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mercoledì 6 maggio 2009

Piccoli azionisti Lazio: «Vogliamo chiarimenti sul contratto con Al Sadd per Zarate»

L’avvocato del Comitato ha scritto al Consiglio di sorveglianza per avere lumi sull’eventuale acquisto definitivo del giocatore argentino. Ciò anche alla luce di una serie di dichiarazioni discordanti del presidente Lotito

Il Comitato piccoli azionisti della Lazio ha chiesto chiarimenti al Consiglio di sorveglianza della società biancoceleste sulla vicenda Zarate. In una lettera spedita lo scorso 4 maggio l’avvocato Massimo Rossetti, legale del Comitato, ha chiesto lumi all’organismo di controllo societario. Ciò a causa delle «dichiarazioni pubbliche, riportate dagli organi di informazione, rilasciate dall’attuale Presidente e, anche indirettamente, maggiore azionista, Dr.Claudio Lotito, della Società che sul calciatore Mauro Zarate la Lazio vantava e può vantare il diritto unilaterale di convertire il prestito a titolo oneroso del giocatore per la stagione sportiva 2008-2009 in acquisizione definitiva mediante il versamento alla Al Sadd, società titolare del cartellino del calciatore, entro una data concordata e prestabilita, di una somma, anch’essa concordata e prestabilita».
Secondo l’avvocato Rossetti ciò contrasta con altre dichiarazioni rilasciate dallo stesso Lotito. Nella lettera al Consiglio, se ne sottolineano tre aspetti. Nel primo il presidente della Lazio evidenzia «la necessità di dover "rinegoziare" con la società Al Sadd l’acquisto definitivo di Zarate». Inoltre, sempre secondo Rossetti, Lotito ha sottolineato «la necessità di "approfondimenti tecnico-giuridici che devono essere sviluppati"». Infine, il legale afferma che lo stesso Lotito ha spiegato agli organi d’informazione dell’«esigenza di dover ricorrere all’attivazione di una clausola di risoluzione unilaterale anticipata a favore del calciatore contenuta nel contratto tra quest’ultimo e l’Al Sadd, i cui oneri, ben maggiori di quelli previsti in virtù degli asseriti accordi tra la società araba e la Lazio, sarebbero a carico di quest’ultima». E a proposito di questi eventuali oneri che peserebbero sulle casse della società biancoceleste, Rossetti afferma che «non è chiaro, peraltro, se e come tali oneri e quelli concernenti l’ingaggio del calciatore siano compatibili con i limiti di spesa ( i cosiddetti "paletti") a suo tempo autoimpostisi dalla Società per far fronte agli impegni assunti con l’Agenzia delle Entrate».
Di conseguenza, il Comitato richiede urgentemente «un intervento di codesto Consiglio che, nell’esercizio dei poteri-doveri ad esso attribuiti, chiarisca e comunichi tempestivamente e formalmente, a beneficio di tutti gli azionisti e del mercato, la precisa, reale, effettiva esistenza, consistenza e natura dei diritti contrattuali della Lazio sul giocatore Zarate, così come riscontrabili dagli accordi stipulati nel giugno 2008 con la Al Sadd». L’avvocato Rossetti spiega che i diritti contrattuali emergenti dal contratto del giocatore argentino «non sono riscontrabili dai dati di bilancio e, più in generale,dalle comunicazioni ufficiali della Lazio sinora disponibili». Il chiarimento è dovuto, conclude il legale, poiché essendo la Lazio quotata in Borsa, «la diffusione, in specie se da fonte societaria, di informazioni, voci e notizie rilevanti e price sensitive, come quelle nel caso di una società di calcio, relative a diritti su giocatori, non rispondenti al vero o fuorvianti è vietata e sanzionata» dal Testo Unico sulla Finanza.
Marco Liguori
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lunedì 4 maggio 2009

Una terapia d'urto in 10 punti per la Juventus

Riceviamo e pubblichiamo da Ju29Ro

Lo Ju29roTeam ritiene che per la Juventus non ci sia molto tempo da perdere. E' necessaria una correzione di rotta. Per salvare il salvabile e per ripartire da quello che ancora è rimasto di spendibile in Corso Galileo Ferraris. Ecco dunque l'importanza di individuare 10 punti fermi da cui partire per la rinascita del club e della sua leggenda.

