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martedì 29 giugno 2010
Mondiali: mai dire dimissioni
venerdì 25 giugno 2010
ITALIA FUORI. E CALDEROLI NEL PALLONE
Dopo eliminazioni così amare come quella subita ieri dalla nazionale di calcio italiana, bisognerebbe rimanere calmi e ragionare con la testa fredda. Invece il ministro Calderoli ha già trovato in poche ore diagnosi e terapia: la colpa è dell’eccessivo numero di stranieri che giocano nelle squadre italiane. La possibilità di "importare" extra-comunitari avrebbe ridotto gli incentivi per i nostri grandi club a investire sui giovani, rinunciando a coltivare i vivai. Inoltre gli stranieri rubano il posto ai giovani talenti italiani. Basterà quindi chiudere le frontiere per avere una Nazionale di nuovo vincente.
GIOCATORI NON APPREZZATI ALL’ESTERO
Calderoli è Ministro per la Semplificazione, ma stavolta semplifica troppo. Partiamo dall’ovvio. L’Italia è tuttora campione del mondo in carica (seppur per altre due settimane). Quattro anni fa le frontiere erano aperte e c’erano decine di stranieri che giocavano nelle squadre italiane. Le frontiere erano già aperte quando siamo arrivati terzi a Italia 90 (Maradona era già l’idolo di Napoli) e persino, seppure in modo limitato, quando siamo diventati campioni del mondo nel 1982.Inoltre quello italiano non è certo l’unico campionato pieno di stranieri. Lo sono anche quelli di Spagna, Inghilterra, Germania e Francia. Ma solo la Francia, come noi, è già stata eliminata. Le altre sono tutte qualificate per gli ottavi di finale. La vera anomalia italiana degli ultimi anni è l’incapacità di esportare giocatori. Anni fa Vialli, Zola, Di Matteo, Gattuso, Carboni giocavano in Inghilterra o Spagna, in club come Chelsea o Valencia che lottavano per lo scudetto. Solo quattro anni fa Toni andava al Bayern. Oggi ci sono pochissimi giocatori italiani che giocano fuori dai nostri confini e tutti in squadre di secondo piano. Questo non dipende certo dal fatto che le squadre straniere non possono pagare stipendi competitivi: il Real strapaga Cristiano Ronaldo e Kakà e il Barcellona Ibra. E gli allenatori italiani hanno mercato all’estero: Ancelotti al Chelsea, Capello allenatore dell’Inghilterra, Mancini al City, Spalletti allo Zenit. Vuol dire che pochissimi giocatori italiani sono apprezzati all’estero. Questo è il vero problema. Chiudere le frontiere non aiuta molto se il problema è che i beni prodotti internamente non sono competitivi sui mercati internazionali. Senza contare che chiudere le frontiere, invece, servirebbe solo a far salire il monte salari e spingere ancor più verso il rosso i bilanci delle società italiane e che, grazie ai giocatori extra-comunitari, come brasiliani e argentini, i nostri club sono riusciti spesso a ben figurare in competizioni a livello internazionale, acquisendo esperienza in incontri di alto livello.
CHI FA LA DIFFERENZA IN CAMPO
Esiste certamente un problema vivai, non solo a livello italiano. La possibilità di strappare talenti in giovane età rende meno conveniente investire internamente rispetto a usare il mercato. Nel trade-off tra “make or buy” oggi nel calcio conviene decisamente il buy. Forse le politiche di compensazione per la formazione dei giovani talenti dovrebbero essere riviste. Ma non dimentichiamo neanche che le squadre sudamericane sono esposte allo stesso problema e non sembrano risentirne in alcun modo, almeno a vedere la loro performance ai Mondiali. E neanche, a livello di club, il Barcellona, squadra che da sempre investe molto nel vivaio, sembra averne troppo sofferto.Infine una considerazione più calcistica. Nel calcio basta poco per fare una grande differenza nei risultati sportivi. Se andiamo a vedere la performance della Francia negli ultimi quattro mondiali vediamo che ha fatto sempre benissimo quando aveva Zidane in campo (Francia 1998 e Germania 2006) e malissimo quando non c’era (nel 2002 era infortunato e giocò solo la terza e ultima partita, peraltro in condizioni menomate). L’Inghilterra sembra un’altra squadra rispetto a pochi mesi fa perché Rooney non si è ancora ripreso dall’infortunio alla caviglia. Insomma, il calcio italiano ha problemi seri e strutturali: stadi inadeguati e eccessiva dipendenza dei ricavi dalla televisione, aggravati da una mancanza di leadership a livello di Lega e Federazione. Ma sull’eliminazione di ieri forse hanno pesato di più gli infortuni di Buffon e Pirlo e la testardaggine di Lippi.
