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venerdì 10 giugno 2011

Le dieci proposte de La Voce.info contro le gare truccate

C’è una certa aria di rassegnazione fra le autorità sportive e non solo. Come se le caratteristiche nuove, e in un certo senso più internazionali, dell’ultimo scandalo delle partite di calcio truccate al fine di favorire gli scommettitori rendessero vana qualsiasi contromisura. L’appello lanciato da Coni e Federcalcio al governo perché collabori al contrasto del fenomeno lascia una sensazione di impotenza. Eppure qualcosa si può fare. Dall’interno, soprattutto, non solo dall’esterno del mondo del calcio. Ecco dieci proposte, articolate in varie aree di intervento regolamentare, che potrebbero immediatamente essere sperimentate.

DIPARTIMENTO ANTIFRODI SPORTIVE

Istituzione, per iniziativa di presidenza del Consiglio, ministero degli Interni, ministero della Giustizia, ministero dell’Economia, Coni e Federcalcio, di un Dipartimento antifrodi sportive, composto da magistrati, reparti specializzati di forze dell’ordine (la task force proposta da Maroni da sola non basta), dirigenti sportivi, rappresentanti dei Monopoli e delle agenzie di scommesse autorizzate, nonché da rappresentati dei consumatori (tifosi di calcio e scommettitori). Il Dipartimento potrebbe essere finanziato dagli stessi concessionari, che oggi sfruttano i marchi dei club e le competizioni sportive gratuitamente, destinandovi una quota percentuale fissa dei ricavi generati dalle scommesse, sulla falsariga di quanto previsto dalla legislazione francese.

MODELLI DI ORGANIZZAZIONE SOCIETARIA EX DECRETO 231

Rendere immediatamente obbligatorio per tutte le società calcistiche professionistiche l’adozione di modelli di organizzazione, gestione e controllo che facilitino la prevenzione di atti contrari ai principi di lealtà, correttezza e probità sportiva, secondo le direttive del decreto legislativo n. 231 dell’8 giugno 2001. Si tratta di una disposizione inserita nello Statuto della Federcalcio riformato dai commissari straordinari dopo l’esplosione dello scandalo di Calciopoli. L’articolo 7 dice che i modelli societari “devono prevedere: a) misure idonee a garantire lo svolgimento dell’attività sportiva nel rispetto della legge e dell’ordinamento sportivo, nonché a rilevare tempestivamente situazioni di rischio; b) l’adozione di un codice etico, di specifiche procedure per le fasi decisionali sia di tipo amministrativo che di tipo tecnico-sportivo, nonché di adeguati meccanismi di controllo; c) l’adozione di un incisivo sistema disciplinare interno idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello; d) la nomina di un organismo di garanzia, composto da persone di massima indipendenza e professionalità e dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo, incaricato di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli e di curare il loro aggiornamento”. A quattro anni dalla sua approvazione, la disposizione statutaria rimane lettera morta, perché il Consiglio federale Figc non ha approvato i regolamenti di applicazione, neppure quello interno. L’ha fatto finora soltanto la Lega di serie B, che però ha dato tempo ai club di adeguarvisi entro il prossimo 31 dicembre. Finora soltanto le società quotate hanno dovuto mettersi obbligatoriamente in regola con il 231. Un simile modello organizzativo, oltre ad aumentare le possibilità di controllo sul comportamento dei tesserati, verrebbe considerato, come accaduto alla Juventus nei lodi arbitrali post Calciopoli, circostanza attenuante nell’applicazione della responsabilità oggettiva.

ORGANI DI CONTROLLO INDIPENDENTI

Istituzione nel calcio italiano di un sistema di organi di controllo, realmente efficaci e indipendenti. La Covisoc, la Commissione di vigilanza sui conti delle società, è l’unico strumento di controllo non completamente in house, per l’indicazione di due membri su cinque riservata al Coni. Poteri di nomina esterni sono poi previsti per alcuni organi di giustizia sportiva. Per il resto vale il fai da te. Addirittura, la regolarità delle operazioni di calcio mercato è vagliata dalla Lega, e cioè dall’associazione dei club interessati. Non esiste un’autentica Autorità indipendente, in grado di vigilare e di individuare le criticità del sistema. Non c’è niente di simile alla Football Regulatory Auhority inglese, composta in parte da rappresentanti del calcio professionistico e dilettantistico e in parte da membri esterni, e della quale si sta studiando, su pressante richiesta del Parlamento, una modifica della sua composizione in senso ancora più indipendente.

