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lunedì 14 aprile 2008

Quanto è responsabile Moggi per lo sfascio del calcio italiano? (risultati)

Ringrazio le oltre 100 persone che hanno partecipato al sondaggio su Moggi.
Chi lo desiderasse, può sottopormi nei commenti a questo post altri temi per i futuri quesiti.
Questi sono i risultati

Quanto è responsabile Moggi per lo sfascio del calcio italiano?

Sì, è l'unico responsabile (20%)

No, le sue responsabilità sono divise con altri (67%)

Non è responsabile (11%)

venerdì 11 aprile 2008

Aggiornamento: Secco deferito per telefonate a Preziosi, Spinelli per contatti con Moggi (Ansa)

CALCIO:19 DEFERIMENTI,SECCO A GIUDIZIO MA NON PER MOGGI/ANSA
Diciannove tra dirigenti e tesserati federali deferiti alla Disciplinare, otto società a giudizio per responsabilità oggettiva, le posizioni di altri dieci e di Luciano Moggi archiviate: motivo, quell'intrigo di telefonate tra dirigenti di primo piano e sottobosco calcistico con l'ex dg Juve, ma anche le trattative di mercato con Enrico Preziosi, presidente del Genoa inibito a vita, e altro ancora. Tutto uscito dalle carte dell'inchiesta napoletana su Calciopoli2. In primo piano la figura di Alessio Secco, attuale ds della Juve, la cui posizione èstata archiviata dal Procuratore federale Stefano Palazzi per quelle telefonate all'ex 'direttorè Moggi emerse dagli atti della procura di Napoli, e che tanto rumore avevano creato anche all'interno della Juve. Secco è però stato deferito, insieme all'ex vicepresidente Bettega, per aver partecipato con Preziosi alla trattativa con Criscito. Non poteva, perchè il presidente del Genoa era inibito a svolgere qualsiasi attività di dirigente. I nuovi atti di Palazzi sono un coacervo di nomi, situazioni, capi di 'imputazionè. Si comincia dai 10 dirigenti la cui posizione è stata archiviata, nonostante le telefonate con Moggi: sono Roberto Benigni, Mario Beretta, Urbano Cairo, Antonello Cuccureddu, Giovanni Lombardi Stronati, Fabrizio Lucchesi, Giovanni Paolo Palermini, Daniele Pradè, Alessio Secco e Luciano Tarantino. «La normativa federale all'epoca dei fatti - spiega Palazzi - non faceva divieto assoluto di intrattenere rapporti con soggetti inibiti, ma solo di eventuali rapporti finalizzati a un'attività di tesseramento o a condotte a questa direttamente riconducibili». E per Palazzi non era questo il caso, si trattava insomma di telefonate personali.
Chiuso anche il capitolo, al riguardo, su Luciano Moggi, al tempo delle telefonate già inibito per cinque anni e «non soggetto alla potestà disciplinare degli organi di giustizia sportiva». Ma poi, a seguire, una pioggia di deferimenti, ovvero di rinvii a giudizio della giustizia sportiva. È stato rinviato alla Disciplinare il presidente del Livorno Aldo Spinelli: parlò al telefono con Moggi per tesserare come preparatore Giampietro Ventrone, già alla Juve, e deferito anch'egli per lo stesso motivo. Responsabilità oggettiva e deferimento scattati anche per il Livorno. Rino Foschi, ds del Palermo, dovrà rispondere alla Disciplinare dei contatti di mercato con Moggi quando era inibito, e per considerazioni lesive verso dirigenti Coni e Figc. Deferito anche il Palermo. Romano Malavolta, presidente del Teramo, telefonava a Moggi per chiedere di intermediare nella trattativa d'acquisto del Siena, e Camillo De Nicola, dirigente dell'Ascoli, lavorava per mettere i due in contatto (deferiti anche Teramo): deferiti. Claudio Mangiavacchi, all'epoca dei fatti socio di minoranza del Siena, chiamava Moggi per lo stesso motivo, lo voleva come intermediario nella cessione di società (deferito il Siena). Ultimo deferito del capito Moggi, Vincenzo Berardino Angeloni, all'epoca consigliere Siena e ora socio della Pescina San Giovenco: telefonò all'ex dg Juve per tesserare un nuovo allenatore al Siena, club anche per questo deferito in base alla responsabilità oggettiva. Poi c'è il capitolo dei rapporti indebiti con Preziosi, inibito a vita. Palazzi ha deferito il ds Juve Alessio Secco e l'ex vicepresidente bianconero Roberto Bettega (violazione art.1, lealtà sportiva, e art.8, «illecito amministrativo... per informazioni mendaci, reticenti o parziali») per aver intavolato la trattativa per l'acquisto del difensore Domenico Criscito con il presidente Genoa Enrico Preziosi, inibito a vita. Per la stessa trattativa deferiti anche il vicepresidente del Genoa Giambattista Pastorello, al tempo non ancora dirigente del club rossoblù, l'ad del Genoa Alessandro Zarbano e Preziosi stesso, più Juventus e Genoa. A giudizio per aver trattato con Preziosi, su altri giocatori, anche Giorgio Perinetti, ds del Bari e all'epoca dirigente Siena (deferiti al riguardo anche Siena, Genoa e Preziosi) Terzo capitolo emerso da Napoli, per altri illeciti. Deferito Giovanni Lombardi Stronati, ad del Siena: ebbe contatti con Ermanno Pieroni, inibito in via definitiva, per l'acquisti di due calciatori dall'Arezzo. Deferito anche il Siena.
Raffaele Auriemma, dirigente della Nuorese, dovrà rispondere della telefonata al fratello Mario, per far pressioni sul designatore di C Mattei su designazioni favorevoli, e per aver mentito alla procura federale (deferita anche la Nuorese). Deferiti Fabrizio De Poli, già dirigente Lucchese, e Stefano Capozzucca, dirigente Genoa: si incontrarono per una trattativa di mercato nonostante il secondo fosse inibito, e poi negarono alla procura l'incontro. Deferimento anche per il presidente della Lucchese Fouzi Ahmad Hadj, per non aver comunicato il tesseramento di De Poli che lavorava da consulente, e per i due club Ultimo deferimento per Paolo Merestrini, agente Fifa: tra 2006 e 2008 faceva contemporaneamente il procuratore e l'osservatore giovanile per Livorno e Siena.
ANSA 11-APRILE-2008

