Ricerca personalizzata

venerdì 28 marzo 2008

Se non ci fosse la Fininvest...

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/06/25/9009-milan_ringrazia_shevchenko.shtml


I CONTI DEL PALLONE

Il Milan ringrazia Shevchenko
e Abramovich per l’utile 2006,
ma i debiti pesano sui conti


La società rossonera deve anche alla sua appartenenza alla galassia Fininvest (da cui è posseduto al 99,93%) se riesce a ottenere lauti contratti di diritti tv: una strapotenza contro cui nessuna società di serie A può competere, eccezion fatta per Inter e Juventus

Bologna, 30 aprile 2007 - Il Milan deve ringraziare Andrij Shevchenko (nella foto) e il patron russo del Chelsea, Roman Abramovich, se ha chiuso l’esercizio al 31 dicembre 2006 con un utile di 2,48 milioni di euro, contro un passivo di 4,58 milioni registrato nel 2005. Ma deve anche alla sua appartenenza alla galassia Fininvest (da cui è posseduto al 99,93%) se riesce a ottenere lauti contratti di diritti tv: una strapotenza contro cui nessuna società di serie A può competere (eccezion fatta per Inter e Juventus) e che riesce a far superare al club rossonero qualsiasi problema economico-finanziario.

Tra questi ultimi, l’enorme squilibrio debiti-crediti per oltre 220 milioni di euro, in crescita del 40% rispetto al bilancio alla fine del 2005. Ad ogni modo, se il Milan avesse chiuso in perdita anche l’ultimo esercizio non costituirebbe un problema per le casse del gruppo berlusconiano: il Milan, come evidenziato dal documento contabile, fa parte del consolidato fiscale Fininvest: per questo motivo la società chiude dal 2005 gli esercizi al 31 dicembre, in modo da collimare con quelli della controllante. Quest’ultima utilizzerà l’eventuale perdita fiscale della società rossonera ottenendo un beneficio tributario pari a circa il 33% rappresentato dall’Ires.

Ma torniamo all’attaccante ucraino, che fu al centro la scorsa estate di futili polemiche riguardo alle motivazioni della sua cessione. Proprio la vendita al Chelsea ha fatto conseguire alle casse rossonere una plusvalenza di 42,03 milioni. Stando al prospetto delle cessioni pubblicato nella nota integrativa milanista, il suo valore contabile, al netto degli ammortamenti, era di 1,85 milioni, mentre il prezzo pagato dalla società londinese del magnate petrolifero Abramovich è stato di 43,88 milioni. Ma la cessione di un calciatore, seppure di livello internazionale, è un fatto straordinario che non rientra nell’ordinaria gestione: inoltre, sono ben poche le società in Europa ad avere la disponibilità economica del Chelsea.

Senza la plusvalenza su Shevchenko, il bilancio si sarebbe concluso con un risultato prima delle imposte negativo per 18,53 milioni. La differenza positiva rispetto al valore di libro del calciatore ucraino è reale. Invece, quella pari a 183,7 milioni evidenziata nel bilancio 2005, riguardante il conferimento alla sua controllata al 100% Milan Entertainment dei marchi rossoneri, ricalca da vicino lo schema del “contratto con se stesso” visto in occasione dell’operazione similare compiuta dall’Inter (si legga http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/04/27/1797-inter_2006_profondo_rosso.shtml) che per legge è nullo. Il ricavato di questa operazione è servito a ripianare gli oltre 181 milioni residui provenienti dall’eliminazione della legge 27 del 2003 detta “spalmadebiti”, rinvenienti nell’esercizio 2005.

Il Milan ha comunicato anche un utile consolidato di gruppo pari a 11,8 milioni. Tuttavia, questa cifra è solo accademica poiché, come si è stato scritto a pagina 38 del bilancio dal vicepresidente vicario e amministratore delegato, Adriano Galliani, la società "è esonerata dal redigere un proprio bilancio consolidato ai sensi dell’art. 27, 3° comma, D.Lgs. 127/91". E a proposito di amministratori, il cda del Milan è stato confermato in blocco il 27 aprile scorso nell’assemblea di approvazione del bilancio 2006: restano quindi in carica tra i big rossoneri, oltre a Galliani, il presidente Silvio Berlusconi, i vice presidenti Paolo Berlusconi e Gianni Nardi, i consiglieri Leandro Cantamessa, Francesco Formenton Mondadori e Paolo Ligresti. Stando al rendiconto 2006 e a quello precedente, l’ammontare complessivo dei compensi per i 12 consiglieri è aumentato da 1,71 a 2,05 milioni, pari a un incremento del 19,70%. Anche se non è stata comunicata la cifra singola per ciascun componente, si può tranquillamente affermare che è molto redditizio essere consigliere di amministrazione rossonero.

