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venerdì 21 novembre 2008

Taranto, bilancio in rosso ma per sopravvenienza

Al 30 giugno 2007 i ricavi della squadra pugliese superavano i costi per 495mila euro. Nonostante questo risultato positivo, l’esercizio si è concluso con una perdita di 38.500 euro a causa delle componenti straordinarie derivanti dal fallimento del 2004

Taranto Sport in perdita, ma soltanto per sopravvenienza. Il bilancio depositato in Camera di Commercio al 30 giugno 2007 della società pugliese, ritornata in C1 (adesso Prima divisione della Lega Pro) dopo due anni di militanza nella categoria inferiore, presenta un conto costi-ricavi in confortante attivo per 495mila euro e in netto aumento rispetto ai 45mila euro dell’anno precedente. Ma se la gestione caratteristica è stata positiva, non lo è stata altrettanto quella straordinaria che si è chiusa con un passivo di 456mila euro: il risultato di esercizio è stato negativo per 38.500 euro, mentre al 30 giugno 2006 era in attivo per circa 12mila euro: la perdita è stata rinviata dall’assemblea dei soci, si legge nella nota integrativa, "al futuro esercizio". Il patrimonio netto, ossia i mezzi propri, è positivo per 228mila euro, in lieve discesa dai precedenti 266mila.
Scendendo in dettaglio, i conti sono stati intaccati innanzitutto da una sopravvenienza passiva di 296mila euro riguardante, stando alla nota integrativa, "prevalentemente a costi relativi alle vertenze dei vecchi tesserati derivanti dalla fallita Società Taranto Calcio srl, nonché al costo dell’esercizio provvisorio del Fallimento Taranto Calcio srl addebitato alla Taranto Sport srl". Oltre a ciò, vi sono 167mila euro per altri oneri straordinari che hanno inciso sul risultato finale. L’obiettivo del monitoraggio dei conti, riproposto anche per l’anno successivo dal consiglio di amministrazione nella relazione sulla gestione, è dunque stato raggiunto considerato che il passivo deriva da fattori non ripetibili. Sul bilancio della stagione 2007/08 del "magico" (come lo chiamano i suoi tifosi), in cui ha ancora militato in C1, potrebbe però pesare l’incognita delle ripetute chiusure dello stadio "Erasmo Jacovone" che genererebbero incassi inferiori al botteghino. Ma per adesso, in attesa dell’eventuale promozione in serie B attesa da tanti anni, si può dire che il glorioso e coriaceo Taranto è risorto dalle ceneri del crac del 2004.
Nei 3,08 milioni di euro di ricavi spiccano i circa 1,5 milioni dei proventi da sponsorizzazioni. I principali sostenitori economici del Taranto sono tutte aziende del territorio: la Siel Euro Impianti (500mila euro), Soluzioni Pubblicità e Marketing (365.500 euro) che è anche la concessionaria pubblicitaria dello stadio, Peroni (140mila) e Ilva (240mila). A esse si è aggiunto lo sponsor tecnico Umbro (62mila euro). Confortanti i 902mila euro di incassi ottenuti dalla vendita biglietti, in aumento del 51,54% rispetto alla stagione precedente, a cui vanno sommati poco più di 118mila euro in abbonamenti. Nella relazione sulla gestione è spiegato che ciò è dovuto all’incremento del prezzo dei tagliandi effettuato dopo il salto di categoria. La società ha incassato soltanto mille euro da plusvalenza calciatori. Nella nota integrativa si spiega che al 30 giugno 2007 "si è provveduto a stornare l’immobilizzazione relativa all’unico giocatore acquisito a titolo oneroso e completamente ammortizzato". Durante la stagione la società di Vito Blasi "ha acquistato diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori – prosegue la nota del documento contabile – per un totale di 1.500,00 euro completamente ammortizzati in quanto il contratto aveva durata annuale. Gli altri giocatori ingaggiati erano svincolati e quindi contrattualizzati a parametro zero". Dunque il patrimonio calciatori risultava molto esiguo: di conseguenza, gli ammortamenti relativi sono stati scarsi pari a 6900 euro. Riguardo ai costi, spiccano i 939mila euro (+76,40%) per servizi e i 556mila per gli stipendi dei calciatori (+17,7%).
Lo stato patrimoniale presenta un equilibrio tra crediti e debiti di 105mila euro. Nello stato debitorio spiccano i 500mila euro dovuti al fisco (218mila nel 2005/2006)e i 436mila ai fornitori (123mila in precedenza).
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto, tratta da http://www.worldstadiums.com/, lo stadio "Erasmo Jacovone" di Taranto