FEDERSUPPORTER: anche il ministro Maroni deve munirsi della Tessera del tifoso per le trasferte del Milan
L’art. 9 della legge n. 41/2007 contempla il divieto per le società calcistiche di emettere, vendere e cedere titoli di accesso allo stadio a soggetti che siano stati destinatari di DASPO o a soggetti che siano stati, comunque, condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati da stadio.Nel corso della Conferenza Stampa di Federsupporter del 21 giugno 2010, dedicata alla tessera del tifoso, è stato posto il problema della interpretazione della disposizione di cui sopra: interpretazione che, secondo il mio pensiero, ho già esposto a voce in sede di Conferenza Stampa e che ora riespongo, di seguito, per iscritto.A questo proposito, bisogna partire, a mio parere, dalla considerazione che la prevenzione di fenomeni violenti o, comunque, suscettibili di turbative di spettacoli calcistici comporta, per il legislatore, il necessario coinvolgimento delle società di calcio, con, quindi, specifici obblighi a loro carico.Obblighi che, nel dettato della legge n.41/2007, consistono sia nel divieto appena citato di cui all’art. 9 sia nel divieto di erogare, in forma diretta o indiretta, sovvenzioni, contributi e facilitazioni di qualsiasi natura, ivi inclusa l’erogazione a prezzo agevolato o gratuito di biglietti e abbonamenti o titoli di viaggio, ai soggetti destinatari dei provvedimenti di interdizione di accesso allo stadio.E’ chiaro, pertanto, secondo me, che i divieti in parola, a carico delle società calcistiche, vanno posti in stretta e inscindibile correlazione con l’esistenza e l’efficacia di DASPO o di sentenze di condanna, sia pure non definitive, per reati da stadio.In altre parole, i divieti in oggetto presuppongono e si applicano solo ove esistano e abbiano efficacia i provvedimenti di interdizione di accesso allo stadio. Alla luce di questa pregiudiziale considerazione deve essere letto l’uso del congiuntivo passato (“siano stati destinatari” e “siano stati, comunque, condannati”) fatto dal legislatore all’art. 9 e che, in base a una prima lettura, può aver indotto facilmente a credere che il divieto di emettere, vendere e cedere titoli di accesso allo stadio possa essere interpretato come una sorta di “divieto a vita” nei confronti di coloro i quali, sia pure per una sola volta e in tempi remoti, siano stati assoggettati a DASPO o a condanne per reati da stadio, sebbene tali provvedimenti abbiano esaurito nel tempo la loro efficacia.Interpretazione, questa, che non potrebbe, a mio avviso, non suscitare più che legittimi e fondati dubbi sulla costituzionalità della disposizione sotto vari profili e, in specie, sotto quello di una manifesta arbitrarietà, sproporzionalità e, soprattutto, irragionevolezza intrinseca.A questo riguardo, va sottolineato che fondati dubbi di legittimità della norma scaturirebbero anche da un suo evidente contrasto con l’art. II – 109, ultimo comma, della CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA: laddove è sancito che le pene inflitte, in senso generale (nel caso che ci occupa il DASPO non ha neppure natura penale bensì amministrativa), non devono essere sproporzionate rispetto al reato.Se, perciò, non si vuole incorrere in possibili, anzi più che probabili, censure di illegittimità della norma in esame, essa va interpretata in altro modo.Soccorrono, a tal fine, i criteri, integrativi di quello puramente letterale, di interpretazione delle leggi: vale a dire il criterio sistematico e il criterio che adegua il senso delle norme ordinarie alle norme a esse sovraordinate, in particolare a quelle di rango costituzionale.L’uso di detti criteri, soprattutto tenuto conto dell’intero sistema normativo in cui la disposizione è inserita e che, come rilevato in precedenza, dimostra come il divieto di emissione, vendita e cessione di titoli di accesso allo stadio è strettamente e inscindibilmente collegato all’esistenza e all’efficacia di provvedimenti interdittivi di tale accesso, porta, sempre a mio avviso, a una interpretazione ben