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martedì 9 settembre 2008

Tumulti dopo morte Gabriele Sandri: Pm chiede 20 rinvii a giudizio

Il magistrato romano Pietro Saviotti ha ipotizzato dieci reati per gli imputati

Pugno di ferro della magistratura per i tumulti seguiti a Roma nel giorno in cui fu ucciso il tifoso laziale Gabriele Sandri, l'11 novembre 2007, in un'area di servizio della A1 presso Arezzo. La procura di Roma ha infatti richiesto stamattina il rinvio a giudizio di venti persone riguardo, in un'area di se all'inchiesta su una struttura criminale formata da soggetti di estrema destra e ultrà. I reati ipotizzati dal Pubblico ministero Pietro Saviotti, a seconda delle posizioni degli imputati, sono ben dieci: associazione per delinquere, lesioni, invasione di terreni o edifici, tentato incendio, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, devastazione e saccheggio, violazione della legge sulle armi, danneggiamento. L'udienza preliminare è stata fissata al prossimo 20 ottobre. 
Tra i numerosi fatti addebitati a vario titolo sono stati inclusi gli assalti alla caserma della Polizia "Maurizio Giglio", di via Guido Reni, a quella dell'ex commissariato Porta del Popolo, della Bulgarella, sede del reparto carabinieri Segredifesa e alla stazione di Ponte Milvio, i danneggiamenti alle porte di accesso e agli arredi interni del Coni. Oltre a questi episodi, sono stati addebitati anche l'irruzione al concerto della Banda Bassotti nel parco di Villa Ada del 29 giugno, quando vennero feriti alcuni spettatori, il tentato incendio di una baracca in un campo nomadi in via Walter Procaccino «per finalità di xenofobia nei confronti dei cittadini romeni», l'occupazione di un immobile dell'Atac in viale Etiopia, l'incursione da persone travisate e armate di spranghe, manganelli telescopici in ferro e bottiglie di vetro, nel locale "Sally Brown", in via degli Etruschi, nel corso della quale vennero prelevati numerosi compact disc, cimeli calcistici e altri oggetti.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

lunedì 8 settembre 2008

"il pallone in confusione" stasera alle 19 su Telelombardia sulla chiusura curve del San Paolo

Questa sera alle ore 19 parlerò in collegamento su Telelombardia riguardo alla chiusura delle curve dello Stadio San Paolo. Per i telespettatori che non sono della Lombardia, potranno collegarsi sul canale 901 della piattaforma Sky.
Marco Liguori

«Le curve chiuse? E’ una sentenza ingiusta e inappropriata contro il Napoli»

Il noto esperto di diritto sportivo, l’avvocato Domenico Latino, spiega a “il pallone in confusione” che la decisione del giudice sportivo non risolve il problema della violenza negli stadi

«La sentenza è ingiusta, inappropriata e non aiuta a risolvere il problema della violenza negli stadi. Inoltre, la norma sulla responsabilità oggettiva delle società va radicalmente riformata perché espone le società calcistiche ai ricatti della cosiddetta “tifoseria organizzata”». Così Domenico Latino, noto avvocato milanese esperto di diritto sportivo, esprime le sue critiche a “il pallone in confusione” riguardo alla sentenza del Giudice sportivo Giampaolo Tosel, che ha stabilito la chiusura delle curve dello stadio San Paolo dopo i disordini della partita Roma-Napoli. Latino aggiunge che «è umanamente e moralmente comprensibile lo sfogo del presidente Aurelio De Laurentiis di voler lasciare il mondo del calcio». Il legale preannuncia che oltre al danno della sentenza della giustizia sportiva, il Napoli potrebbe subire anche la beffa dei ricorsi degli abbonati: proprio poco fa è stata diffusa la notizia che, Carlo Cincotti, avvocato partenopeo sottoscrittore di un abbonamento in curva B, ha annunciato ricorso al Tar.