Ammazziamo Pulcinella!

Il video tratto da You tube che denuncia le decisioni discriminatorie contro i tifosi partenopei

Ormai è chiaro che la questione sportiva mascheri quella sociale. La realtà é una sola: é in atto un’emarginazione e una ghettizzazione del popolo napoletano a tutti i livelli. Domenica 16 Novembre si sono verificati tafferugli gravi dentro e fuori lo stadio Olimpico di Roma. Ben trenta poliziotti feriti e contusi, dieci arresti: questo il bollettino di guerra. Tutto questo in nome di una vendetta contro le forze dell’ordine a seguito dell’omicidio Sandri, ma gli scontri si sono verificati anche tra le opposte tifoserie. Inutile citare i gravi scontri relativi al derby di Torino e quelli dello scorso anno al Foro Italico a seguito proprio dell’omicidio di Gabriele Sandri. Nelle cronache recenti si può attingere a piene mani per trovare casi gravi. Ma é ormai assodato che gli unici fatti ad essere degni di censura sono quelli (inesistenti) del (fantomatico) treno devastato che portò i napoletani a Roma il 31 Agosto.
In tutta Italia si ascoltano i soliti cori beceri anti-napoletani. Milano, Bergamo, Verona, Brescia, Roma ma anche latitudini più basse; dappertutto Napoli è ormai bollata e la sensazione che tutto questo sia autorizzato e impunibile perchè impunito. I giornalisti napoletani trovano in trasferta condizioni estreme non fortuite e non possono lavorare in serenità. Ma il malessere, come detto, non è solo sportivo. Se oggi un napoletano mette la testa fuori dalla sua città, che sia a Nord piuttosto che a Sud, porta dentro di se una sensazione di soffocamento del proprio modo di essere, della propria napoletanità più autentica che non è vista come un valore ma come una colpa a prescindere. L’informazione è spesso deviata quando non semplicemente amplificata solo perché il nome Napoli fa “rumore”. I telegiornali riempiono i palinsesti dei mali di Napoli come fosse una moda, una tendenza. Ci sono città bellissime al Sud dimenticate colpevolmente. Catania ad esempio, città stupenda, vive un momento nerissimo ma nessun giornalista sembra infischiarsene. Il Sud può essere abbandonato perché tanto c’è Napoli con i suoi guai che prosciuga tutte le attenzioni.
Le responsabilità di tutto questo sono da attribuire alla politica nazionale sempre pronta a cavalcare il “mostro-Napoli” per nascondere i reali problemi del paese; ai politici locali che non hanno gli attributi per rappresentarci e per difendere il nostro buon nome e la nostra cultura unica; ai napoletani stessi che in grandissima parte rovinano l’immagine stessa della città.Francamente quest’aria sta diventando pesante, irrespirabile. I napoletani sembrano essere colpevolmente assuefatti ma se non si pone rimedio subito presto non potranno più mettere il naso fuori perché finirebbero col soffocare lentamente.Basta!
(angeloxg1, tratto da YouTube)




Sul sito di Canale 9 si può vedere la cronistoria degli attacchi mediatici anti-Napoli

giovedì 20 novembre 2008

La nuova frontiera immobiliare della Juventus

In occasione della presentazione odierna del progetto di ristrutturazione dello stadio Delle Alpi riproponiamo questo articolo pubblicato sul quotidiano "il manifesto" il 22 maggio 2003. Nonostante siano trascorsi cinque anni, il testo è ancora di stringente attualità. Lo stesso argomento è stato posto dagli autori nel libro "Il pallone nel burrone" edito da Editori Riuniti nel febbraio 2004.