Secco e Spinelli "rinviati" da Palazzi per telefonate a Moggi (Repubblica.it)

da http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/sport/calcio/calciopoli/calciopoli/calciopoli.html

Rapporti con squalificati
tredici dirigenti deferiti


ROMA - Tredici dirigenti calcistici (fra i quali il presidente del Livorno Aldo Spinelli e il dg della Juventus Alessio Secco) sono stati deferiti dalla Federcalcio per aver intrattenuto rapporti con dirigenti squalificati, come Luciano Moggi ed Enrico Preziosi


CALCIO: RAPPORTI MOGGI; DEFERITI SPINELLI E FOSCHI (Ansa)
ROMA - Diversi dirigenti calcistici, tra i quali spiccano i nomi del presidente del Livorno Aldo Spinelli e del ds del Palermo Rino Foschi sono stati deferiti dal procuratore federale alla commissione disciplinare della Figc per avere intrattenuto rapporti con Luciano Moggi, soggetto inibito dalla giustizia sportiva. La decisione è stata adottata «esaminati gli ulteriori atti di indagine posti in essere dalla procura della repubblica di Napoli».
ANSA 11-APRILE-2008

lunedì 7 aprile 2008

Moggi afferma che nella Juve contava poco o nulla

Ringrazio gli amici e i colleghi che mi hanno segnalato che su You Tube è stato inserita la parte del programma di Antenna 3, "Lunedì di Rigore" dell'ottobre 2006 dove chiedo a Luciano Moggi perché la Juventus sotto la sua gestione incassava in anticipo somme consistenti per la sua gestione. Il video è visibile su http://www.youtube.com/watch?v=XO4aC9XfE7A
Moggi risponde "dribblando" la mia domanda in questo modo: era un semplice direttore sportivo e non partecipava alla stesura dei bilanci. In pratica, ha ammesso di non contare nulla all'interno della società bianconera. Strano, poiché nei documenti contabili della Juventus si afferma il contrario: egli era consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, così come lo erano Roberto Bettega e l'amministratore delegato Antonio Giraudo, e direttore generale. Se non fosse stato così, non avrebbe potuto ricevere l'avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta per l'ipotesi di reato di falso in bilancio condotta dalla Procura della Repubblica di Torino.
Riporto qui due miei articoli, pubblicati su Liberomercato e su http://www.quotidiano.net/, in cui ho scritto anche degli incarichi di Moggi.


