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sabato 2 maggio 2009

Scissione in Lega, fallimenti dietro l’angolo

«Altri fallimenti seguiranno inevitabilmente». Avevo scritto questa frase nel 2004 assieme a Salvatore Napolitano nel libro “Il pallone nel burrone”: nello stesso anno erano falliti il Napoli e il Taranto, due anni prima era fallita la Fiorentina, l’anno dopo Torino, Venezia e Ancona. Con la nascita della Lega di Serie A e la conseguente separazione dalla B, avvenute venerdì scorso, questo scenario è ancor più facilmente realizzabile. I debiti accumulati negli ultimi anni dal sistema calcio sono un macigno ormai sempre più insopportabile: soprattutto per le squadre cadette e ancor di più dalle piccole, costrette a salti mortali con le poche risorse che hanno (leggi soprattutto plusvalenze da cessione calciatori) per riuscire a tirare avanti. C’è da pensare che nell’ultima seduta della Lega Calcio unita è stato compiuto il primo passo verso il progetto della “Superlega” che è stato ideato e voluto da Inter, Milan e Juventus e che è stato solo riposto in un cassetto in attesa di tempi migliori. Ancor più di prima, adesso chi avrà alle spalle un azionista forte potrà resistere: altrimenti sparirà dalla geografia dell’italica pedata. Pian piano spariranno i club di provincia che lasceranno spazio alle squadre delle grandi città, con buona pace del principio della rivalità del “campanile”. Incredibilmente proprio i piccoli club, come Chievo, Reggina e Siena, che compiono il percorso “saliscendi” dalla A alla B, hanno votato per la scissione: non comprendendo che il fine della scissione è l’eliminazione del principio di mutualità. Ossia: chi va in B non avrà più un centesimo di euro e dovrà arrangiarsi come può. Un calcio per ricchi che possono sostenere il fardello dei debiti: proprio com’è accaduto nell’Inghilterra a cui tutti guardano come modello. A differenza del football d’Oltremanica, dove nelle maggior parte dei club si sono indebitati per finanziare i progetti di sviluppo immobiliari (stadi, centri commerciali e nuovi quartieri), in Italia le società si sono indebitate per pagare le spese della gestione corrente, in primis gli altissimi costi degli stipendi e dei diritti alle prestazioni dei calciatori.

A proposito di “saliscendi” il vicepresidente vicario del Milan, Adriano Galliani, ha dichiarato che «succederà quello che è successo in molti paesi d’Europa. Promozioni e retrocessioni non si toccano». Il lucidissimo dirigente rossonero ha ragione e ciò non si può confutare. Però bisogna aggiungere una cosa: come si può sostenere il costo di una retrocessione che rappresenta una vera e propria “morte civile” per le società? Un esempio per tutti. Nel 2007 scrivevo su Quotidiano.net che il Bologna, per effetto della retrocessione subita nella stagione 2004/05, aveva avuto un crollo verticale dei ricavi del 62% (13,62 milioni contro i precedenti 35,68 milioni) nell’anno successivo in cui disputò il campionato cadetto. In particolare, il salto all’indietro di categoria ha avuto un effetto devastante sugli incassi allo stadio: la differenza in negativo rispetto al 2004/05 è stata di 4,24 milioni. Né era servito all’allora presidente Alfredo Cazzola una ferrea politica di tagli dei costi, diminuiti drasticamente del 46%: lo squilibrio costi/ricavi è stato pari a 8,96 milioni e si è incrementato del 48% rispetto all’anno precedente. Sono cifre da brivido, che fanno capire che le società che incappassero malauguratamente nella discesa agli inferi della serie inferiore difficilmente potranno restare in piedi o che comunque ricevono una mazzata da cui non riusciranno a risollevarsi con facilità.

