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martedì 20 aprile 2010
Si arresta il Caso
Sette arresti (di cui cinque ai domiciliari) e 14 denunce. E' il bilancio dell'operazione "Capital Watering" con la quale il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza ha smantellato il castello societario del Gruppo Hopit. Abusivismo bancario per oltre 200 milioni di euro, 9 milioni di euro di fatture false, 80 milioni di euro di fittizi aumenti di capitale sociale, bancarotta fraudolenta per Hopit Spa, Net.Tel. Spa, Editoriale Dieci Srl e Segem Spa, tentata truffa aggravata nei confronti della Regione Abruzzo per l'ottenimento illecito di fondi pubblici, falsita', calunnia aggravata e resistenza a pubblico ufficiale per il patron del gruppo Gian Gaetano Caso, suo figlio Fabio ed altri collaboratori e professionisti.
Fonte Agi http://www.agi.it/rubriche/ultime-notizie-page/201004201335-cro-rom0061-abusivismo_bancario_arrestato_caso_ex_editore_dieci
Leggi anche questo materiale d'archivio sulla famiglia Caso e la visura della Hopit spa http://marcoliguori.blogspot.com/2008/03/ritorna-il-caso-unit.html
ESCLUSIVO/La semifinale dei bilanci: Barcellona batte Inter 11-0

Sono stati considerati: l’evoluzione storica del fatturato; il confronto delle strutture degli stati patrimoniali, con le varie poste e i relativi indici; il confronto delle strutture del conto economico, con i relativi indici. Per l’evoluzione storica del fatturato ha considerato i dati dello studio che la Deloitte pubblica annualmente: "Football Money League", che riclassifica i fatturati dei club di calcio escludendo alcune voci di ricavo, come il "football trading" (plusvalenze da cessioni giocatori), mentre per gli altri confronti ha riclassificato i bilanci delle squadre per renderli comparabili.
PRIMA SFIDA: L’EVOLUZIONE DEL FATTURATO
Il confronto dei fatturati, dalla stagione 2002/2003 alla stagione 2008/2009, vede vincente il Barcellona per 6 a 1. Infatti, in base ai dati "Football Money League" di Deloitte, solo nella stagione 2002-2003 l’Inter batte il Barcellona con un fatturato di 162 milioni di euro contro 123 milioni del Barcellona. Dalla stagione successiva è un crescendo continuo del fatturato del club catalano, che raggiunge i 366 milioni di euro il 30 giugno 2009, sovrastando nettamente i 197 milioni dell’Inter. Un salto significativo nel fatturato di FC Barcelona è avvenuto nella stagione 2005/2006, anche a causa del successo in Champions League.
Il professore riporta anche la classifica per fatturati dei club europei, stipulata annualmente da Deloitte: "Football Money League", in tale classifica il Barcellona precede l’Inter, infatti il club catalano è al secondo posto dietro il Real Madrid, mentre l’Inter è nona, preceduta dalla Juventus. Inoltre ritiene che l’ingaggio di Mourinho segni un cambio nella strategia dello sviluppo del fatturato dell’Inter, confermato dal raggiungimento delle semifinali di Champions.
Dalla stagione 2002/2003 alla stagione 2008/2009 il fatturato del Barcellona è aumentato di 243 milioni di euro con un tasso di crescita del 197% in 6 anni. Nel medesimo periodo, per l’Inter l’evoluzione del fatturato non è stata caratterizzata da un continuo crescendo, ma da un alternarsi di incrementi e decrementi. Solo nella stagione 2005/2006, l’Inter ha superato la barriera dei 200 milioni di fatturato, raggiungendo la cifra di 206,6 milioni.
La tendenza regressiva del fatturato dell’Inter si constata con cali del 5,6% nella stagione 2006/2007 e dell’11,3% nella stagione 2007/2008. L’inversione è avvenuta nel 2008/09, ossia la stagione dello scudetto di Mourinho, con un incremento del 13,6%. Il professore considera che l’ingaggio di Eto’o potrà costituire una leva fondamentale per le aspirazioni del club, completando il modello firmato Mourinho. Gay individua subito un "vulnus" nella composizione percentuale del fatturato nerazzurro: la dipendenza da diritti TV. In effetti il fatturato derivante dai diritti Tv costituisce, con un incidenza storica del 60% circa sul totale, la voce più importante del fatturato dell’Inter, mentre quello derivante da attività commerciali e biglietteria costituiscono il punto debole.