più aderente alla ratio e alla voluntas legis oggettivate dalla norma in discussione.Tale interpretazione porta a concludere che l’uso del congiuntivo passato (“siano stati destinatari” e “siano stati, comunque, condannati”) non significa, come potrebbe apparire da una prima e superficiale lettura, che il divieto di emissione, vendita e cessione di titoli di accesso allo stadio si applichi anche nei confronti di coloro i quali siano stati assoggettati, magari per una sola volta e nel passato, a provvedimenti interdittivi del suddetto accesso.Provvedimenti che abbiano esaurito nel tempo la loro efficacia, applicandosi, quindi, il divieto solo a quei soggetti che, sottoposti a provvedimenti interdittivi prima della data di entrata in vigore della norma che ha imposto il divieto alle società di calcio di vendita e di cessione di titoli di accesso allo stadio, stessero ancora scontando o dovessero ancora scontare a quella data i provvedimenti stessi.Ove, infatti, il legislatore avesse usato il congiuntivo presente (“siano destinatari” e “ siano, comunque, condannati”) al posto di quello passato, poiché il congiuntivo esprime una eventualità, quest’ultima avrebbe potuto riferirsi solo a provvedimenti interdittivi futuri, emanati dopo la data di entrata in vigore della norma di divieto per le società calcistiche e, quindi, il divieto medesimo sarebbe stato inapplicabile nei confronti di coloro i quali, assoggettati a DASPO emessi prima di tale data, lo stessero ancora scontando o lo dovessero ancora scontare dopo tale data.In questo modo, è evidente che si sarebbe realizzata una illogica e iniqua disparità di trattamento a parità di condizioni (assoggettamento a DASPO da scontare in tutto o in parte) per una mera casualità temporale legata alla data di emissione del provvedimento interdittivo (prima o dopo la data di entrata in vigore del divieto a carico delle società).Ecco, dunque, una diversa, trasparente e lineare lettura e spiegazione di quell’uso del congiuntivo passato e dei suoi – limitati – effetti: lettura che rende la norma pienamente conforme ai canoni di interpretazione, oltre che letterale, sistematica e adeguatrice al dettato costituzionale.Approfitto, infine, dell’occasione anche per rispondere, per iscritto, a un altro, specifico quesito che è stato avanzato nel corso della Conferenza Stampa del 21 giugno 2010.Più precisamente, è stato chiesto se la tessera del tifoso debba applicarsi anche a titoli di accesso allo stadio aventi particolare natura (abbonamenti o biglietti omaggio e/o a pagamento, in specie per l’accesso alle cosiddette “Tribune Autorità” o “Tribune d’Onore”). Ebbene, a mio parere, la risposta non può che essere positiva. Se, infatti, la tessera del tifoso deve servire a certificare che il suo possessore non è soggetto a provvedimenti interdittivi di accesso allo stadio, tale certificazione non può non valere anche con riferimento a quei, particolari titoli di accesso sopra menzionati.Ciò sia in quanto l’art. 9, più volte citato, parla espressamente e omnicomprensivamente di divieto di “emissione, vendita e cessione” di titoli di accesso sia in quanto, come ricordato, la legge n. 41/2007 vieta l’emissione, anche gratuita o a prezzo agevolato, di abbonamenti e biglietti a favore di soggetti interdetti dall’accesso allo stadio.Ne consegue che l’acquisto o, comunque, l’acquisizione, a qualsiasi titolo, di abbonamenti e/o di biglietti per la trasferte nel settore ospiti potranno essere emessi dalle società di calcio e ottenuti dagli interessati, solo a condizione che questi ultimi siano, secondo le Circolari e le Direttive del Ministero dell’Interno, in possesso di tessera del tifoso, ancorchè si tratti di Autorità in senso lato.Sicchè, tanto per fare un esempio e in vero in maniera alquanto paradossale, se l’attuale Ministro dell’Interno vorrà acquisire l’abbonamento alla propria squadra del cuore (NDR: il Milan) e vorrà seguirla in trasferta nel settore ospiti, dovrà munirsi, in ossequio alle sue stesse Circolari e Direttive, di apposita tessera del tifoso.
