Il presidente bianconero ha così risposto alle critiche degli azionisti: «Il fatto che non abbiamo azioni della Juve non vuole dire che non partecipiamo». E ha smentito qualsiasi mediazione di Montezemolo nella decisione di ricorrre al Tar contro le sentenze della giustizia sportiva per Calciopoli
«Il fatto che non abbiamo azioni della Juve non vuole dire che non partecipiamo alla Juve. Non ho mai avuto azioni delle società quotate in cui ho ricoperto ruoli da amministratore». Così ha risposto il presidente Giovanni Cobolli Gigli alla precisa domanda degli azionisti sul fatto che nessun componente del cda bianconero posseide una sola azione della società che amministra. Insomma, per il presidente è assolutamente normale non detenere azioni della società da lui diretta e quotata a Piazza Affari. Forse il vice-ceo di Unicredit, Sergio Ermotti, che venerdì scorso in piena bufera ribassista del mercato borsistico ha acquistato azioni per 2 milioni di euro della sua banca, ha sbagliato nel dare un segnale rassicurante ai suoi azionisti. Il presidente, stando al racconto riportato da www.ju29ro.com, ha avuto un lapsus freudiano. «Sono convinto di essere arrivato alla Rinascente (testuale, voleva dire la Juve, sottolineano i redattori del sito) per svolgere delle mansioni che sono in grado di svolgere. In particolari, rapporti con istituzioni sportive e la comunicazione».
Rigurado al ruolo svolto da Montezemolo, il numero uno bianconero lo smentisce seccamente: «Ciò che ha detto Blatter non è stato smentito perchè non è vero». Anzi, Montezemolo non ha mai avuto a che fare con la Juventus. E ha puntualizzato che «tutte le decisioni cruciali, come quella sul Tar, sono state prese dal consiglio di amministrazione». Cobolli ha fornito spiegazioni anche sul «progetto» che è un «piano a medio termine, che per ora è rispettato». Anzi, ha puntualizzato che il termine «progetto» è stato «inventato da altri». Inoltre, Cobolli ha rassicurato la platea riguardo alla perdita di quest'anno che «era prevista».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
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martedì 28 ottobre 2008
Giulemanidallajuve: «Chi ha incaricato Montezemolo come "mediatore" in calciopoli?»
Il presidente dell'associazione, Giuseppe Belviso, pretende una spiegazione riguardo al «ruolo nella vicenda di un uomo privo di alcuna rappresentanza legale sia in Ifil che nella Juventus». L'azionista-tifoso ha ricordato che una recente sentenza del Tar stabilisce «la responsabilità dell’azionista di maggioranza» della squadra bianconera «nel non aver adeguatamente difeso, attraverso un’opportuna tutela giuridica, gli interessi degli azionisti di minoranza»
«Chi ha incaricato il Sig. Montezemolo di proporsi in veste di “mediatore” nei fatti di calciopoli?». Se lo chiede nel suo intervento nell'assemblea odierna Giuseppe Belviso, presidente dell'associazione Giulemanidallajuve, che pretende una chiara risposta dal cda bianconero: anzi, un'eventuale smentita.
L'azionista-tifoso spiega che «sebbene giustizia sportiva ed ordinaria non abbiano mai trovato alcuna traccia di partita truccata, il collegio di legali (costati oltre 700 mila euro) ed i vertici dell’azionista di maggioranza hanno fin da subito decretato la nostra colpevolezza». A questo punto Belviso ha una perplessità: «Non è chiaro, altresì, il ruolo nella vicenda di un uomo privo di alcuna rappresentanza legale sia in Ifil che nella Juventus come Luca Cordero di Montezemolo. Ed allora, visto che nessuno si è preoccupato di smentire tale circostanza, vi chiedo: ragioni indipendenti dal “mondo Juve” hanno spinto il medesimo ad imporre la mancata difesa dei vecchi amministratori?». Il presidente di Giulemanidallajuve ha auspicato che «Mister “conflitto d’interessi”, uomo dai disastrosi risultati gestionali nella Cinzano e nella Juventus, dovrà essere tenuto in futuro il più lontano possibile dalla squadra».