La nuova frontiera immobiliare della Juventus
Lo stadio Delle Alpi di Torino diventerà presto un centro commerciale. Ecco come e perché

MARCO LIGUORI
SALVATORE NAPOLITANO

Cose strane accadono all'ombra della Mole Antonelliana. Sono cose che riguardano l'uso dello spazio pubblico concesso dal Comune. Hai un bar o un ristorante e vuoi espanderti mettendo dei tavolini sul marciapiede, vuoi installare un banco per il commercio di libri usati oppure di fiori? Il costo annuo al metro quadro sarà mediamente di 76,65 euro: un po' di più in centro, un po' meno in periferia. Se il ristorante volesse aggiungere una veranda, il costo medio salirebbe a 115,28 euro. Sei un'azienda che voglia occupare il suolo pubblico per attività economiche o promozionali? La tariffa sarà ben più elevata e si attesterà mediamente a 613,2 euro. Ma se sei una società di calcio e ti chiami Juventus il trattamento a te riservato sarà del tutto diverso. Ti potrà essere dato il diritto di edificare sul suolo comunale e di divenire proprietario della costruzione per 99 anni: tale diritto è detto «di superficie» dal Codice Civile. In più, ti è riservata la possibilità di acquisire anche la proprietà del suolo, qualora il Comune decidesse di venderlo. Tutto questo per la modica cifra annua di 4,68 euro al metro quadro: in altre parole, 9.050 delle vecchie lire. E' il senso della Convenzione, relativa allo Stadio Delle Alpi ed alle zone ad esso adiacenti, che il Comune di Torino sta per firmare con la Juventus e che è sorta dopo la modifica al Piano regolatore. Non occorrono sofisticati calcoli per capire il senso di una delibera che assomiglia tanto ad un grazioso regalo: per la costituzione del diritto di superficie la Juventus pagherà in totale 25 milioni, ossia 252.525 euro all'anno. L'area interessata è di 54mila metri quadrati, parte all'interno del Delle Alpi, parte all'esterno. In cambio, la società bianconera potrà costruirvi un centro commerciale, una multisala cinematografica, la nuova sede e dei parcheggi. Deciso il regalo, il Comune avrebbe potuto almeno farsi pagare subito: neanche per sogno. Si accontenterà di ricevere 18 dei 25 milioni complessivi in 9 rate annuali. Tutto ciò è accaduto con l'accordo sostanziale delle forze politiche di maggioranza e di opposizione, ad eccezione di Rifondazione comunista che ha votato contro. Mentre potrebbe essere al tramonto l'epoca delle plusvalenze incrociate è forse questa la nuova frontiera «immobiliare» di cui parla l'amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, ipotizzando un roseo futuro: che si appresti a farsi concedere altri diritti di superficie alle medesime condizioni per costruirvi qualunque tipo di edificio e poi rivenderlo a prezzi più alti? Da sempre il bilancio dei bianconeri risponde alla filosofia del «beati monoculi in terra caecorum», nel senso che è soltanto meno peggiore dei conti dissestati di tante squadre di calcio. Dunque, anch'esso avrebbe urgente bisogno di qualche idea geniale: nonostante sia possibile raggiungere al 30 giugno, giorno di chiusura dell'esercizio, il record assoluto di fatturato per le società calcistiche italiane con 200 milioni, i conti 2002-2003 sono destinati a chiudere in rosso. Al 31 marzo, le perdite complessive dei primi nove mesi erano pari a 11,37 milioni, nonostante plusvalenze già incamerate per 13,48 milioni. La Juventus è infatti solita imputare all'esercizio successivo (in questo caso al 2002-2003) i movimenti della campagna trasferimenti, cioè quelli dell'estate 2002. Così l'imminente calciomercato produrrà effetti solo sul bilancio dell'esercizio 2003-2004. E non sarebbe sufficiente a invertire il segno del conto economico annuale nemmeno l'eventuale adesione al decreto cosiddetto «salvacalcio», che, in base ad un gioco di prestigio ideato dalla maggioranza parlamentare, consente di suddividere nell'arco di dieci anni le perdite derivanti dalla diminuzione del valore di mercato dei calciatori. Nella sede di Corso Galileo Ferraris questi numeri sono perfettamente conosciuti: tanto che appare subdolo il consiglio, dato ieri dalla Gazzetta dello Sport al direttore generale Luciano Moggi, di fare un tuffo nella piscina piena di euro di cui la Juventus disporrebbe. Se Moggi si tuffasse davvero in quella piscina, ne uscirebbe con un vistoso bernoccolo. Più saggiamente, il direttore generale avrà preferito esercitare, e con lui anche il vice presidente Roberto Bettega, il diritto di acquistare 347.525 azioni della società bianconera al prezzo di 21 centesimi. Con il titolo che viaggia in Borsa intorno ai 2,35 euro al momento fa una plusvalenza, vera per entrambi, di circa 750.000 euro.