Avv. Massimo Rossetti
Responsabile dell’Area Legale e Giuridica di Federsupporter
venerdì 18 giugno 2010
FEDERSUPPORTER: lunedì a Roma conferenza stampa sulla "Tessera del tifoso"
Relazioni introduttive: - prof Alfredo Parisi (presidente Federsupporter) - avv. Massimo Rossetti (resp. legale Federsupporter)
Interventi di: Maurizio Martucci, giornalista, Fabio Argentini giornalista, Luca Aleandri, sociologo,della D.ssa Antonella Bellucci, dell'avv. Lorenzo Contucci (esperto normativa sull’ordine pubblico negli stadi)
Moderatore: Marco Liguori (giornalista, direttore responsabile de il pallone in confusione e Pianetagenoa1893.net)
Per comunicazioni e adesioni: www.federsupporter.it
giovedì 17 giugno 2010
Chi vincerà i Mondiali? Lo suggerisce il modello econometrico
PREVISIONI MONDIALI
JP Morgan fa una previsione basata su dati tecnici (ranking Fifa, risultati nelle qualificazioni e nelle edizioni precedenti dei Mondiali) e di mercato (le quote del bookmakers). Un’analisi che replica quella che JP Morgan usa per valutare le azioni delle società, che utilizza sia variabili legate ai “fondamentali” di mercato che all’investor sentiment. JP Morgan prevede che la Coppa andrà a Londra, con la squadra di Fabio Capello che batterà in finale la Spagna. Secondo questo modello, l’Italia tornerebbe a casa nei quarti, sconfitta dagli spagnoli. Chissà se è cambiato l’investor sentiment dopo la papera del portiere Robert Green. Quello di Capello sicuramente sì.Invece Ubs usa i criteri ideati dal fisico Arpad Elo per classificare i giocatori di scacchi, criteri che tengono conto dei risultati precedenti, pesati per la forza dell’avversario (vincere contro Brasile e Spagna ha maggior valore che vincere contro Malta). Il Brasile risulta la squadra favorita, con l’Italia che segue la Germania al terzo posto.Goldman Sachsusa un modello con criteri simili a quelli di JP Morgan, ma prevede il Brasile probabile vincitore, con la Spagna subito dopo. L’Italia è al settimo posto con una probabilità di vittoria che è la metà di quella del Brasile.I norvegesi del Norwegian Computing Center hanno simulato al computer le partite e hanno trovato la Spagna favorita, davanti ad Argentina e Brasile.Insomma, le favorite sono sempre le solite, qualunque modello si usi. Ma il bello del calcio è che le previsioni possono essere smentite facilmente. Nell’atletica, se c’è Usain Bolt, si sa che vincerà lui i 100 metri. Nel calcio, specie nelle partite a eliminazione diretta, basta un errore arbitrale, un rigore che va sul palo o una papera del portiere per cambiare tutto. Il grande Nereo Rocco, a chi gli diceva prima delle partite “Vinca il più forte!”, rispondeva “Speriamo di no”. Ecco, noi speriamo di no, vista l’Italia pre-Mondiale.