Nel confronto tra le composizioni percentuali dell’ultimo fatturato dei due club, il Barcellona ne esce con una migliore distribuzione percentuale. Infatti il club catalano può vantare la seguente composizione percentuale del fatturato: 31% ricavi commerciali; 26% ricavi da biglietteria; 43% ricavi da diritti TV. L’Inter, invece, mostra la seguente composizione: 59% diritti TV; 14% ricavi da biglietteria e 27% ricavi commerciali.
SECONDA SFIDA: LA STRUTTURA DELLO STATO PATRIMONIALE
Il primo elemento che balza in evidenza è il patrimonio netto: quello dell’Inter risulta negativo per circa 50 milioni al 30 giugno 2009. Su questo patrimonio netto negativo incide la perdita di 154 milioni di euro, che è in linea con quella dell’esercizio precedente di 148 milioni.
Secondo il professor Gay in condizioni normali, "è difficile per una squadra di calcio di primo livello mantenere una struttura patrimoniale così fortemente deficitaria", tuttavia ciò è stato reso possibile per il continuo impegno a supportare finanziariamente l’Inter, da parte del suo socio di riferimento.
Per quanto riguarda il Barça, il patrimonio netto è positivo per 21 milioni, pari al 4,1% delle fonti di finanziamento. Anche se trattasi di cifre di debole consistenza, in ogni caso sono molto più solide di quelle del club di Milano.
La struttura dell’attivo dell’Inter è tipica di una squadra di calcio, in quanto le attività non correnti rappresentano il 78,9% del capitale investito, mentre le attività correnti incidono per il 21,1% del totale dell’attivo. In ogni caso il totale delle attività dell’Inter pari 412,8 milioni è inferiore a quelle del Barcellona pari a 510,1 milioni. Anche l’attivo non corrente del Barcellona supera quello dell’Inter: 350,1 milioni contro 326 milioni. In termini percentuali l’attivo non corrente del Barcellona incide meno sul capitale investito 68,6% contro il 78,9% dell’Inter. Anche per le attività correnti FC Barcelona supera l’Inter: 160,1 milioni contro 87 milioni. Per il club catalano le attività correnti rappresentano il 31,4% delle attività totali.
Le immobilizzazioni immateriali nette sportive dell’Inter sono superiori a quelle del Barcellona: 158,4 milioni contro 122,9 milioni. In termini lordi, per l’Inter, l'investimento totale in giocatori al 30 giugno 2009 è stato 276,5 milioni, con un ammortamento cumulativo di 118 milioni. Le immobilizzazioni immateriali lorde sportive del Barça risultano pari a 226,6 milioni, con ammortamento di quasi 104 milioni. In base a tale dato, il professor Gay deduce che il club milanese, è più aggressivo e potente rispetto al club catalano sul mercato dei giocatori. A questa "defaillance" il Barcellona sopperisce con l’ottimo lavoro del settore giovanile. Il Barça dispone però di immobilizzazioni materiali più consistenti rispetto all’Inter, a causa dello stadio di proprietà.
L’ammontare complessivo delle passività dell’Inter, correnti e non correnti, pari a 462,5 milioni, supera il totale delle attività (413 milioni). Il giudizio su questa struttura di passivo patrimoniale, da parte del professore, è allarmante e preoccupante in modo grave. La struttura del passivo del Barça vede un’incidenza del 25,4% per le passività non correnti pari a 129 milioni, mentre le passività correnti ammontanti a 360 milioni di euro rappresentano il 70,5% del capitale investito. Nell’eccessiva mole delle passività correnti, Gay individua il problema del Barcellona.
Ritornando all’Inter, le passività non correnti pari a 126,8 milioni, rappresentano il 30,7% delle attività totali, mentre le passività correnti ammontanti a 335,7 milioni di euro rappresentano l’80,3% delle attività totali, come si nota si supera il 100% a causa del deficit che determina un patrimonio netto negativo.
L’INDICE DI INDEBITAMENTO
Il rapporto tra passivo non esigibile (patrimonio netto) e debiti totali determina l’indice di indebitamento. Il valore ideale secondo il professore deve muoversi all’intorno di 1. Per il Barcellona tale indice è pari a 23,5, mentre per l’Inter è addirittura negativo per 9,3. Sebbene non ottimale è migliore la situazione del Barcellona.