Liberomercato 19 ottobre 2007

Il giallo degli orologi nel bilancio della Juve

Marco Liguori

Ci risiamo. Dopo i celebri Rolex d’oro della Roma, alla Juventus spuntano gli orologi da 2.500 euro ciascuno. Ne dà notizia la relazione preparata dal collegio sindacale in risposta alla denuncia presentata, secondo l’articolo 2408 del Codice Civile, dall’azionista Marco Bava nell’assemblea del 26 ottobre 2006 in cui è stato approvato il bilancio chiuso al precedente 30 giugno. Questo è l’esercizio che in cui sedevano ancora nel cda bianconero, fino al mese di maggio, l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, nonché direttore generale, Luciano Moggi. Bava nella sua denuncia aveva chiesto ai tre sindaci juventini di indagare "sulle spese di rappresentanza ed in particolare su quante di queste vanno ricondotte a Moggi e Giraudo, per verificare se queste siano servite per occultare spese ad personam".
Liberomercato è in grado di anticipare le risposte del collegio sindacale, che saranno consegnate in un documento all’assemblea degli azionisti il 26 ottobre prossimo in cui sarà approvato il bilancio 2006/2007. I sindaci hanno esaminato il dossier delle spese di rappresentanza e omaggio che nel bilancio al 30 giugno 2006 ammontavano a 2,9 milioni. Il collegio ha evidenziato che "il 48% di dette spese (1,4 milioni) riguarda omaggi vari di cui 538mila euro materiale Nike, 422mila euro omaggi di valore unitario inferiore a 25,82 euro, 229mila conguaglio biglietti e abbonamenti". Ma c’è una voce molto particolare del dettaglio, riguardante "143mila euro ad orologi del costo medio unitario di 2.500 euro circa". I sindaci non danno indicazioni su chi possano essere i beneficiari dei 57 orologi, non specificando se fossero da polso, da tavolo o da muro.
Il collegio sindacale, per questi regali e le restanti spese, afferma che "non è verificabile una significativa destinazione 'ad personam' delle stesse". "Voglio sapere chi sono gli omaggiati – ha spiegato Marco Bava a Liberomercato – di orologi di valore unitario così elevato. Alla prossima assemblea ripresenterò un’ulteriore denuncia ai sindaci". Sia per gli orologi che per l’operazione di vendita (avvenuta il 30 giugno 2005, ultimo giorno del bilancio bianconero) della sede sociale della Juventus alla Virgiliocinque, da questa poi affittata alla società bianconera, i sindaci ritengono "che non siano emersi fatti censurabili". Il collegio afferma che "il corrispettivo del trasferimento, pari a 15 milioni, è stato versato contestualmente all’atto pubblico, mediante assegni circolari" e fruttò, secondo il bilancio 2004/05 juventino, una plusvalenza di 8,9 milioni. Nella risposta si legge anche che il canone annuo del contratto di locazione (durata 12 anni) è pari "a 1,185 milioni di euro all’anno, salvo che per i primi due anni di durata del contratto per i quali il corrispettivo è, rispettivamente, di 1,0 e 1,1 milioni di euro". Anche questo non ha soddisfatto Bava che ritiene "economicamente censurabile cedere un immobile per 15 milioni ed esserne obbligato a pagare l’affitto per 12 anni. Di fatto è un leasing back, senza la proprietà finale dell’immobile".

