In occasione della semifinale di Champions League, che vede contrapposte il Barcellona e l’Inter, il professor José Maria Gay de Liébana y Saludas dell’Univeristà di Barcellona ha provato a giocare, in esclusiva per "il pallone in confusione", una partita virtuale basata sui dati economici, patrimoniali e finanziari dei due club. Ne è uscito decisamente vincente il club azulgrana. Nello studio intitolato "FC INTERNAZIONALE MILANO S.P.A vs FC BARCELONA - UEFA Champions League - El perfil económico de la semifinal de la Liga de Campeones 2009-2010" è stata analizzata la situazione economico-finanziaria delle due società calcistiche in base ai dati al 30 giugno 2009.
Sono stati considerati: l’evoluzione storica del fatturato; il confronto delle strutture degli stati patrimoniali, con le varie poste e i relativi indici; il confronto delle strutture del conto economico, con i relativi indici. Per l’evoluzione storica del fatturato ha considerato i dati dello studio che la Deloitte pubblica annualmente: "Football Money League", che riclassifica i fatturati dei club di calcio escludendo alcune voci di ricavo, come il "football trading" (plusvalenze da cessioni giocatori), mentre per gli altri confronti ha riclassificato i bilanci delle squadre per renderli comparabili.
PRIMA SFIDA: L’EVOLUZIONE DEL FATTURATO
Il confronto dei fatturati, dalla stagione 2002/2003 alla stagione 2008/2009, vede vincente il Barcellona per 6 a 1. Infatti, in base ai dati "Football Money League" di Deloitte, solo nella stagione 2002-2003 l’Inter batte il Barcellona con un fatturato di 162 milioni di euro contro 123 milioni del Barcellona. Dalla stagione successiva è un crescendo continuo del fatturato del club catalano, che raggiunge i 366 milioni di euro il 30 giugno 2009, sovrastando nettamente i 197 milioni dell’Inter. Un salto significativo nel fatturato di FC Barcelona è avvenuto nella stagione 2005/2006, anche a causa del successo in Champions League.
Il professore riporta anche la classifica per fatturati dei club europei, stipulata annualmente da Deloitte: "Football Money League", in tale classifica il Barcellona precede l’Inter, infatti il club catalano è al secondo posto dietro il Real Madrid, mentre l’Inter è nona, preceduta dalla Juventus. Inoltre ritiene che l’ingaggio di Mourinho segni un cambio nella strategia dello sviluppo del fatturato dell’Inter, confermato dal raggiungimento delle semifinali di Champions.
Dalla stagione 2002/2003 alla stagione 2008/2009 il fatturato del Barcellona è aumentato di 243 milioni di euro con un tasso di crescita del 197% in 6 anni. Nel medesimo periodo, per l’Inter l’evoluzione del fatturato non è stata caratterizzata da un continuo crescendo, ma da un alternarsi di incrementi e decrementi. Solo nella stagione 2005/2006, l’Inter ha superato la barriera dei 200 milioni di fatturato, raggiungendo la cifra di 206,6 milioni.
La tendenza regressiva del fatturato dell’Inter si constata con cali del 5,6% nella stagione 2006/2007 e dell’11,3% nella stagione 2007/2008. L’inversione è avvenuta nel 2008/09, ossia la stagione dello scudetto di Mourinho, con un incremento del 13,6%. Il professore considera che l’ingaggio di Eto’o potrà costituire una leva fondamentale per le aspirazioni del club, completando il modello firmato Mourinho. Gay individua subito un "vulnus" nella composizione percentuale del fatturato nerazzurro: la dipendenza da diritti TV. In effetti il fatturato derivante dai diritti Tv costituisce, con un incidenza storica del 60% circa sul totale, la voce più importante del fatturato dell’Inter, mentre quello derivante da attività commerciali e biglietteria costituiscono il punto debole.
