Milan-Napoli come…. Come? Come tante cose che mi vengono in mente appena accosti i due nomi. L’ultima, per esempio: la figuraccia fatta dal Milan a Napoli alla penultima di campionato. Arrivati baldi e contenti, i Galliani-boys sono rientrati alla base piegati da una montagna di rimpianti e sensi di colpa. La squadra più mediatica e titolata, finita stritolata dall’umile Reja. Uno che fino alla settimana prima aveva fatto beneficenza qua e là per l’Italia (vogliamo parlare di certe sconfitte che sembravano quasi favori a chi stava messo peggio?) ma che davanti al Milan ha preparato la partita perfetta.
A ben pensarci, forse, il Milan dovrebbe ringraziarlo, il Napoli; per quella sconfitta. Gli ha tolto la Champions, sì. Ma forse gli ha dato definitivamente nozione di quanto poco conti scriversi sul petto: club più titolato al mondo, se poi non si sa soffrire fino in fondo il tutti gli stadi d’Italia.
Milan-Napoli come Maradona e Van Basten. Ancora al San Paolo, sì, ma come dimenticare quel 3-1 che diede inizio al sacchismo spinto? E come dimenticare i tanti match a San Siro dove il Davide-Diego combatteva quasi solo contro il Golia-Milan?
Vabbè, è roba vecchia, tra un po’ diventerà anche stantìa. Ma certo, tra ieri e l’altro ieri, gli incroci sono stati tanti e pieni di adrenalina. A volte, di poesia.
Forse sarà per questo che non mi aspetto moltissimo dalla partita di domenica sera. Troppe cose sono successe ultimamente per pretendere che si rinnovi il miracolo. A ben pensarci, però, anche l’ultima sfida a San Siro è stata tutt’altro che banale. Ricordo il gol al debutto di Pato, la stellina che inizia a brillare nella notte milanese. E poi ricordo una delle cose più belle e commoventi che mi siano successe da giornalista. Dopo partita nel solito ristorante-pizzeria, quello che resta aperto fino alle 2 del mattino. Esco, si avvicina un gruppetto di tifosi del Napoli: "Ravezzani, ti guardiamo spesso sul satellite, siete bravi, ma parlate un po’ più del Napoli". Sorrido, cerco di consolarli: "beh, avete perso ma non avete giocato male". Mi risponde uno di loro: "lasci stare, è stata una brutta partita. Ma ne è valsa la pena venire fin qui per vedere il debutto di un fenomeno come Pato". Una risposta di grande sportività.
Per questo sono rimasto doppiamente male quando ho visto gli incidenti della prima di campionato. E sono tornato a chiedermi qual è il vero tifoso del Napoli e quanto questi episodi rappresentino in sé stessi tutta la contraddittorietà di una città bella e terribile, entusiasmante e demoralizzante a un tempo. E mi chiedo quanto serva tenere lontano gente come quella che ho incontrato io dallo stadio. Gente che paga le colpe di altri, di chi non c’entra niente, in nome e per conto di una giustizia sommaria che non serve a nessuno, se non a soffocare quel poco di calcio che c’è rimasto.
Voglio essere sincero, tornando invece alla partita. Non credo al Napoli da scudetto e non credo nemmeno molto al Milan. Troppe cose mancano a Reja. Alcune, ma essenziali, mi sembra manchino ad Ancelotti. Di sicuro esiste un comune denominatore tra le due squadre. Sono rapsodiche, imprevedibili, capaci di grandi imprese, ma anche di banali sconfitte. Però loro, milanisti e napoletani, oggi non ci pensano. Ed è bello che sia così. Milan-Napoli da vertice, da scudetto, oggi è vero. Domani, se non lo sarà più, chi se ne importa? Intanto se la giocano. E che bello, sarebbe, se allo stadio si pensasse solo a questo.
Fabio Ravezzani
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
(Foto tratta da http://www.storiaradiotv.it)
Nessun commento:
Posta un commento