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lunedì 31 marzo 2008

Pompei-Nocera: incidenti e squalifiche d'altri tempi, ma attuali

Questo passo degli Annali di Tacito sembra scritto ai nostri giorni. Al posto dei gladiatori ci sono i calciatori, ma la deemenza degli spettatori è rimasta intatta dopo 2000 anni: probabilmente è stata sepolta anch'essa dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.c.
Tuttora quando ci sono partite di calcio tra le squadre dell'area vesuviana e quelle dell'agro nocerino-sarnese i disordini sono la regola fissa, ma non solo in questa zona! Il fenomeno, come si nota ormai troppo spesso, si ripete in tutti gli stadi italiani: come domenica scorsa, prima di Juventus-Parma.

Tratto da http://www.latin.it/autore/tacito/annales/!14!liber_xiv/17.lat


Tacito - Annales - Liber XIV - 17

[17] Sub idem tempus levi initio atrox caedes orta inter colonos Nucerinos Pompeianosque gladiatorio spectaculo, quod Livineius Regulus, quem motum senatu rettuli, edebat. quippe oppidana lascivia in vicem incessente[s] probra, dein saxa, postremo ferrum sumpsere, validiore Pompeianorum plebe, apud quos spectaculum edebatur. ergo deportati sunt in urbem multi e Nucerinis trunco per vulnera corpore, ac plerique liberorum aut parentum mortes deflebant. cuius rei iudicium princeps senatui, senatus consulibus permisit. et rursus re ad patres relata, prohibiti publice in decem annos eius modi coetu Pompeiani collegiaque, quae contra leges instituerant, dissoluta; Livineius et qui alii seditionem conciverant exilio multati sunt.

TRADUZIONE LETTERALE
17. Pressappoco in quel periodo, futili incidenti diedero origine a violenti scontri, con morti, tra gli abitanti di Nocera e quelli di Pompei, durante uno spettacolo di gladiatori, organizzato da Livineio Regolo, espulso, come già riferito, dal senato. Cominciarono, con l'intemperanza tipica delle cittadine di provincia, a scambiarsi insulti, poi sassi, per finire col mettere mano alla spada; ebbero la meglio quelli di Pompei, presso i quali si dava lo spettacolo. Molti di Nocera furono riportati nella loro città col corpo mutilato o segnato da ferite, e parecchi piangevano la morte di figli o genitori. Il principe affidò l'inchiesta sugli incidenti al senato e il senato ai consoli. Poi, quando la faccenda ritornò al senato, ai Pompeiani furono vietate per dieci anni simili riunioni e vennero sciolte le associazioni costituitesi in modo illegale. A Livineio e a quanti avevano provocato i disordini fu comminato l'esilio.

TRADUZIONE CON RIFERIMENTI STORICI
In quel medesimo tempo (durante il principato di Nerone, nel 59 d.C.) futili incidenti diedero origine a violenti scontri, con morti, tra gli abitanti di Nocera e quelli di Pompei, durante uno spettacolo di gladiatori, organizzato da Livineio Regolo, che ho già detto essere stato espulso dal senato. Cominciarono, con l’intemperanza tipica delle cittadine di provincia, a scambiarsi insulti, poi sassi, per finire col mettere mano alla spada; ebbero la meglio quelli di Pompei, presso i quali si dava lo spettacolo. Molti di Nocera furono riportati nella loro città col corpo mutilato o segnato da ferite, e parecchi piangevano la morte di figli o genitori. Il principe affidò l’inchiesta sugli incidenti al senato e il senato ai consoli. Poi, quando la faccenda ritornò al senato, ai Pompeiani furono vietate per dieci anni simili riunioni e vennero sciolte le associazioni costituitesi in modo illegale. A Livineio e a quanti avevano provocato i disordini fu comminato l’esilio.

"BUONA DOMENICA NON E' UN'ARENA ANTIGOVERNO"

RISPONDE CESARE LANZA, AUTORE DI BUONA DOMENICA
da www.lamescolanza.com

Come autore responsabile di Buona Domenica protesto contro i contenuti dell'articolo "E a Buona Domenica c'è l'arena antigoverno." Si tratta di una insinuazione falsa e grossolana: nessuno, né dall'interno né dall'esterno di Mediaset, ci ha mai chiesto o suggerito di seguire un indirizzo politico di qualsiasi tipo. Le scelte dei contenuti sono, sul piano politico, assolutamente indipendenti. Non partecipiamo alla campagna elettorale: facciamo un programma che incontra il consenso del pubblico, e questo è il mio unico movente. Rispondo al pubblico, che potrebbe bocciarmi, all'editore, alle leggi e alla mia coscienza. A nient'altro. E' stupefacente che i politici interpellati da Repubblica si lamentino di ciò che mandiamo in onda, ovvero le opinioni della gente che protesta per i tanti problemi (discusse da importanti opinion-leaders, in ogni puntata) anziché occuparsi di quei problemi e concentrarsi a risolverli, secondo il mandato che li ha eletti per questo compito. Inoltre le cosiddette "invettive" contro i politici (non solo di governo, peraltro) sono rarissime e non rappresentano certo la spina dorsale né l'identità di quel pezzo del programma.