Nel confronto tra le composizioni percentuali dell’ultimo fatturato dei due club, il Barcellona ne esce con una migliore distribuzione percentuale. Infatti il club catalano può vantare la seguente composizione percentuale del fatturato: 31% ricavi commerciali; 26% ricavi da biglietteria; 43% ricavi da diritti TV. L’Inter, invece, mostra la seguente composizione: 59% diritti TV; 14% ricavi da biglietteria e 27% ricavi commerciali.
SECONDA SFIDA: LA STRUTTURA DELLO STATO PATRIMONIALE
Il primo elemento che balza in evidenza è il patrimonio netto: quello dell’Inter risulta negativo per circa 50 milioni al 30 giugno 2009. Su questo patrimonio netto negativo incide la perdita di 154 milioni di euro, che è in linea con quella dell’esercizio precedente di 148 milioni.
Secondo il professor Gay in condizioni normali, "è difficile per una squadra di calcio di primo livello mantenere una struttura patrimoniale così fortemente deficitaria", tuttavia ciò è stato reso possibile per il continuo impegno a supportare finanziariamente l’Inter, da parte del suo socio di riferimento.
Per quanto riguarda il Barça, il patrimonio netto è positivo per 21 milioni, pari al 4,1% delle fonti di finanziamento. Anche se trattasi di cifre di debole consistenza, in ogni caso sono molto più solide di quelle del club di Milano.
La struttura dell’attivo dell’Inter è tipica di una squadra di calcio, in quanto le attività non correnti rappresentano il 78,9% del capitale investito, mentre le attività correnti incidono per il 21,1% del totale dell’attivo. In ogni caso il totale delle attività dell’Inter pari 412,8 milioni è inferiore a quelle del Barcellona pari a 510,1 milioni. Anche l’attivo non corrente del Barcellona supera quello dell’Inter: 350,1 milioni contro 326 milioni. In termini percentuali l’attivo non corrente del Barcellona incide meno sul capitale investito 68,6% contro il 78,9% dell’Inter. Anche per le attività correnti FC Barcelona supera l’Inter: 160,1 milioni contro 87 milioni. Per il club catalano le attività correnti rappresentano il 31,4% delle attività totali.
Le immobilizzazioni immateriali nette sportive dell’Inter sono superiori a quelle del Barcellona: 158,4 milioni contro 122,9 milioni. In termini lordi, per l’Inter, l'investimento totale in giocatori al 30 giugno 2009 è stato 276,5 milioni, con un ammortamento cumulativo di 118 milioni. Le immobilizzazioni immateriali lorde sportive del Barça risultano pari a 226,6 milioni, con ammortamento di quasi 104 milioni. In base a tale dato, il professor Gay deduce che il club milanese, è più aggressivo e potente rispetto al club catalano sul mercato dei giocatori. A questa "defaillance" il Barcellona sopperisce con l’ottimo lavoro del settore giovanile. Il Barça dispone però di immobilizzazioni materiali più consistenti rispetto all’Inter, a causa dello stadio di proprietà.
L’ammontare complessivo delle passività dell’Inter, correnti e non correnti, pari a 462,5 milioni, supera il totale delle attività (413 milioni). Il giudizio su questa struttura di passivo patrimoniale, da parte del professore, è allarmante e preoccupante in modo grave. La struttura del passivo del Barça vede un’incidenza del 25,4% per le passività non correnti pari a 129 milioni, mentre le passività correnti ammontanti a 360 milioni di euro rappresentano il 70,5% del capitale investito. Nell’eccessiva mole delle passività correnti, Gay individua il problema del Barcellona.
Ritornando all’Inter, le passività non correnti pari a 126,8 milioni, rappresentano il 30,7% delle attività totali, mentre le passività correnti ammontanti a 335,7 milioni di euro rappresentano l’80,3% delle attività totali, come si nota si supera il 100% a causa del deficit che determina un patrimonio netto negativo.