LA PROPRIETA': John Elkann e la sua corte stiano lontani dalla Juventus. Ripristinare gli accordi che furono stipulati, purtroppo solo verbalmente, nel 1994 tra Umberto e Gianni Agnelli. La Juventus venga supervisionata e gestita dal ramo umbertiano della Famiglia. Si prenda in considerazione l'ingresso di un socio "industriale", che possa portare risorse finanziarie fresche da destinare agli investimenti sulla gestione sportiva allo scopo di ritornare velocemente a primeggiare in Italia e in Europa, con il conseguente miglioramento della percezione del brand verso sponsor e tifosi.

LA SOCIETA': Cambiare gran parte del Consiglio di Amministrazione. Portare il CdA da otto a nove (o a sette) elementi, di cui almeno due esperti di calcio e almeno uno espressione degli azionisti di minoranza. Sostituire Cobolli&Gigli, Secco, Fassone, Gattino. Ultima chance per Blanc, ma solo come Amministratore Delegato. Pensi alle carte e allo stadio e stia al suo posto, cioè dietro la scrivania. Assumere un Direttore Generale ESPERTO, che sia anchesso membro del CdA, e che si occupi di mostrare denti e muscoli all'ambiente esterno e interno all'occorrenza. Una persona non arrogante, ma con le palle. In tutti i sensi.

I BILANCI: Appoggiare Platini e la sua battaglia contro il doping amministrativo. Richiedere a gran voce che le valutazioni di merito per le iscrizioni alle competizioni, nazionali ed internazionali, vengano fatte anche con criteri che pongano sotto la lente eventuali episodi di finanza creativa. Creare un dibattito intorno alla necessità che le squadre di calcio non debbano spendere più di quanto incassano, anche se le perdite fossero sostenute, in ultima analisi, da ricchi babbei. 

LO STAFF TECNICO: Assumere un tecnico vincente che abbandoni il low profile e i camaleonti solidi di Ranieri. Accertarsi che il suo staff sia all'altezza di una squadra come la Juventus. Cacciare Castagnini e ricomporre un network di osservatori che non siano scarti del Piacenza. Se dovesse rimanere, Secco si dia da fare per imparare a fare il Direttore Sportivo. Qualcuno lo avvisi che per parlare con Moggi non c'è solo il telefono.

LA COMUNICAZIONE: Assumere urgentemente un Responsabile della Comunicazione che sappia cosa significa comunicare. Riunire TUTTI i tesserati e IMPORRE il divieto di pronunciare frasi che ricordino la circostanza che "solo due anni fa eravamo in B". Istruire i dirigenti, attuali e futuri, sul fatto che alla Juventus si può ridere solo in vacanza e dopo aver vinto qualcosa. Ridurre al minimo le interviste sia degli atleti che dei dirigenti. Parlare meno e concentrarsi di più. Evitare assolutamente di mostrarsi in atteggiamenti subalterni verso squadre di pari o inferiore rango. Cancellare la parola ESPIAZIONE, sostituirla con ORGOGLIO. Abolire la distribuzione allo stadio della Gazzetta dello Sport prima delle partite casalinghe. Querelare immediatamente i giornalisti o chiunque pronunci falsità o concetti lesivi della reputazione della Juventus e dei suoi tifosi.

IL MERCATO: Evitare le trattative estenuanti, riportate da tutti i giornali. Riservatezza sugli obiettivi. Tenere a distanza i giornalisti sull'argomento. Comprare campioni affermati, oppure giovani di grandissimo potenziale. Stare lontani da atleti convalescenti oppure logori. E, nei limiti del possibile, anche dai parametri zero. In pratica prendere un Direttore Generale che sappia di calcio e lasciarlo lavorare tranquillo. 

