L'Agenzia delle entrate ha notificato lo scorso dicembre alla società rossonera tre avvisi di accertamento ed un atto di contestazione per presunte violazioni tributarie. Il club ha presentato istanza di adesione per chiudere la questione: di recente però il governo ha aumentato le sanzioni da pagare nella legge di stabilità
Il fisco ha bussato alle porte della sede del Milan in via Turati. La notizia è riportata dalla società rossonera alle pagine 68 e 154 del documento di bilancio chiuso al 31/12/2010. Infatti nella nota integrativa del consolidato e del civilistico si spiega che nello scorso dicembre l’Agenzia delle entrate della Lombardia «a seguito del controllo della posizione fiscale di A.C. Milan spa relativa all’anno 2005, ha notificato tre avvisi di accertamento ed un atto di contestazione principalmente motivati da presunte violazioni consistenti in...» Il club controllato dalla Fininvest, la finanziaria del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, elenca di seguito le contestazioni. «Indebita deduzione di componenti negativi – prosegue la nota integrativa – a fini Irap; indebita detrazione Iva e mancata autofatturazione di operazioni rilevanti ai fini di quello stesso tributo; omessi effettuazione e versamento di ritenute su redditi di lavoro dipendente; violazioni riconducibili tutte alla riqualificazione come “fringe benefit” dei compensi corrisposti a procuratori sportivi, in massima parte nell’ambito di operazioni di trasferimento e/o rinnovo contrattuale di giocatori».
Il 16 febbraio scorso il Milan ha presentato istanza di adesione prevista dall’art. 6 comma 2 del Decreto Legislativo 218/97, risalente al governo Prodi in cui era ministro delle finanze Vincenzo Visco. La decisione del club rossonero è stata presa, si legge sempre nella nota integrativa, «contando di potersi avvalere – ai fini della riforma di tali atti – anche degli esiti del tavolo di lavoro istituito sulle stesse problematiche dalla Lega Calcio e dalla Direzione centrale accertamento dell’Agenzia delle entrate».
Ma che cos’è l’adesione? La Libera Associazione sindacale commercialisti spiega sul proprio sito che «è un istituto che consente sia al contribuente sia all’amministrazione finanziaria di concordare la maggiore imposta dovuta, a seguito di accessi, ispezioni e verifiche (art. 6 comma 1 D.Lgs. 218/97) ovvero in conseguenza alla notifica di un avviso di accertamento o atto similare (art. 6 comma 2 D.Lgs. 218/97). E’ quindi permesso al contribuente di definire con l’amministrazione finanziaria qualsiasi tipo di reddito per il quale non siano decorsi i tempi per l’accertamento». In pratica è un accordo tra fisco e contribuente per definire la pretesa con reciproci vantaggi. La legge istitutiva dell’adesione, sottolinea la Guida pratica del 31 gennaio scorso del quotidiano Il Sole 24 Ore, prevedeva «la riduzione a un quarto delle sanzioni applicate sul provvedimento di accertamento: essa è riconosciuta se l'accertamento con adesione giunge a buon fine». La pubblicazione del quotidiano rosa spiega anche che dopo l’introduzione delle modifiche previste dalla legge di stabilità 220/10 del governo Berlusconi, dallo scorso 1° febbraio l’adesione è meno conveniente in quanto la riduzione è elevata a un terzo. Dunque il Milan pagherà una somma più elevata all’Agenzia delle entrate a causa di un provvedimento approvato dall’esecutivo presieduto dal presidente del Consiglio che ne è anche il suo proprietario.
La società di via Turati conclude così la questione degli avvisi di accertamento fiscali. «L’indeterminatezza delle riprese, le evidenti contraddizioni logiche che gravano sui contenuti del processo verbale di constatazione e sugli atti in cui le sue risultanze sono confluite (prescindendo dall’analisi critica delle memorie difensive prodotte dalla società in osservanza delle disposizioni dello Statuto dei diritti del contribuente), inducono la società a non effettuare alcuno stanziamento per rischi in bilancio».
Marco Liguori
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