L'ex proprietario della società lariana, dopo essersi più volte proclamato innocente, ha proposto al Pm il rito alternativo: la condanna a un anno e 11 mesi per bancarotta fraudolenta ha escluso dal risarcimento le parti civili. L'avvocato Restuccia, legale dei calciatori Gregori e Bressan ha spiegato a "il pallone in confusione": «Adiremo le vie giudiziarie civili per chiedere l'integrale risarcimento del danno».
Colpo di scena al processo del crac del Como Calcio. Dopo aver proclamato più volte la sua innocenza nelle udienze precedenti, il presidente del Genoa Enrico Preziosi e proprietario della "Giochi Preziosi" ha patteggiato davanti al tribunale di Como una condanna per un anno e 11 mesi di reclusione con pena sospesa per il reato di bancarotta fraudolenta. Con questa sentenza si chiude dopo due anni il processo penale per la vicenda del fallimento del Calcio Como, società di cui Preziosi è stato presidente. La società lariana fu dichiarata fallita con un «buco» di circa sei milioni di euro, circa cinque dei quali sono stati risarciti.
Il patteggiamento è stato chiesto prima delle arringhe difensive dopo che Preziosi aveva sempre rifiutato di concordare la pena, e aveva pubblicamente detto di volere il dibattimento proclamandosi ripetutamente innocente. Invece oggi i suoi avvocati si sono avvalsi della facoltà concessa dal «pacchetto sicurezza» del ministro della Giustizia Alfano, che consente di concordare la pena in qualunque momento prima della sentenza di primo grado. Con il consenso del pm Vittorio Nessi, che aveva chiesto per Preziosi una condanna a tre anni e mezzo di reclusione, il tribunale ha dato il via libera al patteggiamento. Questa conclusione esclude dal risarcimento le parti civili che si erano costituite. L'avvocato Anna Maria Restuccia, legale dei due calciatori Daniele Gregori, Mauro Bressan, costituitisi parte civile assieme a Alessandro Colasante e Francesco De Francesco assistiti dall'avvocato Frasacco del foro di Velletri, ha spiegato a "il pallone in confusione" che «non è mia intenzione impugnare la sentenza di patteggiamento». L'avvocato ha sottolineato che «relativamente al risarcimento del danno adiremo le vie giudiziarie civili per chiedere l'integrale risarcimento».
Il processo a questo punto si concluderà con un solo imputato, l'ex amministratore delegato del Como Massimo D'Alma, per il quale sono stati chiesti due anni. Il terzo imputato, l'ex presidente del Como Aleardo Dall'Oglio, aveva già patteggiato una condanna entro i limiti della condizionale. Per questa inchiesta, Preziosi era finito per un breve periodo agli arresti domiciliari.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita solo dietro citazione della fonte)
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venerdì 3 ottobre 2008
Calciopoli: Luciano Moggi rinviato a giudizio da gup De Gregorio
L'ex direttore generale della Juventus sarà processato il 20 gennaio prossimo dai giudici della nona sezione penale del Tribunale di Napoli assieme a Claudio Lotito, Andrea e Diego Della Valle. Prosciolti Franco Carraro e Francesco Ghirelli
Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus, è stato rinviato a giudizio assieme ad altri 25 imputati dell'inchiesta Calciopoli condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli. Tra gli imputati vi sono il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e i due patron della Fiorentina, Diego e Andrea Della Valle. Lo ha stabilito il giudice dell'udienza preliminare Eduardo De Gregorio che ha accolto le richieste dei pubblici ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Il processo comincerà il prossimo 20 gennaio davanti alla nona sezione del Tribunale napoletano. Per altri 10 ci sarà il rito abbreviato. Per tutti gli imputati le accuse contestate vanno dall'associazione per delinquere alla frode per competizioni sportive.
Il gup ha invece prosciolto l'ex presidente della Figc, Franco Carraro, e l'ex segretario della stessa Figc, Francesco Ghirelli. Per la Procura di Napoli è una grande vittoria: l'impianto accusatorio è stato accolto totalmente dal gup.
Questo l'elenco completo dei 25 rinviati a giudizio: Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina, Stefano Titomanlio.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita solo dietro citazione della fonte)
Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus, è stato rinviato a giudizio assieme ad altri 25 imputati dell'inchiesta Calciopoli condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli. Tra gli imputati vi sono il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e i due patron della Fiorentina, Diego e Andrea Della Valle. Lo ha stabilito il giudice dell'udienza preliminare Eduardo De Gregorio che ha accolto le richieste dei pubblici ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Il processo comincerà il prossimo 20 gennaio davanti alla nona sezione del Tribunale napoletano. Per altri 10 ci sarà il rito abbreviato. Per tutti gli imputati le accuse contestate vanno dall'associazione per delinquere alla frode per competizioni sportive.
Il gup ha invece prosciolto l'ex presidente della Figc, Franco Carraro, e l'ex segretario della stessa Figc, Francesco Ghirelli. Per la Procura di Napoli è una grande vittoria: l'impianto accusatorio è stato accolto totalmente dal gup.
Questo l'elenco completo dei 25 rinviati a giudizio: Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina, Stefano Titomanlio.
Marco Liguori
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giovedì 2 ottobre 2008
Lettera aperta a Maroni per Genoa-Napoli: 815 firme raccolte
Quota 815 firme. Sono stati tanti i firmatari fino alla prima mattinata dell’appello al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, per eliminare il divieto di trasferta dei tifosi napoletani per Genoa-Napoli. L’iniziativa, lanciata dai siti d’informazione “il pallone in confusione”, “Tuttonapoli.net” e “Napolisoccer.net” ha avuto dunque un buon riscontro da parte della tifoseria. E non solo da quella partenopea, ma anche da quella genoana. Sarà possibile aderire all’appello anche nei prossimi giorni sul sito http://firmiamo.it/sign/list/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni (e resterà anche il banner sui siti promotori dell’iniziativa) poiché si vorrebbe che il ministro rivedesse gli assurdi provvedimenti di divieto delle trasferte contro i sostenitori napoletani, stabiliti sull’onda di un’influenza mediatica dopo Roma-Napoli di domenica 31 agosto. Anche uno speciale di Raisat news, andato in onda ieri sera, ha dimostrato della “montatura” di numerosi mezzi d’informazione: illuminante è stata l’intervista al giornalista austriaco Reinhard Krennhuber presente sull’Intercity delle 9,24 diretto verso la Capitale, che ha dato una versione completamente diversa da quella ufficiale.