DIRITTI TV: PIÙ VALORE ALLA CLASSIFICA

Rivedere, sulla base di quanto previsto dall’articolo 25 della legge Melandri, il meccanismo di distribuzione della quota del 30 per cento delle risorse assicurate dalla cessione collettiva dei diritti televisivi relativa ai risultati sportivi. Attualmente è determinata per il 10 per cento sulla base dei risultati conseguiti dalla stagione 1946-47 ad oggi, per il 15 per cento sulla base dei risultati delle ultime cinque stagioni sportive e per il 5 per cento sulla base del risultato conseguito nell’ultima stagione. Calcolando invece l’intera quota del 30 per cento sulla base della sola classifica dell’ultimo campionato disputato, si verrebbero a determinare possibilità di ricavo supplementari consistenti (nell’ordine di qualche milione di euro) anche piazzandosi al nono anziché al decimo posto, ad esempio. Un incentivo di questa portata di sicuro aumenterebbe la vigilanza dei club sul comportamento dei giocatori anche nelle partite della parte finale del campionato, quelle più esposte alla possibilità di frode.

RIFORMA DEI CAMPIONATI

In Italia i club calcistici professionisti sono ufficialmente 132, diventati nell’ultima stagione 127 per la mancata sostituzione di squadre che non hanno ottenuto l’iscrizione ai campionati di competenza. In Inghilterra i club prof sono 92, in Germania 56, in Spagna 42 e in Francia 40. Nel Nord America (Usa più Canada) il totale delle società professionistiche che danno vita ai campionati di football, baseball, basket e hockey è di 122. I calciatori professionisti tesserati per la Federcalcio italiana nella stagione 2009-2010 erano 3.517, 1.608 dei quali impegnati in serie A o serie B. Tra serie A e serie B i sono 42 club, e dunque una media di oltre 38 giocatori per squadra (superfluo ricordare che a calcio si gioca in 11). Èevidente che si tratti di un sistema insostenibile, come testimoniato anche dalla analisi della situazione economico-finanziaria delle società professionistiche appena pubblicata da Arel, PricewaterhouseCoopers e Figc in ReportCalcio 2011. In Lega Pro, ma anche in serie B e in serie A, vi sono società che pagano gli stipendi con ritardo o non li pagano affatto. Una situazione che favorisce le cattive tentazioni dei giocatori più “deboli”, oltre che di quelli a fine carriera. L’orientamento di Federcalcio è quello di proseguire nella politica della non sostituzione dei club professionistici falliti. Ma si tratta di una misura timida e inadeguata.Ènecessaria una riforma dei campionati immediata, che porti subito a una consistente riduzione dell’area professionistica.

SANZIONI PIÙ SEVERE

Ferma restando la difficoltà di far rispettare ai tesserati il divieto di scommettere sulle partite di calcio, va previsto un inasprimento delle sanzioni a carico dei trasgressori. Le vicende di questi giorni pongono inoltre in evidenza il diffuso clima di omertà che pervade il mondo del calcio. Dalle intercettazioni emergono anche numerosi tentativi di corruzione non andati a buon fine e tuttavia mai i personaggi che hanno respinto le offerte di combine si sono rivolti alla giustizia sportiva per segnalare l’accaduto. Anche le sanzioni per “omessa denuncia” vanno perciò rese più afflittive. E almeno su questo sembra che Coni e Federcalcio si stiano muovendo tempestivamente.

INCENTIVI SPORTIVI A CHI SVENTA FRODI

Accanto a un sistema repressivo più efficace, va studiata anche una legislazione sportiva “premiale” per chi collabora a sventare tentativi di illecito. Qui non si tratta tanto di “pentiti”, che pure andrebbero incoraggiati con sconti di pena sportiva se collaborano allo svolgimento delle indagini in casi come quelli di questi giorni, quanto di tesserati coinvolti in sede di allestimento della frode e tempestivi nella segnalazione alle autorità competenti. Si potrebbe studiare una forma di responsabilità oggettiva alla rovescia, e cioè garantire bonus magari in punti in classifica alle squadre delle società cui il tesserato denunziante appartiene. Il contrario cioè della penalizzazione in classifica.