L’INDICE DI INDEBITAMENTO
Il rapporto tra passivo non esigibile (patrimonio netto) e debiti totali determina l’indice di indebitamento. Il valore ideale secondo il professore deve muoversi all’intorno di 1. Per il Barcellona tale indice è pari a 23,5, mentre per l’Inter è addirittura negativo per 9,3. Sebbene non ottimale è migliore la situazione del Barcellona.
Secondo il professor il club catalano deve affrontare la sfida dell’aumento della capitalizzazione con mezzi propri con una certa urgenza per raggiungere un miglior equilibrio finanziario.
L’INDICE DI SOLVIBILITA’ TOTALE
Il rapporto tra attività totali e debiti totali determina l’indice di solvibilità totale. Un club è solvibile quando il totale dell’attivo è superiore al totale dei suoi debiti. Quanto maggiore risulta tale indice, tanto più il club è solvibile.
Anche per tale indice vince il Barcellona segnando un indice pari a 1,04 contro un valore inferiore all’unità dell’Inter pari a 0,89.
L’INDICE DI SOLVIBILITA’ CORRENTE
Il rapporto tra attività correnti e passività correnti determina l’indice di solvibilità corrente. Tale indice serve a verificare se l’attivo circolante è in grado di pagare i debiti a breve. Per entrambi i club è l’attivo circolante non basta per pagare i debiti a breve. Tuttavia anche per tale indice vince il Barcellona segnando un indice pari a 0,44 contro 0,26 segnato dall’Inter. Per il professore, entrambe le squadre, ma maggiormente la società italiana, devono cercare di migliorare gli indici di solvibilità nel futuro, onde evitare seri rischi.
TERZA SFIDA: LA STRUTTURA DEL CONTO ECONOMICO
Il conto economico dell’Inter è stato riclassificato per renderlo comparibile a quello del Barcellona. Per quanto riguarda i ricavi operativi il Barcellona vince con 366 milioni, superando l’Inter che può vantare solo 222 milioni. L’Inter supera il Barcellona per quanto riguarda i costi operativi, esponendo costi per un valore di 376 milioni contro 361 milioni di euro del club catalano. Come conseguenza l’Inter registra una perdita operativa di 154 milioni, mentre il Barcellona espone un risultato operativo positivo per 5 milioni di euro.
Tuttavia, il professor Gay giudica anche molto elevata la tendenza alla spesa del Barcellona, rispetto al volume dei ricavi operativi. Entrambi i club, sono quindi puniti pesantemente con risultati della gestione finanziaria negativi, per 14 milioni di euro per il Barcellona e 4 milioni per l'Inter. Il risultato ordinario risulta comunque positivo per il Barcellona per 9 milioni di euro e negativo per 158 milioni di euro per l’Inter.
Per quanto riguarda la gestione straordinaria (vedasi plusvalenze) il risultato è positivo per entrambi i club, precisamente: 18 milioni per il Barça e 5 milioni di euro per l’Inter. Dopo le imposte il Barcellona espone un risultato positivo per 7 milioni di euro, mentre l’Inter espone una perdita netta di 154 milioni di euro.
IL COSTO DEL LAVORO EFFETTIVO
Il professor Gay determina la misura del costo del lavoro effettivo considerando la somma dei costi del personale più gli ammortamenti dei giocatori.
Il costo del lavoro effettivo dell’Inter ammonta a 251,1 milioni di euro, mentre per il Barcellona risulta pari a 270,8 milioni di euro (considerando anche i diritti di immagine pari a 15,6 milioni di euro).
L’incidenza di tale costo sui ricavi operativi vede vincente il Barcellona. Per il Barcellona l’incidenza del costo del lavoro effettivo sui ricavi operativi è del 74% per l’Inter è del 113%.
LA SFIDA DEL CASH FLOW
La sfida del cash è vinta dal Barcellona. Infatti, per quanto riguarda il cash flow (utile netto più ammortamenti), il Barça genera un importo positivo di 69 milioni di euro; mentre per l’Inter, a causa dell’elevatissima perdita d’esercizio, il cash flow resta negativo per 103 milioni di euro, determinando una cattiva situazione finanziaria.