Anche il presidente rossoblù, Enrico Preziosi, ha ribadito oggi dai microfoni di Radio Kiss Kiss l’assurdità del provvedimento del Viminale: «Non condivido la decisione dell’Osservatorio: le due tifoserie sono gemellate e non sarebbe accaduto nulla». Preziosi ha aggiunto: «Genoa-Napoli senza tifosi partenopei è un’assurdità che non comprendo. Non condivido la decisione dell’Osservatorio: due anni fa abbiamo disputato la partita della promozione con 35mila persone e non è accaduto nulla, mi piacerebbe che ad ogni decisione del Viminale ci fosse un minimo di giustificazione. Le due tifoserie sono gemellate, stiamo qui a discutere di limitazioni per i napoletani e non se ne capisce il senso».
Fanno eco alle parole di Preziosi quelle di Alessandro Cassinelli, tifoso genoano che ha aderito all’appello per Maroni: «Quella con i fratelli napoletani è la più lunga e stupenda storia di gemellaggio tra tifoserie che si ricordi. Mi permetto di dire che è senza dubbio una delle poche cose VERE che è rimasta in questo calcio insieme alla passione dei veri ultras». Alberto Chiunchiolo ha un’esortazione per Maroni: «In tribuna al Meazza era dietro Silvio e avrà sentito quei due botti che hanno fatto tremare lo stadio. Uniformare le regole!». Anche Alberico Marino ricorda i petardi del derby milanese: «E i fumogeni e bombe carta di San Siro?». Domenico Mastropietro, servitore della Patria, non ha parole per il blocco delle trasferte dei tifosi azzurri: «Pazzesco, ho l'abbonamento lavorando a 600 km da casa, sono un militare che sta dando la vita per il proprio paese ed una sentenza assurda mi vieta di assistere alla mia passione....non ci sono altre parole, incredibile!!!».
Cristiano Vella sottolinea: «Ogni settimana un decreto diverso, volto a risolvere cosa? Nulla! Dite che a Napoli, in curva, ci sono i delinquenti, perfetto, arrestateli e buttate la chiave invece di chiudere le curve. Oppure lo stato nn è in grado di arrestare dei fessi di ultras?». Infine arriva un suggerimento da Luca Aurigemma: «Andate a chiedere ai vostri colleghi tedeschi come risolvere il problema: non ho mai visto tanta civiltà. Sono stato a vedere la partita Tsv1860 – Fc Inglostadt04: non potevo crederci, che rispetto e che spettacolo».
Marco Liguori
Anche il presidente rossoblù, Enrico Preziosi, ha ribadito oggi dai microfoni di Radio Kiss Kiss l’assurdità del provvedimento del Viminale: «Non condivido la decisione dell’Osservatorio: le due tifoserie sono gemellate e non sarebbe accaduto nulla». Preziosi ha aggiunto: «Genoa-Napoli senza tifosi partenopei è un’assurdità che non comprendo. Non condivido la decisione dell’Osservatorio: due anni fa abbiamo disputato la partita della promozione con 35mila persone e non è accaduto nulla, mi piacerebbe che ad ogni decisione del Viminale ci fosse un minimo di giustificazione. Le due tifoserie sono gemellate, stiamo qui a discutere di limitazioni per i napoletani e non se ne capisce il senso».
Fanno eco alle parole di Preziosi quelle di Alessandro Cassinelli, tifoso genoano che ha aderito all’appello per Maroni: «Quella con i fratelli napoletani è la più lunga e stupenda storia di gemellaggio tra tifoserie che si ricordi. Mi permetto di dire che è senza dubbio una delle poche cose VERE che è rimasta in questo calcio insieme alla passione dei veri ultras». Alberto Chiunchiolo ha un’esortazione per Maroni: «In tribuna al Meazza era dietro Silvio e avrà sentito quei due botti che hanno fatto tremare lo stadio. Uniformare le regole!». Anche Alberico Marino ricorda i petardi del derby milanese: «E i fumogeni e bombe carta di San Siro?». Domenico Mastropietro, servitore della Patria, non ha parole per il blocco delle trasferte dei tifosi azzurri: «Pazzesco, ho l'abbonamento lavorando a 600 km da casa, sono un militare che sta dando la vita per il proprio paese ed una sentenza assurda mi vieta di assistere alla mia passione....non ci sono altre parole, incredibile!!!».
Cristiano Vella sottolinea: «Ogni settimana un decreto diverso, volto a risolvere cosa? Nulla! Dite che a Napoli, in curva, ci sono i delinquenti, perfetto, arrestateli e buttate la chiave invece di chiudere le curve. Oppure lo stato nn è in grado di arrestare dei fessi di ultras?». Infine arriva un suggerimento da Luca Aurigemma: «Andate a chiedere ai vostri colleghi tedeschi come risolvere il problema: non ho mai visto tanta civiltà. Sono stato a vedere la partita Tsv1860 – Fc Inglostadt04: non potevo crederci, che rispetto e che spettacolo».