La Repubblica 26-03-08

venerdì 28 marzo 2008

Ma quanti soci importanti, oltre al Cavaliere

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/04/30/9014-piccoli_azionisti.shtml

I CONTI DEL PALLONE / MILAN

I piccoli azionisti

Bologna, 30 aprile 2007 - Benvenuti nel club privée Milan, circolo elitario presieduto da Silvio Berlusconi. Secondo l’ultimo elenco dei soci disponibile presso la Camera di Commercio, oltre alla controllante Fininvest sono presenti 108 piccoli azionisti nella società rossonera: sono detentori dalla quota simbolica di un titolo, fino al più “facoltoso “di essi che ne possiede 8mila. Alcuni di essi risultano essere nomi note alle cronache finanziarie, mondane o sportive.

E’ il caso di Paolo Scaroni, attuale amministratore delegato dell’Eni, che risulta possessore di 10 azioni per un controvalore di 5,20 euro: secondo il sito della compagnia petrolifera, dopo aver ricoperto l’incarico di amministratore delegato dell’Enel dal maggio 2002 al 2005, nel giugno 2005 è approdato nella società del cane a sei zampe. Entrambi gli incarichi sono stati assunti durante il governo Berlusconi.

Altra illustre personalità della compagine sociale è Gian Gerolamo Carraro, figlio di Nicola Carraro. Quest’ultimo è il nipote dell’editore Angelo Rizzoli, fondatore della omonima casa editrice: i suoi genitori erano Pinuccia Rizzoli e Gian Gerolamo Carraro. Nicola, produttore cinematografico balzato alle cronache mondane per il matrimonio nel giugno 2006 con la presentatrice Mara Venier, ha ceduto nel 2005 le sue 200 azioni del valore di 104 euro al figlio Gian Gerolamo: l’annotazione nel libro soci del Milan risale al 31 ottobre di due anni fa. Forse questo è un residuo della partecipazione della grande dinastia Rizzoli: l’altro figlio di Angelo, Andrea, fu indimenticato presidente rossonero.

Scorrendo l’elenco, risalta all’occhio il nome di Sergio Brambilla Pisoni, commercialista, sindaco e amministratore di diverse società quotate a Piazza Affari, molto vicino al presidente del Milan. Egli possiede 7 azioni, per un controvalore di 3,64 euro. Altro commercialista è Giorgio Ghizzoni, ex sindaco supplente di Generali: in suo possesso risultano 75 azioni da 39 euro.

Tra i soci rossoneri, c’è anche una celebre dinastia industriale milanese, titolare della Nardi Elettrodomestici. Vi è presente Gianni Nardi, vicepresidente del Milan, con 125 azioni per 65 euro totali. Ci sono anche sette suoi parenti: curiosamente ciascuno di essi possiede 225 azioni (controvalore 117 euro), quantitativo superiore al dirigente rossonero.

Non mancano anche i giornalisti. C’è infatti un volto noto di Mediaset, Carlo Pellegatti, possessore di 20 azioni, pari a nominali 10,40 euro.

Non tutto però sembra scorrere liscio tra i piccoli azionisti del Milan e la Fininvest. La società rossonera, a pagina 56 del bilancio 2006, dà notizia di un contenzioso civile. «In relazione all’impugnativa di quanto deliberato dall’assemblea straordinaria del 18 aprile 1996 – si legge nella nota integrativa – operata dai signori Angelo Lo Porto, Enrico Canzi, Enzo Lamanuzzi, Luigi Malgrati, Palga srl, nel mese di gennaio 2003 è stato respinto l’appello presentato dalla società, che ha presentato nuovo ricorso nuovo ricorso presso la Corte di Cassazione». Qual è l’oggetto del contendere? Il Milan non lo spiega.
di Marco Liguori

Campagna acquisti

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/04/30/9013-milan_plusvalenze_minusvalenze.shtml


I CONTI DEL PALLONE

Milan, plusvalenze e minusvalenze


Bologna, 30 aprile 2007 - Il Milan ha incassato 44,81 milioni di euro di plusvalenze dalle campagne acquisti effettuate nel corso del 2006. Oltre a quella di oltre 42 milioni per Shevchenko ci sono state altre 5 operazioni. La prima di rilevante entità è quella della cessione del ventiduenne Martino Olivetti al Chievoverona per ben 2 milioni, con una plusvalenza di quasi 1,5 milioni: il prezzo pagato è di rilevante entità, se si considera che l’acquirente non è una società che possegga grandi mezzi finanziari. In precedenza Olivetti è stato mandato dal Milan in prestito in giro per l’Italia: è stato nel 2004/05 nella Vis Pesaro, dove giocava anche Simone Brunelli uno dei protagonisti dello scambio degli otto giocatori a prezzi gonfiati tra Inter e Milan nel giugno 2003. Olivetti ha giocato anche nella Spal e nella Fermana. Adesso è in forza al Prato in C2.

