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venerdì 13 febbraio 2009

Spagna: Barcellona supera il Real Madrid anche per valore calciatori

La valutazione della rosa del club azulgrana, primo in classifica nella Primera division, supera i 408 milioni di euro contro i 398 delle merengues che superano i cugini dell'Atletico. Ecco i valori di mercato degli assi iberici: Messi 55 milioni, Eto’o 42, Casillas 32, Aguero 30, Van Nistelrooy 28

Barcellona batte Real Madrid 408,5 milioni di euro a 398,5 milioni. E’ questo il risultato riguardante il valore di mercato delle rose calciatori delle prime due società della Primera division della Liga spagnola, evidenziato dalle stime di Transfermarkt.de. Sempre secondo i dati del sito tedesco, la massima divisione iberica è la seconda per valore in Europa con i suoi 2,5 miliardi, superata soltanto dalla Premier League (oltre 3 miliardi). Occupa invece la quarta posizione per numero di calciatori (513), superata da Premier League (560), dalla nostra Serie A (551) e dalla Ligue 1 francese (545). Tornando alla classifica delle quotazioni degli atleti del campionato spagnolo, al terzo posto si trova l’Atletico Madrid con 224,5 milioni, seguito dal Valencia (205,7 milioni) dal Siviglia (198,7 milioni) e dal Villareal (160,9 milioni). Nettamente distanziate il Real Betis Siviglia (116,5 milioni), l’Espanol Barcellona (95,8 milioni, è ultima nella Primera division assieme al Maiorca con 18 punti), l’Almeria (75 milioni), il Rancing Santander (74,9 milioni) e l’Atletico Bilbao (74,1 milioni). Ultima in graduatoria è lo Sporting Gijon con 33,3 milioni: il valore della sua rosa non rispecchia quello in classifica del campionato, dove occupa il 12° posto a 27 punti.
Chi desidera gli assi del secondo mercato giocatori più ricco d’Europa deve iniziare ad aprire subito il portafogli. Siccome molto probabilmente i quattrini a disposizione non basteranno, dovrà probabilmente contrarre un cospicuo prestito bancario e pagare una consistente cifra in interessi. Iniziamo dai primi tre calciatori per valore di mercato dell’intera Primera division: tutti indossano la maglia del Barcellona, che domina la classifica in beata solitudine. Ecco il pluricelebrato, nominato e desiderato attaccante argentino Lionel Messi (nella foto), cui la stampa specializzata internazionale dedica un articolo un giorno sì e l’altro pure. Qualcuno è pronto a mettere sul tavolo azulgrana 55 milioni solo per iniziare a trattare la sua cessione? Bene, altrimenti non ci provi neppure. Queste le prestazioni di Messi: in 19 partite di campionato, 1552 minuti giocati, 16 reti segnate (un gol ogni 97 minuti) e nove assist vincenti.
E quanto bisogna iniziare a stanziare per l’altro attaccante del Barca, il camerunense Samuel Eto’o? Possono bastare 42 milioni: solo così si può sperare di portare a casa l’attaccante centrale che ha segnato un gol per ciascuna delle 21 partite disputate in Primera division (uno ogni 82 minuti) ed effettuato due passaggi vincenti per i compagni. Se una squadra desidera un centrocampista di ottimo livello come il blaugrana Xavi, dovrà staccare un assegno da 40 milioni per la sua quotazione iniziale di mercato. E’ l’uomo assist della squadra catalana: ha imbeccato 12 volte i compagni verso la via del gol e ha segnato quattro reti.
C’è qualcuno disposto a fare follie per David Villa? Il 27enne attaccante del Valencia, sulle cui tracce si sono mossi in passato l’Inter il Real Madrid e il Barcellona, stando a Transfermarket ha una quotazione di mercato pari a 38 milioni. Ecco le sue performance: 17 marcature in 21 partite, 1858 minuti disputati (un gol ogni 109 minuti) e 4 passaggi vincenti. Alzi la mano chi è in cerca di un centrocampista offensivo centrale ed è disposto a spendere una cifra consistente: si parla di Andrés Iniesta del Barcellona, due gol e cinque assist in 15 gare.
C’è qualche club che non desidera il solito Buffon o Julio Cesar? Metta mano al libretto degli assegni e ne collochi uno da 32 milioni sul tavolo delle trattative con i dirigenti del Real Madrid per il suo portiere Iker Casillas. L’estremo difensore, pluripresente anche in nazionale, ha la media di 1,23 gol incassati su 22 gare disputate in campionato. Sicuramente c’è anche chi è alla ricerca di un difensore elegante ed efficace, possibilmente posizionato a destra e che abbia indossato numerose volte la maglia della nazionale spagnola: è l’identikit di Sergio Ramos, compagno di squadra di Casillas, che ha una valutazione iniziale di 32 milioni. Quando si parla di un centrocampista di fascia veloce e ficcante, si pensa subito a un altro giocatore che indossa la "camiseta blanca" del Real: è l’olandese Arjen Robben con cinque gol e cinque assist in 16 partite in Liga. Costo iniziale: "appena" 30 milioni. Ne occorrono altrettanti per Moratti se vorrà intavolare una trattativa con i dirigenti dell’Atletico Madrid per il suo goleador Kun Aguero: la punta argentina 20enne, da tempo oggetto del desiderio del presidente nerazzurro, ha segnato 10 gol in 21 partite (uno ogni 170 minuti). Sempre 30 milioni occorrono per iniziare a discutere per la cessione di Wesley Sneijder, forte centrocampista del Real Madrid: invece ne occorrono due in meno per Carles Puyol, 30enne esperto difensore del Barca. Infine, due pezzi pregiati da 28 milioni ciascuno: Ruud Van Nistelrooy, l’olandese volante nell’attacco delle merengues, e Dani Alves, difensore brasiliano di fascia destra del Barca.
Marco Liguori
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mercoledì 11 febbraio 2009