Marco Liguori
mercoledì 1 ottobre 2008
Il Bari paga 2,73 milioni di debiti tributari in 59 rate
Il dato è emerso nell’analisi dei conti 2007 della squadra pugliese svolta da “il pallone in confusione”. La società della famiglia Matarrese, nella relazione sulla gestione, ha evidenziato che l’accordo per la dilazione è stato sottoscritto con l’Agenzia delle entrate nel dicembre 2006, a seguito di tre comunicazioni in cui si contestavano altrettante irregolarità. Contro di esse è stato proposto ricorso
Anche l’Associazione sportiva Bari, come altre società di calcio professionistiche, ha rateizzato i propri debiti fiscali. “Il pallone in confusione” lo ha notato analizzando l’ultimo bilancio disponibile in Camera di commercio al 31 dicembre 2007 della squadra di calcio della famiglia Matarrese, chiuso con una perdita di 5,22 milioni di euro in diminuzione dagli 8,04 milioni del 2006. Lo spiegano nella relazione sulla gestione i tre parenti del presidente della Lega calcio Antonio, in cui è evidenziato che «è regolarmente in ammortamento il pagamento delle rate concernenti la rateazione in 59 rate, sottoscritta con l’Agenzia delle entrate Ufficio di Bari 2 in data 19/12/2006». Nel documento non è stata comunicato l’anno in cui ha termine la rateizzazione, né la cadenza temporale del pagamento. L’operazione è stata garantita con polizza fidejussoria rilasciata il 15 dicembre 2006 da Assitalia (Gruppo Generali Assicurazioni) per il tramite di Rasini Viganò Assicurazioni. A fronte di questa garanzia, la società pugliese ha sottoscritto con Ina (sempre della Generali) nella stessa data un «contratto di capitalizzazione a premio unico – si legge nella nota integrativa che accompagna il bilancio – con rivalutazione annua del capitale collegata alla gestione patrimoniale Euro Forte». La consistenza iniziale della polizza Ina era di 1,65 milioni con un incremento annuo di poco più di 35mila euro. Sempre nella nota integrativa è indicato l’importo complessivo della rateizzazione pari a 2,73 milioni: esso è incluso nel paragrafo sui “debiti tributari”, che alla fine dell’anno scorso ammontavano a 3,32 milioni. In quest’ultimo, si legge nel documento contabile, «sono iscritti debiti per imposte ed addizionali, sui redditi da lavoro dipendente ed autonomo pari ad euro 492.419,88; Irap pari ad euro 547.794,95 ed il debito Iva che ammonta ad euro 122.833,75».
Il presidente Vincenzo, l’amministratore delegato Salvatore e il consigliere Salvatore Matarrese spiegano che la dilazione in 59 rate riguarda «la cartella di pagamento n.014/2006/00385350/43/000 notificataci come atto propedeutico all’accertamento che la stessa A.D.E. (Agenzia delle entrate ndr.) ha effettuato a seguito dell’accesso mirato presso la sede della nostra società sportiva nei giorni 22-23 febbraio 2006 al fine di verificare la corretta applicazione della normativa in materia di II. DD. (imposte dirette ndr.), Iva e Irap relativamente ai periodi di imposta 2004 e 2005». I Matarrese proseguono evidenziando che «l’Agenzia delle entrate ha notificato alla nostra società n.3 comunicazioni rappresentando la presenza delle seguenti irregolarità». Esse riguardano innanzitutto il «tardivo versamento di ritenute e addizionali su redditi di lavoro dipendente riguardante le mensilità da dicembre 2003 a dicembre 2004». Seguono gli «omessi versamenti dell’Iva periodica, dell’acconto e del saldo Iva riguardanti il periodo da gennaio 2004 a dicembre 2005». Infine, il fisco ha contestato gli «omessi versamenti di acconti e saldi Irpeg e Irap relativi alle annualità 01.07.2003 – 30.06.2004 e all’esercizio 01.07.2004 – 31.12.2004». Queste comunicazioni, si legge sempre nella relazione sulla gestione della società biancorossa, «contenevano l’invito a versare quanto dovuto entro il termine di giorni trenta dalla loro ricezione pena la perdita del beneficio della riduzione ad un terzo delle sanzioni». I tre Matarrese hanno «provveduto nei termini al versamento delle sanzioni ridotte limitatamente ai tardivi versamenti di ritenute e addizionali su redditi di lavoro dipendente riguardanti le mensilità da dicembre 2003 a dicembre 2004 per un ammontare pari al terzo della complessiva intera sanzione di euro 492.329,64». Inoltre, gli amministratori hanno proposto il ricorso contro «le citate comunicazioni per violazione dell’art.16 del D.Lgs.472/97», ma hanno «dovuto procedere alla sottoscrizione della rateizzazione per evitare ogni più grave e dannosa conseguenza esecutiva a nostro danno per la scadenza del ruolo notificatoci». Per porre fronte a queste omissioni, il presidente e i consiglieri sottolineano sempre nella relazione che è stato prudenzialmente collocato a bilancio «un fondo sanzioni e interessi ammontante ad euro 816.641,31, ritenuto congruo da questo consiglio anche sulla scorta del reale debito residuo, considerata pagata la rata scadente a marzo 2008». Gli interessi della rateazione del debito tributario costituiscono la quasi totalità della somma di 145.621 euro relativa alla voce “interessi su altri debiti”. Riguardo ai pagamenti delle scadenze, il collegio sindacale nella sua relazione ha «constatato il regolare pagamento».
Infine, il consiglio di amministrazione ha rammentato nella relazione sulla gestione «che per gli adempimenti previsti dai regolamenti della Figc, sotto il controllo della Covisoc, per l’iscrizione al campionato 2008/2009, non deve risultare presente alcun debito erariale corrente e non rateizzato, in pendenza con l’Amministrazione finanziaria, pena la non iscrivibilità al campionato». Il Bari ha sicuramente ottemperato a questi adempimenti, poiché ha ottenuto l’iscrizione al torneo di serie B, dove ha militato anche nel 2006.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
Anche l’Associazione sportiva Bari, come altre società di calcio professionistiche, ha rateizzato i propri debiti fiscali. “Il pallone in confusione” lo ha notato analizzando l’ultimo bilancio disponibile in Camera di commercio al 31 dicembre 2007 della squadra di calcio della famiglia Matarrese, chiuso con una perdita di 5,22 milioni di euro in diminuzione dagli 8,04 milioni del 2006. Lo spiegano nella relazione sulla gestione i tre parenti del presidente della Lega calcio Antonio, in cui è evidenziato che «è regolarmente in ammortamento il pagamento delle rate concernenti la rateazione in 59 rate, sottoscritta con l’Agenzia delle entrate Ufficio di Bari 2 in data 19/12/2006». Nel documento non è stata comunicato l’anno in cui ha termine la rateizzazione, né la cadenza temporale del pagamento. L’operazione è stata garantita con polizza fidejussoria rilasciata il 15 dicembre 2006 da Assitalia (Gruppo Generali Assicurazioni) per il tramite di Rasini Viganò Assicurazioni. A fronte di questa garanzia, la società pugliese ha sottoscritto con Ina (sempre della Generali) nella stessa data un «contratto di capitalizzazione a premio unico – si legge nella nota integrativa che accompagna il bilancio – con rivalutazione annua del capitale collegata alla gestione patrimoniale Euro Forte». La consistenza iniziale della polizza Ina era di 1,65 milioni con un incremento annuo di poco più di 35mila euro. Sempre nella nota integrativa è indicato l’importo complessivo della rateizzazione pari a 2,73 milioni: esso è incluso nel paragrafo sui “debiti tributari”, che alla fine dell’anno scorso ammontavano a 3,32 milioni. In quest’ultimo, si legge nel documento contabile, «sono iscritti debiti per imposte ed addizionali, sui redditi da lavoro dipendente ed autonomo pari ad euro 492.419,88; Irap pari ad euro 547.794,95 ed il debito Iva che ammonta ad euro 122.833,75».