Secondo il professor il club catalano deve affrontare la sfida dell’aumento della capitalizzazione con mezzi propri con una certa urgenza per raggiungere un miglior equilibrio finanziario.
L’INDICE DI SOLVIBILITA’ TOTALE
Il rapporto tra attività totali e debiti totali determina l’indice di solvibilità totale. Un club è solvibile quando il totale dell’attivo è superiore al totale dei suoi debiti. Quanto maggiore risulta tale indice, tanto più il club è solvibile.
Anche per tale indice vince il Barcellona segnando un indice pari a 1,04 contro un valore inferiore all’unità dell’Inter pari a 0,89.
L’INDICE DI SOLVIBILITA’ CORRENTE
Il rapporto tra attività correnti e passività correnti determina l’indice di solvibilità corrente. Tale indice serve a verificare se l’attivo circolante è in grado di pagare i debiti a breve. Per entrambi i club è l’attivo circolante non basta per pagare i debiti a breve. Tuttavia anche per tale indice vince il Barcellona segnando un indice pari a 0,44 contro 0,26 segnato dall’Inter. Per il professore, entrambe le squadre, ma maggiormente la società italiana, devono cercare di migliorare gli indici di solvibilità nel futuro, onde evitare seri rischi.
TERZA SFIDA: LA STRUTTURA DEL CONTO ECONOMICO
Il conto economico dell’Inter è stato riclassificato per renderlo comparibile a quello del Barcellona. Per quanto riguarda i ricavi operativi il Barcellona vince con 366 milioni, superando l’Inter che può vantare solo 222 milioni. L’Inter supera il Barcellona per quanto riguarda i costi operativi, esponendo costi per un valore di 376 milioni contro 361 milioni di euro del club catalano. Come conseguenza l’Inter registra una perdita operativa di 154 milioni, mentre il Barcellona espone un risultato operativo positivo per 5 milioni di euro.
Tuttavia, il professor Gay giudica anche molto elevata la tendenza alla spesa del Barcellona, rispetto al volume dei ricavi operativi. Entrambi i club, sono quindi puniti pesantemente con risultati della gestione finanziaria negativi, per 14 milioni di euro per il Barcellona e 4 milioni per l'Inter. Il risultato ordinario risulta comunque positivo per il Barcellona per 9 milioni di euro e negativo per 158 milioni di euro per l’Inter.
Per quanto riguarda la gestione straordinaria (vedasi plusvalenze) il risultato è positivo per entrambi i club, precisamente: 18 milioni per il Barça e 5 milioni di euro per l’Inter. Dopo le imposte il Barcellona espone un risultato positivo per 7 milioni di euro, mentre l’Inter espone una perdita netta di 154 milioni di euro.
IL COSTO DEL LAVORO EFFETTIVO
Il professor Gay determina la misura del costo del lavoro effettivo considerando la somma dei costi del personale più gli ammortamenti dei giocatori.
Il costo del lavoro effettivo dell’Inter ammonta a 251,1 milioni di euro, mentre per il Barcellona risulta pari a 270,8 milioni di euro (considerando anche i diritti di immagine pari a 15,6 milioni di euro).
L’incidenza di tale costo sui ricavi operativi vede vincente il Barcellona. Per il Barcellona l’incidenza del costo del lavoro effettivo sui ricavi operativi è del 74% per l’Inter è del 113%.
LA SFIDA DEL CASH FLOW
La sfida del cash è vinta dal Barcellona. Infatti, per quanto riguarda il cash flow (utile netto più ammortamenti), il Barça genera un importo positivo di 69 milioni di euro; mentre per l’Inter, a causa dell’elevatissima perdita d’esercizio, il cash flow resta negativo per 103 milioni di euro, determinando una cattiva situazione finanziaria.
Il professor José Mª Gay rapporta i cash flow ai debiti totali. Da questo rapporto emerge che il Barcellona è in grado, a parità di cash flow, di pagare i suoi debiti in 7 anni, infatti il tasso di copertura rilevato è del 14,1%, mentre per l’Inter è indefinito il tempo di copertura.
