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martedì 18 novembre 2008

Il Pm: «condannate Lotito per aggiotaggio»

Il titolare dell'accusa, Laura Pedio, ha chiesto un anno e otto mesi per il presidente della Lazio.  La vicenda, in discussione al Tribunale di Milano, riguarda l'acquisto delle azioni della squadra effettuato da Roberto Mezzaroma, per il quale il magistrato ha chiesto un anno e quattro mesi, per evitare che il numero uno biancoceleste lanciasse un'offerta pubblica di acquisto obbligatoria

Il pm di Milano Laura Pedio ha chiesto la condanna a 1 anno e 8 mesi per Claudio Lotito, presidente della società calcistica Lazio, accusato di aggiotaggio insieme all'imprenditore Roberto Mezzaroma per il quale l'accusa ha chiesto 1 anno e 4 mesi. Entrambi dovranno versare, in caso di condanna, 20mila euro. Una richiesta quella avanzata dal pm perché Mezzaroma avrebbe acquistato azioni della Lazio per conto di Lotito per evitare che il presidente della Lazio fosse costretto a lanciare un'Opa obbligatoria. «Nella sostanza Lotito è sempre stato titolare di quelle azioni» e per il pm tale scambio ha prodotto una «condotta artificiosa che crea sul mercato una falsa apparenza». L'acquisto crea secondo l'accusa «un'azione ingannatrice: un'apparenza di titolarità, un accordo interpositorio che di fatto occulta il vero titolare delle azioni». Se nel giugno 2006 Lotito avesse direttamente acquistato le azioni da Capitalia sforava il 30% e aveva l'obbligo di lanciare l'Opa, è la teoria del pm. Il presidente della Lazio ha creato così un'operazione price sensitive per un titolo quotato, spiega in Aula il pm. Per la Pedio quello che Lotito e Mezzaroma creano è un inganno al mercato. «Lotito era perfettamente consapevole che avrebbe dovuto lanciare l'Opa. Non è pensabile che Mezzaroma non abbia cercato, prima dell'acquisto dei titoli Lazio, un contatto col marito di sua nipote».
Mezzaroma prima dell'inizio della requisitoria ha sostenuto davanti ai giudici la sua indipendenza. Ha fatto delle dichiarazioni spontanee e ha spiegato la sua scelta di comprare titoli della società Lazio «per lanciare sul mercato la propria immagine di imprenditore». Mezzaroma sostiene di aver fatto quell'acquisto «autonomamente. Né Lotito né terzi hanno influenzato la mia decisione'' ha concluso prima di tornare a sedersi tra i banchi. Per il pm, però, «c'è una coincidenza di date» e un passaggio di denaro chiaro, secondo l'accusa, tra Lotito e l'imprenditore romano.
Per l'accusa ci sarebbero le prove che Mezzaroma acquista «solo formalmente le azioni Lazio. Il centro di interesse è Lotito le cui dichiarazioni non sono credibili perché nega l'evidenza, nega di avere timore di un'Opa ostile ma afferma di non avere i soldi per fare un'Opa». Se per la Consob esiste un accordo parasociale l'accusa parla di «un'interposizione pura e semplice» tra il presidente della Lazio e lo zio di sua moglie. Per il pm «l'organo di vigilanza ha un atteggiamento contraddittorio: prospetta un patto parasociale senza arrivare alle estreme conseguenze e denuncia Lotito per violazione dell'obbligo di vendere la quota». Un atteggiamento che non frena la magistratura. Per Lotito e Mezzaroma la condotta è fraudolenta secondo l'accusa perché «creano confusione e inganno sul mercato. Il mercato ha delle regole e devono essere rispettate da tutti quelli che operano sul mercato, anche da chi si è presentato come imprenditore salvitico». Per l'accusa «non ci sono né santi né eroi in questo processo ma solo imprenditori che perseguono interessi economici» ma i ruoli dei due imputati «non sono paragonabili: Mezzaroma è in una posizione diversa. L'operazione è strutturata e gestita da Lotito che aveva l'obbligo di rilevare la quota Capitalia nella società Lazio».
Fonte: Adnkronos
Ultim'ora: la sentenza è attesa per il 14 gennaio

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