giovedì 10 giugno 2010
Manchester United Merchandising Limited: un affare da 24 milioni
La società che controlla il merchandising del celebre club inglese, gestita dalla Nike, ha ottenuto al 31 maggio 2009 un incremento del 14% del fatturato
Nike ha garantito 93 milioni di sterline al Manchester United per il periodo che va dall’1 luglio 2006 al 30 giugno 2010. La stessa Nike oltre ad essere sponsor tecnico, gestisce il merchandising, il licensing e le operazioni di vendita al dettaglio, tramite la società Manchester United Merchandising Limited, alla quale ha concesso una sublicenza in relazione a tali diritti. Manchester United Merchandising Limited è una società, con sede nel Regno Unito, controllata dalla società statunitense Nike Inc.
Manchester United Merchandising Limited è impegnata in tre attività principali, vale a dire: la vendita al dettaglio nel Regno Unito di prodotti con il marchio Manchester United; la concessione di licenze per la produzione, distribuzione e vendita di tali beni in tutto il modo e la gestione, sempre a livello mondiale, delle scuole calcio del Manchester United.
Sulla scia di un anno record di vendite, registrato nel 2008, la società ha continuato a crescere, conseguendo un altro record di vendite nel 2009. Ovviamente, i successi del Manchester United sono stati la “chiave” per poter conseguire questi risultati importanti.
Il fatturato per l’esercizio chiusosi il 31 maggio 2009 è stato di 20,1 milioni di sterline, che, considerando un cambio di un euro a 0,8271sterline, equivalgono a circa 24,3 milioni di euro. Nell’esercizio precedente il fatturato è stato pari a 17,6 milioni di sterline (circa 21,3 milioni di euro). L’incremento registrato è stato del 13,86%. Dal punto di vista geografico il fatturato è così suddiviso: 18,5 milioni di sterline nel Regno Unito (+ 11,9% rispetto al 2008); 1,6 milioni di sterline nel resto del mondo (+42,59% rispetto al 2008).
Dal punto di vista delle “aree business” il fatturato è suddiviso in tre grandi settori: Retail; Licensing; Soccer Schools.
Il settore Retail, ossia la vendita al dettaglio, registra un fatturato di 13,6 milioni di sterline, pari a 16,4 milioni di euro. Tale settore, nell’esercizio precedente, ha registrato la cifra di 12,1 milioni di sterline pari 14,7 milioni di euro. L’incremento registrato è stato dell’11,82%.
Il settore Licensing, ossia la concessione di licenze relative all’uso del marchio, segna un fatturato di 4,8 milioni di sterline, pari a 5,8 milioni di euro. Questo settore, al 31 maggio 2008, ha registrato la cifra di 4 milioni di sterline pari 4,8 milioni di euro. L’aumento registrato è stato dell’18,67%.
Il settore Soccer Schools, ossia la gestione delle scuole calcio del Manchester United, riporta un fatturato di 1,7 milioni di sterline, pari a 2,1 milioni di euro. Tale settore, nel 2008, ha registrato la cifra di 1,5 milioni di sterline pari 1,8 milioni di euro. L’incremento registrato è stato dell’17,59%.
Il costo del personale ammonta a 2,1 milioni di sterline pari a circa 2,5 milioni di euro. Tale costo segna un incremento del 12,46%. Le unità impiegate sono passate da 46 a 50. In occasione delle gare casalinghe del Manchester United sono state ingaggiate altre 88 unità con contratti di prestazione occasionale (nel 2008: 66 unità) e in più con le stesse modalità “precarie” sono stati ingaggiati 32 allenatori per le scuole calcio (30 nel 2008).
