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sabato 23 febbraio 2008

una squadra nella tempesta

il Manifesto 05/03/2003

Lazio nel vortice dei debiti

MARCO LIGUORI
SALVATORE NAPOLITANO

Altro che partita di oggi contro la Juventus: i veri problemi sono altri. Ma in casa Lazio sono ormai abituati agli acquazzoni, sicuri di avere degli ombrelli molto robusti, che nel passato hanno permesso alla società di uscire perfettamente asciutta dai più violenti scrosci d'acqua: gli ombrelli di fabbricazione Capitalia, con il marchio Mediocredito centrale e Federcalcio. In altre parole, Cesare Geronzi e Franco Carraro, giusto per ricordarlo agli smemorati. Per questo motivo, anche l'annuncio della società di certificazione, la Deloitte & Touche, che ha di fatto bocciato il bilancio allo scorso 31 dicembre, dicendosi impossibilitata a esprimere «un giudizio professionale di revisione sulla relazione semestrale», è stato accolto con sostanziale indifferenza ai piani alti di Formello. «Tranquilli, è tutto sotto controllo. Sono solo tecnicismi» ha dichiarato l'amministratore delegato Luca Baraldi. Peccato che i conti dicano tutt'altro. E lo dicano ormai da molti mesi. Se fosse un giocatore, Baraldi meriterebbe ampiamente il cartellino rosso: da settimane, e con l'assenso complice della stampa sportiva, il dirigente non perde occasione per ribadire che dall'approvazione del piano di conversione di cinque mensilità di stipendi in azioni dipenda la salvezza della società. Poi qualche ultrà ci crede ed espone degli striscioni minatori nel campo di allenamento, etichettando come «traditori» e «mercenari» i riottosi all'accordo. Ma basta fare due semplici calcoli per rendersi conto che non è così. Il risparmio di circa 20 milioni di euro, garantito nel caso in cui tutti i calciatori sottoscrivessero il piano Baraldi, è una goccia nell'oceano dei debiti della Lazio: secondo i dati comunicati il 30 aprile alla Consob, l'indebitamento finanziario netto al 31 marzo è di 85,6 milioni, mentre i debiti verso tesserati, Erario ed enti previdenziali sono saliti a 125,7 milioni. E non è l'ammontare totale del passivo. Non è finita qui: diverse voci del bilancio della Lazio nascondono altri buchi. La Deloitte, che qualche tremore deve conservarlo visto che aveva approvato il bilancio 2001 della Cirio, controllante della Lazio, successivamente impugnato in Tribunale dalla Consob (l'organismo di controllo delle società di Borsa), ha dovuto ribadire ciò che aveva affermato nella revisione al bilancio al 30 giugno 2002: l'esistenza di una situazione di «squilibrio finanziario in quanto le passività correnti superano in misura significativa le attività correnti». La Deloitte ha anche osservato che, tra i fondi rischi, la Lazio ha accantonato 2,23 milioni di importo per il debito Irap, ma non le relative sanzioni. Ed ha puntualmente rilevato che la pronta adesione al decreto cosiddetto «salva calcio» ha comportato una svalutazione dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori per 196,1 milioni: tutto lecito in base alla legge varata in gran fretta dal Parlamento a febbraio, ma un buco aggiuntivo in piena regola, secondo la teoria della contabilità. In merito all'applicabilità della norma, si attendono lumi dalla Commissione europea. C'è di più: tra i crediti verso società del gruppo Cirio spiccano ormai da fine giugno importi per circa 30 milioni vantati verso Cirio Immobiliare, Cirio Agricola e Cirio Ricerche, che sono, direbbero i tecnici, delle partite «incagliate», ossia di improbabile riscossione. E nessun accantonamento è stato effettuato per i 36,3 milioni richiesti dalla società olandese Van Doorn, in pendenza di giudizio davanti al Tribunale di Amsterdam per un vecchio contratto di sfruttamento dell'immagine dell'ex bandiera Alessandro Nesta. Insomma, anche i 110 milioni dell'aumento di capitale, servirebbero a ben poco: sono cose che Geronzi, unico a poterlo sottoscrivere, conosce alla perfezione. C'è un ultimo problema sul versante giudiziario: già all'inizio della prossima settimana potrebbe essere depositata l'istanza di fallimento da parte di Ivan De La Pena, l'ex che reclama ancora circa 3 milioni di dollari. Sarebbe la terza volta per il calciatore spagnolo, che aveva ritirato le due precedenti. E' facile ipotizzare che il Tribunale di Roma non accoglierà benevolmente questi continui giochetti dilatori da parte della Lazio. Baraldi non è certo responsabile del disastro dei conti biancocelesti: ma fino a quando vorrà correre il rischio di un'eventuale futura azione di responsabilità nei confronti degli amministratori? Il 30 giugno, data di chiusura del bilancio annuale, è già dietro l'angolo. Ma i guai arrivano anche dal versante sportivo: certo, il fatto che il numero uno della Federcalcio, Franco Carraro, sia anche il presidente di Mediocredito Centrale, secondo azionista della Lazio, ha fatto sì che le calcolatrici della Covisoc, la commissione che vigila sull'ammissione delle società ai campionati professionistici, funzionassero lo scorso anno in modo alquanto approssimativo. Ma da quest'anno sarà più difficile distrarsi: il Consiglio Federale ha infatti approvato lunedì scorso, nel silenzio generale, le nuove norme di ammissione ai prossimi campionati: sono disposizioni più severe delle precedenti. Stavolta saranno applicate? Secondo la nuova versione dell'articolo 89 delle Norme Organizzative, «costituiscono condizioni per l'iscrizione al campionato» il rispetto del rapporto ricavi/indebitamento non inferiore a 3 e quello, nuovo di zecca, patrimonio netto contabile/attivo patrimoniale non inferiore a 0,5. Per la Lazio il primo viaggia da tempo intorno a 0,45, il secondo, al 31 gennaio, era a 0,005. Ammesso e non concesso che Capitalia sottoscriva l'aumento da 110 milioni il rapporto salirebbe non oltre 0,25. Non è mica finita: un'altra condizione è l'assenza al 30 aprile di debiti scaduti nei confronti di tesserati, Erario ed Enti previdenziali. La Lazio è già fuori: alla Covisoc basterà semplicemente leggere i dati richiesti dalla Consob. Dulcis in fundo, l'articolo 88 richiede l'obbligo di certificazione dei bilanci: cosa che la Deloitte non ha fatto, né allo scorso 30 giugno, né allo scorso 31 dicembre. Serve altro?

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