RAPPORTO TRA RICAVI OPERATIVI E DEBITI TOTALI
RAPPORTO TRA RICAVI OPERATIVI E ATTIVITA’ TOTALI
Anche per il rapporto tra ricavi operativi e attività totali vince il Barcellona. Questo indice risponde ad una semplice ma fondamentale domanda: quanto è investito e quanto si fattura? Nel club azulgrana, ogni 100 euro investiti si incassano 72 euro, segnando una rotazione molto buona degli investimenti effettuati. Per l’Inter, i ricavi operativi rappresentano solo il 54% del totale delle attività.
RAPPORTO TRA REDDITO OPERATIVO E ATTIVITA’ TOTALI
Secondo il professore questo indicatore è la chiave per calibrare il buon funzionamento di un club calcio. Se si ottiene un ritorno economico adeguato, vuol dire che le attività sono gestite in modo efficiente, i ricavi operativi e le spese operative risultano ben dimensionati. Per il Barcellona risulta che per ogni 100 euro investiti si guadagnano 0,92 euro. Per l’Inter ogni 100 euro investiti si perdono 37,4 euro.
ROE - RETURN ON EQUITY (TASSO DI RENDIMENTO DEI MEZZI PROPRI)
Il rapporto tra risultato netto d’esercizio e mezzi propri risulta ovviamente a favore del Barcellona che ha un utile di esercizio ed un patrimonio netto positivo, al contrario dell’Inter. Anche se il professor Gay auspica un incremento dei mezzi propri del Barcellona.
Il professore conclude affermando che siamo di fronte ad una sfida tra due modelli organizzativi diversi della stessa attività, che non hanno risparmiato sforzi e risorse nel perseguimento dell’obiettivo della vittoria in Champions League.
Luca Marotta
jstargio@gmail.com
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE
Foto tratta da http://www.occidens.it/
lunedì 19 aprile 2010
Commissione tributaria di Roma: il compenso del procuratore è reddito imponibile per il calciatore

L’Agenzia delle Entrate ha sostenuto in tali contestazioni che i compensi dovuti al procuratore del giocatore, trattandosi di prestazioni effettuate dallo stesso nell’interesse del calciatore, se pagati dalla società da cui il giocatore dipende, costituiscono compensi in natura e quindi, in quanto tali, concorrono a formare il reddito imponibile del calciatore e sono assoggettabili (o, meglio, avrebbero dovuto essere assoggettati) a ritenuta d’acconto IRPEF.
I giudici tributari ritengono, infatti, che a beneficiare dell’attività del procuratore sia esclusivamente il calciatore e, per tale ragione, poiché è la società a sostenere la spesa, il compenso dei procuratori deve considerarsi come un vero e proprio fringe benefit (compenso in natura) pagato dalla società a favore del giocatore che concorre alla formazione del reddito di lavoro dipendente dello stesso, come statuisce l’art. 51, comma 3, del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 (Testo Unico delle Imposte sul Reddito).
In realtà, la Commissione ha precisato che, in via astratta, non può ritenersi che un procuratore non possa esercitare la propria attività in favore di una società sportiva, ma ciò non può avvenire contestualmente alla prestazione di un’attività di “mediazione” (o, meglio, di assistenza contrattuale nel momento della stipula di un contratto di lavoro presso una società sportiva) in quanto ciò contrasterebbe con il Regolamento dell’esercizio dell’attività di agente dei calciatori che, all’articolo 3, vieta che l’agente possa svolgere attività di consulenza alla società, qualora determini una situazione di conflitto di interessi con l’attività di agente di calciatore.
La Commissione ha rilevato che la circostanza secondo cui il procuratore abbia effettuato prestazioni in favore della società risulta nel caso di specie contraddetta dai fatti e quindi non provata, lasciando implicitamente desumere, da un lato, che tale prova debba essere fornita dalla società sportiva, dall’altro che se invece fosse stata raggiunta la prova di tale attività in favore della società, la conclusione avrebbe potuto essere diversa.
Va peraltro rilevato che la Commissione non affronta il tema di “quale attività” poi il procuratore avrebbe nel caso di specie svolto in favore della società. Trattandosi di stipula o rinnovo di un contratto di lavoro, tale attività consisterebbe verosimilmente nella mediazione inerente ad un rapporto di lavoro (dipendente, come è il rapporto di lavoro dei giocatori di calcio) e quindi in un’attività vietata dalla legge o, meglio, consentita, a determinate condizioni, solo a specifici operatori tra i quali, in linea generale, i procuratori non rientrano.