IL “VIZIETTO” SALVACONTO
Restando sempre in tema di plusvalenze calciatori, si nota nel conto economico che esse ammontano a 44,8 milioni e sono state inserite tra i ricavi. Anche il Milan partecipa al “vizietto” evidenziato già con Inter, Catania, Parma e Napoli. Il club berlusconiano fa presente nella nota integrativa che "le voci di conto economico sono state riclassificate in ossequio a quanto disposto dal Comunicato Ufficiale della Federazione Italiana Giuoco Calcio n. 58, pubblicato in data 5 settembre 2006". In quest’ultimo, scivolato nel silenzio generale, il commissario straordinario Guido Rossi ha approvato, quattordici giorni prima delle sue dimissioni, la revisione dei criteri della stesura dei bilanci: in essa sono state inserite le plusvalenze e le minusvalenze da calciatori nel conto economico. Parafrasando una celebre espressione del grande uomo politico inglese William Gladstone, la plusvalenza è stata "eretta a sistema di governo".

Peccato che ciò confligga con quanto stabilito dal Codice Civile: la vendita di un bene, com’è appunto la cessione di un calciatore (che è classificato sia dal Codice che dalla disposizione Figc tra le immobilizzazioni), deve essere iscritta tra le componenti straordinarie. Anche i 4,4 milioni di minusvalenze, al contrario del dettato legislativo, sono state inserite tra i costi ordinari. Com’è stato per le altre società le differenze risultano notevoli. Inserendo plusvalenze e minusvalenze la differenza tra il valore e i costi della produzione risulta positiva per 31,5 milioni. Invece escludendole secondo la stesura del Codice, il risultato risulta negativo per 8,9 milioni: quindi, la gestione ordinaria è in perdita.

GRAZIE MEDIASET
Ricalcolando il fatturato secondo il Codice, esso è pari a 248,3 milioni (+7,53% rispetto al 2005). In esso si nota innanzitutto il calo dei ricavi da gare in casa (- 4,83%, e da abbonamenti (- 8,28%) calati di oltre 1,11 milioni. In discesa del 3,36% le entrate da sponsorizzazioni ammontate a 29,7 milioni: tra le principali si segnalano i 5 milioni di BetandWin, i 12,66 milioni versati da Adidas "per l’acquisto del diritto ad apporre il proprio marchio sulle divise da gioco ufficiali"sino al 30 giugno 2010 e i 4,5 milioni del gold sponsor Pagine Gialle. Nella voce “sponsorizzazioni” sono anche inclusi circa 3 milioni versati da sponsor istituzionali (tra essi il colosso bancario IntesaSanpaolo), partner commerciali e fornitori tecnici e ufficiali: in quest’ultima categoria, secondo quanto illustrato sul sito internet del Milan (http://www.acmilan.com/InfoPage.aspx?id=13430), c’è anche “La Gazzetta dello Sport”. Il primo quotidiano sportivo italiano è anche fornitore ufficiale dell’Inter (si veda il sito http://www.inter.it/aas/sponsor/home?L=it).

In caduta libera (-75%) è la voce “proventi commerciali e royalties” ammontata ad appena 4,04 milioni, che si riferisce all’attività di merchandising e licencing, in particolare con Adidas. Questa raffica di segni negativi è stata compensata dalle voci relative ai diritti tv, ammontati a 127,99 milioni (+30,33%), a quelli della partecipazione alla Champions League (27,78 milioni, +12,98%) e dai ricavi vari (12 milioni, +38,07%) riguardanti per 8,96 milioni "proventi derivanti dai riaddebiti operati nei confronti di Milan Entertainment".

I proventi televisivi per il campionato e del Trofeo Berlusconi si riferiscono per 90,82 milioni ai contratti stipulati con Sky per la sola cessione dei diritti: a questa cifra bisogna aggiungere 2,1 milioni del premio riconosciuto dall’emittente satellitare al Milan per il secondo posto ottenuto in campionato, prima del processo sportivo che l’ha penalizzata di 30 punti portandola al quarto posto. Il riconoscimento è stato oggetto di trattative con Inter e Roma che hanno avanzato la posizione in classifica.

Ma non è finita qui: ci sono 33,76 milioni provenienti da gruppo Mediaset, di cui 27 milioni derivanti dal diritto di opzione per la stagione 2009/10 previsto nel contratto stipulato nel febbraio 2006. Si tratta di un primo congruo anticipo da parte di una delle principali società del gruppo Fininvest, poiché nella stessa data è stato firmato un contratto per le stagioni 2007/08 e 2008/09 "per la cessione dei diritti televisivi in chiaro e/o a pagamento e/o accesso condizionato in qualsiasi forma o qualsiasi modalità" per "un complessivo ammontare pari a euro 198 milioni"che sarà contabilizzato negli esercizi di competenza. Davvero un bel “tesoretto”, che le maggior parte delle squadre del campionato di A non possono usufruire: non a caso i risconti passivi (anticipo di ricavi futuri), riguardanti principalmente la fatturazione anticipata dei diritti tv per le partite a San Siro per la stagione 2006/07 e di alcuni contratti commerciali, si è dimezzato da 66,66 a 32,84 milioni.