I CALCIATORI: Punire pesantemente i giocatori che vìolino il segreto dello spogliatoio, o che si rendano protagonisti di episodi di intolleranza nei confronti del tecnico o dei dirigenti. Chiarire ex-ante che TUTTI possono essere sostituiti e che un gesto di stizza significa farsi 5 giornate in tribuna. Imporre ai giocatori più contegno nell'imminenza delle partite e soprattutto nei rapporti con tesserati di altre squadre. Chi ostenta risate e scherzi dopo una sconfitta va punito: non è lo smile il problema, ma lo diventa se si ride quando c'è da piangere. Evitare tassativamente che i tesserati vadano in trasmissioni televisive di intrattenimento durante tutta la stagione ufficiale. Multe, pesantissime, per chi parla troppo e si allena poco. Forte multa per i tesserati che si fanno espellere per proteste o atti irriguardosi nei confronti dell'arbitro, fino ad arrivare alla risoluzione del contratto nei casi di recidiva plurima.

GLI ARBITRI: Pretendere l'applicazione imparziale dei principi base del regolamento del gioco del Calcio. Non aver paura di alzare la voce per sostenere gli interessi della squadra e indirettamente degli azionisti. In casi estremi, minacciare il ricorso alla magistratura ordinaria.

LA MEMORIA: Ripristinare la memoria storica degli anni dal 1994 al 2006. Riabilitare mediaticamente i signori Moggi, Giraudo e Bettega. Attrezzarsi psicologicamente e amministrativamente a richiedere la restituzione dei due scudetti sottratti con un procedimento anticostituzionale nel 2006. Togliere i due asterischi dalla bacheca del Sito Ufficiale. Rimuovere dalla sala trofei la Coppa Zaccone e fonderla, facendone attaccapanni per il nuovo stadio.

I TIFOSI: I tifosi non abbiano paura di contestare. Non accontentarsi di una JUVINESE. Pretendere la VERA JUVENTUS. Non dimenticare mai quello che è successo nel 2006. Informarsi su quello che è accaduto, su quello che sta accadendo e su quello che accadrà. Pretendere il merchandising con il numero 29. Evitare anche il solo contatto fisico con la Gazzetta dello Sport. Testa alta e risposta pronta. SEMPRE.

Ju29Ro redazione@ju29ro.it

sabato 2 maggio 2009

Scissione in Lega, fallimenti dietro l’angolo

«Altri fallimenti seguiranno inevitabilmente». Avevo scritto questa frase nel 2004 assieme a Salvatore Napolitano nel libro “Il pallone nel burrone”: nello stesso anno erano falliti il Napoli e il Taranto, due anni prima era fallita la Fiorentina, l’anno dopo Torino, Venezia e Ancona. Con la nascita della Lega di Serie A e la conseguente separazione dalla B, avvenute venerdì scorso, questo scenario è ancor più facilmente realizzabile. I debiti accumulati negli ultimi anni dal sistema calcio sono un macigno ormai sempre più insopportabile: soprattutto per le squadre cadette e ancor di più dalle piccole, costrette a salti mortali con le poche risorse che hanno (leggi soprattutto plusvalenze da cessione calciatori) per riuscire a tirare avanti. C’è da pensare che nell’ultima seduta della Lega Calcio unita è stato compiuto il primo passo verso il progetto della “Superlega” che è stato ideato e voluto da Inter, Milan e Juventus e che è stato solo riposto in un cassetto in attesa di tempi migliori. Ancor più di prima, adesso chi avrà alle spalle un azionista forte potrà resistere: altrimenti sparirà dalla geografia dell’italica pedata. Pian piano spariranno i club di provincia che lasceranno spazio alle squadre delle grandi città, con buona pace del principio della rivalità del “campanile”. Incredibilmente proprio i piccoli club, come Chievo, Reggina e Siena, che compiono il percorso “saliscendi” dalla A alla B, hanno votato per la scissione: non comprendendo che il fine della scissione è l’eliminazione del principio di mutualità. Ossia: chi va in B non avrà più un centesimo di euro e dovrà arrangiarsi come può. Un calcio per ricchi che possono sostenere il fardello dei debiti: proprio com’è accaduto nell’Inghilterra a cui tutti guardano come modello. A differenza del football d’Oltremanica, dove nelle maggior parte dei club si sono indebitati per finanziare i progetti di sviluppo immobiliari (stadi, centri commerciali e nuovi quartieri), in Italia le società si sono indebitate per pagare le spese della gestione corrente, in primis gli altissimi costi degli stipendi e dei diritti alle prestazioni dei calciatori.

