvio, per non dire scontato, che difficilmente li guarderanno in chiaro nella fascia oraria tra le 18 e le 23. A meno che non vogliano rischiare una conguntivite cronica per gli occhi stanchi da visione di tanto spettacolo televisivo.
Quindi, dopo una riflessione approfondita, i “grandi elettori” della Lega avrebbero dovuto applicare un altro motto dell’economia, rozzo ma efficace: “Pochi, maledetti e subito”. Invece, in questo modo rischiano di perdere capra e cavoli. E’ vero che la somma del chiaro deve essere ripartito anche per la B: ma il prodotto vale quel che vale. Non sarebbe meglio incassare e pensare a trovare altre fonti per i cadetti? Non farlo sarebbe suicida: in fondo sono le televisioni a fare il mercato con le loro offerte, a seconda dello loro convenienze. E se le squadre non le accettano, peggio per loro: niente partite e niente soldi. Quando impareranno i dirigenti del calcio a pensare a diversificare le fonti di ricavo? Ed evitare di contare sempre e solo sui diritti televisivi? Probabilmente solo se avranno l’acqua fin sopra la gola.
I dirigenti di via Rosellini dovrebbero fare anche un’altra riflessione. Con la crisi economica che ormai attanaglia il nostro Paese, con la crescita immobile come i pali di una porta di calcio, sarebbe meglio venire a più miti pretese. La recessione potrebbe influire sulla sottoscrizione degli abbonamenti al calcio criptato: ma anche sulle aziende inserzioniste, poco propense per ora a investire denaro per propagandare i propri prodotti. Chi scrive ha riportato nel volume “Il pallone nel burrone”, scritto con Salvatore Napolitano, che dal 1980 al 2002 l’incremento dei diritti tv è aumentato del 49.900%. Ma tale cifra stratosferica potrà ancora essere foraggiati da Rai, Mediaset, Sky e co? Ai posteri l’ardua sentenza.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, riproducibile solo dietro citazione della fonte)
Studio economisti Bocconi-Humbolt: altre 12 gare dell’era Calciopoli a rischio combine
Secondo una ricerca basata su modelli matematici dei professori Tito Boeri e Battista Severgnini ci sarebbero alcune partite del campionato 2004/05, non esaminate dai giudici sportivi, che potrebbero aver subito un “aggiustamento” del risultato. Tra esse Inter-Lazio 1-1, Juventus-Lazio 2-1, Milan-Lazio 2-1 e Juventus-Inter 0-1
«In alcuni casi Calciopoli non è stata storia di pura corruzione, ma di pressioni psicologiche sugli arbitri. Ciò è dovuto alla enorme potenza di alcune squadre che hanno incassato enormi somme dai diritti televisivi che le fa disporre di un enorme capitale da utilizzare per questa influenza. Esse sono principalmente Inter, Milan e Juventus: a queste si aggiungono le squadre di fascia media come Roma, Lazio e Fiorentina». E’ questa la spiegazione fornita dal professore Battista Severgnini, ricercatore alla Humboldt Universitat di Berlino, a “Il pallone in confusione” riguardo allo scandalo più scottante degli ultimi anni del campionato di serie A. Spiegazione che è tra le conclusioni dello studio “The italian job: partite truccate, preoccupazioni per la carriera e concentrazione dei media in Serie A” che sarà presentata domani durante la prima giornata del convegno annuale dell'European Economic Association e della Econometric Society che si terrà presso l'Università Bocconi di Milano. L’indagine è stata condotta da Severgnini assieme al professore Tito Boeri, docente ordinario della Bocconi. Lo studio, basato su modelli matematici, oltre a evidenziare il controllo o la partecipazione dei presidenti del mondo del calcio in giornali e televisioni, elenca 12 partite sospette del campionato 2004/05 (quello revocato alla Juventus e assegnato all’Inter) che non sono sotto osservazione della giustizia sportiva. Secondo i due studiosi esse avrebbero il 100% di probabilità di essere state deviate. Tra esse si segnalano i big match Inter-Lazio 1-1 (9a giornata), Juventus-Lazio 2-1 (14a giornata), Milan-Lazio 2-1 (23° giornata) e Juventus-Inter 0-1 (32a giornata). A ciò si aggiunge un ulteriore elenco di 77 partite dello stesso torneo che avrebbero l’ipotesi di consistenti probabilità di aver subito la stessa sorte.