Con il fiume di danari freschi proveniente da Mediaset c’è decisamente meno bisogno di ottenere somme in acconto. Piccola osservazione: se il Milan fa parte di un gruppo dov’è presente la principale società televisiva privata, ossia Mediaset, che bisogno ha di stipulare contratti con diritti di opzione con essa? E’ improbabile che l’amministratore delegato Galliani stipuli una simile scrittura con un concorrente.

LIEVITAZIONE DEI COSTI
Nel 2006 spese del Milan sono lievitate rispetto al 2005 dell’1,24% a 257,2 milioni. Ciò nonostante il calo del monte salari e stipendi dell’8,35%, passato da 141,19 a 129,41 milioni. I compensi contrattuali ai calciatori (la cui rosa è aumentata da 47 a 53) sono diminuiti da 117,26 a 109,29 milioni: è stata tagliata anche la quota variabile legata ai risultati sportivi da 8,55 a 7,24 milioni. Quest’ultima "si riferisce principalmente ai premi relativi ai passaggi – si legge nella nota integrativa – di turno Champions League e al raggiungimento del secondo posto nel campionato 2005/2006, in quanto la società ha voluto premiare l’effettivo risultato ottenuto sul campo". Sono stati inoltre drasticamente tagliati gli emolumenti agli altri dipendenti da 9,34 a 5,32 milioni. Curiosamente sono invece aumentate le retribuzioni per gli allenatori, che assieme agli altri tecnici sono 38 (in precedenza 32), da 5,22 a 5,76 milioni.

L’incremento complessivo dei costi è stato causato dal +30,82% (47,08 milioni) e dal +28,59% (14,07 milioni) rispettivamente per i “servizi” e per gli “altri oneri diversi di gestione”. Nella prima voce, si evidenzia l’esplosione dei costi specifici tecnici da 4,95 a 9,02 milioni: essi "sono composti da consulenze tecnico-sportive prestate in fase di acquisizione dei calciatori e da costi per l’osservazione dei calciatori". Oltre a ciò "l’importo comprende inoltre i costi connessi a transazioni di contratti derivanti dalla campagna trasferimenti".

Insomma, i procuratori e gli osservatori sono ben retribuiti dal Milan. Hanno fatto boom, con un incremento di 9,9 milioni, anche i “servizi vari da società controllate” che hanno raggiunto i 13,80 milioni: essi si riferiscono al "contratto di servizi stipulato tra l’Ac Milan e la Milan Entertainment in forza della quale la stessa rende alla controllante Ac Milan i servizi commerciali, marketing e vendite, i servizi di gestione e amministrazione del personale, i servizi gestione stadio, i servizi amministrativi e quelli logistici".

La società rossonera spiega che "l’incremento dei costi contabilizzato nell’anno 2006, è dovuto al fatto che si riferisce a dodici mesi di attività operativa, rapportati ai soli tre mesi dell’esercizio 2005". Ciò non toglie il fatto che, se il Milan ha ottenuto una significativa plusvalenza con la cessione dei marchi alla Milan Entertainment, i costi annuali per i servizi da essa resi dovrebbero mantenersi su livelli abbastanza sostenuti e occupare una parte di rilievo sul totale. La stessa società controllata ha pesato per 8,96 milioni, pari al 63,66% del totale di oltre 14 milioni, nella voce “altri oneri diversi di gestione” per "oneri derivanti da riaddebiti per competenze".
Di minimo rilievo l’incremento (+2,63%) delle spese per gli ammortamenti, pari a 25,77 milioni, quasi interamente composte da quelle per i diritti alle prestazioni dei calciatori.

QUANTI DEBITI!
Se il Milan non avesse alle spalle la solida potenza del gruppo Fininvest, i suoi oltre 289,70 milioni di debiti costituirebbero un macigno come quello di Sisifo. Per giunta, l’importo è in crescita del 19,06% rispetto al 2005: inoltre, gli oltre 248 milioni di ricavi non riescono a coprire tutta l’esposizione. Spicca su tutti la cifra dovuta alle banche pari a 95,7 milioni (+7,5%). Seguono i 36,54 milioni verso gli altri finanziatori (+8,41%): si riferiscono "a debiti verso società di factoring per anticipazioni di crediti futuri in riferimento a contratti di natura commerciale". Il Milan possiede una forte esposizione di circa 43 milioni con le controllate, di cui ben 38,32 milioni verso la solita Milan Entertainment: quest’ultimo deriva "dall’attività di tesoreria svolta da Ac Milan formalizzata nel maggio 2006 attraverso un contratto di conto corrente finanziario di corrispondenza intercompany". La società rossonera ha anche un debito di 4,42 milioni con Fininvest, in crescita dai 3,64 milioni dell’anno precedente: la controllante deve anche ricevere altri 11 milioni per finanziamenti a titolo oneroso. Non mancano anche le somme arretrate dovute al fisco, pari a 19,82 milioni, in aumento del 15,78%. Sono costituiti per 13,45 milioni da debiti per Irpef: nella nota integrativa la società spiega che "il debito nei confronti dell’Erario per le ritenute Irpef maturate su stipendi è stato regolarmente saldato alle scadenze previste".