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/04/26/8267-juventus_moggi.shtmlGEAWORLD
26 aprile 2007


La Juventus e Moggi

Marco Liguori
Riguardo alla Gea World, la Juventus ha confessato il rapporto d'affari e il conflitto d'interessi tra Moggi padre e Moggi figlio. A pagina 42 del bilancio chiuso al 30 giugno 2006, nel paragrafo dedicato alle operazione con società controllate e altre parti correlate, è stata inserita una nota riguardante la società presieduta da Alessandro Moggi: quest'ultimo ne è tuttora socio al 45% tramite la Football Management. Dopo la messa in liquidazione volontaria votata dall'assemblea del 18 luglio 2006, c'è stato un passaggio di quote Gea dalla General Athletic a Riccardo Calleri, diventato socio al 22,6%, e a Chiara Geronzi, che ne possiede il 32,4%.Nel documento della società bianconera si evidenzia che la Gea "è stata parte correlata fino al 16 maggio 2006, data delle dimissioni dell'ex direttore generale Luciano Moggi".Tradotto dal freddo linguaggio di Borsa, l'espressione "parte correlata" significa che la società di procuratori calcistici aveva un rapporto professionale continuativo con la Juve. La "confessione" dei bianconeri riguarda quindi il rapporto tra Luciano Moggi e l'azienda presieduta da suo figlio Alessandro, terminato, guarda caso, proprio con l'uscita di scena di Moggi senior: entrambi trattavano fra loro la compravendita dei calciatori.Ciò è anche supportato dal dettaglio dei poteri di papà Luciano, specificati minuziosamente nel bilancio al 30 giugno 2005 della Juve.
Oltre ad essere direttore generale, egli era anche consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, così come lo erano l'amministratore delegato Antonio Giraudo e il vicepresidente Roberto Bettega: tutti e tre partecipavano anche alla stesura del bilancio e hanno partecipato a tutte le riunioni del consiglio d'amministrazione. Inoltre lo stesso Cda aveva dato a Luciano Moggi, con delibera in data 4 settembre 2001 e confermata il 28 ottobre 2003, "specifici poteri nell'ambito delle competenze sportive".
Alla Gea World sono stati versati 970 mila euro, per il solo esercizio 2005/06, "in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori". Tuttavia la Juventus risulta debitrice verso la Gea per 550mila euro e nei confronti della controllante di quest'ultima, la Football Management, per 110 mila euro.