Liga spagnola: no tengo dinero, arriba el crac

“Il pallone in confusione” svela i risultati di uno studio del professor Gay dell’Università di Barcellona sui bilanci 2006/07 dei 20 club della Primera division. Preoccupante il sistema di finanziamento: per ogni 100 euro investite, 92 sono finanziate da debiti e soltanto otto da risorse proprie. La massa delle somme dovute ha raggiunto i 2,8 miliardi, mentre i costi superano i ricavi per 112 milioni

Per ogni 100 euro investite, 92 sono finanziate attraverso i debiti e soltanto otto con risorse proprie. E’ racchiuso in questo semplice calcolo lo stato di dissesto finanziario in cui versa il calcio spagnolo, oberato da 2,8 miliardi di euro di debiti: 1,5 miliardi nel lungo periodo e 1,3 miliardi entro un anno. E’ il risultato dello studio “Fùtbol & Finanzas: la economia de la Liga de las Estrellas” pubblicato di recente dal professor Josè Maria Gay dell’Universidad de Barcelona. Il docente ordinario di Economia Finanziaria (con un passato da consigliere di amministrazione dell’Espanol, squadra di cui è tifoso) ha spiegato a “il pallone in confusione” che «lo studio riguarda soltanto i 20 club della Primera division per la stagione 2006/07» ed è stato redatto attraverso i dati disponibili presso il Registro Mercantil. Nello studio è evidenziato che l’intera massa dell’attivo (composta dal patrimonio calciatori, da quello immobiliare, dagli stadi, dai crediti e dall’attivo corrente) pari a 3,03 miliardi, riesce a malapena a far fronte a quella debitoria. Invece, i ricavi totali per 1,3 milioni della Liga non potrebbero fronteggiarla. Nella ricerca è stato rilevato che c’è un altro segnale dell’”allarme rosso” finanziario del calcio spagnolo: l’attivo circolante (crediti più disponibilità di cassa) di tutte le società della massima serie, pari a 971,2 milioni, riesce soltanto a coprire il 76% dell’intera cifra dell’indebitamento a breve termine (1,3 miliardi).
Ma c’è di più. A questo poco confortante quadro iniziale fornito dallo studio del professor Gay bisogna aggiungere il fardello delle somme dovute al fisco. Secondo i dati resi noti dal governo Zapatero al Congresso, in risposta a un’interrogazione del Partito Popolare all’opposizione, al 31 ottobre scorso la somma complessiva dovuta all’erario ammontava a oltre 627 milioni di euro. Inoltre, l’ente di previdenza sociale reclama all’appello altri 4,9 milioni.
Tornando allo studio, la classifica dei debiti vede in testa il Real Madrid con 527,1 milioni seguita dai “cugini dell’Atletico con 430,4 milioni. Le “merengues” sono debitrici di 246,6 milioni sul lungo periodo e 280,5 milioni a breve. Situazione inversa per i biancorossi della capitale: 280,2 milioni entro un anno, 150,2 milioni oltre. Al terzo posto l’eterno rivale dei castigliani, il Barcellona con 388,8 milioni: 200,9 milioni a breve e 187,9 milioni a lungo. Segue il Valencia con 286,2 milioni di debiti complessivi, il Deportivo La Coruna con 226,2 milioni, il Villareal con 142 milioni, e il Racing Santander con 127,5 milioni. Il report sottolinea che il 47% (pario a 711 milioni) della massa degli 1,5 miliardi a lungo termine è costituita dalla voce “altri debiti”: seguono le somme dovute alle banche (23%, 340 milioni). Invece sul breve periodo, il 51% (662 milioni) è costituito da “altri debiti non commerciali”, il 27% (341 milioni) da “credito commerciali” mentre il 14% (175 milioni) da indebitamento bancario.
Se i debiti sono un pesante fardello al collo dei presidenti spagnoli, i costi non lo sono da meno. Nella stagione 2006/07 il volume delle spese, pari a 1,4 miliardi, ha subissato quello delle entrate, pari a 1,3 miliardi: il disavanzo è di circa 112 milioni. La distribuzione dei ricavi rende chiaro il quadro della sproporzione tra le 20 società della Primera Division. I due principali club, Real Madrid e Barcellona, possedevano due anni fa il 51% del totale dei ricavi complessivi: unito a quelli di Atletico Madrid, Villareal, Valencia e Siviglia il dato sale al 73%, contro il 27% delle altre 14 squadre. Ancor più evidente la forbice per le entrate