Il presidente Vincenzo, l’amministratore delegato Salvatore e il consigliere Salvatore Matarrese spiegano che la dilazione in 59 rate riguarda «la cartella di pagamento n.014/2006/00385350/43/000 notificataci come atto propedeutico all’accertamento che la stessa A.D.E. (Agenzia delle entrate ndr.) ha effettuato a seguito dell’accesso mirato presso la sede della nostra società sportiva nei giorni 22-23 febbraio 2006 al fine di verificare la corretta applicazione della normativa in materia di II. DD. (imposte dirette ndr.), Iva e Irap relativamente ai periodi di imposta 2004 e 2005». I Matarrese proseguono evidenziando che «l’Agenzia delle entrate ha notificato alla nostra società n.3 comunicazioni rappresentando la presenza delle seguenti irregolarità». Esse riguardano innanzitutto il «tardivo versamento di ritenute e addizionali su redditi di lavoro dipendente riguardante le mensilità da dicembre 2003 a dicembre 2004». Seguono gli «omessi versamenti dell’Iva periodica, dell’acconto e del saldo Iva riguardanti il periodo da gennaio 2004 a dicembre 2005». Infine, il fisco ha contestato gli «omessi versamenti di acconti e saldi Irpeg e Irap relativi alle annualità 01.07.2003 – 30.06.2004 e all’esercizio 01.07.2004 – 31.12.2004». Queste comunicazioni, si legge sempre nella relazione sulla gestione della società biancorossa, «contenevano l’invito a versare quanto dovuto entro il termine di giorni trenta dalla loro ricezione pena la perdita del beneficio della riduzione ad un terzo delle sanzioni». I tre Matarrese hanno «provveduto nei termini al versamento delle sanzioni ridotte limitatamente ai tardivi versamenti di ritenute e addizionali su redditi di lavoro dipendente riguardanti le mensilità da dicembre 2003 a dicembre 2004 per un ammontare pari al terzo della complessiva intera sanzione di euro 492.329,64». Inoltre, gli amministratori hanno proposto il ricorso contro «le citate comunicazioni per violazione dell’art.16 del D.Lgs.472/97», ma hanno «dovuto procedere alla sottoscrizione della rateizzazione per evitare ogni più grave e dannosa conseguenza esecutiva a nostro danno per la scadenza del ruolo notificatoci». Per porre fronte a queste omissioni, il presidente e i consiglieri sottolineano sempre nella relazione che è stato prudenzialmente collocato a bilancio «un fondo sanzioni e interessi ammontante ad euro 816.641,31, ritenuto congruo da questo consiglio anche sulla scorta del reale debito residuo, considerata pagata la rata scadente a marzo 2008». Gli interessi della rateazione del debito tributario costituiscono la quasi totalità della somma di 145.621 euro relativa alla voce “interessi su altri debiti”. Riguardo ai pagamenti delle scadenze, il collegio sindacale nella sua relazione ha «constatato il regolare pagamento».
Infine, il consiglio di amministrazione ha rammentato nella relazione sulla gestione «che per gli adempimenti previsti dai regolamenti della Figc, sotto il controllo della Covisoc, per l’iscrizione al campionato 2008/2009, non deve risultare presente alcun debito erariale corrente e non rateizzato, in pendenza con l’Amministrazione finanziaria, pena la non iscrivibilità al campionato». Il Bari ha sicuramente ottemperato a questi adempimenti, poiché ha ottenuto l’iscrizione al torneo di serie B, dove ha militato anche nel 2006.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
I tre contenziosi del Bari con il Comune per gli stadi
La società pugliese e l’ente pubblico hanno una serie di reciproche pretese risarcitorie e creditorie per l’utilizzo del “della Vittoria” e del “San Nicola”, il cui esito è al momento ancora incerto
«Allo stato attuale sono in essere tre distinti contenziosi con l’amministrazione comunale per la gestione dello stadio della Vittoria e dello stadio San Nicola». La notizia è stata riportata dal Bari nella parte “fondi per rischi e oneri” nella nota integrativa al bilancio 2007. E’ una vera e propria partita a “ping pong” tra la squadra di calcio della famiglia Matarrese e il Comune, il cui esito è al momento ancora incerto. La società biancorossa ha giocato gli incontri dei campionati nello vecchio stadio della Vittoria, costruito negli anni ’30, fino al 1990: in quell’anno si trasferì al nuovo impianto San Nicola, realizzato per i mondiali di calcio.
I giochi sono stati aperti alcuni anni fa dall’amministrazione del capoluogo regionale pugliese. «Il primo contenzioso nasce a seguito della richiesta avanzata dal Comune di Bari – raccontano i tre Matarrese componenti del consiglio di amministrazione – per il pagamento del corrispettivo relativo alla concessione in uso dello stadio della Vittoria nel periodo settembre 1979/settembre 1984, parzialmente soddisfatta con decreto ingiuntivo». A questa pretesa, i “galletti” pugliesi replicarono chiedendo «un risarcimento dei danni per la riduzione della capienza dello stadio disposta dalla Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo a decorrere dal 1° dicembre 1986».