Il Milan possedeva al 31 dicembre scorso debiti per 33,92 milioni (29,55 nel 2005) con società di calcio. La cifra si compone di 15,63 milioni relativi al "saldo della campagna trasferimenti 2006/2007 al 31 dicembre 2006 ed il residuo"con la Lega Calcio. Gli altri 14,68 milioni si riferiscono al debito verso al Real Betis per l’acquisto di Ricardo Oliveira e per quello con il Rennes per l’acquisizione di Yohann Gurcouff.

E a proposito di calciatori, nel bilancio è evidenziato un ulteriore consistente "fardello" di 22,93 milioni, in crescita dai precedenti 21,69, di debiti verso fornitori. Il Milan non specifica quali siano: in questa cifra potrebbero essere compresi anche eventuali somme dovute ai procuratori sportivi.
Infine, la società aveva anche ulteriori debiti per 13,78 milioni, per la quasi totalità verso tesserati. Nella nota integrativa si sottolinea che "il debito verso tesserati da riferimento a mensilità regolarmente pagate nei mesi di gennaio e febbraio 2007 e a risoluzioni contrattuali aventi scadenze rispettate regolarmente secondo quanto stabilito da ogni contratto".
di Marco Liguori

martedì 25 marzo 2008

Per copia conforme

Ovvero come appropriarsi del lavoro altrui e vivere felici...

Domenica 23 marzo ho letto sulla rassegna stampa del Comune di Torinohttp://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/main.aspx?CodCli=2&cliente=COMUNE%20TORINO&CodiceLogin=2 
un articolo, siglato M. S., del quotidiano Tuttosport intitolato "La Juve tratta per evitare una disputa-stadio al Tar". E' una copia evidente del mio articolo pubblicato il giorno prima "Lo stadio della Juventus rischia lo stop del Tar". In esso sono riportate a firma dell'articolista una serie di dichiarazioni rilasciate in esclusiva a me e al mio quotidiano Liberomercato dal sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari, a proposito del tentativo di accordo tra la sua amministrazione e la Juventus. Addirittura c'è l'indicazione della distanza tra il centro commerciale dello stadio delle Alpi e quello di Venaria (90 metri) che avevo scritto nel mio pezzo. Un vero esempio di "giornalismo" che non ha avuto neanche il coraggio di firmare per esteso: complimenti!!! Non si capisce cosa costava citare Liberomercato: forse avevano timore che citare costa...
Questo fenomeno degli "amanuensi" è una piaga che si sta ripetendo troppo spesso: l'Ordine di giornalisti dovrebbe debellarla definitivamente. Come si può leggere in questo blog alla voce "avviso a quelli che copiano i miei articoli senza citare", già nello scorso ottobre un mio articolo sugli orologi di Moggi fu copiato da diversi quotidiani come "Il Sole 24 Ore", La Stampa" e la "Gazzetta dello Sport". Episodio censurato dal mio direttore Oscar Giannino.
In attesa di eventuali decisioni in merito da parte dell'editore di Liberomercato, pubblico in questo post l'articolo di Tuttosport e il mio in modo da chiarire meglio ai lettori cosa voglia dire copiare il lavoro altrui.

Tuttosport 23 marzo 2008
Il club vende la sua quota di Semana
La Juve tratta per evitare una disputa-stadio al Tar
TORINO Prima di avviare la costruzione del nuovo Delle Alpi la Juventus spera di risolvere i contenziosi amministrativi che gravano sull'area attorno all'impianto. E' di qualche anno fa, infatti, il ricorso del Comune di Venaria, centro limitrofo a Torino e confinante con lo stadio, per impedire l'attivazione dei due centri commerciali che dovrebbero sorgere nell'area della Continassa, a 90 metri da un altro ipermercato situato nel territorio di Venaria. Lo stesso comune ha poi impugnato l'approvazione della variente al Pec (Piano esecutivo convenzionato) legata al Delle Alpi. Entrambe le controversie sono state trasferite al Tar. In attesa del pronunciamento del Tribunale Amministrativo, i cui tempi sono decisamente lunghi, la Juventus sta cercando di trovare un accordo con il Comune di Venaria. Il club di Corso Galileo Ferraris sarebbe disposto a accollarsi i costi indotti, come quelli della raccolta rifiuti, pagandoli di fatto sia al Comune di Torino sia a quello di Venaria.
DISMISSIONE Dopo aver ceduto a ottobre la Campi di Vinovo, il 4 marzo il club bianconero ha perfezionato la vendita della sua quota (il 30 per cento del capitale sociale) della Semana, società i gestione e manutenzione di impianti e immobili, quali lo Stadio delle Alpi, l'Olimpico, il centro sportivo di Vinovo, il Golf Club del parco La Mandria (di cui è presidente Allegra Agnelli, vedova di Umberto). La Juventus ha incassato 100mila euro, con una plusvalenza di 70mila, dalla Ese, già detentrice del 70 per cento della Semana, e in mano alle due fiduciarie (Nomenfid e Simonfid) della famiglia Grande Stevens. Con queste dismissioni la Juventus non ha più compartecipazioni in altre società: la volontà del club è quella di concentrarsi solo sull'aspetto sportivo e sullo stadio.