da diritti televisivi, in un campionato dove queste ultime costituiscono in media il 35%, contro il 26% da sponsorizzazioni e merchandising e solo il 13% per quelle da botteghino. Le “merengues” e gli “azulgrana” posseggono rispettivamente il 26% e il 24% degli incassi delle trasmissioni delle partite in tv, pari a 114,8 milioni e 106,7 milioni: in pratica il 50% del mercato. Agli altri vanno soltanto le briciole: il Valencia incassa il 6% della torta, il Siviglia il 5% seguito con il 4% da Atletico Madrid, Espanol, Atletico Bilbao e Real Betis. Ma la situazione sembra destinata a peggiorare. «Questo è l’effetto – ha spiegato il professor Gay – della contrattazione soggettiva dei diritti televisivi: al contrario del sistema della Premier League inglese, ciascuna società contratta in proprio con le emittenti. L’imminente entrata in vigore dei nuovi contratti tv metterà alle strette molti club, che perderanno gran parte di questa importante componente delle loro entrate». Grazie alle laute entrate solo Real (350,9 milioni) e Barcellona (290,1) riescono a tenere il passo con le uscite: i castigliani hanno avuto costi per 322,8 milioni e una differenza attiva con i ricavi di 28,1 milioni, mentre i catalani 270,6 milioni con un attivo di 19,5 milioni. Gli stipendi dei calciatori sono al primo posto con il 57%, seguiti dagli altri costi (21%) e dagli ammortamenti dei diritti pluriennali (comunemente chiamati cartellini) alle prestazioni dei calciatori (16%). In particolare, il costo degli stipendi degli eroi del pallone sono il 21% del totale per il Real Madrid, seguito dal Barcellona (20%), dal Valencia (10%), dal Siviglia (6%) e dal Villareal (4%). «Tutto sommato, non credo che i grandi club risentiranno della crisi finanziaria – aggiunge Gay – poiché le grandi aziende li usano come veicolo per le loro campagne pubblicitarie».
Se questo è il desolante quadro d’insieme dei bilanci della Primera division, figuriamoci cosa potrebbe essere la Segunda division (l’equivalente della nostra serie B). E, soprattutto, si può pensare che nella stagione 2007/08 le cose possano essere peggiorate. Tirando le somme, la legge spagnola del 1990 che ha introdotto lo scopo di lucro nel calcio (sei anni prima di quella italiana), deve essere completamente rivista. «Credo che i club debbano trovare una nuova dimensione – conclude Gay – compresa a cavallo tra il calcio antico e romantico di un tempo e lo spettacolo di tipo nordamericano in cui tenta di trasformarsi. La trasformazione in società per azioni non ha portato benefici al sistema calcio spagnolo: anzi, quasi tutte si trovano in gravi difficoltà finanziarie. Forse sarebbe meglio se restasse intatto il modello spagnolo del “club deportivo”, in cui ogni socio ha un voto e può scegliere di formare la giunta direttiva per la gestione societaria». La situazione del calcio spagnolo è simile a quella del pallone nostrano e a quella dell’Inghilterra: è il fallimento dell’idea dello “show business” puro, che ha arricchito solo i grandi club e ridotto al lastrico gli altri. Occorre dunque cambiare il sistema e, soprattutto, tagliare i costi.
Marco Liguori
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Tabelle (cliccare per ingrandire)
Fonte: studio “Fùtbol & Finanzas: la economia de la Liga de las Estrellas”

Attivo totale, patrimonio netto, debiti complessivi e passivo totale

LEGENDA: activo total (attivo totale), patrimonio neto (patrimonio netto), deuda total (debito complessivi), pasivo total (totale stato passivo)

Ricavi complessivi

LEGENDA: competiciones (ricavi da stadio), socios/abonados (introiti da soci e abbonati), Retransm. tv (ricavi da diritti tv), Commercial y publicidad (ricavi marketing e pubblicità), otros ingresos (altri ricavi), ingresos explotacion (totale ricavi)


Tutti i costi

LEGENDA: consumos (spese da materiale di consumo), gastos personale (stipendi calciatori), am. jugadores (ammortamenti diritti alle prestazioni calciatori), otros gastos (altre spese), otras amortiz. (altri ammortamenti), provisiones (pagamenti vari), gastos explotacion (totale costi)