Belviso ha ricordato la sentenza emessa dal Tar del Lazio nel maggio scorso sul ricorso presentato dalla sua associazione. «Una sentenza che non mancherà di far giurisprudenza poiché afferma - ha spiegato l'azionista - per la prima volta, la natura amministrativa del lodo arbitrale». Il presidente di Giulemanidallajuve afferma che è una «sentenza che rinnova, se mai ce ne fosse bisogno, la responsabilità dell’azionista di maggioranza nel non aver adeguatamente difeso, attraverso un’opportuna tutela giuridica, gli interessi degli azionisti di minoranza». E ha ribadito a Cobolli e Blanc che «il lodo arbitrale, così come i precedenti gradi della giustizia sportiva, sono impugnabili dinnanzi la giustizia amministrativa». Infine, Belviso ha ricordato che un passo della sentenza del tribunale amministrativo: «appare arduo riconoscere in capo alla ricorrente associazione un interesse qualificato a contestare un lodo arbitrale accettato dalla società sportiva che lo ha proposto”. Non serve aggiungere altro».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
«Chi ha incaricato il Sig. Montezemolo di proporsi in veste di “mediatore” nei fatti di calciopoli?». Se lo chiede nel suo intervento nell'assemblea odierna Giuseppe Belviso, presidente dell'associazione Giulemanidallajuve, che pretende una chiara risposta dal cda bianconero: anzi, un'eventuale smentita.
L'azionista-tifoso spiega che «sebbene giustizia sportiva ed ordinaria non abbiano mai trovato alcuna traccia di partita truccata, il collegio di legali (costati oltre 700 mila euro) ed i vertici dell’azionista di maggioranza hanno fin da subito decretato la nostra colpevolezza». A questo punto Belviso ha una perplessità: «Non è chiaro, altresì, il ruolo nella vicenda di un uomo privo di alcuna rappresentanza legale sia in Ifil che nella Juventus come Luca Cordero di Montezemolo. Ed allora, visto che nessuno si è preoccupato di smentire tale circostanza, vi chiedo: ragioni indipendenti dal “mondo Juve” hanno spinto il medesimo ad imporre la mancata difesa dei vecchi amministratori?». Il presidente di Giulemanidallajuve ha auspicato che «Mister “conflitto d’interessi”, uomo dai disastrosi risultati gestionali nella Cinzano e nella Juventus, dovrà essere tenuto in futuro il più lontano possibile dalla squadra».
Belviso ha ricordato la sentenza emessa dal Tar del Lazio nel maggio scorso sul ricorso presentato dalla sua associazione. «Una sentenza che non mancherà di far giurisprudenza poiché afferma - ha spiegato l'azionista - per la prima volta, la natura amministrativa del lodo arbitrale». Il presidente di Giulemanidallajuve afferma che è una «sentenza che rinnova, se mai ce ne fosse bisogno, la responsabilità dell’azionista di maggioranza nel non aver adeguatamente difeso, attraverso un’opportuna tutela giuridica, gli interessi degli azionisti di minoranza». E ha ribadito a Cobolli e Blanc che «il lodo arbitrale, così come i precedenti gradi della giustizia sportiva, sono impugnabili dinnanzi la giustizia amministrativa». Infine, Belviso ha ricordato che un passo della sentenza del tribunale amministrativo: «appare arduo riconoscere in capo alla ricorrente associazione un interesse qualificato a contestare un lodo arbitrale accettato dalla società sportiva che lo ha proposto”. Non serve aggiungere altro».
Marco Liguori
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Gli azionisti Juve: "Come mai il cda non ha neppure un’azione?"