Come avete svolto la vostra indagine?
«Abbiamo raccolto tutti i dati a partire dal 1990. Però ci siamo concentrati soprattutto attorno ai campionati di serie A del 2003/04 e 2004/05, ossia quello dello scandalo di Calciopoli e quello successivo».
Fino anche al campionato scorso?
«No, perché a causa della retrocessione della Juventus mancavano numerose informazioni di tipo matematico da poter inserire nel nostro modello».
Su cosa si basa il modello?
«C’è un primo stadio in cui abbiamo analizzato le cause della corruzione delle partite. I fattori sono diversi. I primi due elementi sono abbastanza prevedibili. Innanzitutto il tempo: un match può essere corrotto più facilmente verso metà o nel giorno di ritorno del campionato. Secondo elemento è la posizione della squadre. Molto più interessante è l’analisi delle carriere arbitrali. In essa abbiamo trovato che le partite maggiormente coinvolte in Calciopoli sono quelle arbitrate da direttori di gara di media classe che sono presenti da alcuni anni e intendono far carriera. Non ci sono gli internazionali o quelli che per la prima volta si affacciavano in serie A. Questo tipo di arbitro può essere maggiormente sottomesso ai poteri delle società di calcio».
Non esisistono nomi di arbitri nello studio?
«Assolutamente no. Abbiamo espresso solo giudizi quantitativi e non qualitativi».
Nello studio c’è un atto di accusa verso il mondo dei media per le possibili influenze sugli arbitri: è proprio così?
«I presidenti delle squadre di calcio molto spesso vanno a braccetto con l’editoria. Basta vedere documenti pubblici, come le intercettazioni, per comprendere che ci sia un innesto di persone che vogliono far modificare il giudizio dei giornalisti. Non vogliamo dire che tutti giornalisti sportivi siano stati coinvolti, però bisogna dire che pochissimi hanno accennato a eventuali episodi di corruzione. Riteniamo che un elemento che abbia molto favorito tutto questo sia la concentrazione del potere mediatico da parte delle società di calcio.
Si riferisce anche alla contrattazione dei diritti televisivi?
«Proprio così. Anche oggi le grandi squadre percepiscono gran parte della torta: ciò contribuisce ad aumentare la loro forza non solo dal punto di vista competitivo con i campionati dominati solo da esse, risultando estremamente noioso per i tifosi delle piccole società. Per riassumere questo intreccio tra potere mediatico e potere sportivo che falsa non solo l’esito del campionato ma anche l’informazione legata agli avvenimenti sportivi».
C’è anche un ruolo del calciomercato in questo sistema?
«Il settore degli agenti sportivi italiano è praticamente un oligopolio, per non parlare di un duopolio. Ciò, unito a tutti gli eventi che ho descritto prima, costituiscono il terreno fertile per l’eventuale manomissione dei risultati delle partite».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, riproducibile solo dietro citazione della fonte)
«In alcuni casi Calciopoli non è stata storia di pura corruzione, ma di pressioni psicologiche sugli arbitri. Ciò è dovuto alla enorme potenza di alcune squadre che hanno incassato enormi somme dai diritti televisivi che le fa disporre di un enorme capitale da utilizzare per questa influenza. Esse sono principalmente Inter, Milan e Juventus: a queste si aggiungono le squadre di fascia media come Roma, Lazio e Fiorentina». E’ questa la spiegazione fornita dal professore Battista Severgnini, ricercatore alla Humboldt Universitat di Berlino, a “Il pallone in confusione” riguardo allo scandalo più scottante degli ultimi anni del campionato di serie A. Spiegazione che è tra le conclusioni dello studio “The italian job: partite truccate, preoccupazioni per la carriera e concentrazione dei media in Serie A” che sarà presentata domani durante la prima giornata del convegno annuale dell'European Economic Association e della Econometric Society che si terrà presso l'Università Bocconi di Milano. L’indagine è stata condotta da Severgnini assieme al professore Tito Boeri, docente ordinario della Bocconi. Lo studio, basato su modelli matematici, oltre a evidenziare il controllo o la partecipazione dei presidenti del mondo del calcio in giornali e televisioni, elenca 12 partite sospette del campionato 2004/05 (quello revocato alla Juventus e assegnato all’Inter) che non sono sotto osservazione della giustizia sportiva. Secondo i due studiosi esse avrebbero il 100% di probabilità di essere state deviate. Tra esse si segnalano i big match Inter-Lazio 1-1 (9a giornata), Juventus-Lazio 2-1 (14a giornata), Milan-Lazio 2-1 (23° giornata) e Juventus-Inter 0-1 (32a giornata). A ciò si aggiunge un ulteriore elenco di 77 partite dello stesso torneo che avrebbero l’ipotesi di consistenti probabilità di aver subito la stessa sorte.
