I CONTI DEL PALLONE
La battaglia campale di Lotito
contro l'eredità di Cragnotti
I debiti pregressi sono la zavorra dei conti della Lazio: la parte più gravosa riguarda quelli di natura non finanziaria e bancaria
di Marco Liguori
Bologna, 24 aprile 2007 - I debiti pregressi sono la zavorra dei conti della Lazio: la parte più gravosa riguarda quelli di natura non finanziaria e bancaria. Secondo quanto dichiarato dalla società a pagina 77 della semestrale al 31 dicembre 2006, "rispetto al 30 giugno 2006, i debiti, al netto dell’esposizione verso banche, sono aumentati di euro 12,28 milioni passando da euro 139,57 milioni a euro 151,16 milioni". I vertici biancocelesti spiegano che "la variazione è dipesa principalmente dall’incremento verso società calcistiche".
La situazione debitoria della Lazio è costantemente monitorata dalla Consob, l’organismo di vigilanza sulle società quotate in Borsa, che ha richiesto al club romano sin dal 27 novembre 2002 di effettuare comunicazioni mensili al riguardo. Secondo l’ultima di esse, datata al 28 febbraio scorso, la società presieduta da Claudio Lotito aveva un indebitamento non finanziario di 148,92 milioni, di cui 9,52 milioni scaduti.
In questa cifra molto pesante e preoccupante (corrisponde a oltre 288,34 miliardi di vecchie lire) spiccano i debiti fiscali. La Lazio ha sottoscritto il 20 maggio 2005 un accordo con l’Agenzia delle entrate per rateizzare oltre 140 milioni comprendenti sia le somme non versate (108,78 milioni) per Irpef e Iva, sia gli interessi legali. L’intesa prevede il pagamento in 23 rate da 5,65 milioni ogni 1° aprile, una da 5,67 pagata contestualmente alla sottoscrizione e una aggiuntiva da 5,23 milioni da onorare il 1° aprile 2009. Gli importi, comprensivi di interessi in misura legale e sanzioni, sono garantiti dagli incassi della biglietteria. Secondo la comunicazione al mercato del 28 febbraio scorso, la società deve rimborsare ancora 100,68 milioni: a ciò si aggiungono 1,8 milioni per ritenute Irpef. Nella semestrale è indicato il costo di questo accordo: alla voce “oneri verso terzi” è indicato che essi "sono costituiti da interessi passivi maturati sul debito tributario rateizzato per euro 1.259 migliaia".
Tutto sistemato dunque con il fisco? Non proprio. Nella sua semestrale al 31 dicembre scorso, la Lazio ha comunicato di aver "ricevuto due avvisi di accertamento aventi ad oggetto la rettifica in aumento dei redditi imponibili relativi agli esercizi chiusi al 30 giugno 1999 e 2000, rispettivamente per euro 1,97 milioni e euro 11,56 milioni". La società ha spiegato che questi accertamenti non hanno prodotto ulteriore Irpeg, "compensata dalle perdite dei cinque anni precedenti" e alcuna somma relativa all’Irap. Tuttavia il fisco ha svolto una serie di contestazioni precise alla Lazio. Le prime due riguardano "la mancata tassazione ai fini Irap delle plusvalenze derivanti dalle cessioni" dei calciatori e "l’inerenza dei costi relativi ai procuratori sportivi". Seguono "il riparto dei diritti televisivo in chiaro" da parte della Lega Calcio e quello "dei diritti televisivi a pagamento". Tra i rilievi dell’Agenzia delle Entrate ci sono anche "la fatturazione delle vendite ed acquisizioni delle compartecipazioni dei calciatori", "il riconoscimento della quota del 10% dell’incasso di biglietteria alla società ospitante" e "i contratti di immagine". La società ha proposto ricorso presso la Commissione tributaria provinciale di Roma.
E proprio riguardo all’Irap sulle plusvalenze da cessione calciatori la Lazio ha ribadito di non dovere nulla al fisco. La società ha infatti aderito all’impostazione fornita dalla Lega calcio il 23 maggio scorso, secondo cui "ritiene di non dover assoggettare ai fini Irap le plusvalenze generate dalla cessione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori". Ciò è stato stabilito "nonostante l’orientamento contrario espresso dall’Agenzia delle Entrate con risoluzione del 19 dicembre 2001 n. 213". Davvero una decisione niente male.