La società calcistica, pertanto, avrebbe dovuto effettuare la ritenuta a titolo di acconto sul compenso in natura, ritenuta che ovviamente graverebbe sui compensi monetari spettanti al calciatore, come prescrive l’art. 23 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600.
Nel caso esaminato dai giudici tributari, come presumibilmente negli altri casi “sotto tiro” da parte dell’Amministrazione Finanziaria infatti, il calciatore professionista aveva dichiarato solo il suo compenso, senza considerare anche il compenso del procuratore. I giudici inoltre rammentano che, qualora il datore di lavoro non effettui la ritenuta o la effettui, ma non la versi all’Erario, l’Ente impositore può chiedere l’adempimento dell’obbligazione tributaria anche al lavoratore. La Commissione, riprendendo le statuizioni in merito della Corte di Cassazione, ha rammentato che, in applicazione del principio di solidarietà nell’obbligazione tributaria tra datore di lavoro e lavoratore (sostituto e sostituito d’imposta), la mancata effettuazione della ritenuta da parte della società datore di lavoro non esime il lavoratore dal dover dichiarare il reddito in natura e pagare le relative imposte. Il caso esaminato dalla sentenza commentata, a desumere da quanto emerge dalla sua lettura, non è isolato, ma costituisce un comportamento reiterato posto in essere dalla società in questione (la A.S. Roma s.p.a.) per cui è opportuno restare in attesa della trattazione in sede giudiziaria di altri casi, magari riferiti a nomi più eclatanti di quello oggetto della controversia e, conseguentemente, ad importi ben più significativi.
Pur rilevando che una singola sentenza, pur tecnicamente ben strutturata a parere di chi scrive e riccamente motivata ed articolata sotto il profilo di diritto, non può di per sé fare stato e ritenersi come un orientamento consolidato in giurisprudenza, c’è da chiedersi ora come si comporteranno la società interessata e le altre società che sono state già raggiunte da verifiche fiscali o avvisi di accertamento, visto che il baldanzoso convincimento di “avere ragione” sulla fondatezza dei propri comportamenti manifestato, ad esempio, dalla S.S. Lazio nella relazione del Consiglio di Sorveglianza all’esercizio chiuso al 30 giugno 2009, dovrebbe essere, quanto meno, rimeditato.
Infatti, la circostanza che ora gli organi di giustizia tributaria confermano la validità degli accertamenti effettuati dall’Agenzia delle Entrate comporta:
• una possibile passività fiscale da imputare al bilancio delle società sotto forma di accantonamento, pari, quanto meno, alle sanzioni irrogabili per la mancata effettuazione delle ritenute IRPEF; infatti, se è vero che l’obbligo d’imposta, secondo quanto affermato dalla giurisprudenza, grava anche sul giocatore, è altrettanto vero che la mancata effettuazione delle ritenute costituisce violazione autonomamente sanzionabile in capo alla società, anche, ricorrendone i limiti quantitativi, sotto l’aspetto penale;
• il pagamento dei contributi previdenziali sugli importi erogati “in natura”;
• una falsa rappresentazione in bilancio, in quanto i compensi pagati ai procuratori verosimilmente non sono affluiti sotto la voce “costo del lavoro” (con conseguenze anche ai fini IRAP);
• problematiche anche in materia di IVA, sostanziali e sanzionatorie (non affrontate dalla Commissione Tributaria nella sentenza commentata, verosimilmente in quanto l’accertamento impugnato riguardava solo l’IRPEF), conseguenti alla indetraibilità dell’imposta pagata dalla società al procuratore sulle fatture da questo emesse nei confronti della società stessa.
Tutto ciò aggravato dalla pluralità e dalla reiterazione nel tempo di questi comportamenti e, di conseguenza, dagli importi coinvolti che saranno probabilmente, in molti casi, tutt’altro che indifferenti.
C’è da chiedersi ora come si atteggeranno le società, se cioè persisteranno nei loro comportamenti, ritenendosi sempre nel giusto ed aspettando il possibile colpo di mannaia finale della Cassazione, o se li modificheranno radicalmente, con buona pace dei “poveri” calciatori, che si troveranno costretti a pagare i propri consulenti, come tutti i comuni mortali.