giovedì 3 aprile 2008

Una banca nel pallone

Liberomercato 3 aprile 2008

L’intreccio tra Unicredit e il mondo del calcio

Dalla Roma al Frosinone: il campionato di Profumo

Marco Liguori
Benvenuti nella "Unicredit league" che conta 10 società di calcio. Attraverso l’esame di bilanci e visure della Camera di Commercio e i prospetti informativi dei club, Liberomercato ha ricostruito i legami diretti e indiretti tra essi e l’istituto guidato dall’amministratore delegato Alessandro Profumo. Essi riguardano l’Italpetroli (esercitante la direzione e il coordinamento sulla Roma), la Lazio, la Juventus, il Verona (vedi box in pagina), il Brescia, il Napoli, la Reggina Service (detentrice del marchio della Reggina Calcio), il Frosinone, l’Udinese e il Genoa.
Italpetroli. Unicredit controlla al 49% il gruppo operante nella distribuzione di prodotti derivati dal greggio facente capo alla famiglia Sensi. L’istituto di credito ha incluso questo pacchetto nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2007 nello schema riguardante le «partecipazioni in società controllate in modo congiunto e in società sottoposte a influenza notevole». Stando all’ultimo bilancio consolidato disponibile di Italpetroli al 31 dicembre 2006, sono 381 milioni i debiti complessivi (-91 milioni rispetto al 2005) che gravano sul gruppo, di cui 343,2 milioni verso le banche (-68,7 milioni). Nella nota integrativa si legge che «l’ammontare dei debiti a breve verso la Banca di Roma (ex Capitalia ora appartenente al gruppo Unicredit) è pari a» 268,2 milioni di cui 267,1 milioni «per scoperti di c/c» e 1,1 milioni «relativi alla quota esigibile entro l’esercizio successivo di mutui concessi da detto istituto di credito».
Lazio. l’altra squadra della Capitale ha reso noto nella semestrale di aver sottoscritto il 13 febbraio scorso con Unicredit Banca d’impresa «in qualità di mandatari d’impresa» un accordo riguardante «tutte le posizioni aperte (finanziarie e non) al 31 dicembre 2007» senza interessi. L’importo complessivo è di 6,68 milioni, «con un risparmio di euro 5,18 milioni da pagare in otto rate trimestrali di euro 0,8 milioni ed una di euro 0,42». La controllata Lazio Marketing e Communication, proprietaria dei marchi e del ramo commerciale, garantisce l’operazione tramite «la cessione degli incassi futuri rinvenienti dai contratti con la Puma Italia scadenti rispettivamente al 30 giugno 2008 e 30 giugno 2012».
Juventus. stando al prospetto dell’aumento di capitale della società bianconera del maggio 2007, «Bayerische Hypo und Vereinsbank – succursale di Milano (gruppo Unicredit)» è stata una delle banche garanti dell’operazione. Nel documento si fa riferimento alla «situazione di potenziale conflitto d’interessi» in quanto la banca del gruppo Unicredit è un finanziatore della Juve. Inoltre, il club ha stipulato con un’altra società della galassia creditizia di Alessandro Profumo, la Locat, «un contratto di locazione finanziaria» sul centro sportivo di Vinovo.
Brescia. Nel bilancio al 30 giugno 2007 della società lombarda vi sono evidenziati tre contratti derivati, senza specificare con quale banca fossero stati stipulati. Il 27 febbraio scorso Liberomercato contattò Attilia Ferrari, procuratore speciale delle "rondinelle", la quale spiegò che l’istituto «è Unicredit Banca». Sono stati sottoscritti un "sunrise swap" nel 2003, con scadenza al prossimo 24 giugno, per un importo di 11,5 milioni di euro, e un "knock in forward" nel 2005 per un milione di dollari Usa, con scadenza al 16 giugno prossimo. In questo giorno terminerà il "currency option" per un milione di dollari, firmato dal Brescia nel luglio di tre anni fa.
Napoli. la società presieduta da Aurelio De Laurentiis è controllata al 100% dalla Filmauro. Il 90% di quest’ultima è detenuto da Romafides, fiduciaria del gruppo Unicredit (che secondo la relazione sulla gestione al bilancio 2007 sarà fusa in Cordusio Fiduciaria), che scherma il reale intestatario. Il Napoli ebbe nel 2004 una linea di fido dall’istituto bancario per 32,1 milioni (rimborsata per 25,1 milioni al 2006/07) per l’acquisizione dei marchi e trofei dal vecchio Napoli fallito.
Reggina. Restando in tema di fiduciarie, il 98% della Reggina Service, proprietaria del marchio della Reggina Calcio, è custodito nelle stanze ovattate della Cordusio Fiduciaria: non è dato sapere il nome del proprietario. Nel 2006 la Reggina Calcio ha acquistato 2,6 milioni in obbligazioni Unicredit.
Frosinone. Cordusio Fiduciaria detiene il 33,3% della Bs Servizi, che è una delle due società in cima alla catena di controllo del club ciociaro.
Udinese e Genoa. i friulani, secondo il bilancio 2006/07, hanno un debito di 6,33 milioni con Unicredit Factoring. Invece, stando al documento contabile al 30 giugno scorso di quella genovese, Unicredit Banca d’Impresa ha garantito con fidejussione bancaria la rateizzazione in 4 anni e mezzo di un debito fiscale da 2,12 milioni relativo all’«anno di imposta 2002».

Troppi crediti da incassare, si rischia di non fronteggiare le uscite

La Padania 28/09/2006

Il collegio sindacale già nel 2004 aveva chiesto agli amministratori una maggiore attenzione