Tifosi Genoa: domenica prossima iniziativa per i civili di Gaza

La tifoseria organizzata del Genoa invita i sostenitori rossoblù, in occasione della partita Genoa-Fiorentina in programma domenica allo stadio Luigi Ferraris di Genova, a sostenere l'iniziativa di ''Music for Peace'' a favore dei civili di Gaza. I tifosi genoani sono invitati a consegnare nei punti raccolta fuori dagli ingressi dello stadio almeno uno dei generi di prima necessità tra alimentari (riso, farina, zucchero, sale, legumi, pelati, tonno, carne in scatola, biscotti, miele, marmellata) e medicinali (antibiotici, antinfiammatori, antidolorifici). L'obiettivo della tifoseria organizzata rossoblù è quello di raggiungere 10 tonnellate di alimenti da inviare nella striscia di Gaza per le popolazioni civili colpite dalla guerra.
Fonte: Ansa

martedì 10 febbraio 2009

Roma-Genoa: l’aggressione dimenticata

Due tifosi rossoblù sono stati gravemente feriti su un treno nei pressi della fermata di Ostiense: i giornali nazionali non hanno riportato la notizia. E’ l’ennesimo episodio cruento compiuto nel corso del campionato ad opera di facinorosi giallorossi, che rischia di restare impunito. E intanto il giudice sportivo non sanziona la società della Capitale per i fumogeni accesi e per i comportamenti violenti avvenuti all’Olimpico

Domenica scorsa a Roma c’è stata l’ennesima aggressione compiuta a tifosi ospiti. Stavolta è toccato a quelli del Genoa: la notizia è stata riportata soltanto dai quotidiani locali. Invece, su quelli nazionali e sulle agenzie neanche una riga. Secondo quanto riportato questa mattina dal Secolo XIX, da Repubblica edizione Genova, dal Corriere Mercantile e anticipato domenica sera dall'emittente genovese "Primocanale", due giovani tifosi rossoblù sono state vittime di un agguato da parte di un gruppo di teppisti armati di spray urticanti e coltelli su un treno che li riportava a Civitavecchia, da dove avrebbero continuato il viaggio in auto per tornare a Genova. L’increscioso episodio sarebbe avvenuto nei pressi della stazione di Roma Ostiense. Uno di essi ha avuto un gravissimo taglio tra volto e collo e ha riportato 10 punti di sutura: l’altro è stato colpito a una gamba. Sulla vicenda sta indagando la Digos.
Si penserà: «Ma cosa sono andati a fare a Roma se la trasferta era pericolosa, visti i precedenti dello scorso campionato?». Occorre a questa domanda una precisazione doverosa: l’Ansa dello scorso 28 gennaio riportava che il Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive per Roma-Genoa aveva soltanto stabilito la chiusura del settore ospiti. Il Casms non aveva stabilito limitazioni alla vendita dei biglietti. Non a caso, gran parte dei tifosi genoani aveva potuto acquistare a Civitavecchia i biglietti del settore “distinti nord” e recarsi regolarmente e tranquillamente allo stadio della Capitale. Tutti si erano comportati civilmente e si erano seduti nel settore dell’Olimpico loro assegnato tra i tifosi giallorossi: nessuno di essi li aveva provocati, né indirizzato cori insultanti la squadra giallorossa. Per precauzione, la polizia li ha spostati nel settore ospiti solo dopo alcuni minuti dall’inizio della gara. Insomma, si può dire che l’iniziale chiusura della parte dell’Olimpico riservata ai sostenitori avversari abbia peggiorato le cose, complicando la vita ai genoani e alle forze dell’ordine. Sarebbe quindi stato più opportuno sistemare i sostenitori del Genoa nel settore loro riservato: una misura di buon senso, oltre che di ordine pubblico.
C’è anche il grottesco nella tremenda domenica dei genoani. Un tifoso giallorosso, forse emulo dei suoi antenati che rubavano le insegne alle armate avversarie, ha strappato dalle mani una bandiera del grifone da un sostenitore “nemico” al termine della gara nei pressi dello stadio: è stato fermato e trovato in possesso di un taglierino. La Polizia lo ha denunciato per furto e possesso di arma da taglio. Per lui ed altri tre compagni di tifo, resisi responsabili di altri comportamenti illeciti, è scattato il Daspo. Nessun provvedimento è scattato per i genoani: è evidente che si sono comportati correttamente. C’è da dire che l’”impresa” dei tifosi del Grifone è stata salutata con simpatia e rispetto da parte di numerosi tifosi sul sito Asromaultras.it: ha voluto farsi sentire la parte rispettosa, e sicuramente numerosa, dei sostenitori della Capitale.
Ma non è la prima volta che alcuni di essi si rendono protagonisti di episodi di violenza. Il 20 settembre scorso un supporter della Reggina fu accoltellato nei pressi dell’Olimpico da un giallorosso ben noto alle forze dell’ordine per numerosi comportamenti violenti. La giustizia ordinaria fece il suo corso: quella sportiva non decise alcuna sanzione, nonostante l’aggressione fosse accaduta nei pressi dello stadio. A termini del Codice di giustizia sportiva la Roma andava sanzionata. Poche settimane prima, il 1° settembre, dopo Roma-Napoli erano stati arrestati due tifosi romanisti durante i controlli prepartita, mentre un altro era stato denunciato a piede libero. Anche quella volta non furono presi provvedimenti contro la Roma. Invece il Napoli fu punito con la chiusura delle curve dalla giustizia sportiva, mentre il ministro dell’Interno Roberto Maroni stabilì il divieto di trasferta per i tifosi azzurri sull’onda emotiva della presunta demolizione del treno Napoli-Roma. L’inchiesta dei Pm napoletani, dopo aver derubricato il reato da distruzione a danneggiamenti, sta per essere archiviata.
Tornando ai fatti di domenica scorsa, nel comunicato di oggi il giudice sportivo Gianpaolo Tosel non ha preso alcun provvedimento per l’aggressione ai due genoani: era ovvio, visto che l’aggressione è stata compiuta in un luogo lontano dall’Olimpico. Ma c’è di più. Tosel ha rilevato solo che «sostenitori della Soc. Roma accendevano due fumogeni e facevano esplodere tre petardi nel proprio settore»: ma siccome ricorrono le circostanze esimenti per la squadra capitolina, ha stabilito «di non adottare provvedimenti sanzionatori nei confronti delle Società in ordine al comportamento dei loro sostenitori in premessa indicato». Riguardo agli episodi di cui si sono resi responsabili i quattro tifosi giallorossi contro quelli genoani nello stadio non c’è neppure un accenno.
Dunque per l’ennesima volta nei confronti della società giallorossa e dei suoi tifosi non sono stati provvedimenti. A ciò bisogna aggiungere che finora anche da parte dei tutori dell’ordine pubblico sono state prese misure blande nei loro confronti per la repressione dei fatti violenti. Due pesi e due misure: forse per intervenire occorre che ci sia un morto.
Marco Liguori
Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte

Nella foto, tratta da Asromaultras.it, i tifosi genoani nel settore ospiti

lunedì 9 febbraio 2009

Pm Narducci: Fiorentina andò "a Canossa" dalla Cupola

I dirigenti della Fiorentina che si erano proposti come «rinnovatori del sistema calcio» adoperandosi per sostenere una candidatura contrapposta a quella di Carraro ai vertici della Federcalcio, quando la situazione in classifica della squadra viola divenne drammatica, decisero di «andare a Canossa e chiedere aiuto a questa organizzazione (la cosiddetta cupola governata da Moggi, ndr) contro cui sembravano essersi battuti». Così il pm Giuseppe Narducci nel corso della requisitoria, che sta svolgendo insieme con il pm Filippo Beatrice, al processo con rito abbreviato, davanti al gup di Napoli Eduardo De Gregorio, contro 11 dei 35 imputati di ''Calciopoli'', ricostruisce uno dei passaggi fondamentali dell'inchiesta sugli illeciti che avrebbero condizionato negli anni scorsi l'esito dei campionati di calcio. Per il magistrato il sodalizio che avrebbe governato il calcio, riusciva «a determinare l'esito di incontri anche nell'interesse e a favore delle squadre "alleate"». L'operazione di salvataggio della società viola, rappresenta «un'operazione sfacciatamente illegale». Anzi «una delle imprese illegali più straordinarie della storia del calcio».
Il pm Narducci ricorda in particolare il ruolo dei «due dirigenti Diego (nella foto) e Andrea Della Valle che si sono accreditati e proposti come figure nuove del calcio rispetto a una consolidata situazione, come rinnovatori del sistema calcio e si sono molto adoperati per sostenere la candidatura di Abete in contrapposizione alla candidatura di Carraro ai vertici della Federcalcio». Una iniziativa che evidentemente non appare gradita agli assetti che governano il mondo del calcio e in particolare a quelli che l'accusa ritiene i vertici della presunta associazione per delinquere definita ''cupola''. «Qualcuno si adopera - spiega il magistrato - per dossier e campagne di stampa per screditare agli occhi dell'opinione pubblica i dirigenti della Fiorentina, un'operazione di potere che però non verrà portata a termine». E si arriva, nella primavera 2005, al pareggio interno con il Messina, alla situazione critica per il concreto rischio di retrocedere in B, e all'inizio del ciclo terribile delle ultime sei partite. «Il momento - chiosa il pm - in cui si gettano le basi che condurranno a una operazione sfacciatamente illegale». L' «operazione di salvataggio della Fiorentina è resa possibile solo quando i Della Valle e l'ex amministratore delegato della Fiorentina Sandro Mencucci decidono pertanto «di andare a Canossa». Il magistrato ha ricostruito la fitta serie di telefonate a cominciare dal post partita col Messina, che vedono in prima linea, tra gli altri, i dirigenti viola, i dirigenti juventini Luciano Moggi e Antonio Giraudo, l'ex designatore Paolo Bergamo, l'ex vicepresidente della Federazione Innocenzo Mazzini. Narducci ha citato i passaggi più significativi delle conversazioni. Come quando Mazzini rassicura Mencucci sulla designazione come arbitro del prossimo incontro di Paolo Bertini («un grande amico!»), o come il commento, con toni anche scherzosi, utilizzati da Bergamo con l'altro designatore Pierluigi Pairetto quando gli riferisce di una incontro al ristorante del 14 maggio con Mazzini e Della Valle (''ero a lavorare per te, buffone! la Fiorentina nostra, la nostra Fiorentina, ti parlo dopo...). Telefonate che registrano anche le reazioni alla clamorosa svista arbitrale di Lazio-Fiorentina quando un difensore della squadra biancoceleste deviò con le mani un tiro in porta senza che l'azione irregolare venisse sanzionata con il rigore e l'espulsione (Bergamo si rammarica con Mazzini: «Era tutto sistemato, pilotato!»). La fase clou è rappresentata dalla presunta ''sistemazione'' all'ultima giornata quando per salvare la Fiorentina non bastava la sola vittoria dei viola ma occorreva la concomitanza di una serie di risultati. Come la necessità di un pareggio tra Lecce e Parma. Per tale ''aggiustamento'' sarebbe stato coinvolto l'arbitro Massimo De Santis al quale telefonò Bergamo anche poco prima del match. Anche per tale partita sono state evidenziate una serie di frasi intercettate. «De Santis ha fatto cose inenarrabili», ha detto il pm a conclusione della ricostruzione di quella partita che, finita tre a tre, fece registrare il compiaciuto commento di Mazzini: «è stata un'operazione chirurgica perfetta...un'operazione chirurgica d'equipe».
Fonte: Ansa

