www.lavocedellacampania.it/Novembre 2006
UN CALCIO ALL'IRAP
DI MARCO LIGUORI
Peggio di Dracula nei confronti dei cittadini, il Fisco diventa magicamente un agnellino davanti a evasori, arcimiliardari e, guarda caso, società di calcio. Per di più quotate in borsa e debitrici di una montagna di euro, la bellezza di 130 milioni e rotti. Da spalmare e pagare in comode rate.Autunno: tempo di legge Finanziaria e, soprattutto, di tasse. Come sanno tutti i contribuenti, novembre è il mese dedicato all'eventuale acconto sui tributi. Inoltre nella legge di bilancio sono incluse anche le aliquote delle imposte da versare per l'anno successivo, insieme a tutta una serie di nuovi balzelli. Si è parlato fin troppo anche di evasione e degli innumerevoli modi per cercare di combatterla. In questo carosello fiscale, il governo Prodi e l'opposizione della Casa delle libertà hanno dimenticato un problema non trascurabile: l'esposizione debitoria verso l'erario delle società di calcio. Nell'ultima interrogazione parlamentare sul tema, risalente al 1 febbraio scorso, si evidenziò che, nel periodo compreso dal 2001 fino al 30 novembre 2005, il fisco vantava un credito di 549 milioni di euro nei confronti delle società di serie A, B, C1 e C2. Ciò significa che anche i cittadini a cui non interessa guardare le partite di calcio pagano fior di quattrini per questo costoso spettacolo.La Voce della Campania ha esaminato gli unici bilanci finora disponibili, chiusi al 30 giugno scorso e riguardanti le tre quotate in Borsa (Juventus, Lazio e Roma), per fornire un dato aggiornato, anche se parziale. Il loro debito fiscale complessivo ammontava a quella data a 130,25 milioni.
LAZIO IN VETTA
E cominciamo dalla Lazio, già alle prese con la grana del sequestro azionario deciso dal gip Fabio Paparella. La società romana ha specificato nel proprio documento contabile che "i debiti tributari ammontano al 30 giugno 2006 a euro 103,32 milioni". Rispetto all'esercizio precedente, quando era di 105,75 milioni, la cifra è diminuita di 2,44 milioni. Ciò è dovuto "principalmente al pagamento della rata prevista dall'accordo con l'Agenzia delle entrate e all'incremento degli interessi sul debito tributario oggetto di transazione con l'Agenzia delle entrate". Proprio questa transazione, stipulata il 20 maggio 2005, ha consentito alla società presieduta da Claudio Lotito di sopravvivere. L'atto di pace con il fisco riguarda "l'Irpef e l'Iva dovute a tutto il 31 dicembre 2004 e non versate dalle precedenti gestioni, pari a 108,78 milioni". A questa cifra devono essere aggiunti gli interessi, per un totale di 140 milioni.Al termine della transazione la Lazio corrisponderà questa cifra, garantita dalla cessione degli incassi da biglietteria, all'Agenzia delle entrate in 23 comode rate da 5,65 milioni, più una aggiuntiva da 5,23 milioni da pagarsi il 1 aprile 2009. Finora la Lazio ha puntualmente pagato la prima rata all'atto della sottoscrizione da 8,06 milioni e quella prevista per il 2006. Nella sua relazione al bilancio al 30 giugno 2005, il Consiglio di Sorveglianza della Lazio ha però specificato che "è stata prevista altresì la risoluzione della transazione in caso di inadempimento da parte della società".Questo "regalo" del fisco alla Lazio ha destato qualche perplessità negli ambienti di Borsa. Alcuni osservatori ritengono che l'accordo potrebbe essere interpretato dall'Unione europea come un aiuto di stato: ma da Bruxelles non è arrivato finora alcun commento. La Lazio ha anche accantonato poco più di 5 milioni poiché ha aderito al parere della Lega calcio, emanato nel maggio 2002, con cui si specifica che le plusvalenze generate dalla cessione di calciatori non debbano essere assoggettate all'Irap. Peccato che, nel dicembre 2001, l'Agenzia delle entrate avesse dichiarato in una risoluzione l'esatto contrario. E' un caso unico al mondo: la disposizione di un'associazione privata prevale su quella di un organo statale. Miracoli dell'italica pedata!