Invece, per l’uso del nuovo impianto cittadino c’è un primo contenzioso. «Da una parte la pretesa creditoria avanzata dal Comune di Bari – proseguono i Matarrese – a titolo di pagamento dei canoni di concessione e di rimborso dei consumi per l’utilizzo dello Stadio San Nicola nel periodo maggio 1990/giugno 1994, per un importo complessivo di euro 726mila». Neanche in questo caso si è fatta attendere la risposta del club biancorosso. «Dall’altro, la pretesta creditoria avanzata dall’As Bari spa a titolo di pagamento del corrispettivo per la manutenzione dello stadio e degli impianti nel periodo 1° luglio 1991/30 giugno 1992, per un importo complessivo di euro 565mil (iscritto nei crediti)». Riguardo a queste pretese contrapposte «esiste un provvedimento giudiziario esecutivo, costituito dalla predetta sentenza del Tribunale di Bari n.113/2006 del 9 marzo 2006, con cui è stata parzialmente riconosciuta quella avanzata dal Comune per 181mila, oltre agli interessi legali a decorrere dal 2 marzo 1993».
Ma non è finita qui: il presidente Vincenzo e i due Salvatore Matarrese passano a illustrare l’ultima contesa con l’ente pubblico. «Esiste infine un ultimo contenzioso relativo alla corresponsione del canone di manutenzione dello stadio San Nicola. Il Comune di Bari richiede la restituzione della somma di euro 542mila, oltre interessi e maggior danno da svalutazione e spese processuali, corrisposta alla Società quale corrispettivo per la manutenzione dello stadio e degli impianti nel periodo 10 settembre 1990/30 giugno 1991. La Società avanza una pretesa creditoria per il medesimo importo, a titolo di ingiustificato arricchimento». Nel documento contabile si specifica che «è opportuno peraltro precisare che la pretesa creditoria del Comune di Bari è fondata su un titolo esecutivo (costituito dalla sentenze di 1° e 2° grado)».
Secondo la società calcistica «come evidenziato dai nostri consulenti legali, le pretese creditorie allo stato riconosciute in favore del Comune di Bari non risultano assistite da provvedimenti giudiziari definitivi e vengono quanto meno contrastate dalle pretese contro-creditorie avanzate dall’As Bari nel contenzioso insorto o in via di insorgenza». Di conseguenza è «difficoltoso prevedere l’esito del contenzioso – concludono i Matarrese nella nota integrativa – e quindi effettuare una stima attendibile di una eventuale passività potenziale».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
«Allo stato attuale sono in essere tre distinti contenziosi con l’amministrazione comunale per la gestione dello stadio della Vittoria e dello stadio San Nicola». La notizia è stata riportata dal Bari nella parte “fondi per rischi e oneri” nella nota integrativa al bilancio 2007. E’ una vera e propria partita a “ping pong” tra la squadra di calcio della famiglia Matarrese e il Comune, il cui esito è al momento ancora incerto. La società biancorossa ha giocato gli incontri dei campionati nello vecchio stadio della Vittoria, costruito negli anni ’30, fino al 1990: in quell’anno si trasferì al nuovo impianto San Nicola, realizzato per i mondiali di calcio.
I giochi sono stati aperti alcuni anni fa dall’amministrazione del capoluogo regionale pugliese. «Il primo contenzioso nasce a seguito della richiesta avanzata dal Comune di Bari – raccontano i tre Matarrese componenti del consiglio di amministrazione – per il pagamento del corrispettivo relativo alla concessione in uso dello stadio della Vittoria nel periodo settembre 1979/settembre 1984, parzialmente soddisfatta con decreto ingiuntivo». A questa pretesa, i “galletti” pugliesi replicarono chiedendo «un risarcimento dei danni per la riduzione della capienza dello stadio disposta dalla Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo a decorrere dal 1° dicembre 1986».
Invece, per l’uso del nuovo impianto cittadino c’è un primo contenzioso. «Da una parte la pretesa creditoria avanzata dal Comune di Bari – proseguono i Matarrese – a titolo di pagamento dei canoni di concessione e di rimborso dei consumi per l’utilizzo dello Stadio San Nicola nel periodo maggio 1990/giugno 1994, per un importo complessivo di euro 726mila». Neanche in questo caso si è fatta attendere la risposta del club biancorosso. «Dall’altro, la pretesta creditoria avanzata dall’As Bari spa a titolo di pagamento del corrispettivo per la manutenzione dello stadio e degli impianti nel periodo 1° luglio 1991/30 giugno 1992, per un importo complessivo di euro 565mil (iscritto nei crediti)». Riguardo a queste pretese contrapposte «esiste un provvedimento giudiziario esecutivo, costituito dalla predetta sentenza del Tribunale di Bari n.113/2006 del 9 marzo 2006, con cui è stata parzialmente riconosciuta quella avanzata dal Comune per 181mila, oltre agli interessi legali a decorrere dal 2 marzo 1993».
Ma non è finita qui: il presidente Vincenzo e i due Salvatore Matarrese passano a illustrare l’ultima contesa con l’ente pubblico. «Esiste infine un ultimo contenzioso relativo alla corresponsione del canone di manutenzione dello stadio San Nicola. Il Comune di Bari richiede la restituzione della somma di euro 542mila, oltre interessi e maggior danno da svalutazione e spese processuali, corrisposta alla Società quale corrispettivo per la manutenzione dello stadio e degli impianti nel periodo 10 settembre 1990/30 giugno 1991. La Società avanza una pretesa creditoria per il medesimo importo, a titolo di ingiustificato arricchimento». Nel documento contabile si specifica che «è opportuno peraltro precisare che la pretesa creditoria del Comune di Bari è fondata su un titolo esecutivo (costituito dalla sentenze di 1° e 2° grado)».