A proposito di “saliscendi” il vicepresidente vicario del Milan, Adriano Galliani, ha dichiarato che «succederà quello che è successo in molti paesi d’Europa. Promozioni e retrocessioni non si toccano». Il lucidissimo dirigente rossonero ha ragione e ciò non si può confutare. Però bisogna aggiungere una cosa: come si può sostenere il costo di una retrocessione che rappresenta una vera e propria “morte civile” per le società? Un esempio per tutti. Nel 2007 scrivevo su Quotidiano.net che il Bologna, per effetto della retrocessione subita nella stagione 2004/05, aveva avuto un crollo verticale dei ricavi del 62% (13,62 milioni contro i precedenti 35,68 milioni) nell’anno successivo in cui disputò il campionato cadetto. In particolare, il salto all’indietro di categoria ha avuto un effetto devastante sugli incassi allo stadio: la differenza in negativo rispetto al 2004/05 è stata di 4,24 milioni. Né era servito all’allora presidente Alfredo Cazzola una ferrea politica di tagli dei costi, diminuiti drasticamente del 46%: lo squilibrio costi/ricavi è stato pari a 8,96 milioni e si è incrementato del 48% rispetto all’anno precedente. Sono cifre da brivido, che fanno capire che le società che incappassero malauguratamente nella discesa agli inferi della serie inferiore difficilmente potranno restare in piedi o che comunque ricevono una mazzata da cui non riusciranno a risollevarsi con facilità.

Cosa bisognava fare? La trasformazione delle società di calcio in aziende a scopo di lucro, sancita dalla catastrofica legge 586/96 voluta dalla dirigenza di Milan e Juventus, andava accompagnata da un percorso di attuazione per gradi. Bisognava che la norma prevedesse un periodo transitorio, in cui le squadre avrebbero potuto ottenere condizioni agevolate per acquistare gli stadi dai Comuni o costruirne di nuovi, in modo da avere una prima forma di diversificazione dei ricavi. Invece si è pensato solo ai diritti televisivi, che costituiscono il 45/50% delle entrate, e a tenere in piedi un baraccone di 132 società professionistiche (incluso la Lega Pro, ossia la vecchia C) in cui la maggior parte di esse cerca di sopravvivere. Adesso si sta approvando una legge in Parlamento proprio sugli impianti: a questo punto si può pensare che ci sia il rischio che serva soltanto ai grandi club. E si potrebbe pensare che la legge Melandri/Gentiloni sulla ripartizione collettiva dei diritti televisivi, che concede meno risorse alle grandi, possa essere abrogata: bisogna ricordare che pende sempre il ricorso presso la Corte di Giustizia europea di Sky. Inoltre, nel settembre scorso, l'Antitrust ha affermato che «la disciplina sui diritti audiovisivi sportivi va rivista perché non garantisce pienamente la concorrenza tra operatori». Con questo scenario, forse è meglio pensare al campionato, alla moviola e ai rigori ammessi e non concessi, finché si può.