ESTENSIONE DI PLAYOFF E PLAYOUT

Sviluppare e allargare il meccanismo dei playoff e dei playout per determinare promozioni e retrocessioni, in modo da limitare il numero delle posizioni in classifica sostanzialmente ininfluenti e quindi tali da predisporre i giocatori a farsi trarre in tentazione. Bisognerebbe applicare il sistema anche alla serie A – magari non solo per decidere chi scende in serie B, ma anche chi acquisisce il diritto di partecipare alle competizioni europee – e comunque allargare il numero delle squadre coinvolte, studiando meccanismi di maggiore tutela nel confronto diretto per le squadre che conquistano più punti nella stagione: si può prevedere ad esempio la necessità di prevalere con più gol di scarto nel doppio confronto. La spettacolarità dell’evento playoff e playout costituirebbe oltre a tutto per i club un’opportunità di generare ulteriori ricavi.

“ABOLIRE” I PAREGGI IN SERIE B E LEGA PRO

Il pareggio che fa comodo a entrambe le squadre è uno dei terreni più fertili concimati da scommettitori e malandrini. Si avverte la necessità di depotenziarlo ulteriormente, soprattutto nelle serie minori, meno sensibili nel corso degli anni alla rivoluzione dei tre punti per le vittorie. Si potrebbe sperimentare la sua “abolizione” in serie B e in Lega Pro, stabilendo che al termine di ogni partita conclusasi in parità scatti un meccanismo in grado di assegnare il successo a una delle due squadre (calci di rigore, shootout o altro). Naturalmente a chi vince dopo il 90ºverrebbero attribuiti due punti e a chi perde uno. In questo modo si costringerebbero gli operatori a introdurre nuove categorie di puntate che disarticolino un po’ il sistema che si è creato negli ultimi anni (pensare di limitare le modalità di raccolta e le tipologie delle scommesse è anacronistico). Una rivoluzione ancora più coraggiosa, per disincentivare gli accordi sul numero dei gol segnati (le famose scommesse sull’over), potrebbe addirittura portare a una riforma dei punteggi tale da premiare le vittorie con due o più gol di scarto.

RESPONSABILIZZARE IL QUARTO UOMO

Un’altra criticità emersa dalle vicende degli ultimi giorni è l’incapacità dell’organizzazione calcistica di fare tesoro delle segnalazioni di anomalie provenienti dai Monopoli, sulla base delle indicazioni delle agenzie di scommesse. Troppi sono stati i casi, nell’ultima stagione sportiva, di partite sulle quali erano state bloccate le giocate perché troppo orientate su risultati e punteggi specifici e che poi regolarmente si sono concluse con quei risultati o quei punteggi. La presenza degli organismi di garanzia interna previsti dai modelli organizzativi ex decreto 231 consentirebbe una loro immediata mobilitazione in caso di allarme. Anche gli organi della giustizia sportiva andrebbero sollecitati a una maggiore iniziativa preventiva, con tanto di convocazione pre-partita di dirigenti e giocatori delle squadre coinvolte. Insomma, deve scattare un apparato di controllo che tenga accesi tutti i fari possibili e immaginabili sulla gara sospetta. Ma anche durante la partita occorre un monitoraggio continuo. Storicamente verificata l’inadeguatezza degli ispettori dell’ufficio indagini di Federcalcio, si tratta di coinvolgere la squadra arbitrale, che deve essere in grado di capire se in campo sta succedendo qualcosa di strano e intervenire in tempo reale. Forse, più che l’arbitro, troppo attento a vigilare sui singoli episodi di gioco, può essere il quarto uomo a bordo campo ad avere una maggiore visione d’insieme. Con particolare attenzione a quanto avviene nei minuti finali, spesso condizionati, come si è capito in questi giorni, anche dalle cosiddette giocate live.