Anche un’altra “piccola” del nostro campionato, l’Empoli, ha pagato al Milan ben 1,5 milioni per l’attaccante Nicola Pozzi, con una plusvalenza pari a 1,47 milioni, dove gioca titolare. Le altre cessioni riguardano quella di Carlo Emanuele Ferrario al Chievo (plusvalenza di mille euro), di Machado Dos Santos al Varese (plusvalenza di mille euro) e di Mattia Graffiedi alla Triestina (plusvalenza di 600mila euro).

I “diavoli” berlusconiani hanno anche incassato 673mila euro dal prestito di tre giocatori. Si tratta di Cristian Abbiati al Torino per 373mila euro, Samuele Dalla Bona alla Sampdoria e Pasquale Foggia (poi ceduto definitivamente lo scorso gennaio) alla Lazio, ciascuno per 150mila euro.

Invece, le minusvalenze della società rossonera sono ammontate a 4,37 milioni. Fra esse spiccano quella per Jaap Staam per 1,06 milioni: il difensore olandese è stato ceduto all’Ajax per 2,5 milioni, contro un valore di libro pari a 3,56 milioni. Una consistente perdita di 600mila euro è stata conseguita con la cessione di Christian Vieri al Monaco, a cui è stato ceduto gratuitamente. A costo zero è risultato il passaggio del verntinovenne Johann Vogel al Betis Siviglia: in questo modo il Milan ha perso altri 359mila euro. Risulta strano il passaggio a titolo gratuito del ventiseienne Samuele Dalla Bona al Napoli, con una minusvalenza di 271mila euro: come si è visto, il centrocampista aveva fruttato 150mila euro per una cessione temporanea alla Sampdoria.

Curiosa anche l’operazione di vendita del ventisettenne Andrea Rabito all’Albinoleffe, club di serie B. Il Milan ha voluto disfarsene per mille euro, ottenendo una minusvalenza di 956mila euro.
di Marco Liguori

Se non ci fosse la Fininvest...

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/06/25/9009-milan_ringrazia_shevchenko.shtml


I CONTI DEL PALLONE

Il Milan ringrazia Shevchenko
e Abramovich per l’utile 2006,
ma i debiti pesano sui conti


La società rossonera deve anche alla sua appartenenza alla galassia Fininvest (da cui è posseduto al 99,93%) se riesce a ottenere lauti contratti di diritti tv: una strapotenza contro cui nessuna società di serie A può competere, eccezion fatta per Inter e Juventus

Bologna, 30 aprile 2007 - Il Milan deve ringraziare Andrij Shevchenko (nella foto) e il patron russo del Chelsea, Roman Abramovich, se ha chiuso l’esercizio al 31 dicembre 2006 con un utile di 2,48 milioni di euro, contro un passivo di 4,58 milioni registrato nel 2005. Ma deve anche alla sua appartenenza alla galassia Fininvest (da cui è posseduto al 99,93%) se riesce a ottenere lauti contratti di diritti tv: una strapotenza contro cui nessuna società di serie A può competere (eccezion fatta per Inter e Juventus) e che riesce a far superare al club rossonero qualsiasi problema economico-finanziario.

Tra questi ultimi, l’enorme squilibrio debiti-crediti per oltre 220 milioni di euro, in crescita del 40% rispetto al bilancio alla fine del 2005. Ad ogni modo, se il Milan avesse chiuso in perdita anche l’ultimo esercizio non costituirebbe un problema per le casse del gruppo berlusconiano: il Milan, come evidenziato dal documento contabile, fa parte del consolidato fiscale Fininvest: per questo motivo la società chiude dal 2005 gli esercizi al 31 dicembre, in modo da collimare con quelli della controllante. Quest’ultima utilizzerà l’eventuale perdita fiscale della società rossonera ottenendo un beneficio tributario pari a circa il 33% rappresentato dall’Ires.

Ma torniamo all’attaccante ucraino, che fu al centro la scorsa estate di futili polemiche riguardo alle motivazioni della sua cessione. Proprio la vendita al Chelsea ha fatto conseguire alle casse rossonere una plusvalenza di 42,03 milioni. Stando al prospetto delle cessioni pubblicato nella nota integrativa milanista, il suo valore contabile, al netto degli ammortamenti, era di 1,85 milioni, mentre il prezzo pagato dalla società londinese del magnate petrolifero Abramovich è stato di 43,88 milioni. Ma la cessione di un calciatore, seppure di livello internazionale, è un fatto straordinario che non rientra nell’ordinaria gestione: inoltre, sono ben poche le società in Europa ad avere la disponibilità economica del Chelsea.

Senza la plusvalenza su Shevchenko, il bilancio si sarebbe concluso con un risultato prima delle imposte negativo per 18,53 milioni. La differenza positiva rispetto al valore di libro del calciatore ucraino è reale. Invece, quella pari a 183,7 milioni evidenziata nel bilancio 2005, riguardante il conferimento alla sua controllata al 100% Milan Entertainment dei marchi rossoneri, ricalca da vicino lo schema del “contratto con se stesso” visto in occasione dell’operazione similare compiuta dall’Inter (si legga http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/04/27/1797-inter_2006_profondo_rosso.shtml) che per legge è nullo. Il ricavato di questa operazione è servito a ripianare gli oltre 181 milioni residui provenienti dall’eliminazione della legge 27 del 2003 detta “spalmadebiti”, rinvenienti nell’esercizio 2005.