Cosa bisognava fare? La trasformazione delle società di calcio in aziende a scopo di lucro, sancita dalla catastrofica legge 586/96 voluta dalla dirigenza di Milan e Juventus, andava accompagnata da un percorso di attuazione per gradi. Bisognava che la norma prevedesse un periodo transitorio, in cui le squadre avrebbero potuto ottenere condizioni agevolate per acquistare gli stadi dai Comuni o costruirne di nuovi, in modo da avere una prima forma di diversificazione dei ricavi. Invece si è pensato solo ai diritti televisivi, che costituiscono il 45/50% delle entrate, e a tenere in piedi un baraccone di 132 società professionistiche (incluso la Lega Pro, ossia la vecchia C) in cui la maggior parte di esse cerca di sopravvivere. Adesso si sta approvando una legge in Parlamento proprio sugli impianti: a questo punto si può pensare che ci sia il rischio che serva soltanto ai grandi club. E si potrebbe pensare che la legge Melandri/Gentiloni sulla ripartizione collettiva dei diritti televisivi, che concede meno risorse alle grandi, possa essere abrogata: bisogna ricordare che pende sempre il ricorso presso la Corte di Giustizia europea di Sky. Inoltre, nel settembre scorso, l'Antitrust ha affermato che «la disciplina sui diritti audiovisivi sportivi va rivista perché non garantisce pienamente la concorrenza tra operatori». Con questo scenario, forse è meglio pensare al campionato, alla moviola e ai rigori ammessi e non concessi, finché si può.

Marco Liguori 

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martedì 28 aprile 2009

Sportform: corso per avvocati a Napoli sul contenzioso sportivo

Sportform, l'associazione presieduta dall'avvocato Tommaso Mandato, organizza il corso di diritto sportivo per avvocati organizzato in collaborazione e con il patrocinio del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli, della Fondazione dell'Avvocatura Napoletana per l'Alta Formazione e della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli.
Sono previsti 5 incontri che si svolgeranno presso l’Università Federico II Facoltà di Giurisprudenza Aula A/2 Via Nuova Marina 33, Napoli nei seguenti giorni: 14 - 19 - 21 - 26 - 28 maggio dalle h 14,30 alle 17,30

Modalità d’iscrizione:
La prenotazione al corso può essere effettuata dal 4 Maggio 2009 fino all’esaurimento dei 150 posti disponibili, di cui 100 prenotabili via internet per gli iscritti che sono già in possesso del tesserino magnetico e password personale, accedendo on-line all’area riservata del sito www.ordineavvocati.napoli.it alla voce “Formazione Prof.le Permanente tasto Collegamento”. Gli ulteriori 50 posti prenotabili con apposito modulo da ritirare e successivamente consegnare presso la segreteria della Associazione Sportform ubicata in Napoli al Centro Direzionale is. B3 o inviare a mezzo fax al n.ro 081.19562657 .

La partecipazione al presente Corso – che fa parte Piano Formativo del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli — verificata la frequenza e l’attività svolta , consentirà l’ottenimento di crediti formativi.

Per ulteriori informazioni e per il calendario completo degli incontri didattici, consultare il sito www.sportform.it

venerdì 24 aprile 2009

Il nostro calcio non è il "nonno" d’Europa

Il titolo spetta alla Superliga portoghese con un’età media di 29,825. La serie A è però inserita nel "club dei 27 anni" assieme a Spagna e Inghilterra da cui è separata da alcuni decimi di punto. All’Olanda la palma dei più giovani. Il Milan è la squadra più anziana tra i campionati d’elite del Vecchio continente, assieme alla Vecchia Signora bianconera, ben distante dai giovanotti del Tsg 1899 Hoffenheim