C’è da chiedersi poi come si comporteranno gli organi di controllo delle società (Collegi sindacali, Consigli di Sorveglianza, società di revisione, CONSOB per le società quotate) di fronte a tali situazioni ed ai possibili riflessi sui bilanci e sugli interessi degli azionisti e dei terzi.
In definitiva, la sentenza della Commissione Tributaria può rappresentare, diversamente di quanto osservatori distratti potrebbero ritenere, un tizzone lanciato in una polveriera che potrebbe essere in grado di incidere sui comportamenti futuri e, per il passato, creare nuove passività per le società (e per i giocatori) interessati. Osserveremo se si tratta di un fuoco di paglia o di un incendio devastante. I sintomi, oggi, sono tutti per la seconda ipotesi.
Un consiglio poi agli amici giornalisti: quando nelle cronache di calcio mercato cercate di sapere quale è l’ammontare dei contratti sottoscritti dalle stelle del calcio, non esitate a farvi precisare se tali importi comprendono o meno i compensi pagati ai “loro” procuratori.
Un nuovo fronte di contestazioni fiscali riguarda poi le somme pagate dalle società di calcio per lo sfruttamento dei diritti dell’immagine degli sportivi professionisti, magari a società off shore o, comunque, partecipate in modo ambiguo e non trasparente, a seguito di un’altra importante e recentissima sentenza, questa volta emessa dalla Corte di Cassazione nei confronti di una…non meglio precisata società di calcio facente parte del gruppo Fininvest. Ma questo è un altro capitolo di un libro che si sta appena cominciando a scrivere.
mercoledì 14 aprile 2010
27 Maggio: due atti in uno per la nascita dell’Azionariato Popolare per la Roma
"In questo momento in cui la nostra Roma è impegnata su più fronti per il raggiungimento di importanti risultati sportivi, lo spirito di totale collaborazione nei confronti della squadra, dello staff tecnico e del Club e, quindi, il rispetto, fin da ora, dei principi e dei valori su cui si fonda il nostro Progetto, ci ha determinato a far coincidere il giorno dell’Assemblea Costituente con la data del 27 maggio 2010, stabilita per la costituzione ufficiale dell’Associazione.
In questo modo i tempi previsti per la realizzazione del Progetto non subiranno alcun ritardo ed al tempo stesso sarà possibile rimanere al fianco della squadra senza introdurre elementi di distrazione per l’ambiente giallorosso.
Il 21 Aprile 2010,comunque, provvederemo a depositare presso il Notaio Marco Terzi la documentazione relativa alla costituenda Associazione, già oggetto di approfondito confronto e condivisione da parte della Costituente tutta.
sabato 10 aprile 2010
Federsupporter al seminario "Domanda e offerta di sport" a Tor Vergata
martedì 6 aprile 2010
Federsupporter chiede chiarimenti alla Consob sul bilancio della Lazio
Con lettera dell’8 febbraio 2010, la scrivente Associazione, che rappresenta e tutela i diritti e gli interessi dei sostenitori di società sportive ed in particolare dei piccoli azionisti, richiedeva al Consiglio di Sorveglianza della S.S. LAZIO SpA, in nome e per conto dei piccoli azionisti di quest’ultima, chiarimenti in merito ad una appostazione contabile nel bilancio al 30 giugno 2006, così come precisato nella richiamata lettera, che, in copia, si trasmette.
In data 17/3/2010, il predetto Consiglio di Sorveglianza rispondeva alla richiesta con lettera che, pure, si allega.
In tale risposta, vengono forniti elementi esplicativi e giustificativi che non trovano riscontro nella realtà, non convincono, e che tentano di coinvolgere, codesta Autorità.
Ciò premesso, si ritiene opportuno evidenziare gli elementi di cui sopra nella loro erroneità e contraddittorietà, provenienti da un Organo il quale, specie nel sistema dualistico adottato dalla S.S. LAZIO Spa, deve svolgere un particolare ruolo di garanzia verso gli azionisti di minoranza.
La prima osservazione riguarda quanto affermato al secondo capoverso della richiamata lettera, secondo cui “… la tabella a pag. 65 da Voi richiamata, che evidenzia i compensi maturati nel periodo per i componenti degli organi sociali, è espressa in Euro e non in migliaia di Euro” .