Liberomercato 22 marzo 2008

Ostacoli al piano bianconero

Lo stadio della Juventus
rischia lo stop del Tar


Ricorso del comune di Venaria Reale contro l’impianto:
non si può realizzare, a 90 metri c’è un centro commerciale


Marco Liguori
Lo Stadio delle Alpi torna sotto i riflettori. Nell’ultima semestrale della Juventus si legge infatti che la società ha venduto il 4 marzo scorso per 100mila euro (con plusvalenza di 70mila) la propria quota del 30% nella Semana, società di “guardiania e conservazione” dell’impianto torinese, alla Ese, già detentrice del 70%. Inoltre, il progetto dello Stadio delle Alpi da 105 milioni annunciato martedì scorso dalla Juventus (su cui ha il diritto di superficie) è a rischio. Secondo quanto ricostruito da Liberomercato è tuttora pendente un contenzioso amministrativo presso il Tar Piemonte iniziato nel maggio del 2006 dal Comune di Venaria Reale, il cui confine territoriale è prospiciente all’impianto sito nella periferia a nord di Torino. Stando al prospetto dell’aumento di capitale del maggio 2007 della società bianconera quotata a Piazza Affari, la città della celebre reggia ha promosso un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro la Juve, la Regione Piemonte (che stando alla voce “sponsor” del sito internet del club della Famiglia Agnelli è un suo “official supplier”), la Provincia e il Comune di Torino (“commercial partner” della Juve) “per ottenere l’annullamento, previa sospensione, dei provvedimenti del 22 dicembre 2005 con i quali la conferenza dei servizi aveva accolto la richiesta di autorizzazione per l’attivazione di un centro commerciale classico e di un centro commerciale sequenziale e delle relative autorizzazioni commerciali rilasciate dal Comune di Torino”. Il Comune di Venaria, guidato dal centrosinistra, ha anche promosso un secondo ricorso con cui “ha impugnato – si legge sempre nel prospetto – con istanza di sospensione, la deliberazione n.132 dell’11 aprile 2006 di approvazione della variante al piano esecutivo convenzionato relativo a “Ambito 4.23 Stadio Delle Alpi”. La Juventus si è opposta e ha ottenuto il trasferimento di entrambi al Tar.
Il tutto nasce principalmente dal fatto che ad appena 90 metri dallo stadio, nel territorio venariese, c’è un centro commerciale. “Nel momento in cui verranno accolte le nostre richieste – ha spiegato a Liberomercato il sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari – l’amministrazione comunale ritirerà il ricorso pendente”. Da alcuni mesi è in corso una trattativa tra il Comune di Venaria, la società bianconera e gli altri enti per dirimere la questione. “La Juventus propone di coprire i costi indotti – prosegue il sindaco – che ora cadono sulla comunità venariese come quelli della raccolta rifiuti e della pulizia strade, pagando di fatto la tariffa igiene ambientale per Venaria e Torino”. Con il comune del sindaco Sergio Chiamparino “abbiamo cercato di realizzare un testo di accordo che risolva le problematiche edilizie, urbanistiche, ambientali, di viabilità e di trasporto pubblico” spiega Pollari.
Tornando alla Semana, gli azionisti della sua controllante Ese si trincerano dietro Nomenfid e Simonfid, le due fiduciarie della famiglia Grande Stevens. Secondo la semestrale bianconera, Semana ha anche la “conduzione dello Stadio Olimpico di Torino” (di proprietà comunale) dove gioca la Juve con il Torino, la gestione del centro allenamento di Vinovo e del Golf Royal Park parco La Mandria. Secondo l’ultima visura della Camera di Commercio, presidente di quest’ultimo è Allegra Caracciolo di Castagneto, moglie del defunto Umberto Agnelli, mentre il figlio Andrea Agnelli è consigliere delegato: ne è consigliere Romy Gai, ex direttore marketing juventino. Chi sono gli azionisti di questa srl senza scopo di lucro con interessi immobiliari? Non è dato conoscerli: si celano dietro la fiduciaria torinese Crf, proprietaria del 99,99%.