Il professor José Mª Gay rapporta i cash flow ai debiti totali. Da questo rapporto emerge che il Barcellona è in grado, a parità di cash flow, di pagare i suoi debiti in 7 anni, infatti il tasso di copertura rilevato è del 14,1%, mentre per l’Inter è indefinito il tempo di copertura.
RAPPORTO TRA RICAVI OPERATIVI E DEBITI TOTALI
Sono stati considerati: l’evoluzione storica del fatturato; il confronto delle strutture degli stati patrimoniali, con le varie poste e i relativi indici; il confronto delle strutture del conto economico, con i relativi indici. Per l’evoluzione storica del fatturato ha considerato i dati dello studio che la Deloitte pubblica annualmente: "Football Money League", che riclassifica i fatturati dei club di calcio escludendo alcune voci di ricavo, come il "football trading" (plusvalenze da cessioni giocatori), mentre per gli altri confronti ha riclassificato i bilanci delle squadre per renderli comparabili.
PRIMA SFIDA: L’EVOLUZIONE DEL FATTURATO
Il confronto dei fatturati, dalla stagione 2002/2003 alla stagione 2008/2009, vede vincente il Barcellona per 6 a 1. Infatti, in base ai dati "Football Money League" di Deloitte, solo nella stagione 2002-2003 l’Inter batte il Barcellona con un fatturato di 162 milioni di euro contro 123 milioni del Barcellona. Dalla stagione successiva è un crescendo continuo del fatturato del club catalano, che raggiunge i 366 milioni di euro il 30 giugno 2009, sovrastando nettamente i 197 milioni dell’Inter. Un salto significativo nel fatturato di FC Barcelona è avvenuto nella stagione 2005/2006, anche a causa del successo in Champions League.
Il professore riporta anche la classifica per fatturati dei club europei, stipulata annualmente da Deloitte: "Football Money League", in tale classifica il Barcellona precede l’Inter, infatti il club catalano è al secondo posto dietro il Real Madrid, mentre l’Inter è nona, preceduta dalla Juventus. Inoltre ritiene che l’ingaggio di Mourinho segni un cambio nella strategia dello sviluppo del fatturato dell’Inter, confermato dal raggiungimento delle semifinali di Champions.
Dalla stagione 2002/2003 alla stagione 2008/2009 il fatturato del Barcellona è aumentato di 243 milioni di euro con un tasso di crescita del 197% in 6 anni. Nel medesimo periodo, per l’Inter l’evoluzione del fatturato non è stata caratterizzata da un continuo crescendo, ma da un alternarsi di incrementi e decrementi. Solo nella stagione 2005/2006, l’Inter ha superato la barriera dei 200 milioni di fatturato, raggiungendo la cifra di 206,6 milioni.
La tendenza regressiva del fatturato dell’Inter si constata con cali del 5,6% nella stagione 2006/2007 e dell’11,3% nella stagione 2007/2008. L’inversione è avvenuta nel 2008/09, ossia la stagione dello scudetto di Mourinho, con un incremento del 13,6%. Il professore considera che l’ingaggio di Eto’o potrà costituire una leva fondamentale per le aspirazioni del club, completando il modello firmato Mourinho. Gay individua subito un "vulnus" nella composizione percentuale del fatturato nerazzurro: la dipendenza da diritti TV. In effetti il fatturato derivante dai diritti Tv costituisce, con un incidenza storica del 60% circa sul totale, la voce più importante del fatturato dell’Inter, mentre quello derivante da attività commerciali e biglietteria costituiscono il punto debole.
Nel confronto tra le composizioni percentuali dell’ultimo fatturato dei due club, il Barcellona ne esce con una migliore distribuzione percentuale. Infatti il club catalano può vantare la seguente composizione percentuale del fatturato: 31% ricavi commerciali; 26% ricavi da biglietteria; 43% ricavi da diritti TV. L’Inter, invece, mostra la seguente composizione: 59% diritti TV; 14% ricavi da biglietteria e 27% ricavi commerciali.