Il Milan ha comunicato anche un utile consolidato di gruppo pari a 11,8 milioni. Tuttavia, questa cifra è solo accademica poiché, come si è stato scritto a pagina 38 del bilancio dal vicepresidente vicario e amministratore delegato, Adriano Galliani, la società "è esonerata dal redigere un proprio bilancio consolidato ai sensi dell’art. 27, 3° comma, D.Lgs. 127/91". E a proposito di amministratori, il cda del Milan è stato confermato in blocco il 27 aprile scorso nell’assemblea di approvazione del bilancio 2006: restano quindi in carica tra i big rossoneri, oltre a Galliani, il presidente Silvio Berlusconi, i vice presidenti Paolo Berlusconi e Gianni Nardi, i consiglieri Leandro Cantamessa, Francesco Formenton Mondadori e Paolo Ligresti. Stando al rendiconto 2006 e a quello precedente, l’ammontare complessivo dei compensi per i 12 consiglieri è aumentato da 1,71 a 2,05 milioni, pari a un incremento del 19,70%. Anche se non è stata comunicata la cifra singola per ciascun componente, si può tranquillamente affermare che è molto redditizio essere consigliere di amministrazione rossonero.

IL “VIZIETTO” SALVACONTO
Restando sempre in tema di plusvalenze calciatori, si nota nel conto economico che esse ammontano a 44,8 milioni e sono state inserite tra i ricavi. Anche il Milan partecipa al “vizietto” evidenziato già con Inter, Catania, Parma e Napoli. Il club berlusconiano fa presente nella nota integrativa che "le voci di conto economico sono state riclassificate in ossequio a quanto disposto dal Comunicato Ufficiale della Federazione Italiana Giuoco Calcio n. 58, pubblicato in data 5 settembre 2006". In quest’ultimo, scivolato nel silenzio generale, il commissario straordinario Guido Rossi ha approvato, quattordici giorni prima delle sue dimissioni, la revisione dei criteri della stesura dei bilanci: in essa sono state inserite le plusvalenze e le minusvalenze da calciatori nel conto economico. Parafrasando una celebre espressione del grande uomo politico inglese William Gladstone, la plusvalenza è stata "eretta a sistema di governo".

Peccato che ciò confligga con quanto stabilito dal Codice Civile: la vendita di un bene, com’è appunto la cessione di un calciatore (che è classificato sia dal Codice che dalla disposizione Figc tra le immobilizzazioni), deve essere iscritta tra le componenti straordinarie. Anche i 4,4 milioni di minusvalenze, al contrario del dettato legislativo, sono state inserite tra i costi ordinari. Com’è stato per le altre società le differenze risultano notevoli. Inserendo plusvalenze e minusvalenze la differenza tra il valore e i costi della produzione risulta positiva per 31,5 milioni. Invece escludendole secondo la stesura del Codice, il risultato risulta negativo per 8,9 milioni: quindi, la gestione ordinaria è in perdita.

GRAZIE MEDIASET
Ricalcolando il fatturato secondo il Codice, esso è pari a 248,3 milioni (+7,53% rispetto al 2005). In esso si nota innanzitutto il calo dei ricavi da gare in casa (- 4,83%, e da abbonamenti (- 8,28%) calati di oltre 1,11 milioni. In discesa del 3,36% le entrate da sponsorizzazioni ammontate a 29,7 milioni: tra le principali si segnalano i 5 milioni di BetandWin, i 12,66 milioni versati da Adidas "per l’acquisto del diritto ad apporre il proprio marchio sulle divise da gioco ufficiali"sino al 30 giugno 2010 e i 4,5 milioni del gold sponsor Pagine Gialle. Nella voce “sponsorizzazioni” sono anche inclusi circa 3 milioni versati da sponsor istituzionali (tra essi il colosso bancario IntesaSanpaolo), partner commerciali e fornitori tecnici e ufficiali: in quest’ultima categoria, secondo quanto illustrato sul sito internet del Milan (http://www.acmilan.com/InfoPage.aspx?id=13430), c’è anche “La Gazzetta dello Sport”. Il primo quotidiano sportivo italiano è anche fornitore ufficiale dell’Inter (si veda il sito http://www.inter.it/aas/sponsor/home?L=it).

In caduta libera (-75%) è la voce “proventi commerciali e royalties” ammontata ad appena 4,04 milioni, che si riferisce all’attività di merchandising e licencing, in particolare con Adidas. Questa raffica di segni negativi è stata compensata dalle voci relative ai diritti tv, ammontati a 127,99 milioni (+30,33%), a quelli della partecipazione alla Champions League (27,78 milioni, +12,98%) e dai ricavi vari (12 milioni, +38,07%) riguardanti per 8,96 milioni "proventi derivanti dai riaddebiti operati nei confronti di Milan Entertainment".