L’utile lordo prima delle tasse è pari a 0,8 milioni di sterline (1 milione di euro), con un decremento del 16,16% rispetto all’esercizio precedente, quando il risultato era stato pari a 1 milione di sterline circa pari 1,2 milioni di euro.
Lo stato patrimoniale presenta un attivo di 11,7 milioni di sterline (14,2 milioni di euro), con 0,4 milioni di sterline relative a immobilizzazioni materiali, 0,9 milioni di sterline relative a rimanenze, 10 milioni di sterline di crediti e 0,4 milioni di sterline di disponibilità liquide. Le passività espongono debiti a breve per 7,9 milioni di sterline. Il patrimonio netto ammonta a 3,8 milioni di sterline (4,6 milioni di euro) e risulta in aumento del 20,64%. Da segnalare che i crediti comprendono 7,5 milioni di sterline (9,1 milioni di euro) di crediti verso imprese del gruppo.
Luca Marotta
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE
martedì 8 giugno 2010
AIGOL: Nasce a Roma l’Associazione Italiana Editori On Line
E’ nata ufficialmente a Roma l’Associazione Italiana Giornali On-Line (AIGOL) dall’unione di sette “soci fondatori”, tutti editori attivi sulla piattaforma web.
Si tratta di L&V Editrice (proprietaria del marchio e dell’agenzia stampa Sporteconomy.it), di Atleticom.it, di Sailbiz.it (dei giornalisti Walter Mei e Alberto Morici), EdiWebRoma (proprietaria della testata VignaClarablog.it), di Mediagol.it, di PianetaGenoa1893.net e di Il pallone in confusione (editore Marco Liguori) e di Nextmediaweb (proprietaria del portale Calciomercato.it).
AIGOL nella prima assemblea ha scelto come consiglieri gli editori Camillo Franchi Scarselli (Atleticom), Alessandro Santandrea (Calciomercato), Fabrizio Giorgio Azzali (Vignaclarablog) e William Anselmo (Mediagol.it). Marco Liguori e William Anselmo sono stati scelti, inoltre, come “delegati” per la Liguria/Campania e la Sicilia.
Marcel Vulpis, editore di Sporteconomy.it, coprirà il doppio ruolo di consigliere e presidente della giovane associazione italiana, che intende, entro i prossimi 18 mesi, diventare il punto di riferimento per gli editori online. Potranno diventare “soci” solo testate giornalistiche con almeno un anno di vita e che presentino la figura del direttore responsabile.
“L’informazione giornalistica veicolata attraverso il web deve avere la stessa dignità e valore di quella cartacea o televisiva”, ha dichiarato il presidente di AIGOL. “Il riconoscimento e tutela giuridica della nostra professione è il primo punto su cui lotteremo nei prossimi mesi. E’ giunto il momento che in questo Paese ci si accorga dell’industria on-line e del suo impatto economico sul mercato del giornalismo. Abbiamo scelto il web perché è il presente e il futuro, adesso puntiamo ad ottenere gli stessi diritti dei nostri “cugini” della carta e della tv. In America questa distinzione non esiste più, in Italia, invece, c’è chi ha interesse che si rimanga figli di un Dio minore. Questo non è più accettabile!”.
I prossimi passi sono nella direzione di un disegno di legge condiviso dal maggior numero di parlamentari per ottenere finalmente il riconoscimento giuridico della nostra attività. Per settembre sarà pronto anche il sito ufficiale dell’associazione e le prime iniziative di lobbying in ambito parlamentare. Nel frattempo è stato scelto il claim dell’Associazione con sede a Roma: AIGOL-EDITORI IN RETE.
Per ulteriori informazioni:
AIGOL
Sede operativa c/o Atleticom srl – Roma – viale Tiziano 19
Tel: 393.3330928 aigol.info@gmail.com
Marco Liguori delegato per Liguria e Campania
il pallone in confusione
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Le foto presenti su "il pallone in confusione" sono state in gran parte prese da siti Internet: dovrebbero essere di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono segnalarlo a uno dei due indirizzi email sopra indicati