SECONDA SFIDA: LA STRUTTURA DELLO STATO PATRIMONIALE
Il primo elemento che balza in evidenza è il patrimonio netto: quello dell’Inter risulta negativo per circa 50 milioni al 30 giugno 2009. Su questo patrimonio netto negativo incide la perdita di 154 milioni di euro, che è in linea con quella dell’esercizio precedente di 148 milioni.
Secondo il professor Gay in condizioni normali, "è difficile per una squadra di calcio di primo livello mantenere una struttura patrimoniale così fortemente deficitaria", tuttavia ciò è stato reso possibile per il continuo impegno a supportare finanziariamente l’Inter, da parte del suo socio di riferimento.
Per quanto riguarda il Barça, il patrimonio netto è positivo per 21 milioni, pari al 4,1% delle fonti di finanziamento. Anche se trattasi di cifre di debole consistenza, in ogni caso sono molto più solide di quelle del club di Milano.
La struttura dell’attivo dell’Inter è tipica di una squadra di calcio, in quanto le attività non correnti rappresentano il 78,9% del capitale investito, mentre le attività correnti incidono per il 21,1% del totale dell’attivo. In ogni caso il totale delle attività dell’Inter pari 412,8 milioni è inferiore a quelle del Barcellona pari a 510,1 milioni. Anche l’attivo non corrente del Barcellona supera quello dell’Inter: 350,1 milioni contro 326 milioni. In termini percentuali l’attivo non corrente del Barcellona incide meno sul capitale investito 68,6% contro il 78,9% dell’Inter. Anche per le attività correnti FC Barcelona supera l’Inter: 160,1 milioni contro 87 milioni. Per il club catalano le attività correnti rappresentano il 31,4% delle attività totali.
Le immobilizzazioni immateriali nette sportive dell’Inter sono superiori a quelle del Barcellona: 158,4 milioni contro 122,9 milioni. In termini lordi, per l’Inter, l'investimento totale in giocatori al 30 giugno 2009 è stato 276,5 milioni, con un ammortamento cumulativo di 118 milioni. Le immobilizzazioni immateriali lorde sportive del Barça risultano pari a 226,6 milioni, con ammortamento di quasi 104 milioni. In base a tale dato, il professor Gay deduce che il club milanese, è più aggressivo e potente rispetto al club catalano sul mercato dei giocatori. A questa "defaillance" il Barcellona sopperisce con l’ottimo lavoro del settore giovanile. Il Barça dispone però di immobilizzazioni materiali più consistenti rispetto all’Inter, a causa dello stadio di proprietà.
L’ammontare complessivo delle passività dell’Inter, correnti e non correnti, pari a 462,5 milioni, supera il totale delle attività (413 milioni). Il giudizio su questa struttura di passivo patrimoniale, da parte del professore, è allarmante e preoccupante in modo grave. La struttura del passivo del Barça vede un’incidenza del 25,4% per le passività non correnti pari a 129 milioni, mentre le passività correnti ammontanti a 360 milioni di euro rappresentano il 70,5% del capitale investito. Nell’eccessiva mole delle passività correnti, Gay individua il problema del Barcellona.
Ritornando all’Inter, le passività non correnti pari a 126,8 milioni, rappresentano il 30,7% delle attività totali, mentre le passività correnti ammontanti a 335,7 milioni di euro rappresentano l’80,3% delle attività totali, come si nota si supera il 100% a causa del deficit che determina un patrimonio netto negativo.
L’INDICE DI INDEBITAMENTO
Il rapporto tra passivo non esigibile (patrimonio netto) e debiti totali determina l’indice di indebitamento. Il valore ideale secondo il professore deve muoversi all’intorno di 1. Per il Barcellona tale indice è pari a 23,5, mentre per l’Inter è addirittura negativo per 9,3. Sebbene non ottimale è migliore la situazione del Barcellona.