I proventi televisivi per il campionato e del Trofeo Berlusconi si riferiscono per 90,82 milioni ai contratti stipulati con Sky per la sola cessione dei diritti: a questa cifra bisogna aggiungere 2,1 milioni del premio riconosciuto dall’emittente satellitare al Milan per il secondo posto ottenuto in campionato, prima del processo sportivo che l’ha penalizzata di 30 punti portandola al quarto posto. Il riconoscimento è stato oggetto di trattative con Inter e Roma che hanno avanzato la posizione in classifica.

Ma non è finita qui: ci sono 33,76 milioni provenienti da gruppo Mediaset, di cui 27 milioni derivanti dal diritto di opzione per la stagione 2009/10 previsto nel contratto stipulato nel febbraio 2006. Si tratta di un primo congruo anticipo da parte di una delle principali società del gruppo Fininvest, poiché nella stessa data è stato firmato un contratto per le stagioni 2007/08 e 2008/09 "per la cessione dei diritti televisivi in chiaro e/o a pagamento e/o accesso condizionato in qualsiasi forma o qualsiasi modalità" per "un complessivo ammontare pari a euro 198 milioni"che sarà contabilizzato negli esercizi di competenza. Davvero un bel “tesoretto”, che le maggior parte delle squadre del campionato di A non possono usufruire: non a caso i risconti passivi (anticipo di ricavi futuri), riguardanti principalmente la fatturazione anticipata dei diritti tv per le partite a San Siro per la stagione 2006/07 e di alcuni contratti commerciali, si è dimezzato da 66,66 a 32,84 milioni.

Con il fiume di danari freschi proveniente da Mediaset c’è decisamente meno bisogno di ottenere somme in acconto. Piccola osservazione: se il Milan fa parte di un gruppo dov’è presente la principale società televisiva privata, ossia Mediaset, che bisogno ha di stipulare contratti con diritti di opzione con essa? E’ improbabile che l’amministratore delegato Galliani stipuli una simile scrittura con un concorrente.

LIEVITAZIONE DEI COSTI
Nel 2006 spese del Milan sono lievitate rispetto al 2005 dell’1,24% a 257,2 milioni. Ciò nonostante il calo del monte salari e stipendi dell’8,35%, passato da 141,19 a 129,41 milioni. I compensi contrattuali ai calciatori (la cui rosa è aumentata da 47 a 53) sono diminuiti da 117,26 a 109,29 milioni: è stata tagliata anche la quota variabile legata ai risultati sportivi da 8,55 a 7,24 milioni. Quest’ultima "si riferisce principalmente ai premi relativi ai passaggi – si legge nella nota integrativa – di turno Champions League e al raggiungimento del secondo posto nel campionato 2005/2006, in quanto la società ha voluto premiare l’effettivo risultato ottenuto sul campo". Sono stati inoltre drasticamente tagliati gli emolumenti agli altri dipendenti da 9,34 a 5,32 milioni. Curiosamente sono invece aumentate le retribuzioni per gli allenatori, che assieme agli altri tecnici sono 38 (in precedenza 32), da 5,22 a 5,76 milioni.

L’incremento complessivo dei costi è stato causato dal +30,82% (47,08 milioni) e dal +28,59% (14,07 milioni) rispettivamente per i “servizi” e per gli “altri oneri diversi di gestione”. Nella prima voce, si evidenzia l’esplosione dei costi specifici tecnici da 4,95 a 9,02 milioni: essi "sono composti da consulenze tecnico-sportive prestate in fase di acquisizione dei calciatori e da costi per l’osservazione dei calciatori". Oltre a ciò "l’importo comprende inoltre i costi connessi a transazioni di contratti derivanti dalla campagna trasferimenti".

Insomma, i procuratori e gli osservatori sono ben retribuiti dal Milan. Hanno fatto boom, con un incremento di 9,9 milioni, anche i “servizi vari da società controllate” che hanno raggiunto i 13,80 milioni: essi si riferiscono al "contratto di servizi stipulato tra l’Ac Milan e la Milan Entertainment in forza della quale la stessa rende alla controllante Ac Milan i servizi commerciali, marketing e vendite, i servizi di gestione e amministrazione del personale, i servizi gestione stadio, i servizi amministrativi e quelli logistici".

La società rossonera spiega che "l’incremento dei costi contabilizzato nell’anno 2006, è dovuto al fatto che si riferisce a dodici mesi di attività operativa, rapportati ai soli tre mesi dell’esercizio 2005". Ciò non toglie il fatto che, se il Milan ha ottenuto una significativa plusvalenza con la cessione dei marchi alla Milan Entertainment, i costi annuali per i servizi da essa resi dovrebbero mantenersi su livelli abbastanza sostenuti e occupare una parte di rilievo sul totale. La stessa società controllata ha pesato per 8,96 milioni, pari al 63,66% del totale di oltre 14 milioni, nella voce “altri oneri diversi di gestione” per "oneri derivanti da riaddebiti per competenze".
Di minimo rilievo l’incremento (+2,63%) delle spese per gli ammortamenti, pari a 25,77 milioni, quasi interamente composte da quelle per i diritti alle prestazioni dei calciatori.