Avvocato cosa accade con questo provvedimento di chiusura delle curve all’impianto di Fuorigrotta?
«Ho letto poco fa la sentenza e se ne deduce che gli ultrà irrispettosi del vivere civile e fomentatori di violenza si potranno tranquillamente annidare nelle altre parti aperte dello stadio San Paolo. Il giudice sportivo ha penalizzato in modo eccessivo la società, senza poter ottenere l’effetto preventivo di cui parla».
Questa sentenza è figlia della responsabilità oggettiva?
«Ormai questa disposizione è completamente anacronistica. Paradossalmente questa norma avrebbe dovuto essere un deterrente: invece, la persistenza di fatti di violenza la fa diventare inutile e nociva. Andrebbe rivista poiché alcune frange di tifosi, che probabilmente non lo sono poiché sono forse delinquenti comuni, con i loro atti violenti potrebbero alzare il tiro per ricattare le società».
Può spiegarsi meglio?
«Questi facinorosi potrebbero dire alle società: visto che sei sotto scacco delle penalizzazioni sportive, o ci date ciò che vogliamo oppure rincariamo le azioni violente. Per questo motivo, la norma è paradossalmente pericolosa perché potrebbe mettere ancora più in difficoltà le società. Queste ultime non possono impedire scontri e tafferugli che iniziano fuori dello stadio, com’è successo nella domenica di Roma – Napoli nelle stazioni di Napoli Centrale e Roma Termini: i club non hanno poteri di intervento nell’ordine pubblico e non è loro compito gestirlo».
Sarebbe più opportuno stabilire lo svolgimento di una gara a porte chiuse?
«Sarebbe più logica, poiché gli stadi sono eventualmente i luoghi dove si possono maggiormente commettere atti di violenza. Di conseguenza, si impedisce a tutto il pubblico complessivamente di entrare allo stadio e ai tifosi scalmanati di creare disordini. Ma se, come nel caso del Napoli, si chiude soltanto una parte dello stadio, si spingono i delinquenti a dirigersi verso i distinti e le curve per agire indisturbati: è un’assurdità».
Si corre anche il rischio che, con la chiusura delle curve, gli abbonati si rivalgano sulla società?
«Certo, lo potranno fare. In questo caso scatta la responsabilità oggettiva piena: il Napoli ha venduto un servizio che, per problemi della società, il tifoso non può usufruirne. Quindi, quest’ultimo può chiedere il rimborso. Anche questo è un altro aspetto paradossale della sentenza del Giudice sportivo: oltre a penalizzare la società, diminuendo la capienza del San Paolo e la possibilità di vendere biglietti, non si dà la possibilità agli abbonati che si comportano correttamente di poter vedere lo spettacolo calcistico».
Dunque, oltre al danno anche la beffa?
«Esatto».
Adesso l’Osservatorio delle manifestazioni sportive potrebbe ancora infierire sul Napoli?
«Dopo il divieto di trasferta dei tifosi napoletani, l’organismo del Viminale, che è competente solo per le questioni di ordine pubblico, potrebbe impedire ai sostenitori ospiti di venire al San Paolo. Potrebbe quindi accadere che il Napoli giocherà in casa solo davanti ai propri tifosi, ma quando gioca fuori di non avere il loro sostegno».
Dopo la sentenza, ha ragione De Laurentiis a mollare tutto?
«E’ molto comprensibile poiché da un lato c’è una frangia di tifosi che vuole fare di tutto per far precipitare Napoli e il Napoli nei problemi. Va detto che la parte di tifoseria corretta che non denuncia quelli facinorosi per metterli in condizione di non nuocere. Inoltre, il sistema dell’ordine pubblico e quello della giustizia sportiva sono totalmente inadeguati: sembra che vogliano gettare le colpe unicamente contro la città e la sua squadra. Ciò è ingiusto: Napoli ha i suoi problemi, ma sotto l’aspetto della violenza presenta gli stessi problemi di Milano, Torino, Firenze e Roma e di altre piazze calcistiche».
Cosa bisognerebbe fare?
«Queste frange di esagitati dovrebbero essere individuati, come accade in Inghilterra, e collocati sin dal sabato sera in un luogo dove siano messi in condizioni di non nuocere fino al lunedì mattina. In modo tale che la domenica non possano andare negli stadi per sfasciare tutto»
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Lo sfogo di De Laurentiis: «Basta, mollo tutto e vado via»