Secondo il professor il club catalano deve affrontare la sfida dell’aumento della capitalizzazione con mezzi propri con una certa urgenza per raggiungere un miglior equilibrio finanziario.
L’INDICE DI SOLVIBILITA’ TOTALE
Il rapporto tra attività totali e debiti totali determina l’indice di solvibilità totale. Un club è solvibile quando il totale dell’attivo è superiore al totale dei suoi debiti. Quanto maggiore risulta tale indice, tanto più il club è solvibile.
Anche per tale indice vince il Barcellona segnando un indice pari a 1,04 contro un valore inferiore all’unità dell’Inter pari a 0,89.
L’INDICE DI SOLVIBILITA’ CORRENTE
Il rapporto tra attività correnti e passività correnti determina l’indice di solvibilità corrente. Tale indice serve a verificare se l’attivo circolante è in grado di pagare i debiti a breve. Per entrambi i club è l’attivo circolante non basta per pagare i debiti a breve. Tuttavia anche per tale indice vince il Barcellona segnando un indice pari a 0,44 contro 0,26 segnato dall’Inter. Per il professore, entrambe le squadre, ma maggiormente la società italiana, devono cercare di migliorare gli indici di solvibilità nel futuro, onde evitare seri rischi.
TERZA SFIDA: LA STRUTTURA DEL CONTO ECONOMICO
Il conto economico dell’Inter è stato riclassificato per renderlo comparibile a quello del Barcellona. Per quanto riguarda i ricavi operativi il Barcellona vince con 366 milioni, superando l’Inter che può vantare solo 222 milioni. L’Inter supera il Barcellona per quanto riguarda i costi operativi, esponendo costi per un valore di 376 milioni contro 361 milioni di euro del club catalano. Come conseguenza l’Inter registra una perdita operativa di 154 milioni, mentre il Barcellona espone un risultato operativo positivo per 5 milioni di euro.
Tuttavia, il professor Gay giudica anche molto elevata la tendenza alla spesa del Barcellona, rispetto al volume dei ricavi operativi. Entrambi i club, sono quindi puniti pesantemente con risultati della gestione finanziaria negativi, per 14 milioni di euro per il Barcellona e 4 milioni per l'Inter. Il risultato ordinario risulta comunque positivo per il Barcellona per 9 milioni di euro e negativo per 158 milioni di euro per l’Inter.
Per quanto riguarda la gestione straordinaria (vedasi plusvalenze) il risultato è positivo per entrambi i club, precisamente: 18 milioni per il Barça e 5 milioni di euro per l’Inter. Dopo le imposte il Barcellona espone un risultato positivo per 7 milioni di euro, mentre l’Inter espone una perdita netta di 154 milioni di euro.
IL COSTO DEL LAVORO EFFETTIVO
Il professor Gay determina la misura del costo del lavoro effettivo considerando la somma dei costi del personale più gli ammortamenti dei giocatori.
Il costo del lavoro effettivo dell’Inter ammonta a 251,1 milioni di euro, mentre per il Barcellona risulta pari a 270,8 milioni di euro (considerando anche i diritti di immagine pari a 15,6 milioni di euro).
L’incidenza di tale costo sui ricavi operativi vede vincente il Barcellona. Per il Barcellona l’incidenza del costo del lavoro effettivo sui ricavi operativi è del 74% per l’Inter è del 113%.
LA SFIDA DEL CASH FLOW
La sfida del cash è vinta dal Barcellona. Infatti, per quanto riguarda il cash flow (utile netto più ammortamenti), il Barça genera un importo positivo di 69 milioni di euro; mentre per l’Inter, a causa dell’elevatissima perdita d’esercizio, il cash flow resta negativo per 103 milioni di euro, determinando una cattiva situazione finanziaria.
Il professor José Mª Gay rapporta i cash flow ai debiti totali. Da questo rapporto emerge che il Barcellona è in grado, a parità di cash flow, di pagare i suoi debiti in 7 anni, infatti il tasso di copertura rilevato è del 14,1%, mentre per l’Inter è indefinito il tempo di copertura.