Come avete svolto la vostra indagine?
«Abbiamo raccolto tutti i dati a partire dal 1990. Però ci siamo concentrati soprattutto attorno ai campionati di serie A del 2003/04 e 2004/05, ossia quello dello scandalo di Calciopoli e quello successivo».
Fino anche al campionato scorso?
«No, perché a causa della retrocessione della Juventus mancavano numerose informazioni di tipo matematico da poter inserire nel nostro modello».
Su cosa si basa il modello?
«C’è un primo stadio in cui abbiamo analizzato le cause della corruzione delle partite. I fattori sono diversi. I primi due elementi sono abbastanza prevedibili. Innanzitutto il tempo: un match può essere corrotto più facilmente verso metà o nel giorno di ritorno del campionato. Secondo elemento è la posizione della squadre. Molto più interessante è l’analisi delle carriere arbitrali. In essa abbiamo trovato che le partite maggiormente coinvolte in Calciopoli sono quelle arbitrate da direttori di gara di media classe che sono presenti da alcuni anni e intendono far carriera. Non ci sono gli internazionali o quelli che per la prima volta si affacciavano in serie A. Questo tipo di arbitro può essere maggiormente sottomesso ai poteri delle società di calcio».
Non esisistono nomi di arbitri nello studio?
«Assolutamente no. Abbiamo espresso solo giudizi quantitativi e non qualitativi».
Nello studio c’è un atto di accusa verso il mondo dei media per le possibili influenze sugli arbitri: è proprio così?
«I presidenti delle squadre di calcio molto spesso vanno a braccetto con l’editoria. Basta vedere documenti pubblici, come le intercettazioni, per comprendere che ci sia un innesto di persone che vogliono far modificare il giudizio dei giornalisti. Non vogliamo dire che tutti giornalisti sportivi siano stati coinvolti, però bisogna dire che pochissimi hanno accennato a eventuali episodi di corruzione. Riteniamo che un elemento che abbia molto favorito tutto questo sia la concentrazione del potere mediatico da parte delle società di calcio.
Si riferisce anche alla contrattazione dei diritti televisivi?
«Proprio così. Anche oggi le grandi squadre percepiscono gran parte della torta: ciò contribuisce ad aumentare la loro forza non solo dal punto di vista competitivo con i campionati dominati solo da esse, risultando estremamente noioso per i tifosi delle piccole società. Per riassumere questo intreccio tra potere mediatico e potere sportivo che falsa non solo l’esito del campionato ma anche l’informazione legata agli avvenimenti sportivi».
C’è anche un ruolo del calciomercato in questo sistema?
«Il settore degli agenti sportivi italiano è praticamente un oligopolio, per non parlare di un duopolio. Ciò, unito a tutti gli eventi che ho descritto prima, costituiscono il terreno fertile per l’eventuale manomissione dei risultati delle partite».
Marco Liguori
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Le dodici paritite sospette secondo l'indagine
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Le foto presenti su "il pallone in confusione" sono state in gran parte prese da siti Internet: dovrebbero essere di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono segnalarlo a uno dei due indirizzi email sopra indicati
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