Secondo la società calcistica «come evidenziato dai nostri consulenti legali, le pretese creditorie allo stato riconosciute in favore del Comune di Bari non risultano assistite da provvedimenti giudiziari definitivi e vengono quanto meno contrastate dalle pretese contro-creditorie avanzate dall’As Bari nel contenzioso insorto o in via di insorgenza». Di conseguenza è «difficoltoso prevedere l’esito del contenzioso – concludono i Matarrese nella nota integrativa – e quindi effettuare una stima attendibile di una eventuale passività potenziale».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
martedì 30 settembre 2008
«Preziosi poteva evitare il crac del Como Calcio»
Tratto da Liberomercato - 17 Ottobre 2007
Dopo circa un anno, si è svolta ieri la seconda udienza del processo per il crack del Como Calcio presso il tribunale penale di Como. Non si sono presentati a difendersi dalle accuse di bancarotta fraudolenta i due imputati, l'industriale ed ex presidente della società lariana (e attuale numero uno del Genoa) Enrico Preziosi e l'ex amministratore unico Massimo DAlma. Nell'udienza di ieri si è registrato il ritiro di tre parti civili (l'ex allenatore Roberto Galia e i calciatori Crisopulli e Rossini) ed è iniziata l'audizione dei 41 testimoni. Tra quelli dell'accusa si segnalano l'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi e il curatore fallimentare Francesco Corrado. Proprio la relazione preparata da quest'ultimo costituisce uno dei cardini principali dell'accusa. In essa si legge che «la Fingiochi spa è stata sino al 18/10/2003 socio di maggioranza sia del Como che del Genoa, Enrico Preziosi è stato presidente del cda del Como sino al 18/10/2003 e dal novembre 2003 nel cda del Genoa». Il curatore ha puntato l'indice contro le operazioni di calciomercato svolte dalla dirigenza della società lariana. «Si ritiene pertanto che il presidente del cda del Como Calcio - prosegue Corrado - ben conosceva lo stato d'insolvenza della società, operando con i passaggi tra Como-Modena-Genoa ha causato notevoli danni alla società Como distraendone cespiti attivi, con i quali avrebbe potuto coprire parte dell'indebitamento». Sempre a proposito della compravendita calciatori, il curatore ha anche evidenziato che «le omesse rilevazioni relative ai giocatori, ai fini del bilancio hanno comportato la possibilità di nascondere il pesante risultato negativo». Corrado ha espresso anche i suoi dubbi per alcune «cessioni gratuite con pesanti conseguenze a carico del Calcio Como e gli enormi benefici per il Genoa Calcio, aggiungendo infine che è palese il contrasto di interessi esistenti trattandosi dello stesso soggetto».
Oltre agli atti processuali, c'è anche una chicca contenuta nella relazione del collegio sindacale allegata al bilancio del Como chiuso al 30 giugno 2004. I tre componenti scrivono che nella riunione del 19 settembre 2004 «il collegio sindacale non è stato messo nella condizione di visionare tutti i libri sociali perché non disponibili presso la sede sociale». Ma i tre sindaci riportano anche di un particolare grave. «In merito alle verifiche extra contabili relative all'affidabilità del sistema amministrativo contabile, il collegio sindacale NON ha ricevuto nessuna relazione dal responsabile amministrativo dott. D'Alma Massimo».
Marco Liguori
Oltre agli atti processuali, c'è anche una chicca contenuta nella relazione del collegio sindacale allegata al bilancio del Como chiuso al 30 giugno 2004. I tre componenti scrivono che nella riunione del 19 settembre 2004 «il collegio sindacale non è stato messo nella condizione di visionare tutti i libri sociali perché non disponibili presso la sede sociale». Ma i tre sindaci riportano anche di un particolare grave. «In merito alle verifiche extra contabili relative all'affidabilità del sistema amministrativo contabile, il collegio sindacale NON ha ricevuto nessuna relazione dal responsabile amministrativo dott. D'Alma Massimo».
Marco Liguori
lunedì 29 settembre 2008
Bilancio Lazio1/Patrimionio netto consolidato negativo per 9,84 milioni
Nonostante ciò, la società biancoceleste non deve provvedere alla ricapitalizzazione. L’utile di gruppo 2007/08 ha raggiunto i 13,8 milioni: ricavi +34,4%, costi +6,03%. L’esercizio è stato fortemente influenzato dalla partecipazione alla Champions League e dalla transazione con Unicredit-Banca di Roma
La Lazio ha chiuso l’esercizio 2007/2008 con un utile della capogruppo di 6,3 milioni di euro e un patrimonio netto positivo di 80,75 milioni. A livello consolidato la società di Claudio Lotito, quotata in Borsa, ha ottenuto un risultato positivo pari a 13,8 milioni e un patrimonio netto negativo per 9,84 milioni. Riguardo al bilancio della spa, la società spiega che il risultato di periodo «si decrementa di euro 93,43 milioni rispetto all’utile della stagione precedente, pari ad Euro 99,69 milioni». Tali risultati sono dovuti, si spiega nei documenti contabili, «principalmente ai proventi rivenienti dalla partecipazione alla Coppa Internazionale ed alla rinegoziazione dei contratti per la cessione dei diritti televisivi satellitari e digitali terrestri». C’è da evidenziare anche che un anno fa, la squadra biancoceleste ebbe una plusvalenza di 104,5 milioni, conseguita dalla cessione dei marchi e del ramo d’azienda commerciale alla neocostituita controllata al 100% SS Lazio Marketing & Communications: il risultato finale fu quindi influenzato da questa componente straordinaria molto particolare, poiché i marchi passarono dalla società madre alla sua controllata. In pratica, come se fossero stati spostati da una tasca all’altra dello stesso vestito. «Si segnala, tuttavia, che eliminando dal risultato della stagione 06/07 la plusvalenza di conferimento, pari a Euro 104,5 milioni, il risultato della stagione attuale, rispetto a quella precedente, migliora di Euro 11,07 milioni». Tuttavia, per avere un quadro più preciso della situazione della Lazio occorre esaminare il documento contabile di tutto il gruppo, che lo rappresenta come un’unica entità.