RAPPORTO TRA RICAVI OPERATIVI E DEBITI TOTALI
Per il Barcellona il rapporto tra ricavi operativi e debiti totali è del 75%, mentre per l’Inter è del 48%. Questo indicatore serve per verificare la correlazione tra debiti e ricavi e il professore giudica che per il Barcellona vi sia un adeguato rapporto tra reddito e debito totale.
RAPPORTO TRA RICAVI OPERATIVI E ATTIVITA’ TOTALI
Anche per il rapporto tra ricavi operativi e attività totali vince il Barcellona. Questo indice risponde ad una semplice ma fondamentale domanda: quanto è investito e quanto si fattura? Nel club azulgrana, ogni 100 euro investiti si incassano 72 euro, segnando una rotazione molto buona degli investimenti effettuati. Per l’Inter, i ricavi operativi rappresentano solo il 54% del totale delle attività.
RAPPORTO TRA REDDITO OPERATIVO E ATTIVITA’ TOTALI
Secondo il professore questo indicatore è la chiave per calibrare il buon funzionamento di un club calcio. Se si ottiene un ritorno economico adeguato, vuol dire che le attività sono gestite in modo efficiente, i ricavi operativi e le spese operative risultano ben dimensionati. Per il Barcellona risulta che per ogni 100 euro investiti si guadagnano 0,92 euro. Per l’Inter ogni 100 euro investiti si perdono 37,4 euro.
ROE - RETURN ON EQUITY (TASSO DI RENDIMENTO DEI MEZZI PROPRI)
Il rapporto tra risultato netto d’esercizio e mezzi propri risulta ovviamente a favore del Barcellona che ha un utile di esercizio ed un patrimonio netto positivo, al contrario dell’Inter. Anche se il professor Gay auspica un incremento dei mezzi propri del Barcellona.
Il professore conclude affermando che siamo di fronte ad una sfida tra due modelli organizzativi diversi della stessa attività, che non hanno risparmiato sforzi e risorse nel perseguimento dell’obiettivo della vittoria in Champions League.
Luca Marotta
jstargio@gmail.com
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE
Foto tratta da http://www.occidens.it/
RAPPORTO TRA RICAVI OPERATIVI E ATTIVITA’ TOTALI
Anche per il rapporto tra ricavi operativi e attività totali vince il Barcellona. Questo indice risponde ad una semplice ma fondamentale domanda: quanto è investito e quanto si fattura? Nel club azulgrana, ogni 100 euro investiti si incassano 72 euro, segnando una rotazione molto buona degli investimenti effettuati. Per l’Inter, i ricavi operativi rappresentano solo il 54% del totale delle attività.
RAPPORTO TRA REDDITO OPERATIVO E ATTIVITA’ TOTALI
Secondo il professore questo indicatore è la chiave per calibrare il buon funzionamento di un club calcio. Se si ottiene un ritorno economico adeguato, vuol dire che le attività sono gestite in modo efficiente, i ricavi operativi e le spese operative risultano ben dimensionati. Per il Barcellona risulta che per ogni 100 euro investiti si guadagnano 0,92 euro. Per l’Inter ogni 100 euro investiti si perdono 37,4 euro.
ROE - RETURN ON EQUITY (TASSO DI RENDIMENTO DEI MEZZI PROPRI)
Il rapporto tra risultato netto d’esercizio e mezzi propri risulta ovviamente a favore del Barcellona che ha un utile di esercizio ed un patrimonio netto positivo, al contrario dell’Inter. Anche se il professor Gay auspica un incremento dei mezzi propri del Barcellona.
Il professore conclude affermando che siamo di fronte ad una sfida tra due modelli organizzativi diversi della stessa attività, che non hanno risparmiato sforzi e risorse nel perseguimento dell’obiettivo della vittoria in Champions League.
Luca Marotta
jstargio@gmail.com
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