La nuova frontiera immobiliare della Juventus
Lo stadio Delle Alpi di Torino diventerà presto un centro commerciale. Ecco come e perché
MARCO LIGUORI
SALVATORE NAPOLITANO
Cose strane accadono all'ombra della Mole Antonelliana. Sono cose che riguardano l'uso dello spazio pubblico concesso dal Comune. Hai un bar o un ristorante e vuoi espanderti mettendo dei tavolini sul marciapiede, vuoi installare un banco per il commercio di libri usati oppure di fiori? Il costo annuo al metro quadro sarà mediamente di 76,65 euro: un po' di più in centro, un po' meno in periferia. Se il ristorante volesse aggiungere una veranda, il costo medio salirebbe a 115,28 euro. Sei un'azienda che voglia occupare il suolo pubblico per attività economiche o promozionali? La tariffa sarà ben più elevata e si attesterà mediamente a 613,2 euro. Ma se sei una società di calcio e ti chiami Juventus il trattamento a te riservato sarà del tutto diverso. Ti potrà essere dato il diritto di edificare sul suolo comunale e di divenire proprietario della costruzione per 99 anni: tale diritto è detto «di superficie» dal Codice Civile. In più, ti è riservata la possibilità di acquisire anche la proprietà del suolo, qualora il Comune decidesse di venderlo. Tutto questo per la modica cifra annua di 4,68 euro al metro quadro: in altre parole, 9.050 delle vecchie lire. E' il senso della Convenzione, relativa allo Stadio Delle Alpi ed alle zone ad esso adiacenti, che il Comune di Torino sta per firmare con la Juventus e che è sorta dopo la modifica al Piano regolatore. Non occorrono sofisticati calcoli per capire il senso di una delibera che assomiglia tanto ad un grazioso regalo: per la costituzione del diritto di superficie la Juventus pagherà in totale 25 milioni, ossia 252.525 euro all'anno. L'area interessata è di 54mila metri quadrati, parte all'interno del Delle Alpi, parte all'esterno. In cambio, la società bianconera potrà costruirvi un centro commerciale, una multisala cinematografica, la nuova sede e dei parcheggi. Deciso il regalo, il Comune avrebbe potuto almeno farsi pagare subito: neanche per sogno. Si accontenterà di ricevere 18 dei 25 milioni complessivi in 9 rate annuali. Tutto ciò è accaduto con l'accordo sostanziale delle forze politiche di maggioranza e di opposizione, ad eccezione di Rifondazione comunista che ha votato contro. Mentre potrebbe essere al tramonto l'epoca delle plusvalenze incrociate è forse questa la nuova frontiera «immobiliare» di cui parla l'amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, ipotizzando un roseo futuro: che si appresti a farsi concedere altri diritti di superficie alle medesime condizioni per costruirvi qualunque tipo di edificio e poi rivenderlo a prezzi più alti? Da sempre il bilancio dei bianconeri risponde alla filosofia del «beati monoculi in terra caecorum», nel senso che è soltanto meno peggiore dei conti dissestati di tante squadre di calcio. Dunque, anch'esso avrebbe urgente bisogno di qualche idea geniale: nonostante sia possibile raggiungere al 30 giugno, giorno di chiusura dell'esercizio, il record assoluto di fatturato per le società calcistiche italiane con 200 milioni, i conti 2002-2003 sono destinati a chiudere in rosso. Al 31 marzo, le perdite complessive dei primi nove mesi erano pari a 11,37 milioni, nonostante plusvalenze già incamerate per 13,48 milioni. La Juventus è infatti solita imputare all'esercizio successivo (in questo caso al 2002-2003) i movimenti della campagna trasferimenti, cioè quelli dell'estate 2002. Così l'imminente calciomercato produrrà effetti solo sul bilancio dell'esercizio 2003-2004. E non sarebbe sufficiente a invertire il segno del conto economico annuale nemmeno l'eventuale adesione al decreto cosiddetto «salvacalcio», che, in base ad un gioco di prestigio ideato dalla maggioranza parlamentare, consente di suddividere nell'arco di dieci anni le perdite derivanti dalla diminuzione del valore di mercato dei calciatori. Nella sede di Corso Galileo Ferraris questi numeri sono perfettamente conosciuti: tanto che appare subdolo il consiglio, dato ieri dalla Gazzetta dello Sport al direttore generale Luciano Moggi, di fare un tuffo nella piscina piena di euro di cui la Juventus disporrebbe. Se Moggi si tuffasse davvero in quella piscina, ne uscirebbe con un vistoso bernoccolo. Più saggiamente, il direttore generale avrà preferito esercitare, e con lui anche il vice presidente Roberto Bettega, il diritto di acquistare 347.525 azioni della società bianconera al prezzo di 21 centesimi. Con il titolo che viaggia in Borsa intorno ai 2,35 euro al momento fa una plusvalenza, vera per entrambi, di circa 750.000 euro.
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