sabato 22 marzo 2008

Guerre di confine per Delle Alpi

Liberomercato 22 marzo 2008

Ostacoli al piano bianconero

Lo stadio della Juventus
rischia lo stop del Tar


Ricorso del comune di Venaria Reale contro l’impianto:
non si può realizzare, a 90 metri c’è un centro commerciale


Marco Liguori
Lo Stadio delle Alpi torna sotto i riflettori. Nell’ultima semestrale della Juventus si legge infatti che la società ha venduto il 4 marzo scorso per 100mila euro (con plusvalenza di 70mila) la propria quota del 30% nella Semana, società di “guardiania e conservazione” dell’impianto torinese, alla Ese, già detentrice del 70%. Inoltre, il progetto dello Stadio delle Alpi da 105 milioni annunciato martedì scorso dalla Juventus (su cui ha il diritto di superficie) è a rischio. Secondo quanto ricostruito da Liberomercato è tuttora pendente un contenzioso amministrativo presso il Tar Piemonte iniziato nel maggio del 2006 dal Comune di Venaria Reale, il cui confine territoriale è prospiciente all’impianto sito nella periferia a nord di Torino. Stando al prospetto dell’aumento di capitale del maggio 2007 della società bianconera quotata a Piazza Affari, la città della celebre reggia ha promosso un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro la Juve, la Regione Piemonte (che stando alla voce “sponsor” del sito internet del club della Famiglia Agnelli è un suo “official supplier”), la Provincia e il Comune di Torino (“commercial partner” della Juve) “per ottenere l’annullamento, previa sospensione, dei provvedimenti del 22 dicembre 2005 con i quali la conferenza dei servizi aveva accolto la richiesta di autorizzazione per l’attivazione di un centro commerciale classico e di un centro commerciale sequenziale e delle relative autorizzazioni commerciali rilasciate dal Comune di Torino”. Il Comune di Venaria, guidato dal centrosinistra, ha anche promosso un secondo ricorso con cui “ha impugnato – si legge sempre nel prospetto – con istanza di sospensione, la deliberazione n.132 dell’11 aprile 2006 di approvazione della variante al piano esecutivo convenzionato relativo a “Ambito 4.23 Stadio Delle Alpi”. La Juventus si è opposta e ha ottenuto il trasferimento di entrambi al Tar.
Il tutto nasce principalmente dal fatto che ad appena 90 metri dallo stadio, nel territorio venariese, c’è un centro commerciale. “Nel momento in cui verranno accolte le nostre richieste – ha spiegato a Liberomercato il sindaco di Venaria Reale, Nicola Pollari – l’amministrazione comunale ritirerà il ricorso pendente”. Da alcuni mesi è in corso una trattativa tra il Comune di Venaria, la società bianconera e gli altri enti per dirimere la questione. “La Juventus propone di coprire i costi indotti – prosegue il sindaco – che ora cadono sulla comunità venariese come quelli della raccolta rifiuti e della pulizia strade, pagando di fatto la tariffa igiene ambientale per Venaria e Torino”. Con il comune del sindaco Sergio Chiamparino “abbiamo cercato di realizzare un testo di accordo che risolva le problematiche edilizie, urbanistiche, ambientali, di viabilità e di trasporto pubblico” spiega Pollari.
Tornando alla Semana, gli azionisti della sua controllante Ese si trincerano dietro Nomenfid e Simonfid, le due fiduciarie della famiglia Grande Stevens. Secondo la semestrale bianconera, Semana ha anche la “conduzione dello Stadio Olimpico di Torino” (di proprietà comunale) dove gioca la Juve con il Torino, la gestione del centro allenamento di Vinovo e del Golf Royal Park parco La Mandria. Secondo l’ultima visura della Camera di Commercio, presidente di quest’ultimo è Allegra Caracciolo di Castagneto, moglie del defunto Umberto Agnelli, mentre il figlio Andrea Agnelli è consigliere delegato: ne è consigliere Romy Gai, ex direttore marketing juventino. Chi sono gli azionisti di questa srl senza scopo di lucro con interessi immobiliari? Non è dato conoscerli: si celano dietro la fiduciaria torinese Crf, proprietaria del 99,99%.