Pm Beatrice: sono circa 2500 le telefonate usate nel processo
Sono circa 2500 le telefonate che saranno utilizzate come elementi di prova nei confronti degli imputati del processo ''calciopoli'' in corso a Napoli. Lo ha sottolineato il pm Filippo Beatrice, a margine della requisitoria che il pm sta svolgendo insieme con il pm Giuseppe Narducci nell'ambito del processo con ''rito abbreviato'' contro 11 dei 35 imputati (a carico degli altri imputati, tra cui l'ex dg della Juve Luciano Moggi, si procede con rito ordinario). Le telefonate, le cui trascrizioni integrali saranno depositate nel corso del processo, rappresentano un numero consistente e comunque limitato in rapporto alle circa centomila intercettazioni che sono state eseguite negli anni scorsi durante l'indagine. Nella requisitoria - che riprenderà il 9 marzo prossimo - il pm Beatrice si è inoltre soffermato su uno dei capitoli principali dell'inchiesta, le schede sim segrete acquistate in Svizzera e consegnate, secondo l'accusa, da Moggi a arbitri e designatori per conversazioni riservate.
Fonte: Ansa

Scommesse gennaio: al calcio l'89,54 % sul totale

Ancora una volta il calcio "monopolizza" la raccolta del settore scommesse sportive, anche se incide percentualmente in misura minore sul dato del totale (-2,7%). Un "calo", riporta Agipronews, dovuto probabilmente al ritardato inizio dei maggiori campionati europei dopo le feste natalizie e di fine anno. Le scommesse sul "pallone" a gennaio - secondo quanto si legge nel report dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato - hanno incassato circa 308 milioni di euro, pari all'89,54% del totale. Seconda piazza per il basket (20,3 milioni di raccolta e quasi 6%), il tennis chiude al terzo posto in classifica, con 7,8 milioni di euro giocati, pari al 2,27% del totale. "Milionaria" anche la raccolta di Volley (4,5 milioni e 1.34%) e Hockey su ghiaccio (2 milioni e 0,6%). Sotto il milione Pallamano (683.555,41 euro di raccolta, pari allo 0,20%), Sci Alpino (207.718,17 di euro) e Football Americano (145.250,70 di euro); il Rugby (42.484,35 euro) ha raccolto meno dell'Hockey su pista (44.683,26 euro). Quasi assente la voce di bilancio relativa alle scommesse sull'automobilismo, a causa dello stop della Formula 1. Roma-Milan dello scorso 11 gennaio è stato l'avvenimento più scommesso del mese appena passato con 4.714.127 euro giocati. A seguire, nella top ten di gennaio, altre nove gare del campionato di serie A: Lazio-Juventus (4.704.030,00 euro), Inter-Sampdoria (4.240.245,47), Bologna-Milan (3.312.831,31), Atalanta-Inter (2.951.820,10), Milan-Fiorentina (2.936.145,36), Juventus-Siena (2.818.629,06), Sampdoria-Palermo (2.769.581,33), Juventus-Fiorentina (2.681.644,16) e Lazio-Cagliari (2.672.728,07). 
Fonte: Adnkronos

Le perdite dell’Everton

La seconda squadra di Liverpool presenta nell’ultimo bilancio chiuso al 31 maggio 2008 un patrimonio netto negativo per 22 milioni di euro, a causa delle perdite a raffica degli anni precedenti portate a nuovo, e un modesto utile di 23400 euro. In programma la costruzione del nuovo stadio, che potrebbe aumentare l'indebitamento complessivo