Detta affermazione risulta in contrasto con quanto, invece, riportato nella NOTA INTEGRATIVA al bilancio chiuso al 30 giugno 2006, con riguardo al Contenuto e forma del bilancio ( cfr. pag. 33 – allegata), ove è chiaramente detto che “Gli importi indicati negli schemi di Stato Patrimoniale e di Conto Economico sono espressi in Euro ed i valori in nota integrativa sono espressi in migliaia di Euro”.
Ne consegue che la precisazione del Consiglio di Sorveglianza ove afferma che “… quando infatti le tabelle presenti in bilancio sono espresse in migliaia di Euro, è sempre riportata in alto a sinistra delle stesse tabelle, l'espressione importi in Euro migliaia” si appalesa non esatta,mente rispondente alla realtà e pleonastica avuto riguardo a quanto specificato nella Nota Integrativa.
Tale precisazione, metodologica e formale (“l’espressione in importi Euro migliaia è sempre riportata in alto a sinistra delle stesse tabelle”) non si rinviene,infatti, con riferimento alle tabelle del bilancio al 30/6/2006, espresse in migliaia di euro, nei seguenti casi:
a) Rapporti con parti correlate (pag. 36);
b) Imposte anticipate (pag. 47);
c) Patrimonio netto (pag. 50);
d) Debiti verso Società calcistiche per compartecipazioni (pag. 54);
e) Costi per acquisizione temporanea prestazioni calciatori (pag. 64);
f) Tabella calcolo IRAP (pag. 67);
g) Tabella differenze temporanee attive ai fini delle imposte dirette (pag. 68).
La seconda osservazione è riferita alla natura dell'appostazione contabile in esame (Euro 3.841) inserita, con la dizione “Altro” nella tabella relativa a “Compensi e/o bonus ed incentivi maturati nel periodo in esame per i componenti degli Organi sociali” (pag. 65).
Precisa, infatti, il Consiglio di Sorveglianza che la somma percepita dall’Avv. Gentile “... fa riferimento a rimborsi spese vive e contributi sostenuti per i giudizi in corso all’epoca”.
Tale precisazione non è conforme , ad avviso della scrivente , ai principi di chiarezza e precisione che devono informare la redazione del bilancio, così come richiesto dalla normativa civilistica (art. 2423 C.C.).
Infatti, sull’ovvio presupposto della veridicità dell'affermazione, l'appostazione contabile (che avrebbe dovuto essere riportata in tabella quanto meno come Euro 0,35) è errata nel suo nomen juris, in quanto avrebbe dovuto correttamente essere ricompresa tra le Spese amministrative o tra le consulenze.
Ma a tale rilievo, di per sé già importante per quanto riguarda i contenuti monetari e le modalità espositive, devono aggiungersi le seguenti considerazioni.
Se è vero che l’avv. Gentile ha svolto attività professionale in favore della Società – e la circostanza è dichiarata dal Consiglio di Sorveglianza - v’è ulteriormente da domandarsi:
- se non fosse stata esistente una situazione di incompatibilità tra lo svolgimento di attività professionale dell’Avv. Gentile in favore della Società in concomitanza con la sua carica di Presidente del Consiglio di Sorveglianza, quanto meno per il periodo temporale ( 1/12/2004-5/06/2005) in cui i due incarichi si fossero sovrapposti e quali fossero state le eventuali conseguenze che dal verificarsi di tale incompatibilità avessero potuto conseguire nei confronti del predetto professionista; ma, soprattutto, per quanto qui di interesse, in capo alla società;
- se, in particolare, l’avere assunto incarichi professionali in concomitanza con l’esercizio della carica di Presidente del Consiglio di Sorveglianza, indipendentemente dal pagamento contestuale dei compensi che tali incarichi comportavano, non abbia potuto costituire una violazione oltreché di regole di deontologia professionale, soprattutto delle situazioni di incompatibilità in ordine alla acquisizione degli incarichi professionali, per la contestualità della carica di Presidente di un organo di controllo della Società conferente gli incarichi stessi ;
- quali siano le appostazioni contabili, quantomeno sotto la voce fatture da ricevere, attesa la presunzione di onerosità di un incarico professionale, nell’esercizio in cui le prestazioni sono state svolte o, eventualmente, negli esercizi successivi, e quali siano gli importi maturati dall’Avv. Gentile a fronte di incarichi professionali affidatigli o comunque iniziati in costanza della sua carica di Presidente del Consiglio di Sorveglianza, destando, peraltro, perplessità l’affidamento di incarichi professionali all’Avv. Gentile anche in epoca immediatamente successiva alla cessazione dalla sua carica societaria .
