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giovedì 21 febbraio 2008

Fiduciare e Lussemburgo/1

il manifesto", 12/03/04

Quando il padrone resta nell'ombra

Le società fiduciarie e estere, soprattutto lussemburghesi, sono l'ultima passione del calcio italiano per nascondere i veri azionisti dei club. Dal Brescia al Bologna, dalla Sampdoria al Napoli, così fan tutte.

Società fiduciarie ed estere, soprattutto lussemburghesi, che passione. A detenere i pacchetti di controllo di più d'una squadra del campionato italiano ci sono azionisti che si nascondono bellamente o che hanno il ponte di comando all'estero. Anche in questo il calcio non si differenzia, e non potrebbe essere altrimenti, dal resto delle imprese italiane. Occorre comunque sottolineare che tali possibilità sono previste dalla legge ordinaria. Spulciando tra le visure ci si imbatte in gustose amenità, che restano peraltro senza risposta. Le fiduciarie, si sa, servono giusto a tenersi nell'ombra. Con un bel calcio alla trasparenza. Anche perché esiste una regola della federazione, che sancisce essere «tassativamente vietato» il controllo di più d'una squadra nella stessa serie: è il dettato dell'articolo 16-bis delle Noif. Ma come fa la Federazione a sapere chi detiene il controllo se c'è chi si maschera dietro fiduciarie e società estere? La risposta la fornisce il comma 7-bis dell'articolo 15 delle Noif, che dà la facoltà alla Figc di «chiedere la comunicazione dei documenti atti a identificare le persone fisiche» che detengono le azioni: in parole povere, è un controllo che spetta alla Co.vi.soc., la nota commissione che vigila, o almeno dovrebbe, sui conti delle società. Sarà stato esercitato? Non è dato saperlo. C'è di più: la violazione del divieto «tassativo» comporta delle sanzioni risibili. Non poteva essere altrimenti visto l'andazzo delle regole nel mondo del calcio. A carico delle società è prevista un'ammenda non inferiore a 10.000 euro (nemmeno 20 milioni di vecchie lire), mentre gli azionisti, aventi partecipazioni plurime, incorrono nella sanzione di cui all'articolo 14, comma 1 lettera e del Codice di Giustizia Sportiva per un periodo non inferiore a un anno: l'inibizione temporanea a svolgere ogni attività in seno alla Figc, a ricoprire cariche federali ed a rappresentare le società nell'ambito sportivo.

La Leonessa Dubbiosa
Ma è davvero Corioni il proprietario del Brescia? Il dubbio sorge immediato: l'ex presidente del Bologna detiene il 5,06% delle «rondinelle», mentre il restante 94,94% è in mano alla Sportinvest. E chi ne sono i soci? Mistero. Si nascondono dietro due fiduciarie: il 50% è custodito dalla Solofid, che fa parte del gruppo Banca Lombarda, sponsor della squadra, l'altro 50% dalla Nazionale Fiduciaria, che appartiene alla galassia di società del finanziere Emilio Gnutti. Per quali motivi Corioni, che non teme di apparire ufficialmente nell'azionariato, dovrebbe poi nascondersi dietro almeno una delle due fiduciarie? In una situazione simile a quella del Brescia c'è la Salernitana. Aniello Aliberti compare ufficialmente come socio del club campano: ma solo di minoranza. Perché la maggioranza, e precisamente il 64,1%, è posseduta dalla fiduciaria Servizio Italia. Il presidente granata emerge invece al termine di una catena: è socio al 35,55% nella Cofin, proprietaria del 98% della Fin Sport, che a sua volta ha in mano il 35,67% della Salernitana. Per Aliberti la domanda è dunque la stessa che per Corioni.

Le regole di Cellino
Il numero uno del Cagliari è stato tra i capi della «rivolta» dell'estate scorsa, invocando il rispetto delle regole contro il ripescaggio di Catania, Genoa, Salernitana e Fiorentina. Ma l'assetto di controllo della squadra sarda è oscuro: il 99,91% è detenuto dalla Edilstudio. E' una società di Cagliari che, visura della Camera di Commercio alla mano, oltre ad avere come oggetto principale la realizzazione di iniziative produttive nell'ambito della Regione Sardegna, specialmente di tipo edilizio, risulta «inattiva». Ed è un punto interrogativo chi sia il propietario della Edilstudio: il pacchetto completo delle azioni è stato infatti dato alla Melior Trust, che è una fiduciaria il cui 10% è in mano alla banca d'affari Meliorbanca.

Viva il Lussemburgo
Il Granducato resta una meta piuttosto ambita anche nel calcio. Tutto consentito dal punto di vista legale, sia ben chiaro. In rigoroso ordine, sia di campionato di appartenenza che alfabetico, troviamo Bologna, Sampdoria, Udinese, Napoli, Ternana e Triestina.All'azionista di maggioranza del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, si arriva dopo un lungo cammino. La società rossoblu è controllata al 90% dalla Bologna Football Club 1909 Holding Spa, a sua volta in mano per il 99,99% alla Victoria srl, posseduta al 100% dalla Lorena srl. Il 70% di quest'ultima è della lussemburghese Financière Gazzoni Frascara. Anche la Sampdoria è sbarcata in forze nel Granducato. Il 99,9% è della Weissberg S.A.: il suo socio di controllo è la Banca Lombarda International S.A.. Particolare curioso: l'amministrazione della Weissberg è in mano ad un altra società lussemburghese, la Manacor S.A..L'Udinese è controllata al 96,43% dalla Gesapar S. A.: l'1,9% è in mano ad un'altra lussemburghese, la Fiveneta S. A., mentre Gianpaolo Pozzo detiene l'1,67%. Scendendo di categoria, spicca il 99,94% del Napoli Calcio S.A., controllante della società partenopea. A Terni la situazione è semplice come a Napoli: il 99,9% è in mano alla Fintad International Holding S.A. Leggermente più complicata la catena di controllo della Triestina, ma la sostanza non cambia: il 99,99% della società giuliana è detenuto dalla San Marco Finance srl, i cui soci sono, con lo 0,31% il presidente Amilcare Berti, e con il 99,69% la lussemburghese Finvalley S.A.

Non solo Granducato
L'Ancona è in mano per il 100% alla Kruger Investiment, il 99,536% del Perugia, dato in pegno a Capitalia, è però di proprietà della Kilpeck Overseas Corporation, la quota di maggioranza del Catania, pari al 74,5%, è della Audette Holdings Corporation. Curiosità finale: la Figc è ancora azionista dell'Atalanta. Beninteso, nulla di rilevante, specialmente nell'italico mondo del pallone in cui i conflitti di interesse hanno ben altra portata: ma proprio per questo cosa ci fanno quelle misere 100 azioni, pari a un valore nominale di 750mila vecchie lire, ancora in mano federale?
Marco Liguori
Salvatore Napolitano

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