Clamorosa dichiarazione a caldo del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis subito dopo la notizia della chiusura delle curve decisa dal Giudice Sportivo. In diretta dai microfoni dell'emittente napoletana Radio Marte il numero uno azzurro, raggiunto telefonicamente, ha affermato: «Ora basta, a questo punto mollo tutto e vado via». Il Napoli potrebbe comunque ricorrere in appello contro la decisione di Tosel.
Marco Liguori

Le curve del Napoli resteranno chiuse fino al 31 ottobre

Le curve dello stadio San Paolo resteranno chiuse fino al 31 ottobre. La decisione del Giudic sportivo è stata resa nota poco fa in un comunicato della Lega Calcio.
Nello specifico Giampaolo Tosel ha imposto l'obbligo al Napoli di giocare «tutte le gare» con le curve A e B chiuse agli spettatori fino al 31 ottobre prossimo. Alla società azzurra è stata irrogata anche un'ammenda di 10mila euro, come "punizione" per la parte riguardante gli incidenti avvenuti allo stadio Olimpico in occasione di Roma-Napoli. Il giudice ricorda, nella motivazione, che esula dai suoi limiti funzionali «ogni valutazione in merito a fatti altrove verificatisi». La sanzione non riguarda quindi i disordini avvenuti domenica 31 agosto nelle stazioni di Roma Termini e Napoli Cenrale, ma a fatti accaduti allo stadio Olimpico.
Infatti, nelle motivazioni del Giudice sportivo si fa riferimento al «comportamento definito ''intollerabile'' durava ''fino al termine della gara, con conseguenze lesive cosi' sintetizzabili: sette agenti di polizia e tre carabinieri contusi nel corso dell'iniziale "accompagnamento"; due carabinieri e due stewards lievemente feriti dallo scoppio di petardi; alcuni tifosi della Roma ricorsi alle cure del Pronto Soccorso per lesioni cagionate dal lancio di petardi nel settore loro riservato». Il Napoli è stato imputato di questi «atti di violenza» e ne risponde per responsabilità oggettiva. Secondo Tosel la sanzione «deve essere commisurata alla particolare gravità dei fatti addebitati, alla specifica recidività e, per converso, alla concreta e apprezzabile attivita' di collaborazione con le Forze dell'Ordine svolta dalla dirigenza societaria». Il giudice dispone la chiusura «soltanto di quei settori dello stadio partenopeo ove abitualmente si collocano» i sostenitori «protagonisti di intollerabili azioni delinquenziali, che nulla hanno a che vedere nè con la passione sportiva nè con la civile convivenza». Nel comunicato diffuso dalla Lega Calcio si sottolinea che è  ''evidente'' l'''attribuibilita", in via esclusiva, delle violenze commesse a ben noti gruppuscoli di facinorosi, annidati nel mondo del "tifo organizzato"»
La sanzione delle curve chiuse scatta già per la prossima partita Napoli-Fiorentina e poi anche per la quarta (Napoli-Palermo), per la settima (Napoli-Juventus) e per la nona giornata (Napoli-Reggina) di campionato.
Adesso si attende la sanzione del Viminale, che potrebbe anche essere pesante, visto il precedente di quella sportiva.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Napoli: Osservatorio del Viminale attende le decisioni del giudice sportivo

Così si è espresso il presidente Domenico Mazzilli dai microfoni di Radio Anch'io sport. La decisione di Tosel è prevista in giornata