Ed è proprio il patrimonio netto negativo consolidato, sia pur migliorato di 14,15 milioni rispetto al 2006/07, che risalta come segnale di difficoltà. Esso significa che tutto il gruppo Lazio non ha mezzi propri, come già accadde l’anno scorso: nonostante ciò la società sottolinea che è «di tutta evidenza come la sussistenza di un patrimonio netto consolidato negativo non richieda gli interventi di cui all’art. 2447 codice civile», che prevede la riduzione e la ricostituzione dl capitale sociale. Tuttavia, la Lazio correttamente evidenzia che non ha l’obbligo di effettuare l’operazione di ricapitalizzazione, poiché essa è necessaria soltanto per le singole società del gruppo, nel caso in cui si trovassero con il patrimonio netto negativo.
Il documento sottolinea che l’esercizio è stato caratterizzato da tre eventi. Il primo è la transazione sottoscritta in data 13 febbraio 2008, tra la Lazio e la Unicredit Banca d’Impresa (mandataria di Banca di Roma), che prevede «il pagamento, da parte della S.S. Lazio S.p.A., di Euro 6,68 milioni, inserito nei debiti verso banche, con un risparmio di Euro 5,18 milioni, in otto rate trimestrali di Euro 0,8 milioni ed una di Euro 0,42 milioni, senza interessi». A seguito dell’accordo, il fondo rischi, che al 31 dicembre 2007 ammontava ad Euro 9,45 milioni, è stato stornato con un effetto positivo sui conti della società di Euro 4,07 milioni. L’altro evento riguarda l’«effetto negativo sulle imposte differite per la variazione delle aliquote fiscali Ires e Irap, per Euro 3,13 milioni». L’ultimo è costituito «dal pagamento anticipato, rispetto alla scadenza del 1 aprile 2009, della doppia rata prevista dalla transazione con l’Agenzia delle Entrate, mediante utilizzo del credito Iva». L’accordo con il fisco, siglato il 20 maggio 2005 per la rateizzazione in 23 anni del debito di 140 milioni, costituisce la vera e propria “assicurazione sulla vita” della Lazio per un duplice motivo. In forza dell’allora normativa vigente (cancellata in seguito) la società ha potuto regolarmente iscriversi negli anni successivo al campionato di serie A. Inoltre, ha avuto la garanzia che nessun creditore potrà presentare l’istanza di fallimento contro di essa: se lo facesse riceverebbe solo le briciole, poiché il fisco ha un privilegio assoluto su tutti gli altri. Questa assurda situazione è stata generata dalla legge, che ha anche consentito una dilazione delle somme così lunga: la Lazio ne ha solo chiesto giustamente e correttamente la sua applicazione. Da segnalare che, per effetto della transazione, i debiti tributari a oltre un anno sono diminuiti dai 80,6 milioni del 206/07 ai 72,8 milioni dell’ultimo esercizio. Le somme dovute al fisco entro l’anno sono invece aumentate da 7,8 milioni a 9,86 milioni. «Tale importo è principalmente riferito – si legge nel consolidato – a ritenute Irpef operate sui redditi di lavoro dipendente, di lavoro autonomo e di collaborazione coordinata-continuativa, debiti Iva ed alla quota entro i 12 mesi per Euro 4.122 migliaia che sono stati oggetto di rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate».
Il documento contabile consolidato evidenzia anche «la qualificazione e relativa partecipazione al girone eliminatorio della Champions League». La partecipazione alla competizione ha generato un incasso di 16,6 milioni, provocando un incremento dei proventi televisivi per 27,82 milioni rispetto all’anno precedente. Anche i ricavi da gare ne hanno subito un incremento, pari a circa 3 milioni. Da registrare però il calo dell’11,98% del numero di spettatori complessivi per le partite di campionato, che ha superato i 415mila: l’incasso è stato di 6,88 milioni (-13,46%). Quest’anno però la Lazio non partecipa a nessuna competizione internazionale Uefa: mancheranno quindi questi cospicui introiti tra i ricavi. La società ha però già pensato come ovviare a ciò, come nel caso dell’apertura di punti vendita di propri prodotti in franchising a Valmontone e Frosinone. Inoltre la Lazio «ha elaborato ulteriormente il programma di realizzazione dello Centro Sportivo polifunzionale, con stadio di calcio, perfezionando i progetti tecnici, individuando le aree sulle quali potrebbe sorgere ed intensificando con le autorità competenti i rapporti ed i programmi finalizzati al rilascio delle autorizzazione ed alla conseguente materiale realizzazione». Non è indicato però quali siano precisamente le suddette aree per il nuovo impianto.
Il conto economico consolidato presenta ricavi per 102,5 milioni (+34,4%), mentre i costi sono ammontati a 52,7 milioni (+6,03%) con un risultato operativo di 33,9 milioni dopo ammortamenti (in cui spiccano gli oltre 10,4 milioni per quelle dei diritti alle prestazioni dei calciatori) e svalutazioni. Riguardo ai costi, quelli per i tesserati e i tecnici sono diminuiti del 6,52%, ma si nota l’incremento (+17,88%, 8,8 milioni) di quelli per servizi esterni. Tra essi spiccano i “costi specifici tecnici”, rappresentati in prevalenza da somme dovute ai procuratori dei giocatori, che sono ammontati a 3,4 milioni con una variazione più che sostanziosa del 75,82%.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
La Lazio ha chiuso l’esercizio 2007/2008 con un utile della capogruppo di 6,3 milioni di euro e un patrimonio netto positivo di 80,75 milioni. A livello consolidato la società di Claudio Lotito, quotata in Borsa, ha ottenuto un risultato positivo pari a 13,8 milioni e un patrimonio netto negativo per 9,84 milioni. Riguardo al bilancio della spa, la società spiega che il risultato di periodo «si decrementa di euro 93,43 milioni rispetto all’utile della stagione precedente, pari ad Euro 99,69 milioni». Tali risultati sono dovuti, si spiega nei documenti contabili, «principalmente ai proventi rivenienti dalla partecipazione alla Coppa Internazionale ed alla rinegoziazione dei contratti per la cessione dei diritti televisivi satellitari e digitali terrestri». C’è da evidenziare anche che un anno fa, la squadra biancoceleste ebbe una plusvalenza di 104,5 milioni, conseguita dalla cessione dei marchi e del ramo d’azienda commerciale alla neocostituita controllata al 100% SS Lazio Marketing & Communications: il risultato finale fu quindi influenzato da questa componente straordinaria molto particolare, poiché i marchi passarono dalla società madre alla sua controllata. In pratica, come se fossero stati spostati da una tasca all’altra dello stesso vestito. «Si segnala, tuttavia, che eliminando dal risultato della stagione 06/07 la plusvalenza di conferimento, pari a Euro 104,5 milioni, il risultato della stagione attuale, rispetto a quella precedente, migliora di Euro 11,07 milioni». Tuttavia, per avere un quadro più preciso della situazione della Lazio occorre esaminare il documento contabile di tutto il gruppo, che lo rappresenta come un’unica entità.