«Giustizia sportiva forte con i deboli e debole con i forti»

Samuele Ciambriello, giornalista sportivo e professore universitario, punta l’indice contro le esigue ammende comminate da Tosel ad Atalanta, Lazio e Roma dopo le violenze di domenica scorsa. E sottolinea il clima pesante in alcuni stadi della Penisola, quando gioca il Napoli


«La giustizia sportiva è debole con i forti e forte con i deboli. Eliminiamo il razzismo dagli stadi». Ad affermarlo a “il pallone in confusione” è Samuele Ciambriello, giornalista sportivo, docente ordinario di teoria e pratica della comunicazione all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli ed esponente politico del Pd. Ciambriello sottolinea anche il clima pesante respirato in diversi stadi della Penisola quando gioca il Napoli: lo ha provato sulla propria pelle quando si reca in trasferta per l’emittente napoletana Canale 9 assieme al collega Carlo Alvino.

Il giudice sportivo ha sanzionato con sanzioni lievi le intemperanze dei tifosi di Atalanta, Lazio e Roma. Non le sembra un’ingiustizia?
«La giustizia sportiva si sta mostrando sempre più forte con i deboli e debole con i forti. Oramai è chiaro che sta adoperando due pesi e due misure. I mille euro di ammenda all’Atalanta sono davvero più che esigui: potrebbero darli a una sezione Caritas, sarebbe meglio. Ma c’è anche un silenzio complice e connivente da parte dei media».
A cosa si riferisce?
«Se fossero stati feriti numerosi poliziotti in eventuali scontri allo stadio di Napoli con la tifoseria azzurra la Rai e in particolare Mediaset avrebbero fatto vedere le immagini per settimane. Invece, in altri casi non hanno evidenziato sufficientemente i fatti violenti».
Lei è opinionista a Canale 9 nel programma condotto da Carlo Alvino durante le partite del Napoli: ha mai temuto per la sua incolumità fisica quando va in trasferta?
«Spesso ci è accaduto di essere bersaglio di lanci di oggetti, di essere insultati e di ricevere sputi dai tifosi avversari. Ciò è avvenuto in stadi di serie C e di serie B: ma ricordo molto bene che anche l’anno scorso in serie A sia io che Carlo abbiamo vissuto momenti di forte tensione. Posso ammettere lo sfottò, ma la minaccia, l’ingiuria o addirittura la chiusura di un collegamento sono fatti inammissibili».
C’è forse un risveglio dell’antico sentimento antimeridionale?
«Premetto che anche a Napoli esistono persone violente che usano la manifestazione sportiva domenicale per sfogare i propri istinti bestiali e mettersi in mostra. Purtroppo devo sottolineare che c’è in giro un sentimento di odio molto diffuso: si vede che gli stadi sono punti di aggregazione di persone che esprimono il loro essere antimeridionali e antinapoletani. Tutto questo non è un fatto goliardico, è un fatto molto preoccupante».
Lei è un esponente politico del Pd: ha intenzione di preparare con alcuni colleghi di partito delle iniziative in merito a queste vicende?
«Se c’è un argomento bipartisan nella politica, questo è proprio il calcio. I club juventini, milanisti, napoletani coinvolgono anche esponenti di partito. Ritengo però che i politici debbano occuparsi sempre meno di pallone».
Si riferisce anche alle decisoni di Maroni contro la tifoseria napoletana?
«Il ministro dell’Interno ha vietato le trasferte ai tifosi napoletani. Ma perché non è intervenuto anche nei confronti delle tifoserie dell’Atalanta, della Roma e della Lazio dopo i fatti di domenica scorsa? E perché non ha preso provvedimenti punitivi anche nei confronti di altre che si sono macchiate di atti violenti e di teppismo? Tutto questo mi sembra ingiusto».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Nella foto, tratta da http://www.ottopagine.it/, Samuele Ciambriello