«Aspettiamo la decisione del Giudice sportivo e trarremo le nostre conclusioni». Così si è espresso ai microfoni della trasmissione "Radio Anch'io Sport" di Radio Rai1 Domenico Mazzilli, presidente dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, per prendere provvedimenti di ordine pubblico riguardo allo stadio San Paolo di Napoli. Sulla questione, ha detto l'alto dirigente del Viminale, «non posso anticipare nulla»: si vedrà dopo le decisioni prese in giornata da Giampaolo Tosel, che dovrà stabilire eventuali sanzioni avvenuti fuori dalla stadio Olimpico di Roma, prima e dopo Roma-Napoli.
Ma secondo Mazzilli, l'impianto di Fuorigrotta resta comunque ad alto rischio: «Per la prossima giornata di campionato abbiamo il problema di Napoli-Fiorentina». Anche sulla situazione di domenica prossima, il numero uno dell'Osservatorio non ha voluto sbilanciarsi più di tanto, in attesa delle decisioni della Giustizia sportiva. «Stiamo cercando di acquisire le notizie che possano portare - ha proseguito - alla decisione più giusta per tutti quanti. Abbiamo dimenticato tutti che c'era un'altra partita nella prima giornata di serie A con gli stessi rischi di Roma-Napoli, che era Fiorentina-Juve e tutto è andato bene. Anche ieri in serie B c'era Ancona-Ascoli, altra partita a rischio e anche in questo caso tutto e' andato bene. Il lavoro è ancora lungo ma non è tutto da buttare». 
Mazzilli ha però individuato alcuni aspetti positivi evidenziati nella prima giornata di campionato. «L'obiettivo comune è quello di tirare fuori dal contesto i violenti e per questo serve il contributo della parte buona della tifoseria che è la netta maggioranza. Allo stadio Olimpico non è successo nulla, siamo riusciti a fare molto dentro gli stadi, dobbiamo ancora fare molto per cio' che accade fuori dallo stadio. La violenza spesso si esterna in un'area di servizio che non ha nulla a che vedere con gli impianti». Oltre alla repressione della violenza negli stadi, occorre però anche un'opera di prevenzione con la sensibilizzazione dei tifosi. «E' una partita della civiltà - ha concluso Mazzilli - contro la violenza. Ci faremo promotori di progetti culturali e di spot educativi in tal senso».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

venerdì 5 settembre 2008

«Il Daspo è efficace solo se disposto da un giudice, come in Inghilterra»

L’avvocato Lorenzo Contucci spiega a "il pallone in confusione" come è disposto Oltremanica il divieto di ingresso allo stadio. Il legale critica la proposta del ministro La Russa di portare i tifosi a firmare nelle scuole e nei teatri