Gianfranco Teotino - lavoce.info

sabato 14 maggio 2011

ESCLUSIVO/Il Milan fa pace col fisco, ma pagherà di più grazie al premier/proprietario Berlusconi

L'Agenzia delle entrate ha notificato lo scorso dicembre alla società rossonera tre avvisi di accertamento ed un atto di contestazione per presunte violazioni tributarie. Il club ha presentato istanza di adesione per chiudere la questione: di recente però il governo ha aumentato le sanzioni da pagare nella legge di stabilità


Il fisco ha bussato alle porte della sede del Milan in via Turati. La notizia è riportata dalla società rossonera alle pagine 68 e 154 del documento di bilancio chiuso al 31/12/2010. Infatti nella nota integrativa del consolidato e del civilistico si spiega che nello scorso dicembre l’Agenzia delle entrate della Lombardia «a seguito del controllo della posizione fiscale di A.C. Milan spa relativa all’anno 2005, ha notificato tre avvisi di accertamento ed un atto di contestazione principalmente motivati da presunte violazioni consistenti in...» Il club controllato dalla Fininvest, la finanziaria del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, elenca di seguito le contestazioni. «Indebita deduzione di componenti negativi – prosegue la nota integrativa – a fini Irap; indebita detrazione Iva e mancata autofatturazione di operazioni rilevanti ai fini di quello stesso tributo; omessi effettuazione e versamento di ritenute su redditi di lavoro dipendente; violazioni riconducibili tutte alla riqualificazione come “fringe benefit” dei compensi corrisposti a procuratori sportivi, in massima parte nell’ambito di operazioni di trasferimento e/o rinnovo contrattuale di giocatori».

Il 16 febbraio scorso il Milan ha presentato istanza di adesione prevista dall’art. 6 comma 2 del Decreto Legislativo 218/97, risalente al governo Prodi in cui era ministro delle finanze Vincenzo Visco. La decisione del club rossonero è stata presa, si legge sempre nella nota integrativa, «contando di potersi avvalere – ai fini della riforma di tali atti – anche degli esiti del tavolo di lavoro istituito sulle stesse problematiche dalla Lega Calcio e dalla Direzione centrale accertamento dell’Agenzia delle entrate».

Ma che cos’è l’adesione? La Libera Associazione sindacale commercialisti spiega sul proprio sito che «è un istituto che consente sia al contribuente sia all’amministrazione finanziaria di concordare la maggiore imposta dovuta, a seguito di accessi, ispezioni e verifiche (art. 6 comma 1 D.Lgs. 218/97) ovvero in conseguenza alla notifica di un avviso di accertamento o atto similare (art. 6 comma 2 D.Lgs. 218/97). E’ quindi permesso al contribuente di definire con l’amministrazione finanziaria qualsiasi tipo di reddito per il quale non siano decorsi i tempi per l’accertamento». In pratica è un accordo tra fisco e contribuente per definire la pretesa con reciproci vantaggi. La legge istitutiva dell’adesione, sottolinea la Guida pratica del 31 gennaio scorso del quotidiano Il Sole 24 Ore, prevedeva «la riduzione a un quarto delle sanzioni applicate sul provvedimento di accertamento: essa è riconosciuta se l'accertamento con adesione giunge a buon fine». La pubblicazione del quotidiano rosa spiega anche che dopo l’introduzione delle modifiche previste dalla legge di stabilità 220/10 del governo Berlusconi, dallo scorso 1° febbraio l’adesione è meno conveniente in quanto la riduzione è elevata a un terzo. Dunque il Milan pagherà una somma più elevata all’Agenzia delle entrate a causa di un provvedimento approvato dall’esecutivo presieduto dal presidente del Consiglio che ne è anche il suo proprietario.

La società di via Turati conclude così la questione degli avvisi di accertamento fiscali. «L’indeterminatezza delle riprese, le evidenti contraddizioni logiche che gravano sui contenuti del processo verbale di constatazione e sugli atti in cui le sue risultanze sono confluite (prescindendo dall’analisi critica delle memorie difensive prodotte dalla società in osservanza delle disposizioni dello Statuto dei diritti del contribuente), inducono la società a non effettuare alcuno stanziamento per rischi in bilancio».

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE

giovedì 5 maggio 2011

Convegno a Napoli: “Libertà di espressione e codice di giustizia sportiva”

Martedì 10 Maggio, alle ore 11,30 presso la sala U.I.F. del Tribunale di Napoli, sita al 1° piano Palazzina b del Nuovo Palazzo di Giustizia,si terrà il convegno "Libertà di espressione e codice di giustizia sportiva". La manifestazione è organizzata dalla Fondazione dell’Avvocatura Napoletana per l’Alta Formazione Forense dal Sindacato Forense, dall'Associazione azzurra Lex e dall'Unione Forense Napoli.