Con essa si è arrivati nel nostro Paese a un principio assurdo: il parere di un’associazione privata di categoria, com’è la Lega Calcio, prevale su quello espresso da uno dei principali enti pubblici, come quello deputato alla riscossione dei tributi. La Lazio specifica che l’adesione alla sanatoria fiscale 2002, che è stata estesa automaticamente anche al’Irap, ha sanato ogni questione sull’imposizione sino al 30 giugno 2001. Ma resta ancora da definire il periodo d’imposta 2001/02 e i seguenti fino al 30 giugno 2005: la società ha accantonato un ammontare nel fondo rischi e oneri, pari a 5,08 milioni nel caso in cui dovesse versare l’Irap sulle plusvalenze calciatori al fisco. Tuttavia, questa somma non è comprensiva di sanzioni e interessi: secondo il club biancoceleste "l’importo minimo ammonterebbe ad euro 1,46 milioni".
E dai debiti tributari si passa a quelli finanziari. Quelli verso le banche ammontano al 31 dicembre scorso a 4,82 milioni, contro i 5,17 del bilancio annuale chiuso al 30 giugno 2006. Riguardo ad essi, la Lazio ha ottenuto dalla Banca di Roma (gruppo Capitalia) un’anticipazione su credito Iva per 2,23 milioni. Riguardo alle passività con altri finanziatori, la società romana "al fine di ridurre il rischio liquidità", il quale è "collegato alla difficoltà di reperire fondi per far fronte agli impegni", ha provveduto a formalizzare un fido di 68,4 milioni, cedendo alla Italease Factorit i crediti futuri che si origineranno con Sky Italia nella stagione 2006/07 per 21,60 milioni e Rti (gruppo Mediaset) nella stagione 2007/08 per 46,80 milioni. La Lazio ha comunicato che "tali cessioni non hanno comportato ad oggi alcuna anticipazione finanziaria". Ciò vuol dire che il fido è stato concesso, ma probabilmente non ancora utilizzato: quando lo sarà, saranno ricavi futuri già spesi.
La Lazio ha anche debiti con gli enti previdenziali per 673mila euro, contro gli 844mila rispetto al bilancio annuale chiuso al 30 giugno scorso. Ma esiste anche una somma in sospeso di 20,27 milioni verso un'altra serie di creditori. I debiti più significativi riguardano i 13,22 milioni nei confronti di tesserati e dipendenti, incluse nel cosiddetto “piano Baraldi” che ha soltanto spostato nel tempo le somme dovute dal luglio 2003 a giugno 2005 in 36 rate a partire dal 1° luglio 2005. A proposito dell’ex amministratore delegato e direttore generale, Luca Baraldi, è in corso un procedimento giudiziario dinanzi al tribunale civile per la sua liquidazione di 1,07 milioni netti. La somma era dovuta nel caso in cui il dirigente avesse raggiunto al 31 agosto 2003 una riduzione degli emolumenti netti dei calciatori pari al 25% rispetto all’inizio della stagione 2002/03. La Lazio ha contestato a Baraldi il raggiungimento dell’obiettivo e pretende la restituzione della somma e il risarcimento del danno contributivo e fiscale. La causa è prossima alla decisione.
L’altra cifra riguarda i 5,3 milioni, in aumento dai 4,6 milioni del precedente esercizio annuale, dovuta nei confronti dei procuratori di calciatori e osservatori: la fetta più rilevante riguarda gli italiani che devono ricevere ancora 2,58 milioni, seguiti da quelli del resto d’Europa con poco più di 2 milioni. Inoltre, esistono ancora pendenze con ex amministratori per 765mila euro.
I debiti commerciali correnti hanno superato i corrispondenti crediti commerciali per 2,78 milioni. Essi sono aumentati dai 9,46 milioni al 30 giugno 2006 ai 10,68 milioni del primo semestre. Sono costituiti soprattutto da debiti verso fornitori nazionali per 4,42 milioni: tra essi si notano i 2,83 milioni dovuti dal Coni per l’utilizzo dello stadio Olimpico. Inoltre, nel totale debitorio sono compresi 6,2 milioni per fatture da ricevere: gran parte di esse riguardano "i compensi dell’attività di consulenza ed assistenza legale ottenuta dalla società in esercizi precedenti".
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