La gestione della Gea? Inefficiente

Marco Liguori

«Il Collegio sindacale aveva richiesto agli amministratori, che ne avevano assunto formale impegno, di pervenire quanto prima ad una più efficace ed efficiente struttura organizzativa e dell’assetto amministrativo-contabile della società». Questa “ammonizione” è stata data dal collegio sindacale al consiglio di amministrazione della Gea World, nel corso della riunione del 12 novembre 2004. I tre sindaci, nella loro relazione allegata al bilancio al 31 dicembre 2005, riportano però che l’efficienza aziendale non è stata raggiunta neppure nel corso dell’ultimo esercizio, precedente alla messa in liquidazione (come anticipato da La Padania il 29 luglio) avvenuta dal 1° agosto scorso. «Ad oggi deve constatarsi che - proseguono i tre professionisti - nonostante lo sforzo profuso dalla direzione aziendale e volto al miglioramento dell’operatività, le procedure interne dell’area amministrativa non si mostrano del tutto adeguate alle esigenze poste dall’accresciuta attività aziendale e necessitano pertanto di ulteriori miglioramenti».Fatta questa premessa, i sindaci hanno svolto un importante rilievo sulla gestione societaria, riguardante i cospicui «crediti nei confronti di calciatori e società calcistiche» vantati dalla Gea. Alla fine dello scorso anno questa voce (registrata come crediti verso clienti) ammontava a 3,87 milioni di euro, tutti esigibili entro l’esercizio successivo, in crescita del 21,6% rispetto ai 3,17 milioni del 2004 e pari a poco meno della metà dei ricavi della società nel 2005 (6,6 milioni). Riguardo alla consistente cifra da riscuotere alla fine del 2005, il collegio sindacale ha evidenziato che si doveva considerare «la difficile situazione economico-finanziaria che caratterizza l’intero settore del calcio professionistico ed il significativo rallentamento dell’attività aziendale a seguito delle note vicende giudiziarie». Ma i tre “sceriffi” societari hanno lanciato anche un preciso monito: «Ove la società nel breve termine non riuscisse ad incassare una congrua parte dei crediti verso clienti non sarà in grado di fronteggiare con fondi propri le uscite programmate». I sindaci sottolinearono che nel caso in cui non fossero stati recuperati i crediti «per garantire la continuità aziendale, dovrà farsi ricorso all’indebitamento bancario e/o all’apporto degli azionisti, poiché il problematico incasso dei crediti potrebbe generare difficoltà nel puntuale adempimento dei debiti verso fornitori e tributari».I nomi dei debitori della Gea non sono noti: in tutti i bilanci dal 2001 sino al 2005 non sono menzionati nomi di calciatori e di società. Di sicuro la Juventus, dove fino allo scorso maggio era direttore generale Luciano Moggi, non è presente nella “lista nera” di chi deve danari alla società di procuratori: infatti, stando ai bilanci 2002/03, 2003/2004 e 2004/2005 del club bianconero, la “galassia Gea” (ossia la Gea World e la sua controllante Football Management) ha introitato una cifra superiore ai 2,8 milioni.Nel bilancio si nota anche che la Gea è stata anche vittima del crack Parmalat. Nella nota integrativa redatta dal consiglio di amministrazione, alla voce “altre partecipazioni” si nota una somma pari a 6252 euro. «Trattasi della partecipazione e warrant della Parmalat spa - si legge nel documento del cda - assegnati alla Gea World per conversione dei crediti da essa vantati, già svalutati in precedenti esercizi». Molto probabilmente, la Gea aveva investito in obbligazioni Parmalat: in seguito ha aderito al piano predisposto dal commissario straordinario della società emiliana, Enrico Bondi, che ha convertito le cifre investite nelle obbligazioni in propri warrant e nuove azioni.

mercoledì 2 aprile 2008

La grande bugia sulla Premier League

di Stefano Olivari

02.04.2008

La vittoria del Manchester United all'Olimpico non ha fornito alcun pretesto agli ultras, più o meno organizzati, che rischiavano di togliere a Roma la finale di Champions 2009, ma scatenerà di sicuro i fanatici italiani di quello che potremmo definire 'Il Partito dei Ricavi'. Un movimento il cui unico credo è che la forza sportiva delle squadre dipenda esclusivamente dalle spese in sede di calciomercato e che quindi si debba incassare sempre di più per spendere sempre di più, innalzando a catena le pretese dei giocatori medi e le commissioni di procuratori in torta con i dirigenti delle società stesse. Mettiamoci l'elmetto per difenderci dal diluvio di editoriali e di interviste sulo strapotere della Premier League, scritti da chi anche solo un anno fa avrebbe deriso Milan e Inter se avesero acquistato Clichy o Arbeloa.