Partecipano: il dottor Carlo Iuliano - Giornalista sportivo, l' avvocato Alfredo Mensitieri - Procuratore Vicario FIGC, l'avvocato Arturo Frojo Consigliere COA Napoli – Pres. Comm. Disciplinare Sportiva Campania, l'avvocato Lucio giacomardo - Docente Diritto Sportivo Univ. degli Studi di Napoli Federico II, l'avvocato Fabio Turrà - Associazione Giuristi Italiani per lo Sport

Il dibattito sarà moderato dal giornalista della Tgr Rai Campania Antonello Perillo. Partecipano anche l'avvocato Francesco Caia - Presidente del Consiglio dell’Ordine Avvocati Napoli, l’avvocato Bruno Piacci - Presidente Fondazione Avvocatura Napoletana - Consigliere CNF, l’avvocato Luigi Canale presidente del Sindacato forense Napoli, l’avvocato Sergio Longhi presidente Azzurra Lex e l’avvocato Marino Iannone presidente Unione Forense Napoli.

martedì 26 aprile 2011

Federsupporter e Codacons: sia resa pubblica la due diligence sulla Roma

Le due associazioni lo chiedono alla Consob

Federsupporter e Codacons hanno inviato in data odierna una formale richiesta, il cui testo può essere consultato sui siti www.federsupporter.it e www.codacons.it, alla Consob affinchè la Commissione renda pubblica la due diligence in oggetto. Quanto sopra allo scopo di rendere possibile ai piccoli azionisti della Società ed al mercato di poter verificare gli effettivi contenuti del suddetto documento onde accertare la rispondenza al vero delle affermazioni relative alla gestione della A.S. Roma spa contenute in un articolo apparso su “La Repubblica” del 20 aprile u.s., smentite ufficialmente dalla Società con un comunicato in pari data.

In esito alla verifica in questione, può unicamente determinarsi la seguente alternativa: o sono vere le affermazioni contenute nell’articolo richiamato o esse, come afferma il comunicato societario, sono inesatte e fuorvianti. Nell’un caso o nell’altro vi sarebbero gravi responsabilità di chi non avesse dichiarato il vero: responsabilità perseguibili dai piccoli azionisti sotto molteplici profili ed in ogni opportuna sede.

mercoledì 20 aprile 2011

Federsupporter e Codacons: intervenga la Consob sulla cessione della Roma

Federsupporter e Codacons chiedono alla Consob un intervento urgente in merito alla cessione della maggioranza delle azioni della AS Roma spa a tutela degli investitori e del mercato.

Federsupporter e Codacons hanno inviato oggi alla Consob una formale richiesta di intervento urgente della Commissione in merito alla cessione della maggioranza delle azioni della AS Roma spa a tutela degli investitori e del mercato. In particolare, nella lettera, che si trova pubblicata sul sito www.federsupporter.it e www.codacons.it,viene messo in evidenza che i piccoli azionisti della AS Roma, i quali detengono complessivamente circa il 33 % del capitale sociale, sono stati tenuti all’oscuro delle regole e delle modalità di svolgimento del negoziato che ha portato all’odierna cessione: regole e modalità che, invece, avrebbero dovuto essere comunicate ai suddetti piccoli azionisti.

Tale omissione non ha consentito e non consente ai richiamati piccoli azionisti di poter verificare se il negoziato si sia effettivamente svolto secondo le regole e le modalità prestabilite e, soprattutto, non consente di verificare se l’offerta che ha portato all’aggiudicazione del pacchetto di maggioranza azionario della AS Roma alla così detta “ cordata americana” sia, in realtà, quella migliore.

Ciò anche alla luce del fatto che il prezzo di cessione del suddetto pacchetto, pari a € 0,67, risulta inferiore di oltre il 40% rispetto al valore delle azioni ,€ 1,16, registrato poco prima della data della cessione stessa.

Inoltre, si chiede alla Consob di accertare se sussistano o possano sussistere eventuali situazioni di conflitto di interesse tra i soggetti negoziatori e gli attuali soggetti cessionari delle azioni di maggioranza.

giovedì 14 aprile 2011

Banda Bagaj: «Perché solo in Italia esistono certi divieti negli stadi?»