Marco Liguori 

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martedì 28 aprile 2009

Sportform: corso per avvocati a Napoli sul contenzioso sportivo

Sportform, l'associazione presieduta dall'avvocato Tommaso Mandato, organizza il corso di diritto sportivo per avvocati organizzato in collaborazione e con il patrocinio del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli, della Fondazione dell'Avvocatura Napoletana per l'Alta Formazione e della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli.
Sono previsti 5 incontri che si svolgeranno presso l’Università Federico II Facoltà di Giurisprudenza Aula A/2 Via Nuova Marina 33, Napoli nei seguenti giorni: 14 - 19 - 21 - 26 - 28 maggio dalle h 14,30 alle 17,30

Modalità d’iscrizione:
La prenotazione al corso può essere effettuata dal 4 Maggio 2009 fino all’esaurimento dei 150 posti disponibili, di cui 100 prenotabili via internet per gli iscritti che sono già in possesso del tesserino magnetico e password personale, accedendo on-line all’area riservata del sito www.ordineavvocati.napoli.it alla voce “Formazione Prof.le Permanente tasto Collegamento”. Gli ulteriori 50 posti prenotabili con apposito modulo da ritirare e successivamente consegnare presso la segreteria della Associazione Sportform ubicata in Napoli al Centro Direzionale is. B3 o inviare a mezzo fax al n.ro 081.19562657 .

La partecipazione al presente Corso – che fa parte Piano Formativo del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli — verificata la frequenza e l’attività svolta , consentirà l’ottenimento di crediti formativi.

Per ulteriori informazioni e per il calendario completo degli incontri didattici, consultare il sito www.sportform.it

venerdì 24 aprile 2009

Il nostro calcio non è il "nonno" d’Europa

Il titolo spetta alla Superliga portoghese con un’età media di 29,825. La serie A è però inserita nel "club dei 27 anni" assieme a Spagna e Inghilterra da cui è separata da alcuni decimi di punto. All’Olanda la palma dei più giovani. Il Milan è la squadra più anziana tra i campionati d’elite del Vecchio continente, assieme alla Vecchia Signora bianconera, ben distante dai giovanotti del Tsg 1899 Hoffenheim

Sorpresa! Contrariamente a quanto si crede non è il calcio italiano ad avere l’età media più elevata tra i campionati più importanti d’Europa. Secondo le statistiche calcolate da Transfermarket.de, la Superliga portoghese si fregia il titolo di "nonno" del Vecchio continente con una media di 29,825 per i suoi 425 giocatori suddivisi in 16 squadre. La nostra serie A è soltanto quarta con una media di 27,185 per i suoi 544 giocatori che militano nelle 20 società. Però c’è da sottolineare che il nostro massimo campionato è inserito nel gruppo del "club dei 27" che è preceduto soltanto dalla massima competizione lusitana: ossia il suo dato è inferiore a quello di Spagna e Inghilterra per qualche decimo di punto. La Premier League è infatti la seconda nella graduatoria con un dato di 27,675 per 546 atleti in 20 squadre: segue di un’incollatura la Spagna con 27,315 per i suoi 510 calciatori per un analogo numero di club.
Decisamente più bassa l’età negli ultimi tre campionati dell’elite continentale. La Bundesliga ha una media di 26,083 per i suoi 494 giocatori militanti nelle 18 squadre che la compongono. E’ ancor più bassa per i 555 atleti che giocano nella francese Ligue 1, pari a 25,595: composta da 20 società. Infine, la più giovane di tutte è l’Olanda: i 500 giocatori delle 18 società del massimo campionato presentano un dato pari a 25,027. L’età è uno dei fattori, oltre ovviamente al livello tecnico, che determinano la crescita e l’importanza futura di un movimento calcistico: gli arancioni, assieme a tedeschi e francesi, sembrano quindi abbastanza favoriti rispetto ai loro colleghi italiani, spagnoli, inglesi e, soprattutto, portoghesi, per una maggiore possibilità di ricambio generazionale.
All’interno dell’ambito europeo considerato, la squadra "nonna" è il Milan: i suoi 29 calciatori hanno una consistente media di 29,3 anni. Da segnalare che nel nostro campionato la Juventus, con i suoi 29,1 anni per la sua rosa di 26 elementi, è poco distante dai rossoneri: a buon diritto si fregia il titolo di Vecchia Signora. Ritornando tra i club più vecchi d’Europa, l’inglese Fulham presenta una media di 28,4 anni per i suoi 24 calciatori. Poco distante la spagnola Malaga (28,3): segue il club portoghese Pacos de Ferreira (28,1). La francese Valenciennes è a 27,7, mentre i tedeschi dell’Energie Cottbus sono a 27,7. Chiude questa graduatoria del "gerontocomio" del Vecchio continente il Nac Breda con 26,8.
Al contrario, la rosa più giovane d’Europa si trova in Germania: è quella del Tsg 1899 Hoffenheim con una media di 23,5 anni. Il club della Bundesliga ha superato al fotofinish l’Ajax Amsterdam che presenta un dato pari a 23,6. A braccetto al terzo posto ci sono l’inglese Middlesbrough e la portoghese Nacional Funchal con 23,7. Segue la formazione francese del Monaco (24). La nostra Udinese è la penultima società più giovane dell’elite del calcio continentale con la sua media di 25 anni: chiude la spagnola Almeira con 26,4.
Infine, un’occhiata alla nostra serie A. Dopo l’Udinese, è il Cagliari la squadra più giovane con una media di 25,1 anni: segue la Reggina con 25,5. Il derby della Lanterna è vinto dalla Sampdoria (quarta squadra più giovane) che possiede un’età media di 25,6 contro i 26,3 del Genoa (sesta squadra più giovane). La stracittadina della capitale è vinta dalla Lazio (quinto club più giovane): 25,7 contro 28,4 della Roma (sesta squadra più vecchia). Il derby della Mole è vinto dal Toro (quinta squadra più vecchia): 28,5 contro il 29,1 dei bianconeri. Questi i dati e le posizioni delle altre big del massimo campionato: l’Inter è la quarta squadra più vecchia con 28,8. Il Napoli e la Fiorentina sono nel centro classifica, rispettivamente con medie di 27,6 e 27,4.
Marco Liguori
Riproduzione riservata consentita soltanto dietro citazione della fonte