«Nihil satis nisi optimun», ossia «niente è abbastanza se non il meglio», è il motto dell'Everton Football Club, squadra di calcio di Liverpool fondata, come evidenziato nel suo logo, nel 1878. Non possiamo dire che attualmente tale club rappresenti il meglior club della Premier League, ma ,senz'altro, è un club che lotta per le posizioni a ridosso delle quattro squadre più grandi. Il nome "Everton" fu scelto l'anno successivo alla fondazione, in un albergo vicino ad una pasticceria ed è per questo che i calciatori dell'Everton sono chiamati "Toffees", ossia dolcetti. La costituzione dell'Everton è, quindi, antecedendente a quella del Liverpool, che fu fondato successivamente nell'anno 1892. Il gruppo cui fa capo la squadra di calcio dell'Everton risulta composto da tre società: Everton Football Club Company Limited , capogruppo controllante ; Goodison Park Stadium Limited, controllata al 100%, che si occupa della gestione dello stadio; Everton Investments Limited, controllata al 100%, che si occupa dell'attività finanziaria. La controllante è una società del tipo Private Limited Company.
L'Everton gioca in uno stadio, il Goodison Park (nella foto), inaugurato nel 1892, ed ha in progetto di costruirne uno nuovo. La scelta del nuovo stadio è stata frutto di un lungo dibattito che ha coinvolto anche la tifoseria, ad un certo punto si era ventilata l'ipotesi, subito scartata, di condividere con il Liverpool la nuova struttura. Alla fine si è deciso di trasferirsi in un nuova struttura ("The Kirkby Project") con ubicazione Kirkby, fuori dalla città di Liverpool.
In tema di investimenti effettuati oltre al rafforzamento della squadra che ha permesso il raggiungimento del quinto posto in campionato e il relativo conseguimento del diritto di partecipare alla coppa Uefa, bisogna segnalare il “Finch Farm” nuovo centro di allenamento. Il bilancio consolidato dell'Everton espone un patrimonio netto negativo a causa di perdite relative ad esercizi precedenti riportate a nuovo. L’esercizio chiuso il 31 maggio 2008 segna il ritorno ad un modesto utile di 26mila sterlina (pari a 23400 euro, col cambio a 0,90 euro), dopo che sia nel 2006 che nel 2007 si erano registrate perdite rispettivamente per 10.794 migliaia di sterline (circa 12 milioni di euro) e 9427 migliaia di sterline (circa 10,5 milioni di euro). Il rendiconto della seconda squadra di Liverpool denota una società sottocapitalizzata e abbastanza indebitata, che ha il problema di costruire un nuovo stadio (con possibile ulteriore indebitamento), ma che ha anche un’interessante rosa calciatori: si pensi che nel bilancio non sono valorizzati, in quanto provenienti dal vivaio, giocatori come Tony Hibbert, Leon Osman, James Vaughan e Victor Anichebe.

Stato Patrimoniale
Il totale delle immobilizzazioni al 31 maggio 2008 ammontano a 49.321 migliaia di sterline (circa 54,8 milioni di euro), nel 2007 ammontavano a 36.753 migliaia di sterline (circa 40,8 milioni di euro). Le immobilizzazioni immateriali ammontano a 39.435 migliaia di sterline (circa 43,8 milioni di euro), nel 2007 erano pari a 26.486 migliaia di sterline. Per quanto riguarda le immobilizzazioni immateriali che comprendono la rosa calciatori, nel corso dell'esercizio sono stati effettuati acquisti per circa 28 milioni di sterline (circa 31 milioni di euro) e cessioni per circa 19 milioni di sterline (circa 21 milioni di euro). Il fiore all'occhiello degli acquisti effettuati è rappresentato dall'acquisto del ventenne belga Marouane Fellaini per 15 milioni di sterline. Le immobilizzazioni materiali risultano pari a 9.886 migliaia di sterline (circa 11 milioni di euro), nel 2007 erano pari a 10.267 migliaia di sterline. Il 31 maggio 1999 parte di tali immobilizzazioni sono state fatte oggetto di rivalutazione per circa 13 milioni di sterline (circa 14,4
milioni di euro). Le attività correnti evidenziano: crediti per 12.327 migliaia di sterline (circa 13,6 milioni di euro) e attività finanziarie pari 2.767 migliaia di sterline (circa 3 milioni di euro). Le attività finanziarie correnti consistono in titoli a breve termine per l'importo di 2.767.000 di sterline, nel 2007 l'importo era uguale.
I debiti con durata inferiore all'esercizio ammontano a 50.931 migliaia di sterline (circa 56,6 milioni di euro), nel 2007 erano pari a 32.483 migliaia di sterline (circa 36 milioni di euro), risultano in aumento del 56,79%. Bisogna precisare che in tale voce sono inclusi i ratei e risconti passivi per l'importo di 16.969 migliaia di sterline, nel 2007 erano 14.354 migliaia di sterline, trattasi per lo più di ricavi anticipati.
I debiti con durata superiore all'esercizio ammontano a 32.849 migliaia di sterline (circa 36,5 milioni di euro), nel 2007 erano pari a 22.758 migliaia di sterline. Anche in tale voce sono inclusi ratei e risconti passivi per l'importo di 2.210 migliaia di sterline (nel 2007 erano 1.833 migliaia di sterline). Gli accantonamenti a fondi rischi risultano pari a 396 mila sterline (circa 440 mila euro), nel 2007 erano pari a 484 mila sterline.
Il patrimonio netto è negativo per 19.761 migliaia di sterline (circa 22 milioni di euro), nel 2007 era negativo per 19.787 migliaia di sterline. Il patrimonio netto negativo è causato, come già scritto, dalla presenza di perdite portate a nuovo relative agli esercizi precedenti che ammontano a 47.947 migliaia di sterline (circa 53,2 milioni di euro).