Delle tre sfide che hanno portato all'eliminazione delle italiane dalla fase decisiva della Champions a dire il vero solo l'ultima sembrerebbe portare qualche argomento a supporto della tesi tanto cara a Galliani: nell'esercizio 2006-2007, l'ultimo di cui esista un bilancio completo, il club di Old Trafford ha infatti avuto ricavi per 245 milioni di sterline, cioé circa 307 milioni di euro, mentre la Roma (fonte: Borsa Italiana) ha avuto ricavi consolidati per 162 milioni di euro. In estrema sintesi la più amata squadra inglese ricava il doppio della quinta più amata squadra italiana (dopo le solite tre ed il Napoli), ma se guardiamo agli ingaggi dei giocatori l'analisi si fa ancora più interessante: la società dei Sensi ha un costo del lavoro di circa 75 milioni mentre quella dei Glazer di 133. Insomma, al netto delle situazioni debitorie e delle spese per l'acquisto dei giocatori, per i semplici ingaggi Ferguson può manovrare un budget doppio rispetto a Rosella Sensi.

C'è però un piccolo particolare: la Roma è, come dicono le statistiche in possesso anche della Lega, la quinta squadra italiana per tifo mentre il Manchester United è nettamente la prima inglese ed oltretutto ha 139 milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo, di cui 83 milioni in Asia (recente intervista del chief executive David Gill, con stime addirittura prudenziali rispetto a quelle di agenzie di marketing indipendenti). Paragonando più correttamente il club inglese con la prima italiana per seguito popolare, cioè la Juventus, nel suo più recente bilancio disponibile relativo ad una stagione in serie A (quindi la 2005-2006), si nota che nell'ultimo anno della Triade i bianconeri hanno fatturato 252 milioni di euro, all'epoca cifra praticamente identica al fatturato del Man U. Quindi la Roma e le italiane sarebbero penalizzate dai diritti televisivi?

Al bar della Lega, prima di imbeccare i propri uomini, potrebbero magari informarsi: le 'media revenue' del Manchester United, fra Premier League e Champions, nel 2006-2007 sono state pari a 61,5 milioni di sterline (83,4 milioni di euro), tutto compreso cifra inferiore a Juve, Inter e Milan, ed addirittura inferiore agli 88,316 euro della Roma. Non rifacciamo i soliti discorsi su marchandising e cose simili, nel paese del tarocco diffuso non attaccano, e concentriamoci sul teatro della passione dei tifosi, che in teoria sarebbe lo stadio: l'Old Trafford nel 2006-2007 ha generato 92,6 milioni di sterline, circa 116 in euro, mentre l'Olimpico 36,226 euro. Un terzo...Conclusione: dalle tivù, europee e locali, grandi club inglesi ed italiani prendono gli stessi soldi, il merchandising è direttamente proporzionale al numero dei tifosi nel mondo con potenziale di spesa per cose inutili e qui non c'è scampo (il Manchester ne ha cento volte più della Roma, che a sua volta ne ha cento volte più del Chievo), invece per quanto riguarda lo stadio dovrebbe contare solo la città: Manchester, intesa come Greater Manchester (il comune in senso stretto ne ha 440mila) ha circa 2milioni e 250 mila abitanti, mentre Roma con i suoi dintorni viaggia sui quattro milioni e mezzo, il doppio. Il doppio degli abitanti produce quindi un terzo dei ricavi locali?

Non è causata delle tivù cattive la differenza di prospettiva fra i club italiani e quelli di Premier League, ma di chi pensa in piccolo nell'illusione che qualche milione in più da Sky gli cambi la vita. Discorsi validi anche con Totti in campo e con Spalletti non surclassato da Ferguson come è stato, perché la palla è rotonda ed i bookmaker non avevano torto nel dare speranze alla Roma. Per i media è comunque sempre meglio giustificare i fallimenti del campo con la sfortuna, che ci può sempre stare, con i complotti, che almeno i tifosi ottusi ci crederanno, o al limite anche con le colpe di tecnico e giocatori, che tanto sono di passaggio, piuttosto che con l'incapacità dei dirigenti. Almeno di quelli che credono che la colpa sia sempre di Murdoch.
stefano@indiscreto.it
(in esclusiva per La Settimana Sportiva)
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

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