Fisco in comode rate

Liberomercato 22 marzo 2008

Calcio e tasse

La Roma triplica la rateizzazione con il Fisco: in aumento di 7,5 milioni il debito Irap

Marco Liguori
La Roma ha triplicato le rateizzazioni con il fisco. Nel comunicato dell’ultima semestrale consolidata è evidenziato che il 14 febbraio scorso «è stata ottenuta la dilazione di pagamento, in 46 rate mensili, con decorrenza dal 31 marzo 2008 di imposte dirette iscritte a ruolo, per 7,7 milioni di euro». Questa cifra riguarda il «debito Iva sorto nei primi mesi del 2004, oltre ai relativi interessi, che risultava accantonato nei debiti tributari in esercizi precedenti». Ciò si aggiunge alla dilazione di pagamento di imposte iscritte a ruolo per 1,3 milioni in 56 rate mensili del settembre 2006, di cui sono state versate 14 rate, e un’altra di 54 mensilità con decorrenza 30 giugno scorso per 2,8 milioni (finora pagate sei rate) relativa a sanzioni e interessi su debiti Iva sorti nel 2004 e 2005. La società rende noto che nel primo semestre sono state versate imposte e ritenute per 33,1 milioni.
Dopo i primi sei mesi, le somme dovute al fisco dalla “magica” quotata in Borsa toccano i 22,1 milioni: lo scaduto è pari a 8,1 milioni. A fine gennaio ammontano a 22,3 milioni, in aumento dai 15,1 milioni del 2006/07. Spiccano 7,9 milioni per Irap, in aumento di 7,5 milioni nel semestre «dovuto alla riclassificazione del fondo rischi – si legge nel comunicato – del debito di 4,9 milioni di euro, a seguito della notifica di una cartella esattoriale, avvenuta nel mese di gennaio». Il pregresso tributario è una delle voci che compongono i 164,5 milioni di passività correnti (124,6 milioni a fine giugno e nel precedente primo semestre) che, sovrastando i 49,5 milioni di attività correnti, hanno portato il capitale corrente netto al valore negativo di 115 milioni. Tale valore è nettamente superiore a –79,7 del 2006/07 e a –33,8 milioni al 31 dicembre 2006. Nelle passività si segnalano debiti commerciali per 40,1 milioni, di cui 20,7 milioni verso società di calcio per acquisto calciatori. Vi sono 90,1 milioni per altre passività: 11,8 milioni dovuti al personale (11,3 ai tesserati) e 62,3 milioni di risconti passivi.

Battaglia impari contro il calcio a scopo di lucro

Liberomercato 22 marzo 2008

A rischio liquidazione

Corsa contro il tempo
per salvare lo Spezia


Marco Liguori
“Lo Spezia siamo noi”. Il grido dei tifosi dello Spezia Calcio 1906, militante in serie B, è diventato il nome di un comitato per raccogliere fondi per la società ligure in gravi difficoltà economiche. Ad esso hanno anche aderito due romani doc: l’allenatore giallorosso Luciano Spalletti e l’attore Carlo Verdone. Stando al sito della società spezzina finora sono stati raccolti 300mila euro. Anche il sindaco Massimo Federici sta cercando di coinvolgere le aziende locali. Un progetto che si scontra contro la condizione essenziale dell’era del calcio a scopo di lucro: per sopravvivere, ogni club deve avere un grande gruppo industriale alle spalle. E’ anche una impari lotta contro il tempo: sempre secondo il sito dello Spezia, il prossimo 28 marzo si terrà a Milano l’assemblea dei soci, che esaminerà i conti semestrali con il neopresidente Cristina Cappelluti. Le ultime visure della Camera di Commercio riportano che gli azionisti degli “aquilotti” sono tre: le Gestioni sportive e immobiliari dell’ex numero uno Giuseppe Ruggieri al 70%, l’imprenditore Andrea Ermelli al 20% e l’Inter di Massimo Moratti al 10%.
Stando alla semestrale, messa on line dallo Spezia senza nota integrativa, la perdita è di 3,7 milioni di euro, circa la metà (6,25 milioni) di quella complessiva del 2006/07. Essa ha portato il patrimonio netto al valore negativo di 3,2 milioni (-2,9 milioni a fine giugno scorso). Secondo il Codice Civile il capitale deve essere quindi ridotto e riportato al minimo legale: se ciò non accadesse, si aprirebbero le porte della messa in liquidazione. Ma anche se si effettuassero gli adempimenti di legge, lo Spezia deve evitare assolutamente la retrocessione in C1: significherebbe perdere gli introiti da diritti tv criptati e da sponsorizzazioni, riaprendo così la crisi.
Al 31 dicembre si registrano 10,3 milioni di debiti (11,1 nel 2006/07), che hanno sovrastato i 2,72 milioni di crediti (2,91 milioni) per 7,3 milioni (8,2). Nelle passività spiccano 1,74 milioni di arretrati con il fisco (precedenti 1,77 milioni), 1,97 milioni con le banche (2,25 milioni), 1,77 milioni (2,35 milioni) con enti settore specifico e risconti passivi (anticipi ricavi futuri) per 1,33 milioni. Passando al conto economico, lo squilibrio costi-ricavi ha raggiunto i 3,41 milioni: nel primo anno tra i cadetti era stato di 6,15 milioni. Nel valore della produzione spicca la cifra molto ridotta dei diritti tv per 12.500 euro, a fronte dei precedenti 1,74 milioni. Ridotte le plusvalenze da cessione calciatori, appena 541mila euro. Nei costi dominano quelli del personale con 3,93 milioni, pari al 53% della cifra totale di 7,5 milioni. Secondo il bilancio depositato in camera di commercio, l’anno precedente avevano toccato i 7,93 milioni, quasi tutti per i tesserati.