Processo Lotito: Pm critica Consob perché non è parte civile

Secondo il magistrato Laura Pedìo il comportamento della commissione di vigilanza è «contraddittorio» poiché «aveva prospettato l'esistenza di un patto parasociale, ma poi non era andato fino in fondo»

Il pm Laura Pedìo chiede che il presidente della Lazio Calcio Claudio Lotito e l'imprenditore Roberto Mezzaroma siano condannati rispettivamente a 20 e a 16 mesi (20 mila euro di multa a entrambi) per l'aggiotaggio sui titoli azionari della società biancazzurra avvenuto nel 2005. Ma la rappresentante d'accusa verso la fine della sua requisitoria rileva la mancata costituzione parte civile della Consob definendo «contraddittorio» il comportamento dell'organo di vigilanza «che aveva prospettato l'esistenza di un patto parasociale, ma poi non era andato fino in fondo». «I patti parasociali hanno delle conseguenze penali» aggiungeva il pm ricordando: «La magistratura è indipendente anche dagli organi di vigilanza». Pedìo ai giudici della seconda sezione penale ha chiesto di affermare un principio di diritto importante al fine di penalizzare le condotte fradudolente. «Lo faccio a tutela del mercato e della trasparenza e anche dei piccoli azionisti il cui esposto ha reso possibile la celebrazione di questo processo. Le regole vanno rispettate da tutti, a cominciare dagli imprenditori che si presentano come salvifici». Secondo l'accusa, Claudio Lotito avrebbe acquisito il pacchetto di azioni della Lazio attraverso l'interposizione fittizia di Roberto Mezzaroma, imprenditore e zio di sua moglie. Lotito avrebbe dovuto lanciare un'offerta pubblico di acquisto ma non lo fece perchè, sempre secondo il pm, avrebbe pagato le azioni il 93 per cento in più, cioè 0,71 centesimi di euro invece di 0,39.
«In questa storia non ci sono santi, nè eroi ma imprenditori mossi esclusivamente da interessi economici» dice il pm ricordando che Capitalia aveva in quel momento assoluto bisogno di sbarazzarsi dei titoli della Lazio Calcio. La Lazio aveva gravitato nell'area della Cirio attraverso le società di Sergio Cragnotti e la rappresentante dell'accusa ha ricordato che il presidente della Banca di Roma all'epoca dei fatti Cesare Geronzi risulta indagato per il crac Cirio. A carico dei due imputati per il pm «ci sono indizi univoci, precisi e concordanti». La differenza tra le richieste di pena per i due sta nel fatto che «fu Lotito a preparare, studiare e strutturare l'operazione». Per Andrea Uslenghi, legale di Lotito, «l'opa non era obbligatoria, l'idoneità della condotta per alterare il valore del titolo in modo sensibile deve essere concreta». L'avvocato, che ha chiesto l'assoluzione per Lotito, rileva inoltre una contraddizione nella requisitoria del pm: «Come fa a fidarsi della Consob quando fissa il prezzo delle azioni per poi censurare le scelte processuali dello stesso organismo di vigilanza?». Il processo riprenderà il prossimo 9 dicembre con la difesa di Mezzaroma. Il pm replicherà il 14 gennaio quando ci sarà la sentenza.
Fonte: Apcom