Riceviamo dall'Inter Club Banda Bagaj e pubblichiamo


Il responsabile del Ccic se non sbagliamo è anche il responsabile di una sorta di rappresentanti dei vari club di tifosi d’italia (quindi, inter club, juve club, Napoli club…). Ci permettiamo di far lui notare (come avete visto ieri in tv e come si vede oggi nella foto della gazzetta dello sport allegata) come in germania (ma come in ogni angolo del mondo. Noi BB li abbiamo fatti entrare ad abu dhabi) vengano giustamente considerati strumenti di tifo e non armi contundenti (se uno vuole menare fa molti più danni con calci, pugni e testate) la mezza dozzina di tamburi e l’impianto audio.

Chiediamo cortesemente al sig. Sala di farlo presente con una certa determinazione la dove si decide cosa può e cosa non può entrare allo stadio. Un paio di settimane fa ad un ragazzo è stato proibito l’ingresso al Meazza solo perché aveva il portafogli legato con una piccolissima catenella ai propri pantaloni.

Solo l’intervento del responsabile della digos ha riportato un minimo normalità e costui è chiaramente entrato con il suo portafogli. Ma di questi episodi in italia siamo pieni. E poi ci si chiede come mai gli stadi son vuoti.

Un’ultima cosa da far presente, in questo caso solo ed esclusivamente al dott. Sala in qualità di responsabile del centro coordinamento Inter club, è l’organizzazione di una squadra che per la prima volta accede alle semifinali di champions…

…leggete le ultime 7 righe dell’articolo allegato e dite voi se sia possibile che lo shalke 04 abbia un’organizzazione simile, quando invece la squadra campione di tutto ha l’organizzazione che purtroppo tutti noi conosciamo. Per chi non vede allegato l’articolo dice: “…invece qualche minuto dopo la chiusura del match, l’altoparlante ha annunciato l’organizzazione del viaggio per Manchester”.

E’ vero che le possibilità di andare in semifinale erano tante ma noi un’organizzazione simile ce la sogniamo (c’è ancora gente a malpensa che attende il proprio charter x la finale di madrid J).

All’inter ci danno info su organizzazione trasferte e biglietti solo dopo che i tifosi ormai sono andati a male a causa di assenza di informazioni.

Forse abbiamo qualcosa da imparare…

Sperando di essere stati anche questa volta educati e civili vi salutiamo calorosamente.

Inter club Banda Bagaj

(NB: la foto della pagina della Gazzetta dello Sport ci è stata spedita da Banda Bagaj. Cliccare sopra col mouse per leggere)

venerdì 8 aprile 2011

Federsupporter: la tessera del tifoso, questa sconosciuta...ancora

Prendiamo spunto da due episodi segnalati da alcuni tifosi e riportati dalla stampa per sottolineare le difficoltà e le incongruenze nel quale si dibatte tuttora quello strumento ibrido di marketing in cui sono state forzate la filosofia e le tematiche della lotta alla violenza negli impianti sportivi. Le carenze organizzative, tecniche, comunicazionali e di trasparenza che caratterizzano la filiera della tessera del tifoso, da più parti sollevate, ed in particolare da Codacons e da Federsupporter, hanno trovato puntuale conferma nel provvedimento ( n.b. non un semplice parere) del 12 gennaio u.s. dell’Autorità Garante della Privacy che ha imposto alle società sportive “ di migliorare l’informativa da dare ai tifosi….mettendo in evidenza i dati che possono essere trattati solo su base volontaria e con consenso ad hoc…” Ma soprattutto “ i tifosi dovranno essere informati sulle caratteristiche dei trattamenti effettuati tramite la tecnologia rfid” “. A tutt’oggi non risulta alcuna risposta da parte delle richiamate società, tanto che Codacons ha ritenuto opportuno sollecitare nuovamente ‘ Autorità Garante. Questa premessa si rende necessaria per commentare, brevemente, non solo le richiamate segnalazioni dei tifosi ma, soprattutto, la replica del Ministero dell’Interno. La domanda: “ Che fine ha fatto la tessera del tifoso? Ad agosto dello scorso anno ho sottoscritto la tessera del tifoso contestualmente all’abbonamento per la stagione calcistica 2010/2011, mancano poche giornate alla fine del campionato e la tessera del tifoso non mi è stata recapitata… E nelle stesse condizioni mie si trovano tantissimi altri tifosi….. che fanno le poste ? – in Il Messaggero.it del 28.03.2011”

Dal Corriere del Mezzogiorno del 30.03.2011 :” Un lettore de Il Napolista ha scritto al sito inviando la risposta che il Ministero dell’Interno gli ha dato dopo le sue ripetute proteste per il fatto di non riuscire a trovare la tessera del tifoso negli uffici postali partenopei “ pubblicato su Pianetagenoa1893.net, dal sito” il napolista.it.”