QUANTI DEBITI!
Se il Milan non avesse alle spalle la solida potenza del gruppo Fininvest, i suoi oltre 289,70 milioni di debiti costituirebbero un macigno come quello di Sisifo. Per giunta, l’importo è in crescita del 19,06% rispetto al 2005: inoltre, gli oltre 248 milioni di ricavi non riescono a coprire tutta l’esposizione. Spicca su tutti la cifra dovuta alle banche pari a 95,7 milioni (+7,5%). Seguono i 36,54 milioni verso gli altri finanziatori (+8,41%): si riferiscono "a debiti verso società di factoring per anticipazioni di crediti futuri in riferimento a contratti di natura commerciale". Il Milan possiede una forte esposizione di circa 43 milioni con le controllate, di cui ben 38,32 milioni verso la solita Milan Entertainment: quest’ultimo deriva "dall’attività di tesoreria svolta da Ac Milan formalizzata nel maggio 2006 attraverso un contratto di conto corrente finanziario di corrispondenza intercompany". La società rossonera ha anche un debito di 4,42 milioni con Fininvest, in crescita dai 3,64 milioni dell’anno precedente: la controllante deve anche ricevere altri 11 milioni per finanziamenti a titolo oneroso. Non mancano anche le somme arretrate dovute al fisco, pari a 19,82 milioni, in aumento del 15,78%. Sono costituiti per 13,45 milioni da debiti per Irpef: nella nota integrativa la società spiega che "il debito nei confronti dell’Erario per le ritenute Irpef maturate su stipendi è stato regolarmente saldato alle scadenze previste".

Il Milan possedeva al 31 dicembre scorso debiti per 33,92 milioni (29,55 nel 2005) con società di calcio. La cifra si compone di 15,63 milioni relativi al "saldo della campagna trasferimenti 2006/2007 al 31 dicembre 2006 ed il residuo"con la Lega Calcio. Gli altri 14,68 milioni si riferiscono al debito verso al Real Betis per l’acquisto di Ricardo Oliveira e per quello con il Rennes per l’acquisizione di Yohann Gurcouff.

E a proposito di calciatori, nel bilancio è evidenziato un ulteriore consistente "fardello" di 22,93 milioni, in crescita dai precedenti 21,69, di debiti verso fornitori. Il Milan non specifica quali siano: in questa cifra potrebbero essere compresi anche eventuali somme dovute ai procuratori sportivi.
Infine, la società aveva anche ulteriori debiti per 13,78 milioni, per la quasi totalità verso tesserati. Nella nota integrativa si sottolinea che "il debito verso tesserati da riferimento a mensilità regolarmente pagate nei mesi di gennaio e febbraio 2007 e a risoluzioni contrattuali aventi scadenze rispettate regolarmente secondo quanto stabilito da ogni contratto".
di Marco Liguori

martedì 25 marzo 2008

Per copia conforme

Ovvero come appropriarsi del lavoro altrui e vivere felici...

Domenica 23 marzo ho letto sulla rassegna stampa del Comune di Torinohttp://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/main.aspx?CodCli=2&cliente=COMUNE%20TORINO&CodiceLogin=2 
un articolo, siglato M. S., del quotidiano Tuttosport intitolato "La Juve tratta per evitare una disputa-stadio al Tar". E' una copia evidente del mio articolo pubblicato il giorno prima "Lo stadio della Juventus rischia lo stop del Tar". In esso sono riportate a firma dell'articolista una serie di dichiarazioni rilasciate in esclusiva a me e al mio quotidiano Liberomercato dal sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari, a proposito del tentativo di accordo tra la sua amministrazione e la Juventus. Addirittura c'è l'indicazione della distanza tra il centro commerciale dello stadio delle Alpi e quello di Venaria (90 metri) che avevo scritto nel mio pezzo. Un vero esempio di "giornalismo" che non ha avuto neanche il coraggio di firmare per esteso: complimenti!!! Non si capisce cosa costava citare Liberomercato: forse avevano timore che citare costa...
Questo fenomeno degli "amanuensi" è una piaga che si sta ripetendo troppo spesso: l'Ordine di giornalisti dovrebbe debellarla definitivamente. Come si può leggere in questo blog alla voce "avviso a quelli che copiano i miei articoli senza citare", già nello scorso ottobre un mio articolo sugli orologi di Moggi fu copiato da diversi quotidiani come "Il Sole 24 Ore", La Stampa" e la "Gazzetta dello Sport". Episodio censurato dal mio direttore Oscar Giannino.
In attesa di eventuali decisioni in merito da parte dell'editore di Liberomercato, pubblico in questo post l'articolo di Tuttosport e il mio in modo da chiarire meglio ai lettori cosa voglia dire copiare il lavoro altrui.