mercoledì 22 aprile 2009

As Roma: nessun «interesse diretto della famiglia Flick»

La società As Roma e la controllante Italpetroli della famiglia Sensi ribadiscono che non è stato sottoscritto alcun contratto o concluso alcun accordo per la cessione del pacchetto della società calcistica e, in merito a quanto pubblicato oggi sulla stampa, di non conoscere «un interesse diretto della famiglia Flick» di imprenditori tedeschi. «I contatti attualmente in corso - si legge nella nota - con i soggetti che hanno manifestato il proprio interesse sono, allo stato attuale, in una fase di verifica dell'esistenza dei presupposti per poter valutare eventuali operazioni». Qualsiasi scelta dovesse essere assunta in futuro, precisa Italpetroli, «terrà debitamente conto, come sempre in passato, degli interessi di As Roma e dei soci di minoranza e che, in ogni caso, non si prevede un disimpegno della famiglia Sensi da As Roma».
Fonte: Ansa

Milano Finanza: Volker Flick interessato all'acquisto della Roma

Il tedesco Volker Flick, appartenente alla famiglia già azionista della Daimler che ha liquidato nel 1986 gran parte delle sue partecipazioni, raccogliendo 2,5 mld usd, e' interessato a rilevare dalla famiglia Sensi il controllo della As Roma.
Il finanziere tedesco, secondo il quotidiano Milano Finanza, fa parte di una cordata che, in gran segreto, alcuni mesi fa ha preso contatto con i Sensi tramite l'avvocato Gianroberto de Giovanni, legale di fiducia della famiglia, per sondare la possibilità di una cessione della squadra. Insieme con Flick fanno parte della cordata anche alcuni imprenditori italiani capeggiati dall'ex procuratore sportivo Vinicio Fioranelli.
Quanto al possibile closing, non è stata ancora firmata alcuna intesa, ma i colloqui sono in fase molto avanzata e sono stati portati avanti con l'ausilio di un altro studio legale romano, oltre a quello di de Giovanni (Lovells). La cifra in discussione sembrerebbe più alta di quella discussa in passato con la Inner Circle, per conto del fondo d'investimento facente capo a George Soros.
Fonte: MF Dow Jones - News Italia
http://www.borsaitaliana.it/borsa/area-news/news/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=589476&lang=it
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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