Viva l'Europa!

Liberomercato 22 marzo 2008

Spicca la super cessione di Tavano

Plusvalenze e qualificazione Uefa
spingono gli utili dell’Empoli


Marco Liguori
Il piccolo Empoli deve gran parte del suo risultato positivo di bilancio alla gestione calciatori. Infatti, nella stagione 2006/07, culminata con la prima storica qualificazione in Coppa Uefa, la società toscana ha ottenuto un utile di poco più di un milione di euro, in netto aumento rispetto ai 25.500 euro dell’esercizio precedente, che ha contribuito il rafforzamento del patrimonio netto a oltre 11 milioni. I risultati raggiunti hanno consentito agli amministratori di aumentarsi lo stipendio: il monte emolumenti è passato dai 15mila del 2005/06 a oltre 36mila euro. La società ha ottenuto laute entrate dai calciatori: a cominciare dalle ricche plusvalenze per 10,3 milioni (+19,2%) che hanno irrobustito i ricavi (31,42 milioni, +4,2%) superando i costi (28,28 milioni, -8,9%) di 3,14 milioni. Se la società presieduta da Fabrizio Corsi avesse seguito i criteri del Codice Civile, che iscrivono le plusvalenze calciatori tra le componenti straordinarie, i ricavi sarebbero ammontati a 18,99 milioni e i costi avrebbero superato i ricavi di 9,3 milioni. La più consistente è stata quella della cessione dell’attaccante Francesco Tavano alla squadra spagnola del Valencia per 8,9 milioni: il prezzo stabilito era di 9 milioni. La seconda plusvalenza più importante riguarda la vendita dell’attaccante Mirko Gasparetto al Genoa: 613mila euro su un milione. A ciò si devono aggiungere i 464mila euro per Paolo Zanetti all’Ascoli e i 275mila del passaggio del difensore brasiliano Carlos Rincon all’Inter. Al contrario, si notano minusvalenze da cessioni di atleti per appena 69mila euro. Oltre a ciò, nei “proventi e oneri finanziari” si notano 995mila euro per comproprietà giocatori, consentendo a questa voce di essere in attivo per 1,01 milioni. Dopo la chiusura dell’esercizio sono stati ceduti Sergio Almiron alla Juventus per 9 milioni e Francesco Lodi al Frosinone in comproprietà per 1,4 milioni.
Tra gli altri ricavi si segnalano l’aumento di sponsorizzazioni (+42,5%), proventi telefonici per diffusione di immagini e notizie (+69,2%) e diritti tv (+44%). In calo invece i ricavi da gare da 3,21 a 2,12 milioni. Tra i costi spicca il +13,5% di quelli del personale, che hanno superato i 10,2 milioni: boom da 341mila a 1,17 milioni per i salari degli altri dipendenti, mentre quelli dei tesserati sono passati da 7,54 a 7,87 milioni. In discesa da 4,2 a 3,4 milioni gli ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali: 2,5 milioni quelle dei diritti pluriennali calciatori.
Infine, lo stato patrimoniale presenta una sorpresa positiva: i crediti (14,07 milioni, +1,3%) hanno superato i debiti (6,97 milioni, -49,55%) di 7,11 milioni.

giovedì 20 marzo 2008

Ritorna il Caso Unità - terza puntata

EDITORIA: 'PANORAMÀ, GIAN GAETANO CASO INTERESSATO A 'L'UNITA

= Roma, 20 mar. - (Adnkronos) - L'imprenditore campano Gian Gaetano Caso sarebbe interessato a comprare 'L'Unita», secondo quanto riporta 'Panoramà nel numero di domani in edicola. Caso è il patron della Hopit Spa, 50 milioni di euro di capitale dichiarato, «ma -scrive il settimale- nel 2006 ha chiuso il bilancio con meno di mezzo milione in attivo». Il settimanale diretto da Maurizio Belpietro riferisce, inoltre, altri particolari sull'imprenditore campano: «Nel 2002 Caso, allora patron della Globo News, giornale romano free press, ha chiamato i carabinieri per cacciare dalla redazione i distributori del quotidiano, un gruppo di extracomunitari in attesa da mesi del giusto compenso. I giornalisti che avevano osato manifestare solidarietà sono stati licenziati in blocco. Messi alla porta nel 2007, con un cartello appeso alla porta della redazione, anche i redattori di 'Diecì, quotidiano sportivo free press». (Pol/Pn/Adnkronos) 20-MAR-08 17:38 NNN

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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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