Tuttosport 23 marzo 2008
Il club vende la sua quota di Semana
La Juve tratta per evitare una disputa-stadio al Tar
TORINO Prima di avviare la costruzione del nuovo Delle Alpi la Juventus spera di risolvere i contenziosi amministrativi che gravano sull'area attorno all'impianto. E' di qualche anno fa, infatti, il ricorso del Comune di Venaria, centro limitrofo a Torino e confinante con lo stadio, per impedire l'attivazione dei due centri commerciali che dovrebbero sorgere nell'area della Continassa, a 90 metri da un altro ipermercato situato nel territorio di Venaria. Lo stesso comune ha poi impugnato l'approvazione della variente al Pec (Piano esecutivo convenzionato) legata al Delle Alpi. Entrambe le controversie sono state trasferite al Tar. In attesa del pronunciamento del Tribunale Amministrativo, i cui tempi sono decisamente lunghi, la Juventus sta cercando di trovare un accordo con il Comune di Venaria. Il club di Corso Galileo Ferraris sarebbe disposto a accollarsi i costi indotti, come quelli della raccolta rifiuti, pagandoli di fatto sia al Comune di Torino sia a quello di Venaria.
DISMISSIONE Dopo aver ceduto a ottobre la Campi di Vinovo, il 4 marzo il club bianconero ha perfezionato la vendita della sua quota (il 30 per cento del capitale sociale) della Semana, società i gestione e manutenzione di impianti e immobili, quali lo Stadio delle Alpi, l'Olimpico, il centro sportivo di Vinovo, il Golf Club del parco La Mandria (di cui è presidente Allegra Agnelli, vedova di Umberto). La Juventus ha incassato 100mila euro, con una plusvalenza di 70mila, dalla Ese, già detentrice del 70 per cento della Semana, e in mano alle due fiduciarie (Nomenfid e Simonfid) della famiglia Grande Stevens. Con queste dismissioni la Juventus non ha più compartecipazioni in altre società: la volontà del club è quella di concentrarsi solo sull'aspetto sportivo e sullo stadio.


Liberomercato 22 marzo 2008

Ostacoli al piano bianconero

Lo stadio della Juventus
rischia lo stop del Tar


Ricorso del comune di Venaria Reale contro l’impianto:
non si può realizzare, a 90 metri c’è un centro commerciale


Marco Liguori
Lo Stadio delle Alpi torna sotto i riflettori. Nell’ultima semestrale della Juventus si legge infatti che la società ha venduto il 4 marzo scorso per 100mila euro (con plusvalenza di 70mila) la propria quota del 30% nella Semana, società di “guardiania e conservazione” dell’impianto torinese, alla Ese, già detentrice del 70%. Inoltre, il progetto dello Stadio delle Alpi da 105 milioni annunciato martedì scorso dalla Juventus (su cui ha il diritto di superficie) è a rischio. Secondo quanto ricostruito da Liberomercato è tuttora pendente un contenzioso amministrativo presso il Tar Piemonte iniziato nel maggio del 2006 dal Comune di Venaria Reale, il cui confine territoriale è prospiciente all’impianto sito nella periferia a nord di Torino. Stando al prospetto dell’aumento di capitale del maggio 2007 della società bianconera quotata a Piazza Affari, la città della celebre reggia ha promosso un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro la Juve, la Regione Piemonte (che stando alla voce “sponsor” del sito internet del club della Famiglia Agnelli è un suo “official supplier”), la Provincia e il Comune di Torino (“commercial partner” della Juve) “per ottenere l’annullamento, previa sospensione, dei provvedimenti del 22 dicembre 2005 con i quali la conferenza dei servizi aveva accolto la richiesta di autorizzazione per l’attivazione di un centro commerciale classico e di un centro commerciale sequenziale e delle relative autorizzazioni commerciali rilasciate dal Comune di Torino”. Il Comune di Venaria, guidato dal centrosinistra, ha anche promosso un secondo ricorso con cui “ha impugnato – si legge sempre nel prospetto – con istanza di sospensione, la deliberazione n.132 dell’11 aprile 2006 di approvazione della variante al piano esecutivo convenzionato relativo a “Ambito 4.23 Stadio Delle Alpi”. La Juventus si è opposta e ha ottenuto il trasferimento di entrambi al Tar.
Il tutto nasce principalmente dal fatto che ad appena 90 metri dallo stadio, nel territorio venariese, c’è un centro commerciale. “Nel momento in cui verranno accolte le nostre richieste – ha spiegato a Liberomercato il sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari – l’amministrazione comunale ritirerà il ricorso pendente”. Da alcuni mesi è in corso una trattativa tra il Comune di Venaria, la società bianconera e gli altri enti per dirimere la questione. “La Juventus propone di coprire i costi indotti – prosegue il sindaco – che ora cadono sulla comunità venariese come quelli della raccolta rifiuti e della pulizia strade, pagando di fatto la tariffa igiene ambientale per Venaria e Torino”. Con il comune del sindaco Sergio Chiamparino “abbiamo cercato di realizzare un testo di accordo che risolva le problematiche edilizie, urbanistiche, ambientali, di viabilità e di trasporto pubblico” spiega Pollari.
Tornando alla Semana, gli azionisti della sua controllante Ese si trincerano dietro Nomenfid e Simonfid, le due fiduciarie della famiglia Grande Stevens. Secondo la semestrale bianconera, Semana ha anche la “conduzione dello Stadio Olimpico di Torino” (di proprietà comunale) dove gioca la Juve con il Torino, la gestione del centro allenamento di Vinovo e del Golf Royal Park parco La Mandria. Secondo l’ultima visura della Camera di Commercio, presidente di quest’ultimo è Allegra Caracciolo di Castagneto, moglie del defunto Umberto Agnelli, mentre il figlio Andrea Agnelli è consigliere delegato: ne è consigliere Romy Gai, ex direttore marketing juventino. Chi sono gli azionisti di questa srl senza scopo di lucro con interessi immobiliari? Non è dato conoscerli: si celano dietro la fiduciaria torinese Crf, proprietaria del 99,99%.