Vittorio Salvadori e Salvatore Cozzolino hanno ripreso quanto scritto da "il pallone in confusione" e chiedono una risposta dettagliata dai vertici bianconeri. Riguardo al mancato ricorso al Tar dopo Calciopoli, è stato richiesto il ruolo svolto in questa vicenda da Luca Cordero di Montezemolo
«Come mai gli amministratori – e, in particolare, quelli operativi – non posseggono neanche una azione della Nuova Juventus 2006 FC? Forse perché neanche loro hanno fiducia nel proprio operato?». Il commercialista Vittorio Salvadori di Wiesenhoff, conosciuto su http://www.ju29ro.com/ come "Il Mago di Ios" si è così rivolto al presidente Giovanni Cobolli Gigli e all’amministratore delegato Jean-Claude Blanc. In pratica, nel suo intervento l’azionista-tifoso bianconero ha raccolto la notizia pubblicata giovedì scorso da "il pallone in confusione" (ripresa da Tuttomercatoweb e Fc Italia.com) riguardante il fatto che, stando ai bilanci 2006/07 e 2007/08, nessun membro del cda possedeva una sola azione della Juve. Soltanto un membro del collegio sindacale, Paolo Piccatti, ne possiede 540. Lo ha ricordato nel suo contributo assembleare Salvatore Cozzolino, conosciuto come "Dominiobianconero" sul web. «Vorrei porre il benvenuto al Dott. Paolo Piccatti – ha spiegato Cozzolino – nuovo componente del Collegio Sindacale. E voglio farlo perchè il Dott. Piccatti è uno di noi. E’ un piccolo azionista, possiede 540 azioni della Juventus. Mi auguro che oltre ad essere piccolo azionista sia anche lui rancoroso come molti di noi. Sottolineare il fatto che il Dott. Piccatti è un piccolo azionista serve però a evidenziare invece che nessuno dei componenti dell’attuale CDA possiede uno straccio di azioni Juventus. Evidentemente non credono al famoso "progetto" che spesso viene tirato in ballo quando si tratta di giustificare qualche battuta d’arresto della squadra». Ci si attende, al termine degli interventi di altri azionisti, la replica al riguardo di Cobolli e Blanc.
I due azionisti hanno espresso un nutrita raffica di domande su svariati argomenti: dall’ormai eterna e pluriannunciata ristrutturazione dello stadio Delle Alpi, alla cessione della Semana per soli 330 milioni di euro (la società di gestione e manutenzione dell’Olimpico e Delle Alpi), sino al calciomercato definito "miope" da Cozzolino. L’agguerrito bancario ha evidenziato che «la distruzione di valore, il depauperamento finanziario dovuto al calciomercato, come dicevo, è devastante. E ne vediamo le dirette conseguenze già in questo bilancio, dove quasi la metà della perdita è da imputare alla svalutazione definitiva di Andrade, un calciatore purtroppo che invece di avere le ginocchia usurate come gli altri, le aveva addirittura marce. E noi lo abbiamo pagato 10 milioni di euro, oltre al suo lauto ingaggio». Cozzolino ha lanciato una serie di domande riguardo al mancato ricorso al Tar dopo il processo sportivo di Calciopoli. «A Dicembre 2007 infatti, Il Presidente Fifa Blatter ha dichiarato che – prosegue l’azionista – il Sig. Luca Cordero di Montezemolo è stato decisivo per il ritiro del ricorso al Tar; considerato che non mi è parso di leggere nessuna smentita da parte vostra gradirei sapere con quale ruolo e a che titolo il personaggio in questione si è occupato di Juventus nell’estate del 2006?». Cozzolino ha una richiesta precisa: «E visto che il ritiro del ricorso al Tar ha causato un ingente danno economico, vi chiedo se non è il caso di citarlo in giudizio, non ricoprendo il signore in questione alcuna carica ufficiale nel nostro sodalizio?».
Infine Salvadori ha chiesto chiarimenti in merito al "paracadute" per Cobolli Gigli e Blanc in caso di licenziamento senza giusta causa. «Comunque sia, potete per cortesia illustrare più in dettaglio – ha concluso il commercialista – il meccanismo dell’indennità forfetaria prevista per l’Amministratore Delegato e Direttore Generale e dovuta in caso di risoluzione del rapporto da parte della società senza giusta causa ed in caso di dimissioni di Monsieur Blanc con giusta causa? Più precisamente, come si articola questo "paracadute" in considerazione dei due diversi ruoli di Monsieur Blanc? In altri termini, i 3 milioni di euro di indennità si rendono dovuti anche nell’ipotesi in cui, successivamente alla scadenza del suo mandato come amministratore, la società decidesse di risolvere anticipatamente il contratto da direttore generale?».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
«Come mai gli amministratori – e, in particolare, quelli operativi – non posseggono neanche una azione della Nuova Juventus 2006 FC? Forse perché neanche loro hanno fiducia nel proprio operato?». Il commercialista Vittorio Salvadori di Wiesenhoff, conosciuto su http://www.ju29ro.com/ come "Il Mago di Ios" si è così rivolto al presidente Giovanni Cobolli Gigli e all’amministratore delegato Jean-Claude Blanc. In pratica, nel suo intervento l’azionista-tifoso bianconero ha raccolto la notizia pubblicata giovedì scorso da "il pallone in confusione" (ripresa da Tuttomercatoweb e Fc Italia.com) riguardante il fatto che, stando ai bilanci 2006/07 e 2007/08, nessun membro del cda possedeva una sola azione della Juve. Soltanto un membro del collegio sindacale, Paolo Piccatti, ne possiede 540. Lo ha ricordato nel suo contributo assembleare Salvatore Cozzolino, conosciuto come "Dominiobianconero" sul web. «Vorrei porre il benvenuto al Dott. Paolo Piccatti – ha spiegato Cozzolino – nuovo componente del Collegio Sindacale. E voglio farlo perchè il Dott. Piccatti è uno di noi. E’ un piccolo azionista, possiede 540 azioni della Juventus. Mi auguro che oltre ad essere piccolo azionista sia anche lui rancoroso come molti di noi. Sottolineare il fatto che il Dott. Piccatti è un piccolo azionista serve però a evidenziare invece che nessuno dei componenti dell’attuale CDA possiede uno straccio di azioni Juventus. Evidentemente non credono al famoso "progetto" che spesso viene tirato in ballo quando si tratta di giustificare qualche battuta d’arresto della squadra». Ci si attende, al termine degli interventi di altri azionisti, la replica al riguardo di Cobolli e Blanc.