Conto economico
Il fatturato per l'anno 2008 ammonta a 75,7 milioni di sterline (circa 84 milioni di euro, considerando un cambio a 0,90 euro), nel 2007 era di 51,4 milioni di sterline (circa 57 milioni di euro), pertanto si è verificato un incremento del 47,14%, dovuto essenzialmente all'aumento dei diritti radiotelivisi; infatti, la composizione del fatturato è determinata dalle seguenti voci:
- Ricavi da biglietteria per 20.460 migliaia di sterline (circa 22,7 milioni di euro), con un aumento del 19,72% rispetto al 2007;
- Ricavi da diritti radiotelevisivi per 46.637 migliaia di sterline (circa 51,8 milioni di euro), con un aumento del 69,82% rispetto al 2007;
- Sponsorizzazioni, pubblicità e merchandising per 5.465 migliaia di sterline (circa 6 milioni di euro), con un aumento del 18,80% rispetto al 2007;
- Catering per 880 migliaia di sterline (circa 1 milione di euro), con un decremento del 18,67% rispetto al 2007;
- Altre attività commerciali per 2.208 migliaia di sterline (circa 2,4 milioni di euro), con un aumento dell'87,44% rispetto al 2007.
La maggiore incidenza percentuale sul totale del fatturato è detenuta dai diritti radiotelevisivi per il 61,65%, nel 2007 tale incidenza percentuale era inferiore e precisamente pari al 53,42%. L'incremento dei diritti radiotelevisivi è dovuto al nuovo contratto triennale con inizio dalla stagione 2007/08, al quinto posto conseguito in classifica e all'aumento del numero di partite trasmesse. Le spese operative ammontano a 81.2 milioni di sterline (circa 90,2 milioni di euro) di cui 12,4 per ammortamenti dei cartellini deicalciatori. Nel 2007 le spese operative ammontavano a 62,4 milioni di sterline.
L'ammontare complessivo dei costi del personale è pari a 44,5 milioni di sterline, nel 2007 l'importo era pari a 38,4 milioni di sterline.L'incidenza dei costi del personale sul fatturato è pari al 59%, in netto calo rispetto all'esercizio precedente (75%), a causa dell'aumento di fatturato.
In attesa del completamento del progetto del nuovo stadio sono stati allocati tra i costi operativi i costi straordinari sostenuti per il progetto in questione, pari a circa 1,5 milioni di sterline (1,67 milioni di euro). Tra le note esplicative si legge che tale politica di imputazione a conto economico delle spese relative al nuovo stadio continuerà fino a quando il Gruppo otterrà le necessarie autorizzazioni con la relativa copertura finanziaria. Una volta ottenuto quanto sopra, i costi saranno capitalizzati imputandoli al nuovo stadio. L'eccedenza di plusvalenze per cessioni calciatori risulta positiva per 9,3 milioni di sterline (10,33 milioni di euro), nel 2007 l'importo è stato di 4 milioni di sterline. Le plusvalenze più importanti riguardano la cessione di James McFadden al Birmingham City, quella di James Beattie e Gary Naysmith allo Sheffield United.
L'eccedenza delle plusvalenze da cessioni di altri beni ammortizzabili ammonta a circa 11 mila sterline. Il risultato prima degli oneri finanziari e delle imposte ammonta a 3.720 migliaia di sterline (4,13 milioni di euro), nel 2007 era pari a 6.632 migliaia di sterline (7,4 milioni di euro). I proventi finanziari risultano pari a 183 mila sterline, mentre gli oneri finanziari risultano pari a 3.877 migliaia di sterline(4,3 milioni di euro), nel 2007 erano pari a 2.939 migliaia di sterline (3,26 milioni di euro).
Il risultato prima delle imposte risulta positivo per 26 mila sterline (circa 29 mila euro), nel 2007 era negativo per 9.426 migliaia di sterline. Il risultato di esercizio espone un utile di 26 mila sterline a fronte di una perdita di 9.427 migliaia di sterline del 2007.
Luca Marotta

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il pallone in confusione

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