Non v’è dubbio che la risoluzione del contratto tra Pandev e la Lazio decisa dal Collegio Arbitrale costituisce un danno patrimoniale per la società bianco-celeste. Il valore del giocatore nel bilancio al 30 giugno 2009 è indicato ad 1 milione di euro (euro 999.989, per la precisione); questo valore è il risultato del costo di acquisizione di euro 4.000.500 nel 2006, dedotte le quote annuali di ammortamento. Con la risoluzione del contratto, la Lazio perde questo valore; inoltre, la società romana è stata condannata a pagare un indennizzo al giocatore di 160.000 euro, oltre al rimborso delle spese legali. Come dire che la Lazio ha perso 1.200.000 euro per effetto della sentenza del Collegio Arbitrale. In realtà il danno è ancora superiore se si considera che il Presidente Lotito aveva valutato in estate 18 milioni di euro il cartellino del giocatore e che si era parlato di offerte (non confermate) per circa 12 milioni di euro. Alle cifre del Presidente, la cessione del giocatore avrebbe fruttato una plusvalenza di 17 milioni di euro che è invece andata in fumo. Per valutare l’entità di questo danno basta ricordare che l’utile della Lazio nel bilancio al 30 giugno 2009 è stato di euro 1.336.576; quindi l’effetto della decisione del Collegio Arbitrale costa alla Lazio quasi quanto l’utile dello scorso esercizio, mentre la mancata plusvalenza è pari a quasi 13 volte l’utile dell’anno!
Ce ne sarebbe già abbastanza per ritenere che il comportamento del Presidente del Consiglio di Gestione, sig.
Va però ricordato che altri danni economici alla Lazio sono derivati molte volte da precedenti decisioni unilaterali e da comportamenti di Lotito. Vogliamo ricordare i giocatori tenuti fuori squadra ai quali è stato comunque pagato (in genere a seguito di decisioni della giustizia sportiva) lo stipendio senza fruire delle loro prestazioni, da Negro, a Dino Baggio, a Sereni, a Mutarelli (altro giocatore svincolatosi a seguito di sentenza sportiva con un costo per la Lazio di circa 1 milione di euro, tra valore contabile e indennizzo), per arrivare ai più recenti casi di Pandev, Ledesma, Firmani, Stendardo (gli ultimi due recentemente reintegrati in squadra), Manfredini, Bonetto, ecc.
Se si accertasse che il comportamento del Presidente ha determinato un danno alla Lazio, che, non dimentichiamolo, è una società quotata in Borsa, vari enti sono autorizzati ad avviare un’azione di responsabilità contro di lui.
Il Consiglio di Sorveglianza dovrebbe promuovere tale azione ai sensi della lettera d) del primo comma dell’art. 2409-terdecies del Codice Civile che recita: “Il Consiglio di Sorveglianza promuove l’esercizio dell’azione di responsabilità nei confronti dei componenti del Consiglio di Gestione”. Tale deliberazione va assunta dalla maggioranza dei componenti del Consiglio di Sorveglianza, cioè da 3 su 5; se tale maggioranza raggiunge i due terzi del Consiglio di Sorveglianza (cioè 4 componenti su 5) scatta la revoca dall’ufficio del Consigliere di Gestione contro cui è proposta l’azione di responsabilità e la sua immediata sostituzione.
L’azione di responsabilità può anche essere esercitata dai soci, cioè dai cosiddetti piccoli azionisti, che rappresentino almeno un quarantesimo, cioè il 2,5%, del capitale sociale come stabilito dagli articoli 2409-decies e 2393-bis del Codice Civile.
Infine, l’azione di responsabilità contro i consiglieri di gestione può anche essere proposta dalla società attraverso una delibera dell’assemblea degli azionisti, che, però, nell’attuale struttura societaria della Lazio, è quasi impossibile da realizzare.
Va ricordato che l’azione di responsabilità può essere proposta mentre il consigliere è in carica e fino a cinque anni dopo la cessazione dalla carica.
Presidente di Lazio Family
Pubblicato su Il Corriere dello Sport del 24.12.09
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