I due azionisti hanno espresso un nutrita raffica di domande su svariati argomenti: dall’ormai eterna e pluriannunciata ristrutturazione dello stadio Delle Alpi, alla cessione della Semana per soli 330 milioni di euro (la società di gestione e manutenzione dell’Olimpico e Delle Alpi), sino al calciomercato definito "miope" da Cozzolino. L’agguerrito bancario ha evidenziato che «la distruzione di valore, il depauperamento finanziario dovuto al calciomercato, come dicevo, è devastante. E ne vediamo le dirette conseguenze già in questo bilancio, dove quasi la metà della perdita è da imputare alla svalutazione definitiva di Andrade, un calciatore purtroppo che invece di avere le ginocchia usurate come gli altri, le aveva addirittura marce. E noi lo abbiamo pagato 10 milioni di euro, oltre al suo lauto ingaggio». Cozzolino ha lanciato una serie di domande riguardo al mancato ricorso al Tar dopo il processo sportivo di Calciopoli. «A Dicembre 2007 infatti, Il Presidente Fifa Blatter ha dichiarato che – prosegue l’azionista – il Sig. Luca Cordero di Montezemolo è stato decisivo per il ritiro del ricorso al Tar; considerato che non mi è parso di leggere nessuna smentita da parte vostra gradirei sapere con quale ruolo e a che titolo il personaggio in questione si è occupato di Juventus nell’estate del 2006?». Cozzolino ha una richiesta precisa: «E visto che il ritiro del ricorso al Tar ha causato un ingente danno economico, vi chiedo se non è il caso di citarlo in giudizio, non ricoprendo il signore in questione alcuna carica ufficiale nel nostro sodalizio?».
Infine Salvadori ha chiesto chiarimenti in merito al "paracadute" per Cobolli Gigli e Blanc in caso di licenziamento senza giusta causa. «Comunque sia, potete per cortesia illustrare più in dettaglio – ha concluso il commercialista – il meccanismo dell’indennità forfetaria prevista per l’Amministratore Delegato e Direttore Generale e dovuta in caso di risoluzione del rapporto da parte della società senza giusta causa ed in caso di dimissioni di Monsieur Blanc con giusta causa? Più precisamente, come si articola questo "paracadute" in considerazione dei due diversi ruoli di Monsieur Blanc? In altri termini, i 3 milioni di euro di indennità si rendono dovuti anche nell’ipotesi in cui, successivamente alla scadenza del suo mandato come amministratore, la società decidesse di risolvere anticipatamente il contratto da direttore generale?».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Assemblea Juve: Cobolli annuncia accordo sponsorizzazione col Trentino
La provincia autonoma risulta official partner sul sito della società bianconera. Dopo la Regione Piemonte e il Comune di Torino si allarga così la schiera di enti pubblici che sostengono la squadra posseduta dall'Ifil
Il presidente Cobolli Gigli ha annunciato nel suo intervento introduttivo che, nell'ambito di nuovi accordi commerciali, hanno firmato un accordo di sponsorizzazione con il Trentino. Quest'ultima compare sul sito della Juventus come official partner. Si allarga così la schiera di enti pubblici che sostengono a vario titolo la società bianconera, quotata a Piazza Affari e posseduta al 60% dall'Ifil. Sempre sul sito è indicato che la Regione Piemonte è official supplier (al pari di Atahotels e Costa Crociere), mentre il comune di Torino è commercial partner (al pari della Gazzetta dello Sport, Editori Perlafinanza). Sarebbe interessante sapere cosa comporta, in base agli accordi commerciali, l'utilizzo di risorse pubbliche per un'azienda privata com'è appunto la squadra bianconera.