E la risposta ministeriale è significativa in quanto richiama la responsabilità, prima, delle società sportive e, poi, dei soggetti collocatori della tessera, responsabilità per la cui evasione non è prevista alcuna penalizzazione ma solo il disprezzo per il “ cliente”. “Spiacenti degli inconvenienti e ritardi da li patiti, si comunica che già da tempo è in atto il monitoraggio delle problematiche connesse alla reperibilità e rilascio delle tessere del tifoso. In particolare per quanto riguarda il Napoli Calcio, gli organi sportivi competenti hanno qui riferito che detta società ha effettivamente disabilitato al rilascio alcuni uffici postali dislocati sul territorio italiano a causa di loro problemi tecnici e che altri sono sprovvisti materialmente delle tessere… Le confermiamo peraltro che per vedere assicurato il suo diritto a seguire la squadra del cuore in trasferta, prendendo posto, volendo, nel settore degli ospiti degli stadi ed anche in presenza di limitazioni, Lei potrà richiedere il rilascio della Tessera del Tifoso, previa autorizzazione al trattamento dei suoi dati personali nel rispetto della normativa sulla privacy, a qualsiasi Società di calcio iscritta ai campionati di Serie A, B o Lega Pro, vedendo assicurate così tutte le facilitazioni di base previste dal Programma”. Risposta che , come evidenzia il sito stesso “…ha sorpreso il tifoso che però ha riconosciuto al Ministero quella correttezza e celerità che non ha mai trovato nella società….”. Su questa replica ministeriale, peraltro, devono evidenziarsi due aspetti .

Il primo : è stata capovolta la logica della tanto sbandierata fidelizzazione che consente al tifoso possessore della tessera della SUA squadra di accedere a qualsiasi impianto sportivo. Ora si invita , nell’inerzia della società sulla quale dovrebbe pesare l’obbligo di consegnare la tessera, il tifoso a sottoscrivere una tessera qualsiasi per poter assistere alle gare della SUA squadra.

Invero “Le linee guida per gli addetti ai lavori approvate dal gruppo di lavoro tecnico” del luglio 2010 prevedono che “… possono richiedere ed ottenere la tessera del tifoso tutti i supporter che ne facciano richiesta ad una qualsiasi società sportiva . I più appassionati potranno avere anche Tessere del Tifoso di differenti squadre.” Ma sembra del tutto evidente che la passione è un sentimento “ monopolistico”, ad una sola direzione, verso qualcosa o qualcuno e non ammette devianze. Ciò è ancora più vero per la PROPRIA squadra per la quale la fedeltà è “certificata” dalla tessera- abbonamento.

Tale passione, del resto, è enfatizzata dalla stessa Lega Italiana Calcio quando afferma che “ la tessera del tifoso è il futuro per tutte le società di calcio che traggono ogni domenica energia dal cuore pulsante dei tifosi “ e che “ è un segno di riconoscimento, una dichiarazione di fedeltà alla propria squadra

Il secondo aspetto è ancora più rilevante, in quanto riguarda un inciso solo apparentemente formale quando il Ministero invita il tifoso a richiedere la tessera “… nel rispetto della normativa sulla privacy….”. Come noto, infatti, il provvedimento dell’Autorità Garante sopra richiamato, che avrebbe dovuto costituire un obbligo per i soggetti cui è stato diretto : Coni, Figc, società sportive e soprattutto Ministero dell’Interno, non ha sinora avuto alcun seguito, in quella sorta di limbo in cui sembra vivere il mondo sportivo, al di fuori di regole e di rispetto, prima ancora che per le Istituzioni, per chi consente loro ancora di esistere : i tifosi- clienti.

Alfredo Parisi - Presidente Federsupporter

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il pallone in confusione

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