sabato 22 marzo 2008

Guerre di confine per Delle Alpi

Liberomercato 22 marzo 2008

Ostacoli al piano bianconero

Lo stadio della Juventus
rischia lo stop del Tar


Ricorso del comune di Venaria Reale contro l’impianto:
non si può realizzare, a 90 metri c’è un centro commerciale


Marco Liguori
Lo Stadio delle Alpi torna sotto i riflettori. Nell’ultima semestrale della Juventus si legge infatti che la società ha venduto il 4 marzo scorso per 100mila euro (con plusvalenza di 70mila) la propria quota del 30% nella Semana, società di “guardiania e conservazione” dell’impianto torinese, alla Ese, già detentrice del 70%. Inoltre, il progetto dello Stadio delle Alpi da 105 milioni annunciato martedì scorso dalla Juventus (su cui ha il diritto di superficie) è a rischio. Secondo quanto ricostruito da Liberomercato è tuttora pendente un contenzioso amministrativo presso il Tar Piemonte iniziato nel maggio del 2006 dal Comune di Venaria Reale, il cui confine territoriale è prospiciente all’impianto sito nella periferia a nord di Torino. Stando al prospetto dell’aumento di capitale del maggio 2007 della società bianconera quotata a Piazza Affari, la città della celebre reggia ha promosso un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro la Juve, la Regione Piemonte (che stando alla voce “sponsor” del sito internet del club della Famiglia Agnelli è un suo “official supplier”), la Provincia e il Comune di Torino (“commercial partner” della Juve) “per ottenere l’annullamento, previa sospensione, dei provvedimenti del 22 dicembre 2005 con i quali la conferenza dei servizi aveva accolto la richiesta di autorizzazione per l’attivazione di un centro commerciale classico e di un centro commerciale sequenziale e delle relative autorizzazioni commerciali rilasciate dal Comune di Torino”. Il Comune di Venaria, guidato dal centrosinistra, ha anche promosso un secondo ricorso con cui “ha impugnato – si legge sempre nel prospetto – con istanza di sospensione, la deliberazione n.132 dell’11 aprile 2006 di approvazione della variante al piano esecutivo convenzionato relativo a “Ambito 4.23 Stadio Delle Alpi”. La Juventus si è opposta e ha ottenuto il trasferimento di entrambi al Tar.
Il tutto nasce principalmente dal fatto che ad appena 90 metri dallo stadio, nel territorio venariese, c’è un centro commerciale. “Nel momento in cui verranno accolte le nostre richieste – ha spiegato a Liberomercato il sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari – l’amministrazione comunale ritirerà il ricorso pendente”. Da alcuni mesi è in corso una trattativa tra il Comune di Venaria, la società bianconera e gli altri enti per dirimere la questione. “La Juventus propone di coprire i costi indotti – prosegue il sindaco – che ora cadono sulla comunità venariese come quelli della raccolta rifiuti e della pulizia strade, pagando di fatto la tariffa igiene ambientale per Venaria e Torino”. Con il comune del sindaco Sergio Chiamparino “abbiamo cercato di realizzare un testo di accordo che risolva le problematiche edilizie, urbanistiche, ambientali, di viabilità e di trasporto pubblico” spiega Pollari.
Tornando alla Semana, gli azionisti della sua controllante Ese si trincerano dietro Nomenfid e Simonfid, le due fiduciarie della famiglia Grande Stevens. Secondo la semestrale bianconera, Semana ha anche la “conduzione dello Stadio Olimpico di Torino” (di proprietà comunale) dove gioca la Juve con il Torino, la gestione del centro allenamento di Vinovo e del Golf Royal Park parco La Mandria. Secondo l’ultima visura della Camera di Commercio, presidente di quest’ultimo è Allegra Caracciolo di Castagneto, moglie del defunto Umberto Agnelli, mentre il figlio Andrea Agnelli è consigliere delegato: ne è consigliere Romy Gai, ex direttore marketing juventino. Chi sono gli azionisti di questa srl senza scopo di lucro con interessi immobiliari? Non è dato conoscerli: si celano dietro la fiduciaria torinese Crf, proprietaria del 99,99%.
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il pallone in confusione

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Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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