Sono circa 70 gli azionisti presenti su 150 accreditati per i lavori dell'assise sociale, iniziati puntualmente alle 10.30 presso i saloni dell'Archivio storico della Fiat a Torino. Il presidente ha ricordato l'incidente stradale in cui la scorsa settimana sono morti due tifosi che si stavano recando allo stadio Delle Alpi per assistere alla partita contro il Real Madrid per il girone eliminatorio di Champions League. Cobolli ha dichiarato di voler ospitare il club svizzero di cui facevano parte i tifosi deceduti in una delle prossime partite.
Da segnale che attorno alle 11,20 è arrivato l'ex vicepresidente Roberto Bettega: molto probabilmente possiede ancora un pacchetto di azioni della Vecchia Signora.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Il presidente Cobolli Gigli ha annunciato nel suo intervento introduttivo che, nell'ambito di nuovi accordi commerciali, hanno firmato un accordo di sponsorizzazione con il Trentino. Quest'ultima compare sul sito della Juventus come official partner. Si allarga così la schiera di enti pubblici che sostengono a vario titolo la società bianconera, quotata a Piazza Affari e posseduta al 60% dall'Ifil. Sempre sul sito è indicato che la Regione Piemonte è official supplier (al pari di Atahotels e Costa Crociere), mentre il comune di Torino è commercial partner (al pari della Gazzetta dello Sport, Editori Perlafinanza). Sarebbe interessante sapere cosa comporta, in base agli accordi commerciali, l'utilizzo di risorse pubbliche per un'azienda privata com'è appunto la squadra bianconera.
Sono circa 70 gli azionisti presenti su 150 accreditati per i lavori dell'assise sociale, iniziati puntualmente alle 10.30 presso i saloni dell'Archivio storico della Fiat a Torino. Il presidente ha ricordato l'incidente stradale in cui la scorsa settimana sono morti due tifosi che si stavano recando allo stadio Delle Alpi per assistere alla partita contro il Real Madrid per il girone eliminatorio di Champions League. Cobolli ha dichiarato di voler ospitare il club svizzero di cui facevano parte i tifosi deceduti in una delle prossime partite.
Da segnale che attorno alle 11,20 è arrivato l'ex vicepresidente Roberto Bettega: molto probabilmente possiede ancora un pacchetto di azioni della Vecchia Signora.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
"Il pallone in confusione" seguirà l'assemblea Juventus
"il pallone in confusione", in collaborazione con il sito http://www.ju29ro.com/ seguirà i lavori odierni dell'assemblea della Juventus che approverà il bilancio 2007/2008.
lunedì 27 ottobre 2008
Calciopoli/Pm: scegliersi arbitri è come aggiustare sentenze
Giuseppe Narducci, titolare dell'accusa con Filippo Beatrice, ha anche evidenziato che «Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo...»
Scegliersi gli arbitri, attraverso pressioni sui designatori e intervenendo sulle griglie, è come aggiustare sentenze. Il pm di Napoli Giuseppe Narducci, al processo con rito abbreviato nei confronti di 11 imputati di calciopoli, nel corso della requisitoria ha fatto un accostamento tra i condizionamenti sull'esito delle partite di calcio e gli interventi illeciti sui processi. «Sarebbe come se un presidente del tribunale stabilisse la composizione dei collegi insieme con gli imputati e come se gli imputati chiedessero e ottenessero di avere quei determinati magistrati che li devono giudicare», ha spiegato Narducci. «E sarebbe come se prima, durante e dopo la camera di consiglio - ha aggiunto il pm proseguendo la similitudine - attraverso schede riservate arrivassero anche telefonate di sollecitazione: ciò produrrebbe sentenze aggiustate o combinate». E tutto questo «si chiamerebbe associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari». Narducci, che con il pm Filippo Beatrice svolgerà la requisitoria almeno per altre due udienze, si è soffermato poi sulla questione della mancanza di prove su «una corruzione in senso proprio» di arbitri, assistenti e designatori, attraverso elargizione di denaro o di «ville o automobili». «Ma vi è la prova granitica - ha sottolineato il magistrato - di come far parte di questo gruppo di potere fa grande differenza in termini di carriera, di aspettativa per il futuro e di retribuzione. Se si era non sgraditi, o meglio graditi, si arbitravano più partite, e più partite di cartello, c'era la possibilità di arbitrare incontri internazionali». Ovvero 174si guadagna prestigio, considerazione, potere e anche denaro».
«Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo...». Così il pm Giuseppe Narducci liquida la tesi secondo la quale, nell'ambito dei contatti illeciti tra dirigenti, designatori e arbitri emersi dall'inchiesta Calciopoli, ci si troverebbe in fondo di fronte a «sollecitazioni da parte di tutti nei confronti di tutti». Una tesi che è stata sostenuta da alcuni imputati del processo e con la quale, a parere degli inquirenti, si intenderebbe soltanto ridimensionare il ruolo e le responsabilità di quanti sono rimasti coinvolti nella vicenda giudiziaria. A confutare tale versione, più volte proposta anche in commenti e interviste, è stato il pm Narducci nel corso della requisitoria in apertura della prima udienza, davanti al gup Eduardo De Gregorio, del processo nei confronti di 11 imputati che hanno chiesto il rito abbreviato. Una requisitoria che richiederà a Narducci e al pm Filippo Beatrice, almeno altre due udienze a cominciare dal 12 dicembre prossimo. Per il pm napoletano, sono «balle smentite dai fatti» le tesi sull'esistenza di un sistema generalizzato in cui erano tutti a parlare con tutti. Nelle migliaia di intercettazioni, ha sottolineato il magistrato, «ci sono solo quelle persone (gli attuali imputati, ndr), perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio». «I cellulari - ha aggiunto - erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzino o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle». E ciò vale anche per le schede ''occulte'', cioè le schede sim segrete che Moggi aveva fornito a arbitri e designatori. «Schede del signor Moratti e del signor Sensi non ce ne sono, ci sono invece quelle schede di cui abbiamo parlato», ha affermato Narducci.
Fonte: Ansa
Scegliersi gli arbitri, attraverso pressioni sui designatori e intervenendo sulle griglie, è come aggiustare sentenze. Il pm di Napoli Giuseppe Narducci, al processo con rito abbreviato nei confronti di 11 imputati di calciopoli, nel corso della requisitoria ha fatto un accostamento tra i condizionamenti sull'esito delle partite di calcio e gli interventi illeciti sui processi. «Sarebbe come se un presidente del tribunale stabilisse la composizione dei collegi insieme con gli imputati e come se gli imputati chiedessero e ottenessero di avere quei determinati magistrati che li devono giudicare», ha spiegato Narducci. «E sarebbe come se prima, durante e dopo la camera di consiglio - ha aggiunto il pm proseguendo la similitudine - attraverso schede riservate arrivassero anche telefonate di sollecitazione: ciò produrrebbe sentenze aggiustate o combinate». E tutto questo «si chiamerebbe associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari». Narducci, che con il pm Filippo Beatrice svolgerà la requisitoria almeno per altre due udienze, si è soffermato poi sulla questione della mancanza di prove su «una corruzione in senso proprio» di arbitri, assistenti e designatori, attraverso elargizione di denaro o di «ville o automobili». «Ma vi è la prova granitica - ha sottolineato il magistrato - di come far parte di questo gruppo di potere fa grande differenza in termini di carriera, di aspettativa per il futuro e di retribuzione. Se si era non sgraditi, o meglio graditi, si arbitravano più partite, e più partite di cartello, c'era la possibilità di arbitrare incontri internazionali». Ovvero 174si guadagna prestigio, considerazione, potere e anche denaro».
«Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo...». Così il pm Giuseppe Narducci liquida la tesi secondo la quale, nell'ambito dei contatti illeciti tra dirigenti, designatori e arbitri emersi dall'inchiesta Calciopoli, ci si troverebbe in fondo di fronte a «sollecitazioni da parte di tutti nei confronti di tutti». Una tesi che è stata sostenuta da alcuni imputati del processo e con la quale, a parere degli inquirenti, si intenderebbe soltanto ridimensionare il ruolo e le responsabilità di quanti sono rimasti coinvolti nella vicenda giudiziaria. A confutare tale versione, più volte proposta anche in commenti e interviste, è stato il pm Narducci nel corso della requisitoria in apertura della prima udienza, davanti al gup Eduardo De Gregorio, del processo nei confronti di 11 imputati che hanno chiesto il rito abbreviato. Una requisitoria che richiederà a Narducci e al pm Filippo Beatrice, almeno altre due udienze a cominciare dal 12 dicembre prossimo. Per il pm napoletano, sono «balle smentite dai fatti» le tesi sull'esistenza di un sistema generalizzato in cui erano tutti a parlare con tutti. Nelle migliaia di intercettazioni, ha sottolineato il magistrato, «ci sono solo quelle persone (gli attuali imputati, ndr), perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio». «I cellulari - ha aggiunto - erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzino o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle». E ciò vale anche per le schede ''occulte'', cioè le schede sim segrete che Moggi aveva fornito a arbitri e designatori. «Schede del signor Moratti e del signor Sensi non ce ne sono, ci sono invece quelle schede di cui abbiamo parlato», ha affermato Narducci.
Fonte: Ansa
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Sim svizzere: Corte giustizia Figc accoglie ricorso Moggi
E' stata accolta l'eccezione dell'ex direttore generale riguardante il fatto che non è più tesserato federale già prima dell'avvio del procedimento
Accolti i ricorsi di Luciano Moggi, Marco Gabriele, Massimo De Santis e Paolo Bertini; respinti invece quelli di Antonio Dattilo, Stefano Cassarà, Marcello Ambrosino, Salvatore Racalbuto, Mariano Fabiani e Tiziano Pieri: sono queste le decisioni adottate dalla Corte di Giustizia federale, a seguito dei deferimenti del Procuratore federale nel procedimento relativo alle schede Sim.
In particolare, per quanto riguarda Moggi e Gabriele, la corte federale ha accolto «l'eccezione di carenza di giurisdizione sollevata dalla difesa», secondo la quale «la rinuncia da parte di un tesserato federale a tale sua qualità, intervenuta anteriormente all'inizio di un procedimento disciplinare instaurato a suo carico» rende il dimissionario «non più soggetto al vincolo di giustizia», secondo l'articolo 30 dello Statuto Federale. Dunque Moggi e Gabriele, proprio perché non risultavano piu' tesserati al momento dell'avvio del procedimento disciplinare, non sono sottoponibili al giudizio della Corte federale. Il ricorso di De Sanctis e di Bertini è stato invece accolto perche' gia' coinvolti e giudicati nel primo filone di Calciopoli «per la medesima condotta». Per loro, infatti, vale il principio del "ne bis in idem", e dunque «si dichiara l'improcedibilità del deferimento» ed il «conseguente annullamento in parte qua della decisione di primo grado»
Fonte: Asca
Accolti i ricorsi di Luciano Moggi, Marco Gabriele, Massimo De Santis e Paolo Bertini; respinti invece quelli di Antonio Dattilo, Stefano Cassarà, Marcello Ambrosino, Salvatore Racalbuto, Mariano Fabiani e Tiziano Pieri: sono queste le decisioni adottate dalla Corte di Giustizia federale, a seguito dei deferimenti del Procuratore federale nel procedimento relativo alle schede Sim.
In particolare, per quanto riguarda Moggi e Gabriele, la corte federale ha accolto «l'eccezione di carenza di giurisdizione sollevata dalla difesa», secondo la quale «la rinuncia da parte di un tesserato federale a tale sua qualità, intervenuta anteriormente all'inizio di un procedimento disciplinare instaurato a suo carico» rende il dimissionario «non più soggetto al vincolo di giustizia», secondo l'articolo 30 dello Statuto Federale. Dunque Moggi e Gabriele, proprio perché non risultavano piu' tesserati al momento dell'avvio del procedimento disciplinare, non sono sottoponibili al giudizio della Corte federale. Il ricorso di De Sanctis e di Bertini è stato invece accolto perche' gia' coinvolti e giudicati nel primo filone di Calciopoli «per la medesima condotta». Per loro, infatti, vale il principio del "ne bis in idem", e dunque «si dichiara l'improcedibilità del deferimento» ed il «conseguente annullamento in parte qua della decisione di primo grado»
Fonte: Asca
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Le foto presenti su "il pallone in confusione" sono state in gran parte prese da siti Internet: dovrebbero essere di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono segnalarlo a uno dei due indirizzi email sopra indicati
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