«Il Daspo potrebbe essere un’efficace misura di prevenzione se fosse disposto da un giudice su proposta della Polizia, come accade in Inghilterra. Tutti parlano di modello inglese, ma nei fatti non lo si concretizza». Lorenzo Contucci, noto avvocato penalista romano esperto di normativa antiviolenza, stigmatizza in questa intervista a "il pallone in confusione" i provvedimenti che intende assumere il governo sul tifo violento.
Avvocato, come viene invece sanzionato il Daspo in Italia?
«Il questore sancisce automaticamente il divieto di assistere alle manifestazioni sportive e il magistrato fa un controllo sommario soltanto sull’obbligo di firma collegato ad esso, ma non sul provvedimento. Concedendo questo enorme potere alla polizia si hanno delle conseguenze paradossali: ad esempio si può essere "daspati" fino a cinque anni se ci si reca nelle vicinanze del campo di gioco, comportamento considerato come reato, per raccogliere la maglia del proprio campione preferito, com’è accaduto domenica a Torino. Questo potere andrebbe limitato con l’intervento del magistrato, come per gli indagati per i reati di mafia, per migliorare i rapporti tra le tifoserie con Polizia e Carabinieri».
Può spiegare meglio questo concetto?
«In teoria un tifoso è trattato peggio di un accusato di associazione mafiosa. Per questi ultimi, il questore non applica la misura preventiva, ma inoltra la proposta al tribunale che eventualmente la concede dopo la riunione in camera di consiglio. Ciò dovrebbe essere stabilito, come accade in tutti i paesi democratici, anche per i sostenitori delle squadre di calcio».
Tornando all’obbligo di firma, la sua ottemperanza per il tifoso in una città come Roma con due società diventa molto problematico?
«Proprio così. Se la Roma gioca alle 15 e la Lazio alle 20.30 occorre che il tifoso si presenti tre volte quando gioca la prima e altre tre per quando gioca l’altra: insomma, si trascorre mezza giornata nei commissariati o in Questura».
Cosa ne pensa del pacchetto annunciato ieri dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa?
«Il ministro si è dimenticato la professione forense che svolgeva un tempo. Innanzitutto ha affermato che il Daspo lo dà il prefetto: è errato, è di competenza del questore. Inoltre, la totalità dei divieti viene accompagnata dall’obbligo di firma: dire che si vuole introdurre ora la firma è quindi un non senso. L’idea di portare i tifosi a firmare nelle scuole e nei teatri è una solenne sciocchezza, poiché sono sufficienti le stazioni di Polizia. E presso la scuola chi prenderebbe la firma? Forse i presidi? Occorrerebbe sempre la presenza delle forze dell’ordine in loco».
Che idea si è fatto sugli avvenimenti di domenica riguardanti la tifoseria napoletana a Roma?
«Ritengo che questa vicenda si pone a metà tra il trappolone organizzato e la totale disorganizzazione tipicamente italica».
Ma il nuovo Casms, istituito ad agosto, ha funzionato o no?
«Mettiamola così. Nel momento in cui è stato creato il Comitato che, supera anche l’Osservatorio sulle manifestazioni sportiva e che annovera la presenza dei servizi segreti, e non si è affrontato in modo adeguato la trasferta dei tifosi del Napoli vuol dire che gli organismi non hanno funzionato. Oppure potremmo pensare che è stata data un’apertura di credito ai tifosi, in assoluta buona fede, senza predisporre alcun tipo di organizzazione».
Ma c’è davvero la mano della camorra dietro il tifo organizzato?
«Non diciamo sciocchezze. Difendo i tifosi del Napoli da anni e conosco perfettamente la loro realtà. Che interesse avrebbe la camorra a infiltrarsi in una situazione di questo tipo? In realtà lo Stato si è reso perfettamente conto che è stata commessa una grande imprudenza. La trasferta dei sostenitori azzurri per Roma – Napoli, ossia una delle partite più a rischio del campionato, è stata gestita come se fossero state andate in gita le suore orsoline a visitare un monastero».
Cosa si sarebbe dovuto fare?
«Occorreva una maggiore collaborazione tra il Viminale e Trenitalia. Si sarebbe dovuto istituire un treno speciale: sarebbe partito da una stazione secondaria di Napoli e sarebbe arrivato in una altrettanto secondaria della Capitale e non sarebbero accaduti incidenti. A proposito dei danni, ho dei dubbi in proposito».
Li esponga.
«Non ci sono stati poliziotti feriti, le stazioni di Napoli e Roma sono rimaste indenni. Le immagine che hanno proposto in televisione riguardavano il solito vetro rotto: bisogna effettivamente dimostrare se la quantificazione del danno ammonta a 500mila euro».
Quindi niente gruppi "paramilitari"?
«Ma non scherziamo. Credo che in futuro si rischi di emanare la "carta del cittadino" che contemplerà anche l’esclusione dei diritti civili per chi è pregiudicato. Bisogna fare al riguardo un ragionamento "tout cour" che comprenda anche limiti che riguardino anche i deputati e senatori pregiudicati che sono presenti in Parlamento. E non solo per chi si macchia eventualmente di reati commessi allo stadio».
La legislazione repressiva è più un frutto del centrodestra oppure del centrosinistra?
«Sono esattamente la stessa cosa, tranne che per un punto. L’ultimo governo Prodi ha introdotto la diffida senza denuncia, una norma che non esisteva sotto il periodo fascista».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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