Ed è proprio il patrimonio netto negativo consolidato, sia pur migliorato di 14,15 milioni rispetto al 2006/07, che risalta come segnale di difficoltà. Esso significa che tutto il gruppo Lazio non ha mezzi propri, come già accadde l’anno scorso: nonostante ciò la società sottolinea che è «di tutta evidenza come la sussistenza di un patrimonio netto consolidato negativo non richieda gli interventi di cui all’art. 2447 codice civile», che prevede la riduzione e la ricostituzione dl capitale sociale. Tuttavia, la Lazio correttamente evidenzia che non ha l’obbligo di effettuare l’operazione di ricapitalizzazione, poiché essa è necessaria soltanto per le singole società del gruppo, nel caso in cui si trovassero con il patrimonio netto negativo.
Il documento sottolinea che l’esercizio è stato caratterizzato da tre eventi. Il primo è la transazione sottoscritta in data 13 febbraio 2008, tra la Lazio e la Unicredit Banca d’Impresa (mandataria di Banca di Roma), che prevede «il pagamento, da parte della S.S. Lazio S.p.A., di Euro 6,68 milioni, inserito nei debiti verso banche, con un risparmio di Euro 5,18 milioni, in otto rate trimestrali di Euro 0,8 milioni ed una di Euro 0,42 milioni, senza interessi». A seguito dell’accordo, il fondo rischi, che al 31 dicembre 2007 ammontava ad Euro 9,45 milioni, è stato stornato con un effetto positivo sui conti della società di Euro 4,07 milioni. L’altro evento riguarda l’«effetto negativo sulle imposte differite per la variazione delle aliquote fiscali Ires e Irap, per Euro 3,13 milioni». L’ultimo è costituito «dal pagamento anticipato, rispetto alla scadenza del 1 aprile 2009, della doppia rata prevista dalla transazione con l’Agenzia delle Entrate, mediante utilizzo del credito Iva». L’accordo con il fisco, siglato il 20 maggio 2005 per la rateizzazione in 23 anni del debito di 140 milioni, costituisce la vera e propria “assicurazione sulla vita” della Lazio per un duplice motivo. In forza dell’allora normativa vigente (cancellata in seguito) la società ha potuto regolarmente iscriversi negli anni successivo al campionato di serie A. Inoltre, ha avuto la garanzia che nessun creditore potrà presentare l’istanza di fallimento contro di essa: se lo facesse riceverebbe solo le briciole, poiché il fisco ha un privilegio assoluto su tutti gli altri. Questa assurda situazione è stata generata dalla legge, che ha anche consentito una dilazione delle somme così lunga: la Lazio ne ha solo chiesto giustamente e correttamente la sua applicazione. Da segnalare che, per effetto della transazione, i debiti tributari a oltre un anno sono diminuiti dai 80,6 milioni del 206/07 ai 72,8 milioni dell’ultimo esercizio. Le somme dovute al fisco entro l’anno sono invece aumentate da 7,8 milioni a 9,86 milioni. «Tale importo è principalmente riferito – si legge nel consolidato – a ritenute Irpef operate sui redditi di lavoro dipendente, di lavoro autonomo e di collaborazione coordinata-continuativa, debiti Iva ed alla quota entro i 12 mesi per Euro 4.122 migliaia che sono stati oggetto di rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate».
Il documento contabile consolidato evidenzia anche «la qualificazione e relativa partecipazione al girone eliminatorio della Champions League». La partecipazione alla competizione ha generato un incasso di 16,6 milioni, provocando un incremento dei proventi televisivi per 27,82 milioni rispetto all’anno precedente. Anche i ricavi da gare ne hanno subito un incremento, pari a circa 3 milioni. Da registrare però il calo dell’11,98% del numero di spettatori complessivi per le partite di campionato, che ha superato i 415mila: l’incasso è stato di 6,88 milioni (-13,46%). Quest’anno però la Lazio non partecipa a nessuna competizione internazionale Uefa: mancheranno quindi questi cospicui introiti tra i ricavi. La società ha però già pensato come ovviare a ciò, come nel caso dell’apertura di punti vendita di propri prodotti in franchising a Valmontone e Frosinone. Inoltre la Lazio «ha elaborato ulteriormente il programma di realizzazione dello Centro Sportivo polifunzionale, con stadio di calcio, perfezionando i progetti tecnici, individuando le aree sulle quali potrebbe sorgere ed intensificando con le autorità competenti i rapporti ed i programmi finalizzati al rilascio delle autorizzazione ed alla conseguente materiale realizzazione». Non è indicato però quali siano precisamente le suddette aree per il nuovo impianto.
Il conto economico consolidato presenta ricavi per 102,5 milioni (+34,4%), mentre i costi sono ammontati a 52,7 milioni (+6,03%) con un risultato operativo di 33,9 milioni dopo ammortamenti (in cui spiccano gli oltre 10,4 milioni per quelle dei diritti alle prestazioni dei calciatori) e svalutazioni. Riguardo ai costi, quelli per i tesserati e i tecnici sono diminuiti del 6,52%, ma si nota l’incremento (+17,88%, 8,8 milioni) di quelli per servizi esterni. Tra essi spiccano i “costi specifici tecnici”, rappresentati in prevalenza da somme dovute ai procuratori dei giocatori, che sono ammontati a 3,4 milioni con una variazione più che sostanziosa del 75,82%.
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il pallone in confusione
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