Sorpresa! Contrariamente a quanto si crede non è il calcio italiano ad avere l’età media più elevata tra i campionati più importanti d’Europa. Secondo le statistiche calcolate da Transfermarket.de, la Superliga portoghese si fregia il titolo di "nonno" del Vecchio continente con una media di 29,825 per i suoi 425 giocatori suddivisi in 16 squadre. La nostra serie A è soltanto quarta con una media di 27,185 per i suoi 544 giocatori che militano nelle 20 società. Però c’è da sottolineare che il nostro massimo campionato è inserito nel gruppo del "club dei 27" che è preceduto soltanto dalla massima competizione lusitana: ossia il suo dato è inferiore a quello di Spagna e Inghilterra per qualche decimo di punto. La Premier League è infatti la seconda nella graduatoria con un dato di 27,675 per 546 atleti in 20 squadre: segue di un’incollatura la Spagna con 27,315 per i suoi 510 calciatori per un analogo numero di club.
Decisamente più bassa l’età negli ultimi tre campionati dell’elite continentale. La Bundesliga ha una media di 26,083 per i suoi 494 giocatori militanti nelle 18 squadre che la compongono. E’ ancor più bassa per i 555 atleti che giocano nella francese Ligue 1, pari a 25,595: composta da 20 società. Infine, la più giovane di tutte è l’Olanda: i 500 giocatori delle 18 società del massimo campionato presentano un dato pari a 25,027. L’età è uno dei fattori, oltre ovviamente al livello tecnico, che determinano la crescita e l’importanza futura di un movimento calcistico: gli arancioni, assieme a tedeschi e francesi, sembrano quindi abbastanza favoriti rispetto ai loro colleghi italiani, spagnoli, inglesi e, soprattutto, portoghesi, per una maggiore possibilità di ricambio generazionale.
All’interno dell’ambito europeo considerato, la squadra "nonna" è il Milan: i suoi 29 calciatori hanno una consistente media di 29,3 anni. Da segnalare che nel nostro campionato la Juventus, con i suoi 29,1 anni per la sua rosa di 26 elementi, è poco distante dai rossoneri: a buon diritto si fregia il titolo di Vecchia Signora. Ritornando tra i club più vecchi d’Europa, l’inglese Fulham presenta una media di 28,4 anni per i suoi 24 calciatori. Poco distante la spagnola Malaga (28,3): segue il club portoghese Pacos de Ferreira (28,1). La francese Valenciennes è a 27,7, mentre i tedeschi dell’Energie Cottbus sono a 27,7. Chiude questa graduatoria del "gerontocomio" del Vecchio continente il Nac Breda con 26,8.
Al contrario, la rosa più giovane d’Europa si trova in Germania: è quella del Tsg 1899 Hoffenheim con una media di 23,5 anni. Il club della Bundesliga ha superato al fotofinish l’Ajax Amsterdam che presenta un dato pari a 23,6. A braccetto al terzo posto ci sono l’inglese Middlesbrough e la portoghese Nacional Funchal con 23,7. Segue la formazione francese del Monaco (24). La nostra Udinese è la penultima società più giovane dell’elite del calcio continentale con la sua media di 25 anni: chiude la spagnola Almeira con 26,4.
Infine, un’occhiata alla nostra serie A. Dopo l’Udinese, è il Cagliari la squadra più giovane con una media di 25,1 anni: segue la Reggina con 25,5. Il derby della Lanterna è vinto dalla Sampdoria (quarta squadra più giovane) che possiede un’età media di 25,6 contro i 26,3 del Genoa (sesta squadra più giovane). La stracittadina della capitale è vinta dalla Lazio (quinto club più giovane): 25,7 contro 28,4 della Roma (sesta squadra più vecchia). Il derby della Mole è vinto dal Toro (quinta squadra più vecchia): 28,5 contro il 29,1 dei bianconeri. Questi i dati e le posizioni delle altre big del massimo campionato: l’Inter è la quarta squadra più vecchia con 28,8. Il Napoli e la Fiorentina sono nel centro classifica, rispettivamente con medie di 27,6 e 27,4.
Marco Liguori
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mercoledì 22 aprile 2009

As Roma: nessun «interesse diretto della famiglia Flick»