mercoledì 19 novembre 2008

Il forum dei tifosi: la giustizia sportiva va riformata?

"Il pallone in confusione" apre il suo forum di discussione sulla giustizia sportiva: va riformata o no? I tifosi possono lasciare i commenti cliccando il link "commenti" alla fine di questo post.
Non sono ammessi messaggi con insulti o frasi sconce: saranno immediatamente eliminati.
Buon divertimento!

Esclusivo/Le immagini degli scontri in Roma-Lazio (da You tube)

"il pallone in confusione" ha trovato due eloquenti filmati dei disordini avvenuti domenica scorsa durante il derby della Capitale. Nel secondo ci sono tafferugli e lancio di petardi e bengala di cui non vi è traccia nel comunicato di ieri del Giudice sportivo


"il pallone in confusione" ha trovato su You tube i filmati degli scontri e dei disordini avvenuti domenica scorsa allo stadio Olimpico in occasione di Roma-Lazio. Il primo riguarda gli scontri avvenuti nella tribuna Tevere: si notano i bengala e i petardi lanciati contro alcuni tifosi e gli steward, oltre alla carica di altri sostenitori (forse laziali) contro i romanisti con lancio di oggetti (tra cui una bandiera). «Se stanno 'a ammazzà» commenta la voce dell'operatore. Probabilmente è quella a cui fa riferimento il comunicato ufficiale n.127 di ieri della Lega Calcio con le decisioni del Giudice sportivo.
Nel secondo filmato, si nota chiaramente il lancio di petardi e bengala fuori alla curva Nord, nei pressi del parcheggio delle moto, mentre le impazzano le sirene delle auto e dei cellulari della Polizia. La scena è deprimente, avvolta dal fumo dei fuochi d'artificio e i rumori assordanti. «E' un macello» dice l'operatore, che aggiunge: «hanno fatto un agguato proprio». «I laziali stanno de là» afferma un altro con voce sconsolata. All'improvviso, si vedono i poliziotti in assetto antisommossa correre verso un punto del piazzale antistante la curva, coperti alle spalle dai cellullari e sommersi dai petardi lanciati dai tifosi. «Ahò, guarda che botte» prosegue l'operatore. Di quest'ultimo episodio non c'è menzione nelle decisioni di Gianpaolo Tosel, che avrebbe dovuto sanzionare per responsabilità oggettivo la Roma e la Lazio. Infatti, l'articolo 4 comma 4 del Codice di giustizia sportiva prevede che «le società sono responsabili dell'ordine e della sicurezza prima, durante e dopo lo svolgimento della gara, sia all’interno del proprio impianto sportivo, sia nelle aree esterne immediatamente adiacenti. La mancata richiesta della forza pubblica comporta, in ogni caso, un aggravamento delle sanzioni».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Clicca su http://marcoliguori.blogspot.com/2008/11/il-forum-dei-tifosi-la-giustizia.html per dire la tua opinione sulla giustizia sportiva

Roma-Lazio 16 novembre 2008: scontri in tribuna Tevere


Roma-Lazio 16 novembre 2008: scontri fuori alla curva Nord

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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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