La Juventus, indagata come persona giuridica dalla procura di Torino nell'ambito dell'inchiesta sulle cosiddette plusvalenze che vede imputati anche i vertici della precedente gestione societaria, ha chiesto di patteggiare una pena pecuniaria. La richiesta è stata avanzata dal legale di fiducia del club, l'avvocato Cesare Zaccone, nel corso dell'udienza preliminare di oggi. L'accusa, sostenuta dai pm Vincenzo Pacileo, Alberto Benso e Marco Gianoglio, non si è opposta alla richiesta. Se il gup Dante Cibinel la accoglierà, il club di corso Galileo Ferraris pagherà una pena pecuniaria che, secondo indiscrezioni raccolte in ambienti giudiziari, si aggirerebbe sui 70 mila euro. L'avvocato Zaccone si sarebbe spinto fino a questa cifra per evitare una sanzione ben più grande - 500 mila euro - e uscire in modo definitivo dal processo, che riprenderà il 28 gennaio. Hanno invece presentato nuove consulenze sulle valutazioni dei giocatori i difensori degli altri imputati: Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Roberto Bettega, che all'epoca dei fatti contestati erano rispettivamente dg, Ad e vicepresidente esecutivo del club. I loro avvocati hanno inoltre annunciato una nuova consulenza, per presentare la quale avranno tempo fino al 15 gennaio.
L'inchiesta della Procura della repubblica di Torino prende le mosse da un esposto dell'ex presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni, sul cosiddetto doping amministrativo. Secondo l'accusa la vecchia dirigenza della Juventus, quella spazzata via nel 2006 dalla bufera di Calciopoli, aveva falsato i bilanci del club attraverso un complicato meccanismo di supervalutazione di alcuni giocatori. Erano seguite le perquisizioni negli uffici della società bianconera e in quelli di Inter e Milan. I giudici avevano anche usufruito di consulenze per determinare l'effettivo valore dei giocatori sotto esame. Era emersa una netta differenza rispetto alla cifre ufficiali, o ritenute tali. Pesanti le accuse nei confronti di Moggi, Giraudo e Bettega, che devono rispondere di falso in bilancio, infedeltà patrimoniale, appropriazione indebita e persino aggiotaggio informativo. Imputazioni sempre respinte dai diretti interessati.
Fonte: Ansa
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