JUVE A MENO DIECI
Anche la Juventus è in debito con il fisco. La società controllata dall'Ifil, cassaforte della famiglia Agnelli, deve pagare al 30 giugno scorso 10,13 milioni di euro in tributi. La cifra, indicata nella nota integrativa, si è incrementata rispetto all'esercizio 2004/05 di circa 155mila euro, pari all'1,55%. Scomponendo il dato, si nota che la parte più consistente è costituita dall'Ire (la vecchia Irpef) pari a 4,84 milioni, dovuta per ritenute da versare a dipendenti, lavoratori autonomi, collaborazioni coordinate e continuative ed altro. La società specifica che la somma dovuta è stata versata nel luglio 2006. Considerato il valore elevato, si presume che la Juve abbia trattenuto in tutto o in parte le ritenute dovute per l'Ire di alcuni mesi dell'esercizio 05/06: le ha poi versate il primo mese di quello successivo. Nella nota integrativa non è stata riportata alcuna indicazione su accantonamenti dovuti per sanzioni e interessi per il ritardato pagamento. Quanto all'Iva, la Juventus dichiara una cifra da pagare per 4,87 milioni relativa al solo mese di giugno: la nota integrativa specifica che è stata "versata nel mese di luglio 2006". Si può ipotizzare che questo elevato importo anomalo mensile possa provenire da fatturazioni per anticipo di ricavi futuri.
ROMA IN FONDO
Alla fine dell'ultimo esercizio, la Roma presentava debiti tributari per 16,8 milioni. Il totale supera di oltre 5,88 milioni quello al 30 giugno 2005, con un incremento del 53,9%. I debiti Irpef erano pari a 807mila euro (985mila nel 2004/05), "relativi a ritenute operate - si legge nella nota integrativa - in qualità di sostituti d'imposta per compensi corrisposti a dipendenti, collaboratori e lavoratori autonomi nel mese di giugno 2006". Ben più elevati i debiti per Iva, pari a 12,1 milioni, rispetto ai 7,97 milioni dell'esercizio precedente (+4,1 milioni). Invece risulta in diminuzione di 426mila euro la cifra dovuta per l'Irap. Sul totale dei debiti pesa per il 18% la voce "interessi e sanzioni", pari a oltre 3 milioni di euro, in netta crescita rispetto ai 665mila del bilancio al 30 giugno 2005: vi "sono state contabilizzate le sanzioni e gli interessi - prosegue la nota integrativa - per omessi versamenti di imposte e ritenute".La Roma ha costituito anche un fondo rischi per imposte di 8,74 milioni, tramite un accantonamento di 8,27 milioni, per "fronteggiare gli eventuali rischi conseguenti alle verifiche fiscali che hanno interessato la società". Il fondo è stato adeguato con un accantonamento di 101mila euro per ripianare "le eventuali passività derivanti dal contenzioso in essere con l'Amministrazione finanziaria". La società non ha però specificato di quale contenzioso si tratta.
Soci confessi
La Juventus ha confessato il conflitto d'interessi tra Moggi padre e Moggi figlio. A pagina 42 del bilancio chiuso al 30 giugno scorso, nel paragrafo dedicato alle operazione con società controllate e altre parti correlate, c'è una nota riguardante la Gea World, la società presieduta da Alessandro Moggi (che ne è anche socio tramite la Football Management). In essa è sottolineato che la società "è stata parte correlata fino al 16 maggio 2006, data delle dimissioni dell'ex direttore generale Luciano Moggi".Tradotto dal "borsese", l'espressione "parte correlata" significa che la Gea era una delle società riconosciute dalla Juve come parte in affari. La "confessione" bianconera riguarda quindi il rapporto tra Luciano Moggi e l'azienda presieduta da suo figlio Alessandro, terminato, guarda caso, proprio con l'uscita di scena di Moggi senior: entrambi trattavano fra loro la compravendita dei calciatori. Ciò è anche supportato dalla specificazione dei poteri di papà Luciano, contenuti nel bilancio al 30 giugno 2005 della Juve.Oltre ad essere direttore generale, "Lucianone" era anche consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, così come lo erano l'amministratore delegato Antonio Giraudo e il vicepresidente Roberto Bettega: tutti e tre partecipavano anche alla stesura del bilancio e hanno partecipato a tutte le riunioni del consiglio d'amministrazione. Inoltre lo stesso Cda aveva dato a Luciano Moggi, con delibera in data 4 settembre 2001 e confermata il 28 ottobre 2003, "specifici poteri nell'ambito delle competenze sportive".Alla Gea World sono stati versati 970 mila euro, per il solo esercizio 2005/06, "in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori". Tuttavia la Juventus risulta debitrice verso la Gea per 550mila euro e verso la controllante di quest'ultima, la Football Management, per 110 mila euro. Dunque anche la società che fa capo alla famiglia Agnelli è nella lista di coloro che devono soldi a quella dei "figli di papà": il debito ammontava (come scritto dalla Voce un mese fa) al 31 dicembre 2005 a 3,87 milioni di euro.
Marco Liguori
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domenica 17 febbraio 2008
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