La società As Roma e la controllante Italpetroli della famiglia Sensi ribadiscono che non è stato sottoscritto alcun contratto o concluso alcun accordo per la cessione del pacchetto della società calcistica e, in merito a quanto pubblicato oggi sulla stampa, di non conoscere «un interesse diretto della famiglia Flick» di imprenditori tedeschi. «I contatti attualmente in corso - si legge nella nota - con i soggetti che hanno manifestato il proprio interesse sono, allo stato attuale, in una fase di verifica dell'esistenza dei presupposti per poter valutare eventuali operazioni». Qualsiasi scelta dovesse essere assunta in futuro, precisa Italpetroli, «terrà debitamente conto, come sempre in passato, degli interessi di As Roma e dei soci di minoranza e che, in ogni caso, non si prevede un disimpegno della famiglia Sensi da As Roma».
Fonte: Ansa

Milano Finanza: Volker Flick interessato all'acquisto della Roma

Il tedesco Volker Flick, appartenente alla famiglia già azionista della Daimler che ha liquidato nel 1986 gran parte delle sue partecipazioni, raccogliendo 2,5 mld usd, e' interessato a rilevare dalla famiglia Sensi il controllo della As Roma.
Il finanziere tedesco, secondo il quotidiano Milano Finanza, fa parte di una cordata che, in gran segreto, alcuni mesi fa ha preso contatto con i Sensi tramite l'avvocato Gianroberto de Giovanni, legale di fiducia della famiglia, per sondare la possibilità di una cessione della squadra. Insieme con Flick fanno parte della cordata anche alcuni imprenditori italiani capeggiati dall'ex procuratore sportivo Vinicio Fioranelli.
Quanto al possibile closing, non è stata ancora firmata alcuna intesa, ma i colloqui sono in fase molto avanzata e sono stati portati avanti con l'ausilio di un altro studio legale romano, oltre a quello di de Giovanni (Lovells). La cifra in discussione sembrerebbe più alta di quella discussa in passato con la Inner Circle, per conto del fondo d'investimento facente capo a George Soros.
Fonte: MF Dow Jones - News Italia
http://www.borsaitaliana.it/borsa/area-news/news/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=589476&lang=it

martedì 21 aprile 2009

La Consob multa per 530mila euro Lotito per il patto occulto sulla Lazio

La Consob ha deliberato una sanzione di complessivi 530.000 euro al patron della SS Lazio Claudio Lotito e di 330.000 euro all'imprenditore Roberto Mezzaroma colpevoli, secondo la Commissione, di aver siglato nel giugno 2005 un patto parasociale occulto sulle azioni della società calcistica. La decisione della Commissione si rifà così alla delibera emessa nel giugno 2008 (pendente al Consiglio di Stato dopo l'annullamento da parte del Tar) che aveva bloccato i diritti di voto avendo accertato, a partire almeno dal 30 giugno 2005, la «stipulazione di un patto parasociale stipulato tra Claudio Lotito e Roberto Mezzaroma, sull'acquisto di concerto di azioni ordinarie della SS Lazio, pari a circa il 14,61% del capitale della società». La Commissione ha così inflitto a Lotito una sanzione di 250.000 euro per la mancata comunicazione del patto, di 80.000 euro per il mancato conseguente lancio dell'opa e di 200.000 euro per aver esercitato i diritti di voto in quattro occasioni (circostanza non contestata a Mezzaroma).
Fonte: Ansa

lunedì 20 aprile 2009

Gup plusvalenze Juve: Zavaglia ascoltato come testimone

Gli avvocati di Giraudo, Bettega e Moggi dovrebbero chiedere il rito abbreviato

Con l'audizione del procuratore sportivo Franco Zavaglia è ripresa oggi a Torino l'udienza preliminare per l'inchiesta sui conti della vecchia gestione della Juventus. I tre indagati sono Antonio Giraudo, Roberto Bettega e Luciano Moggi, i cui legali, a quanto si apprende, sono orientati a chiedere il rito abbreviato. L'indagine riguardava il fenomeno delle cosiddette''plusvalenze'' realizzate sulla compravendita di calciatori. La deposizione di Zavaglia (che ha parlato di aspetti legati alletrattative per l'acquisto, la cessione o la valutazione di trebianconeri, Zidane, Maresca e Miccoli), è stata giudicata ''soddisfacente'' dagli avvocati degli ex dirigenti.
Fonte: Ansa
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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