Una terza considerazione si impone con riferimento a quanto affermato all'ultima frase del terzo capoverso della citata lettera e che è diretta conseguenza dell'errore in precedenza evidenziato. Infatti, l’importo della misura di 3.841, sia esso espresso in Euro che in Euro/migliaia, non aveva, comunque, titolo per essere ricompreso tra i compensi per i componenti degli Organi sociali, trattandosi, come sopra precisato, dal medesimo Consiglio di Sorveglianza, di somme afferenti all’attività professionale svolta dall’Avv. Gentile, sicuramente non in veste di Presidente del Consiglio di Sorvegl,ianza.
Un'ultima considerazione riguarda il tono della lettera, gratuitamente non rispettoso degli interessi e dei diritti degli azionisti che sottopongono all’attenzione dell' Organo che li dovrebbe tutelare un elemento, quantomeno, di opacità e di confusione del bilancio della Società da essi partecipata, così come strumentale appare il tentativo di coinvolgimento, tra gli altri, di codesta Commissione, chiamata impropriamente in causa come implicitamente avallante le anomalie rilevate dalla scrivente.
Tanto premesso, si chiede a codesta Commissione di valutare, nell’ambito dei propri poteri- doveri, se dai fatti e dai comportamenti sopra esposti possa emergere una qualche violazione delle disposizioni legislative che regolano l’attività della Società in oggetto e dei membri del Consiglio di Sorveglianza: sia in termini generali, sia con particolare riferimento agli interessi giuridici ed economici degli azionisti della Società stessa, i quali, come noto, avendo quest’ultima adottato il sistema dualistico, non hanno altro tutore istituzionale se non la CONSOB, qualora il Consiglio di Sorveglianza fosse eventualmente venuto meno a propri obblighi e compiti istituzionali.
Con i migliori saluti.
Federsupporter
Il Presidente
Dr. Alfredo Parisi
venerdì 26 marzo 2010
Il "cappotto" del Napoli alla Juventus provinciale

Nell’intervallo c’è stata la "cura" Mazzarri. Il tecnico cambia le carte in tavola allargando Quagliarella e Hamsik sulle fasce, aiutati in sovrapposizione a turno da Maggio a destra, Campagnaro e Zuniga a sinistra. Risultato: il Napoli è completamente trasformato e attacca in modo tambureggiante. In più viene applicato un pressing asfissiante, soprattutto sul portatore di palla: cosa che mette in grande imbarazzo Madama Juve che perde completamente la trebisonda. E così si arriva al netto rigore su Quagliarella. Gli azzurri pareggiano? Neanche per idea: si vuole ancora tenere in suspense la tifoseria del San Paolo. E così Hamsik sbaglia dal dischetto. Ma l’errore non toglie la voglia di giungere all’1-1. Anzi, con il passare dei minuti si vede una Juve sempre più chiusa e catenacciara, senza più idee in fase offensiva, che spera di portare via la vittoria con un golletto. Il suo tecnico Zaccheroni ha fatto però i conti senza l’oste: Hamsik pareggia e inizia la fine per i bianconeri. L’allenatore di Meldola sostituisce Del Piero, che avrebbe dovuto essere espulso per somma di ammonizioni ma che l’arbitro Rizzoli ha graziato, con Grygera. Un difensore per un attaccante: il segnale è chiaro, la Vecchia Signora ha finito la benzina e tenta di portare via disperatamente un punticino proprio come una provinciale qualsiasi che tenta di scampare alla retrocessione. In campo si vedono ben cinque difensori dietro la palla. Ma il Napoli è un martello: arriva l’uno-due micidiale di Quagliarella e Lavezzi e la partita si chiude in trionfo.
I tifosi della curva B avevano lanciato il vaticinio prima dell’inizio della partita: «Noi ci crediamo!» avevano scritto su uno striscione riferendosi alla qualificazione alle coppe europee. E a fine gara alcuni di loro imploravano: «Seppelliteci qui». Ma non è il caso: il bello del Napoli è probabilmente appena iniziato.
Marco Liguori
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